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domenica 14 febbraio 2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie


I FRUTTI 


Conversioni 

 A Ghiaie si sono verificate guarigioni fisiche complete e  immediate. Tuttavia non sono le guarigioni del corpo i veri  miracoli di Ghiaie, ma le guarigioni dello spirito. 

Don Luigi Cortesi, dopo avere confessato nella chiesa parrocchiale di Ghiaie, il 28 maggio 1944, scrive: 

"Per un paio d'ore siedo in confessionale. Se i silenzi dei  confessionali si squarciassero! Se quelle stole violacee unte e  stazzonate potessero parlare! Peccato, davvero, che le conversioni spirituali non possano addursi come miracoli probativi  nell'accertamento delle visioni di Adelaide" (v. Storia dei fatti di  Ghiaie, o.c. p. 134). 

Al di là del giudizio sul valore probativo delle conversioni,  giudizio che giustamente molti rifiutano, la testimonianza del  Cortesi è importante, perché viene da una fonte non sospetta. 

Il Cortesi aggiunge: 

"La pietà popolare, con dilatato cuore, narra di una decina  di conversioni repentine, giudicate straordinarie, "miracolose";  le mie esperienze personali potrebbero arricchire la collana con  tre nuove perle, e chissà quante altre potrebbero aggiungerne i  ministri del confessionale, se su questi fatti non cadesse un  infrangibile segreto. Il Rev. Don Silvio M. Girola comunica (da  Como, Valduce, Via Dante 9, li 12-7-1944) al vescovo di Bergamo quanto segue: "Nessuna intenzione, da parte di chi vi  scrive per obbligo di coscienza, di influire in alcun modo,  diretto od indiretto, sulle decisioni che prenderanno coloro che  sono a ciò preposti dalla S. Chiesa a proposito delle presunte  apparizioni delle Ghiaie; ma i fatti sono fatti e si devono denunciare, perché siano conosciuti, vagliati e giudicati. Ma quando si  parla di conversioni d'un carattere che sembra miracoloso, le  difficoltà diventano gravissime perché generalmente implicano  segreti infrangibili del Tribunale di Penitenza; ragion per cui  spesso, anzi quasi sempre e per la maggior parte rimangono  ignorate. 

D'altra parte, se una vera conversione vai più di una  resurrezione, perché si dovrebbe tacerne, proprio in tempi che  ne hanno più bisogno?... 

Queste cose diceva a se stesso chi scrive, per vincere la  riluttanza e la perplessità di rendere manifesta all'Ecc. V., con le  dovute cautele, un'improvvisa, non chiesta e nemmeno desiderata  conversione di un uomo, già inoltrato nella vecchiaia, che, dopo  essere vissuto oltre mezzo secolo nella miscredenza, non solo,  ma nell'odio più satanico e feroce contro Dio, per essersi trovato  quasi a sua insaputa a Ghiaie la sera del 31 maggio in mezzo  all'immensa folla che pregava e piangeva, senza aver vista né la  "piccola" in estasi, né i presunti miracoli, ed aver guardato, quasi  con indifferenza i fenomeni solari, d'un tratto si sentì preso da un  nodo alla gola, da una contrizione così perfetta che, da quel  momento, non è cessata più, obbligandolo quasi ad invocazioni  continue (oltre 100 "miserere" in un solo giorno) ed a riconoscere l'assurdità di tutte le obiezioni ed argomentazioni  filosofiche contro la fede, già credute assiomatiche e difese in  Italia ed all'estero con molti scritti, anche sopra una rivista  massonica; sicché fece l'immediato proposito di confutar se  stesso e di spendere ogni rimanente attività della propria vita  nell'apologia di quella religione che egli aveva tanto odiata da  desiderare tutte le scomuniche immaginabili e possibili, non  solo, ma da presumere e da procurare di convincersi perfino di  non essere stato battezzato, ciò che intendeva di fare con un  racconto autobiografico intitolato appunto: Il battesimo. 

Scrittore di varie commedie in poesia ed in prosa, tutte con  intendimenti anticlericali, fra le più recenti ne aveva preparata  una; "Duccina ne fa delle sue", dove, perfino un'ingenua bimba  dell'età dell'Adelaide, ma di famiglia molto signorile, alla vigilia  della prima Comunione per un gioco fanciullesco, del quale non  sa nemmeno rendersi conto, mette un'intera popolazione nella convinzione di una sequela di miracoli della B. Vergine, con la  probabilità di un futuro santuario da rivaleggiare con quello  stesso di Lourdes. Ben strana concomitanza di eventi, perché par  proprio che Maria SS. abbia voluto trasformare il suo nemico in  un apostolo, ed infatti, non solo egli intende di confutarsi, ma di  ridurre, per quanto gli sarà possibile ad opere di edificazione  quello che aveva preparato con ogni accuratezza per distruggere  la fede nei cuori... 

Di quale e quanta intensità fossero il sentimento di contrizione ed il dolore, o per meglio dire, lo strazio provato dall'infelice, nello stesso tempo invidiabile, convertito, meglio ancora  che dall'epistolario, dove di necessità il mittente, pensando  all'amico, diventa un interlocutore, apparirà chiaro da alcuni  pensieri che si leggono nei fogli dei suoi quotidiani esami di  coscienza. Sono espressioni che talvolta rasentano quasi la  disperazione; ma il fortunato quasi dà subito la partita vinta alle  immortali speranze. "Quando penso all'enormità ed al numero  incalcolabile dei miei sacrilegi, poiché il loro ricordo risale alla mia primissima fanciullezza (incredibile a dirsi! Da un istinto  satanico ero indotto, bambino d'un lustro appena, a fare osceno  strazio delle immagini più commoventi: l'Addolorata e l'Ecce  Homo di Guido Reni, per es.); e che poi spesi più di mezzo  secolo nello studio dei mezzi più atroci di vilipendere la religione cattolica e di combatterne il Fondatore, strappandogli  quante più anime fosse possibile..., concludo che se, per un'ipotesi, Egli il Giudice divino, volesse lasciarmi arbitro della mia  sorte..., io mi condannerei, io mi dovrei condannare. Ma so che  Egli, nella sua infinita misericordia, troverà le attenuanti, o nella  pazzia congenita, o nell'ossessione satanica, o nella scuola perversa, o nelle tremende seduzioni, sicché straziato, ma fiducioso, io sento di dovermi gettare fra le sue braccia e di giurargli  che l'amo". 

Seguono poi delle pagine dove si rivolge direttamente a  Maria SS., dolente di tutte le offese recatele. Per non passar  davanti alle sue chiese arrivava al punto di allungare gli stessi  itinerari obbligati; e fino al 30 maggio nulla sapeva di Fatima,  per aver distrutto, con molti altri, tutti i libri che ne parlavano..." (v. Il problema delle apparizioni di Ghiaie, o.c. pp. 188190). 

Don Italo Duci, allora coadiutore nella parrocchia di Ghiaie, il 13 giugno 1944, scrive nel suo diario: 

"Le conversioni furono numerose e ce ne furono segnalate  dai paesi vicini e dai lontani, nel ceto colto e non colto, e anche  di persone influenti" (v. D. Argentieri, o.c., p. 105). 

Don Cesare Vitali, parroco di Ghiaie, più volte disse ad  Achille Ballini, suo figlioccio: "Bisognava entrare nei confessionali per capire se in tutto quel movimento c'era o non c'era il  dito di Dio. Chi vi attirava i grandi peccatori a vuotare il sacco  delle loro miserie? Lo spirito di preghiera e penitenza suscitatosi,  resterà incancellabile nella storia delle Ghiaie. Nessuno potrà  dimenticarlo" (v. A. Ballini, Una fosca congiura contro la storia,  p. 82). 

Don Felice Murachelli, parroco di Cevo (Brescia), invitato dal vescovo a lasciare la parrocchia, perché la sua vita era in  pericolo, dal 13 luglio al 17 agosto 1944, soggiorna a Ghiaie,  dove si prodiga nel ministero sacerdotale. 

Nel suo diario, il 13 luglio, scrive: 

"Giungo alle Ghiaie verso le ore 11 e presto posso celebrare la S. Messa, nonostante vi sia ressa di sacerdoti che attendono. 

Mi porto subito dopo sul luogo del Torchio. Mi sento preso  da un nodo alla gola e mi scende qualche lagrima furtiva dagli  occhi nel vedere tutta quella gente che prega fervida e compatta e  risponde alle suppliche di Lourdes. Noto molti sacerdoti, anche  esteri, molti religiosi e religiose. Sulla morena prospiciente il  luogo ho la fortuna di incontrarmi con monsignor Egidio  Bignamini, prevosto di Treviglio (poi arcivescovo di Ancona) e  con monsignor Angelo Bramini di Lodi... 

Dall'alto della morena assistiamo al canto ed allo spettacolo della folla sul luogo benedetto. I due monsignori fanno  fatica a staccarsi ed è qui che monsignor Bramini dice: "Questo è  l'epilogo di Fatima! Che bellezza... verrebbe voglia di stare  sempre qui". 

Alla sera mi rassegno a passare la notte nella chiesa di Ghiaie, affollata di pellegrini che vi pernottano. 

Presto la mia opera nel confessionale: cose veramente edificanti. Quanta gente è venuta da lontano unicamente per chiedere la conversione: "Mi preme solo di salvarmi l'anima, il resto  non mi interessa", è la frase che più frequentemente risuona al  mio orecchio... Alla mezzanotte incominciano le S.S. Messe che  continuano fino alle 10 (del 14 luglio, n.d.r.); io pure continuo a  confessare fino alle ore 9. Domando poi in canonica di poter  riposare le mie stanche membra fino alle 14 sopra una sedia a  sdraio. Quando mi sveglio ho una sorpresa: il padre missionario  che aiuta da alcuni giorni il prevosto delle Ghiaie mi cede il  posto perché deve partire ed io divento l'aiutante del buon prevosto, il suo secondo coadiutore e il penitenziere dei  pellegrini. Non mi so capacitare di tanta bontà della Vergine SS.  verso di me... Le serverò imperitura riconoscenza... Qui mi  sento sicuro sotto il manto di Maria. 

Il prevosto mi fa le consegne ed io incomincio la mia attività spirituale: confessionale, benedizioni, incontri con migliaia  di pellegrini, che giungono da tutte le parti dell'Alta Italia. 

15 luglio 1944 

... Nel ministero del confessionale avverto nelle anime un bisogno di speciale purificazione: 

18 luglio 

In un'atmosfera satura di soprannaturale continuo il mio  servizio religioso in parrocchia: confessioni, comunioni e benedizioni. Il ritmo della preghiera dei pellegrini continua senza  interruzione... 

Alle 9.30 una mamma proveniente dalla provincia di Udine  mi porta perché sia benedetta una bambina di 5 anni (Bianca  Nicoletti, n.d.r.) ammalata di spondilite (morbo di Pott, tbc  ossea, n.d.r.) da due anni e mezzo, sorretta dal bustino di ferro.  Sembra più morta che viva... La piccina faceva veramente pietà.  Sembrava una cencio. Le dò la benedizione e invito la madre a  pregare con fede la Vergine SS. La madre scende al Torchio per  pregare... Alle ore 16 la bambina ritorna dal Torchio guarita e al  mattino seguente con la madre a piedi riprende la via del  ritorno... 

20 luglio...Nell'atmosfera spirituale delle Ghiaie continuo  il mio ufficio di penitenziere. Oggi è arrivato un pellegrinaggio  da Lecco di oltre 800 persone e debbo rimanere in confessionale  fino alle 11.30. Dal 18 luglio in poi sono divenute rare le guarigioni fisiche straordinarie, ma sono numerosi in questi giorni i  miracoli morali. E cosa strana, tocca proprio a me vedere questi  ritorni di tanti figli prodighi alla casa del Padre. Gente che è  venuta da lontano non per chiedere la guarigione da infermità,  ma la salvezza dell'anima, il sollievo a una coscienza in tempesta  da anni... 

23 luglio 

...Tranne il tempo della celebrazione della S. Messa e di  due omelie, rimango nel confessionale dalle 4.15 alle 12 suonate... Dovrebbero venire qui al mio posto gli scettici e i  denigratori dei fatti delle Ghiaie... e che dire delle conversioni'?  In questa settimana la Madonna ha operato un numero stragrande  di miracoli morali ed ha sospeso momentaneamente io spero, i  miracoli di ordine fisico... Chi potrà contare le conversioni  avvenute alle Ghiaie? Solamente Dio, la Vergine e gli Angeli lo  sanno, agli uomini le cifre rimarranno eternamente nascoste... 

31 luglio 

...Dal 13 al 31 luglio è stato fatto un lavoro più nelle  coscienze, che esteriore, noto più agli angeli del cielo, che ai  poveri mortali della terra. Ecco forse spiegato l'odio di Satana e i  suoi tentativi d'impedire il bene delle anime. 

Di tutto questo lavoro spirituale si è data relazione completa alla commissione per i fatti delle Ghiaie (quale? La commissione teologica è stata nominata il 28 ottobre 1944, n.d.r.) e il  rev. prof. Cortesi ha così risposto: "Grazie della tua relazione che  è un prezioso documento della storia spirituale delle Ghiaie.  Grazie anche a nome della Diocesi, per la illuminata indefessa  prestazione che ci hai offerto nei giorni del tuo soggiorno alle  Ghiaie. Va da sé che la ricompensa adeguata l'avrai da Colei per  il cui onore ti sei prodigato. Dominus tecum". (v. Felix = Felice  Murachelli, o.c., Breno (Brescia) 1987, pp. 102-121). 

Severino Bortolan

venerdì 5 febbraio 2021

Regina della Famiglia


 

Apparizioni a Ghiaie


I FRUTTI 


Le vocazioni 

Fu proprio il moltiplicarsi delle vocazioni, dipendente  dalle apparizioni di Fatima, a convincere Pio XI dell'autenticità  di quei fatti, prima della loro approvazione. 

Dopo le apparizioni di Ghiaie, sono sorte numerose vocazioni alla vita religiosa. 

 La prima chiamata è la piccola veggente, che a sette anni  sa che deve diventare suora sacramentina. Adelaide Roncalli  non poté fare la professione religiosa, per vicende che conosciamo. 

 Il secondo chiamato è Candido Maffeis, al quale la Vergine, attraverso Adelaide, dice che diventerà sacerdote secondo  il suo cuore. Don Candido divenne sacerdote. 

- La cugina Maria Roncalli, che seguì Adelaide soprattutto  nei giorni delle apparizioni, entra nella Congregazione delle  Suore di Nostra Signora della Misericordia di Savona. Offre la  sua vita al Signore perché le apparizioni siano riconosciute dalla Chiesa, e muore a Savona il 14 maggio 1958. 

 Anna Sala, di Mandello Lario, guarita improvvisamente  da gravissima malattia a Ghiaie, entra nella Congregazione delle  Suore Concezioniste. 

Madre Caterina Roncalli, sua Superiora Generale, in un  breve profilo scritto dopo la sua morte, tra dice: "In certe  vicissitudini il suo abbandono alla Provvidenza Divina, il suo  immenso amore alla Madonna dalla quale era convintissima di  essere stata strepitosamente miracolata, ebbero dell'eroico e io  posso testimoniare che in così straordinaria vita interiore Suor  Anna raggiunse una semplicità che ha stupito quanti sono vissuti con lei ed anche quanti ebbero contatto semplicemente  occasionale con questa creatura che viveva di preghiera e di  zelo. È mia ferma convinzione che la personalità di Suor Anna  Sala non può essere spiegata se non in relazione al miracolo  della sua istantanea e duratura guarigione avvenuta il 31 maggio  1944" (v. Vita Concezionista, dicembre 1985,  p. 23). 

 Assieme ad Anna Sala, entra nella Congregazione delle  Suore Concezioniste, Caterina Roncalli, sorella di Adelaide, che  diventò Superiora generale della medesima Congregazione. 

 Suor Lidia, delle Suore della Carità, di S. Vincenzo, assicura che la sua vocazione nacque a Ghiaie, perché lì andò a pregare per avere luce nella scelta dello stato della sua vita. 

 Fumagalli Aralda, guarita improvvisamente dal male a  un ginocchio, a Ghiaie, durante le apparizioni, poto diventare  suora missionaria comboniana. 

 Maria Brunato di S. Giorgio di Nogaro (Udine) dopo  essere stata guarita improvvisamente a Ghiaie, l'otto luglio  1944, da spondilite (infiammazione delle vertebre), entrò a far  parte della Congregazione di Maria Bambina, fondata dalle  Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa. 

Suor Maria Grazia Brunato, deve la sua vita religiosa  all'intervento prodigioso della Madre di Dio, apparsa a Ghiaie. 

-  Arzuffi Lucia, di Marne (Bergamo), cugina di Adelaide,  quando avvennero i fatti di Ghiaie aveva 18 anni e partecipò ad alcune apparizioni. Nel 1950 entrò nel convento delle Suore  Adoratrici di Rivolta d'Adda (Cremona). 

Svolgeva il suo servizio presso il Santuario della Madonna Addolorata di Rho (Milano). 

Nel mese di novembre 1986, andai a visitare il suddetto  Santuario e la incontrai: parlandomi dell'origine della sua vocazione con spontaneità mi disse la sua gioia di servire il Signore  nella preghiera e nel lavoro. 

Ho citato soltanto alcune delle vocazioni sorte in stretta  dipendenza dalle apparizioni di Ghiaie. Non è lecito pensare ad  un fatto soprannaturale, che spieghi questa straordinaria fioritura  di vocazioni? 

Severino Bortolan 

giovedì 28 gennaio 2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie 


LE GUARIGIONI FISICHE 

Molti furono gli ammalati guariti a Ghiaie, durante e dopo le apparizioni. 

Dei 300 casi di guarigioni straordinarie segnalati fino al  1955 al parroco e al curato di Ghiaie, nessuno è stato ufficialmente riconosciuto. Ma le guarigioni straordinarie non si fermarono a quell'anno, e molti di più furono i prodigi operati dalla  Vergine Maria da quando apparve a Ghiaie nel maggio 1944,  fino ai nostri giorni. 

Devo aggiungere che le guarigioni prodigiose ebbero un  contesto religioso e un nesso di tempo e di luogo e di intenzioni  con le apparizioni della Regina della Famiglia a Ghiaie. Tutto  questo appartiene al giudizio dei teologi e in particolare dei  vescovi, ai quali non spetta dimostrare il miracolo, ma riconoscerlo e il riconoscimento del miracolo può solo venire dalla  fede. Non può riconoscere il miracolo chi non ha fede. La fede  precede sempre il riconoscimento del miracolo. 

Dire poi, che tali guarigioni prodigiose dimostrano non la verità delle apparizioni, ma solo la fede del popolo, nel  caso delle guarigioni di Ghiaie, è dire un'assurdità, come ho già  scritto in questo libro. 

Le guarigioni prodigiose avvenute a Ghiaie non sono  nemmeno dovute ad uno shock nervoso. A questo proposito, il  dott. Giulio Loglio, nella relazione inviata al vescovo di Bergamo, il 30 settembre 1944, tra l'altro, scrive: 

"...Quali altri segni ha dato la Vergine delle sue apparizioni? Le numerose guarigioni. Esse a tutt'oggi non furono riconosciute quali miracoli, perché molte di esse risultano come  dovute — secondo il giudizio altrui — ad uno shock nervoso. Ma  mi chiedo: perché questo shock non lo provocarono i medici negli  ospedali e nelle cliniche con tutti i mezzi che già la scienza  medica possiede? Perché questo non avvenne in uno degli altri  santuari? Che cosa vi era di speciale alle Ghiaie? Nulla! Nessuna  scena panoramica, nessun fenomeno astronomico o di altra  natura, non riti o celebrazioni religiose, molti non vedevano  neanche la veggente, né il luogo delle apparizioni; nulla insomma  che potesse eccitare la sensibilità a tal punto da provare uno  shock nervoso così forte che potesse da solo causare la  guarigione. Per ammettere come causa di una guarigione uno  shock bisogna pur conoscere le cause che lo possono provocare e  che lo abbiano provocato, e se si usa tale termine senza poterne  dare spiegazione plausibile, bisognerà usarlo solo per nascondere  la propria ignoranza su fenomeni che sono al di sopra delle  conoscenze mediche. Io non ho raccolto che una trentina di casi,  ed anche questi in modo assai succinto perché ne ho trasmesso i  dati al comitato per l'accertamento medico e sebbene su di essi  non mi possa quindi esprimere in senso definitivo, ho però  l'impressione che almeno alcune guarigioni siano avvenute per  uno shock inspiegabile, (se di shock si vuol parlare) e quindi per  forze che superano le forze naturali relativamente al modo e al  tempo della guarigione, e sono quindi da giudicarsi "miracoli  praeter naturam". 

Quanto sopra ho sentito di riferire alla S.E. Rev.ma quale medico e quale cattolico, sebbene non troppo fervente". 

Per brevità di spazio e a differenza di quanto ho fatto nei  libri precedenti, soprattutto in quello stampato nel 1999, dal titolo  : Prodigi a Ghiaie di Bonate, in cui riporto numerosi casi di  guarigioni corredate da radiografie e referti medici, qui ricordo  soltanto le guarigioni di Roncari Anna, di Anna Villa e di Sala  Anna, di cui ho scritto precedentemente. Cortesi e Cazzamalli,  noti oppositori delle apparizioni, pure dichiarandole non miracoli,  per le loro infondate e arbitrarie teorie, non hanno potuto negare  il loro carattere insolito, prodigioso. Invece, queste tre guarigioni  complete, istantanee, che hanno una precisa ed abbondante  documentazione medica, e sono avvenute in un rapporto così  stretto di tempo, di luogo e d'intenzioni con le apparizioni, ci  fanno dire che realmente la Vergine Maria è apparsa a Ghiaie di  Bonate. 


Severino Bortolan 

sabato 23 gennaio 2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie


FENOMENI LUMINOSI 

***

Ing. Giulio Angelini 

 

L'ingegnere Giulio Angelini dichiara: 

"Molto reverendo e caro don Bulla, aderendo di buon 

grado al suo invito dichiaro quanto segue: 

Nel pomeriggio del giorno 28 maggio 1944, mi trovavo  assieme a don Paolo Poloni nella clinica Mauro Gavazzeni a  Bergamo, ove era degente mia moglie afflitta da grave malattia.

 Verso le ore 18, ora in cui doveva apparire alla giovinetta  di Bonate la Madonna, fummo avvertiti da una suora della clinica che molta gente stava alla finestra e ai balconi nonché sulla  strada, osservando uno strano fenomeno che presentava il sole.  Usciti sulla strada davanti alla clinica costatammo con nostro  grande stupore che il disco solare che, contrariamente al solito,  si poteva liberamente fissare, roteando su se stesso vertiginosamente come una girandola nei fuochi d'artificio, proiettava fasci  di luce, diversamente colorati, sulle nubi circostanti. Costatammo così lo stesso segno nel cielo, osservato dalla grande  folla presente, il 13 ottobre 1917, alla apparizione della  Madonna a Fatima... 

Dichiaro che quanto sopra è esposto, corrisponde alla pura verità. 

F.to ing. Giulio Angelini — Riva di Trento, 21 giugno 1946". 


Piccardi Maria 

 

Piccardi Maria scrive: 

"Anche nel mio paese, Castione della Presolana (Bergamo)  distante 55 kilometri dalle Ghiaie, in quei giorni di maggio del  1944, non si faceva altro che parlare della Madonna delle Ghiaie. 

La sera del 28 maggio, verso le sei, con una mia compagna  andai in una località vicina al paese da dove si poteva contemplare il sole, poiché si diceva che a quell'ora "ballava". E difatti a  quell'ora io pure potei contemplare con uno sguardo riposante il  disco del sole, fatto argenteo e largo come una luna piena, girare  velocemente su se stesso e quasi sussultare di una inspiegabile  gioia. Nello stesso tempo potei contemplare una serie luminosa  di colori proiettati dal sole e che io non saprei dire se come quelli  dell'arcobaleno. Tale era pure l'impressione della mia compagna. 

A me pare che la durata di tale spettacolo sia stata di  mezz'ora. Seppi poi che molti altri del paese, in località diverse,  avevano notato lo stesso spettacolo, sicché alla sera e nei giorni  seguenti non si faceva che parlare della Madonna delle Ghiaie e  di questo fatto. Alcuni dicevano di non aver visto niente, ma ciò  non impediva a me e ad altri di aver visto e di affermarlo. 

Ricordo anche che avrei voluto contemplare a lungo questo  spettacolo, ma dopo, svaniti i colori e tornato il sole normale,  non mi riuscì più di vederlo, per quanti sforzi io facessi, anzi ciò  mi faceva male agli occhi. 

In seguito, provai ancora se mi fosse stato possibile  guardare il sole, come in quella sera, ma non vi riuscii più. E  perché? E perché non riuscivano più nemmeno gli altri? Quello  che mi colpì di più ancora fu sentire che la gente che scendeva da  Bratto (frazione del comune di Castione) non solo diceva di  avere notato gli stessi fenomeni solari, ma di avere visto nel sole  stesso la S. Famiglia, cosa a cui neppure lontanamente  pensavano, come non avevano pensato di stare ad aspettare le sei  per vedere "ballare" il sole. 

Erano in molti ad attestare questo e lo posso assicurare in coscienza. 

Mi ricordo anche che la mia compagna, una buona vedova,  allo spettacolo del sole che girava e mandava colori, scoppiò in  pianto e s'inginocchiò a pregare con ardore. 

In fede. Piccardi Maria — Bergamo, 29 giugno 1946". 


Il sole che gira 

Nel bollettino parrocchiale di Tavernola bergamasca del giugno 1944, si legge: 

"La sera del 28 maggio, giorno di Pentecoste, successe un  fatto che fece in tutti una vivissima impressione. Alle 18 in  punto si avverte come una diminuzione della luce solare accompagnata da uno sprazzo come un lampo improvviso, osservato distintamente per primi da alcuni giocatori di bocce. Guardando  il sole si vedeva verde, poi rosso vivo, poi giallo oro e per di più  roteava su se stesso vertiginosamente. A quello spettacolo la  gente si riversò nelle strade... Le donne recitavano il Rosario  intercalato dalle espressioni: Oh che bello! Che spettacolo! La  Madonna manderà adesso la pace. 

Dopo dieci minuti il sole ritornò normale...". 

Lo stesso parroco di Tavernola, direttore del bollettino,  mandando questo numero, richiesto da don Giuseppe Piccardi,  in data 27 giugno 1946, scrive: 

. . . Ti devo assicurare che quanto è scritto corrisponde a verità... 

Per prudenza non sono uscito nella strada dove la gente  gridava al prodigio, ma da una finestra un po' nascosta ho  osservato il sole cambiare colore e girare velocemente su se  stesso... Illusione? Noi qui a Tavernola siamo stati in molti  illusi. Ti dico anche che mi piacque che ci fosse tale illusione a  Tavernola giacché qui la gente ha sempre avuto una grande  devozione alla Madonna... 

F.to don Piero Bonicelli, prevosto di Tavernola bergamasca". 


Una cosa indescrivibile 

Paolo Cenci scrive: 

"Tanto il giorno 28 come il 31 maggio (sul luogo delle  apparizioni, n.d.r.), io costatai il fenomeno solare, già osservato  il 21 da altri. 

Una cosa indescrivibile: il disco solare apparve più volte  cambiando colore: verde, rosa, rosso, giallo, violaceo, arancione;  girò velocemente su se stesso in senso destrorso, e quindi —  repentinamente — in senso opposto; e così più volte; ma ancor  più meravigliosa mi apparve la velocissima e continua trasformazione di un alone, pure colorato e spesso cangiante colore, ora formando onde concentriche, ora sprizzando raggi, ora vibrando  onde che parevano disegnate a tratti; l'alone diventò spesso  raggiera; una sola volta, il giorno 28, osservai due raggi disposti  a croce di Sant'Andrea; due raggi grandiosi. 

Molti dicono di avere osservato tali fenomeni anche stando  in altre città" (v. Con la piccola Adelaide alle Ghiaie di Bonate,  Libreria Vismara, Monza 1944, p. 18). 

Da testimonianze raccolte dall'Argentieri risulta che il  fenomeno fu osservato a Moncalieri (Piemonte) e a Celle Ligure  (Liguria). 

 

L'Argentieri scrive: 

"Dalle numerose testimonianze raccolte dall'infaticabile monsignor Bramini nel 1946 risulta quanto segue: 

Il giorno 21 maggio 1944 il fenomeno solare fu osservato a  Ghiaie, a Bergamo e località circonvicine; il giorno 28 a Ghiaie,  a Bergamo, a Castione della Presolana, a Tavernola Bergamasca,  a Bratto, a Darfo Val Camonica, a Pontirolo, a Caprino  Bergamasco, a Gelsenherichen in Westfalia (Germania); il 31 a  Ghiaie, a Bergamo, sulla strada Rovato Pallazzolo, a Cevo Val  Camonica, a Piacenza e in diversi paesi del Trentino; il 13  giugno a Ghiaie, a Bergamo, a Piazzolo Val Brembana, a  Corzano; il 13 luglio nel Piemonte (ne riferì il giorno 15 la  Gazzetta del Popolo di Torino)... 

Gli osservatori astronomici di Brera, Merate, Venegono,  Arcetri, interpellati in proposito, hanno dichiarato che nessun  fenomeno particolare nel sole fu registrato nel periodo dal 13  maggio al 13 luglio 1944". (v. D. Argentieri, o.c., pp. 100-101). 

Considerato che non tutte le persone videro i fenomeni  descritti, e non tutte li videro allo stesso modo, e i fenomeni si  manifestarono contemporaneamente in luoghi molto distanti tra  loro, è impossibile parlare di autosuggestione o di allucinazione  collettiva. 

Bisogna riconoscere che le tentate spiegazioni naturali  non sono plausibili. Ma anche nel caso che "le danze del sole"  si possano spiegare scientificamente, resta sempre vero che la  veggente è riuscita ad annunciare ripetutamente, con precisione,  tali segni nel cielo, prima che si verificassero. La promessa e il  preannuncio di un fenomeno celeste, non determinato da leggi,  sono una profezia, che realizzata, indica l'intervento di Dio.  Comunque li si vedano, tali fenomeni sono un prodigio. 

Il miracolo promesso dalla Vergine Maria come segno  della sua apparizione, e annunciato dalla veggente Adelaide  Roncalli, avvenne. 

Severino Bortolan 

martedì 19 gennaio 2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie


FENOMENI LUMINOSI 


21 maggio: il prodigio del sole 


La sera del 21 maggio, il prodigio del sole si manifestò in  modo sfolgorante, in uno sfavillio di luci e di colori inimmaginabili. La più fervida fantasia non avrebbe saputo creare uno  spettacolo simile. 

Il Cortesi scrive ancora: 

"Intanto nel recinto, pochi minuti dopo le 18, un signore,  che accompagnava un figlioletto malato grida: - Guardate il sole,  guardate il sole. 

Un fremito scuote i circostanti: pochi secondi dopo si leva  d'attorno un'esplosione di entusiasmo frenetico: - Il sole, il sole,  guarda come gira... guarda la Croce nel sole... ecco l'Ostia  benedetta, quella è la Madonna Immacolata, vedi i colori di  quelle foglie. 

Tutti guardano nel sole, che era appena sbucato dalle nubi, ma era ancora velato da una tenue bambagia di vapori. 

Tutti hanno qualche cosa da vedere nel sole e attorno a  sé...". (v. L. Cortesi, Storia dei finti di Ghiaie, o.c. pp. 94- 95). 

Il 21 maggio, dopo l'apparizione, nella casa parrocchiale di  Ghiaie, don Luigi Cortesi affermava: "Il fenomeno del sole viene  a confermare e collaudare la realtà delle apparizioni" (v. A.  Ballini, Una fosca congiura contro la storia, p. 44). 


Don Giuseppe Piccardi 


Don Giuseppe Piccardi, di Castione della Presolana (Bergamo), scrive: 

"Non posso non fissare sulla carta, perché serva a testimonianza, quanto io ammirai a Ghiaie di Bonate il giorno 21 maggio 1944. 

Il ricordo e l'impressione sono così vivi che mi sembra un  fatto avvenuto ieri. Alle sei della sera di quel giorno ero con una  moltitudine di gente sull'alto della morena che sovrasta il luogo  delle apparizioni, poiché non era possibile, data la piena di gente,  andare laggiù. A un certo punto sentii la gente che diceva:  Guardate il sole, guardate il sole! Mi voltai anch'io tra il  diffidente e il curioso e vidi il sole che uscito dalle nubi (il cielo  minacciava acqua) girava su se stesso e per la velocità del movimento sembrava sbandasse. Nello stesso tempo vidi che proiettava fasci di luce, allora, per me, quasi costantemente giallo-oro.  Tale colore lo contemplai anche quando il sole era velato da nubi  fitte. 

Anche chi mi era vicino, all'unanimità, diceva di costatare  lo stesso movimento, ma in più di vedere anche altri colori: altri  dicevano di aver visto nel sole i simboli dell'ostia, altri una  Croce, chi la S. Famiglia, chi la Madonna. 

Verso le otto, lasciata la morena, mi incamminai per il  ritorno e sotto una leggera pioggia mi avviai alla casa del parroco. 

Là trovai molte persone che commentavano i vari fatti di  quella sera. Don Andrea Spada direttore dell'Eco mi chiamò in  casa del parroco e mi domandò cosa avessi visto nel sole. Gli  esposi quanto sopra ed egli prospettò la possibilità di una illusione ottica e di una suggestione collettiva. Stavamo discutendo,  quando uno, non so chi, venne dentro a chiamarci, dicendo:  Uscite, uscite, il sole gira ancora. Di colpo fummo in cortile e  contemplai uno spettacolo quale non avrei mai potuto immaginare. Il sole al tramonto presentava il suo disco in un placido colore argenteo e lo vedevo vertiginosamente roteare su se  stesso, dando talvolta l'impressione che per la velocità dovesse  sbandarsi nel cielo. L'occhio lo potè fissare subito, senza fatica,  con un senso dolce di riposo. 

Ma il meraviglioso non fu tutto qui. 

Nella sua rotazione il sole, quale girandola creata dal più  bravo mago di fuochi d'artificio, lanciava fasci di luce or gialla,  or verde, or violetta, con una vivezza tale, che le nubi attorno al  sole ne erano meravigliosamente investite e formavano attorno  ad esso un'aureola fantastica. 

Un tale spettacolo, che io non mi attendevo più in quella  sera, e che si mostrò invece così imponente, mi colpì in fondo  all'anima. Esso fu per me una prova così evidente delle apparizioni della Madonna che un'altra prova non mi sarebbe sembrata  così efficace. Ebbi anche l'impressione che ciò dovesse essere  una prova definitiva e indiscutibile per tutti. 

Poiché il fenomeno continuava nella sua imponenza, non  riuscii più a tacere e diedi un grido di gioia, esclamando: "Oh!  Come a Fatima, come a Fatima!". 

Il prevosto di Ponte S. Pietro, che mi era vicino, mi scosse,  richiamandomi a non so quale prudenza, mi disse: "Non dica per  ora di queste cose!". 

Costatai che nessuno dei presenti negò il fatto; e vi erano  chierici, sacerdoti, professionisti, ecc. ecc., che ammiravano, ma  non sapevano che dire. Tutto questo durò per un buon periodo di  circa dieci minuti, finché una nube ricoprì il sole. 

Ognuno cominciava a fare i suoi commenti, quando circa  cinque minuti dopo il sole uscì di nuovo dalle nubi, ripresentando lo stesso spettacolo, e ricordo bene come il colore che io  potei riscontrare in quella seconda fase, durata alcuni minuti, fu  il violetto. 

Durante la strada di ritorno verso Ponte S. Pietro mi trovavo accanto a parecchi giovani e ricordo bene come essi, colpiti dai fenomeni di poco prima, guardassero, ed io con loro, alle  nubi che ricoprivano il sole nella speranza di rivedere lo stesso spettacolo. 

Ma il sole non si fece più vedere e tramontò in silenzio. 

Cosa gli si poteva domandare ancora? 

O ha una nota soprannaturale questo fatto o non l'ha. Se l'ha  è troppo evidente che è una prova dell'apparizione della  Madonna. Se non l'ha, è tutta una esaltazione collettiva e un  fenomeno ottico. Ma in questo caso mi chiedo: Che valore ha  perciò lo stesso fatto avvenuto a Fatima? Eppure quella fu una  prova data dalla Madonna per la sua apparizione. 

Che spiegazione ne hanno data allora gli scienziati e quale  spiegazione vorranno darci adesso? Finora nessuna" (v. D.  Argentieri, o.c., pp. 98- 100). 


La dichiarazione di alcune donne 


Alcune donne dicono: 

"Noi sottoscritte sentiamo in coscienza di poter attestare quanto segue: 

Alla sera del 21 maggio 1944 eravamo alle Ghiaie di  Bonate, colà giunte a piedi da Bergamo, data la impossibilità di  usare il servizio tranviario: Bergamo — Ponte S. Pietro, per la  folla immensa che gremiva la strada. Volevamo presenziare alla  apparizione che là si diceva avvenisse della Madonna, ma eravamo così sballottate dalla moltitudine che in un primo tempo,  non ci fu nemmeno possibile vedere dove fosse il luogo delle  apparizioni. 

Circa le sei vedemmo il sole, uscito dalle nubi, girare vertiginosamente su se stesso e nello stesso tempo vedemmo mirabili diversi colori: giallo, verde, viola, che il sole successivamente lanciava per il cielo, sulle nubi, e sulla folla. Dopo alcuni  minuti s'arrestò, ma per riprendere subito ancora con gli stessi  fenomeni, colori e notammo come il suo disco si era fatto bianco come un'ostia della messa. Nel frattempo avemmo l'impressione  che le nubi intorno al sole si abbassassero sopra di noi. Allora  vedemmo comparire nel cielo una corona del Rosario; a tale vista  molti attorno a noi gridarono: Miracolo, miracolo! Subito dopo si  delineò una maestosa figura di Signora, con manto a lungo  strascico e con il capo corrispondente al luogo del disco solare.  Mentre meravigliate contemplavamo un simile spettacolo si  delineò nel sole il volto della Madonna: dalla sua bocca usciva  un raggio d'oro, che andava allargandosi man mano che si  avvicinava alla terra e verso una direzione della folla che solo  dopo sapemmo essere il luogo dove si trovava la bambina  Roncalli Adelaide. 

Tale spettacolo durò alcuni minuti e fu notato anche da altre persone che ci erano vicine... 

A due anni di distanza, noi lo ricordiamo come fosse ieri.  Solo ci dispiace che le nostre povere parole, di più povere donne  non riescano ad esprimere come vorremmo un fatto così bello, e  la viva impressione che esso ci fece, perdura nell'anima. 

In fede. F.to Maria Paruta, Giuliani Faustina ved. F. Leidi, Irma Risalti in Terzi — Bergamo, 28 giugno 1946". 

Dopo il 21 maggio 1944, il prodigio del sole si ripetè il 28  e 31 maggio, il giorno 13 dei due mesi seguenti e altre volte  ancora.

Severino Bortolan 

giovedì 14 gennaio 2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie


FENOMENI LUMINOSI 


Testimonianze 

A Ghiaie e in altri luoghi distanti centinaia di chilometri,  si verificarono, durante e dopo le apparizioni, fenomeni straordinari davanti a centinaia di migliaia di persone. 

Adelaide aveva predetto che alla fine del primo ciclo delle  apparizioni ci sarebbe stato un miracolo. La predizione è stata  registrata anche nel diario del vescovo di Bergamo, sotto la data  del 20 maggio 1944: "La cugina è stata molto prudente. Chiede  che si debba fare, se accompagnare o no la bambina stasera. Ha  detto che ci sarà un miracolo domani e se non fosse sarebbe un  colpo per la fede di molti. Io dico di non potermi pronunciare". 

Il miracolo avvenne la sera stessa del 20 maggio. 


Dott.ssa Eliana Maggi 

Il 16 gennaio 1946, davanti alla commissione vescovile la dott.ssa E. Maggi riferì: 

"Il sabato (20 maggio, n.d.r.) era giornata piovosa; e all'inizio dell' apparizione è venuto un raggio di sole sulla testa della bambina, ed io ho alzato gli occhi ed ho visto uno squarcio  a forma di croce e una specie di pioggia di puntini (stelline) d'oro  e d'argento per un minuto o due. E tutti hanno gridato al  miracolo...Poi la pioggia di stelline è cessata...Riguardo alla luce  non ho parlato con altre persone, se non con Maria, che però  disse di non avere visto niente: ma essa disse che aveva sentito  una musica armoniosissima, tanto che si era distratta; e la notte,  pensandoci pianse tutta la notte". 


Suor Maria Roncalli 

In un interrogatorio eseguito per rogatoria dal cancelliere  della Curia diocesana di Savona e Noli, Maria Roncalli, cugina  di Adelaide fattasi suora di N.S. della Misericordia di Savona, il  3 luglio 1946, così depose: 

"Durante la visione di quella sera (20 maggio) alcuni  testimoni riferirono di avere visto una pioggia d"argento che  scendeva sulla testa della bambina: io vidi le mani della signorina dottoressa Maggi presente, che si coloravano di vari colori  e sentii una melodia musicale tanto bella che non ho mai sentito  di eguali... Ritornando a casa dopo la visione abbiamo visto il  sole che girava e cambiava colore" (v. D. Argentieri, o.c., p.  96). 


Don Luigi Cortesi 

Il Cortesi, descrivendo i fenomeni di quella sera, aggiunge:  "S'alzò dalla folla un grido che presto si fece tempesta: -

Guarda, guarda il sole, guarda che colori... 

Alcuni notarono uno strano fascio di luce, che illuminava  intensamente la bambina e si riverberava sui volti circostanti. 

Altri videro il sole in forma di croce; altri videro il disco solare roteare vertiginosamente in un cerchio non più grande di  un mezzo metro. 

Nei bassi strati dell'atmosfera, si videro piogge di stelline  d'oro, nuvolette gialle a forma di ciambelle, così dense e così  vicine che alcuni tentarono di afferrarle con le mani. Sulle mani  e sui volti degli astanti degradavano i più vari colori, colla prevalenza del giallo; si videro mani fosforescenti, globi di luce in  forma di ostia...". (v. Storia dei fatti di Ghiaie, pp. 83- 84). 

Severino Bortolan 

domenica 3 gennaio 2021

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie 


Lettera di Adelaide Roncalli a  Papa Giovanni XXIII 


Adelaide Roncalli, il 13 maggio 1960, da Milano, a Giovanni XXIII così scrisse: 

"Beatissimo Padre, chi osa mandare questa lettera è l'ultima delle vostre figlie, che oramai non ha, come ultimo  scampo, che il vostro immenso cuore di padre. 

Sono Adelaide Roncalli del Torchio di Ghiaie di Bonate,  quella figliola che, bambina di sette anni, nel maggio 1944 vide  tredici volte la Madonna, più volte però con S. Giuseppe e Gesù  Bambino e da cui sentii quelle cose che scrissi e che ho ancora  vive nel cuore. 

Dico che ho visto perché io in coscienza sento proprio  così e darei la mia vita per confermare questa mia convinzione. 

Anche in quell'anno 1944 io ero certa di aver visto la  Madonna, ma dopo, quando mi interrogarono i sacerdoti incaricati dal vescovo e mi fecero giurare, prima dissi di sì e poi di  no, perché avevo paura di fare un grosso peccato mortale affermando di aver visto la Madonna. 

Durante i giorni dell'apparizione mi portarono via dalla  mia casa e dai miei genitori, dalle suore Orsoline in via Masone.  Là veniva solo don Cortesi e mi seguiva sempre una suora da  lui scelta a vigilarmi. 

Un po' alla volta egli mi andava persuadendo che io  avevo visto colla fantasia appena l'apparizione, mentre in realtà  fuori dai miei occhi non c'era stato niente. 

Anche don Cortesi diceva allora che aveva visto anche lui  di queste visioni della Santa Famiglia, ma non si era mai sognato  di dire di aver avuto delle apparizioni. Anche tanti altri —  continuava a dirmi — hanno gli stessi fenomeni di fantasia, ma  se ne guardano bene di dire di aver avuto delle apparizioni. 

Ero dalle suore Orsoline in via Masone, don Cortesi un po'  alla volta mi persuase che io facevo un grosso peccato mortale a  dire di aver visto la Madonna perché era stata tutta una mia  fantasia. 

Facevo fatica ad ammettere questo, ma mi faceva tanta  paura di andare all'inferno che scrissi un biglietto come voleva  don Cortesi per dire che io avevo fatto una bugia a dire che  avevo visto la Madonna. 

Dentro nel mio cuore però io sentivo che l'avevo proprio  vista e lo dicevo ancora, ma poi avevo paura di aver fatto peccato  e andavo a confessarmi. 

Anche quando andai in collegio dalle suore francesi in  Città Alta io ero sempre in questo stato d'animo e lì, quando i  sacerdoti incaricati dal vescovo mi fecero giurare per domandarmi se avevo visto la Madonna, prima dissi di sì e narrai come  l'avevo vista, ma poi per paura di aver fatto peccato dissi che non  l'avevo vista. 

Dopo andai un po' a casa, ma poi mi portò via una signorina di Milano, per un po' di anni, ma ho sofferto tanto allora. 

Poi entrai dalle Sacramentine di Bergamo e io ero tutta  contenta perché mi facevo suora come aveva detto la Madonna,  ma facevo solo la postulante, perché monsignor Bernareggi non  voleva che diventassi suora. 

Quando egli morì io ero a Lavagna nella diocesi di Lodi.  Monsignor Benedetti allora permise che facessi la vestizione, ma  poi venne là monsignor Merati che, a nome della Santa Sede —  diceva — mi fece svestire e ordinò di uscire dal convento. Io non  so poi il motivo perché fecero questo. Tornai nel mondo e andai  a lavorare un po' da una parte e un po' dall'altra per vivere e  aiutare i miei che dal tempo delle apparizioni vedevo solo ogni tanto. Quanto mi costò stare lontano da loro, dalla mia casa, dal  mio paese, sin da piccolina un po' in mano di tutti! A contar tutto  sarebbe troppo lunga. 

Anche spiritualmente non avevo mai trovato un direttore  spirituale, perché poi avevo sempre paura, dopo quello che mi  era capitato. Solo un po' tardi ebbi la fortuna di confidarmi con  un buon Padre e potei ritrovare la pace perduta. 

Il passato con tante alternative di sì e di no, di verità e di  peccato era cessato. Solo mi rimase l'amaro rimorso di aver  negato la Madonna e di aver così impedito il riconoscimento  della sua apparizione. 

Se in quegli anni però io non avessi avuto paura di fare  peccato a dire che l'avevo vista non l'avrei certo negata a costo di  qualunque sacrificio. 

Ora, Beatissimo Padre, mi sento più sollevata per aver  versato nel vostro animo un po' della mia storia che poteva  essere tutta bella ma che invece io feci brutta e che mi fece soffrire tanto in tutti i modi. Perdonatemi, Padre Santo, per quello  che ho fatto negando la Madonna. Non l'ho proprio fatto apposta,  chiedo il vostro perdono, come non mi stanco di chiederlo a  Gesù e a Maria. 

Voi che potete tutto, fate rivedere la storia delle apparizioni di Ghiaie di Bonate, ve lo chiedo per la Madonna. 

Io lo so ci farò una brutta figura; non importa. Basta che 

trionfi la Madonna. 

Voi solo potete fare questo. Forse è stata la Madonna a  volervi Papa perché della terra di Bergamo, possiate rivendicare  la sua apparizione nella Bergamasca. 

E ancora una supplica: lasciate che quanti amano e continuano a credere alla Madonna possano andare liberamente sul  luogo delle apparizioni. Sono quindici anni che la gente ci va, ma  c'è anche la proibizione. 

E per me Santo Padre non ci sarà un segno di misericordia e di perdono? 

Sballottata dalla mia infanzia ad ora, un po' da ogni parte,  mi sono portata nel cuore, sotto nome diverso da quello del mio  battesimo, il ricordo vivo dell'apparizione, il rimorso di averla  negata e il desiderio di tornare ad essere Sacramentina. Ma non  me lo hanno più permesso. Da anni sono qui infermiera al Policlinico di Milano e aspetto ancora, aspetto sempre che si compia  il desiderio della Madonna su me. O sarà un'attesa vana? 

Dite una parola, Beatissimo Padre, e tutto andrà a posto.  Ed ora mi prostro a baciarvi non uno ma i due Santi Piedi,  che hanno camminato portati da un grande amore per la  Madonna e chiedo per me, per la mia famiglia che ha sofferto  umiliazioni e calunnie per la Madonna, per quanti mi hanno  voluto e mi vogliono bene unico conforto della mia vita, tanto  provata, ma che sono stati travolti nella mia causa e nel mio  dolore, per la nostra terra di Bergamo e per il mio paesino così  prediletti dalla Madonna, la vostra grande Paterna Benedizione  Apostolica". 

Monsignor Loris Capovilla, interrogato sull'autenticità  della lettera, ha confermato che Adelaide ha scritto al Papa Giovanni XXIII e che il contenuto della bozza manoscritta, pubblicato su Bergamo Sette, il 7 giugno 2002, corrisponde all'originale che porta la data del 13 maggio 1960. 

La lettera è stata consegnata a mano al cardinale Gustavo  Testa perché la portasse in Vaticano. Mons. Capovilla ricevette  la lettera dal cardinale Testa il 27 maggio 1960 e la consegnò al  Papa. 

Mons. Capovilla ha anche aggiunto che il Papa Giovanni  XXIII non sapeva che Adelaide era stata ricevuta in udienza da  Pio XII e che, se lo avesse saputo in tempo, avrebbe certamente  ricevuto anche lui in udienza la veggente (v. Senapa, agosto  2002, pp. 17-18). 

Severino Bortolan

lunedì 28 dicembre 2020

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie 


La sofferenza di A. Roncalli 

La Vergine Maria, fin dalla seconda apparizione, e poi  altre volte, annuncia ad Adelaide che avrebbe sofferto molto. 

Nell'ultima apparizione, il 31 maggio le dice: "In questa valle di veri dolori sarai una piccola martire". 

Molti hanno contribuito in modi e tempi diversi, magari  con retta intenzione, a rendere difficile la vita di questa creatura,  a cominciare dai genitori e familiari, nei primi giorni delle apparizioni. Il penoso strappo dalla famiglia, quando era una bambina  di sette anni, quella segregazione cui fu sottoposta, le accuse più  assurde contro di lei e le persone care, continuate anche dopo le  apparizioni, hanno amareggiato la sua esistenza. Ma ciò che più  l' affligge è l' avere negato le apparizioni. 

Sappiamo bene, come e perché avvenne ciò, ma il fatto pesa sul cuore, e lo manifestò in varie circostanze. 

Come non ricordare il pianto di Adelaide nella notte seguente l'interrogatorio, in cui fece la seconda negazione? 

Commentando, nel suo quaderno, la decima apparizione, Adelaide scrive: 

"La Madonna non mi rivelò il nome di quei due Santi che  aveva ai suoi fianchi. Solo per ispirazione interna ebbi chiara  intuizione del loro nome: S. Matteo e S. Giuda. Il nome Giuda ha  per me un ricordo triste, perché sia pure involontariamente ho  tradito la Madonna... 

Nel mio cuore sento pesare il mio grosso sbaglio, ma pur  avendo imitato Giuda traditore voglio tuttavia santificarmi  seguendo l'esempio di Giuda santo coll'essere apostola e martire per amore a Gesù e alla Madonna. 

San Matteo ispira al mio cuore fiducia di salvezza, perché  anche lui peccatore ha seguito Gesù e si è fatto apostolo del suo  nome". 

Nella relazione di don Romualdo Baldissera, si legge: 

"Mi appare (Adelaide, n.d.r.) umile e coerente. Dopo le  prime difficoltà, si apre sempre più fino alla confidenza. La  vedo coprire con le mani gli occhi rossi e piegare la testa  davanti alla fotografia che la riproduce in estasi, dimostrando  tutta l'angoscia del suo cuore". 

L'angoscia che Adelaide aveva nel cuore il 21 gennaio 1948, non si fermò a quella data, andò oltre. 

Adelaide Roncalli, il 10 aprile 1959, invia da Milano a don Italo Duci, una lettera in cui, tra l' altro, scrive: 

"Ora sig. prevosto, mi devo accusare di essermi lasciato  sfuggire qualche lamento la settimana scorsa alla cappella, in  presenza di alcune persone. 

Il motivo è, che mi ha fatto dispiacere vedere la nostra  cappelletta assai mal ridotta, e l'esclamazione di estranei nel  vederla tanto trascurata. 

Il pensiero di aver negato, lei sig. prevosto lo sa, mi ha  sempre pesato, ed ogni occasione serve per riaprire la ferita e  così anche ora, a pensare che la mia negazione può essere causa  di tanta freddezza e noncuranza, mi fa sanguinare il cuore...". 

Gesù dice: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me" (Mt. 10, 38). 

La vita dei veri veggenti è segnata dalla sofferenza: anzi,  la croce per loro è garanzia di autenticità. Basta pensare alle  prove sopportate da Bernardetta Soubirous e dai tre pastorelli di  Fatima, per averne la conferma. 

I veggenti, come tutti i cristiani, sono chiamati a percorrere la via dolorosa assieme a Gesù, per poter giungere all'unione perfetta con il loro Dio crocifisso. 

La vita di Adelaide Roncalli non fa eccezione alla regola.  La verità del messaggio e dell'apparizione di Ghiaie,  viene confermata anche dalla vita della veggente. 

Severino Bortolan

venerdì 18 dicembre 2020

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie


LA VEGGENTE OGGI 

Testimonianze 


Don Elio Artifoni 

Don Elio, allora parroco di Ghiaie, il 13 marzo 1990, scrisse questa testimonianza: 

"Il sottoscritto Don Elio Artifoni, Parroco di Ghiaie, può  testimoniare che Adelaide Roncalli, nata a Ghiaie il 23-4-1937  da Enrico e Anna Gamba, battezzata nella chiesa parrocchiale il  25-4.1937, comunicata il 28-5-1944, sposata con Bissola Aldo a  Tirano il 7-1-1971, ha due figlie Maria Cristina e Maria Elena. 

Abita ora a Milano in piazza S. Nazaro n. 15, si dedica  come infermiera al servizio dei malati e gode, sia qui nel suo  paese natale, sia presso la parrocchia del Santi Apostoli e  Nazaro di Milano, ottima reputazione per la sua fervida e umile  vita cristiana aliena da ogni ostentazione. 

È di esempio nella fedeltà dei propri doveri familiari e di madre cristiana. 

In fede, il Parroco Don Elio Artifoni". 


Mario Ronzoni 

Mario Ronzoni, sul giornale Bergamo-oggi (13 maggio 1984) scrive: 

"Come fare a parlare di miracoli o anche solo di eventi  inspiegabili quando il vero miracolo, sia pure nel significato più  pedestre del termine, è lei, Adelaide Roncalli? 

... Qualunque bambina o adolescente sarebbe uscita  distrutta da una vicenda come la sua nella quale le vennero fatti  rivestire prima i panni della piccola santa, e poi quelli di  strega... Poche ragazze avrebbero retto anche solo fisicamente a  simili prove. Adelaide Roncalli, invece, è ora una normalissima  moglie e una premurosa madre di famiglia. Merito certamente  del suo equilibrio, ma lei ringrazia la Madonna per averglielo  conservato". 

La testimonianza di don Materno Frigerio mette in risalto  la fede e la pietà eucaristica di Adelaide, provata dalla malattia  e dal dolore. 

Al ricordo grato di don Ettore Bonaldi, si unisce il giudizio altamente positivo dei tre parroci su Adelaide, che conduce  la sua vita di sposa e di madre guidata dalla fede, fortificata dal  Pane di vita. 

Le risposte delle due suore, che vissero a lungo insieme ad Adelaide nel servizio agli ammalati mostrano nella stessa l'esercizio delle virtù umane e cristiane, prima fra tutte, della carità. 

Mario Ronzoni osservando Adelaide Roncalli a distanza di  40 anni, da quei fatti che hanno così pesato sulla sua vita, e  trovandola una normalissima moglie e premurosa madre di  famiglia, la definisce un "miracolo". 

Severino Bortolan 

sabato 12 dicembre 2020

Regina della Famiglia

 


Apparizioni a Ghiaie 


LA VEGGENTE OGGI 

Testimonianze 


Suor Guglielmina Gatti 

Incontrai, il 25 marzo 1988, Guglielmina Gatti, delle  Suore di Maria Bambina, perché sapevo che anche lei conobbe  Adelaide, quando lavorava come infermiera nell'Ospedale maggiore policlinico di Milano. 

Chiesi alla suora: 

 Quando conobbe Adelaide Roncalli? 

 Nel 1967. Era la prima volta che entravo in un ospedale  per lavorare. Adelaide allora, prestava servizio al padiglione  Sacco. 

Suor Agostina Fumagalli mi presentò alle infermiere  dicendo: "Trattatela bene, aiutatela ad apprendere ciò che deve  conoscere". 

Adelaide mi avvicinò e disse: "Non si preoccupi suora. Il  signore fa percorrere ad ognuno la sua strada in modo diverso:  uno va a piedi, un altro con la bicicletta, un altro ancora con  l'automobile. Ciò che importa è che ciascuno arrivi dove lui  vuole". 

 Quale impressione le fece Adelaide? 

- Mi colpì il suo volto. Aveva gli occhi dallo sguardo  profondo, d'un tale colore azzurro in cui pareva riflesso un  pezzo di cielo. Si aveva proprio l'impressione che avessero  visto qualcosa di superiore. 

Poi Adelaide passò al padiglione Zonda, dove pure io lavoravo. Era caposala nella sala operatoria e lavorammo assieme per  7 o 8 anni, sia pure in settori diversi. Ci si aiutava sempre. Era  ineccepibile nel suo lavoro, molto schiva e disponibile. Non parlava mai del suo passato. Solo una volta mi diede un tondo con  l'immagine della Vergine apparsa a Ghiaie che le fu mandata dal  Perù, quando là festeggiarono il 40° anniversario delle apparizioni. 

Manteniamo ancora frequenti rapporti. 


Don Ettore Bonaldi 

Il salesiano don E. Bonaldi nell'aprile del 1966 si ammalò di  leucemia e fu ricoverato nell'Ospedale maggiore policlinico di  Milano, nel reparto dove prestava servizio d'infermiera Adelaide.  I due non si conoscevano. La Roncalli sapeva solo che Ettore  Bonaldi era un sacerdote. 

Egli dichiara: 

"Adelaide, tutte le sere inginocchiata per terra accanto al  mio letto, pregava il Rosario intero, diceva le litanie e altre preghiere, che io accompagnavo con la mente, non potendo parlare,  data la mia grave situazione fisica. 

Adelaide Roncalli ha sempre pregato per me la Madonna  apparsa a Ghiaie, e durante l'ultima crisi mi ha messo al collo  una catenina con la medaglia della Vergine della Famiglia. 

Il 24 maggio 1966, festa di Maria Ausiliatrice, andai a  Ghiaie per la prima volta, accompagnato da Adelaide. 

Guarito, il 26 luglio 1966, potei lasciare l'ospedale.  Tornato a casa, durante la convalescenza Adelaide con la  sorella, pure infermiera, continuò a prestarmi le sue cure". 


Don Giulio Roncan 

Don Giulio Roncan è parroco di Chiesa in Valmalenco e 

Primolo (Sondrio) dal 1986. 

Conosceva Adelaide Roncalli per averne sentito parlare,  soprattutto da don Tommaso Giordani, che fu parroco di Primolo per 51 anni. 

Don Tommaso conosce Adelaide da molti anni perché 

questa d'estate va a Primolo con la famiglia. 

Quando don T. Giordani parlava di Adelaide, don Giulio  non nascondeva la sua perplessità e si meravigliava che proprio  a Primolo venisse la veggente di Ghiaie. Don Tommaso sosteneva che si trattava di una cosa seria e dava un ottimo giudizio  su Adelaide e la sua famiglia. 

Don Giulio ha incontrato la prima volta Adelaide nell'estate del 1987, quando si è molto prestata per organizzare la  festa della Madonna delle Grazie, cui è dedicato il santuario di  Primolo. 

Don Giulio nel novembre del 1988, mi disse: "Adelaide  Roncalli non mi ha mai accennato alle apparizioni di Ghiaie. È  una donna serena, equilibrata; prega, riceve frequentemente  l'Eucaristia. È bene inserita tra la gente di Primolo, dalla quale è  molto stimata". 

Severino Bortolan