giovedì 4 settembre 2025

VITTIMA DI ESPIAZIONE PER IL TEMPO DELLA GRANDE CONVERSIONE

 


MARIE des VALLEES 

15.2.1590 - 25.2.1656 - ERMENGARDA HAUSMANN 


Solo di rado Marie des Vallés poté lasciare la casa dove era stata accolta. Se la divina Volontà si opponeva, cento uomini non avrebbero potuto portarla fuori. Se Dio glielo permetteva, essa prendeva parte a faticosi pellegrinaggi a Monte Sant'Angelo e al Santuario di Marie vicino a Caen. Allo scopo Gesù, come egli disse, le prestava «il carro di sua Madre». Ciò vuol dire che essa riceveva una forza soprannaturale per fare quei pellegrinaggi, si manifestava tuttavia la conseguente stanchezza per lo sforzo fatto. 

Appena arrivata, la forza, ora non più utile, la abbandonava, ed ella cadeva a terra completamente sfinita.  

Una particolare predilezione Marie l'aveva per una piccola chiesetta vicina a Coutances, Nostra Signora de la Roquelle (de Rupella, eretta nell'anno 1593 da Monsignor Briroy). Questa idilliaca chiesetta circondata da querce, sorge di fronte alla rocca medioevale della città, invitante e turrita. Una pittura alla parete interna rappresenta al visitatore Marie des Vallées: Essa sta in ginocchio davanti all'altare, che sorgeva allora in quel posto sul quale S. Giovanni Eudes celebra la santa Messa.  

Tuttavia la maggior parte delle grazie Marie le ricevette senza alcun dubbio nel Duomo di Coutances, una delle più belle chiese di Francia in stile gotico normanno, che si erge irta, slanciata verso il cielo, così adatto alla natura «della Santa di Coutances». Anche questa grande cattedrale l'ha percorsa tutta intorno in ginocchio, per la salvezza di un'anima che Dio le aveva raccomandato. Non c'è cosa che non abbia fatto o sopportato per impedire che anche una sola anima perdesse la sua glorificazione, e per le quali si era offerta di patire l'eterno tormento dell'inferno. Poiché Dio le aveva mostrato le anime nell'istante della loro creazione, quando splendenti di luce nella più pura bellezza lasciavano le sue mani. «Ora non meraviglia più», pensava, «che Dio scese dal Cielo per salvare una creatura così bella».  

Marie non abbracciò nella sua vita di sacrificio solo anime di suoi contemporanei, ma anche quelle che, prima dello spuntare del tempo nel quale non ci saranno più peccati, vivranno nel tempo della «Grande tribolazione».  

Un giorno, mentre invocava Gesù «Re del Cielo e della terra», Egli la interruppe duramente: «No, non della terra, perché sulla terra è il peccato che regna. Ma Io eliminerò e distruggerò presto quella mostruosità e regnerò su tutto il mondo». Marie stessa ha predetto questo: «Se io potessi soltanto vivere quando sarà dichiarata guerra al peccato ed esso sarà tolto dalla terra, anche se Dio mi concedesse cento Paradisi, io li lascerei per combattere il peccato e vorrei essere tra i primi che lo distruggono, tanto lo ho in odio. E se il peccato potesse essere punito in me, io mi offrirei di patire tutte le pene possibili ed immaginabili».  

Poiché Dio le aveva parlato di una conversione universale, ella si offrì come vittima di espiazione, e «Dio, scrive san Giovanni Eudes, esaudì la sua preghiera». - «Io vidi», raccontò Marie nel suo linguaggio metaforico, «la Forza su un cavallo bianco, che significa la Verità, che mi diede un voluminoso scritto e mi gridò: «Qui c'è la grande indulgenza, che io ho promesso!» e il Signore mi disse ancora che questa verrà concessa al mondo soltanto dopo un segno grande e pauroso che verrà. Ma non mi ha detto di che segno si tratti».  

Marie vide il peccato come un serpente attorcigliato (peccati dei sacerdoti, dei dominatori, dei popoli), che si mordeva la coda, cioè che si sarebbe distrutto da sé stesso. «Va e annunzia una cosa tre volte tragica», le ordinò il Signore.  

Sono le parole: «Spiritus Domini replevit orbem terrarum». Esse si riferiscono al tempo in cui lo Spirito Santo brucerà e annegherà la terra col fuoco del divino Amore. Perché ci sono tre diluvi, che sono tutti e tre immensamente dolorosi, mandati a portare la distruzione provocata dal peccato. Il primo è quello mandato dall'Eterno Padre che fu un diluvio di acqua, il secondo è quello del Figlio, che fu un diluvio di sangue, il terzo è quello dello Spirito Santo che sarà un diluvio di fuoco.  

Ma questo sarà altrettanto spaventoso degli altri, perché incontrerà molto contrasto e troverà una moltitudine di «legno verde» che stenta ad ardere. Come i due primi diluvi furono annunziati molto tempo prima, così anche il terzo, il cui tempo è presente e noto solo a Dio». Quando, durante la guerra dei contadini di quegli anni una rozza soldatesca incenerì i villaggi e corse veloce, che erano stati gettati dalle finestre anche bambini e sfracellati, Marie pianse; ma Gesù le disse che al tempo della grande prova la sua Misericordia getterà dalla finestra e calpesterà anche i bambini, cioè essa distruggerà tutti i peccati, anche quelli dei bambini. La divina Misericordia, che opererà quel castigo, non sarà tuttavia riconosciuta come tale, perché essa si coprirà col manto della Giustizia.  

MARIE des VALLEES 

 

 


OPERA DEI "TABERNACOLI VIVENTI"

 



Il grande dono di Gesù agli uomini d'oggi tramite Vera Grita


22-IV-1968 (Varazze) Gesù. Pasqua di Resurrezione! Ora tu risorgi con Me alla vita nuova della Grazia, della Sofferenza e dell'Amore. Figlia mia, il mio Amore è cieco: non vede i difetti, le miserie della creatura. È il mio Amore che trabocca, e vuole donare... donare. Ti dono il mio Amore, il mio Cuore ferito, le mie Mani...; porgimi le tue perché le unisca alle mie. Io, Gesù Crocifisso e Risorto, donerà santità alle tue povere mani; le legherà con l'Amore e la Donazione alla Chiesa, a Me. Tu scriverai per la Chiesa, per Me, per le anime. Sì, questa è la Voce di Gesù nello Spirito Santo. Io ti dono questi lumi. Io attiro l'anima a Me affinché tu mi oda. Verranno ancora giorni per te di tristezza, di dolore, affinché la tua anima sia purificata in questo lavacro. Raccogliti nel mio Cuore quale nido d'amore e di conforto e di sollievo. Nell'attesa scrivi per il tuo Gesù. Voglio parlare ai miei Sacerdoti Salesiani perché da essi lo desidero il sorgere e il rifiorire della mia Opera d'Amore. Desidero che essi vengano a conoscenza dei miei Messaggi d'Amore, poiché Io, Gesù, donerò grazie spirituali a quanti mediteranno sulle mie Parole. Essi quindi preghino affinché il Santo Padre vi leghi alla mia Opera d'Amore. Voglio che la mia Effusione d'Amore passi dai Sacerdoti alle anime; voglio che i Salesiani mi donino alla gioventù; voglio far dimora anche in essa, anche se breve; perché chiunque mi avrà portato con spirito d'Amore, di riparazione, di donazione di sé ai fratelli per mio Mezzo, riceverà la Ferita del mio Amore. Quando il "manoscritto" verrà conosciuto dai miei Sacerdoti, lo mi comunicherà a chi voglio per mezzo di te, delle mie mani in te. Poi scomparirai, figlia mia, perché la mia Parola viva. Ora offriti a Me nella mia Immolazione. lo ti ricevo.


Il martirio di Maria - SEZIONE III LE FONTI DEI DOLORI DI NOSTRA SIGNORA

 



CAPITOLO I

Il martirio di Maria


SEZIONE III - LE FONTI DEI DOLORI DI NOSTRA SIGNORA


Possiamo ora passare alla nostra terza domanda: quali furono le fonti dei dolori della Madonna? Per fonti non intendiamo esattamente le cause, ma piuttosto le particolari fonti di sentimento nel suo cuore, che diedero ai suoi dolori la loro caratteristica amarezza. Quando una madre perde il suo unico figlio, la perdita è di per sé già abbastanza amara; ma le circostanze le conferiscono un carattere e un'intensità che risvegliano sentimenti particolari nel suo cuore. O era così bello che la perdita sembra ancora più intollerabile, o era così pieno di promesse morali o intellettuali, o è stato portato via così giovane, o c'era qualcosa che, umanamente parlando, avrebbe potuto essere facilmente evitato nella causa effettiva della sua morte, o c'era una speciale combinazione di circostanze familiari che proprio in quel momento hanno reso la sua morte un colpo più grande di quanto sarebbe stato in qualsiasi altro momento; questi e altri simili motivi, che potrebbero moltiplicarsi all'infinito, sono centri di particolare amarezza attorno ai quali il dolore si raccoglie, approfondendosi, ampliandosi, ingigantendosi, inasprendosi, ben oltre la misura della reale afflizione. Eppure tutte queste cose sono per chi è in lutto le realtà più severe, e non sono affatto aggravamenti immaginari o meramente sentimentali. Nel caso della Beata Vergine nulla poteva andare oltre la reale afflizione, a causa di Colui le cui sofferenze erano la causa delle sue. Al contrario, il dolore umano, anche quello di Maria, non poteva eguagliare la vera causa del dolore. Tuttavia, c'erano anche dei punti nel suo cuore in cui i suoi dolori si concentravano più intensamente, le causavano sofferenze più crudeli e pulsavano più violentemente che altrove. Sono questi punti che dobbiamo ora considerare, queste fonti speciali di amarezza perenne, premettendo che, naturalmente, le perfezioni del cuore di Maria sono talmente al di là della nostra comprensione che senza dubbio c'erano molte fonti di acuto dolore per lei che non possiamo apprezzare, forse nemmeno immaginare, e che mentre attraversiamo il terreno che ci è noto non dobbiamo dimenticare tutte le regioni che si trovano oltre, ancora da scoprire, la cui esplorazione sarà forse una delle tante deliziose occupazioni riservate al Paradiso.

La prima di queste fonti era il pensiero che lei non potesse morire con Gesù. Non c'è quasi nessuna madre che in tali circostanze non avrebbe desiderato morire. La morte è meglio della vita per un cuore spezzato; e dove la morte non è una separazione, ma una compagnia ininterrotta, solo una compagnia trasferita dalla terra desolata al seno del nostro Padre Celeste, per quale madre afflitta non sarebbe stata una benedizione oltre ogni mondo? Quanto era incomparabile questo per Maria! Mai un figlio è stato così importante per una madre terrena come Gesù lo era per lei; mai un figlio è stato così buono, bello e caro, mai un figlio è stato così importante. I diritti sia del padre che della madre erano concentrati nell'unico cuore della Vergine Madre; così che Egli era due volte suo Figlio, doppio Figlio. Chi può descrivere il fascino della Sua Sacra Umanità, o come l'amore per Lui abbia messo radici in quel profondo cuore materno? E poi Lui era Dio, e per trentatré anni aveva vissuto in obbedienza a lei, in un'unione d'amore così travolgente che le avrebbe tolto la vita mille volte se Lui non l'avesse impedito, e questo non temperando la dolce veemenza dell'amore, ma rafforzando il suo cuore con la Sua onnipotenza. Se ne stava andando. Il suo sole stava tramontando in un mare rosso di sangue, tra le nuvole più selvagge della vergogna. Non avrebbe mai potuto dimenticare. Il Calvario sarebbe rimasto nel suo cuore fino alla fine. Sarebbe stato uno di quei ricordi che il tempo non avrebbe mai potuto attenuare, uno di quegli orrori che diventano più orribili con il passare del tempo, quando riusciamo ad accettarli senza essere confusi dalla loro eccessiva presenza. Ma anche se non fosse stato così, Gesù se ne sarebbe andato, e perché avrebbe dovuto continuare a vivere? Per cosa valeva la pena vivere? Il sole era stato spento. Era più di una fine di quanto potesse essere la fine del mondo. Era un'oscurità inconcepibile, anzi, poteva sembrare una vera e propria impossibilità: come avrebbe potuto continuare il mondo senza Gesù? Con la chiusura dei Suoi occhi, poteva sembrare che ogni benedizione fosse stata ritirata dalla terra e che un'ombra fredda e gelida avesse avvolto tutta la sua luminosità. Quando i Suoi dolci accenti non si udirono più, sicuramente tutta la natura avrebbe mantenuto un silenzio ininterrotto, a meno che quelle terribili grida della folla impazzita non avessero continuato a moltiplicarsi e a riverberarsi per sempre in tutto lo spazio. La terra avrebbe avuto Pietro; Maria avrebbe avuto Giovanni. Uno sarebbe stato l'apostolo del mondo, l'altro l'apostolo della Madre. Ma Gesù doveva andarsene.

Ma non si trattava solo di perché avrebbe dovuto vivere, bensì di come avrebbe potuto farlo. Esisteva forse la possibilità di vivere senza Gesù? Nessuna, carissima Madre, se non con l'aiuto della Sua onnipotenza! Oh, quanto doveva essere grande il suo amore per accettare la Sua volontà sul Calvario, la Sua volontà che li separasse, la Sua volontà che lei continuasse a vivere per quindici anni mortali di martirio inimmaginabile! Una volta chiese che l'acqua fosse trasformata in vino, e Lui disse che il suo tempo non era ancora giunto; tuttavia, secondo la sua volontà, il miracolo fu compiuto, senza che lei lo chiedesse due volte. Difficilmente avrebbe potuto dimenticarlo sul Calvario. Questi quindici anni erano la Sua volontà, ma cosa sarebbe successo se lei avesse mostrato per un momento la sua volontà che non fosse così? La Madre avrebbe dovuto supplicare a lungo il Figlio morente? Una parola, uno sguardo, sarebbero stati probabilmente sufficienti. Come mai lei rimane immobile? È forse perché ora lo ama più di quanto lo amasse a Cana di Galilea? E rimanere e fare la Sua volontà è un amore più grande che andare con Lui e godere della Sua bellezza. È forse più santa ora di quanto fosse allora? Perché la santità, man mano che cresce, perde sempre più la propria volontà individuale nella volontà di Dio. Entrambe le cose sono senza dubbio vere, ed entrambe sono in larga misura dovute alle sue sofferenze. Ma non è forse piuttosto che lei, come suo Figlio, è scesa nelle profondità della sofferenza, e ne è rimasta incantata, e come Lui brama più sofferenza, nel più divino malcontento anche per gli eccessi del Calvario, così anche lei brama soffrire di più, e Lui le concede ciò che suo Padre non concede a Se stesso, un'altra passione di centottanta lune crescenti e calanti? Bisogna anche ricordare che per la Madonna c'era un dolore particolare nel non morire con Gesù, che noi non possiamo apprezzare, ma solo contemplare da lontano. L'unione con Gesù era così abituale per lei, e di natura così intima e vitale, che era diventata la sua vita; e ora, nell'atto più importante di tutti, non doveva essere unita a Lui. Doveva differire proprio quando desiderava di più assomigliargli. Anzi, era proprio la mancanza di unione che avrebbe comportato la separazione effettiva. Chi può stimare cosa significasse per lei questa assenza di unione? Eppure il suo amore aveva questa prerogativa: soffrire più a lungo di Nostro Signore e sopravvivere a Lui di quasi metà della Sua vita di sofferenza. Nel profondo della sua santità, infatti, scopriamo che mai fu più intimamente unita a Lui che quando Lo lasciò andare senza di lei.

Un'altra fonte di ulteriore amarezza per il dolore di Maria era la consapevolezza che le sue sofferenze aumentavano quelle di Gesù, anzi, che erano tra le peggiori agonie che Egli dovesse sopportare. Non c'era un solo dolore che lei non avrebbe dato il mondo per alleviare. Non c'era una sola nuova umiliazione inflittagli che non le trafiggesse l'anima e la facesse sanguinare interiormente. Man mano che i colpi e le bestemmie, gli insulti, le derisioni e i maltrattamenti si moltiplicavano, ad ogni nuova violenza le sembrava di non poter sopportare altro, come se al mare di dolore bastasse un'altra goccia per irrompere nelle fonti della sua vita e spazzarle via in una terribile inondazione. Eppure doveva sentire che la vista del suo cuore spezzato, sempre davanti a Lui, era più terribile per il nostro Beato Signore della flagellazione, dell'incoronazione di spine, degli sputi o dei colpi. Era stata resa, per così dire, carnefice capo del proprio amato Figlio. Più lo amava teneramente, più si aggrappava a Lui con affetto, più sopportava volentieri i suoi dolori, tanto più profondamente il ferro di essi penetrava nell'Anima di Gesù. Lei sapeva tutto questo; eppure il suo dolore non era sotto il suo controllo. La sua stessa santità lo aumentava mille volte. Era vano cercare di reprimerlo. Lo sforzo stesso era angosciante, e nessuna calma sul volto, nessuna fermezza nell'atteggiamento, nessuna assenza di lacrime negli occhi avrebbero potuto nascondere a Gesù gli abissi segreti del suo cuore immacolato. Chi racconterà la tortura di tutto questo alla sua altruistica devozione?

Oh, l'apparente crudeltà di quell'amore così grande che aveva insistito affinché lei fosse parte integrante e prominente della Sua amara Passione! Quanto bene conosceva la pienezza della grazia che era in lei! Quanto profondamente confidava nell'immensità della sua santità! La vita non era stata priva di gioie per Lui, nemmeno di gioie terrene. Sua Madre era stata un mondo intero di dolcezza per l'Uomo dei dolori; e ora, nel Suo amore per Dio, nel Suo amore per lei, nel Suo amore per noi, Egli trasforma tutte quelle dolci acque in un oceano di amara salinità per Se stesso, e continua a placare la Sua sete da esso incessantemente attraverso i vari misteri della Sua tremenda Passione. Conosceva così bene il suo amore e ne calcolava così bene la forza d'animo, che non esitò a porre su di lei una croce quasi pari al peso della Sua. Ma cosa fosse tutto questo, nonostante l'ardente conformità del suo cuore disponibile, quale intensità di miseria, quale dolore senza pari esso portasse con sé, è al di là della nostra capacità di dirlo. È un mare molto profondo vicino alla riva, quando si tratta dei dolori di Maria.

Ma allora lei deve semplicemente rimanere passiva? Se è Sua volontà che lei prenda parte alla Sua Passione, non può forse pensare che l'affetto del suo amore possa davvero alleviare in qualche modo le Sue sofferenze? Lei è stata troppo vicina al Verbo Incarnato per non comprendere quella strana unione di dolore intenso e gioia intensa, che era lo stato normale della Sua Anima benedetta sulla terra; e nel profondo, più in profondità delle fonti del dolore, il suo amore non potrebbe forse essere una fonte di gioia nel Suo cuore? L'eroica devozione della Madre deve sicuramente essere una consolazione molto commovente per il Figlio. Eppure osiamo supporre che non fosse così. Le analogie della Passione sembrano tutte indicare il contrario. Egli ha escluso dalla Sua natura inferiore la beata beatitudine della visione ininterrotta di Dio. Con un distacco sorprendente, si è spogliato di tutto ciò che avrebbe potuto consolarLo. L'abbandono del Padre era un abisso nel quale Egli intendeva discendere. Difficilmente avrebbe potuto permettere che l'amore di Sua Madre fosse per Lui una consolazione e un sostegno. Difficilmente avrebbe potuto continuare a risplendere su di Lui nella Sua oscurità la più grande gioia terrena che la Sua Sacra Umanità avesse mai conosciuto. Sarebbe in contrasto con la Passione, con quella completa desolazione che Egli diffondeva intorno a Sé, il più vasto e terribile deserto dell'anima che l'uomo avesse mai conosciuto, peggiore intorno a Lui, il Salvatore senza peccato, di quanto fosse la terra senza riparo che si estendeva, con tutte le sue forme inquietanti e le ombre del terrore, davanti al Caino macchiato di sangue e impenitente nel suo rimorso! No! Maria forse non pensava che in quel momento il suo amore potesse lenire il Suo Sacro Cuore. Ma non c'era forse alcun compito materno che lei potesse svolgere nei Suoi confronti? Ahimè! Solo quello che la madre dei Maccabei aveva svolto in passato. Lentamente e fastidiosamente il sangue delle spine gli colava negli occhi; ma lei non poteva raggiungerlo per asciugargli il sangue, Lui che ha il compito speciale di asciugare per sempre le lacrime da tutti gli occhi. Le sue labbra sono secche per la sete, bianche, esangui, screpolate; ma lei non può inumidirle nemmeno per un istante con il suo velo bagnato, anche se il suo sangue d'ora in poi spegnerà ogni giorno le fiamme del purgatorio per mille anime. La sua povera testa senza cuscino, quella bella testa, per lei la più bella delle cose create, - se si appoggia all'indietro le spine si conficcano, se si appoggia in avanti tutto il suo corpo si stacca dai chiodi, - non può tenerla tra le sue mani materne e lasciarlo riposare così per un po' fino alla morte? No! Né per Lui né per lei c'è alcun sollievo. O Madre! Non privarlo di un solo gioiello della Sua perfetta Passione; perché vedi con quanta generosità Egli allarga per te ogni ora i confini del tuo grande mare di dolore! Ma questa è una terza fonte del suo dolore, che lei non può alleviare la Passione di suo Figlio.

Un'altra fonte di peculiare dolore per lei era il fatto di essere stata testimone oculare della Passione. Dalle rivelazioni dei santi apprendiamo che, sebbene fosse assente fisicamente, era presente spiritualmente alle sofferenze del Getsemani e seguiva con la sua anima, con misteriosa e soprannaturale compassione, le varie fasi dell'agonia del nostro Salvatore. Era presente fisicamente alla flagellazione, all'Ecce Homo, lungo la via della Croce e per tutto il tempo sul Calvario. Sembra molto probabile che non fosse nelle case di Anna e Caifa, ma che fosse alle porte e sentisse non solo gli insulti, ma anche i colpi che venivano inflitti a Gesù, e che soffrisse una tortura speciale nella separazione da Lui in quei momenti. Eppure era una cosa terribile per una madre, in particolare una madre dalla sensibilità così raffinata e dall'amore così profondo come Maria, dover seguire il suo unico figlio in ogni fase di quel dramma sanguinoso. Sarebbe stato un martirio terribile se avesse trascorso quelle ore ritirata negli appartamenti delle donne di una casa orientale, sentendo le grida lontane della folla infuriata o ascoltando le tristi notizie che le venivano portate di tanto in tanto. Tuttavia, lì avrebbe potuto raccogliersi meglio per soffrire in silenzio e in pace. Almeno gli altri avrebbero potuto trascorrere il tempo in preghiera senza distrazioni. Ma per lei non era così. Suo Figlio era Dio. Era meglio stare vicino a Lui. Più Dio è vicino, meglio è, sempre, per tutti noi; ma soprattutto per la Madre di Dio. Per quanto fosse indissolubile la sua unione con il Dio invisibile in ogni momento e in ogni luogo, pregava meglio quando vedeva Gesù. Inoltre, non aveva quella distrazione utile che le donne cristiane hanno nelle loro afflizioni. Non era divisa tra il caro Bambino che le veniva portato via e il Dio santissimo che le infliggeva questo colpo. Il suo dolore e la sua religione non prendevano due strade diverse. Il Bambino sofferente e il Dio santissimo erano la stessa cosa. Questa era l'unità travolgente dei suoi dolori. Doveva quindi andare avanti, seguire le orme di Gesù e bagnare i suoi piedi nel sangue che Lui aveva lasciato dietro di sé. Doveva ascoltare il canto feroce delle fruste che fendevano l'aria, contare le frustate e imprimere nel suo cuore la varietà di suoni mortali e nauseanti che producevano quando colpivano questa o quella parte del Suo Sacro Corpo. Doveva vedere il falso re dei Giudei e dei Gentili, Pilato, metà in inutile pietà e metà in spietata derisione, esporlo alla folla, e lei sola adorava la Sua maestà regale quasi fino all'annientamento di se stessa per la violenza del dolore. Doveva sentire il sordo martellare dei chiodi sul Calvario, i cui suoni, attutiti dalla morbida carne delle Sue Mani e dei Suoi Piedi, le trafiggevano l'anima. Doveva ascoltare le sette belle parole pronunciate sulla Croce, come se Lui stesso stesse cantando il proprio canto funebre, con una dolcezza così malinconica da essere sufficiente a strappare la sua anima vivente dal suo corpo debole, logoro e dolorante. Tutto questo era terribile. Eppure lei era una vera madre. Non avrebbe mai accettato che fosse diversamente, nemmeno per un istante. Era una parte della regalità del suo cuore. Tuttavia, era un aggravamento indicibile della sua sofferenza. Era vero che tutto questo le era apparso chiaramente davanti agli occhi, almeno dall'ora della profezia di Simeone. Ma il senso è qualcosa di più della previsione, qualcosa di diverso da essa. I sensi «tradiscono il sostegno che la ragione offre». Interrompono quella tranquillità interiore in cui le visioni più oscure possono possedere l'anima, senza disturbarla. La vista interferisce con quella compostezza che è il nostro atteggiamento di forza nel sopportare i dolori interiori. Essa coglie l'anima alla sprovvista, oppure le impone uno sforzo interiore doloroso per preservarne la guardia. Inoltre, i sensi hanno cose speciali tutte loro nelle immagini, nei suoni e nei tocchi del dolore; e trafiggono la carne, facendola tremare con dolori gelidi, torturando i nervi, congelando e infiammando il sangue a turno, pugnalando il cervello come pugnali e stringendo il cuore convulso come se fosse in una morsa di ferro. Fu questa testimonianza oculare della Passione che rese il martirio di Maria sia nel suo corpo che nella sua anima, e che fu qualcosa di più della dolorosa stanchezza fisica in cui l'eccesso di sforzo mentale lascia il corpo, perché mise ogni membro sul cavalletto e rese ogni pulsazione uno strumento pulsante di dolore.

Un'altra fonte di dolore è da ricercarsi nella sua chiara visione e comprensione del peccato. Non possiamo dubitare che, indipendentemente dalla sua assenza di peccato e dalla magnificenza della sua ragione, il nostro Signore le abbia permesso di partecipare in una certa misura a quella percezione soprannaturale del peccato, della sua estrema malvagità e dell'adorabile odio di Dio nei suoi confronti, che lo contraddistingueva e che di fatto caratterizzava la sofferenza della Passione. Fu la visione del peccato a crocifiggere la Sua anima nel giardino del Getsemani. Fu il peso del peccato a schiacciarlo a terra. Fu il calice dell'ira di Suo Padre, che Egli desiderava così intensamente che gli fosse risparmiato. Leggiamo di Santa Caterina da Genova che svenne quando Dio le mostrò in visione il vero orrore anche di un peccato veniale. Maria non poteva svenire. Era troppo forte, troppo perfetta, troppo completa per debolezze come quelle. Il suo uso della ragione, iniziato al momento della sua Immacolata Concezione e mai interrotto per un solo istante da allora, non poteva essere decorosamente sospeso da alcuna trance o svenimento. Ma dobbiamo necessariamente supporre che, qualunque dono soprannaturale di comprensione del peccato fosse stato concesso a Santa Caterina da Genova o a qualsiasi altro santo, il dono di questo tipo concesso alla Madonna deve aver superato in modo indicibile il loro. Infatti, se consideriamo da un lato il ruolo che la sua profonda visione del peccato ha avuto nella Passione del nostro Beato Salvatore e dall'altro la “comunicazione di attributi”, per così dire, che è avvenuta tra la Sua Passione e la Sua Compassione, non possiamo che supporre che la nostra cara Madonna fosse dotata di una parte non trascurabile della Sua incredibile e travolgente intuizione del peccato. Nessuno stimava come lei l'innocenza immacolata della vittima. Nessuno apprezzò così sinceramente la bellezza e la sublimità della Sua bontà. Nessuno comprese così profondamente l'ingratitudine di coloro che Egli aveva istruito, nutrito, guarito e confortato con tanta generosa pazienza e tanto affetto premuroso. Nessuno sentì più acutamente gli eccessi barbarici di quelle ore crudeli della notte di giovedì e del venerdì mattina. Quando tutti questi pensieri si fusero in uno solo, quale visione le si presentò davanti, della quantità, della varietà, dell'intensità, della malignità del peccato che c'era nella Passione! Ma lei vide più di questo. Vide, in una visione orribile, spaventosa, gigantesca, i peccati del mondo intero sulle spalle curve del suo benedetto Figlio. Ma c'è di più: lei vide fino alle vette della Sua Divinità; vide che era veramente Dio che tutto questo peccato raggiungeva, assaliva, contaminava e uccideva; e allora una luce, come proveniente da un altro universo di cose più divine, irruppe sul peccato della Passione che solo Gesù e lei stessa avrebbero potuto affrontare e sopportare. Oh, se potessimo descrivere meglio com'era questo dolore di luce accecante! Ma è lontano da noi. Potremmo vivere se Dio ci mostrasse il nostro vero io? Abbiamo bisogno di essere immortali prima che arrivi la nostra ora del giudizio. Ma i peccati del mondo intero, il peccato concentrato della Passione, Maria vide tutto questo e morì mille volte interiormente nell'agonia che le fece sopportare.

Non è facile dire quale sia stato il punto più alto, o quale abbia causato la ferita più profonda, nella Passione. Gli strumenti della Passione non erano solo materiali. C'erano lance invisibili, chiodi, martelli, spine e frustate. Erano intellettuali e morali, oltre che fisici. E in tutti e tre questi ambiti gli strumenti di tortura erano numerosi e diversificati. Ognuno di essi colpiva nel vivo. Nessuno di essi merita di essere considerato secondario o inferiore. Ognuno aveva la sua preminenza a modo suo. Tutti raggiungevano vette più alte di quanto i nostri occhi potessero seguire. Ma non è facile dire quale di essi, se mai ce n'è stato uno, abbia raggiunto in Lui vette più alte rispetto agli altri. La Passione fu un eccesso di eccessi. Tutto ciò che le apparteneva era eccessivo. È questo che in gran parte impedisce che essa sia ridotta a una semplice epopea della sofferenza umana, anche indipendentemente dalla considerazione della Sua Divinità. Ma ci sono alcune cose che possiamo concepire come più acute di altre, o che feriscono in punti più sensibili. Ce n'è una in particolare, la cui partecipazione ci fornirà una sesta fonte del dolore di Maria. È l'ingratitudine prevista dei fedeli per la Passione del nostro amato Signore. La Madre della Chiesa, la Regina degli Apostoli, vede tutto questo nel suo cuore. Davanti ai suoi occhi si dispiega un rotolo che racconta di peccati perdonati e dimenticati, di ricadute in peccati mortali, di una sorprendente proliferazione di peccati veniali che pullulano in orde nell'anima e devastano il paradiso di Dio, di negligenze spietate, di imperfezioni sconvenienti, di vite immortificate, consapevolmente immortificate, di avversione per le cose spirituali, di libertà incurante nei confronti dei grandi sacramenti che sono costati così cari a suo Figlio, di menti ristrette, gelosi e sospettosi, dei modi nauseanti e tiepidi della presuntuosa prudenza umana, e di tutta quella triste infinità di pusillanimità, da cui qua e là un santo si erge ma solo in modo appena distinguibile, come una palma nella nebbia di sabbia del deserto. Né era del tutto una visione del futuro: dov'era Pietro? Stava piangendo in qualche grotta fuori dalle mura nel lusso della sua grazia ritrovata? Dov'era Andrea, che doveva essere il modello di tutti gli amanti della Croce? Dov'era Giacomo, nella cui diocesi il suo Maestro era in quel momento crocifisso? C'era l'appassionata Maddalena, c'era il bel cuore di Giovanni, c'era lei stessa, a rappresentare il mondo sul Calvario. Ahimè! Se da quel giorno in poi ogni anima battezzata dovesse essere un santo al pari di un apostolo, quanto sarebbe stata terribile la Passione, e quanto tristemente non ricambiata! Ma se così non doveva essere, sicuramente coloro che amano Gesù dovrebbero amarlo bene. Tutti i salvati dovrebbero essere santi, santi prima di raggiungere il Paradiso, santi che non hanno bisogno di un esodo attraverso il mare di fuoco sotto la terra, santi anche mentre sono sulla terra. Creature tiepide che si aggrappano a Dio con un sacramento occasionale, che si aggrappano alla Chiesa con un giubileo, che oscillano in una sciocca indecisione, come animali ribelli e stupidi, tra il pastore e il mercenario, che danno il loro amore d'amore al mondo e, di tanto in tanto, il loro amore di paura a Dio quando Egli tuona, godendosi la vita, il tempo e la terra in modo insolito, e aggrappandosi all'eternità e al cielo sul letto di morte... - il Crocifisso deve essere il Padre proprio di costoro? Oh, per il cuore generoso ed eroico di Maria questo era uno spettacolo che equivaleva a un'intera Passione! Vide come il caro Cuore sotto quel fianco bianco segnato dal sangue sulla Croce si sentiva nauseato proprio da quella visione, e anche il suo cuore ne soffriva con indescrivibile debolezza e repulsione.

Ma cosa diremo di coloro che dovrebbero essere perduti? Pensate al valore di ogni goccia di sangue! Ma perché parlare di gocce? Lei vi sta scivolando dentro. Le è colato sulle mani mentre stringeva la croce. Giace come una linea rossa tra i piedi della croce e il pilastro della flagellazione. Le radici nodose degli ulivi del Getsemani ne sono macchiate in più punti. Guardate le innumerevoli stelle, sparse come polvere luminosa nella concavità viola della mezzanotte. Una sola striscia le avrebbe redente tutte, se fossero cadute mille volte. E se ci fossero state seimila strisce! Che calcolo dell'infinità della redenzione! E tutto quel sangue e tutte quelle strisce date per ogni anima, ogni anima che avrebbe avuto per sé tutta quell'infinita salvezza, eppure sarebbe stata perduta per l'eternità!

Cristo ha pagato quel prezzo, e poi è stato defraudato del suo valore! Se un'anima, per la quale tutta quella Passione è stata pensata e intenzionalmente subita, e poi con solennità che la creazione non aveva mai visto prima, e con un sacerdozio inconcepibile, offerto da Dio a Dio, se un'anima dovesse perire in eterno, dovesse trionfare con la sua colpa sull'amore del suo Salvatore, dovesse prosciugare gli oceani del Suo Sangue con il calore ardente dell'Inferno, che angoscia per il Sacro Cuore di Gesù! Avrebbe potuto strappargli un grido peggiore di quello che balzò dal cuore appassionato e spezzato di Giacobbe quando il mantello multicolore di Giuseppe, macchiato di sangue, fu mostrato ai suoi occhi. Ma se non fosse solo un'anima, ma milioni e milioni di milioni, che andassero perdute, allora cosa succederebbe? Anzi, se dovesse esserci un dubbio, di cui non potremmo essere sicuri anche se lo credessimo, se tanti credenti adulti siano salvati quanti sono perduti, che cosa succederebbe allora? Ebbene! Egli non si pentì della Croce, mentre vi era appeso. Questo è tutto ciò che possiamo dire. Ma Egli ebbe un'altra crocifissione, invisibile, molto peggiore di quella di legno, ferro, sangue rosso e un titolo beffardo, che noi vediamo. Era la crocifissione di un Cuore già crocifisso, a causa del pensiero delle innumerevoli moltitudini che sarebbero cadute da Lui e si sarebbero perdute e non sarebbero più state membri di Lui, ma si sarebbero allontanate da Lui attraverso l'invidia trionfante e la rabbia di Satana con una crudele separazione, con uno smembramento impotente e irrimediabile. Essi «non spezzarono le sue ossa», ma le ossa della sua Anima furono tutte spezzate da questa crudele Passione interiore. E in questa oscura agonia, in questo calice speciale a parte, anche Maria ebbe la sua parte; e se in quel momento riuscì a distinguere tra ciò che questo pensiero le faceva soffrire perché amava così tanto Gesù e ciò che le faceva soffrire perché amava così tanto le anime, allora vide due abissi separati e spaventosi, nei quali, mezza soffocata dall'angoscia, doveva entrare con orrore ritraente ma non riluttante.

Queste erano le sette fontane dei dolori di Maria, sotto le quali, e alla base di tutte, c'era la grande fonte originaria di tutto, l'incomparabile bellezza divina del nostro amato Signore stesso. Era questa che dava vitalità e intensità a ogni dolore. Era questa che aggravava ogni cosa, ma non poteva esagerare nulla, perché non poteva magnificare nulla a una dimensione maggiore di sé stessa. Neanche lei conosceva tutta quella bellezza. Era incomprensibile, assolutamente incomprensibile in sé stessa. Ma ciò che lei conosceva è incomprensibile per noi, è così al di sopra di noi e al di là di noi. Eppure possiamo pronunciare grandi parole sulla bellezza del nostro Salvatore, e pensare a essa in modo molto più grande di qualsiasi parola, e, quando anche i pensieri falliscono, possiamo piangere, piangere lacrime di sentimento celeste. Possiamo bruciare d'amore e morire della Sua bellezza; tuttavia, anche se così raggiungeremo la casa di Maria, non potremo arrivare alla sua comprensione dell'estrema bellezza di Gesù. C'era un oceano di essa nelle caverne più profonde e insondabili del suo cuore, che di tanto in tanto si riversava in altri mari che si agitavano sopra di essa, rendendoli amari oltre ogni sopportazione.


 


Che vengano a Me quelli che aspirano a seguire i Miei passi

 


MESSAGGIO SETTIMANALE DI CRISTO GESÙ, TRASMESSO NEL NUCLEO-LUZ SACRA CASA DI MARIA, MADRE PAULISTA, SAN PAOLO, BRASILE, ALLA VEGGENTE SORELLA LUCÍA DE JESÚS


Che vengano a Me quelli che aspirano a seguire i Miei passi, ma che sono bloccati nelle incertezze e confusioni di questo tempo.  

Che vengano a Me in preghiera, come un amico si avvicina al suo amico, come la pecora si avvicina al suo pastore, come il bambino si avvicina a suo padre.

Che veniate a Me così come state, così come siete, con il vostro cuore imperfetto, però con il vostro spirito disposto a correggere quello che non serve più ad un discepolo del Mio Spirito.

Che veniate a Me ancora in mezzo ai dubbi.

Che veniate a Me anche se avete paura.

Arrivando ai Miei Piedi, comprenderete che Io Sono il Signore dell'Amore e della Misericordia, Io Sono Colui che dà la vita per i Suoi, Colui che concede la vita a chi xxx sta perdendo l'incoraggiamento spirituale. Io Sono Colui che trasforma e rinnova tutte le cose. Per questo, venite semplicemente a Me.

Nell'onnipresenza, ascolto le vostre preghiere e le vostre confessioni più profonde. Nel silenzio, ascoltate anche la Mia risposta, che non sempre sarà quella che cercate di ascoltare, perché il Mio Cuore non segue le leggi del mondo e i suoi dettami; il Mio Cuore segue le Leggi dell'Universo, del cosmo infinito, quelle che provengono dai Raggi Immateriali e che dirigono la vita, anche se molte volte gli esseri non comprendono questo e credono di avere controllo e potere sulle loro vite.

Incontrate nel Mio Cuore la Legge che governa gli universi e, all'interno di questa Legge, camminate con Me.

Per essere all'interno della Mia Legge, il primo passo è l'amore e il perdono, perché, senza amore e senza perdono, non sarete capaci di entrare negli universi superiori e non potrete creare le condizioni affinché le Leggi Superiori entrino nelle vostre vite.

Quando sperimentate amore e perdono, dissolvendo rancori e macchie dal vostro interiore, è lì che aprite il cammino affinché l'insolito e lo sconosciuto agiscano, ripristinino ciò che era rotto, uniscano ciò che era separato e creino unità non solo tra gli esseri, ma dentro la coscienza, unendo il proprio essere con la Vita Superiore e con la Vita Divina.

Per questo, che non ci siano ostacoli dentro di voi all'amore e al perdono, ma che abbiate uno spirito sempre disposto a superare voi stessi, per difendere ciò che è vero e che vi unisce al Creatore e alla Sua Legge. 

Se camminate così e cercate di vivere così, anche in modo imperfetto, renderete sempre testimonianza della Mia Presenza, perché questo è il modo per dimostrare che siete i Miei compagni.

Per i vostri frutti d'amore e la vostra capacità di perdono, sarete riconosciuti non solo come discepoli, ma come estensioni del Cristo.  

Io vi benedico e vi guido su questo cammino.

Vostro Maestro e Signore,

Cristo Gesù

15 Agosto 2025


APPARIZIONI DELLA MADRE DI DIO IN VENEZUELA



Maracaibo (1988-_?_)

Il Diavolo

Ogni giorno di più, alcuni teologi “di punta” dicono che il diavolo non esiste. Altri uomini di Chiesa, pur credendo nell’esistenza del  demonio, pretendono che non sia oggetto di dogma, e questo è un grave errore. In realtà, nella Dottrina integrale della Chiesa Cattolica non ci sono soltanto i dogmi infallibili, definiti come tali dal Magistero della Chiesa (quelle che chiamiamo “Verità di Fede”) , ma anche altri dogmi, che pur non essendo solennemente definiti dal Magistero, sono però chiaramente indicati come tali nella Sacra Scrittura, nei Vangeli, e sono pacificamente riconosciuti come delle “Verità di Fede Divina”. Ciò può applicarsi anche alla realtà dell’esistenza del Diavolo e  dei suoi angeli caduti.

Il potere del diavolo cresce a causa dell’incredulità umana sulla sua esistenza; lì si trova il suo potere, quella è la sua forza! Tuttavia la Santa Vergine Maria aggiunse che Satana, in questa fine dei tempi, ruggisce di rabbia perché sa che nel prossimo millennio sarà perduto e condannato nell’abisso infernale; perciò è più che mai attivo nella società umana; distrugge i matrimoni, divide le famiglie, influenza la cultura e i costumi della nostra civiltà e della società, portando l’uomo a rovesciare i suoi valori e inducendolo a credere che il male è bene e il bene è male; spinge le nazioni al genocidio, alla guerra, agli assassinii organizzati, all’arte di infliggere e di legalizzare la morte, principalmente per mezzo dei conflitti militari, dell’aborto,  dell’eutanasia e rendendo normali e glorificando i vizi attraverso  i  mezzi di telecomunicazione.In altri termini, confonde l’uomo facendogli perdere la sua coscienza e la percezione di ciò che è bene o  male;  tuttavia l’Immacolata Concezione ci assicura che, alla fine, il  suo nemico sarà vinto e la sua opera sarà ridotta a nulla.

Estratto dal messaggio pubblico del 19 luglio 1995

“Piccoli miei, oggi voglio invitarvi ad essere fedeli alla vostra consacrazione, perché mano a mano che i giorni passano, il nemico intensifica la guerra contro i figli di Dio, infatti il suo tempo è contato ed assai presto avrà termine. Figli miei, molto presto sarà nuovamente incatenato ed esiliato nel fuoco dell’Inferno nel quale, per un lungo periodo di tempo, non potrà più nuocere agli uomini. Perciò, figli miei, vi invito a continuare nella preghiera, nella penitenza, nel sacrificio e nell’umiltà”.

La Madre di Cristo confermò inoltre a José-Luis  e  a  Juan-Antonio  quella visione che lo Spirito Santo rivelò, durante un sogno, al Papa  Leone XIII (fu Papa dal 1878 al 1903). All’avvicinarsi del XX secolo, sua Santità Leone XIII testimoniò che, durante un sogno, ebbe la visione dell’arrivo di Satana davanti al trono di Dio. Quel triste signore, come ebbe modo di confidare, sfidò Dio Padre a lasciargli  tentare  la  sua  Chiesa per la durata di un secolo (il XX) allo scopo di provarGli che l’uomo, ed in particolare la Chiesa Cattolica,  sono  destinati  a  soccombere irrimediabilmente alle sue arti maliziose  e  alle  tentazioni che le sarebbero presentate. La sfida venne accettata; tuttavia venne decretato che alla fine del secolo  Satana,  per  tutto  il  millennio  seguente, sarebbe stato  condannato  e  messo  nell’inferno,  dal  quale  non gli sarebbe più stato possibile nuocere all’umanità per tutto quel periodo.

La Vergine Maria insegnò ai due veggenti che, dopo la morte, ci sono tre stati di esistenza: il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno. Ogni persona, così disse, ha la libera possibilità di scegliere la propria destinazione. Le anime che scelgono di andare all’Inferno sono quelle che odiano profondamente Dio, che Lo disprezzano, che lo respingono totalmente, che per fierezza ed orgoglio rifiutano di riconoscere i loro peccati, di pentirsi e di sottomettersi alla Volontà di Dio.  Queste  anime si condannano da sole e cadono vittime delle astuzie del  diavolo, che con molte promesse, tentazioni e miraggi, trascina queste anime consumate dal male verso la dannazione eterna.

“L’uomo ha dimenticato che Dio esiste, e si è occupato soltanto di accumulare ricchezze, di innalzarsi nella scale sociale e di avere potere. Ha dimenticato che c’è un fratello che ha bisogno di lui perciò, figli miei, voi dovete pregare molto perché tanti miei figli vanno irrimediabilmente all’Inferno, a causa del fatto che non c’è nessuno che preghi e si sacrifichi per loro, e neppure si trova chi porti loro i miei messaggi”.

L’Immacolata Concezione, inoltre spiegò che Satana attacca principalmente coloro che si sono affidati a Dio, i sacerdoti, ma anche quelli che sono più vulnerabili nella fede, in particolare i più influenzabili, in altri termini la gioventù. Le più grandi vittime del “principe della menzogna”, così ci dice Maria, sono quelle che a causa della loro giovane età fanno del loro spirito una facile preda, ideale   per l’Angelo caduto. Ecco perché la Madre di Cristo parla della gioventù con speranza, ma anche con tristezza:

“Figli miei, la gioventù è la mia più grande speranza per un domani migliore, tuttavia tra tutti i miei figli, sono proprio loro i più ciechi”.

“Figli miei amatissimi, in questi tempi le insidie e gli agguati che il male e il mondo tendono ad ogni anima hanno condotto molti figli a perdere la purezza, virtù molto amata da Dio e da Me.

Figlioli, la purezza dei figli si deteriora giorno dopo giorno sempre di più; tra i giovani sembra che non esista più, ed anche tra molti adulti…l’impurità, giorno dopo giorno, diventa apparentemente sempre più normale. Ma in tutto ciò il dolore maggiore viene causato al mio Cuore dai Bambini. Questa società ha dimenticato la legge di Dio; gli uomini hanno perso il santo timore di Dio; per molti l’unica cosa che importi è soddisfare le proprie passioni, senza preoccuparsi del male che possono causare a tante anime; l’ambizione ha accecato molti uomini”.

“Figli miei, non tardate ancora a chiedere perdono a Dio per le vostre colpe, perché il Nemico agisce in modo molto sottile e vi induce a perdere la coscienza (delle vostre azioni), facendovi accettare il peccato come una condizione naturale della vita dell’uomo nella società attuale.
Quante, e quante, e quante mascalzonate da parte del re della menzogna; ma voi, invece, figli miei, cercate sempre la verità, e nella verità troverete il mio Gesù.
Figli miei, quando cedete alle astuzie di Satana, agite come dei bambini ciechi, e conficcate nel mio Cuore di Madre delle profonde spine.
Figlioli, almeno voi che dite di ascoltarmi e amarmi, non fate più soffrire questo Cuore di Madre. Amatevi gli uni con gli altri come fratelli. Figli miei, per quanto ancora mio Figlio dovrà essere tradito? Quanti farisei e sepolcri imbiancati dicono di seguirmi. No, figli miei! Per il bene delle vostre anime vi dico: svegliatevi! Svegliatevi! Svegliatevi, figli miei! Ma nello stesso tempo molti di voi, figli miei, con le preghiere, penitenza e atti di riparazione consolano il mio Cuore.


“La causa che conduce tanti miei figli a tradirmi è la mancanza della preghiera fatta con amore; credono di pregare, ma non lo fanno. In questi tempi Satana vuole le vostre anime per trascinarvi (e precipitarvi) all’inferno, ma Io sono venuta per schiacciargli la testa, per prendervi nel mio grembo materno e condurvi al Cielo; il mio Cuore è aperto per quelli che vogliono entrarvi, le mie braccia sono aperte per prendervi e coprirvi con il mio mantello.
Non equivocate le mie parole; le mie parole vengono dalla luce. Non giudicate i piani di Dio, non cadete nell’orgoglio di credere, di sapere più di Dio. Di fronte alla realtà che il Padre ha fissato dovete piegare la testa, anche se non capite, e dovete accettare con amore la Sua Volontà. Non lasciatevi ingannare! Satana si aggira per distruggervi; non aprite la porta, chiudetela con la preghiera, la prudenza e l’amore.
Piccoli miei, vi invito anche a scoprire con l’astuzia il lavoro che il nemico fa attorno a voi. Non lasciatevi attrarre da Lui; ricordatevi le parole di mio Figlio:

“Chi vuole essere il primo, si faccia servitore di tutti”.

Figlioli voglio dirvi che gli spiriti maligni assalgono con maggior forza quei figli che simulano di avere la Fede, che non vivono secondo la Volontà di Dio e i Suoi Comandamenti.
L’orgoglio ha accecato molti cuori, e Satana fa ingannato molti dei miei figli, facendo credere loro che con lui potranno raggiungere il potere e che saranno capaci di distruggere le opere di Dio; ma Io vi dico solennemente che, alla fine, Dio trionferà, Satana sarà incatenato, e non potrà più fare nulla per lungo tempo.

State attenti, piccoli miei, perché Satana vuole confondervi. Io sarò al vostro fianco. Pregate per non soccombere alla tentazione. Se rivestirete i vostri cuori della pace di mio Figlio, questa pace si propagherà in tutto il mondo, ma se voi, piccoli miei, rivestite l’abito dell’odio, sappiate che Satana vi sta manipolando, perché egli è astuto e vuole allontanarvi definitivamente dal mio Cuore Immacolato.

Piccoli miei, se non avete la pace nei cuori, allora il nemico maligno metterà molti inganni nei vostri cuori; le Tenebre vi copriranno e non potrete vedere con chiarezza la verità, la Volontà di Dio, perciò vi invito a difendere la vostra pace. Vivete in presenza di Dio per non essere confusi.

mercoledì 3 settembre 2025

Il compito dell’uomo sulla Terra – La figliolanza di Dio

 


La Figliolanza di Dio


A voi uomini è stato posto un compito sulla Terra, ma voi non ci pensate, e non vi rendete conto se utilizzate bene la vita terrena, cioè se vivete nella Volontà di Dio. Il tempo concessovi è soltanto breve, e quando avete terminato la vita terrena, per voi non esiste più nessuna possibilità di poter svolgere il compito a voi posto. Voi potete comunque ancora salire in Alto nel Regno spirituale sotto grandi sforzi, ma non potrete mai più raggiungere ciò che avreste potuto raggiungere sulla Terra, la Figliolanza di Dio, che fa di voi gli esseri più beati nel Regno spirituale. Sulla Terra potete ricevere una ultragrande abbondanza di Luce ed entrare come esseri di Luce dopo la morte nel Regno spirituale, perché Dio vi offre una misura di Grazia talmente grande, che potete perdere ogni debolezza ed agire colmi di Forza, se questa fosse la vostra volontà. A nessun uomo è impossibile il raggiungimento di questo grado di Luce, e che non ha bisogno di essere difficile, è il Dono di Grazia di Gesù Cristo, il Quale l’ha conquistato come Uomo sulla Croce. Ora ogni uomo può richiedere la Forza da Lui, ed ogni uomo raggiungerà irrevocabilmente la meta, che invoca l’Aiuto a Gesù Cristo. Ma chi di voi uomini da ascolto ai messaggeri di Dio, se ne venite informati? Chi di voi uomini tende coscientemente a raggiungere la figliolanza di Dio su questa Terra? Ci vuole soltanto una auto formazione nell’amore, per cui a voi uomini viene trasmessa la Forza, se lo volete seriamente e chiedete a Gesù Cristo il Suo Consiglio. A voi uomini viene richiesto soltanto poco, ma vi viene offerto incommensurabilmente molto, e malgrado ciò solo pochi tendono a questo grado, che vi procura una vita nella più sublime beatitudine. Voi dovete diventare figli di Dio, desiderare il Padre pieni d’amore, vi dovete rendere somiglianti a Lui nel Suo Essere dall’Eternità, cioè, ugualmente diventare amore. Ma il vostro essere è ancora troppo dominato dall’amore dell’io, e questo pensa soltanto alla vita terrena, ma non alla vita dopo la morte. Non vi domandate, perché siete sulla Terra, non cercate di sondare lo scopo, ma considerate la vita come scopo a sé stessa, mentre è invece solo un mezzo allo scopo. E per questo lasciate passare il tempo terreno non utilizzato, usate male la vostra forza vitale, cioè, soltanto per raggiungere dei beni terreni che sono temporanei. Ma non pensate alla vostra vita dopo la morte, dell’immortalità dell’anima, ed una volta ve ne dovrete pentire amaramente, quando riconoscete, che avete perduto qualcosa di irrecuperabile che avreste potuto conquistare facilmente. Ma Dio rispetta la vostra volontà, Egli non vi costringe, ma vi avverte e vi ammonisce ininterrottamente, vi manda dei messaggeri sulla via, che vi devono annunciare la Sua Volontà, Egli Stesso vi viene incontro in forma di sofferenza e miserie e vi mostra la caducità del terreno. Egli non lascia nessun mezzo intentato, per guidarvi alla conoscenza, ma Egli vi lascia anche sempre la libertà della decisione. E proprio per questo dovete renderGli una volta conto, perché potete raggiungere la vostra meta, se usaste bene la vostra volontà. 

Amen

18. settembre 1952

LA PERFEZIONE DELLA GIUSTIZIA DELL'UOMO

 


Conclusioni.


 44. Chiunque pertanto ritiene che in questa vita siano esistiti o esistano alcuni o qualcuno, eccetto l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini, che non abbiano avuto bisogno della remissione dei peccati, va contro la divina Scrittura dove l'Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e così ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 256 . Ed è inevitabile che il medesimo con empia opposizione ammetta la possibilità di uomini che senza la mediazione liberatrice e salvatrice del Cristo siano liberi e salvi dal peccato, nonostante che Gesù abbia detto: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 257 . Chiunque poi dice che dopo aver ricevuto la remissione dei peccati qualcuno è vissuto o vive in questa carne con tanta giustizia da non avere nessun peccato, contraddice l'apostolo Giovanni, il quale dichiara: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 258. Non dice: "Siamo stati", ma dice: Siamo. Qui qualcuno potrebbe porre questa distinzione: tale affermazione di Giovanni è stata fatta di quel peccato che abita nella nostra carne mortale 259 sotto forma di vizio contratto per volontà del primo uomo quando peccò, peccato ai cui desideri l'apostolo Paolo ci comanda di non sottometterci 260; ma non riguarda i peccati attuali, perché non li ha chi al medesimo peccato, benché insito nella carne, non consente minimamente per nessun male o d'azione o di parola o di pensiero - per quanto in lui si muova la stessa concupiscenza che ha preso il nome di peccato in altro senso: ossia perché è peccato consentire ad essa e perché essa si muove contro la nostra volontà -. Chi si pronunzia così fa certamente in tutto questo delle sottili distinzioni, ma veda lui che ne sia dell'orazione domenicale dove diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti 261, una petizione che, se non erro, non sarebbe più necessario fare, se noi non consentissimo mai nemmeno un poco ai desideri del medesimo peccato di concupiscenza o in una parola sbagliata o nell'accarezzare un pensiero; ma sarebbe necessario allora dire solamente: Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male 262. Né in questo caso l'apostolo Giacomo direbbe: Tutti quanti manchiamo in molte cose 263. Non manca infatti se non chi dalla cattiva concupiscenza che lo raggiri o lo trascini, desiderando od evitando contro la norma della giustizia, si lascia persuadere a fare o dire o pensare qualcosa che non avrebbe dovuto. Infine, se, eccetto quel nostro Capo, Salvatore del suo corpo, si asserisce che o sono esistiti o esistono in questa vita alcuni uomini giusti senza nessun peccato, o per mancanza di consenso in essi ai desideri della concupiscenza o perché non si deve dare nessun peso ad un peccato tanto leggero che Dio non lo imputa alla loro pietà - sebbene altra sia la felicità dell'uomo che è senza peccato e altra la felicità dell'uomo a cui il Signore non imputa il peccato 264 -, credo che a tale punto di vista non ci si debba opporre con troppa intransigenza; So infatti che tal punto di vista è parso vero ad alcuni dei quali io non oso disapprovare il modo di sentire su questo problema, per quanto non abbia nemmeno argomenti per difenderlo. Ma è pacifico: chiunque nega che noi dobbiamo pregare di non entrare in tentazione - e lo nega chi sostiene che per non peccare non è necessario all'uomo l'aiuto della grazia di Dio, ma basta la volontà umana con il solo dono della legge -, non dubito che meriti d'essere allontanato dagli orecchi di tutti e anatematizzato dalla bocca di tutti.

Sant'Agostino


Ho sete!

 


MESSAGGIO SETTIMANALE DI CRISTO GESÙ, TRASMESSO NEL NUCLEO-LUCE SACRA CASA DI MARIA, MADRE PAULISTA, SAN PAOLO, BRASILE, ALLA VEGGENTE SORELLA LUCÍA DE JESÚS


1 Agosto 2025


Sorella Lucía de Jesús:

Stavo dormendo e all'improvviso ho sognato il Volto di Cristo insanguinato, proprio accanto al mio viso, ed Egli ha detto con voce ferma: "Ho sete". In quel momento, mi sono spaventata e mi sono svegliata, e poi non riuscivo più a dormire.

Ho cominciato a fare una Coroncina del Rosario mentalmente, sdraiata, per vedere se riuscivo a dormire, ma ho finito la Coroncina e non dormivo; allora ho cominciato il secondo. Come io non avevo nessun sogno, mi sono alzata e sono andata a pregare davanti al Santissimo.

Quando mi incontravo nel terzo Mistero Addolorato, ho cominciato a vedere l'Ostia sanguinante e, dietro di essa, un portale si stava aprendo e mostrando differenti situazioni del pianeta, soprattutto dai luoghi in guerra. Quel portale stava abbracciando la stanza in un modo tale che io percepivo le due realtà sovrapposte, come se io fossi seduta ad adorare il Santissimo dentro quegli spazi.

Vedevo quei luoghi di notte e, nel cuore di quella notte, dentro quel portale, ho visto Cristo, che camminava con il Suo Cuore avvolto nel fuoco. Egli mi ha chiesto di continuare a pregare e ho continuato. Vedevo poi che Egli apriva all'interno di quegli spazi oscuri altre realtà, come abissi che c'erano lì, veri inferni. Mi resi conto che la preghiera permetteva a Cristo di manterSi camminando per quel luogo, e la Sua Presenza generava conforto e fortezza nelle anime che erano lì. Non Lo vedevo riscattare le anime; era come se qualcosa ancora non lo permettesse. Egli solo camminava in mezzo a loro e la Sua Presenza le alleviava.

Dopo del tempo, Egli ha cominciato a parlare e mi ha chiesto di registrare, giacché quello sarebbe stato il Suo Messaggio di oggi:


Mentre molti dormono, nel silenzio di questo mondo, nell'apparente quiete della notte, in altri luoghi il silenzio è rotto dal suono delle guerre, delle bombe, delle armi, dei gridi, dei pianti, e questa fessura che si apre nel silenzio del mondo tocca il Mio Cuore.

Ho sete!

Mentre molti dormono, nell'apparente quiete della notte del mondo, in altri luoghi le anime sono prese dalla disperazione, dalla mancanza di fede, desiderando la morte e la pace, perché non confidano più nella vita, non incontrano più il dono di Dio nell'atto di vivere.

Ho sete!

Mentre molti dormono, nel sonno di questo mondo, nell'apparente quiete della notte, concentrati sulla notte oscura delle loro anime, altri perdono la pace, altri perdono la vita. Per questo, vengo a rompere questa notte con il Mio Verbo e con il Mio Cuore per dirvi: ho sete!

Ho sete di anime che pregano, che intercedono per il mondo, che trascendono la propria condizione, il proprio pensiero e la propria opinione, le proprie verità, le proprie certezze, per essere solo in preghiera davanti a Me.

Ho sete!

Ho sete di anime che aprono i Cieli, che pregano di cuore, affinché Dio riversi Misericordia sul mondo che merita solo Giustizia.

Ho sete!

Ho sete dei cuori che soffrono, che agonizzano, che gridano e che necessitano di essere saziati nella Fonte inesauribile del Mio Amore, che è aperta alle anime, ma che esse non riescono a vedere.

Ho sete!

ApriteMi la porta dei vostri cuori, delle vostre vite, delle vostre case; apriteMi le porte di questo mondo attraverso il grido sincero delle vostre anime. Fate venire la Misericordia a quelli che hanno sete, perché Io, dentro di loro, ho sete!

Aprite le porte del Cielo con le vostre lodi, i vostri canti e le vostre preghiere. Aprite le porte della coscienza umana con la resa dell'anima, con l'umiltà, con la trasparenza e la trasformazione. Permettetevi di essere strumenti nelle Mie Mani, perché ho sete!

Ascoltate in silenzio il grido dei cuori. Ci sono molte anime che sono state silenziate dal loro dolore. Ma questo dolore può ancora essere ascoltato da quelli che sono disposti a gridare per la Misericordia.

Ho sete!

Ascoltate le suppliche degli abissi del mondo, degli abissi delle anime. Molti non possono più intercedere per sé stessi; necessitano della vostra intercessione. Per questo, vengo a rompere la notte con la Luce del Mio Sacro Cuore, per dirvi: ho sete!

Che le vostre anime possano andare oltre sé stesse, che i vostri cuori possano uscire da sé per dare un po' di più a Dio, un po' di più alle anime, per darMi da bere, perché ho sete!

Vi ho già detto e continuerò a dirlo, perché finché l'ultima anima non verrà a Me, avrò ancora sete.

Vostro Maestro e Signore,

Cristo Gesù


Orribile tentazione contro la fede

 


Il dì 23 giugno 1815, vigilia del gran precursore san Giovanni, dopo il pranzo, nel visitare il SS. Sacramento, mi fermai in questa visita circa due ore e mezzo, un’ora la passai in sopportare le pene più tormentose che mai dir si possa. La tristezza, la smania, l’affanno, l’angustia facevano prova di sommergermi. Mi sentivo mancare, mi sentivo venir meno dalla gran pena. Arrivato che fu lo spirito ad un punto tanto eccessivo che non poteva più reggere, tutto ad un tratto nacque in me una quiete veramente prodigiosa, unitamente ad una cognizione vivissima di me stessa. Presa dunque da umile sentimento, mi annientavo fino al profondo abisso del mio nulla, conoscendo i miei cattivi portamenti, piangevo amaramente i miei peccati, e ne domandavo a Dio perdono.

Nel tempo che mi trattenevo in questi umili sentimenti, mi sono trovata nella strada anzidetta, dove vidi magnifico fabbricato. Si affaticava la povera anima mia per giungere al magnifico fabbricato; macché! fui assalita da orribile tentazione contro la santa fede. Mi assalì in una maniera tanto terribile, che poco mancò che non restassi vinta. Superata e vinta, con la grazia di Dio, la tentazione, l’anima mia si avvicinò a quel magnifico fabbricato anzidetto. Ecco nuovamente il tentatore con nuove suggestioni m’impediva a tutto suo costo di potermi avvicinare al magnifico fabbricato. Il maligno tentatore mi dava ad intendere che quel luogo era luogo di superstizione e d’inganno. «Fuggi», mi diceva, «fuggi, non entrare, che resterai ingannata!».

Alla suggestione del maligno, il mio spirito incominciò a paventare, perché subito non si avvide che era il tentatore. In mezzo a questa dubbiezza, lo Spirito del Signore mi accertò del vero, e l’anima mia restò illuminata, e il tentatore nemico fuggì precipitosamente.

Da mano invisibile fui trasportata nel magnifico fabbricato. Questo nobilissimo luogo si chiama «mansione del Signore», dove Dio si degna comunicarsi alle anime sue predilette, che si degna di introdurre colà, non per merito proprio, ma per solo amore di benevolenza particolare. La povera anima mia conosce benissimo questa verità; questa cognizione mi è molto giovevole per profondamente umiliarmi. Vostra paternità m’insegna che non c’è cosa che più possa umiliar l’uomo che l’essere beneficato senza merito. Mio Dio, quale umiliazione è per me il vedermi da voi favorita, avendo io demeritato la vostra grazia con tanta ingratitudine. L’essere da voi contraddistinta con tante grazie, mi cagiona un continuo annientamento di me stessa. E benché debba confessare gli alti favori che da voi ricevo con tanta frequenza, pur nonostante l’anima mia neppure ad una sola creatura si preferisce, ma con tutta la sincerità del cuore confessa di essere la creatura più vile che abita la terra.

Questa cognizione mi fece ricusare di entrare nella suddetta felice mansione. Pregai caldamente il Signore che non mi avesse introdotto in quel luogo, perché dubitavo di oscurare la sua gloria, ma che in mia vece avesse condotto quelle anime che sono a lui fedeli, protestandomi che avrei tenuto per sommo favore di abitare il luogo più vile della terra, per piangere le mie colpe.

Questa mia confessione non raffreddò l’infinito suo amore, ma servì per renderlo più amante di me. Il mio Dio mi introdusse dentro la felice mansione, con sommo contento del suo amore.

Entrata che fui in questo luogo, sperimentai in me gli affetti più vivi della carità di Gesù Cristo. Il gaudio, la dolcezza inondava la povera anima mia; per speciale favore fui consegnata al gran precursore Giovanni, custode di questa felice mansione. Il santo precursore era tutto ammantato di luce, tutto intento a custodire questo luogo; mi ricevette qual sposa di Gesù Cristo. Grandi furono gli onori che ricevetti dal santo, e da molti santi Angeli, che quivi erano. Con gran festa e trionfo mi accompagnarono in un magnifico angolo della suddetta mansione; il santo precursore, dopo avermi dato i documenti più parziali dell’amore di Dio, disparve, lasciando il mio spirito ripieno di carità, e notiziato dell’alto favore che Dio era per farmi, per sua infinita bontà.

L’anima mia a questa notizia esultò, e umile e mansueta stava aspettando il felice momento di abbracciare l’amato suo sposo, per potersi con lui perpetuare. Passai tutto il dì 23 suddetto, desiderando ardentemente il felice momento di potermi unire al mio buon Dio; per essere, in virtù della sua grazia, totalmente in lui trasformata. Si andava preparando il mio povero cuore con replicati atti di fede viva, di speranza certa, di carità ardente; il desiderio veemente mi teneva fuori di me stessa: operavo sensibilmente per abito, mentre mi mancava la riflessione di tutto ciò che cadeva sotto i miei sensi.

La povera anima mia se ne stava fissa all’angolo suddetto, aspettando l’amato suo bene, e impaziente aspettava il felice momento di poterlo abbracciare. Finalmente il dì 24, mi degnò il mio Dio di una unione tanto intima, tanto particolare, che io non ho termini per spiegare cosa così sublime, cosa così parziale. Dico parziale, perché Dio medesimo così la chiamò. Quello che posso dire è che, dopo la suddetta comunicazione, la povera anima mia restò tanto innamorata di Dio, che tiene sempre il suo sguardo fisso colà dove le si comunicò.

Beata Elisabetta Canori Mora


“Vieni, servo buono e fedele, entra nella gioia del Tuo Signore”.

 



GRAZIE, Signore, per avermi condotto sicuramente fino alla fine di questo giorno. Proteggimi dai pericoli e dalle insidie della notte. Concedimi di riposare in pace. Fa che mi corichi con gratitudine come se fosse nella morte, sapendo che durante questa notte, il mio spirito può abbandonarmi. Dammi la grazia che, in qualunque momento la morte possa giungere, io sia preparato e che, quando la mia anima si dipartirà da questo corpo, possa sentire le gradite parole: “Vieni, servo buono e fedele, entra nella gioia del Tuo Signore”.

aprile 1817

John Henry Newman