Visualizzazione post con etichetta LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. Mostra tutti i post

sabato 16 aprile 2022

LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 


Gesù, coronato di spine  

( Dal Volume 11 - 24 Aprile 1915 ) 

[ Scrive Luisa:]  

Trovandomi nel solito mio stato stavo pensando quanto soffrì il benedetto Gesù nell‟essere coronato di spine, e Gesù facendosi vedere mi ha detto:  

“ Figlia mia, i dolori che soffrii furono incomprensibili a mente creata; molto più dolorosi ché quelle spine inchiodavano nella mia  mente tutti i pensieri cattivi delle creature, in modo che di tutti questi pensieri delle creature nessuno Mi sfuggiva, tutti li sentivo in Me, sicché non solo sentivo le spine, ma anche il ribrezzo delle colpe che quelle spine infliggevano in Me”. Onde, ho guardato l’amabile Gesù e ho visto la sua santissima Testa circondata da una raggiera di spine che Gli usciva da dentro. Tutti i pensieri delle creature stavano in Gesù, da Gesù passavano in loro e da loro a Gesù e vi restavano come concatenati insieme. Oh, come soffriva Gesù! 


DICIASSETTESIMA ORA 

 

Dalle 9 alle 10 del mattino Gesù è coronato di spine. 

Gesù è presentato come Ecce Homo. 

 

Gesù è condannato a morte 

Mio Gesù, Amore infinito, più Ti guardo e più comprendo quanto soffri. Già sei tutto lacerato, non c’è parte sana in Te. I carnefici, inferociti nel vedere che in tante pene li guardi con tanto amore e, nel vedere che il tuo sguardo amoroso, formando un dolce incanto, quasi come tante voci prega e supplica più pene e nuove pene, non solo perché inumani, ma pur forzati dal tuo amore, Ti mettono in piedi. Tu, non reggendoti, cadi di nuovo nel tuo proprio Sangue, e questi, irritati, con calci e con spinte Ti fanno giungere al posto dove Ti coroneranno di spine. 

 

[ Gesù è coronato di spine] 

Amor mio, se Tu non mi sorreggi col tuo sguardo di amore, io non posso continuare vedendoti soffrire. Già sento il brivido nelle ossa, il cuore mi batte, mi sento morire. Gesù, Gesù, aiutami! Il mio amabile Gesù mi dice: 

“Figlia mia, coraggio! Non perdere nulla di quanto ho sofferto, sii attenta ai miei insegnamenti. Io devo rifare l ’uomo in tutto. La colpa gli ha tolto la corona e lo ha coronato di obbrobri e di confusione, sicché innanzi alla mia maestà non può comparire. La colpa lo ha disonorato, facendogli perdere qualunque diritto agli onori ed alla gloria. Perciò voglio essere coronato di spine, per rimettere sulla fronte dell’uomo la corona e restituirgli tutti i diritti a qualunque onore e gloria. Le mie spine saranno, innanzi al mio Padre, riparazioni e voci di discolpa per i tanti peccati di pensieri, specie di superbia; e ad ogni mente creata saranno voci e luce, e di supplica perché non Mi offendano. Perciò tu unisciti a Me, e prega e ripara insieme con Me”. 

Coronato Gesù, i tuoi nemici incrudeliti Ti fanno sedere, Ti mettono uno straccio di porpora, prendono la corona di spine, e con furia infernale la mettono sul Capo adorabile. Poi a colpi di bastone Ti fanno penetrare le spine nella fronte, e parte Ti giungono negli occhi, nelle orecchie, nel cranio e fin dietro la nuca. 

Amor mio, che strazio, che pene inenarrabili! Quante morti crudeli subisci! Già il Sangue Ti scorre sul Volto in modo che non si vede che Sangue, ma sotto quelle spine e quel Sangue si vede il tuo santissimo Volto raggiante di dolcezza, di pace e di amore. Ed i carnefici, volendo finire la tragedia, Ti mettono una canna in mano per scettro ed incominciano le loro burle. Ti salutano Re dei giudei!, Ti battono la corona, Ti danno schiaffi e Ti dicono: “Indovina, chi Ti ha percosso!”.  

E Tu taci e rispondi col riparare l ’ambizione di chi aspira ai regni, alle dignità, agli onori, e di coloro che, trovandosi in tali posti di autorità e non comportandosi bene, formano la rovina dei popoli e delle anime a loro affidate; ed i loro cattivi esempi sono causa di spinta al male e di perdita di anime.  Con questa canna che stringi in mano, Tu ripari tante opere buone, ma vuote di spirito interno e fatte anche con intenzioni cattive. Negli insulti e nelle bende, Tu ripari per quelli che mettono in ridicolo le cose più sante, screditandole e profanandole, e ripari per quelli che si bendano la vista dell’intelligenza per non vedere la luce della verità. Con questa tua benda impetri per noi che ci siano tolte le bende delle passioni, delle ricchezze e dei piaceri. Mio Re Gesù, i tuoi nemici continuano i loro insulti; il Sangue che scorre dal tuo santissimo Capo è tanto che, giungendoti fino alla bocca, T’impedisce di farmi sentire chiaramente la tua dolcissima voce, e quindi non posso fare ciò che fai Tu. Perciò vengo nelle tue braccia, voglio sostenere il tuo Capo trafitto e addolorato, voglio mettere la testa sotto queste spine per sentire le loro punture. Ma mentre dico ciò, il mio Gesù mi chiama col suo sguardo di amore ed io corro, abbraccio il suo Cuore e cerco di sostenere la sua Testa. Oh, come è bello stare con Gesù anche in mezzo a mille tormenti!  

E Lui mi dice: “Figlia mia, queste spine dicono che voglio essere costituito Re di ogni cuore; a Me spetta ogni dominio. Tu prendi queste spine e pungi il tuo cuore, fanne uscire tutto ciò che a Me non appartiene e lascia una spina dentro il tuo cuore come suggello che Io sono il tuo Re e per impedire che nessun’altra cosa entri in te. Poi gira per tutti i cuori e, pungendoli, fanne uscire tutti i fumi di superbia e il marciume che contengono, e costituiscimi Re di tutti”. 

Amor mio, mi si stringe il cuore nel lasciarti. Perciò Ti prego di assordare le mie orecchie con le tue spine, perché senta solo la tua voce; copri i miei occhi con le tue spine, per poter guardare te solo; riempi la mia bocca con le tue spine, perché la mia lingua resti muta a tutto ciò che possa offenderti e sia libera per lodarti e benedirti in tutti. O mio Re Gesù, circondami di spine, e queste spine mi custodiscano, mi difendano e mi tengano tutta intenta in Te. Ed ora voglio asciugarti il Sangue e baciarti, perché vedo che i tuoi nemici Ti conducono da Pilato, il quale Ti condannerà a morte. Amor mio, aiutami a continuare la tua via dolorosa, e benedicimi. 

 

 [ Gesù di nuovo innanzi a Pilato]  

Mio coronato Gesù, il povero mio cuore, ferito dal tuo amore e trafitto dalle tue pene, non può vivere senza di Te, perciò Ti cerco e Ti trovo di nuovo innanzi a Pilato. Ma quale spettacolo commovente! I Cieli inorridiscono e l ’inferno trema di paura e di rabbia. Vita del mio cuore, il mio sguardo non può sostenere la tua vista senza sentirmi morire; ma la forza rapitrice del tuo amore mi costringe a guardarti per farmi ben comprendere le tue pene. 

 Ed io, fra lacrime e sospiri, Ti contemplo: 

 mio Gesù, sei nudo, ed invece di vesti Ti vedo vestito di Sangue, le carni squarciate, le ossa denudate, il tuo Volto santissimo irriconoscibile; le spine infisse nella tua santissima Testa Ti giungono negli occhi, nel Volto, ed io non vedo che Sangue, che scorrendo fino a terra, forma un sanguigno ruscello dietro i tuoi piedi. 

 Mio Gesù, non Ti riconosco più. Come sei ridotto! Il tuo stato è giunto agli eccessi più profondi delle umiliazioni e degli spasimi. Ah! Io non posso più sostenere la tua vista sì dolorosa, mi sento morire; vorrei strapparti dalla presenza di Pilato per chiuderti nel mio cuore e darti riposo. Vorrei sanare le tue piaghe col mio amore, e col tuo Sangue vorrei allagare tutto il mondo per chiudervi tutte le anime e condurle a Te come conquista delle tue pene. 

E Tu, o paziente Gesù, a stento par che mi guardi attraverso le spine, e mi dici: 

“ Figlia mia, vieni fra queste mie braccia legate, poggia il tuo capo sul mio seno e vedrai dolori più intensi ed acerbi, perché quello che vedi al di fuori della mia Umanità non è altro che lo sbocco delle mie pene interne. Fa’ attenzione ai palpiti del mio Cuore, e sentirai che riparo le ingiustizie di chi comanda; le oppressioni dei poveri, degli innocenti posposti ai rei; la superbia di quelli che, per sostenere le dignità, le cariche, le ricchezze, non si curano di rompere qualunque legge e di far male al prossimo, chiudendo gli occhi alla luce della verità. 

 Con queste spine voglio frantumare lo spirito di superbia delle loro signorie, e coi fori che formano nella mia Testa, voglio farmi via nelle loro menti, per riordinare in esse tutte le cose secondo la luce della verità. Con lo starmi così umiliato innanzi a questo ingiusto giudice, voglio fare a tutti comprendere che la sola virtù è quella che costituisce l ’uomo re di sé stesso, e insegno a chi comanda che la sola virtù, unita al retto sapere, è sola degna e capace di governare e di reggere gli altri, mentre tutte le altre dignità, senza la virtù, sono cose pericolose e da deplorarsi. Figlia mia, fa ’ eco alle mie riparazioni, e segui a far attenzione alle mie pene”.  

Amor mio, vedo che Pilato, nel vederti sì malamente ridotto, si sente rabbrividire, e tutto impressionato esclama: 

 “Possibile tanta crudeltà in petti umani? Ah, non era questa la mia volontà nel condannarlo alle battiture!”. E volendo liberarti dalle mani dei tuoi nemici, per poter trovare ragioni più convenienti, tutto dimesso, distogliendo il suo sguardo, perché non può sostenere la tua vista troppo dolorosa, torna ad interrogarti:  

“Ma dimmi, che hai fatto? La tua gente mi Ti ha dato nelle mani. Dimmi, sei Tu re? Qual è il tuo regno?”.  

Alle domande tempestose di Pilato, Tu, o mio Gesù, non rispondi e, racchiuso in Te stesso, pensi a salvare la povera anima mia a costo di tante pene. E Pilato, non vedendosi rispondere, soggiunge:  

“Non sai Tu che sta in mio potere il liberarti o il condannarti?”. Ma Tu, o Amor mio, volendo fare splendere nella mente di Pilato la luce della verità, rispondi:  

“ Non avresti nessun potere su di Me se non ti venisse dall’alto; però quelli che Mi hanno dato nelle tue mani hanno commesso un peccato più grave del tuo”. 


[ Gesù è presentato come Ecce Homo] 

Allora Pilato, mosso dalla dolcezza della tua voce, irrisoluto come sta, col cuore in tempesta, credendo che i cuori dei giudei fossero più pietosi, si decide di mostrarti dalla loggia, sperando che [essi] si muovessero a compassione nel vederti sì straziato, e così poterti liberare.  

Addolorato Gesù, il cuor mi vien meno nel vederti seguir Pilato; a stento cammini e curvo sotto quella orribile corona di spine. Il Sangue segna i tuoi passi e, come esci fuori, senti la folla tumultuante che ansiosa aspetta la tua condanna. Pilato, imponendo silenzio, per richiamare l’attenzione di tutti e farsi da tutti ascoltare, prende con ribrezzo i due lembi della porpora che Ti copre il petto e le spalle, la solleva per farti da tutti vedere come sei ridotto, e ad alta voce dice:  

“ Ecce homo! Guardatelo, non ha più figura di uomo; osservate le sue piaghe, non più si riconosce. Se male ha fatto, ha già sofferto abbastanza, anzi troppo; io son già pentito d ’averlo fatto tanto soffrire, lasciamolo perciò libero ”. 

Gesù, Amor mio, lascia che Ti sostenga, perché vedo che non reggendoti in piedi sotto il peso di tante pene, vacilli. Ah! In questo momento solenne si decide la tua sorte. Alle parole di Pilato si fa silenzio profondo in Cielo, in terra e nell’inferno.  

E poi, come in una sola voce sento il grido di tutti: 

 “Crocifiggilo, crocifiggilo, a qualunque costo lo vogliamo morto !”. Vita mia, Gesù, vedo che tremi. Il grido di morte scende nel tuo cuore, ed in queste voci scorgi la voce del tuo caro Padre che dice: “Figlio mio, Ti voglio morto, e morto crocifisso!”.  

Ah! Senti pure la tua Mamma che, sebbene trafitta, desolata, fa eco al tuo caro Padre:  

“ Figlio, Ti voglio morto!”. 

Gli Angeli, i Santi, l ’inferno, tutti ad unanime voce gridano:  

“ Crocifiggilo, crocifiggilo!”.  

Sicché non c ’è anima che Ti voglia vivo. Ed ahi, ahi! Con sommo mio rossore, dolore e raccapriccio, anch ’io mi sento costretta da una forza suprema a gridare: “Crocifiggilo !”. 

Mio Gesù, perdonami se io pure, misera anima peccatrice, Ti voglio morto! Però Ti prego di far morire me insieme con Te.  E Tu intanto, o mio straziato Gesù, mosso dal mio dolore par che mi dica: “Figlia mia, stringiti al mio Cuore, e prendi parte alle mie pene ed alle mie riparazioni. Il momento è solenne: si deve decidere o la mia morte o la morte di tutte le creature. In questo momento due correnti si riversano nel mio Cuore. In una vi sono le anime che, se Mi vogliono morto, è perché vogliono trovare in Me la vita; e così coll’accettare Io per loro la morte, vengono sciolte dalla condanna eterna, e le porte del Cielo si schiudono per riceverle. Nell’altra corrente vi sono quelle che Mi vogliono morto per odio e per conferma della loro condanna, ed il mio Cuore è lacerato, e sente la morte di ciascuna e le stesse pene dell’inferno! Ah!, il mio Cuore non regge a questi dolori acerbi; sento la morte ad ogni palpito, ad ogni respiro, e vò ripetendo: 

 Perché tanto Sangue sarà sparso invano? Perché le mie pene saranno inutili per tanti? Ah, figlia! Sorreggimi che più non ne posso, prendi parte alle mie pene: la tua vita sia una continua offerta per salvare le anime, per lenirmi pene sì strazianti”. 

 

Cuor mio, Gesù, le tue pene sono le mie, e faccio eco alle tue riparazioni.  Ma vedo che Pilato rimane sbalordito, e si affretta a dire:  

“Come, debbo crocifiggere il vostro Re? Io non trovo colpa in Lui per condannarlo!”. E i giudei gridano, assordando l’aria:  

“ Non abbiamo altro re che Cesare, e, se tu non lo condanni,  non sei amico di Cesare! Tolle, tolle! 2 Crocifiggilo, crocifiggilo!”. 

 

[ Gesù è condannato a morte] 

Pilato, non sapendo più che fare, per timore di essere spodestato, si fa portare un catino d ’acqua e, lavandosi le mani, dice:  

“ Io sono innocente del Sangue di questo Giusto”.  

E Ti condanna a morte. Ma i Giudei gridano: 

“Il suo Sangue cada su di noi e sui figli nostri!”.  

E nel vederti condannato vanno in festa, battono le mani, fischiano, urlano, mentre Tu, o Gesù, ripari per quelli che, trovandosi in alto, per vano timore e per non perdere i posti, rompono le leggi più sacre, non curando la ruina di popoli interi, favorendo gli empi e condannando gli innocenti. 

Ripari anche per quelli che, dopo la colpa, istigano l ’ira divina a punirli. Ma mentre ciò ripari, il Cuore Ti sanguina per il dolore nel vedere il popolo da Te eletto fulminato dalla maledizione del Cielo, che loro stessi con piena volontà hanno voluto, suggellandola col tuo Sangue che hanno imprecato. Ah, il Cuore Ti vien meno! Lasciami che lo sostenga fra le mie mani, facendo mie le tue riparazioni e le tue pene. Ma il tuo amore Ti spinge più in alto, ed impaziente, già cerchi la croce. 

 

Riflessioni e Pratiche 

Gesù coronato di spine è trattato da re da burla e, sottoposto ad insulti e pene inaudite, ripara in modo speciale i peccati di superbia. E noi, evitiamo i sentimenti di orgoglio? Attribuiamo a Dio il bene che facciamo? Ci stimiamo inferiori agli altri? La nostra mente è sempre vuota d’altri pensieri per poter dar luogo alla grazia? Molte volte non diamo luogo alla grazia col tenere la mente ripiena d ’altri pensieri. Allora non essendo la nostra mente tutta piena di Dio, siamo noi stessi causa che il demonio ci molesti, e quasi quasi noi stessi fomentiamo le tentazioni. Sicché, quando la nostra mente è piena di Dio, il demonio, avvicinandosi a noi, non trovando il posto dove dirigere le sue tentazioni, confuso si allontana, perché i pensieri santi hanno tanta forza contro il demonio, che, mentre questi si fa per avvicinare, quelli come tante spade lo feriscono e lo allontanano.  

A torto quindi ci lamentiamo quando la nostra mente è molestata e tentata dal nemico ; è la nostra poca vigilanza che spinge il nemico ad assalirci, il quale sta quasi spiando nella nostra mente per poter trovare i piccoli vuoti e darci l’assalto. 

Allora invece di sollevare Gesù coi nostri santi pensieri, e togliergli le spine, ingrati gliele calchiamo sulla Testa, e gliene facciamo sentire più acerbamente le punture. La grazia così resta frustrata e non può svolgere nella nostra mente il lavorio delle sante ispirazioni. Molte volte facciamo peggio ancora: mentre sentiamo il peso delle tentazioni, invece di portarle a Gesù, facendone un fascio per farle bruciare dal fuoco del suo amore, c’impensieriamo, ci rattristiamo, facciamo calcoli sulle stesse tentazioni; sicché non solo la nostra povera mente resta occupata dai cattivi pensieri, ma anche tutto il nostro povero essere ne resta come inzuppato, per cui ci vorrebbe quasi un miracolo di Gesù per svincolarci. 

E Gesù, attraverso quelle spine, ci guarda e, chiamandoci, par che dica: 

“ Ah, figlio mio, sei tu stesso che non vuoi stare stretto con Me! Se tu fossi venuto subito a Me, ti avrei aiutato a liberarti dalle molestie che il nemico ha portato nella tua mente, e non Mi avresti fatto sospirare tanto il tuo ritorno. Ho cercato un aiuto da te per liberarmi da spine così pungenti; invano aspettai perché tu te ne stavi occupato nel lavorio che il tuo nemico ti aveva dato. 

Oh, quanto saresti meno tentato se subito venissi nelle mie braccia! 

Allora il nemico, temendo non te ma Me, subito ti lascerebbe ”. 

 

Mio Gesù, le tue spine suggellino i miei pensieri nella tua mente ed impediscano al nemico ogni sorta di tentazione. Quando Gesù si fa sentire nella nostra mente e nel nostro cuore, corrispondiamo alle sue ispirazioni o le mettiamo in oblio? Gesù è trattato da re da burla, e noi rispettiamo tutte le cose sante? Usiamo tutta quella riverenza che si conviene come se toccassimo Gesù Cristo stesso? 

 

Coronato mio Gesù, fa ’ ch’io senta le tue spine, affinché dalle loro punture possa comprendere quanto Tu soffri, e Ti costituisca Re di tutta me stessa. 

Gesù, esposto dalla loggia, è condannato a morte da quel popolo da Lui tanto amato e beneficato. L’amante Gesù, per darci la vita, accetta per noi la morte. E noi, siamo pronti ad accettare qualunque pena perché Gesù non sia offeso e non soffra?  

La nostra pena dev ’essere accettata per non far soffrire Gesù, e, perché Gesù nella sua umanità soffrì infinitamente, noi, dovendo continuare la sua vita sulla terra, dobbiamo contraccambiare con le nostre pene le pene dell’Umanità di Gesù Cristo.  

Come compatiamo le pene che Gesù soffre nel vedere le tante anime strappate dal suo Cuore? Facciamo nostre le sue pene per rinfrancarlo di tutto ciò che soffre? I giudei lo vogliono crocifisso per far che egli muoia come un infame ed il suo nome venga cancellato dalla faccia della terra. E noi, cerchiamo che Gesù viva sulla terra? Coi nostri atti, coi nostri esempi, coi nostri passi dobbiamo mettere un ’impronta divina nel mondo per far che Gesù venga da tutti conosciuto e, col nostro operare, la sua vita abbia un ’eco divina da sentirsi da un estremo all’altro del mondo. 

Siamo pronti a dar la nostra vita per far che l ’amato Gesù sia rinfrancato di tutte le offese , oppure imitiamo i giudei, popolo tanto favorito (quasi a somiglianza della povera anima nostra tanto amata da Gesù), e gridiamo come loro “Crucifigatur! 3 ”?  

 

Mio condannato Gesù, la tua condanna sia la mia che accetto per amor tuo, e per consolarti mi riverserò continuamente in Te, per portarti nei cuori di tutte le creature, farti conoscere da tutti e dare la tua vita a tutti. 


 

La croce di Gesù furono le anime 

( Dal Volume 15 - 16 Febbraio 1923 ) 

[ Scrive Luisa:]  

Stavo facendo la mia solita adorazione al Crocifisso ed abbandonandomi tutta nel suo amabile Volere, ma mentre ciò facevo ho sentito che il mio amabile Gesù Si muoveva nel mio interno e mi diceva:  

“… Figlia mia, quante cose farà conoscere la mia Volontà di ciò che operò la mia Umanità in questa Volontà Divina! La mia Umanità, per operare la Redenzione perfetta e completa, doveva farla nell’ambito dell’eternità: ecco la necessità d’una Volontà Eterna. Se la mia volontà umana non avesse con sé una Volontà Eterna, tutti i miei atti sarebbero atti limitati e finiti; invece con Questa sono interminabili ed infiniti, e la mia Volontà Divina faceva trovare alla mia Umanità tutte queste pene e croci, tanto che Essa Mi distendeva su tutta l ’umana famiglia, dal primo fino all’ultimo uomo, ed Io assorbivo tutte le specie di pene in Me, ed ogni creatura formava la mia croce. Sicché la mia croce fu tanto lunga quanto è e sarà la lunghezza di tutti i secoli, e larga quanto sono le umane generazioni. Non fu la sola piccola croce del Calvario dove Mi crocifissero gli ebrei; questa non era altro che una immagine della lunga croce in cui Mi teneva crocifisso la Suprema Volontà.  

Sicché ogni creatura formava la lunghezza e la larghezza della croce, e come la formavano restavano innestate nella stessa croce; ed il Volere Divino, distendendomi su di essa e crocifiggendomi, non solo Lui formava la mia croce, ma tutti quelli che formavano detta croce. Ecco, perciò avevo bisogno dell’ambito dell’eternità, dove dovevo tenere questa croce; lo spazio terrestre non basterebbe per contenerla. Oh, quanto Mi ameranno le creature, quando conosceranno ciò che fece la mia Umanità nella Divina Volontà, e ciò che Mi fece soffrire per amor loro! La mia croce non fu di legno, no: furono le anime. Erano loro che Me le sentivo palpitanti nella croce su cui Mi distendeva la Divina Volontà, e nessuna Mi faceva sfuggire; a tutti davo il posto, e per dare posto a tutti Mi distendeva in modo sì straziante e con pene sì atroci, che le pene della Passione potrei chiamarle piccoli sollievi. Perciò affrettati, affinché il mio Volere faccia correre tutto ciò che questo Volere Eterno operò nella mia Umanità. Questa conoscenza riscuoterà tanto amore, che le creature si piegheranno a farlo regnare in mezzo a loro”. 


giovedì 16 dicembre 2021

L E 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 


SEDICESIMA ORA 


Dalle 8 alle 9 del mattino Gesù è riportato innanzi a Pilato e posposto a Barabba. Gesù è flagellato 

Mio tormentato Gesù, il mio povero cuore tra ansie e pene Ti segue e, nel vederti vestito da pazzo, conoscendo chi sei Tu, Sapienza infinita che dai il senno a tutti, vado in delirio e dico: Come! Gesù pazzo? Gesù malfattore? E ora sarai posposto al più grande malfattore, a Barabba.  Mio Gesù, santità che non ha pari, già sei di nuovo innanzi a Pilato. Egli, nel vederti così malamente ridotto e vestito da pazzo e che neppure Erode Ti ha condannato, resta più indignato contro i giudei e si convince maggiormente della tua innocenza, e non vorrebbe condannarti. Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai giudei, quasi per smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che essi hanno del tuo Sangue, Ti presenta insieme con Barabba. Ma i giudei gridano:  

“ Non vogliamo libero Gesù, ma Barabba!”.  

E allora Pilato, non sapendo che fare per calmarli, Ti condanna alla flagellazione. 


Mio posposto Gesù, mi si spezza il cuore nel vedere che, mentre i giudei si occupano di Te per farti morire, Tu, racchiuso in Te stesso, pensi a dare a tutti la vita, e tendendo l ’orecchio, Ti sento dire: “Padre Santo, guarda il Figlio tuo vestito da pazzo; questo Ti ripara la pazzia di tante creature cadute nel peccato. Questa veste bianca sia dinanzi a Te come discolpa per tante anime che si vestono della lugubre veste della colpa. Vedi, o Padre, l’odio, il furore, la rabbia che hanno contro di Me, che quasi fa loro perdere la luce della ragione per la sete del mio Sangue. Ed Io voglio ripararti tutti gli odi, le vendette, le ire, gli omicidi, ed impetrare a tutti la luce della ragione. Guardami ancora, Padre mio: si può dare insulto maggiore? Mi hanno posposto al più grande malfattore. Ed Io voglio ripararti tutte le posposizioni che si fanno. Ah, tutto il mondo è pieno di posposizioni! Chi Ci pospone ad un vile interesse, chi agli onori, chi alle vanità, chi ai piaceri, agli attaccamenti, alle dignità, alle crapule e perfino allo stesso peccato. All’unanimità tutte le creature Ci pospongono, anche ad ogni piccola sciocchezza; ed Io sono pronto ad accettare la mia posposizione a Barabba per riparare le posposizioni delle creature”. 


Mio Gesù, mi sento morire di dolore e di confusione nel vedere il tuo grande amore in mezzo a tante pene, e l ’eroismo delle tue virtù in mezzo a tante pene ed insulti. Le tue parole e le riparazioni, come tante ferite, si ripercuotono nel mio povero cuore, e nel mio dolore ripeto le tue preghiere e le tue riparazioni. Neppure un istante voglio distaccarmi da Te, altrimenti molte cose mi sfuggiranno di ciò che fai Tu. 

 Ed ecco, che vedo? I soldati Ti conducono ad una colonna per flagellarti. Amor mio, Ti seguo, e Tu, col tuo sguardo d’amore, guardami e dammi la forza di assistere alla tua dolorosa carneficina. 


[ Gesù flagellato

 Mio purissimo Gesù, già sei vicino alla colonna. I soldati, inferociti, Ti sciolgono per legarti ad essa. Ma non basta: Ti spogliano delle tue vesti per fare crudele carneficina del tuo santissimo Corpo. Amor mio, Vita mia, mi sento venir meno per il dolore nel vederti nudo. Tu tremi da capo a piè, ed il tuo santissimo  Volto si tinge di verginal rossore. Ed è tanta la confusione e il tuo sfinimento che, non reggendoti in piedi, stai per cadere ai piedi della colonna, ma i soldati, sostenendoti, non per aiutarti, ma per poterti legare, non Ti fanno cadere.  

Già prendono le funi e Ti legano le braccia, tanto strette, che subito si gonfiano e dalla punta delle dita sprizza Sangue. Poi, dall’anello della colonna passano le funi e catene intorno alla tua santissima Persona, fino ai piedi, e Ti legano alla colonna tanto stretto da non poter fare nemmeno un movimento, per poter così liberamente sfrenarsi su di Te. 


Mio spogliato Gesù, permettimi che mi sfoghi, altrimenti non posso più continuare a vederti tanto soffrire. Come? Tu che vesti tutte le cose create, il sole di luce, il cielo di stelle, le piante di foglie, gli uccelli di piume, Tu spogliato? Che ardire! Ma il mio amante Gesù, con la luce che tramanda dagli occhi, mi dice: “Taci, o figlia. Era necessario che fossi spogliato, per riparare per tanti che si spogliano di ogni pudore, di candore e di innocenza, che si spogliano di ogni bene e virtù e della mia grazia, e si vestono di ogni brutalità, vivendo a modo di bruti. Nel mio verginal rossore volli riparare le tante disonestà, mollezze e piaceri brutali. Perciò fa’ attenzione a ciò che faccio, e prega e ripara con Me, e quietati”. 


Flagellato Gesù, il tuo amore passa di eccesso in eccesso. Vedo che i carnefici prendono le funi e Ti battono senza pietà, tanto da illividire tutto il tuo santissimo Corpo, ed è tanta la ferocia, il furore nel batterti, che sono già stanchi. Ma altri due sottentrano. Prendono verghe spinose e Ti battono tanto che subito dal tuo Corpo santissimo incomincia a scorrere a rivi il Sangue. Poi lo pestano tutto, formano dei solchi e lo riempiono di piaghe. Ma non basta: altri due sottentrano ancora, e con catene di ferro uncinate continuano la dolorosa carneficina. Ai primi colpi quelle carni peste e piagate si squarciano di più e cadono a brandelli per terra; restano scoperte le ossa, il Sangue diluvia tanto, da formare un lago intorno alla colonna. 


Mio Gesù, denudato Amor mio, mentre Tu sei sotto questa tempesta di colpi, io mi abbraccio ai tuoi piedi, affinché possa prendere parte alle tue pene e resti tutta coperta del tuo preziosissimo Sangue. Ogni colpo che ricevi è una ferita al mio cuore, molto più che, tendendo l ’orecchio, sento i tuoi gemiti che non sono uditi, perché la tempesta dei colpi assorda l’aria intorno a Te. Ed in quei gemiti Tu dici: 

 “ Voi tutti che Mi amate, venite ad imparare l’eroismo del vero amore. Venite a smorzare nel mio Sangue la sete delle vostre passioni, la sete di tante ambizioni, di tanti fumi e piaceri, di tante sensualità. In questo mio Sangue troverete il rimedio a tutti i vostri mali”. 


I tuoi gemiti continuano a dire: 

“ Guardami, o Padre, tutto piagato sotto questa tempesta di colpi. Ma non basta: voglio formare tante piaghe nel mio Corpo, da dare sufficienti stanze nel cielo della mia Umanità a tutte le anime, in modo da formare in Me stesso la loro salvezza, e poi farle passare nel Cielo della divinità. Padre mio, ogni colpo di questi flagelli ripari innanzi a Te ogni specie di peccato, a uno a uno, e, come colpiscono Me, così scusino quelli che li commettono. Questi colpi colpiscano i cuori delle creature e parlino loro del mio amore, tanto da forzarle ad arrendersi a Me ”. 


E mentre ciò dici, è tanto grande il tuo amore, anche se con sommo dolore, che quasi aizzi i carnefici a batterti di più. Mio scarnificato Gesù, il tuo amore mi schiaccia, mi sento impazzire. Il tuo amore non è stanco, mentre i carnefici sono sfiniti di forze e non possono più continuare la dolorosa carneficina. Già Ti tagliano le funi e Tu cadi quasi morto nel tuo stesso Sangue . E nel vedere i brandelli delle tue carni, Ti senti morire di dolore, vedendo in quelle carni separate da Te le anime riprovate . Ed è tanto il dolore che stai boccheggiando nel tuo proprio Sangue. Mio Gesù, lasciami che Ti prenda fra le mie braccia per ristorarti un po’ col mio amore. Ti bacio, e col mio bacio chiudo tutte le anime in Te, così nessuna più si perderà. E Tu benedicimi. 


Riflessioni e Pratiche 

Dalle 8 alle 9 Gesù è spogliato nudo e sottoposto a crudeli battiture. E noi, siamo spogliati di tutto? Gesù è legato alla colonna, e noi, ci facciamo legare dall’amore? Gesù è legato alla colonna mentre noi, coi nostri peccati ed attaccamenti, alle volte anche a cose indifferenti o buone in sé stesse, aggiungiamo le nostre funi, non contenti delle funi con cui Lo hanno legato i giudei. Intanto Gesù, col suo sguardo pietoso, ci chiama per farsi slegare. 

 Non vediamo in quello sguardo che c ’è anche un rimprovero per noi, avendo contribuito anche noi a legarlo? Per sollevare l ’afflitto Gesù, dobbiamo togliere prima le nostre catene, per poter giungere poi a togliere le catene delle altre creature . Queste nostre piccole catene molte volte non sono altro che piccoli attaccamenti alla nostra volontà, al nostro amor proprio un po’ risentito, alle nostre piccole vanità che, formando intreccio, legano dolorosamente l ’amabile Gesù. 


Talvolta poi, Gesù, preso d ’amore per la nostra povera anima, vuol toglierci Lui queste catene per non farsi ripetere da noi il doloroso legamento. Ah! Quando ci lamentiamo, perché non vogliamo stare legati soli con Gesù, Lo costringiamo, quasi contristato, a ritirarsi da noi. 


Il nostro straziato Gesù, mentre soffre, ripara tutti i peccati contro la modestia. E noi, siamo puri nella mente, nello sguardo, nelle parole, negli affetti, in modo da non aggiungere altri colpi su quel Corpo innocente? Siamo sempre legati a Gesù, in modo da trovarci pronti a difenderlo quando le creature Lo colpiscono con le loro offese? 


Mio incatenato Gesù, le tue catene siano le mie in modo che io senta sempre Te in me, e Tu sempre me in Te. 

( Preghiera di Ringraziamento, pagina 19 ) 

sabato 30 ottobre 2021

L E 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 


QUINDICESIMA ORA 


Dalle 7 alle 8 del mattino Gesù innanzi a Pilato. 

Pilato lo manda da Erode 

Legato mio Bene, i tuoi nemici uniti ai sacerdoti Ti presentano a Pilato e, affettando santità e scrupolosità, dovendo festeggiare la Pasqua, restano fuori nell’atrio. E Tu, mio Amore, vedendo il fondo della loro malizia, ripari tutte le ipocrisie del corpo religioso. Anch’io riparo insieme con Te. Ma mentre Tu Ti occupi per il loro bene, essi invece incominciano ad accusarti presso Pilato, vomitando tutto il veleno che hanno contro di Te. Pilato, mostrandosi non soddisfatto delle accuse che Ti fanno, per poterti con ragione condannare, Ti chiama in disparte e, da solo, Ti esamina e Ti domanda: “Sei Tu il Re dei giudei?”. 

E Tu, vero mio Re Gesù, rispondi: 

“ Il mio regno non è di questo mondo, altrimenti, migliaia di legioni di Angeli Mi difenderebbero”. E Pilato, commosso dalla soavità e dignità del tuo dire, sorpreso, Ti dice: “Come, re sei Tu?”. E Tu: 

“ Tu lo dici. Io lo sono, e son venuto nel mondo ad insegnare la verità”. 


Pilato, senza voler sa pere altro, convinto della tua innocenza, esce alla terrazza e dice: “Io non trovo colpa alcuna in quest’uomo”. I giudei, arrabbiati, Ti accusano di tante altre cose, e Tu taci e non Ti difendi, e ripari le debolezze dei giudici, quando si trovano di fronte ai prepotenti e le loro ingiustizie, e preghi per gli innocenti, oppressi ed abbandonati. Onde Pilato, vedendo il furore dei tuoi nemici e per sbarazzarsi di Te, T’invia da Erode. 


[ Gesù innanzi ad Erode

Mio Re divino, voglio ripetere le tue preghiere e riparazioni, e accompagnarti fino ad Erode. Vedo che i nemici, infuriati, vorrebbero divorarti, e Ti conducono tra insulti, scherni e derisioni, e così Ti fanno giungere innanzi ad Erode, il quale, gonfiandosi, Ti fa molte domande. Tu non rispondi e nemmeno lo guardi. Ed Erode, irritato perché non si vede soddisfatto nelle sue curiosità, e sentendosi umiliato dal tuo lungo silenzio, proclama a tutti che sei pazzo e senza senno, e come tale ordina che sia trattato. E, per burlarti, Ti fa vestire di bianca veste e Ti consegna in mano ai soldati, affinché Ti facciano il peggio che possano. 

 Mio innocente Gesù, nessuno trova colpa in Te, solo i giudei, perché la loro affettata religiosità non merita che splenda nelle loro menti la luce della verità. 


Mio Gesù, Sapienza infinita, quanto Ti costa l ’essere stato dichiarato pazzo! I soldati, abusando di Te, Ti gettano per terra, Ti calpestano, T’imbrattano di sputi, Ti vilipendono, Ti battono con bastoni, e sono tanti i colpi, che Ti senti morire. Sono tali e tante le pene, gli obbrobri, le umiliazioni che Ti fanno, che gli Angeli piangono e si coprono il volto con le loro ali per non vederle. 


Mio pazzo Gesù, anch ’io voglio chiamarti pazzo, ma pazzo d’amore. Ed è tanta la tua pazzia d’amore, che, invece di adontarti, Tu preghi e ripari per le ambizioni dei re, che ambiscono regni per la rovina dei popoli, per tante stragi che fanno, per tanto sangue che fanno spargere per loro capriccio, per tutti i peccati di curiosità e per le colpe commesse nelle corti e nelle milizie. 

Mio Gesù, com ’è tenero vederti in mezzo a tanti oltraggi pregare e riparare. Le tue voci si ripercuotono nel mio cuore, e seguo ciò che fai Tu. Ed ora lascia che mi metta a Te vicino, prenda parte alle tue pene e Ti consoli col mio amore, ed allontanandoti i nemici, Ti prenda fra le mie braccia per ristorarti e baciarti la fronte. 

 Dolce mio Amore, vedo che non Ti danno pace, ed Erode T ’invia a Pilato. Se doloroso è stato il venire, più tragico sarà il ritorno, perché vedo che i giudei sono più arrabbiati di prima, ed a qualunque costo sono risoluti a farti morire.  

Perciò, prima che Tu esca dal palazzo di Erode, voglio baciarti per attestarti il mio amore in mezzo a tante pene. E Tu, fortificami col tuo bacio e con la tua benedizione, ed io Ti seguirò dinanzi a Pilato. 


Riflessioni e Pratiche 

Gesù presentato a Pilato, in mezzo a tanti insulti e disprezzi, è sempre dolce, non disdegna nessuno, e in tutti cerca di far splendere la luce della verità. E noi, ci sentiamo uguali con tutti? 

Cerchiamo di vincere il nostro cattivo naturale se qualche persona non ci simpatizza? Trattando con le creature, cerchiamo sempre di far conoscere Gesù e far risplendere in loro la luce della verità? *  

O Gesù, dolce mia Vita, metti sulle mie labbra la tua parola e fa ’ che parli sempre con la tua lingua. 


Gesù innanzi ad Erode tace vestito da pazzo e soffre pene inaudite. E noi, quando siamo calunniati, scherniti, insultati, derisi, pensiamo che il Signore vuol darci una somiglianza divina?  

Nelle nostre pene, nei disprezzi e in tutto ciò che il nostro povero cuore potrà sentire, pensiamo che è Gesù che col suo tocco ci dà dolore, che col suo tocco ci trasforma in Sé e ci dà la sua somiglianza? E tornando a noi il patire, pensiamo che Gesù, rimirandoci, non è contento di noi, e quindi ci dà un ’altra stretta per poterci del tutto rassomigliare a Lui? 


Ad esempio di Gesù, possiamo dire che abbiamo il dominio di noi stessi, che invece di rispondere nelle contrarietà, preferiamo tacere? Ci facciamo mai vincere dalle curiosità? 


In ogni pena che si può soffrire, bisogna mettere l ’intenzione che essa è una vita che si dà a Gesù, per impetrare anime; e mettendo le anime nella Volontà di Dio, il nostro dolore fa cerchio, e racchiudiamo in esso Dio e le anime per congiungerle a Gesù. *  

Amor mio e mio Tutto, prendi Tu solo il dominio di questo mio cuore e tienilo nelle tue mani, affinché negl’incontri possa ricopiare in me la tua grande pazienza. 


Gesù nel palazzo d ’Erode, vestito da pazzo e burlato 

( Dal Volume 13 - 16 Settembre 1921 ) 

[ Scrive Luisa:] 

Stavo facendo l ‟Ora della Passione quando il mio dolce Gesù si trovava nel palazzo d ‟Erode, vestito da pazzo e burlato. Il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi ha detto:  

“Figlia mia, non fui solo allora vestito da pazzo, schernito e burlato, ma le creature continuano a darmi queste pene, anzi, sono in continue burle da tutte le specie di persone. Se una persona si confessa e non mantiene i suoi propositi di non offendermi, è una burla che Mi fa. Se un sacerdote confessa, predica, amministra Sacramenti, e la sua vita non corrisponde alle parole che dice e alla dignità dei Sacramenti che amministra, tante burle Mi fa per quante parole dice, per quanti Sacramenti amministra. E mentre Io nei Sacramenti ridavo loro la vita novella, loro Mi danno scherni, burle, e col profanarli Mi preparano la veste per vestirmi da pazzo. Se i superiori comandano il sacrifizio ai sudditi, le virtù, la preghiera, il disinteresse, e loro menano la vita comoda, viziosa, interessata, sono tante burle che Mi fanno. Se i capi civili ed ecclesiastici vogliono l ’osservanza delle leggi, e loro sono i primi trasgressori, sono burle che Mi fanno .  

Oh, quante burle Mi fanno! Sono tante che ne sono stanco, specie quando sotto il bene vi mettono il veleno del male. Oh, come si prendono giuoco di Me, come se Io fossi il loro trastullo ed il loro passatempo! Ma la mia Giustizia presto o tardi si burlerà di loro col punirli severamente. Tu prega e riparami queste burle che tanto Mi addolorano, che sono causa di non farmi conoscere chi Io sia”. 


Dopo, essendo ritornato di nuovo [Gesù], siccome io stavo tutta fondendomi nel Divino Volere, mi ha detto: “Figlia carissima del mio Volere, Io sto con ansia aspettando queste tue fusioni nella mia Volontà. Tu devi sapere che come Io pensavo nella mia Volontà, così venivo informando i tuoi pensieri nella mia Volontà, preparandone il posto; come operavo, [venivo] informando le tue opere nel mio Volere, e così di tutto il resto. Ora, ciò che facevo non lo facevo per Me, che non avevo bisogno, ma per te; perciò ti aspetto nella mia Volontà, che venga a prendere i posti che ti preparò la mia Umanità, e sopra le mie informazioni venga a fare le tue; allora sono contento e ne ricevo completa gloria, quando ti veggo fare ciò che feci Io”. 


Gesù innanzi ad Erode 

( Dal Volume 14 - 24 Novembre 1922 ) 

[ Scrive Luisa:]  

Stavo pensando al mio dolce Gesù quando fu presentato ad Erode, e dicevo tra me: “Com‟è possibile che Gesù, tanto buono, non si benignò di dirgli una parola e dargli uno sguardo? Chi sa se quel perfido cuore, alla potenza del suo sguardo non si fosse convertito?”. E Gesù, facendosi vedere, mi ha detto: 

Figlia mia, era tanta la sua perversità ed indisposizione d’animo che non meritò che lo guardassi e gli dicessi neppure una parola ; se ciò avessi fatto l ’avrei reso maggiormente colpevole, perché ogni mia parola o sguardo sono vincoli di più che si formano tra Me e la creatura. Ogni parola è un’unione maggiore, una strettezza di più; e come l’anima si sente guardata, la grazia incomincia il suo lavorio”. 


Le riparazioni di Gesù flagellato 

( Dal Volume 17 - 1 Luglio 1924 ) 

[ Scrive Luisa:] 

Stavo accompagnando Gesù nel doloroso mistero della flagellazione. Si faceva vedere diluviante Sangu e e sentivo che diceva: “Padre mio, Ti offro questo mio Sangue. Deh, fa’ che copra tutte le intelligenze delle creature e renda vani tutti i loro cattivi pensieri, attutisca il fuoco delle loro passioni e faccia risorgere intelligenze sante. Questo Sangue copra i loro occhi e faccia velo alla loro vista, affinché non vi entri il gusto dei piaceri cattivi e non s’insozzino del fango della terra. Questo mio Sangue copra e riempia la bocca e renda morte le loro labbra alle bestemmie, alle imprecazioni, a tutte le loro parole cattive. Padre mio, questo mio Sangue copra le loro mani e gli dia il terrore delle tante azioni nefande. Questo Sangue circoli nella nostra Volontà Eterna per coprire tutti, per difendere e per essere arma difenditrice a pro delle creature presso i diritti della nostra Giustizia”. 


giovedì 16 settembre 2021

LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 


QUATTORDICESIMA ORA 

Dalle 6 alle 7 del mattino Gesù di nuovo innanzi a Caifa e poi è condotto da Pilato


Mio addolorato Gesù, già sei fuori dalla prigione, sei tanto sfinito che vacilli ad ogni passo. Voglio mettermi al tuo fianco per sorreggerti quando vedrò che stai per cadere. Vedo che i soldati Ti portano innanzi a Caifa, e Tu, o mio Gesù, come sole ricomparisci in mezzo a loro, e, sebbene sfigurato, spandi luce dappertutto. Già vedo che Caifa gongola di gioia nel vederti sì malamente ridotto. Ai riflessi della tua luce si acceca maggiormente e, nel suo furore, torna ad interrogarti: “Sicché, sei Tu veramente il vero Figlio di Dio?”. E Tu, Amor mio, con Maestà suprema, con la grazia del tuo dire e col tuo solito accento dolce e commovente da rapire i cuori, rispondi: “ Sì, Io sono il vero Figlio di Dio”.  

E i tuoi nemici, sebbene sentano in loro tutta la forza della tua parola, soffocando tutto, senza voler sapere altro, ad unanime voce gridano: “È reo di morte, è reo di morte!”. Caifa conferma la sentenza di morte e T’invia a Pilato. E  Tu, mio condannato Gesù, accetti questa sentenza con tanto amore e rassegnazione, quasi da strapparla all’iniquo pontefice, e ripari tutti i peccati fatti deliberatamente e con tutta malizia, e per quelli che, invece di affliggersi del male, ne gongolano ed esultano dello stesso peccato, e ciò li porta alla cecità ed a soffocare ogni lume e grazia.  

Vita mia, le tue riparazioni e preghiere fanno eco nel mio cuore, e riparo e prego insieme con Te. Dolce mio Amore, vedo che i soldati, avendo perduto quel poco di stima di Te, nel vederti condannato a morte, Ti prendono, aggiungono funi e catene, Ti stringono tanto forte da togliere quasi il moto alla tua divina Persona e, spingendoti e trascinandoti, Ti mettono fuori dal palazzo di Caifa. 

Turbe di popolo Ti attendono, ma nessuno per difenderti . E Tu, mio Sole divino, esci in mezzo a loro, volendo con la tua luce ravvolgere tutti. E come muovi i primi passi, volendo racchiudere tutti i passi delle creature nei tuoi, preghi e ripari per quelli che muovono i primi passi per operare con fini cattivi: chi per vendicarsi, chi per uccidere, chi per tradire, chi per rubare o per altro. Oh, come Ti feriscono il Cuore tutte queste colpe! E, per impedire tanto male, preghi, ripari ed offri tutto Te stesso.  

Ma, mentre Ti seguo, vedo che Tu, mio Sole Gesù,  T ’incontri al primo scendere dal palazzo di Caifa con la bella Maria, la nostra dolce Mamma. I vostri sguardi s’incontrano, si feriscono e, sebbene ne restiate sollevati nel vedervi, nascono pure nuovi dolori: per Te, nel vedere la bella Madre trafitta, pallida ed ammantata di lutto; per la cara Mamma, nel vedere Te, Sole divino, eclissato e coperto di tanti obbrobri, piangente ed ammantato di Sangue. Ma non potete godere a lungo lo scambio degli sguardi, e, col dolore di non potervi dire neppure una parola, i vostri cuori si dicono tutto, e, fusi l’uno nell’altro, cessate di guardarvi perché i soldati Ti spingono; e, così calpestato e trascinato, giungi a Pilato. Mio Gesù, mi unisco con la trafitta Mamma nel seguirti, per fondermi in Te insieme con Lei; e Tu, dandomi un tuo sguardo d’amore, benedicimi. 


Riflessioni e Pratiche  

Gesù esce alla luce del giorno ed è portato innanzi a Caifa, e con animo fermo conferma che Egli è Figlio di Dio. E noi, quando usciamo, ci facciamo dirigere da Gesù? Il nostro contegno è di esempio agli altri, e i nostri passi, come calamita, chiamano le  anime intorno a Gesù? Tutta la vita di Gesù è un richiamo continuo di anime. Se noi ci uniformeremo alla sua Volontà, cioè se i nostri piedi come camminano chiamano le anime; se i nostri palpiti, facendo eco ai palpiti divini, si armonizzano insieme e chiedono anime; e così di tutto il resto, noi, a seconda che operiamo così, formeremo in noi la stessa Umanità di Gesù. Sicché, ogni richiamo di anime in più che facciamo, è un’impronta di più che dal nostro Gesù riceviamo. La nostra vita è sempre uguale, oppure la cambiamo in peggio a seconda degl’incontri che ci vengono? 

*

Mio Gesù, santità che non ha pari, guidami Tu, e fa ’ che anche il mio portamento esterno manifesti tutta la tua vita divina. 

mercoledì 11 agosto 2021

LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 


TREDICESIMA ORA  

Dalle 5 alle 6 del mattino Prigionia di Gesù 

 

Mio prigioniero Gesù, mi son destata e non Ti trovo. Il cuore mi batte forte forte, smania d’amore. Dimmi, dove sei? Angelo mio, portami alla casa di Caifa. Ma, giro e rigiro, frugo dappertutto e non Ti trovo. Amor mio, presto, con le tue mani muovi  le catene con cui tieni legato il mio cuore al tuo e tirami a Te, affinché possa prendere il volo per venirmi a gettare nelle tue braccia. E Tu, Amor mio, ferito dalla mia voce e volendo la mia compagnia già mi attiri e vedo che Ti hanno messo in prigione. Il mio cuore, mentre esulta di gioia nel trovarti, sento che è ferito dal dolore, vedendo lo stato in cui Ti hanno ridotto. 

Ti vedo con le mani legate all ’indietro ad una colonna, stretti e legati i piedi; il Volto santissimo contuso, gonfio e sanguinante per gli orribili schiaffi ricevuti. I tuoi santissimi occhi sono lividi, la tua pupilla è stanca e mesta per la veglia, i tuoi capelli sono tutti in disordine, la tua santissima Persona è tutta pesta e, per giunta, Tu non puoi aiutarti e pulirti perché sei legato . Ed io, o mio Gesù, in un singhiozzo di pianto, abbracciandomi ai tuoi piedi, Ti dico: “Ahim è, come sei ridotto, o Gesù!”. E Gesù, guardandomi, mi risponde: “Vieni, o figlia mia, e stai attenta a tutto ciò che vedi fare da Me, per farlo insieme con Me, onde poter continuare la mia vita in te”. 

Ed ecco, con mio stupore vedo che invece d ’occuparti delle tue pene, con un amore indescrivibile pensi a glorificare il Padre, per rifarlo di ciò che siamo obbligati, e chiami tutte le anime intorno a Te, per prendere tutti i loro mali su di Te e dare a loro tutti i beni .  

E siccome siamo già all ’albeggiare del giorno, sento la tua voce dolcissima che dice: “ Padre santo, grazie Ti rendo di tutto ciò che ho sofferto e di quello che Mi resta da soffrire. E come quest’alba chiama il giorno ed il giorno fa sorgere il sole, così l’alba della grazia spunti in tutti i cuori, e facendosi giorno, Io, Sole divino, possa sorgere in tutti i cuori e regnare su tutti. Vedi, o Padre, queste anime? Ed Io voglio risponderti per tutti, per i loro pensieri, parole, opere e passi, a costo di Sangue e di morte”.

Mio Gesù, Amore senza confini, a Te mi unisco e anch’io Ti ringrazio di quanto mi hai fatto soffrire e per quello che mi rimane da soffrire, e Ti prego di far spuntare in tutti i cuori l’alba della grazia, perché Tu, Sole divino, possa risorgere in tutti i cuori e regnare su tutti. Mio dolce Gesù, vedo ancora che Tu ripari tutte le primizie dei pensieri, degli affetti e delle parole che al principio del giorno non sono offerti a Te per darti onore, e richiami in Te, come in rassegna, i pensieri, gli affetti e le parole delle creature, per riparare e dare al Padre la gloria che Gli devono. Mio Gesù, Maestro divino, giacché in questa prigione abbiamo un’ora libera, ed essendo soli, voglio fare non solo ciò che fai Tu, ma ripulirti, aggiustarti i capelli e fondermi tutta in Te. Perciò mi avvicino alla tua santissima Testa, e, riordinandoti i capelli, voglio ripararti per tante menti stravolte e piene di terra, che non hanno un pensiero per Te, e, fondendomi nella tua mente, voglio riunire in Te tutti i pensieri delle creature e fonderli nei tuoi pensieri, per trovare sufficiente riparazione per tutti i pensieri cattivi, per tanti lumi e ispirazioni soffocate. Vorrei fare di tutti i pensieri uno solo coi tuoi, per darti vera riparazione e perfetta gloria. Mio afflitto Gesù, bacio i tuoi occhi mesti e pregni di lacrime, che avendo le mani legate alla colonna non puoi asciugarli né toglierti gli sputi con cui Ti hanno imbrattato; e siccome la posizione in cui Ti hanno legato è straziante, non puoi chiudere i tuoi occhi stanchi per prendere riposo. Amor mio, quanto volentieri vorrei farti da letto con le mie braccia per darti riposo, e voglio asciugarti gli occhi, e chiederti perdono e ripararti le quante volte non abbiamo avuto la mira di piacerti e di guardarti per vedere che volevi da noi, che cosa dovevamo fare e dove volevi che andassimo. E voglio fondere i miei occhi e quelli di tutte le creature nei tuoi, per poter riparare coi tuoi stessi occhi tutto il male che abbiamo fatto con la vista. Mio pietoso Gesù, bacio le tue santissime orecchie stanche dagli insulti di tutta la notte e, molto più dall’eco di tutte le offese delle creature, che si ripercuote nel tuo udito. 

Ti chiedo perdono e riparo per quante volte ci hai chiamato e siamo stati sordi o abbiamo fatto finta di non ascoltarti, e Tu, stanco mio Bene, hai ripetute le chiamate, ma invano. Voglio fondere le mie orecchie e quelle di tutte le creature nelle tue, per fare una continua e completa riparazione. 

Innamorato mio Gesù, bacio il tuo Volto santissimo, tutto illividito dagli schiaffi. Ti domando perdono, e riparo per quante volte Tu ci hai chiamato per tue vittime di riparazione, e noi, unendoci coi tuoi nemici, Ti abbiamo dato schiaffi e sputi. Mio Gesù, voglio fondere il mio volto nel tuo, per restituirti la tua natia bellezza e darti intera riparazione per tutti i disprezzi che si fanno alla tua santissima Maestà. 

Amareggiato mio Bene, bacio la tua dolcissima bocca,  addolorata dai pugni e riarsa dall ’amore. Voglio fondere la mia lingua e quelle di tutte le creature nella tua, per riparare con la tua stessa lingua tutti i peccati e discorsi cattivi che si fanno.  

E voglio, assetato mio Gesù, unire tutte le voci in una con la tua, per fare che, quando stanno per offenderti, scorrendo la tua voce in quelle delle creature, possa soffocare le voci del peccato e cambiarle in voci di lode e di amore. 

Incatenato Gesù, bacio il tuo collo, oppresso da pesanti catene e da funi, scorrendo dal petto fin dietro le spalle e passando dalle braccia, Ti tengono stretto stretto legato  alla colonna. Già le tue mani sono gonfie ed annerite dalla  strettezza delle legature, e da più parti sprizzano Sangue. Permettimi, legato mio Gesù, che Ti sciolga e, se ami di essere legato, che Ti leghi con le catene dell’amore, che essendo dolci, invece di farti soffrire, Ti raddolciranno. E, mentre Ti sciolgo, voglio fondermi nel tuo collo, per poter  riparare insieme con Te tutti gli attaccamenti e dare a tutti le catene del tuo amore. Voglio fondermi nel tuo petto, per poter riparare tutte le freddezze e così riempire il petto di tutte le creature del tuo fuoco, che vedo che ne contieni tanto che non puoi contenerlo. Voglio fondermi nelle tue spalle, per poter riparare tutti i piaceri illeciti e l’amore alle comodità, per dare a tutti lo spirito di sacrificio e l’amore al patire. Voglio fondermi nelle tue mani, per riparare tutte le opere cattive e il bene fatto malamente e con presunzione, per dare a tutti il profumo delle tue opere. Fondendomi nei tuoi piedi, chiudo tutti i passi delle creature per ripararli e dare a tutti i tuoi passi per farli camminare santamente. 

Ed ora, dolce Vita mia, permettimi che, fondendomi nel tuo Cuore, racchiuda tutti gli affetti, i palpiti e i desideri, per ripararli insieme con Te, e a tutti dia i tuoi affetti, palpiti e desideri, affinché nessuno più Ti offenda.  

Ma ora sento nelle mie orecchie lo scricchiolio della chiave: sono i tuoi nemici che vengono a scarcerarti. Gesù, io tremo, mi sento agghiacciare. Tu sarai di nuovo nelle mani dei tuoi nemici. Che ne sarà di Te? Mi pare di sentire anche lo scricchiolio delle chiavi dei tabernacoli: quante mani profanatrici vengono ad aprirli, e forse per farti scendere in cuori sacrileghi! In quante mani indegne sei costretto a trovarti! Mio prigioniero Gesù, voglio trovarmi in tutte le tue prigioni d’amore, per essere spettatrice quando i tuoi ministri Ti sprigionano e per farti compagnia e ripararti le offese che puoi ricevere. Vedo che i tuoi nemici son vicini, e Tu stai salutando il sole nascente, l ’ultimo dei tuoi giorni; ed essi, sciogliendoti e vedendoti tutto maestà e che li guardi con tanto amore, per ricambio Ti scaricano sul Volto schiaffi sì forti da farlo arrossare col tuo preziosissimo Sangue. Amor mio, prima di uscire dalla prigione, nel mio dolore Ti prego di benedirmi, per ricevere forza per seguirti nel resto della tua Passione. 

 

Riflessioni e Pratiche 

Gesù in prigione, legato ad una colonna ed immobilizzato, è imbrattato di sputi e di fango. Egli cerca l’anima nostra perché Gli faccia compagnia. E noi, siamo contenti di starci soli con Gesù, oppure cerchiamo la compagnia delle creature? L’unico nostro respiro, l’unico nostro palpito non è Gesù solo? L ’amante Gesù, per averci somiglianti a Lui, lega le anime nostre con le aridità, con le oppressioni, con i dolori e con qualunque altra specie di mortificazione. E noi, siamo contenti di farci legare da Gesù in quella prigione in cui il suo amore ci mette, cioè oscurità, oppressioni ed altro? Gesù è in prigione. Sentiamo in noi la forza e la prontezza d’imprigionarci in Gesù per amor suo? L ’afflitto Gesù sospirava l’anima nostra per essere slegato e sostenuto nella dolorosa posizione in cui Si trovava. E noi, sospiriamo che solo Gesù venga a farci compagnia, a scioglierci dalle catene di ogni passione e farci legare con catene più forti nel suo Cuore? 

E le nostre pene le mettiamo in corteggio intorno al penante Gesù, per allontanargli gli sputi e il fango che i peccatori gli mandano? Gesù, in prigione, prega. E la nostra preghiera è costante con Gesù?  

Incatenato mio Gesù, Tu Ti sei fatto prigioniero per amor mio, ed io Ti prego d’imprigionare in Te la mente, la lingua, il cuore, tutta me stessa, perché io non abbia libertà alcuna e Tu abbia assoluta padronanza su di me. 

( Preghiera di Ringraziamento, pagina 19 )  

 

Gesù volle soffrire la prigione per liberarci dalla colpa 

( Dal Volume 12 - 4 dicembre 1918 )  

[ Scrive Luisa:]  

Questa notte l ‟ho passata insieme con Gesù in prigione, lo compativo, mi stringevo alle sue ginocchia per sostenerlo, e Gesù mi ha detto: “ Figlia mia, nella mia Passione volli soffrire anche la prigione per liberare la creatura dalla prigione della colpa. Oh, che prigione orrida è per l’uomo il peccato! Le sue passioni lo incatenano da vile schiavo e la mia prigionia e le mie catene lo sprigionavano e lo scioglievano. Per le anime amanti, la mia prigionia formava loro la prigionia d ’amore dove starsi al sicuro e difese da tutti e da tutto, e le sceglievo per tenerle come prigioni e tabernacoli viventi che Mi dovevano riscaldare dalle freddezze dei tabernacoli di pietra, molto più dalle freddezze delle creature che, imprigionandomi in loro, Mi fanno morire di freddo e di fame. Ecco perciò molte volte lascio le prigioni dei tabernacoli e vengo nel tuo cuore per riscaldarmi dal freddo, per ristorarmi col tuo amore, e quando ti veggo andare in cerca di Me, nei tabernacoli delle chiese Io ti dico: “Non sei tu la mia vera prigione d’amore per Me? Cercami nel tuo cuore ed amami ”. 

mercoledì 23 giugno 2021

L E 24 ORE DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 


DODICESIMA ORA 

Dalle 4 alle 5 del mattino Gesù in mezzo ai soldati


Vita mia dolcissima, Gesù, mentre dormivo stretta al tuo Cuore, spesso mi sentivo pungere dalle spine che pungono il tuo santissimo Cuore. E volendo svegliarmi perché Tu abbia una almeno che noti tutte le tue pene e Ti compatisca, mi stringo più forte al tuo Cuore, e, sentendo più al vivo le tue punture, mi sveglio. Ma che vedo? Che sento? Vorrei nasconderti nel mio cuore per espormi in vece tua e ricevere su di me pene così dolorose, insulti ed umiliazioni così indicibili. Ma solo il tuo amore poteva sostenere tanti oltraggi. Mio pazientissimo Gesù, che cosa potevi sperare da gente così inumana?  

Già vedo che si prendono gioco di Te. Ti coprono il Volto di densi sputi, la luce dei tuoi begli occhi resta coperta di sputi; e Tu, mandando fiumi di lacrime per la nostra salvezza, spingi dai tuoi occhi quegli sputi. E i tuoi nemici, non essendo il loro cuore capace di vedere la luce dei tuoi occhi, tornano di nuovo a coprirli di sputi. Altri, facendosi più bravi nel male, Ti aprono la dolcissima bocca e Te la riempiono di sputi fetenti, tanto che loro stessi ne sentono la nausea. 

E siccome quegli sputi scendono e mostrano in parte la maestà del tuo Volto e la tua sovrumana dolcezza, si sentono rabbrividire e si vergognano di sé stessi; e per essere più liberi Ti bendano gli occhi con uno straccio vilissimo, in modo da potersi del tutto sfrenare sulla tua adorabile Persona. Sicché Ti battono senza pietà, Ti trascinano, Ti pestano sotto i piedi e ripe- tono i pugni, gli schiaffi sul tuo Volto e sulla Testa, graffiandoti e tirandoti per i capelli, e Ti sbalzano da un punto all ’altro. 

Gesù, Amor mio, il cuore non regge vedendoti in tante pene. Tu vuoi che noti tutto, ma io mi sento che vorrei coprirmi gli occhi per non vedere scene così dolorose che fanno strappare il cuore da ogni petto, ma l’amore per Te mi costringe a guardare che ne è di Te. E vedo che non fiati, che non dici una parola per difenderti, che stai in mano a questi soldati come uno straccio e possono fare di Te quello che vogliono, e, vedendoli saltare sopra di Te, temo che Tu muoia sotto i loro piedi. 

Mio Bene e mio Tutto, è tanto il dolore che sento per le tue pene, che vorrei dare grida così forti da farmi sentire su nel Cielo, e chiamare il Padre, lo Spirito Santo e gli Angeli tutti, e qui in terra, da un punto all’altro, chiamare per prima la dolce Mamma e tutte le anime che Ti amano, in modo che, formando cerchio attorno a Te, impediamo a questi insolenti soldati di avvicinarsi a Te per insultarti e tormentarti ancora. Ed insieme con Te ripariamo tutte le specie di peccati notturni, soprattutto quelli commessi dai settari sulla tua sacramentale persona durante la notte, e tutte le offese delle anime che non si mantengono fedeli nella notte della prova. 

Ma vedo, insultato mio Bene, che i soldati, stanchi e ubriachi, vorrebbero riposarsi; ed il povero mio cuore, oppresso e lacerato da tante tue pene, non vuol restare solo insieme con Te, sente il bisogno di un’altra compagnia. Deh! Dolce Mamma mia, sii Tu la mia inseparabile compagnia, abbracciamo insieme Gesù per consolarlo. O Gesù, insieme con la Mamma Ti bacio e benedico, e con Lei prenderò il sonno dell’amore sul tuo adorabile Cuore. 

 

Riflessioni e Pratiche 

Gesù in quest ’ora è in mezzo ai soldati con animo imperturbabile, con costanza ferrea. Da quel Dio che è, soffre tutti gli strapazzi che i soldati Gli fanno, e li guarda con tanto amore, da sembrare che li inviti a dargli più pene. E noi, nelle ripetute sofferenze, siamo costanti, oppure ci lamentiamo, c’infastidiamo, perdiamo la pace, quella pace del cuore necessaria per fare che Gesù possa trovare in noi una felice dimora?  

La fermezza è quella virtù che fa conoscere se Dio regna veramente in noi. Se è vera virtù la nostra, saremo fermi nella prova con una fermezza, non a periodi, ma sempre eguale a sé stessa, ed è questa sola fermezza che ci dà la pace. 

Come più ci rendiamo fermi nel bene, nel patire e nell ’operare, così veniamo ad allargare il campo intorno a noi, dove Gesù allargherà le sue grazie . 

Sicché, se noi saremo incostanti, piccolo sarà il nostro campo, e Gesù poco o nulla potrà spaziarsi. Se invece noi saremo fermi e costanti, trovando Gesù il campo molto esteso, troverà in noi il suo appoggio e sostegno, e dove distendere le sue grazie. 

Se vogliamo che il nostro amato Gesù riposi in noi, circondiamolo della stessa fermezza con cui operava per la salvezza delle anime nostre. Egli così difeso starà nel nostro cuore in dolce riposo. Gesù guardava con amore quelli che lo maltrattavano. E noi, guardiamo con lo stesso amore quelli che ci offendono? E l’amore che mostriamo loro è tanto, da far che sia voce così potente per i loro cuori da convertirli a Gesù? 

 * 

Mio Gesù, Amore senza confine, dammi questo amore e fa ’ 

che ogni pena chiami anime a Te. 


Gesù, nell ’oscurità della prigione 

 ( Dal Volume 13 - 29 Ottobre 1921 ) 

 [ Scrive Luisa:] 

Questa notte l ’ho passata in veglia e la mia mente spesso volava al mio Gesù, legato nella prigione. “Figlia, i nemici Mi lasciarono solo in prigione, legato orribilmente e all ’oscuro, sicché d’intorno tutto era fitte tenebre. Oh, come Mi affliggeva questa oscurità! Avevo le vesti bagnate dalle acque sporche del torrente, sentivo la puzza della prigione e degli sputi di cui ero imbrattato; avevo i capelli in disordine, senza una mano pietosa che Me li togliesse davanti agli occhi e alla bocca; le mani avvinte dalle catene e l ’oscurità non Mi permetteva di vedere il mio stato, ahimè, troppo doloroso ed umiliante. Oh, quante cose diceva questo mio stato sì doloroso in questa prigione!”