sabato 31 agosto 2019

IL PADRE NEGLI ULTIMI TEMPI



"Voglio essere come un bambino piccolino... che tira la veste al suo Papà e con il sorriso gli chiede le cose più semplici, che al mondo possono sembrare le più impossibili..."
La piccolina del Padre

Come avverrà il "ritorno" del Figlio dell'uomo?
 
«Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo»
La folgore non si sa da dove viene, e così sarà della venuta del Figlio con la Potenza del Padre. Prenderà tutti di sorpresa, perché noi la attendiamo dal di fuori, in maniera eclatante; mentre sarà una cosa tutta spirituale, che opererà nel profondo delle coscienze. Gli ebrei aspettavano un Messia trionfatore, e venne umile e povero. Noi stiamo attendendo il suo ritorno tra cadere di stelle e fragore di tuoni, e invece sta avvenendo nel silenzio dei singoli spiriti.
Tale venuta, già preparata nell'intimo delle coscienze, nel tempo stabilito sarà manifesta e rapida, improvvisa, come la folgore che in un istante nasce, si sviluppa, rompe le tenebre, illumina. Vuol dire che gli uomini, man mano che saranno interiormente pronti, vedranno in un istante un raggio dello splendore divino e lo accetteranno, perché nessuno può rifiutare la Luce una volta che la ha vista. Come è accaduto a San Paolo, a Sant'Agostino, a San Benedetto, a San Francesco....

SPIRITO SANTO



Vieni, o Spirito di Dio, Principio della vera Sapienza, e fa che i redenti temano sopra ogni altro male il peccato, e bramino sopraogni altro bene i beni eterni del Cielo, affinchè sia finalmente rinnovata la faccia della terra.

venerdì 30 agosto 2019

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO



Dopo la colpa, la via del Sangue

Né la mente, né il cuore, né le labbra sanno formulare l'espressione corrispondente alla sublimità delle operazioni di Dio. Da tre giorni l'anima è insistentemente attratta alla contemplazione del Verbo generato nel seno del Padre. E una elevazione ineffabile a cui non può trasportare che la grazia, non potendo da noi, non solo penetrare, ma neppure avvicinarci ai Misteri di Dio [...]
Contemplando la generazione eterna del Verbo nel seno del Padre, si rende omaggio al Padre e allo Spirito Santo: si onora il Mistero dell'Unità e della Trinità di Dio, dai quali si espandono, come torrenti di luce, gli infiniti Misteri della Potenza, della Misericordia, della Grazia, dell'Amore per noi; i Misteri eccelsi, inconcepibili, intrinseci della sua Gloria [...].
Dalla contemplazione del Verbo nel Cuore di Dio, la grazia mi porta a contemplare il Cuore di Dio nel Verbo Incarnato. Gesù mi porta a piè della sua Croce; la sua delizia è la sua passione, perché essa ripara alla nostra immensa cecità.
Accanto al suo Cuore, palpitante di misericordia, intendo che la via più sicura, più breve e più rapida per tornare al seno di Dio, dopo la colpa, è quella del Sangue. In esso, siamo rigenerati, e, per esso, possiamo risalire alla contemplazione della generazione del Verbo.
Comprendo ora che la elevazione nei Misteri è più fruttuosa di qualunque forma di preghiera, di qualunque altro slancio dell'anima. Voglio adorarti, Signore, come i Santi, come gli Angeli, come la Vergine! q. 12

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


SPIRITO SANTO



Vieni, o dolce Vincolo, che lega Creatore e creatura, aduna nella vera Chiesa tutte le nazioni, e col dono della tua Pietà riaccendi ed accresci in noi quel fuoco che Gesù venne a portar sulla terra per rinnovarla. 

Madre Maria Candida dell’Eucaristia



Quando ci decidiamo ad amare la Croce e a porre in essa le nostre delizie, essa allora diventerà leggera!

LA VERITA' ALL'AMMALATO GRAVE



Vedere che un Tizio, senz'accorgersene, è minacciato da un pericolo gravissimo e imminente, e non avvertirlo, è cosa affatto disumana. Ora, la stessa qualifica meriterebbero coloro che sono attorno a un infermo colpito da malattia mortale, a rapido decorso, e volutamente si astengono dal rivelarglielo, anzi fanno di tutto, mediante la sciagurata "bugia pietosa", per illuderlo. "Per non impressionarlo", dicono. E intanto non temono d'impressionarlo convocando attorno a lui altri medici, oltre l'ordinario, e specialisti per tenere consulti urgenti, seguiti forse da immediati interventi.
In una circostanza così tremendamente seria, quando il tempo sta per sciogliersi nell'eternità, non si pensa al torto che s'infligge a un tale ammalato. Si dimentica che egli è soggetto di diritto, e se si affida ad esperti per conoscere la diagnosi esatta del suo male, ha un diritto inalienabile di sapere, nel modo più conveniente, si capisce, il suo vero stato di salute. La formula sistematica della simulazione e dell'inganno viola interessi maggiori dell'infermo, mette in pericolo beni radicali, definitivi ed eterni del paziente. Egli può aver assoluto bisogno di mettersi in regola con Dio, di regolare situazioni che implicano ingiustizie e peccati.
E' dovere quindi dei parenti, dei sanitari, del sacerdote, a cui si può affidare l'incarico, di dirgli con graduale delicatezza la verità, profittando del tempo ancora disponibile, ma prima che non sia troppo tardi. Se tale rivelazione può esser dolorosa, ha pure in sé un contenuto di ricchezze incalcolabili per chi muore e per chi resta: per quello la serenità di un preparato incontro con Dio, per questi la pace della coscienza. Farsi cooperatori di una condanna eterna non è certo pietà e benevolenza, ma crudele tradimento! E dicasi lo stesso di quelli che impediscono a un malato, per lasciarlo tranquillo... gli ultimi sacramenti.

RICORDA: "Se c'è un momento in cui l'uomo ha bisogno di conoscere quel che succede, per quanto amaro sia, è proprio quello che precede la morte. Potrebbe avere qualcosa di decisivo da dire e da fare per sé o per gli altri che, una volta spirato, non potrebbe più né dire ne fare. E forse, da quel qualcosa di decisivo potrebbe acquistare un significato un'intera esistenza apparentemente insignificante" (G. K. Chesterton, La sfera e la Croce).

O MADRE DI MISERICORDIA



O Maria, Madre dei Figlio di Dio, noi ti lodiamo. Tu sei la più santa, la più umana di tutte le creature del Signore. Tu sei la più grande, la benedetta tra tutte le donne della terra.
Tu sei anche la più umile, la più compiacente. Tu sei, da sempre, la Madre di Dio.
O Maria, tu hai anche accettato di essere la Madre piena di misericordia di tutte le umane generazioni, che non cessano di proclamarti beata.
Da venti secoli ormai, presso il tuo Figlio, nella gloria celeste, è come se tu visitassi la terra. Ti metti in ascolto dei discepoli del tuo Gesù, ti chini sui peccatori...
O Maria, perché la nostra gioia sia piena TU non desideri che una cosa, che noi accettiamo pienamente Gesù.
O Madre di misericordia, in questo giorno, in questo luogo, noi sentiamo il bisogno di riceverti, più profondamente ancora come nostra Madre: di prenderti con noi, sempre di più, nello scorrere dei giorni e degli anni. Tutto affidiamo al tuo materno sguardo, alla tua tenerezza, alla tua preghiera di intercessione: le nostre anime, le nostre volontà, i nostri cuori, il tesoro della nostra fede, i nostri limiti, i nostri insuccessi, le gioie, le riprese, le nostre responsabilità, le relazioni umane, gli sforzi per comprendere la nostra difficile epoca; tutta la nostra vita, fino all'ultimo respiro. Tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo lo mettiamo nelle tue mani...
O Madre fa' che possiamo sentire la tua presenza materna tanto discreta ma tanto efficace...

(Giovanni Paolo II)

SAN GIOVANNI DELLA CROCE



Il povero che è nudo verrà vestito e l’anima che si spoglia dei suoi appetiti disordinati, dei suoi affetti e delle sue negligenze, sarà vestita da Dio con la sua purezza, il suo gusto e la sua volontà.

I Dieci Comandamenti



Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta

Il quarto Comandamento: “Onora il padre e la madre”. 


4.4.1. «La Giustizia non sarebbe giustizia se non usasse la stessa misura verso chi non onora i figli.». 
 

Come dice Gesù in un dettato diretto personalmente alla mistica Maria Valtorta54, Dio sarebbe ingiusto se solo verso i figli usasse severità per i loro comportamenti sbagliati verso i genitori. Lo stesso vale infatti sull’altro versante.  
E Maria Valtorta che tanto ebbe a soffrire da una madre che, in vita, non fu certo fra le più dolci e sollecite verso i bisogni della figlia inferma, fu, per il suo amore inarrendevole, causa di salvezza per la stessa. 
 
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Dice Gesù: 
«Ascolta, Maria. Conosci la parabola55 di quel padre che ha due figli: uno dice: “Sì, padre mio”, e poi non fa nulla; l’altro dice: “No, padre mio”, e poi fa quello che il padre gli chiede? 
Non voglio qui farti meditare sui doveri dei figli e sulla bellezza dell’ubbidienza. No. Dico solo che forse quel padre non era un modello di padre. Prova ne sia che i figli non lo amavano: uno mentisce, l’altro risponde con un rifiuto che supera poi con sforzo soprannaturale. 
Non tutti i figli sono perfetti, ma anche è verità che non tutti i genitori sono perfetti. Il comandamento dice56: “Onora il padre e la madre” e chi lo contravviene pecca e sarà punito dalla Giustizia divina. Ma la Giustizia non sarebbe giustizia se non usasse la stessa misura verso chi non onora i figli. 
Onorare nel linguaggio antico vuol dire: trattare con del riguardo riverenziale una persona. Ora se è doveroso onorare coloro che ci hanno dato la vita ed hanno provveduto ai nostri bisogni di infante e di fanciullo, non è meno vero che anche si deve, dai genitori, onorare le creature che Dio ha concesso di avere ed ha affidato alle creature che le hanno generate perché le allevino santamente. 
Troppo sovente i padri e le madri non riflettono che essi divengono depositari e custodi di un prodigio di Dio Creatore. Poiché ogni esistenza nuova è un prodigio del Creatore. Troppo sovente i genitori non pensano che dentro quella carne generata dalla carne e dal sangue umano vi è un’anima creata da Dio e che deve essere cresciuta ad una dottrina di spirito e verità per essere riconsegnata a Dio degnamente. 
Ogni figlio è un talento57 affidato dal Signore ad un suo servo. Ma guai a quel servo che non lo fa fruttare, lo lascia inerte disinteressandosene, oppure, peggio ancora, lo disgrega e corrompe. Se a colui che non veglia ad arricchire il talento vivo del buon Dio, Dio chiederà con voce severa il perché e comminerà un lungo castigo, a colui che disperde e uccide l’anima di un figlio, Iddio, padrone e giudice di tutto ciò che è, con inesorabile verdetto comminerà eterna pena al genitore omicida della parte più preziosa del figlio: la sua anima. 
Questo nel campo generale. Ora al lato particolare. Sai come devi tu amare tua madre per poterla continuare ad amare? Di un amore unicamente spirituale. L’altro... è inutile.  
Ella non lo vede, non lo capisce, non lo sente. E vi calpesta sopra facendoti sanguinare nella tua umanità. Perciò ti dico: amala solo spiritualmente. Ama cioè e adoperati per la sua povera anima. Né ti dico oltre poiché sei figlia e non voglio che insieme si manchi d’onore ad una madre. Io sono Dio e Giudice. Lo potrei fare. Ma con te non lo voglio fare. Anche se un genitore manca va rispettato perché è “genitore”. 
Ama la sua povera anima. Ha molto bisogno della tua carità di figlia. I padri e le madri che peccano verso i figli hanno bisogno, in ordine alla vita eterna, dell’aiuto dei figli e del perdono dei figli per avere alleggerita la pena. 
Rifletti molto su quanto dico senza che Io abbia bisogno di aggiungere altro. Se tu ti fermi a considerarla come donna non puoi onorarla. Ne convengo. Ma considera che è un’anima figlia di Dio e molto, molto, molto rudimentale. La tua carità di figlia deve adoperarsi a riparare le sue deficienze, devi arricchirla tu perché non si presenti troppo povera al Dio Giudice. 
Hai pietà degli infermi e hai amore per i pargoli. Ma quale puerizia spirituale è più puerizia di quella di tua madre? E quale infermità spirituale è più infermità di quella di tua madre? Abbraccia perciò il suo spirito oscuro e pesante e alzalo verso la Luce. 
Difficile amore quello spirituale. Lo so. Ma è amore di perfezione. È l’amore che ho avuto Io per tanti, mentre ero mortale. Io sapevo chi mi avrebbe tradito. Sapevo chi mi avrebbe rinnegato. Sapevo chi sarebbe fuggito nell’ora tremenda. Nulla mi era oscuro. Ebbene, ho compiuto prodigi immisurabili d’amore spirituale - poiché la mia Carne e il mio Sangue fremevano di ripulsione quando sentivano a sé vicini i pavidi, i rinnegatori e specie il traditore - per cercare di salvare i loro spiriti. 
Molti ne ho salvati così. Solo i posseduti completamente dal demonio completamente dico, furono tetragoni al mio lavacro d’amore spirituale. Gli altri, posseduti da una passione sola, furono salvati avanti o dopo la mia Morte. Giuda, Caifa, Anna e qualche altro, no, poiché i sette principi dei demoni li tenevano avvinghiati con sette corde, e coorti di demoni erano in loro a compiere il lavoro che fece di loro le gemme dell’Inferno. 
Tu ama così. Farai il tuo dovere e mi ti mostrerai discepola vera.  
Riguardo a lei, lascia a Me l’uffizio di Giudice.  
Va’ in pace, anima cara, e non peccare.» 
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a cura del Team Neval

Riflessioni di Giovanna Busolini 
 


Angeli e Draghi XII: Spada fiammeggiante di San Michele





San Padre Pio fece una battaglia spirituale con i demoni per liberare le anime e nel suo santuario c'è un mosaico dell'Arcangelo Michele che consegna a Padre Pio una spada. Nel libro "Preghiere della liberazione per i laici", l'esorcista p. Chad Ripperger usa la spada di San Michele, insieme alla spada della Madonna e alla spada della Croce di Nostro Signore, per sconfiggere il nemico.
La beata Catherine Emmerich (1774-1824) vide spesso San Michele con una spada fiammeggiante. Poiché il rosario è un'arma e la Parola di Dio una spada a doppio taglio (Eb 4:12), quindi qui sulla terra la vera spada fiammeggiante di San Michele non è altro che la preghiera di San Michele. Papa Leone XIII compose questa preghiera minore di esorcismo / liberazione dopo la sua visione il 13 ottobre 1884 , di San Michele che combatte il drago e i suoi angeli alla fine dei tempi. Nel 1886 l'intera Chiesa cattolica recitava questa preghiera infuocata alla fine di ogni messa.
Quando preghiamo la preghiera di San Michele, siamo come l'angelo nel Libro della Genesi con "una spada fiammeggiante che lampeggia avanti e indietro a guardia della via (3:24)". Se non credi che sia una vera spada di fuoco (spada laser) al cuore del drago, guarda come questa semplice preghiera ha influenzato il drago che aveva posseduto un'anima a Earling, Iowa nel 1928:
“Alla stessa menzione di San Michele, Satana iniziò a indietreggiare. Fu torturato da quella parte della preghiera che si riferisce alla solenne petizione indirizzata a San Michele. Rifiutò assolutamente di ascoltare l'affermazione secondo cui San Michele, come capo dei fedeli angeli, gettò Lucifero insieme alle sue legioni nell'abisso dell'inferno. È stato sorprendente quanto temesse la preghiera in onore di San Michele recitata comunemente alla fine della Messa. La preghiera è la seguente: 'St. Michele Arcangelo, difendici in battaglia. Sii la nostra difesa contro la malvagità e le insidie ​​del Diavolo. Che Dio lo rimproveri, noi preghiamo umilmente e tu, o Principe degli eserciti celesti, con il potere di Dio, getta nell'Inferno Satana e tutti gli spiriti malvagi , che vagano per il mondo in cerca della rovina delle anime. Amen.' Vorremmo che noi cristiani recitassimo questa preghiera in onore di San Michele con maggior fervore e devozione ”. 
Sì, tutti i draghi temono San Michele! Ad esempio, nella vera storia del film, "The Exorcist", ciò che ha consegnato il ragazzo era una statua di San Michele che è stata portata sul suo capezzale che ha portato a un sogno di San Michele con una spada fiammeggiante che combatte il diavolo e l'impostazione lui libero. I demoni non solo temono la preghiera di San Michele, ma il nome di San Michele, la Pietra reliquia di San Michele e persino una semplice immagine sacra di San Michele fa fuggire il drago nella paura totale come p. Gabriel Amorth (l'esorcista del Vaticano) racconta,

"Anche le reliquie dei santi che sono i nostri patroni particolari sono efficaci, come spesso sono anche semplici santini benedetti, come quelli raffiguranti San Michele Arcangelo, di cui i demoni hanno particolarmente paura".

[Un esorcista racconta la sua storia]
Papi come Papa Pio XI nel 1930 menzionano di nuovo che questa preghiera fiammeggiante della spada era necessaria dopo la messa. Mentre le due guerre mondiali finivano e il tempo passava, pensando che i nostri tempi pericolosi fossero finiti, i Padri del Concilio Vaticano II decisero che non era più necessario usare questa angelica spada fiammeggiante. Il 24 aprile 1994, vedendo la battaglia che il drago infuriava sull'umanità, Papa Giovanni Paolo II esortò i fedeli:


“La preghiera ci rafforzi per la battaglia spirituale di cui ci viene parlato nella Lettera agli Efesini,“ Trai forza dal Signore e dal suo potente potere ”(Ef 6, 10). Il libro dell'Apocalisse si riferisce a questa stessa battaglia che ricorda ai nostri occhi l'immagine di San Michele Arcangelo (Apocalisse 12: 7). Papa Leone XIII ebbe sicuramente un vivido ricordo di questa scena quando, alla fine del secolo scorso, introdusse una preghiera speciale a San Michele in tutta la Chiesa. "San Michele Arcangelo ci difende in battaglia, sii la nostra protezione contro la malvagità e le trappole del diavolo". Sebbene oggi questa preghiera non sia più recitata alla fine della Messa, chiedo a tutti di non dimenticarla e di recitarla a ottenere aiuto nella battaglia contro le forze dell'oscurità e contro lo spirito di questo mondo. " [Regina Caeli]

Più recentemente p. Gabriel Amorth ci ha ricordato in due dei suoi libri che l'eliminazione della preghiera fiammeggiante della spada di San Michele è stato un grande errore, ha creato un grave vuoto spirituale e un impoverimento spirituale. Anche papa Francesco ci ha ricordato di riprendere questa spada laser della preghiera di San Michele per sconfiggere il drago,
“Il Signore ha affidato agli arcangeli il compito di difendere l'uomo ... gli angeli combattono affinché l'uomo vinca ... il Signore ha principalmente affidato questo compito agli angeli, cioè combattere e vincere ... Recita l'antica ma bella preghiera all'Arcangelo Michele, così può continuare a combattere e difendere il più grande mistero dell'umanità: che la Parola è stata fatta Uomo, è morto e risorto. Questo è il nostro tesoro Affinché possa lottare per salvaguardarlo. " [29/09/14]
Vi sono altre spade fiammeggianti come la Coroncina di San Michele che papa Pio IX indulgeva nel 1851 con indulgenza plenaria se recitata quotidianamente o in speciali feste angeliche; tuttavia, se non sei ancora convinto, guarda come reagisce il drago quando invochiamo San Michele, i cori angelici e Santa Maria,
"Alla petizione," Santa Maria "," St. Michael ", i diavoli si placarono come se fossero stati colpiti da un fulmine. Un lamento mormorio e ovattato sorse alla menzione del coro degli angeli ... Alle parole: "Dalla persecuzione del diavolo", lo spirito malvagio balzò in piedi come se un flagello lo avesse colpito. "Dallo spirito di impurità", come gemette e guaì come una maledizione! " 
Infine, nel bel mezzo della battaglia che il nostro Paese sta affrontando, il vescovo Frank Caggiano della diocesi di Bridgeport ha annunciato che sta riportando la spada fiammeggiante di San Michele da dire dopo tutte le messe della sua diocesi. Dal suo annuncio, anche molti altri vescovi degli Stati Uniti stanno riportando in vita  la spada laser - la preghiera di San Michele.

È una preghiera che vi proteggerà dal male



Signore dammi la forza di oppormi al male.
Signore, abbi pietà di me. Signore esaudiscimi.
Signore non permettere che il diavolo abbia potere su di me.
Signore abbi pietà di me. Signore esaudiscimi.
Signore regalami il dono di essere sempre nel tuo amore, di viverlo e di distribuirlo agli altri.
Signore, abbi pietà di me. Signore esaudiscimi.
Signore sii sempre con me. Guidami, occupati di me e mostrami la via verso di Te.
Signore, abbi pietà di me. Signore esaudiscimi.
Signore, illuminami con il tuo Santo Spirito e regalami il dono del discernimento tra il bene e il male, tra il giusto e lo sbagliato.
Signore abbi pietà di me. Signore esaudiscimi.
Signore voglio essere tuo per l’eternità. Aiutami a essere così come tu mi vorresti.
Signore abbi pietà di me. Signore esaudiscimi.
Amen.

giovedì 29 agosto 2019


LE TENTAZIONI



Si presenta un colloquio ideale, tra Santa Teresa ed un'anima desiderosa d'imitarla. 

ANIMA
Io sento di essere miserabile e perciò fremo davanti alla tentazione! È cosí penoso lottare contro le suggestioni del demonio! 

S. TERESA
Fremere? Perché? Da parte mia, mi abbandonavo pazientemente fra le braccia di Gesù. Medita quanto ti suggerisco e ricordalo nel tempo della prova: Umilia il tuo cuore ed abbi costanza; sopporta i ritardi di Dio e non ti agitare nel tempo dell'oscurità.
In tante anime c'è un grande orrore ed odio per le suggestioni del demonio; tutto ciò non nuoce e non dà superiorità al nemico, il quale si contenta di annoiare ed inquietare le anime, poiché non può fare altro. Ma coraggio! Tu disprezza il più che sia possibile questi turbamenti, poiché il disprezzo è il più utile rimedio.

ANIMA
Possono venire delle tentazioni cosí forti, che il semplice disprezzo pare a me non sia sufficiente a superarle. Insegnami come fare per mettermi al di sopra della tentazione!

S. TERESA
Ma perché cerchi di metterti al di sopra della tentazione?
Alle anime grandi è dato volare al di sopra delle nubi, quando rugge la tempesta; per te basta che sopporti l'acquazzone. Dopo ti asciugherai al sole dell'amore divino. Così facevo io! Nei momenti piú aspri, non potendo liberarmi dal peso umiliante della tentazione e degli impulsi della natura, cercavo ugualmente di amare Dio. Allora questo peso mi diventava leggero come tutto il resto. Talvolta si devono amare anche le proprie debolezze. Durante la mia vita non desideravo che una sola cosa ed è quanto istintivamente chiesi alla Venerabile Madre Anna di Gesù, quando mi apparve: È contento di me il buon Dio? - La risposta fu: Sí, Dio è contento di te, anzi contentissimo, e non ti domanda altro che le tue piccole manifestazioni d'amore ed i tuoi desideri! -
È dunque vero che Gesù dimentica le infedeltà e che i desideri di perfezione gli sono presenti ed allietano il suo Cuore adorabile.
Oh, quanto è ammirabile la capacità del cuore umano per il bene! Tutto quanto esso vuole e desidera, anche se non può realizzarsi, Dio lo reputa come se fosse effettuato. Lo comprendi ora? Persuaditi che, nella vita spirituale, Dio stima maggiormente la grandezza dei tuoi desideri che la perfezione delle opere.

Anche nel tempo della malattia e soprattutto negli ultimi momenti della nostra vita il Sangue di Gesù ci offre salvezza.



Nella vita di S. Francesco Borgia si legge questo terribile fatto. Il santo stava assistendo un moribondo e, prostrato a terra accanto al letto con un Crocifisso, con calde parole esortava il povero peccatore a non rendere inutile per sé la morte di Gesù. Ad un tratto il Crocifisso cominciò a grondare Sangue vivo dalle piaghe: un miracolo voluto da Dio per invitare il peccatore ostinato a chiedere perdono di tutte le sue colpe. Tutto fu inutile. Allora il Crocifisso staccò una mano dalla croce e, dopo averla riempita del suo Sangue, l'avvicinò a quel peccatore, ma ancora una volta l'ostinazione di quell'uomo fu più grande della misericordia del Signore. Quell'uomo morì col cuore indurito nei suoi peccati, rifiutando anche quel dono estremo che Gesù aveva fatto del suo Sangue per salvarlo dall'inferno.

Il Sacro Cuore



Una devozione quantomai attuale

Nella nostra epoca assistiamo all’apice di un graduale e insidioso processo di scristianizzazione della società, che mira a distruggere ogni influenza del Vangelo nella vita dei popoli, sostituendo a poco a poco la vecchia Cristianità con un ateo «regno dell’Uomo», emancipato completamente dalla Legge divina. Questo processo viene sviluppandosi fin dal XV secolo, cioè da quando prese piede un umanesimo antropocentrico e neopagano. Col tempo esso si è esteso dall’àmbito artistico-culturale a quello religioso, politico e socio-economico, per finire con l’imporsi nella vita pubblica con i totalitarismi del XX secolo e, più recentemente, con la propaganda socioculturale anarchica dell’attuale periodo «postmoderno», in cui si pretende di negare e svellere ogni radice cristiana del mondo europeo e dell’intero Occidente.147
Come rievoca Giovanni Paolo II, «purtroppo, alla metà dello scorso millennio, ha avuto inizio, e dal Settecento in poi si è particolarmente sviluppato, un processo di secolarizzazione che ha preteso di escludere Dio e il Cristianesimo da tutte le espressioni della vita umana. Il punto d’arrivo di tale processo è stato spesso il laicismo e il secolarismo agnostico e ateo, cioè l’esclusione assoluta e totale di Dio e della legge morale naturale da tutti gli ambiti della vita umana».148
Pio XII ha così descritto l’avanzare di questo processo, che possiamo denominare la Rivoluzione, con la «r» maiuscola: «Questo nemico (...) si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli, ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale e sociale dell’unità nell’ organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia, la ragione senza la fede, la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà». La Rivoluzione ha dapprima proclamato «Cristo sì, Chiesa no»; poi «Dio sì, Cristo no»; infine ha negato ogni legame dell’uomo col suo Creatore, proclamando: «Dio è morto, anzi Dio non è mai stato». Concludeva il Papa: «Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sull’umanità: una economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio»149.
La più recente fase del processo rivoluzionario è quella esplosa nel mondo dal 1968, nel tentativo di compiere la dissoluzione della famiglia, della moralità pubblica e della civiltà, per imporre sulle loro rovine il dominio sociale delle passioni disordinate, specialmente della sensualità. Questa fase, giustamente definita come «rivoluzione culturale», agisce pacificamente mediante la moda, la pubblicità e i mass-media, producendo sempre più caos e persino morte spirituale, quando non anche fisica. Ammonisce Giovanni Paolo II: «Oggi il cuore, creato per essere il focolare dell’amore, è diventato il focolare centrale del rifiuto di Dio, del peccato dell’uomo che si distoglie da Dio per attaccarsi ad ogni genere d’idoli»150. 
D’altronde, il grave problema dell’uomo contemporaneo non sta tanto nel fatto di commettere abitualmente peccati, quanto nel fatto di aver perso il senso stesso del peccato, la coscienza del peccare. Convinto di essere ormai diventato adulto e autosufficiente, egli ignora o rifiuta la Rivelazione e la promessa della Redenzione, per rinchiudersi nei paradisi artificiali che lo anestetizzano da ogni sentimento di colpevolezza e gl’impediscono di pentirsi. Così egli si mette al riparo dalla divina Misericordia, nella illusione che la giustizia non arriverà mai; ma in questo modo egli si preclude quel soprassalto di pentimento che, solo, potrebbe evitargli il duro risveglio della inevitabile punizione divina.
Il dramma del nostro tempo ha dunque origine morale e religiosa; pertanto esso va risolto usando soprattutto mezzi spirituali, senza trascurare certo quelli materiali. 
Se ben praticata, la devozione al Sacro Cuore è forse l’arma per eccellenza contro questo processo sociale e spirituale che avversa la salvezza delle anime. Spiega un gesuita contemporaneo: «Prima della Rivoluzione Francese, il fedele aveva l’appoggio esterno della società cristiana; ma oggi che la società non è più tale, l’uomo deve trovare dentro di sé la forza per vivere da discepolo di Cristo, dev’essere rafforzato nella fede e nell’ amore. La devozione al Sacro Cuore non è altro che questo rafforzamento dell’ uomo interiore. E dato che la laicizzazione si manifesta oggi in tutta la sua estensione e gravità, solo ora questa devozione corrisponde ai tempi»151. 
L’efficacia del culto al Sacro Cuore ci viene confermata dalla grande avversione che i rivoluzionari provano verso di esso: quando non possono proprio ignorarlo, lo ridicolizzano o lo combattono in ogni modo. Il venerabile catalano José Torras i Bages (1846-1916), vescovo di Vich (Spagna), constatava: «La Rivoluzione è nemica dichiarata della devozione al Sacro Cuore di Gesù, perché un potente istinto le fa capire che è la devozione destinata a distruggerla»152.
Questa devozione costituisce l’estremo rimedio della divina misericordia, al quale dobbiamo ricorrere se vogliamo salvarci sia dalla rovina eterna che da quella temporale. Il padre Jules Chevalier scrisse già nel 1891: «La devozione al Sacro Cuore di Gesù venne rivelata dal Signore stesso e raccomandata dalla Chiesa come un efficace rimedio ai mali del mondo moderno»153. 
Leone XIII ha paragonato il simbolo del Sacro Cuore al segno celeste – certamente la Croce – apparso nel lontano 313 all’ Imperatore romano Costantino come pegno di vittoria: «In hoc signo vinces», «con questo segno vincerai» 154. Secondo il Papa, il Sacro Cuore è oggi il nuovo segno celeste che dev’essere inciso dovunque, a cominciare dai nostri cuori;  il suo messaggio è quello che dev’ essere accolto da tutti i fedeli, per affrontare le grandi sfide della nostra epoca contro la Fede. 
La Chiesa vincerà perché ha la promessa fattale dal Redentore nel Giovedì Santo: «Abbiate fiducia: io ho vinto il mondo!» (Gv.,16,33). Eppure, appena il giorno dopo avveniva la tragedia della Passione e la sconfitta di Gesù sembrava irrimediabile. Egli era stato tradito, condannato a morte, ucciso. Era stato perfino abbandonato dai suoi discepoli e rinnegato da Pietro. Tutto sembrava finito. Ma, agli occhi di Dio, era l’opposto: tutto ricominciava preparando il trionfo della Risurrezione. 
E’ in questa prospettiva, è con questo spirito che devono vivere i fedeli del Sacro Cuore, immersi nel caos del mondo moderno. Anche sotto l’apparenza della indifferenza più sconfortante o della sconfitta più avvilente, essi devono aver fiducia e sperare senza timori né esitazioni, vedendo le cose nell’ ottica della Divina Provvidenza e ricordando sempre la promessa del Redentore stesso: Egli regnerà, nonostante i suoi nemici.

Guido Vignelli

Accendi nel mio cuore la fiamma dell'amore eterno.



Caro Gesù, accendi nel mio cuore la fiamma dell'amore eterno.
Falla crescere e diventare tanto  grande da non far avvicinare nessun male a me, e che io possa incontrare tutti i figli di Dio nel Suo amore.
Amen
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Charles de Foucauld



L’obbedienza è l’ultimo, il più alto e il perfetto dei gradi dell’amore. Quello dove si cessa di esistere per se stessi, dove ci si annulla, dove si muore come Gesù sulla croce. 


I NOSTRI MORTI



Come vederli
Come aiutarli
Come ci aiutano


LA RESURREZIONE DEI MORTI NEL NUOVO TESTAMENTO

Se l'immortalità dell'anima e la sua sopravvivenza dopo la morte, è affermata, direttamente o indirettamente, in tutti i libri dell'Antico Testamento, la risurrezione dei corpi è una verità che solo la pienezza della rivelazione di Gesù presenta con chiarezza e certezza assolute. Dell'Antico Testamento, oltre le affermazioni del libro dei Maccabei già riferite, è opportuno ricordare le parole del profeta Daniele, forse le più chiare di tutte. Eccole: Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come stelle per sempre (Dn. 12,2-3). Vi sono anche altri testi, ma oscuri e di dubbio significato; da ciò si comprende perché i Sadducei, ricordati nel Vangelo, non credessero alla risurrezione dei morti (Mt. 22,23). 
          In polemica con i Sadducei sul problema della risurrezione dei morti, Gesù sentenzia: Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è il Dio dei morti, ma dei vivi (Mt. 22,31-32). Dio è il Vivente (Ap. 1,18) per eccellenza, e se dà la vita allo spirito non può tralasciare il corpo che forma, con lo spirito, il composto umano. L'affermazione più solenne della risurrezione dei morti è riportata dal Vangelo di Giovanni. Gesù distingue la morte spirituale da quella fisica, e attesta che quanti ascoltano la sua parola e credono al Padre che lo ha mandato, hanno la vita eterna. Questa risurrezione spirituale, è opera del Figlio che ha la vita in se stesso, e che il Padre ha mandato come salvatore di tutto l'uomo: corpo e anima. Proprio questa risurrezione spirituale è la caparra della risurrezione anche del corpo che Gesù annuncia con fermezza, prevenendo ogni difficoltà: Non vi meravigliate di questo perché verrà l'ora che tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna (Gv. 5,28-29).
          La consolante verità della risurrezione dei morti, affermata da Gesù, è ripresa dall'apostolo Paolo, il quale non solo la conferma, ma la illustra e ne dà le ragioni teologiche. Paolo è chiamato in giudizio davanti al Sinedrio a motivo della risurrezione dei morti (At. 24,21). Quando, poi, fu giudicato dal governatore Felice, dichiarò davanti a tutti: ... nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti (At. 24,15). Per san Paolo, quindi, non vi è alcun dubbio: tutti gli uomini, giusti ed ingiusti, risorgeranno da morte nel tempo stabilito da Dio, cioè alla fine dei tempi. 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

Santa Elisabetta d'Ungheria - Dio vieta la ricchezza?



Spesso la società associa la ricchezza a uno stigma negativo dell'avidità, ma Dio vieta la ricchezza? Ci sono storie nella Bibbia in cui molti prosperarono e Dio rese gli uomini ricchi. Isaac Abraham, Jacob e persino Giobbe erano tutti ricchi ai loro tempi e Dio usava la loro ricchezza per servire un bene superiore. Mentre la Bibbia mostra anche esempi aspri di come la ricchezza può corrompere o allontanare le persone da Dio, ci sono anche casi in cui Dio ha usato i ricchi per dimostrare carità e onore a lui. Quindi è diverso per i santi?

Santa Elisabetta d'Ungheria
È il caso di Santa Elisabetta d'Ungheria, conosciuta anche come Elisabetta di Turingia. È considerata una delle sante più generose che hanno un forte desiderio di aiutare i poveri che è conosciuta come la Santa per le organizzazioni benefiche cattoliche e la patrona per l'ordine francescano secolare. Nata nell'anno 1207, era una pia giovane principessa nata con estrema ricchezza e privilegio, eppure sentiva una chiamata ad aiutare chi era nel bisogno e a servire i poveri. Come figlia del re Andrea II d'Ungheria, la sua famiglia aveva altri piani per lei e la fidanzò con il conte Luigi di Turingia. Elisabetta aveva tutto il necessario e il capriccio incontrato. Sono sicuro che è facile immaginare una vita di lusso semplice in cui ogni desiderio viene curato e ogni necessità fornita.
A differenza dei casi in cui i reali gocciolano in diamanti o spendono soldi per mobili lussuosi, Elizabeth si sentì chiamata a fare qualcosa di più gratificante. Fu guidata con direzione spirituale da uno dei sacerdoti dell'ordine francescano e fece il suo dovere di aiutare i meno fortunati.Fortunatamente, il suo matrimonio è stato un vero amore (poiché molti matrimoni ai suoi tempi erano principalmente destinati all'eredità della famiglia o per evitare di dividere la proprietà) e suo marito si abbandonava amorevolmente alla necessità di aiutare i poveri e dare via gran parte delle loro razioni alimentari.
Mentre esempi nella Bibbia ci insegnano che avere troppo e non condividere può portare al peccato, è vero il contrario per Elizabeth's Court. Sconvolta dalla sua generosità, molti cortigiani di suo marito mostrarono apertamente disprezzo per la carità di Elisabetta. Suo marito, d'altra parte, era favorevole alla sua ospitalità e suggerì persino al Cortigiano che un atto di gentilezza si sarebbe restituito in qualche altra benedizione. In qualche modo, ogni volta che dava da mangiare il raccolto era abbondante, o riceveva altre benedizioni.

Dio chiama ognuno di noi a cedere come possiamo. L'obiettivo non è quello di dare solo monetariamente. A volte troviamo difficile dare via le nostre cose o addirittura la nostra fiducia aggiungendo clausole. Ricordo che mia figlia voleva aiutare un senzatetto che aveva un cartello che chiedeva cibo. Abbiamo obbligato e gli abbiamo dato alcuni snack che avevamo nella nostra macchina. All'inizio, mio ​​marito è un po 'più scettico rispetto al resto di noi, non era sicuro che l'uomo avesse ulteriori motivi, ma voleva anche che mia figlia sapesse che era importante dare.

La parte più difficile del dare è che non conosciamo sempre le intenzioni di coloro che diamo. Li useranno per il motivo previsto? Che senso ha dare se le persone saranno ingannevoli? Ricordo di aver sentito dire la mia amica mentre le dicevo cinicamente che donare soldi ai senzatetto significava contribuire alla loro tossicodipendenza. La sua risposta è stata "Posso solo sperare che usino i soldi per quello per cui dicono".

Ammetto di aver posto le condizioni per dare. Andava bene fintanto che ciò che intendevo sarebbe successo. Ma quello che ho capito è che Dio non pone disposizioni sul suo amore per noi. Quando Dio ci diede suo Figlio, lo fece senza condizioni, lo fece con puro amore. Quante volte torniamo sulle nostre parole per tutto ciò che Dio ci dà e non riusciamo a mantenere le nostre promesse? Di volta in volta continua a dare, a provvedere sempre a noi, amandoci incondizionatamente.
Dai senza aspettative
Santa Elisabetta lo sapeva. Sapeva che era molto meglio dare a chi era nel bisogno senza alcuna aspettativa. Al punto che i suoi bisogni erano secondari. Elizabeth avrebbe potuto facilmente voltare le spalle a coloro che la circondavano. Era una principessa, aveva le necessità della vita e tuttavia si concentrava sul servire gli altri. Suo marito ha gentilmente aperto un ospedale ai piedi del loro castello in modo che potesse prestare assistenza ai malati e ai poveri. Non era solo ricca in termini monetari, ma la sua ricchezza si misurava anche nella sua compassione e preoccupazione per gli altri.
La maggior parte di noi non avrà la ricchezza monetaria, ma quanti di noi sono disposti a donare tutto noi stessi nel corpo e nello spirito per camminare e servire il Signore? So che è una sfida difficile da porsi e pochissimi prenderanno la chiamata per farlo. Eppure possiamo fidarci che Dio provvederà sempre a noi.
Durante una dura carestia, Santa Elisabetta svuotò le botti di grano delle riserve di suo marito. Molti cortigiani si sono lamentati del fatto che stava dando via tutta la ricchezza del suo regno. Eppure Dio l'ha sempre fornita in abbondanza. Suo marito morì sei anni dopo essersi sposati durante le crociate.Fu a questo punto che molti cortigiani cercarono di bandire Elisabetta dalla corte e di privarla dei suoi titoli e ricchezza. Alla fine fu reintegrata dagli alleati di suo marito che erano tornati dalle Crociate e suo figlio sarebbe stato il prossimo in fila per il trono. Per il resto della sua vita, ha continuato a fare buone opere per servire i poveri e gli ammalati.
Forse non sei chiamato a rinunciare a tutto ciò che hai, ma quali doni ti ha fatto Dio che puoi dare con tutto il cuore e in abbondanza con gli altri? Potremmo non avere la ricchezza monetaria come Santa Elisabetta, ma possiamo avere la ricchezza della compassione e della carità. Una cosa è certa, siamo chiamati a usare i doni che riceviamo in abbondanza per servire alla gloria di Dio.

A. B.