sabato 20 luglio 2019

GESÙ BAMBINO NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA



«Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata col Bambino Gesù in braccio, circondata da varie persone devote e sacerdoti, molte delle quali intente alla vanità, al lusso e alla moda e pareva che dicessero tra loro quel detto antico: “l’abito non fa monaco”. Il benedetto Gesù mi ha detto: “Figlia diletta mia, oh, quanto mi sento defraudato della gloria che mi deve la creatura  e che con tanta  sfacciataggine mi negano  perfino le persone che si dicono devote”.  
Io, nel sentire ciò, ho detto: “Carino del mio cuore, recitiamo tre Gloria Patri, mettendo l’intenzione di dare tutta quella gloria che la creatura deve alla tua Divinità; così riceverai almeno una riparazione”. E Lui: “Sì, sì, recitiamoli”.  
E li abbiamo recitato insieme, poi abbiamo recitato un’Ave Maria, mettendo pure l’intenzione di dare alla Regina Madre tutta quella gloria che le devono le creature. Oh, come era bello pregare col benedetto Gesù! Mi trovavo così bene che ho soggiunto: 
“Diletto mio, quanto vorrei fare la professione di fede nelle tue mani col recitare insieme con Te il Credo”. E Lui: “Il Credo lo reciterai tu sola, perché a te spetta e non a Me, e lo dirai a nome di tutte le creature per darmi più gloria e onore”.   
Ond’io ho messo le mie mani nelle sue ed ho recitato il Credo. Dopo ciò il benedetto Gesù mi ha detto: “Figlia mia, pare che mi sento più sollevato e allontanata quella nube nera dell’ingratitudine umana, specie delle devote. Ah, figlia mia, l’azione esterna ha tanta forza di penetrare all’interno, da formare una veste materiale all’anima, e quando il tocco divino le tocca, non lo sentono vivo, perché hanno la veste fangosa che investe l’anima e, non sentendo la vivacità della grazia, questa o viene respinta o resta infruttuosa. Oh, quanto è difficile godere i piaceri, vestire di lusso esternamente e disprezzarli internamente, anzi succede il contrario, cioè, amare nell’interno e godere ciò che esternamente ci circonda. Figlia mia, considera tu stessa qual è il dolore del mio Cuore in questi tempi, vedere la mia grazia respinta da tutte le specie di gente, mentre tutta la mia consolazione è il soccorrere le creature e tutta la vita delle creature è l’aiuto divino, e le creature respingono indietro il mio soccorso e il mio aiuto. Entra tu a parte del mio dolore e compatisci le mie amarezze”.  
Detto ciò è scomparso, restando io tutta afflitta per le pene del mio adorabile Gesù. 
(Vol. 6°, 26.04.1904) 

Pablo Martín Sanguiao

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