A voi che pregate un pò stancamente
Mi rivolgo, infine, anche a voi che pregate ogni giorno, ma forse fate convivere la vostra preghiera con tante mediocrità quotidiane, senza quel vigore divino che mette la forza e l’amore di Dio nelle cose di ogni giorno. E così la vostra preghiera rischia di trascinarsi nell’abitudine, o di languire nelle preoccupazioni egoisticamente personali, incapace di accendere in voi la santa inquietudine di servire generosamente la Chiesa e le anime.
Non voglio certamente scoraggiare i vostri propositi di bene, la vostra costanza quotidiana nelle pratiche della vita spirituale, dando quasi ragione a quanti vi dicono che piuttosto di trascinare la preghiera nell’abitudine è meglio smettere di pregare; vengo, invece, a dirvi il contrario, a fare quello che un tempo si faceva nelle nostre case, quando la fiamma del focolare si era esaurita o spenta: uno dei nostri vecchi, con un soffio robusto e deciso, spazzava via la cenere e alimentava le braci che tornavano ad ardere e a bruciare con una fiamma viva e pulita, attraversata da scoppi di generosità e da guizzi di vita che diffondevano gioia e calore in tutta la casa. Vorrei anch’io, con l’aiuto della grazia divina, soffiare sulla cenere della vostra preghiera e riaccendere nel vostro cuore la fiamma dell’amore di Dio che innalzi la temperatura spirituale della vostra anima e comunichi luce e calore a quanti vi stanno intorno.
Non lasciatevi ingannare. Il male dell’abitudine non si guarisce smettendo di fare le cose, ma mettendo amore, ravvivando la fede, lottando contro la pigrizia che sempre si nasconde dietro la malavoglia, la noia o la mancanza di tempo.
Mi rivolgo, dunque, a tutti, con l’unico desiderio di aiutare tutti a vivere un po’ più vicini a Dio, con la certezza di aver così contribuito alla vostra felicità, quella del cielo, ma anche quella sulla terra.
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