PROVVIDENZA DIVINA
-rivelazioni del Signore Gesù-
Gesù mi disse:
“AmaMi!”.
Catalina:
“In chi vuoi che Ti ami, oggi, Signore?”.
Gesù:
“In quelli che ti fanno del male”.
Catalina:
“Allora si che avrò molte persone da amare!”
Gesù:
“Non tante quanto quelle che fanno del male a Me, sebbene Io le ami”.
Ho provato una grande dolcezza, ho pensato a tutte le persone che mi avevano ferito e calunniato. Ho sentito soltanto amore, avevo un grande desiderio di esprimerlo e di dirlo a tutti loro. Sicuramente, questo immenso amore è quell'Amore che Gesù sente per tutti noi.
Lo dissi al Signore:
“Vorrei essere io la prima persona a baciare, oggi, il Tuo Sacro Cuore”.
Gesù:
“Rintoccava mezzanotte, quando il Mio Cuore baciava il tuo; ricorda, per tutto questo giorno, che Io ti proteggo”.
Nella mattinata, durante la mia preghiera, ho detto al Signore che, se fossi stata chiamata a scegliere un giorno nel quale avrei preferito che mia madre venisse portata via, quello sarebbe stato il giorno del Sacro Cuore, e cioè, quello stesso giorno. E mi sono rivolta a Lui così: “Anche Tu, se fossi al posto mio, avresti forse scelto proprio questo giorno, per la salita al Cielo di Tua Madre. Oggi te l’affido, con tutto il mio amore!”.
Alle due e quarantacinque del pomeriggio, più o meno, mia madre peggiorò molto. Le scoppiò una vena dell'esofago e così è cominciata la sua agonia. Diversamente dai giorni precedenti, quel giorno è rimasta lucida, come per potere dire tutto ciò che doveva. Si correva per aiutarla, e lei ci tranquillizzava. Ci chiese di recitare la Coroncina alla Divina Misericordia e lei ripeteva con noi le preghiere tra gli spasimi, durante i quali perdeva molto sangue, ma era completamente cosciente... Così, la gioia cominciò a mescolarsi con il dolore, la paura con la fiducia, l'impotenza con la speranza e con l'amore... in un clima di preghiera raccolta e di canto. L'esperienza che abbiamo vissuto in casa sarà indimenticabile per tutti noi, che stavamo vicini alla mamma. Abbiamo potuto sperimentare l'Amore di Dio vivo e presente in una donna tanto stremata e tanto fragile. Durante la malattia, mia madre venne curata da un Medico per il quale ho soltanto parole di gratitudine, perché non soltanto è uno dei migliori specialisti che conosciamo, ma vive la sua Fede cattolica ed offre una valida testimonianza di vita anche nell'esercizio della sua professione. Il Dottore era in viaggio, per un Congresso, quindi abbiamo dovuto chiamare il suo Sostituto, ma costui, con nostro dispiacere, non ha avuto la stessa capacità, per cui abbiamo dovuto ricorrere al Signore, in ogni istante, perché fosse Lui a guidarci.
Ritengo molto importante suggerire, ora, a tutti, che si debba cercare un Medico Cattolico praticante, in circostanze difficili, sensibile alle sofferenze della famiglia, che deve assistere un malato terminale. I Medici devono comprendere che i pazienti sono degli Esseri Umani e che non hanno bisogno soltanto di una ricetta, ma anche di contatto, di sicurezza, di stima e di fiducia.
In una parola: dell'Amore che una professione di questo tipo richiede. Avendo oramai compreso che si era giunti alla fine, ho pensato che dovevamo darle congedo come si conviene a quelli che vivono e muoiono nella Grazia di Dio.
Abbiamo ripreso a pregare e abbiamo messo una musica di lode, come sottofondo. Poteva, così, ascoltare alcuni Salmi, canti religiosi e lo stesso Rosario. Pur in mezzo alla sua sofferenza, sembrava incantata da quello che ascoltava.
Vedevo il dolore di mio fratello Edoardo e provavo per lui molta più compassione, perché é una persona molto sensibile. Ad un determinato momento, ho chiesto a mia madre la sua benedizione, e lei lo fece per ognuno di noi. Ad un certo punto, intorno alle 18,30, disse che ormai doveva andarsene con “loro”, e fece il gesto di alzarsi. Le ho risposto di aspettare un po', che si calmasse, ma mi guardava con le pupille dilatate e diceva:
“Bene, bene!…”.
Dapprincipio, non la capivo, in seguito, dopo averlo fatto due o tre volte, mi resi conto che voleva recitare la giaculatoria della Corona della Misericordia, e diceva:“Santo Dio, Madre mia, Madre mia”. Allora, l’abbiamo invitata a ripetere: “Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale... abbi pietà di noi”... “Gesù, Giuseppe e Maria salvate Anime e salvate l'Anima mia”... “Signore, nelle Tue Mani affido il mio Spirito”, e le ripeteva varie volte. Dava l'impressione che la sua Anima volesse uscire dal corpo, ma lei voleva andarsene con l'Anima e con il corpo, contemporaneamente, con un entusiasmo che veramente ci sorprendeva.
Cominciò di nuovo a sanguinare dal naso e dalla bocca. Allora, l’abbiamo fatta coricare. Ad un certo istante, chiamò la ragazza che l'aiutava in casa e che per quattro anni l’aveva accudita, e le disse:
“Doris, prenditi cura di mia figlia e dei miei figli”. Quindi, disse a me:
“Adesso sarai mamma dei tuoi fratelli, così come sei stata mia mamma… devo andare, lasciatemi andare!”.Alla fine, mentre se ne andava, ha rivolto ad ognuno una parola.
Aveva aperto gli occhi, spalancandoli, come se cercasse qualcosa e ripeteva:
“Padre, il mio Spirito...” e nuovamente:
“Bene, bene!”. Abbiamo capito che cercava di dire:
“Padre, nelle Tue mani affido il mio Spirito”; l’abbiamo aiutata e l’ha ripetuto per quattro volte...Poi disse:
“Non trattenetemi, devo andare, lasciatemi andare”.
Tenevo le sue mani molto fredde tra le mie, le ho detto di affidarsi senza timore alle braccia di Gesù, che era una giornata meravigliosa, il giorno del Sacro Cuore, che tutti l’accompagnavamo con gioia...
Ho cominciato a cantarle “più al di là del Sole, io ho una casa...” e lei si unì al mio canto; poi, ho cominciato a cantarle una ninna-nanna e di nuovo mi ha accompagnata.
Nel frattempo, tutti gli altri erano in preghiera attorno a lei, recitando il Santo Rosario.
Dopo alcuni istanti, disse:
“Non posso andarmene! Devo prima vedere la Vergine!...”. Le abbiamo portato il quadro di Maria Ausiliatrice, dicendole: “Eccola, è qui”. Ma lei guardava da un'altra parte e replicò: “Si, è qui, ma qual'è il Suo Nome?”.
Mia cognata Anita le chiese: “È Maria Ausiliatrice?”.
Rispose di no. Allora, Anita le chiese se era Nostra Signora di Guadalupe.
Disse: “Si, è Lei, è quello il Suo Nome… Fate posto alla Mammina, fate largo... Santo Dio...! Madre mia...! Padre mio, nelle Tue mani...!”. E sollevando la sua mano, come se volesse cercare di afferrare qualcosa, che noi non vedevamo, perse conoscenza.
È rimasta meno di un minuto in questo stato, quindi è spirata... Tanta sofferenza, specialmente negli ultimi mesi, aveva esaurito le sue forze. Credo che non avremmo potuto desiderare una morte più santa e più serena!
La veglia funebre fu umile come lo era stata lei.
Non abbiamo voluto che la mettessero in un feretro, l’abbiamo ricomposta nel suo letto, preso in affitto dall'ospedale.
Questo mi ha fatto riflettere, una volta di più, su quanto sia vano l'attaccamento alle cose materiali, perché, quando giunge l'ora di andarsene, non si ha veramente più nulla. L’abbiamo vestita con l’abito bianco, che alcuni giorni prima aveva con insistenza voluto che le preparassimo.
E giunse, poi, il personale dell'Agenzia Funebre, per preparare il suo corpo. Ho chiesto soltanto un crocifisso con due lumi interni e nient'altro, senza cordoni, né addobbi, che, essendo tanto appariscenti, stonano con il lutto e i sentimenti della famiglia. Intorno al suo corpo inerme, c’era soltanto quella parte della mia famiglia, che vive in questa città, il gruppo degli intimi del nostro Apostolato, un’amica molto cara, che era venuta dal Messico per accompagnare mio fratello al crematorio, Analupe ed io.
In mezzo a tutto questo dolore, abbiamo reso Grazie al Signore per le persone che la mamma amava molto, come David Lago, che si prese cura di tutto, come e più di un figlio; il Dr. William Rosado, che, tralasciando i suoi impegni familiari, si occupò delle pratiche mediche. Poi Miguel, Cecilia, Pepe… e il resto del Gruppo, ognuno con la sua parte di affetto e di solidarietà. Il Sacerdote, che ci guidava, celebrò la Messa Corpore Præsenti nella stanza da letto, accanto al letto dove la mamma pareva che dormisse. Ma il Signore, meraviglioso, ha voluto che lei avesse qualcos’altro di più, come un biglietto di condoglianze, inviato dal Cielo: le Madri Domenicane, nostre amatissime amiche, avevano preparato tutto per cantare durante la Santa Messa. Pareva veramente di trovarsi in un luogo molto lontano dal dolore, dalla terra e, in alcuni momenti, ci è parso di sentire cantare gli stessi Cori degli Angeli.
L’abbiamo vegliata tutta la notte. Per qualche ora, è venuto a tenerci compagnia un Sacerdote nostro amico, che mia mamma aveva molto apprezzato, il quale offerse generosamente la sua Chiesa per celebrare la Messa e deporre le sue ceneri. Quanto amore da parte delle persone a noi vicine! Specialmente da parte di una giovane che amo, come se fosse mia figlia e che mi è rimasta vicina nelle 24 ore seguenti: Martha, che Dio ricompensi la tua compagnia! Vi furono lacrime, ma non pianto disperato. Abbiamo pregato tutta la notte. Il giorno seguente, all’una del pomeriggio, è stata portata al crematorio.
Avevo chiamato, per telefono, un Arcivescovo, perché mi potesse dare delle indicazioni riguardo a questo fatto, poiché nel mio paese non si usa fare in questo modo, e la sua risposta a questo riguardo mi ha tranquillizzata.Quando la mamma stava per lasciare la casa, mi sono diretta all'Oratorio per pregare il Santo Rosario con il mio Direttore Spirituale (benedetto uomo, che il Signore ci ha dato per farci forza e salvare la mia mammina). Sapevo bene che soltanto la preghiera poteva offrirmi la serenità desiderata. I Membri dell'Apostolato hanno accompagnato il suo corpo, mentre cantavano alla Vergine: “Vieni a camminare con noi, Santa Maria, vieni...”. Più tardi, nel Santuario della Divina Misericordia, in un clima di profonda pace e gioia spirituale, è stata celebrata la Santa Messa. Nella Cripta riposano i resti di quella donna che tanto confidò nella Misericordia di Dio.
Catalina Rivas
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