sabato 20 settembre 2025

TRE ATTEGGIAMENTI DELL’UOMO DI FRONTE AL PRETERNATURALE

 


TRATTATO DI DEMONOLOGIA


Di fronte a fatti preternaturali, che si svolgono in un mondo ancora impenetrato e impenetrabile all’esperienza umana, l’uomo generalmente tiene un triplice atteggiamento, o quello del troppo poco, o quello del troppo o quello del giusto mezzo: quello del troppo poco, cioè della diffidenza e dello scetticismo, negando aprioristicamente l’esistenza dei fatti, anzi la possibilità della stessa esistenza dei fatti perché non esiste né Dio né il diavolo, rilegandoli nel mondo della fantasia, dell’illusione, dell’ignoranza, senza neppure scomodarsi a controllarli per vedere se, per caso, una qualche possibilità di verità storica si possa intravedere in essi.

Quello del troppo è l’atteggiamento della credulità che accetta semplicisticamente e a occhi chiusi tutto ciò che viene attribuito al demonio dalla prima all’ultima parola, o si racconta del demonio, senza nessun discernimento critico.

Quello del giusto mezzo, invece, è quello della verità, accettando solo quello che si presenta storicamente provato, quindi degno di fede umana, in pieno accordo con la dottrina della chiesa la quale crede nell’esistenza di Dio e nell’esistenza del suo avversario il diavolo.

Tre atteggiamenti, quindi: lo scetticismo integrale, la credulità a oltranza e lo studio serio che fa arrivare alla verità concreta. Il primo pecca per difetto, il secondo per eccesso, solo il terzo offre una garanzia di serietà e di ragionevolezza. Li vogliamo esaminare brevemente.

Il primo, l’atteggiamento dello scetticismo integrale è il più diffuso nel mondo della cultura, dove del resto si trova anche il numero maggiore di atei, di miscredenti, di negatori della vita ultraterrena.

L’uomo di cultura, non sufficientemente munito di principi religiosi che vengano a supplire e in certo senso a condizionare le immancabili lacune del pensiero umano, rifiuta sdegnosamente quello che sfugge alla sua esperienza diretta, che non vede coi suoi occhi e non tocca con la sua mano — Dio, l’anima, la vita futura, l’inferno, gli angeli, i demoni — senza rendersi conto che quello che appartiene all’invisibile è molto più vasto e più esteso del visibile, di tutto quello che cade, limitatamente, sotto la sua esperienza, e senza accorgersi che negando a priori ciò che la ragione umana non può né raggiungere né spiegare, il campo delle sue conoscenze rimane forzatamente limitato e incompleto.

Non c’è bisogno di profonde analisi o di astruse investigazioni per arrivare a una conclusione così semplice:

Ci sono, Orazio, più cose in cielo e in terra che le vostre cognizioni scolastiche non sognano, diceva l’Amleto di Shakespeare.

In altre parole: ci sono più cose in cielo e in terra di quante possa concepirne qualunque filosofia, la quale in tanti secoli di ricerca non è stata ancora capace di risolvere questioni ben più importanti e vitali di quella dell’esistenza degli spiriti.

Senza un riferimento al mondo invisibile, o piuttosto senza l’accettazione della rivelazione divina, sono troppe le domande che rimangono senza risposta e gli enigmi della vita e della storia umana che non trovano una spiegazione adeguata. Il dubbio o la negazione sistematica non meritano il nome di scienza.

La credenza nel diavolo entra in questo ordine di idee. Siccome l’esistenza e l’azione dei diavolo nel mondo è — e non soltanto oggi o da oggi — una reait costatata tutti i giorni, negare questa esistenza vuoi dire precludersi la via per arrivare alla spiegazione di questa realtà, vuoi dire costatare e provare gli effetti senza volere e potere risalire alla causa.

Nei primi anni Settanta usciva in Germania il libro dal titolo Abschied vom Teufel, tradotto in diverse lingue e anche in italiano col titolo La liquidazione del diavolo136. L’autore, Herbert Haag, è un sacerdote teologo molto progressista, il quale con una serie di argomenti che convincono solo chivuoi essere convinto, o piuttosto chi è già convinto prima di leggere il libro, si dimostra abbastanza semplicista, primitivo e assolutamente privo di qualunque esperienza pastorale — cosa molto grave in un teologo — e di conoscenza storica. Haag non è l’unico su questa linea. Con lui, e dopo di lui, altri teologi e scrittori, in Germania, in Francia, in Italia, in America, hanno cercato con cavilli di smantellare la credenza nel diavolo e di relegarlo nel mondo delle leggende popolari, del folklore, della poesia, senza nessun addentellato con la realtà storica e teologica.

Quali sono le argomentazioni di Haag? Ne citiamo alcune.

«La verità che ci viene proposta dalla rivelazione, e che impegna gli uomini di tutti i tempi, si trova intessuta in tutti gli scritti biblici di rappresentazioni e modi di pensare che erano propri del tempo in cui tali scritti vennero composti».

«Tutto quanto si afferma nel Nuovo Testamento non appartiene al messaggio vincolante della rivelazione, ma solo a quell’immagine del mondo caratteristica degli autori biblici, ossia della mentalità della loro epoca. Tutte queste espressioni riflettono semplicemente le concezioni che dominavano correntemente negli scritti giudaici contemporanei e determinavano il pensiero religioso della loro epoca».

«Non può essere nell’intenzione degli scritti neotestamentari insegnare con validità di fede agli uomini di tutti i tempi e di tutte le culture la credenza giudaica di quei tempi nei demoni».

In altre parole, secondo l’autore tedesco, Gesù, insistendo sulla verità dell’esistenza degli esseri spirituali, angeli buoni e angeli cattivi, e lottando apertamente contro gli spiriti cattivi cacciandoli dal corpo degli ossessi, affidando ai suoi discepoli il compito di cacciare i demoni, non avrebbe fatto altro che seguire ciecamente, irrazionalmente, la mentalità popolare del tempo e la credenza giudaica di quel tempo nei demoni. In questo modo egli non solo si sarebbe ingannato ma avrebbe ingannato anche noi, credendo egli stesso e facendo credere agli altri quello che non aveva nessun fondamento di verità, oppure — estrema concessione del nostro teologo — quello poteva avere ancora qualche valore in quei tempi arretrati e primitivi, ma non «per tutti i tempi», tanto meno per il nostro. E non si accorge il brav’uomo che con queste premesse si può arrivare anche alle conseguenze più estreme e radicali? Se Gesù si è ingannato su un punto, perché non potrebbe essersi ingannato anche su altri, anche su tutti? Se la sua dottrina deriva da opinioni popolari, infondate, false, chi ci assicura dell’autenticità e dell’infallibilità del suo messaggio e della sua morale? Come conciliare questo inganno con la sua divinità?

La problematica come si vede, diventa sempre più complicata, e questo capita tutte le volte che ci sifissa nei preconcetti senza dar valore ai fatti. Si ripete l’errore di chi, ai tempi di Galileo, si rifiutavadi guardare nel telescopio per non trovarvi la smentita delle sue opinioni. I moderni negatori del diavolo ripetono lo stesso errore aggravandolo per la loro ostinazione, errore che rimproverano ai loro avversari. Si lasciano guidare e condizionare da idee preconcette, da formalismi, dall’opinione pubblica senza andare alla radice della questione per paura di doversi ricredere.

E questo avviene, evidentemente per motivi diversi, anche in certi sacerdoti che hanno una strana allergia per tutto ciò che è preternaturale, con preferenza spiccata per il demonio e per tutto ciò che a lui si riferisce. Scrive a questo proposito Léon Bloy: «I sacerdoti non usano quasi mai il loro potere di esorcisti perché mancano di fede e hanno paura, insostanza, di disgustare il demonio. Qual’è quel parroco o quel religioso che stimerebbe naturale venir chiamato, a preferenza del medico, per un caso di isterismo, catalessi o epilessia? Ambedue troverebbero ridicolo un tal modo di agire. Se i sacerdoti hanno perduto la fede al punto di non credere più alloro privilegio di esorcisti e di non farne più uso, ciò rappresenta un’orribile sventura»137.

All’esagerato naturalismo si contrappone l’esagerato preternaturalismo ossia la credulità che vede diavoli dappertutto anche quando si tratta di semplici patologie nervose di fenomeni di origine puramente naturale. Le conseguenze negative che derivano da questo atteggiamento sono uguali a quelle derivate dall’atteggiamento contrario. L’uomo deve affidarsi alla ragione per arrivare alla verità, e la ragione deve essere guidata dall’esame dei fatti. Nel campo delicato del preternaturale, e specificatamente nel campo della demonologia, i fatti non mancano, come non mancano i criteri di esame e di giudizio dei fatti. Questi criteri diagnostici sono determinati dalla chiesa attraverso il rituale romano.

La certezza della possessione è data dalla presenza di modalità diverse e addirittura opposte a quelleche condizionano un’attuazione naturale del fenomeno138. Quali siano in concreto gli elementi, le modalità, quel tono insomma che caratterizza il manifestarsi naturale dell’ampia fenomenologia, lo si può apprendere dallo studio della psichiatria e della parapsicologia. Il meraviglioso demoniaco presenta molto spesso dei fenomeni non facilmente riconducibili alle categorie della psichiatria e della parapsicologia: altre volte invece è il demoniaco che fa vedere come i due tipi di fenomenologia si sostengono e si aiutano a vicenda. Si potrebbe affermare che le manifestazioni parapsicologiche illuminano quelle psichiche e queste ultime colorano di una tinta impressionante leprime, rivelando la presenza di un essere superiore che anche nelle sole manifestazioni di ordine psichiatrico non smentisce le sue possibilità139.

Esiste pertanto, per chi vuole e se lo vuole, la possibilità di discernere la vera entità di un male, se diordine naturale o preternaturale e di arrivare nello stesso tempo anche alla sua cura. Colui invece che subito, a priori, senza prove nega l’esistenza stessa del male, ossia della presenza diabolica nel mondo, non arriverà mai a farne la diagnosi e tanto meno a farne la terapia, col pericolo e col dannoche è facile immaginare. Coi preconcetti non va avanti il mondo.

Un romanziere americano, Perry Burges, racconta di un giovane agricoltore americano che in seguito a un incendio aveva riportato una ferita in un braccio, in seguito alla quale aveva perso la sensibilità di una parte. Il medico di casa, esaminato il caso, disse che si trattava di cosa da poco e che in breve tempo tutto sarebbe andato a posto.

Pochi mesi dopo però il giovane trovò che un secondo posto era diventato insensibile, e si fece vedere da un altro medico, il quale parimenti non diede importanza alla cosa, ma non trovando una diagnosi sicura, consigliò al paziente di farsi visitare da un altro medico di città, noto per la sua scienza medica e molto stimato. Il quale, esaminata la ferita, si fece subito serio subodorando il peggio e mandò il giovane da un quarto medico, uno specialista di malattie tropicali. Il medico tropicale non tardò a diagnosticare il male: si trattava di lebbra. Egli disse al malato:«Questa è lebbra, lei ha la lebbra». I primi tre medici si erano ingannati mai pensando che nell’America del nord ci potesse essere la lebbra. Da sempre avevano sentito dire che i paesi della lebbra erano altri, non gli Stati Uniti. Erano convinti e sicuri che là, da loro, nel paese del progresso tecnico e civile, questa malattia fosse non solo inesistente ma addirittura impossibile. Eppure era vero il contrario.

La possessione diabolica e tutti gli altri fenomeni di demonologia non sono limitati solo ai tempi antichi o ai paesi del terzo mondo sottosviluppati e culturalmente arretrati, ma anche alla civile Europa e al progredito occidente. E segno di intelligenza e di prudenza non chiudere volontariamente gli occhi di fronte a questa realtà, ma affrontarla con saggezza e coraggio e   applicarle i rimedi per diminuirne o eliminarne più facilmente i mali.

Paolo Calliari


... Guarda! Molte anime stanno andando verso l'inferno a causa degli aborti.

 


La Madre Benedetta ha versato lacrime dalla mezzanotte alle 8 del mattino. Ho visto i suoi occhi pieni di lacrime.


Giulia: Madre, perché stai piangendo?


Per un momento, sono caduta e ho visto molte anime. Alcune di esse camminavano con un bastone; alcune non avevano gambe; alcune erano senza spalle o braccia; alcune non avevano occhi o orecchie; e alcune avevano nasi o bocche sfigurati. Stavano andando da qualche parte, spingendosi a vicenda, litigando in modi rumorosi e meschini e cadendo continuamente. Ero stupita e ho urlato. Pensavo fossero le anime in Purgatorio.


LA MADRE BENDETTA: ... Guarda! Molte anime stanno andando verso l'inferno a causa degli aborti. Devo implorare con lacrime come queste per salvare quelle numerose anime. Intendo salvarle attraverso di te, attraverso i tuoi sacrifici e riparazioni. Come posso essere inconsapevole dei dolori che sopporti? Ora, parteciperesti ai dolori dei piccoli bambini che sono stati abbandonati dai loro genitori ignoranti e crudeli?

Giulia: Sì, Madre. Posso fare qualsiasi cosa, se tu rimani con me.

In quel momento, la mia postura è diventata quella di un bambino non nato con braccia e gambe rannicchiate. Il mio viso è diventato rosso come il sangue. Ho sofferto per quattro ore e mezza. Quando questi dolori sono finiti, sono iniziati i dolori del parto. Il mio viso è diventato gonfio come una zucca e non potevo muovermi. Ho sofferto tutto il giorno. I dolori spirituali erano più difficili da sopportare dei dolori fisici.

12 maggio 1987

Julia Kim

Incarnazione redentrice

 


Conchita (1862-1937)


«E il Verbo si è fatto carne, e perché? Per unificare con Dio l'umanità colpevole, purificando la sua carne in se stesso quando si fa uomo, lavando le anime con i suoi meriti e il suo sangue... Durante il mio pellegrinaggio sulla terra io riferivo sempre i miei miracoli e i miei insegnamenti al Padre e allo Spirito Santo nel quale vivevo unificato. Non compivo alcuna delle mie azioni indipendentemente da loro, e tutto l'Antico e il Nuovo Testamento tendeva a rendere tutte le anime "uno" nella carità e nell'unificazione con Dio» (D. 26 aprile 1913).

«La redenzione fu il mistero del più puro amore, della condiscendenza più tenera e più amorosa. Eterna esplosione d'amore tra il desiderio veemente del Figlio e l'adesione del Padre, mentre lo Spirito Santo interviene all'inizio, durante la realizzazione, e nel momento supremo» (D. lo agosto 1934).

 

NIENTE POTRÀ SOLLEVARLI! …

 


Messaggio del Nostro Signore tramite Robert Brasseur  



4 Settembre 2025

Caro figlio,

Che la tua grandezza d'animo colmi la Mia Sofferenza, poiché molti dei Miei figli non sono in stato di grazia.

Quanti si ritroveranno alle porte dell'Inferno? Quanti grideranno il loro smarrimento? Le loro sofferenze saranno senza limiti. Il peccato che li ha condotti in questo luogo infernale sarà il loro tormento per l'Eternità.

NIENTE POTRÀ SOLLEVARLI! …

Cari figli, è qui che le tue notti di preghiera portano la guarigione dei cuori. Ciascuna delle tue sofferenze offerte guarisce il cuore di molti dei Miei figli.

Anche se la lotta ti sembra molto intensa, è donandoti in questo modo che Noi possiamo cambiare i cuori più induriti. La preghiera rimane la tua forza anche in questi tempi difficili.

Non dimenticare mai che l'amore è più potente dell'odio e che nulla può competere con l'amore e il dono di sé.

La preghiera rimane il vostro sostegno e è nella preghiera che il vostro cuore troverà la pace.

Non temere l'Avversario, ma prega, per fargli perdere ogni autonomia su di te e per ridurlo a nulla. È così che la vostra vittoria sarà assicurata.

Caro figlio, conosco ciascuna delle tue sofferenze, ma guarda sempre la Croce di Mio Figlio, e per Essa troverai sempre la forza e soprattutto la grazia di attraversare questi momenti difficili.

Per D…, soprattutto non ti preoccupare, poiché la Mia Divinità riposa su di lei e Io la trasformo gradualmente, per prepararla ai giorni a venire.

Il vostro pellegrinaggio su questa terra è molto importante, poiché ho bisogno di ciascuno di voi per portare la Luce e soprattutto per guidare i Miei figli. È così che compite la vostra Missione su questa terra.

Questo passaggio all'Eternità vi sarà addolcito quando sarà giunto il momento. La vostra partenza avverrà con dolcezza e Io sarò al vostro fianco per accogliervi.

Caro figlio, apprezzo molto la tua presenza e il tuo ascolto, poiché ciò Mi sostiene nel Mio Amore per la Mia Creazione.

Ti amo e ti benedico, così come tutti coloro che ti sono cari.

Tuo Papà, pieno di compassione per tutti i Suoi figli.


Quando il Figlio dell’uomo verrà, non troverà Fede nei cuori.



Dice Gesù: 
«Di’ al Padre45, che chiede un segno per persuadere i confratelli a certe verità che non si possono negare, che gli do la stessa risposta data al ricco Epulone: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non ascolteranno neppure un morto risuscitato”. 
Se non ascoltano la voce della loro coscienza ispirata da Me, che grida i suoi avvertimenti inoppugnabili e veritieri, se soffocano sotto l’incredulità anche quel resto di sensibilità che permane in loro, come vuoi che facciano a sentire altre cose? Se non chinano la fronte davanti alla realtà che li colpisce e non ricordano, non capiscono, non ammettono nulla, come vuoi che credano a un segno? 
Negano anche Me, anche se dicono di non negarmi; loro sono i “dotti” ed hanno soffocato la bella, santa, semplice, pura capacità di credere, sotto le pietre e i mattoni della loro scienza, troppo imbevuta di terra per potere capire ciò che non è terra. 
Ah! Maria! Quanto dolore ha il tuo Gesù! Vedo morire quello che Io ho seminato a costo del Mio morire. 
Ma neanche se Io apparissi mi crederebbero. Metterebbero in moto tutti gli arnesi della scienza per pesare, elencare, analizzare la meraviglia della mia apparizione, sciorinerebbero tutti i ragionamenti della loro cultura, disturbando profeti e santi per citare, a rovescio e nel modo che più torna loro comodo, le ragioni per cui Io, Re e Signore del Creato, non posso apparire. 
Anche ora, come venti secoli or sono, dei semplici, dei bimbi mi seguirebbero e crederebbero in Me. 
I semplici, perché hanno lo stesso cuore, vergine di razionalismo e di diffidenza e di superbia della mente, dei pargoli. No. Non troverei nella mia Chiesa i capaci di credere. Ossia, nel grande esercito dei miei ministri troverei qualche anima che ha saputo conservare la verginità più alta: “quella dello spirito”. 
O santa verginità dello spirito! Come sei preziosa, cara, diletta al mio Cuore che ti benedice e predilige! O santa verginità dello spirito che conservi candore di Battesimo alle anime che ti possiedono, che conservi ardore di Confermazione alle anime che ti conservano, che mantieni nutrimento di Comunione alle anime che ti si abbandonano, che sei Matrimonio dell’anima col suo Gesù Maestro e Amico, che sei Sacerdozio che consacri alla Verità, che sei Olio che mondi nell’ora estrema per preparare all’ingresso nella dimora che vi ho preparato! Santa verginità dello spirito che sei luce per vedere, suono per intendere, come pochi ti sanno conservare! 
Vedi, anima mia. Poche sono le cose che Io condanno severamente come questa del razionalismo che svergina e sconsacra e uccide la Fede, dico Fede colla maiuscola per dire Fede vera, assoluta, regale. Io lo condanno come mio sicario. È desso che uccide Me nei cuori e che ha preparato e prepara tempi ben tristi alla Chiesa e al mondo. 
Ho maledetto altre cose. Ma nessuna maledirò come questa. È stato il seme da cui sono venute altre, altre, altre venefiche dottrine. È stato il perfido che apre le porte al nemico. Ha infatti aperto le porte a Satana che mai, come da quando il razionalismo regna, ha regnato tanto. 
Ma è detto: “Quando il Figlio dell’uomo verrà non troverà fede nei cuori”. Perciò il razionalismo fa la sua opera. Io farò la mia. 
Beati coloro che, come chiudono la porta al peccato e alle passioni, sanno chiudere le porte del tempio segreto in faccia alla scienza che nega, e vivono, soli col Solo che è Tutto, sino all’ultimo. 
In verità ti dico che stringerò al cuore il disgraziato che ha commesso un delitto umano, e se ne è pentito, purché abbia sempre ammesso che Io posso tutto, ma avrò volto di Giudice per coloro che, in base ad una dottrinaria scienza umana, negano il soprannaturale nelle manifestazioni che il Padre vorrebbe che Io dessi. 
Un sordo nato non può udire, vero? Uno che abbia i timpani rotti per infortunio non può sentire, vero? Solo Io potrei ridare loro l’udito col tocco delle mie mani. Ma come posso dare udito ad uno spirito sordo se questo spirito non si lascia toccare da Me? 
Riguardo alle domande del Padre sull’antagonista ultimo, lasciamo l’Orrore avvolto nell’ombra del mistero. Nulla vi serve conoscere certe cose. Siate buoni e basta. La vostra bontà datela, con anticipo sul momento, per lo scopo di abbreviare la durata del regno mostruoso sulla razza di Adamo. 
Riguardo al tempo... 1000... 2000, ... 3000, sono forme per dare un riferimento alla vostra mentalità circoscritta. Così crudele la bestiale sovranità del figlio del Nemico - “figlio non da voler carnale” ma da volere d’anima che ha raggiunto il vertice e il profondo della immedesimazione con Satana - che ogni minuto sarà giorno, che ogni giorno sarà anno, che ogni anno sarà secolo per i viventi di quell’ora. Ma rispetto a Dio ogni secolo è millesimo di secondo, poiché l’eternità è un essere di tempo la cui estensione non ha limite. Così smisurato quell’orrore che il buio della più buia notte sarà luce di sole meridiano al confronto, per i figli degli uomini immersi in esso. 
Il suo nome potrebbe essere “Negazione”. Poiché negherà Iddio, negherà la Vita, negherà tutto. Tutto, tutto, tutto. 
Credete d’esserci? Oh! poverini! Come murmure lontano di tuono è quello che vivete. Allora sarà scroscio di fulmine sopra il capo. 
Siate buoni. La mia Misericordia è su voi». 


DA: I QUADERNI DEL 1943 

 


Da un giorno all'altro accadrà ciò che è stato predetto!



 Lourdes

30 agosto 2025

Gesù: Figlia Mia. È importante che tu scriva per Noi. Orsù, riferisci ai figli che devono pregare ed essere pazienti perché tutto è molto vicino e da un giorno all'altro (cioè, quando noi non ce l'aspettiamoaccadrà ciò che è stato predetto e guai a chi allora non è pronto per quel tempo e per Me!

 

Madre di Dio: Figli Miei. Tutto è molto vicino. Sfruttate quindi il tempo che vi resta per la preghiera, trovate e siate completamente con Mio Figlio.

 

Un Angelo del SignoreSoltanto Gesù è il vostro Salvatore, non ne esiste un altro; quindi, siete pronti per Lui, che vuole la vostra Salvezza.

 

Apostolo e Gesù: Invece colui che giungerà e dirà di essere chi non è, vi rovinerà e farà cadere nelle profondità del regno infernale.

 

Siate vigili e attenti dunque perché Io, il vostro Gesù, non tornerò a vivere una seconda volta fra di voi, colui invece che verrà, sarà molto presente.

 

Apostolo: Non fatevi ingannare, non fatevi confondere perché tutto è “uno show” e nulla è vero!

 

Un Angelo del Signore: State attenti, amati figli, in modo da non andare perduti a causa dell'ultimo arrivato. Egli è l’avversario di Gesù e i suoi seguaci adorano il falso!

 

Maria MaddalenaEgli è l'anticristo, amati figli, e come tale tenterà di imbrogliarvi con ogni mezzo.

 

Non cadete nelle sue trappole, perché egli porterà immoralità e peccato, farà cadere la vostra anima e con la menzogna e l’inganno raggirerà i figli di Dio, li farà soffrire e distruggerà!

 

Chi però è con Gesù, amati figli, non avrà nulla da temereLa sua anima verrà elevata e i suoi giorni nell'eternità saranno ricchi di gloria.

 

Riceverà la luce del Padre e la sua anima giubilerà alla vista del Padre e del Figlio non appena la sua ora sarà giunta.

 

Dio Padre: Tengo la Mia mano protettrice su coloro che sono veramente con Mio Figlio. La loro anima non sarà danneggiata e Mio Figlio li guiderà in questo tempo.

 

Madre di Dio e Maria Maddalena: Non sarà facile, amati figli, ma questo tempo sarà di breve durata.

 

Un Angelo del SignoreResistete dunque.

 

Maria Maddalena e la Madre di Dio: State sempre con Gesù restateGli fedeli fino alla fine. Amen.

 

Con profondo amore.

 

La vostra Mamma Celeste, Madre di tutti i figli di Dio e Madre di Lourdes con Maria Maddalena, gli Apostoli, un Angelo del Signore, Gesù e il Padre Celeste. Amen.

Le ultime sette parole.



La Terza Parola 


Donna, ecco tuo figlio 

Un angelo luminoso lasciò il grande Trono della Luce e discese sulle pianure di Esdrelon e, ignorate le figlie dei grandi regni e imperi, discese lì dove si trovava un’umile vergine in preghiera e le disse: «Salve, piena di grazia!». Queste non erano soltanto parole che venivano annunciate, ma era il Verbo stesso che «si faceva carne». Questa era la prima annunciazione. 

Nove mesi dopo, un angelo luminoso discese nuovamente dal grande Trono della Luce su dei pastori che si trovavano fra le colline della Giudea e insegnò loro la gioia del Gloria in excelsis, invitandoli ad andare ad adorare colui che il mondo intero non può contenere, un «bimbo avvolto in fasce che giace in una mangiatoia». L’Eterno era divenuto tempo, la Divinità si era incarnata, Dio si era fatto uomo; l’Onnipotenza si era fatta impotente. Secondo le parole di san Luca, Maria «dette alla luce il suo primogenito... e lo depose in una mangiatoia». Questa era la prima natività. 

Poi venne Nazaret e la bottega del falegname. Possiamo immaginare il bimbo divino, aspettando il tempo in cui sarebbe stato battezzato con un battesimo di sangue, costruire una piccola croce, anticipazione di quella grande croce che un giorno sarebbe stata sua sul Calvario. Possiamo anche immaginarcelo, alla fine di un lungo giorno di lavoro, stiracchiare le sue braccia esauste, mentre gli ultimi raggi di sole tracciavano sulla parete opposta l’ombra di un uomo sulla croce. Ancora, possiamo immaginare sua Madre percepire in ogni chiodo il ricordo di quella profezia secondo la quale gli uomini avrebbero inchiodato sulla croce colui che aveva fabbricato l’universo. 

Da Nazaret al Calvario, dai chiodi della bottega di un falegname a quelli della malvagità umana. E fu proprio dalla croce che egli portò a compimento la sua volontà e il suo testamento. Aveva già donato il suo sangue alla Chiesa, le sue vesti ai suoi nemici, il paradiso a un ladro e presto avrebbe abbandonato il suo corpo alla tomba e la sua anima al Padre eterno. A chi dunque avrebbe potuto donare i suoi due tesori da lui più amati: Maria e Giovanni? Li avrebbe donati l’uno all’altra, un figlio a sua Madre e una Madre all’amico. «Donna!». Era la seconda annunciazione! L’ora oscura della notte, la stanza silenziosa e la preghiera estatica l’avevano condotta fino al Calvario, dove il cielo si era trasformato in tenebra e il figlio moriva appeso a una croce. Eppure che consolazione! La prima annunciazione era stata fatta solo da un angelo, ma la seconda da Dio stesso, con la soavità della sua voce. 

«Ecco tuo figlio!». Era la seconda natività. Maria aveva dato alla luce il suo primogenito senza dolori di parto, nella grotta di Betlemme; adesso dà alla luce il suo secondogenito, Giovanni, tra i dolori del Calvario. Solo adesso Maria sperimenta i dolori del parto, non solo nel dare alla luce il suo secondogenito, Giovanni, ma anche nel dare alla luce tutti coloro che, nelle ere cristiane, sarebbero nati da lei come «figli di Maria». Ora possiamo capire perché Gesù fu chiamato suo «primogenito». Non perché Maria avrebbe avuto altri figli secondo la carne e il sangue, ma perché avrebbe partorito altri figli attraverso le doglie del suo cuore. La condanna divina inflitta a Eva è ora rinnovata in Maria, la nuova Eva, poiché essa partorisce i suoi figli con dolore. 

Maria, quindi, non è solo la madre di Gesù Cristo, ma è anche madre nostra. Questo non le è dato semplicemente come titolo di cortesia; non si tratta nemmeno di una finzione giuridica o di un linguaggio figurato. Siamo veramente figli suoi e lo siamo a pieno diritto, poiché essa ci ha partoriti nel dolore ai piedi della croce. All’ombra dell’albero del bene e del male, Eva aveva perso il titolo di Madre dei viventi, a causa della sua debolezza e della sua disobbedienza. Ora, invece, ai piedi dell’albero della croce, Maria, grazie al suo coraggioso sacrificio e alla sua fedele obbedienza, ha riacquistato il titolo di Madre dei viventi. Che destino meraviglioso avere come madre la Madre di Dio e come fratello Gesù! 

Preghiera 

O Maria! Come Gesù è nato nella carne nella tua prima natività, così noi siamo nati nello spirito nella tua seconda natività. In questo modo tu ci hai partorito in un mondo nuovo, dove possiamo comunicare spiritualmente con Dio, nostro Padre, con Gesù, nostro Fratello e con te, nostra Madre! Se una madre non potrà mai dimenticare il figlio del suo seno, allora, Maria, tu non potrai dimenticarci mai, poiché siamo tuoi figli. Nello stesso modo in cui tu sei co-redentrice nell’acquisizione della grazia della vita eterna, sii anche co-mediatrice nella sua elargizione. Nulla ti è impossibile, poiché tu sei la Madre di colui che tutto può. Se tuo Figlio non ha rifiutato la tua richiesta al banchetto di Cana, non rifiuterà nemmeno le tue preghiere al banchetto celeste, dove tu regni come Regina degli angeli e dei santi. Intercedi, dunque, presso il tuo Figlio divino, affinché egli possa trasformare l’acqua della mia debolezza nel vino del coraggio. Maria, tu sei il rifugio dei peccatori! Prega per noi, prostrati ai piedi della croce. Madre santa, santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen. 

Mons. Fulton John Seen

venerdì 19 settembre 2025

Le Rivelazioni sono la Manifestazione dell’Amore di Dio

 


La ritrasformazione nell’amore


Il Mio Amore non vi mette limitazioni ed il Mio Amore per voi Mi induce anche a rivelarMi a voi, perché ciò che Io amo, lo voglio possedere. Ma posso prendere in Possesso solamente ciò che viene liberamente a Me ed affinché si aspiri liberamente a Me, devo anche Essere riconosciuto come desiderabile. Dovete riconoscere Me Stesso come l’eterno Amore, come vostro Padre, il Quale vi ha creato nel Suo Amore. Perciò Mi devo rivelare a voi. Tutto ciò che vi viene comunicato su di Me, deve sperimentare la sua conferma tramite le Mie Rivelazioni, altrimenti non è vero e tutte le Promesse che Io vi dò o vi ho dato, si devono adempiere. E così vi ho anche dato la Promessa di rimanere con voi fino alla fine del mondo. E se volete una dimostrazione della Mia Presenza, allora dovete badare alle Mie Rivelazioni, dovete credere che Io Sono con voi fedelmente secondo la Mia Promessa ed allora non vi sarà nemmeno più improbabile, che Io vi parlo nel Mio ultragrande Amore che vuole darvi un segno per conquistare il vostro amore. Siete proceduti da Me, non potete negare una Potenza creativa, un Padre il Quale vi ha chiamato in Vita. Ed ora dovete anche credere che vi appartiene tutto il Suo Amore, dovete credere che Egli vi ha creato, per rimanere in collegamento con voi sempre ed in eterno. Dovete credere che l’Essere Che vi ha creato nel Suo Amore, E’ anche oltremodo saggio e creandovi ne ha anche collegato uno scopo, che non siete solo dei prodotti di un umore, ma che siete destinati ad una alta ed altissima meta e che perciò il vostro Creatore non riposa prima, finché non avete raggiunto la meta della vostra destinazione, che quindi non lascia inosservato nessuna delle Sue creature e che l’accompagna con la Sua Provvidenza su tutte le sue vie. Dovete credere che il Suo Amore Paterno vi segue anche, quando tendete all’abisso, ma che vi viene sempre sulla via e Si dà a riconoscere a voi, che siete quindi sempre assisiti dal Mio Amore, anche se non Lo riconoscete. Ma Io voglio che impariate a riconoscerMi, e guido i vostri pensieri (occhi) costantemente al Mio Agire ed Operare, a tutte le Mie Opere di Creazione, a tutto ciò che vi dimostra un Creatore e Conservatore. Dapprima cerco di risvegliare in voi la fede in Me come Creatore, per poi soltanto manifestarMi come l’eterno Amore, per poi rivelare Me Stesso a voi attraverso la Mia Parola, attraverso il Mio Discorso che dimostra Me Stesso a voi come Padre e vi annuncia anche la Mia Volontà. Perché solo attraverso l’esaudimento della Mia Volontà dimostrate anche il vostro amore per Me ed ora venite liberamente a Me e posso prendere possesso di voi per la Mia ultragrande Gioia e rendervi beati in eterno. Voglio solo la vostra Beatitudine, perché vi appartiene tutto il Mio Amore, ma trovate la via verso di Me soltanto, quando vi viene data la conoscenza da Me Stesso, sulla vostra meta ed il vostro compito terreno. E perciò vi giungono continuamente le Rivelazioni in forme più diverse. Ogni Rivelazione dimostra Me, ma se posso Essere presente in voi e rivelarMi a voi attraverso la Mia Parola, allora siete già notevolmente venuti vicino a Me, allora il Mio Amore vi ha afferrato e non vi lascia mai e poi mai più cadere.

Amen

22. gennaio 1954

ISTRUZIONI MARIANE

 


FONTI E PRINCIPI PER LO STUDIO DI MARIA  


I PRINCIPI SUI QUALI SI BASA LO STUDIO DI MARIA. - Oltre alle fonti, è necessario dare uno sguardo, sia pure rapido, ai principi direttivi dello studio di Maria. Questi principi fondamentali sono cinque: uno primario e quattro secondari.  

a) Il principio primario. - Il principio primario sul quale si basa tutta la dottrina mariana è questo: «Maria SS. è la Madre universale, sia del Creatore che delle creature». Essendo Madre sia del Creatore che delle creature, Ella sta come in mezzo, fra il Creatore e le creature, congiungendoli. Dando infatti al Creatore la vita naturale delle creature, Ella diede alle creature la vita soprannaturale del Creatore. Questa missione materna e mediatrice è essenzialmente una missione regale, una missione cioè che rende Maria SS. Regina di tutto l'universo.  

In vista di questa singolare missione materna, mediatrice e regale, Iddio ha concesso alla Vergine SS. privilegi del tutto singolari, e la Chiesa tributa alla Vergine un culto tutto singolare, il culto di iperdulia.  

b) I principi secondari. - Oltre questo principio primario, vi sono quattro principi secondari, chiamati: principio di singolarità, principio di convenienza, principio di eminenza e principio di analogia o somiglianza con Cristo.  

Incominciamo dal primo: il principio di singolarità. Esso si può enunciare così: «Data la singolarità della missione alla quale la Vergine SS. venne da Dio destinata, si deve necessariamente concludere alla singolarità dei privilegi necessari o convenienti per attuare una  tale missione». Ed è giusto. Alla singolarità del fine deve corrispondere, logicamente, la singolarità dei mezzi. La Vergine SS., quindi, fu una creatura, una donna del tutto singolare, con privilegi singolari, dal primo fino all'ultimo istante della sua esistenza terrena. «Ella ­ disse con frase potente il Card. de Bérulle - è un universo, che ha un suo centro e i suoi movimenti differenti; un impero che ha le sue leggi e il suo stato a parte». «È un cielo nuovo, una terra nuova» (10). Ella è - direbbe S. Anselmo - la «donna mirabilmente singolare e singolarmente mirabile»: «Foemina mitabiliter singularis et singulariter mirabilis» (11). Mirabilmente singolare all'inizio, ossia, nello stesso istante della sua esistenza; mentre, infatti, tutti, senza eccezione, in quel primo istante vengono imbrattati dalla colpa originale, privi della grazia, nemici di Dio, avvolti nelle tenebre del peccato, la Vergine SS., ed essa sola, in vista appunto della sua singolare missione di Madre del Creatore e di Mediatrice delle creature, fu del tutto immune dalla colpa, piena di grazia, amica di Dio, avvolta dai raggi della luce divina. Mirabilmente singolare nel corso della sua esistenza; mentre, infatti, tutte le altre donne diventano madri cessando di essere vergini, questa donna singolare diventa madre rimanendo vergine, unendo il figlio col giglio; mentre tutte le altre donne generano nel dolore, questa donna singolare generò il suo Figlio nel gaudio più ineffabile; mentre tutte le altre donne dànno alla luce soltanto un uomo, sia pur grande, questa donna singolare diede alla luce un Dio; ... mentre tutte le altre donne hanno a sé soggetti degli uomini, questa donna singolare ebbe a sé soggetto un Dio: «Et erat subditus illis»; mentre tutte le altre donne avversano i dolori e la morte dei loro figli, questa donna singolare bramò il dolore e la morte del suo proprio Figlio, sperimentandoli vivamente riflessi in se stessa, per l'eterna salvezza dell'uomo.  

Mirabilmente singolare all'inizio e nel corso della sua vita terrena, la Vergine SS. lo fu anche al termine della medesima; mentre, infatti, il corpo di tutti gli altri mortali va inesorabilmente a marcire nel gelido buio di una tomba, il corpo verginale di questa mirabile donna fu trasferito glorioso, insieme all'anima, in quel regno beato «che solo amore e luce ha per confine», ove venne coronata Regina della terra e del Cielo.  

Un altro principio secondario è il cosiddetto principio di convenienza. Può venire enunciato così: «Si debbono attribuire alla Vergine SS. tutte quelle perfezioni che convengono realmente alla dignità di Madre universale, purché abbiano qualche fondamento nella rivelazione e non siano contrarie alla fede e alla ragione». Iddio, infatti, quando elegge ad una missione, dà anche tutte quelle grazie che rendono idonei alla medesima. Quel che è solito fare con tutti, lo fece con maggior ragione nei riguardi di Maria, rendendola non solo Madre sua e Mediatrice nostra, ma degna Madre sua e nostra. L'arricchì quindi di tutti quei doni e privilegi che la resero degna della sua singolare missione.  

Un terzo principio: il principio di eminenza. Può enunciarsi così: «Tutti i privilegi di natura, di grazia e di gloria concessi da Dio agli altri Santi, li dovette concedere in qualche modo anche alla Vergine SS. Regina dei Santi».  

Qualsiasi creatura, anzi, tutte le altre creature messe in suo confronto sono come un atomo di fronte all'universo. Ella le supera tutte, appartenendo in qualche modo all'ordine ipostatico, ordine supremo, smisuratamente superiore all'ordine della grazia al quale appartengono le creature ragionevoli; e all'ordine della natura, al quale appartengono tutti gli enti privi di ragione. In essa quindi si trova mirabilmente adunato tutto ciò che di bello, di buono e di grande noi vediamo sparso in ciascuna creatura, in tutte le creature prese insieme. Cantò egregiamente il divino Poeta: «In te s'aduna - quantunque in creatura è di bontade» (Par. 33, 21). Tutte le grazie, quindi tutti i privilegi concessi ai Santi, furono anche concessi, in qualche modo, almeno in modo equivalente, alla Regina dei Santi, a meno che non siano incompatibili con la sua particolare condizione. Scrisse bene S. L. G. da Montfort: «Dio Padre fece una massa di tutte le acque, e la chiamò Mare (in latino «Maria»); e fece del pari una massa di tutte le grazie, e la chiamò Maria» (Trattato, n. 25).  

«Come nel formare il mare - scrisse il P. Segneri - Egli volle che quivi si radunassero tutti i fiumi: Congregentur aquae in locum unum (Gn.I), così nel formare Maria radunò in un cuore tutte le doti che son divise fra gli altri; cuore che come il mare non ridonda per tale pienezza, non redundat (Eccl. I); perché queste doti medesime non eccedono il loro ampio letto, ch'è l'uffizio ch'Ella sostiene» (Il divoto di Maria c. 3).  

Un quarto principio: quello di analogia o di somiglianza con Cristo. Suole enunciarsi così: «Ai vari privilegi dell'umanità di Cristo, corrispondono nella Vergine SS. analoghi privilegi».  

Fra tutte le creature Ella è colei che più si avvicina al prototipo  di ogni perfezione, a Cristo. Ella - per dirla col divino Poeta - è «la faccia che a Cristo - più s'assomiglia» (Par. 32, 85). Ed è facile comprenderlo. La luna è simile al sole, riflettendone i fulgidi raggi. E Maria, nel mistico firmamento della Chiesa, non è forse l'argentea luna che riflette e trasmette alla terra i raggi del sole di giustizia, Gesù? Ella è la Vergine bella «di sol vestita». La madre assomiglia, per legge naturale, al Figlio. E Maria non è forse la vera Madre di Cristo? ... Tanto più che ogni figlio degno di questo nome, gode immensamente nel rendere partecipe, nella più larga misura possibile, la madre sua, di tutti i suoi beni. La compagna in un lavoro, in una impresa, assomiglia sempre al compagno. E Maria non è stata forse l'indivisibile - compagna di Cristo in tutta l'opera della nostra salvezza? La sposa è simile allo sposo, essendo l'aiuto simile a Lui, «adiutorium simile sibi» (Gen.2,18). E la Vergine SS. non fu forse la sposa di Cristo nella rigenerazione soprannaturale dell'umanità? La Regina è simile al Re, poiché su di essa viene spontaneamente a riflettersi tutto il regale fastigio. E la Vergine SS. non è forse la Regina del regno di Cristo? ...  

Tutto ciò a priori. Ma anche a posteriori si giunge alla medesima conclusione. E difatti, quanta somiglianza v'è tra Cristo e Maria! Predestinato in modo tutto singolare il Figlio, predestinata in modo tutto singolare la Madre. Preconizzato dai Profeti il Figlio, preconizzata anche la Madre. Vivamente atteso e sospirato dai secoli il Figlio, vivamente attesa e sospirata dai secoli la Madre. Mediatore il Figlio, Mediatrice la Madre. Redentore il Figlio, Corredentrice la Madre. Onnipotente per natura il Figlio, onnipotente per grazia la Madre. Immacolato il Figlio, Immacolata la Madre. Vergine perpetuo il Figlio, Vergine perpetua la Madre. Pieno di grazia il Figlio, «et vidimus Eum plenum gratia» (Gv.1,14), piena di grazia la Madre: «Ave, gratia plena» (Lc.1,28). Mite ed umile di cuore il Figlio, mite ed umile di cuore la Madre. Poverissimo di beni terreni e straricco di beni celesti il Figlio, poverissima di beni terreni e straricca di beni celesti la Madre. Trafitto il Figlio nel corpo dai chiodi durante la sua tremenda Passione, trafitta la Madre nell'anima dalla spada del dolore durante la sua non meno tremenda Compassione. Singolarmente esaltato il Figlio, per il suo abbassamento, con la sua gloriosa Ascensione, singolarmente esaltata la Madre, pel suo abbassamento, con la sua gloriosa Assunzione in anima e corpo al Cielo. Alla destra del Padre s'asside il Figlio, alla destra del Figlio s'asside la Madre, acclamata da tutta la corte celeste. Come Cristo, anche Maria è un prodigio,  anzi, un triplice prodigio: nell'ordine della natura, della grazia e della gloria. Giustamente cantava il celebre Lodovico Antonio Muratori:  

«Chi di veder desia - quai sappia fare alti prodigi Iddio - miri l'Uomo­Dio e dopo Lui Maria». Data questa mirabile somiglianza, noi siamo in diritto di concludere che, come Gesù disse: «Chi vede me, vede anche il Padre mio», così la Vergine SS., fatte le debite proporzioni può ripetere: «Chi vede me, vede anche il Figlio mio!»  

P. G. Roschini O. S. M. 


La pienezza della maternità o della paternità spirituale può arrivare solo quando sei unita a Me come Mia Madre sotto la Croce.

 


La pienezza della maternità o della paternità spirituale può arrivare solo  quando sei unita a Me come Mia Madre sotto la Croce. Quando condividi con  Me la Mia Offerta per il riscatto dei Miei figli.  

La Mia paternità, che salva tutti coloro che vogliono riceverla, si è realizzata  attraverso il Mio Sacrificio della Croce – per il martirio del Sangue.  

La maternità della Mia Mamma si è realizzata per il martirio del Cuore e la co- offerta di Sé.  

Per guidare gli altri, bisogna fare ciò che Maria ha fatto e trovarsi dove  Ella si trovava al momento dell’accomplimento dell’Opera della Salvezza.  

Guidare gli altri non significa predicare. È offrirsi per loro con Me. È una  preghiera perseverante e lo sforzo delle rinunce in loro intenzione. È amare Dio in  loro e rimanere con loro nel Mio amore.  

La prossimità fisica non è necessaria, ma è necessaria una prossimità e una  preoccupazione spirituale dettate da un puro amore che si abbandona tra le  Mie braccia.  

Sappi che i progressi dei tuoi figli spirituali sono sempre condizionati dai  tuoi progressi nel tuo amore verso di Me: da un amore sacrificiale costruito sul  rinuncia a sé.  

Solo allora arrivano i miracoli delle conversioni e delle guarigioni  interiori, libere da attaccamenti umani.

 Alice Lenczewska, 1.IX.1989 

EXTOLLENS VOCEM

 


ROSARIO

 nella eloquenza di 

VIEIRA


ESTOLLENS VOCEM

Considerando dunque in primo luogo l'altezza della Maestà, a cui presentiamo le nostre petizioni, e cominciando (per maggiore chiarezza) da dove inizia il Rosario; qual è la sua prima voce? La prima voce del Rosario è: "Pater noster, qui es in coelis" (2): Padre nostro che sei nei cieli. È una voce che sale dalla terra al cielo, e al cielo dove si trova Dio, vediamo se è alta e altissima: "Extollens vocem"? Noi non facciamo caso a questa che sembra una banalità; ma il più grande maestro di preghiera, che fu Davide, ne fa grande osservazione: "Voce mea ad Dominum clamavi, et exaudivit me de monte sancto suo" (3). Davide era un grande contemplativo, ma in questa occasione (quando fuggiva da suo figlio) pregò vocalmente. Questo significa, "Vocea mea", preghiera vocale. E ciò che è molto significativo, è che questa sua voce uscendo dalla valle di Cedron, per dove camminava, fosse udita sul Monte Tabor, la gloria, dove Dio ha il trono della sua Maestà: "De coelo, et sublimi throno gloriae suae", commenta Sant'Atanasio. Il cielo, dove Dio ha il trono della sua Maestà, non è uno dei cieli che vediamo, ma un altro cielo sopra questi quasi infinitamente più elevato e sublime: perciò non dicono: "Qui es in coelo", ma "Qui es in coelis". Della stessa frase si servì Cristo, quando disse che gli Angeli che assistono sulla terra nella nostra guardia vedono sempre Dio, che è, non nel cielo, ma nei cieli: "Semper vident faciem Patris, qui in coelis est" (4). E combinando un Testo con un altro, è una prerogativa veramente ammirevole, che dove arrivano gli Angeli con la vista, arrivino gli uomini con la voce. La sfera della voce è senza confronto più limitata di quella della vista. Ma questo si intende della voce con cui parliamo, e non della voce con cui preghiamo. La voce con cui parliamo difficilmente si estende a tutta questa Chiesa, e la vista ha una sfera tanto più grande e alta, che arriva al firmamento dove vediamo le stelle. Tuttavia, la voce con cui preghiamo, non solo arriva al firmamento che vediamo, che è il cielo delle stelle, ma al medesimo empireo, che non vediamo, che è il cielo di Dio. Il cielo che vediamo è il cielo della terra; il cielo dove si trova Dio, è il cielo del cielo: "Coelum coeli Domino" (5). E questo è ciò che ponderava e ammirava Davide nella voce della sua preghiera: "Voce mea ad Dominum clamavi, et exaudivit me de monte sancto suo". 

Ma da qui si vede, che l'altezza di questa voce è ancora più meravigliosa in coloro che pregano il Rosario. Davide dice che clamò e gridò con la sua voce: "Voce mea ad Dominum clamavi": e nel Rosario non è necessario clamare, né ancora suonare. Anna, madre di Samuele, fu un'eccellente figura di coloro che pregano il Rosario. Di lei dice il Testo sacro, che moltiplicando le preghiere, si vedevano solo muovere le labbra, ma la voce non si udiva in alcun modo: "Cum multiplicaret preces coram Domino, tantum labia illius movebantur, et vox penitus non audiebatur" (6). Lo stesso accade qui puntualmente. Anna moltiplicava le sue preghiere; e chi prega il Rosario, le moltiplica anch'esso, perché ripete molte volte la stessa preghiera. Ad Anna si vedevano solo i movimenti della bocca, ma la voce non si udiva; e voi pregate il vostro Rosario con una voce così interiore (e perciò più devota che né quelli che sono molto vicini vi sentono, né voi stessi vi sentite). E quando voi non udite la vostra stessa voce, essa è così alta, e sale così in alto, "Extollens vocem", che arriva dove si trova Dio: "Qui es in coelis". 

Non mancherà però chi dica, che questa circostanza di pregare Dio, mentre è nel cielo, sembra una cerimonia superflua, e non solo non necessaria, ma nemmeno conveniente. Commentando Sant'Agostino queste parole, che nel suo tempo non erano ancora del Rosario, ma erano le stesse, dice così: "Non dicimus Pater noster, qui es ubique, cur, et hoc verum sit, sed Pater noster, qui es in coelis". Dio, per la sua immensità, è ovunque, e non solo con noi, ma in noi, in qualsiasi luogo ci troviamo. Quindi non è necessario invocare Dio mentre è nel cielo, poiché lo abbiamo anche sulla terra; tanto più che invocarlo nel cielo, sembra allontanare Dio da noi, e pregare da lontano, quando sarebbe più conveniente e più conforme all'affetto della devozione farlo da vicino. Non è più conveniente parlare con Dio, dove lui è, e noi siamo, che dove lui è, e noi non? Lo stesso Davide, così grande maestro di quest'arte, chiedeva a Dio che la sua preghiera arrivasse molto vicino al suo divino sguardo: "Appropinquet deprecatio mea in conspectu tuo" (7). E il Rosario, prima che le Ave Maria convertite in rose gli dessero questo nome, si chiamava il Salterio della Vergine; perché quello di Davide si compone di cento e cinquanta Salmi, e quello della Signora di un numero altrettanto di saluti angelici. Dunque se Davide, nel suo Salterio, chiede a Dio che la sua preghiera arrivi molto vicino a lui, "Appropinquet deprecatio mea in conspectu tuo"; come noi, nel Salterio della Vergine, ci poniamo così lontani da Dio, o Dio così lontano da noi, quanto va dalla terra al cielo: "Qui es in coelis"?

Dico che il nostro dettame non è diverso, se non lo stesso di Davide. E perché? Perché quanto più colui che ora si allontana da Dio, tanto più la sua preghiera si avvicina a lui. La preghiera e colui che prega, si pongono davanti a Dio, come in due bilance: e quanto più colui che prega si umilia e si allontana, tanto più la preghiera si innalza e si avvicina: lui più lontano per rispetto, e lei più vicina per accettazione. Due uomini andarono al Tempio a pregare, dice Cristo, un Fariseo e un Pubblicano. Il Fariseo, come Religioso di quel tempo, si avvicinò molto all'altare e al Sancta Sanctorum, e lì rappresentava a Dio le sue buone opere. Il Pubblicano, al contrario, si mise molto lontano, "Stans a longe"; e senza osare alzare gli occhi al cielo, si batteva il petto e chiedeva perdono dei suoi peccati. Questa fu la differenza tra i pregatori e le preghiere: e qual è stato il risultato? "Descendit hic justificatus ab illo". Colui che si avvicinò molto all'altare e a Dio, la sua preghiera rimase molto lontana, perché fu riprovata; e colui che si mise molto lontano, "Stans a longe", la sua preghiera si avvicinò molto a Dio, perché fu accettata. Lui lontano per rispetto, e la sua preghiera vicina per gradimento: lui lontano per reverenza, e lei vicina per accettazione: "Non audebat appropinquare, ut Deus ad eum appropinquaret": dice il venerabile Beda. E questo è ciò che facciamo fin dall'inizio del Rosario. Anche se Dio è ovunque, non lo invochiamo da vicino, mentre assiste sulla terra per immensità, ma da lontano, e molto lontano, mentre presiede nel cielo per Maestà: "Qui es in coelis"; e quanto più, come è ragione, ci umiliamo, tanto più la voce della nostra preghiera si innalza: "Extollens vocem". 

È vero, come ponderava Sant'Agostino, che per l'efficacia di questa preghiera bastava pregare Dio sulla terra, ma per la dignità no. Perché Dio sulla terra è solo per presenza come immenso, nel cielo è per Maestà come Altissimo. Questa fu la differenza che considerò e distinse il Prodigio nella sua preghiera: "Peccavi in coelum, et coram te": peccai contro il cielo e alla tua presenza. E perché quel giovane, già ben compreso, fece questa differenza di luogo in luogo e di Dio a Dio? Perché sulla terra riconosceva la sua presenza, e nel cielo contemplava la sua Maestà. Nel "coram te", confessava la presenza offesa; nel "peccavi in coelum" la Maestà lesa. E come Dio sulla terra è solo per presenza come immenso, e nel cielo per Maestà come Altissimo: "Tu solus Altissimus in omni terra"; perciò il divino Autore di questa divina preghiera, affinché conoscessimo il modo di pregare altissimo, che ci insegnava, ci ordinò di pregare a Dio, non in quanto è per presenza in ogni luogo, ma in quanto è per Maestà nel cielo dei cieli: "In coelis". Il Pubblicano che pregò bene, ma a modo della Legge antica, dice l'Evangelista, che nemmeno osava alzare gli occhi al cielo: "Nolebat nec oculos ad coelum levare": mentre il Maestro Divino della Legge della grazia, non solo vuole che alziamo gli occhi e le mani al cielo, ma che fin dall'inizio della nostra preghiera la presentiamo nel cielo dei cieli davanti al Divino accoglimento, e che dove Dio assiste per Maestà come Altissimo, là la nostra preghiera entri con fiducia, e là salga e si innalzi la nostra voce: "Extollens vocem".


Donati completamente ai Designi Divini, non mettete nulla da parte vostra, ciò che dovete mettere davanti al Nostro Dio è la vostra volontà totale.

 


Rosario – Messaggio UNICO


Messaggio della Santissima Vergine Maria a J. V.


14 agosto 2025

Parla la Santissima Vergine Maria.

Preparate, miei piccoli, per gli eventi che devono accadere, vi abbiamo già promesso che coloro che sono con il Cielo saranno protetti, perché Noi proteggiamo coloro che possono essere chiamati veri figli di Dio. Che tristezza per il Cielo che siano così pochi quelli che reagiscono a questo Amore così grande del Nostro Dio! Come si pentiranno le anime quando arriveranno, dopo la loro morte, a presentarsi davanti alla Divinità, là nel Regno dei Cieli, per essere giudicate! Comprenderanno il tempo perso, comprenderanno tanta tradimento che l'essere umano ha causato a Mio Figlio Gesù Cristo e, con ciò, anche al Nostro Padre Dio e Creatore.

Miei piccoli, voi che siete con Noi, sentite dentro di voi come si stanno sviluppando gli eventi, perché Mio Marito, Lo Spirito Santo d'Amore, vi ha dato quella Grazia di farvi conoscere ciò che segue; certamente, non con lussi di dettagli, perché non sopportereste, in un dato momento, tanto male che cadrà sulla Terra e sugli uomini. Ma ringraziate lo Spirito Santo d'Amore che vi lascia sapere tutte queste cose, un po' prima che accadano.

Certamente, siete stati preparati per anni per questi momenti che si stanno per sviluppare, siete forti, sopporterete la prova, perché siete stati preparati per questo, ma deve ancora esserci una grande parte di voi, in questione dell'Amore verso i vostri fratelli, perché, come vi è stato detto, non perché una grande parte dell'umanità sarà eliminata, queste anime saranno condannate. Se pensaste così, non sareste scelti del Regno, perché nel vostro cuore non può esserci gioia, quando c'è tanta tristezza intorno a voi, e specialmente, in Noi, nel Cielo, che cerchiamo il vostro bene, ma ci fa male il male con cui agisce la maggior parte degli esseri umani.

D'altra parte, sì, vi chiedo di rallegrarvi perché siete stati scelti per iniziare una nuova generazione dentro di voi, con lo Spirito Santo d'Amore. Vi farà sapere ciò che verrà, ma molto poco, come vi ho detto, non con lussi di dettagli, affinché cresca in voi un grande amore per i vostri fratelli, che dovranno soffrire molto, per non aver avuto dentro di sé, ciò che è la vita nella Grazia, ciò che è la vita d'Amore che vi ha dato Nostro Padre e che Mio Figlio Gesù Cristo ha confermato con la Sua venuta sulla Terra.

Vi è stato insegnato molto su ciò che deve venire, ma ci sono anche molte anime, o che non credono o che non gli importa ciò che deve venire, e che, certamente, nel momento della grande prova, si pentiranno di aver scelto il cammino del male e di non aver cercato di essere nel bene, che, essendo nel bene, vi sentite colmi dell'Amore del Nostro Dio.

Quanto si perdono le anime che non hanno scelto il cammino del bene! È così bello, è così grande l'Amore del Nostro Dio. Quando arriva fortemente alle Nostre anime, e dico, quando arriva, è quando vi rendete conto che avete bisogno di qualcosa di più di ciò che normalmente avete, ma che non vi riempie più, avete bisogno di quella forza amorosa che dovete chiedere, miei piccoli, perché non avete idea di che cosa sia quella bellezza spirituale, che certamente verrà data con la Pentecoste che tutta l'umanità vivrà. Certamente, ci saranno anime che non saranno pronte né vorranno essere pronte per quella bellezza spirituale, pregate per loro, perché, ricordate che il libero arbitrio ferma e opacizza tutta Luce che possa venire dal Cielo verso di loro.

Certamente, Nostro Dio, insisterà sempre affinché l'anima cambi, scelga, con insistenza, ma confidate. Nonostante la sua negazione, confidate nella preghiera, la preghiera uscita dal cuore fa miracoli, e voi siete ora, in questi tempi, per fare miracoli, perché salverete innumerevoli anime, che sono i vostri fratelli, e che hanno anche il diritto di vivere nel Regno dei Cieli o di avere un forte e buono cambiamento, per vivere questi tempi belli di cambiamento.

Quanto Amore, quanto Amore, versa Nostro Dio su di voi! Quante bellezze vedrete! Quanto pentimento avranno le anime buone, che con quel pentimento riceveranno più benedizioni da parte del Nostro Dio! Le anime pentite, le anime dolenti nei loro peccati riceveranno grandi benedizioni: un Amore profondo del Nostro Dio.

Meditate, meditate da soli, sia davanti al Santissimo, sia a casa vostra davanti a un'immagine del Nostro Dio, meditate, perché la preghiera vi porterà profondamente, al cuore del Nostro Dio.

Avete bisogno di crescere di più nell'Amore, donatevi completamente ai Disegni Divini, non mettete nulla da parte vostra, ciò che dovete mettere davanti al Nostro Dio è la vostra volontà totale, che Lui entri in voi, che Lui vi porti dove Lui vuole portarvi, perché voi non sapete scegliere ciò che è buono per la vostra anima. Lui, nella Sua Divina Volontà, vi porterà verso la perfezione dell'Amore. Lasciatevi, lasciatevi muovere dal Nostro Dio e presto arriverete alla Santità a cui siete tutti chiamati.

Che l'Amore della Santissima Trinità si riversi su ciascuno di voi. Amen.


Dove regna il Divin Volere l’anima chiama Iddio insieme nel suo operare. L’offerta a Dio delle proprie azioni la purifica e la disinfetta.

 


Dal Vol. 21 - 3 Marzo 1927

Dove regna il Divin Volere l’anima chiama Iddio insieme nel suo operare.
L’offerta a Dio delle proprie azioni la purifica e la disinfetta.

Stavo offrendo i miei piccoli atti come omaggio d’adorazione e di amore al Supremo Volere, e pensavo tra me: “Ma è proprio vero che [ciò che] fa l’anima che fa la Divina Volontà fa lo stesso Dio?” Ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:

“Figlia mia, non Mi senti in te che sto seguendo gli atti tuoi? Dove regna la mia Volontà, tutte le cose, anche le più piccole e naturali si convertono in diletto per Me e per la creatura, perché sono effetto di una Volontà Divina regnante in lei che non sa uscire da sé neppure l’ombra d’infelicità alcuna. Anzi tu devi sapere che nella Creazione il nostro Fiat Supremo stabilì tutti gli atti umani investendoli di diletto, di gioie e di felicità. Sicché lo stesso lavoro non dovea dare nessun peso all’uomo né dargli ombra di stanchezza, perché possedendo il mio Volere possedeva la forza che mai stanca e viene meno. Vedi, anche le cose create sono simbolo di ciò: si stanca forse il sole di dare sempre la sua luce? Certo che no. Si stanca il mare a mormorare continuamente, a formare le sue onde, a nutrire e moltiplicare i suoi pesci? Certo che no. Si stanca il cielo a stare sempre disteso, la terra a fiorire? Certo che no. Ma perché non si stancano? Perché c’è dentro di loro la potenza del Fiat Divino che tiene la forza che non esaurisce mai. Quindi tutti gli atti umani entrano nell’ordine di tutte le cose create e tutti ricevono l’impronta della felicità: il lavoro, il cibo, il sonno, la parola, lo sguardo, il passo, tutto. Ora finché l’uomo si mantenne nel nostro Volere si mantenne santo e sano, pieno di vigore e di energia instancabile, capace di gustare la felicità dei suoi atti e di felicitare Colui che gli dava tanta felicità. Come si sottrasse, cadde malato e perdette la felicità, la forza instancabile, la forza ed il gusto di gustare la felicità degli atti suoi che il Divin Volere con tanto amore avea investito. Questo succede anche tra chi è sano e tra chi è malato: il primo gusta il cibo, lavora con più energia, prende piacere nel divertirsi, nel passeggiare, nel chiacchierare; il malato si disgusta del cibo, non sente forza di lavorare, s’annoia dei divertimenti, l’infastidiscono le chiacchiere. Tutto gli fa male, la malattia ha cambiato la sua natura, gli atti suoi, in dolori.

Ora supponi che il malato ritornasse nel vigore della sua salute, si ripristinerebbe nelle forze, nel gusto di tutto. Sicché la causa della sua malattia è stata l’uscire dalla mia Volontà; il ritornare e farla regnare sarà causa che ritorni l’ordine della felicità negli atti umani e farle prendere la sua attitudine negli atti della creatura. E come offre il suo lavoro, il cibo che prende e tutto ciò che fa, da dentro quegli atti umani si sprigiona la felicità messa in essi dal mio Volere in quei atti e (per) salire al suo Creatore per dargli la gloria della sua felicità. Ecco perciò dove regna la mia Volontà non solo Mi chiama insieme con lei ad operare, ma Mi dà l’onore, la gloria di quella felicità con cui investimmo gli atti umani. Ancorché la creatura non possedesse tutta la pienezza dell’Unità della Luce della mia Volontà, purché offra tutti gli atti suoi al suo Creatore come omaggio ed adorazione, siccome il malato è lui, non Dio, Iddio riceve la gloria della felicità dei suoi atti umani. Supponi un’ammalata che facesse un lavoro oppure un cibo suo lo prendesse ad uno che è sano, questo che gode la pienezza della salute non avverte nulla, né della stanchezza di quel lavoro né lo stento che l’ammalato ha sentito nel farlo né il disgusto di quel cibo che avrebbe sentito se l’avesse preso l’infermo, anzi gode della pienezza della sua sanità, del bene, della gloria e della felicità che gli porterà quel lavoro, e gusta il cibo che le è stato offerto. Così l’offerta delle proprie azioni purifica, disinfetta le azioni umane e Dio riceve la gloria a Lui dovuta, e per contraccambio fa scendere la gloria su colei che offre a Lui le sue azioni”.