Gabriele Amorth racconta...
Il 21 agosto 1918 Padre Pio scrive da San Giovanni Rotondo:
«... Dio mio, padre, quante necessità mi si affollano a ogni momento intorno al mio spirito, che si va disfacendo e marcendo nel suo dolore. Mi ritrovo a ogni pie’ sospinto sempre più smarrito nel fosco e crescente disordine dello spirito, nel buio, nella dolorosa perdita di tutte le potenze e nello smarrimento dei sensi. Sono pronto a tutto, a tutto mi sforzo di dispormi, ma non ho modi e mezzi di poter risorgere al giorno, e darmi aiuto con ricordi e sostegni\ poiché tutto è divorato e distrutto da una forza occulta, che deve essere potente. O via, verità e vita, datemi ciò che abbisogna l’anima mia, innanzi che mi sommerga nel vasto oceano di abisso che ineluttabilmente m’invita e mi attira per divorarmi! Padre mio, le mie forze non reggono a sì straziante martirio, a sì orrenda carneficina, e questo è il terzo giorno che sono astretto a rimanermene impotente in letto... L’attentato è forte e formidabile da ogni lato, per ogni verso, su tutte le materie, toccante in ogni punto, ogni mira, ogni piega, ogni virtù è messa al cimento». L’unico appiglio sta nel resistere, ciecamente, facendosi forti dell’autorità della Chiesa. «... Che cosa è mai avvenuto? Ho assiduo Satana presso di me, colle sue vivaci tentazioni, e io guardo tutto, inerte sempre, perché impotente sempre a sapermene liberare con una volontà che desidererei energica». Ma anche questo punto di appiglio sembra vacillare: «Ho assiduo Satana presso di me con le sue vivaci suggestioni. Fo tutti gli sforzi per combatterlo, ma mi accorgo di essere impotente a sapermene liberare con una volontà più energica, e temo che qualche cosa non abbia egli a guadagnare, perché me lo veggo sempre dintorno e sempre ritorna all'assalto. Quindi qualche cosa ci ha guadagnato e altro spera di guadagnarci... L'assalto si avanza, si avanza e si avanza sempre e mi colpisce nel centro. La santa ubbidienza che era l'ultima voce rimasta a tener salda la fortezza decadente pare che ceda an eh' essa sotto l'influsso satanico» (5 settembre 1918).
L’uscita dall’impasse in cui sembra trovarsi il monaco santo viene però dalla preghiera, e dalla dedizione totale alla missione, che appare chiara: ingaggiare una battaglia senza quartiere per salvare quante più anime possibile. A cominciare da quella della sua fedele di Barletta: «... Non cesso poi di pregare nostro Signore per la povera Giuseppina Villani, affinché ritiri da lei la durissima prova, comandando a Satana che si ritiri da lei. Nel confessarla, fareste molto bene se vi serviste di qualche precetto mentale, imponendo a Satana che si ritirasse da lei pel momento che la lasciasse libera nella confessione» (2 aprile 1919).
Una decisione presa con tanta fermezza, che Padre Pio da San Giovanni Rotondo il 3 giugno 1919 risponderà negativamente alla richiesta del superiore, che aveva accennato a un dovere di carità, di scrivere a due confratelli: «... Non ho un minuto libero: tutto il tempo è speso nel prosciogliere i fratelli dai lacci di Satana. Benedetto ne sia Dio. Quindi vi prego di non affliggermi più assieme agli altri col fare appello alla carità, perché la maggior carità è quella di strappare anime avvinte da Satana per guadagnarle a Cristo. E questo io fo assiduamente e di notte e di giorno. Qui vengono persone innumerevoli di qualunque classe e di entrambi i sessi, per solo scopo di confessarsi e da questo solo scopo vengo richiesto. Vi sono delle splendide conversioni. Quindi si rassegnino tutti a contentarsi del semplice ricordo che di tutti fo assiduamente dinanzi a Gesù».
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