venerdì 12 aprile 2019

LA PASSIONE



Riflessioni fatte da Gesù sul Mistero della Sua Sofferenza e del valore che ha la Sua Redenzione.  


GESÙ FA LA VOLONTÀ DEL PADRE 

Voglio che della Mia Passione tu consideri, soprattutto, l'amarezza che Mi ha causato il conoscere i peccati che, annebbiando la mente dell'uomo, lo portano alle aberrazioni. 
Questi peccati vengono, per lo più, accettati come frutto di una inclinazione naturale, alla quale la propria volontà non si può opporre.  
Oggi, molti vivono con gravi peccati e, di questi, incolpano gli altri o il destino, senza possibilità di liberarsene.  
Questo ho visto nel Getsemani; ho conosciuto, così, il grande male che la Mia Anima avrebbe dovuto assorbire.  
Quanti si perdono in questo modo e come ho sofferto per loro!  
Perciò, con il Mio esempio, ho insegnato agli Apostoli come sopportarsi a vicenda, lavando loro i piedi e facendoMi loro Nutrimento.  
Si avvicinava l'ora per la quale il Figlio di Dio si era fatto uomo e Redentore del Genere Umano: andava a spargere il Suo Sangue e a dare la Sua Vita per il Mondo.  
In quell'ora, volli metterMi in preghiera e consegnarMi alla Volontà del Padre Mio... 
Fu allora che la Mia Volontà di uomo vinse la resistenza naturale verso la grande sofferenza preparata per Me dal Padre nostro, il Quale, vedete, era ancora più addolorato di Me. Quindi, tra quelle anime perdute, ho consegnato la Mia stessa Anima, per riparare ciò che si era corrotto.  
La Mia Onnipotenza può tutto, ma ha bisogno di un minimo, sopra il quale aggiungere dell'altro; e questo minimo lo offro Io stesso, con infinito Amore.  
La Mia Passione… quale abisso di amarezza ha rinchiuso in sé!  
Com'è erroneamente lontano chi crede di conoscerla, pensando soltanto alle terribili sofferenze del Mio Corpo!…  
Figlia mia, ti ho riservato altri atti delle tragedie intime che ho vissuto e che voglio condividere con te, perché sei tra quelle che il Padre Mio Mi diede nell'Orto.  
Anime amate, imparate dal vostro Modello, che l'unica cosa necessaria è sottomettersi con umiltà e offrirsi, per compiere la Volontà di Dio, anche se la natura si ribella.  
Inoltre, ho voluto insegnare alle Anime che ogni azione importante deve essere preceduta e vivificata dalla preghiera, perché in essa l'Anima si fortifica per affrontare le cose più difficili; Dio si comunica a questa Anima, la consiglia e la ispira, anche quando l'Anima non se ne accorge.  
Mi sono allontanato nell'Orto con tre dei Miei Discepoli, per insegnare loro che le tre potenze dell'Anima devono accompagnarli ed aiutarli nella preghiera.  
Ricordate i Benefici Divini e le Perfezioni di Dio: la Sua Bontà, il Suo Potere, la Sua Misericordia, l'Amore che ha per voi.  
Quindi, con la ragione, cercate il modo di poter corrispondere alle meraviglie che Egli ha fatto per voi…  
Lasciate che la vostra volontà si muova a servire Dio, di più e meglio, spingendovi a consacrarvi per la salvezza delle Anime, sia con il vostro lavoro apostolico, sia con la vostra vita umile e nascosta, nel ritiro e nel silenzio, per mezzo della preghiera.  
Prostratevi umilmente, da Creature quali siete, alla presenza del vostro Creatore, e adorate i Suoi Disegni su di voi, quali che siano, sottomettendo la vostra volontà a quella Divina.  
È in questo modo che Io ho offerto Me stesso per realizzare l'opera della Redenzione del mondo.  
Ah, che momento è stato quello, quando ho sentito venire su di Me tutti i tormenti che dovevo soffrire nelle Mia Passione: le calunnie, gli insulti, i flagelli, i calci, la corona di spine, la sete e la Croce!…  
Tutto questo è passato davanti ai Miei Occhi, mentre un dolore intenso colpiva il Mio Cuore: le offese, le abominazioni ed i peccati, che si sarebbero commessi durante i Secoli; e non soltanto li ho visti, ma Mi sono sentito rivestito di tutti questi orrori; in questo modo, Mi sono presentato davanti al Mio Padre Celeste per implorare Misericordia.  
Figliola mia, ho offerto Me stesso come un giglio, per calmare la Sua collera e placare la Sua ira.  
È certo che, con tanti crimini e tanti peccati, la Mia natura umana ha sperimentato un'agonia mortale, al punto di sudare sangue.  
Sarà possibile che questa angoscia e questo Sangue siano inutili per tante anime?… 
La Mia Passione è stata l'origine del Mio Amore. Se non l'avessi voluto, chi avrebbe potuto toccarmi? 
Io l'ho voluto e, per fare questo, Mi sono servito degli uomini più crudeli.  
Prima di soffrire, ho conosciuto in Me stesso ogni sofferenza e ho potuto darne una valutazione completa. Inoltre, quando ho voluto soffrire, oltre ad averne una piena conoscenza e valutazione, ho sentito umanamente tutte le sofferenze; Io le ho prese tutte.  
Parlando della Mia Passione, non posso entrare in tutti i dettagli.  
L'ho fatto altre volte, ma voi, a causa della vostra natura umana, non riuscite a comprenderlo… non potete comprendere la smisurata estensione dei dolori che ho sofferto.  
Si, Io vi illumino, ma rimango entro un limite, al di là del quale non potete andare. 
Solo a Mia Madre ho fatto conoscere tutte le Mie cose; ecco perché Ella ha sofferto più di Tutti.  
Ma, oggi, il Mondo dovrà conoscere più di quello che fino ad ora gli ho concesso, perché il Padre Mio così vuole.  
Per questo, nella Mia Chiesa fiorisce un raggio d'Amore per tutto l'insieme delle vicissitudini che dall'Orto Mi portarono al Calvario.  
Manifesto la Mia Passione agli amati, che furono con Me nell'Orto, più che a chiunque altro. Loro possono riferire qualcosa che si adatti alla mente degli attuali viandanti. E, se possono, debbono farlo.  
Per questa ragione, piccola, scrivi tutto ciò che Io ti dico, per te e per molti altri, a conforto delle Anime e per la gloria della Trinità, che vuole siano conosciute le Mie Sofferenze nel Getsemani.  
“L'Anima Mia era triste fino alla morte”.  
Mentre la tristezza del male fisico poteva giungere ad essere causa di morte, quella dello Spirito, che ho voluto sperimentare, è consistita nell'assenza completa dell'influenza della Divinità e nella presenza lacerante delle cause della Mia Passione.  
Nel Mio Spirito, che agonizzava, erano realmente presenti tutte le ragioni che Mi spinsero a portare l'Amore sulla Terra.  
Prima ragione… le offese fatte contro la Mia Divinità, che soffriva come uomo, con la consapevolezza propria di Dio.  
Non si può trovare nulla di simile a questo genere di sofferenza, perché l'uomo che pecca comprende, con la Mia Luce, soltanto ciò che gli corrisponde e, molte volte, soltanto in modo imperfetto, ma non può vedere come sia il peccato di fronte a Me.  
Ecco perché è chiaro che soltanto Dio può conoscere ciò che veramente è un'offesa fatta a Lui!  
Indubbiamente, l'Umanità doveva poter offrire alla Divinità la piena conoscenza e il vero dolore del pentimento. Io posso farlo tutte le volte che voglio, offrendo la Mia Conoscenza, che ha operato in Me come Uomo, con la umanizzazione dell'offesa fatta a Dio.  
Questo è stato il Mio desiderio: che il peccatore pentito, tramite Me, avesse il modo di presentare, al suo Dio, la conoscenza dell'offesa commessa e che Io, nella Mia Divinità, potessi ricevere dall'uomo anche la piena comprensione di ciò che ha fatto contro di Me.  
Per oggi, basta.  
Non sai quanto Mi consoli quando ti affidi a Me, con abbandono totale… 
Non posso parlare alle Anime, tutti i giorni… Lascia che, per loro, Io ti dica i Miei segreti!… Lascia che Io usi i tuoi giorni e le tue notti!  
Ero triste fino alla morte, perché vedevo, da ogni parte, l'enorme cumulo delle offese commesse; se anche per una sola di esse sperimentavo una morte indescrivibile, che cosa avrei potuto provare per l'insieme di tutte le colpe?  
“L'Anima Mia è triste fino alla morte”… di una tristezza che Mi produsse l'abbandono di ogni forza, di una tristezza che aveva come centro la Divinità, verso la quale - in Me - convergeva la marea delle colpe e il fetore delle Anime corrotte da ogni genere di vizio.  
Perciò, ero, allo stesso tempo, bersaglio e freccia.  
In quanto Dio… ero bersaglio; in quanto uomo… ero freccia, poiché ho assorbito tutto il peccato, al punto di apparire, davanti al Padre Mio, come l'unico offensore. Non poteva esserci una tristezza maggiore di questa, ed Io ho voluto prenderla tutta, per Amore del Padre e come Misericordia verso tutti voi.  
Se gli uomini non pongono attenzione a questo punto, invano meditano sul significato di queste parole, che includono tutto il Mio Essere, in quanto Dio e in quanto Uomo.  
Guardatemi, così, in questa gigantesca prigione dello Spirito! 
Non merito, forse, amore, visto che ho tanto sofferto e lottato?  
Non merito che la Creatura conti su di Me, come su se stessa, sapendo che Io Mi do a lei, interamente e senza alcuna riserva?  
Attingete, Tutti, dalla Mia inesauribile Fonte di beni, attingete!  
Io vi offro la Mia tristezza, nell'Orto… dateMi la vostra tristezza, tutte le vostre tristezze… voglio fare di esse un mazzo di violette, il cui profumo sia l'indicatore costante verso la Mia Divinità.  
“Padre, se è possibile, allontana da Me questo Calice. Tuttavia, non sia fatta la Mia, ma la Tua Volontà” (Luca 22,42).  
Ho detto questo al colmo dell'amarezza, quando il peso che gravava su di Me si era fatto talmente grave che l'Anima Mia si trovava nella più incredibile oscurità.  
Lo dissi al Padre perché, nell'assumere ogni colpa, Mi presentavo davanti a Lui come l'unico peccatore, contro il quale si scaricava tutta la Sua Divina Giustizia. E sentendoMi, privato della Mia Divinità, soltanto l'Umanità appariva davanti a Me.  
Allontana da Me, o Padre, questo amarissimo Calice che Mi presenti e che, venendo in questo Mondo, nonostante tutto, Io ho accettato per Amor Tuo.  
Sono arrivato al punto che non Mi riconosco neppure Io.  
Oh, Padre, Tu hai fatto del peccato la Mia eredità e questo rende la Mia Presenza davanti a Te, che Mi ami, insopportabile.  
L'ingratitudine degli Esseri Umani la conoscevo già, ma come potrò sopportare di vederMi solo?  
Dio Mio, abbi pietà della grande solitudine nella quale Mi trovo!  
Perché anche Tu vuoi lasciarMi in un tale abbandono?  
Quale aiuto potrò trovare in una tale desolazione?  
Perché anche Tu Mi colpisci così?  
E se Tu Mi privi di Te stesso, Io sento che sprofonderò in un abisso tale che non riuscirò più a riconoscere la Tua mano, in una situazione tanto tragica.  
Il sangue che esce da tutto il Mio Corpo Ti dà testimonianza del Mio annichilimento sotto la Tua potente Mano…  
Così… ho pianto, così… sono caduto. Ma dopo ho proseguito: Padre Santo, è giusto che Tu faccia di Me tutto ciò che vuoi. La Mia vita non è Mia, appartiene interamente a Te. Voglio che non si faccia la Mia Volontà, ma la Tua. Ho accettato una morte di Croce… accetto anche la morte apparente della Mia Divinità.  
È giusto.  
Devo darTi tutto questo e, prima di tutto, devo offrirTi l'olocausto della Divinità, che certamente Mi unisce a Te.  
Si, Padre, con il Sangue che vedi, confermo la Mia donazione… con il Sangue confermo la Mia accettazione: si faccia la Tua Volontà, non la Mia…  

Messaggi dettati a Catalina RIVAS 

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