Profilo umano.
Affabilità. E' questo un altro tratto caratteristico della personalità di
padre Pio. Diciamo subito che l'amabilità e la dolcezza non furono certo un dono
di natura, ma una faticosa conquista della volontà aiutata dalla grazia. Sono
pochi i cenni autobiografici spigolati dalle lettere, e tutti limitati agli
ultimi anni dell'epistolario, ma più che sufficienti a rivelarci la tattica
prestabilita per raggiungere il pieno dominio del carattere e l'impegno generoso
per realizzarlo appieno.
Ammette e conosce per esperienza l'importanza della dolcezza per trattare
fruttuosamente le anime e si rammarica ogni qualvolta che, nonostante i
persistenti sforzi, non riesce a controllarsi:
"Mi rammarico soltanto che, senza volerlo e senza avvertirlo, qualche volta mi
accade di alzare un po' la voce in ciò che riguarda la correzione. Conosco
essere una debolezza riprovevole, ma come fare per poterla evitare, se mi accade
senza accorgermene? Eppure prego, gemo, mi lamento con nostro Signore per
questo, ma non ancora mi esaudisce a pieno. E nonostante tutta la vigilanza che
vi pongo in questo, qualche volta mi tocca fare quello che pur troppo io
aborrisco e voglio evitare" (14 6 1920).
Padre Benedetto, senza sottovalutare questa imperfezione, non dà ad essa
eccessiva importanza, giudicandola come residuo d'una tendenza naturale.
Erano scatti non colpevoli, che non riuscivano ad oscurargli la serenità e la
tranquillità interiori, causati spesso, se non sempre, da motivi soprannaturali.
Lo riconosce lo stesso padre Pio, ma non per questo desiste dalla lotta per
acquistare la dolcezza abituale (8 10 1920).
Il 20 novembre 1921, ritorna sopra lo stesso argomento:
"Il tutto si compendia in questo: sono divorato dall'amore di Dio e dall'amore
del prossimo [...]. Credetemi pure, padre, che delle sfuriate, che alle volte ho
fatto, sono causate proprio da questa dura prigionia, chiamiamola pure
fortunata. Come è possibile vedere Dio che si contrista pel male e non
contristarsi parimenti? Vedere Dio che è sul punto di scaricare i suoi fulmini e
per pararli altro rimedio non vi è se non alzando una mano a trattenere il suo
braccio, e l'altra rivolgerla concitata al proprio fratello, per un duplice
motivo: che gittino via il male e che si scostino, e presto, da quel luogo dove
sono, perché la mano del giudice è per scaricarsi su di esso? Credete pure,
però, che in questo momento il mio interno non resta punto scosso e menomamente
alterato. Non sento altro se non di avere e di volere quello che vuole Dio. Ed
in lui mi sento sempre riposato, almeno coll'interno sempre; coll'esterno
qualche volta un po' scomodo".
La spiegazione era vera e quindi "le sfuriate" avevano delle attenuanti. Ma non
per questo padre Pio incrociava le braccia, compiacendosi degli allori
conquistati e delle mete raggiunte:
"Madama dolcezza pare che vada un po' meglio, ma non sono neppure io
soddisfatto. Ma non voglio perdermi d'animo. Son tante, padre mio, le promesse,
che ho fatto a Gesù ed a Maria. Io voglio questa virtù mediante il loro aiuto ed
in ricambio, oltre a mantenere le altre promesse fatte loro, ho promesso ancora
di formarne oggetto delle mie assidue meditazioni ed ancora assiduo soggetto
delle mie insinuazioni alle anime.
Vedete, dunque, padre, che non me ne rimango indifferente nella pratica di
questa virtù. Aiutatemi con le vostre e con le altrui preghiere" (23 10 1921).
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