LIBRO DEL PROFETA DANIELE
Tutto però è dalla verità ascoltata, obbedita, compiuta. Sappiamo che Daniele è perfetto in ogni verità di Dio: ascolto, obbedienza, compimento, manifestazione.
17 Poi Daniele andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni, Anania, Misaele e Azaria,
Dopo aver ottenuto ulteriore tempo da parte del re, Daniele va a casa e narra ogni cosa ai suoi compagni: Anania, Misaele e Azaria.
Poi Daniele andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni, Anania, Misaele e Azaria… Narra non solo per conoscenza, ma perché vuole aiuto da essi.
Loro sono una cosa sola, sono un solo corpo, come solo corpo devono agire. Ciò che fa l’uomo è anche degli altri. La comunione è via divina di azione.
Nulla è più gradito al Signore del pensarsi sempre una cosa sola e come cosa sola sempre agire, operare, pregare, dare soluzione di vita alla vita.
18 affinché implorassero misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo mistero, perché Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte insieme con tutti gli altri saggi di Babilonia.
Daniele chiede ai suoi compagni di invocare assieme a lui la misericordia di Dio. Il Signore deve rivelare loro il pesante segreto del re.
Affinché implorassero misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo mistero, perché Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte insieme con tutti gli altri saggi di Babilonia. Il segreto Dio solo lo conosce e lo può rivelare.
Quale è il motivo primario della loro intercessione: che fossero conservati in vita. Non solo loro ma anche tutti i saggi di Babilonia.
Anche in questo desiderio di non morire vi è una fede nascosta e segreta di Daniele che dobbiamo mettere in evidenza. Dio vuole operare con Daniele.
Finora però nulla ha fatto se non rendere convincente la sua saggezza. Dio non solo lo ha reso convincente, ma lo ha posto al di sopra di tutti i saggi.
È evidente che Dio ha un progetto su Daniele. Se Daniele oggi viene messo a morte, il Signore non potrà operare ciò che si è proposto di compiere.
La richiesta di vita è sempre finalizzata al compimento perfetto, pieno della volontà del Signore. Tutto è chiesto per il più grande bene di Dio.
Tutto nella fede, vita e morte, gioia e sofferenza, ricchezza e povertà, servono solo perché il Signore attraverso di esse riveli la sua grande gloria.
La vita non serve a Daniele per Daniele, serve a Daniele per il suo Dio, perché per mezzo di essa il Signore si manifesti tra le genti.
La preghiera di Daniele non è il frutto di egoismo, ma di purissima fede. San Paolo ci rivela che tutto ciò che non viene dalla fede è peccato.
Accogliete chi è debole nella fede, senza discuterne le opinioni. Uno crede di poter mangiare di tutto; l’altro, che invece è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia, non disprezzi chi non mangia; colui che non mangia, non giudichi chi mangia: infatti Dio ha accolto anche lui. Chi sei tu, che giudichi un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone. Ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di tenerlo in piedi.
C’è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però sia fermo nella propria convinzione. Chi si preoccupa dei giorni, lo fa per il Signore; chi mangia di tutto, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; chi non mangia di tutto, non mangia per il Signore e rende grazie a Dio. Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, perché sta scritto: Io vivo, dice il Signore: ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio.
Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.
D’ora in poi non giudichiamoci più gli uni gli altri; piuttosto fate in modo di non essere causa di inciampo o di scandalo per il fratello.
Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è impuro in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come impuro, per lui è impuro. Ora se per un cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Non mandare in rovina con il tuo cibo colui per il quale Cristo è morto! Non divenga motivo di rimprovero il bene di cui godete! Il regno di Dio infatti non è cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi si fa servitore di Cristo in queste cose è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.
Cerchiamo dunque ciò che porta alla pace e alla edificazione vicendevole. Non distruggere l’opera di Dio per una questione di cibo! Tutte le cose sono pure; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. Perciò è bene non mangiare carne né bere vino né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.
La convinzione che tu hai, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non condanna se stesso a causa di ciò che approva. Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce secondo coscienza; tutto ciò, infatti, che non viene dalla coscienza è peccato (Rm 14,1- 23).
Dalla fede nasce la vita non solo per Daniele ma anche per gli altri saggi di Babilonia. Daniele si rivela così perfetto uomo di fede, datore di vita.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI