La suggestione nell'anima e nella mente
La suggestione è parte della tentazione[1]
“Tentare” deriva letteralmente da “toccare leggermente, con maggiore o minore forza per accertarne la consistenza” [2] per estensione: “mettere alla prova qualcuno per esaminarlo”. Se la tentazione è “l’azione e il fatto di tentare o venire tentati al peccato” [3], allora la suggestione è ciò che permea e contorna tutto questo. Data la sua straordinaria forza evocativa e quasi ipnotica, una volta accettato l’inizio della suggestione è quasi impossibile poi sfuggire alla potenza trasfigurante di cui è composta.
Genesi 3:1-6
1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» 2 La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; 3 ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete"». 4 Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; 5 ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male». 6 La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.
Il serpente era il più astuto...
Mai dimenticare le capacità dell’ingannatore! Anche se usa i suoi talenti in modo perverso egli era ed è: furbo, perspicace, intuitivo, intelligente, ragionatore, trasformista, affascinante, "omicida fin dall'inizio"(Giov 8:44).
Nell'Eden non dobbiamo dunque pensare al "serpente-animale" come è oggi: strisciante, sgradevole e repellente, ma piuttosto una un “dio-serpente” [4] dall’aspetto meraviglioso ed imponente (Lucifero= “portatore di luce”). Solo l'ubbidienza a Dio avrebbe potuto salvare i progenitori dalla pericolosità di questa creatura, non il loro giudizio personale.
Quindi nell'Eden il serpente (o ciò che esso era realmente) vede la sua preda: l’uomo e la donna.
Li studia senza farsi vedere, valuta le loro caratteristiche, i punti deboli e i punti forti.
Deve poter entrare in contatto con loro.
Se avesse detto subito: “Ehi ragazzi! Avanti ribellatevi e disobbedite a Dio!” non avrebbe avuto successo; doveva prima entrare in contatto, acquisire familiarità e magari carpire la loro fiducia.
Parlare ad entrambi era forse possibile, ma non utile: "due insieme” rappresentavano infatti una unità, cioè la completezza. Divisi erano “mezza unità”, ovvero vulnerabili; meglio dunque uno dei due. Ma chi?
Esso disse alla donna…
Il serpente sceglie la donna. Aveva capito che attraverso lei sarebbe stato semplicissimo arrivare a lui (lo vedremo più avanti). Una creatura in grado di accogliere “un seme” e produrre dei “figli”. Fisicamente più piccola, non sembrava un guerriero pronto alla lotta. Tra i due era la creatura meno diffidente, più intraprendente e più curiosa, più propensa ad accogliere e generare il prodotto di ciò che accoglie, meno pronta ai giudizi netti, forse più ingenua, comunque più capace di ragionevoli compromessi. Facile quindi attrarla e fare in modo che si trovasse da sola proprio nei pressi dell’albero proibito; ambiente poco conosciuto da lei ma molto familiare invece al serpente.
Pensate a questo albero come volete, non entriamo in merito.
Io per esempio me lo immagino come una porta nell’infinito, che in quel tempo doveva restare chiusa; una porta con una piccola finestrella da cui forse Eva poteva spiare qualcosa o sentire qualche voce o da cui poteva entrare di tutto attorno e “dentro” di lei.
L’errore fu di Adamo che non vigilò su sua moglie o fu di Eva che si allontanò da lui? Non lo sappiamo, forse entrambe le cose.
Pensiamo che Eva fosse comunque sola quando il serpente le parlò e questo agire per conto suo fu il primo errore grave della donna.
Ma se anche Adamo, come vedremo, le fosse stato abbastanza vicino, lei commise lo stesso un errore di "autonomia", agì cioè come se fosse stata sola, decidendo cose importanti senza prima consultarsi con “la sua metà”.
Riflessione: Noi siamo sempre uniti al nostro coniuge? L’unità dei due indica anche l’unità tra anima e Dio; allora quando vediamo, leggiamo, ascoltiamo, quando sperimentiamo, quando formuliamo della ipotesi, siamo certi di essere uniti a Dio? Se non lo siamo allora non proseguiamo, fermiamoci, torniamo indietro ed assicuriamoci prima della presenza del Signore. Senza di Lui non possiamo nulla.
di Renzo Rocca
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