LA FEDE NELL'EUCARISTIA
Chi crede in me ha la vita eterna! (Giovanni, VII, 47).
Che felicità sarebbe la nostra se avessimo una fede viva verso il Santissimo Sacramento! L'Eucaristia è la verità regale della fede; è la virtù, l'atto supremo dell'amore, tutta la religione in atto. Oh, se conoscessimo il dono di Dio!
Ma la fede nell'Eucaristia è un tesoro che si cerca con l'umiltà di spirito, si conserva con la pietà, si difende con ogni sorta di sacrificio. Non aver la fede nel Santissimo Sacramento è la più grande sventura.
I. Anzitutto, è possibile perdere completamente la fede verso il Santissimo Sacramento, quando la si ebbe un tempo e si ricevette la S. Comunione? No, non lo credo! Può un figlio disprezzare suo padre, insultare sua madre, ma non riconoscerli, è impossibile! Cosi un cristiano non può negare di aver ricevuto la Comunione, non può dimenticare ch'ebbe un giorno felice!
L'incredulità verso il Santissimo Sacramento non viene mai dall'evidenza delle ragioni contrarie a questo mistero. Quell'uomo è stordito dagli affari temporali, la sua fede dorme: ha dimenticato. Ma che la grazia lo svegli, la semplice grazia del ravvedimento: il suo primo impulso lo porterà istintivamente verso l'Eucaristia.
L'incredulità proviene talvolta dalle passioni che signoreggiano un cuore. Una passione che vuol regnare è crudele. Soddisfatta nelle sue brame, disprezza; presa di fronte, nega. Da quando, domandate allora, lei non crede più all'Eucaristia? E, risalendo alla sorgente dell'incredulità, si trova una debolezza, un fascino a cui non si ebbe il coraggio di resistere.
L'incredulità viene ancora da una fede per lungo tempo debole e dubbiosa. Taluni rimasero scandalizzati dal numero degli indifferenti, degli increduli nella pratica; altri per aver udito le ragioni artificiose, i sofismi della falsa scienza: perché Nostro Signore non punisce? perché, se è là, si lascia insultare? vi sono tanti che non credono, eppure sono onesti!
Ecco la fede dubbiosa che conduce a non più credere all'Eucaristia. Sventura immensa! Chi vi cade s'allontana, come i Cafarnaiti, da Colui che ha le parole della verità e della vita!
II. - A quali conseguenze si espone chi non crede all'Eucaristia?
Nega la potenza di Dio. Come? Dio sotto questa infima apparenza? Impossibile; chi lo può credere? Accusa di menzogna Gesù Cristo; poiché il Salvatore ha detto: Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue.
Ne disprezza la bontà, come fecero quei discepoli, i quali, all'udire la promessa dell'Eucaristia, si ritirarono e abbandonarono il loro divin Maestro. Quindi, presto sarà scossa e perduta la fede agli altri misteri: se non crede questo mistero vivente e che si afferma con un fatto attuale, qual mistero crederà?
Fra poco diverrà sterile la sua virtù, giacché perde il suo naturale alimento, rompe l'unione con Gesù Cristo, da cui traeva tutto il suo vigore; più non guarda e dimentica il suo modello presente.
La pietà tosto si inaridisce, non avendo più centro di vita e di affezione.
E allora, non più consolazioni nelle traversie della vita; e quando la tribolazione diviene più forte, non tarda la disperazione. Un dispiacere che non possa versarsi in un cuore amico finisce per soffocarci.
III. Crediamo dunque all'Eucaristia. Diciamo spesso: Credo, Signore; aiutate la mia fede vacillante. Nulla più di quest'atto di fede alla sua presenza eucaristica da gloria a Nostro Signore.
Onora eminentemente la sua divina veracità: l'onore più grande che possa farsi ad un uomo è credere sulla sua parola; come la più grave ingiuria sarebbe averlo in sospetto di mentitore, mettere in dubbio la sua parola, domandargli prove, garanzie. Ora se un figlio crede al padre sulla parola, un servo al padrone, un suddito al re, perché non credere sulla parola a Gesù Cristo che ci afferma solennemente la sua presenza nel Santissimo Sacramento?
Quest'atto di fede semplice e assoluto alla parola di Gesù Cristo gli da’ gloria anche perché lo riconosce e l'adora nel suo stato di nascondimento: l'onore che si rende ad un amico che si presenta in incognito, ad un re vestito semplicemente, è più grande che mai; si rende allora veramente onore alla persona e non all'abito. Così avviene riguardo a Gesù nel Santissimo Sacramento: onorarlo, crederlo Dio sotto il velo di debolezza che lo ricopre, è onorare la sua divina Persona, rispettare il mistero di cui si circonda.
Ed è insieme molto più meritorio per noi. Come Pietro allorquando confessò la divinità del Figliuolo dell'uomo, ed il buon ladrone allorché affermò l'innocenza del Crocifisso, così noi affermiamo di Gesù Cristo quello che è, sebbene appaia diversamente; anzi, crediamo il contrario di quello che ci dicono i sensi, appoggiandoci unicamente sulla certezza della sua parola infallibile.
Oh, crediamo, crediamo alla presenza reale di Gesù nell'Eucaristia! Gesù Cristo è là. Il rispetto s'impossessi di noi nell'entrare in chiesa, il rispetto della fede e dell'amore per l'incontro di Gesù Cristo in persona: perché proprio Lui incontriamo! Sia questo il nostro apostolato: sarà anzi la nostra predicazione più eloquente per gli increduli e per gli empi.
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