La seconda diabolica apparizione
L'inganno non aveva però intaccato la sua speranza in Dio e allora il diavolo maligno sperimentò una più sottile insidia.
Una mattina, appena fu entrata in chiesa per pregare, le apparve sospeso innanzi con le braccia aperte nelle sembianze di Cristo Crocifisso e, con atto di volerla rimproverare, ma in modo amichevole e benigno, le disse: - Ladra, tu hai rubato a me. Dammi quello che mi hai tolto. -
Nel credere di vedere veramente Gesù Cristo, tanto che si sarebbe sprofondata volentieri sotto terra, in grande soggezione e timore essa rispose:- Signore mio, cosa significa ciò che mi dici? Io non possiedo alcuna cosa, sono poverissima e annichilita davanti a voi e in questo mondo sono sottoposta ad altri, sicché veramente non ho nulla. -
- Non sei povera come dici e non è vero che tu non possieda nulla, perché io ti feci a mia immagine e somiglianza dandoti la memoria, l'intelletto e la volontà e tu, nel fare voto di obbedienza, mi hai reso tutto ciò; e ora lo riprendi, sicché ti dimostro quanto sei ladra. -
Lei credette di capire perché dicesse quelle parole, cioè a causa dei suoi pensieri di infedeltà contro la superiora, e così disse ancora: - Signore mio, come posso fare se non ho il cuore e i pensieri in mio potere? -
- Fa come ti dico: prendi la tua volontà, la tua memoria, il tuo intelletto e non usarli in nessuna cosa oltre il volere della tua superiora. -
- Ma come posso avere intelletto senza discernere e memoria senza ricordare? -
- Metti la tua volontà nella sua, come se la sua fosse la tua e non esercitare la memoria e l'intelletto, se non per questo. -
Ma essa diceva di non poterlo fare, perché sapeva di non avere potestà sul proprio cuore. Allora lui disse ancora: - Fa come ti dico: - dormi, veglia e riposati. -
- Signore, non capisco ciò che dite. -
- Intendi, per dormire, il non affaccendarti in cose di questo mondo; intendi, per vegliare, l'essere sollecita alla obbedienza; intendi, per riposare, l'avere sempre in mente, nello svolgere ogni tua mansione, e costantemente meditare la mia passione. - e detto questo e molte altre cose a conforto della obbedienza, disparve.
Essa non dubitava della apparizione di quello che credeva Gesù Cristo e rimase con questo pensiero fisso, ma non riusciva a liberarsi dal mal giudicare il dire e il fare della sua abbadessa; anzi, appena le ordinava qualche esercizio spirituale o detto qualche cosa, subito era portata a pensare che sarebbe stato meglio, piuttosto, fare in questo o in quest'altro modo; poi, i pensieri di infedeltà e di contraddizione li confessava sempre alla stessa sua superiora, con vereconda amarezza e penose e abbondanti lacrime. La forza di accusarsi fu il rimedio salutare alla violenta tentazione di ribellarsi; senza quell'atto di contrizione, più volte non si sarebbe trattenuta dall'andare direttamente dall'abbadessa a contestarla e contraddirla nelle cose fatte e ordinate, e questo atto avrebbe dannato l'anima sua, perché ai religiosi non è mai lecito opporsi ai superiori, finché non comandassero cose contrarie all'anima.
Il nemico ha in sommo dispetto le persone onestamente sottomesse a Dio e sempre cerca nuovi modi per ingannarle; perciò, se qualcuna fosse tentata nella obbedienza, si ricordi bene che la tentazione non è opera sua, ma viene dall’invidia del nemico; con pazienza resista fortemente e avrà la corona del martirio.
detta di Bologna
Nessun commento:
Posta un commento