domenica 20 febbraio 2022

Una volta perdonati, i peccati si convertono per l’anima che li ha commessi, in fonti di grazie, perché di umiltà.

 


La Stolta Superbia Soave Umiltà


Una “pietra filosofale”

“Una volta perdonati, i peccati si convertono per l’anima che li ha commessi, in fonti di grazie, perché di umiltà. Tutto contribuisce a santificare un’anima. Le stesse sue imperfezioni sono nelle mie mani tante pietre preziose, perché le cambio in atti di umiltà. Se il muratore potesse cambiare i detriti in materiale da costruzione, quanto si sentirebbe felice! Ebbene l’anima lo può fare col mio aiuto! Le mancanze anche più gravi, vergognose, diventano pietre fondamentali nell’edificio della sua perfezione. Le imperfezioni, se non sono amate, non mi dispiacciono affatto, anzi, attirano la compassione del mio Cuore; amo tanto le anime! Le colpe devono servire all’anima come tanti gradini di una mistica scala per salire fino a Me con umiltà, fiducia e amore. Scendo verso l’anima che si umilia per cercarla nel suo nulla. Se tu sapessi il lavoro che farei in un’anima, anche piena di miserie, se mi lasciasse fare! L’amore non ha bisogno di nulla, però non deve resistere. L’artista ha maggiore gloria quando fa capolavori con mezzi più inetti. Non puoi credere quanto io goda nel farla da Salvatore. E’ mio compito, è tutto il mio contento e faccio i più bei capolavori con anime che ho tirato più dal basso, dal fango. Il mio Cuore non solo compatisce, ma si rallegra quando ha molto da riparare, purché non ci sia malizia. La principale cosa da sapere è che sono tutto amore. La maggiore pena che si possa infliggere al mio Cuore è di dubitare della mia bontà” (a Suor Benigna

Ferrero).

“Segui questa regola: ogni volta che ti vedrai caduta in qualche colpa, piccola o grande, anche se commessa quattromila volte e sempre volontariamente: di non turbarti con fastidiosa amarezza, di non inquietarti né trattenerti a scrutinarti (a esaminarti). Riconoscendo con umiltà la tua fragilità e mancanza, rivolgiti immediatament, filialmente al Signore dicendogli: “Ecco, Signore, ho fatto da pari mio! Non si poteva aspettare altro da me. Se la tua Bontà non mi protegge e non me ne preserva, non mi fermerò solo a questo. Intanto Ti ringrazio di avermi liberato e mi pento di quanto ho fatto non corrispondendo alla tua grazia. Perdonami, Signore, e fammi la grazia di non più ricadere. Più nulla mi separi da te che voglio servire e ubbidire per sempre”.

Fatto questo, non perdere tempo ad agitarti, pensando che il Signore non ti abbia perdonato, ma va avanti con fiducia e tranquillità, continuando le tue pratiche some se nulla fosse capitato. Così devi comportarti, non una volta sola, ma cento volte, se ce n’è bisogno, meglio, in ogni momento e sempre con la stessa fiducia e calma di spirito come fosse la prima volta. Così onorerai grandemente la Divina Bontà che devi credere infinitamente più misericordiosa di quanto puoi immaginare. Sarà a tutto tuo profitto e progresso, del tuo tempo che non sprecherai invano. Anzi, regolandoti in tal modo, ci guadagnerai di essere caduto, rialzandoti con un più intenso atto di umiltà e di fiducia nella Divina Misericordia. La tua caduta ti farà rimbalzare più in alto con l’aiuto di Dio. A questo dovrebbero attendere le persone inquiete, ansiose che con tanto loro danno perdono il tempo. E’ un consiglio troppo importante, una vera chiave per aprirti immensi tesori e arricchirti spiritualmente in poco tempo.

Umìliati in tutte le tue opere, e conoscerai quanto poco con esse puoi giovare agli altri. Non devi avere zelo delle anime in modo tale da perdere la pace interiore. Questa sete della salvezza del prossimo non deve diventare zelo indiscreto. Fa che la tua volontà sia sempre libera, sciolta, sicché quando vorrai qualcosa, sia in tal maniera che non facendosi quello che tu vuoi, anzi il contrario, non ti dia dolore. Il tuo spirito rimanga così quieto come se non avesse voluto cosa alcuna. Questa è la vera libertà spirituale. Se darai a Dio la tua anima così libera, vedrai le meraviglie che Egli opererà in te” (Scupoli. Sentiero del Par. c. 15).

All’umiltà importa non l’attività, ma solo la Volontà divina.

Il mistero del male non è altro che l’orgoglio, fonte di ogni male.

Come primo obiettivo, l’educazione miri a immunizzare gli spiriti contro il micidiale virus della superbia, “che nasce come per generazione spontanea dai doni più squisiti del Signore”.

L’unica profilassi efficace contro questa lebbra infernale è l’umiltà, vero miracolo della grazia di Dio e della volontà dell’uomo! Grazia da impetrare nella preghiera, volontà da esercitare con l’accettazione delle più cocenti umiliazioni, dietro l’esempio del Divino Maestro, il grande vincitore dell’orgoglio.

Con la superbia tutto ci nuoce, anche la grazia divina. Con l’umiltà tutto ci giova anche la colpa. L’umiltà sempre costruisce o ricostruisce con la grazia che attira. L’orgoglio invece distrugge, innanzitutto la vita soprannaturale, con la malizia che instilla nel cuore: è l’unico nemico di Dio.

L’umiltà risulta la perfezione delle perfezioni, senza la quale tutto può diventare superbia. E’ la grande perfezione che riconosce la duplice imperfezione del nostro nulla e colpa.

René Vuilleumier


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