martedì 7 maggio 2019

LA VITA DI SAN BENEDETTO



Tentazione e vittoria

Un giorno mentre era solo, ecco presentarsi il tentatore. Era sotto forma di un uccello piccolo e nero, un merlo; svolazzava intorno al suo corpo e insistente e importuno gli sbatteva le ali sul viso, tanto che se l'avesse voluto l'avrebbe potuto afferrar colle mani. Fece un segno di croce e l'uccello si allontanò.

Ma appena scomparso il merlo lo invase una tentazione impura così forte, come il santo uomo non aveva provato mai. Un tempo egli aveva veduta una donna ed ora lo spirito maligno turbava con triste ricordo la sua fantasia. E fiamma  sì  calda  il  diavolo  suscitò  nell'animo  del  servo  di  Dio  con  quella appariscente bellezza, che egli non riusciva più a contenere il fuoco dell'amore impuro e già quasi vinto stava per decidersi ad abbandonare lo speco. Fu un istante: illuminato dalla grazia del cielo, ritornò improvvisamente in se stesso. Visti lì presso rigogliosi e densi cespugli di rovi e di ortiche, si spogliò delle vesti e si gettò, nudo, tra le spine dei rovi e le foglie brucianti delle ortiche.

Si rotolò a lungo là in mezzo e quando ne uscì era lacerato per tutto il corpo; ma con gli strappi della pelle aveva scacciato dal cuore la ferita dell'anima, al piacere aveva sostituito il dolore; quel bruciore esterno imposto volutamente per pena, aveva estinto la fiamma che ardeva all'interno, e così, mutando l'incendio, aveva vinto l'insidia del peccato.

Da quel giorno in poi, come egli stesso in seguito confidava ai discepoli, fu talmente domato l'incentivo della sensualità, da non sentirlo affatto mai più.

Dopo ciò, molti abbandonando la vanità del mondo, accorrevano gioiosi sotto la sua disciplina e giustamente, libero ormai dall'insidia della tentazione, egli poteva farsi per gli altri maestro di sante virtù. Del resto anche Mosé aveva avuto da Dio questo comando: che i leviti dai venticinque anni in su prestino i servizi nel tempio e dopo i cinquanta diventino custodi dei vasi sacri dell'altare.

Pietro: non capisco bene il significato del passo che hai ricordato: vorrei che  me lo spiegassi un po' meglio.

Gregorio:  eppure  mi  sembra  abbastanza  chiaro,  Pietro;  nella  gioventù  le tentazioni della carne sono più impetuose, ma dopo i cinquant'anni l'ardore del sangue comincia a raffreddarsi. I vasi sacri poi sono le menti dei fedeli.

Gli eletti quindi, finché sono ancora nel periodo delle tentazioni, è meglio che stiano in sott'ordine, che prestino i servizi e si affatichino nell'obbedienza e nel lavoro; quando poi nell'età più matura il calore della tentazione scompare, allora essi diventano custodi dei vasi sacri, diventano cioè guide e maestri delle anime.

Pietro: ecco, adesso la tua spiegazione mi soddisfa. Ho capito benissimo il significato della tua citazione. Ora però, giacché mi hai raccontato gli inizi della  vita di questo giusto, ti dispiace di raccontarmi il resto?

tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno


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