Le lacrime di sangue
Essa non cessava di obbedire alla sua superiora, di amarla e rispettarla, ma la sua amarezza era grandissima, per essere violentemente combattuta nei propri giudizi e, continuamente, versava lacrime così copio se da farle credere impossibile di conservare la vista, se non per grazia di Dio; in questa pena stette a lungo, tanto che un giorno, quasi non ci fossero più lacrime, invece di umore versò del sangue e dal piangere non poteva trattenersi, per la indicibile tristezza che le piagava il cuore; si credeva, ormai, privata della fiamma del divino amore e si faceva crudele il ricordo dei beni spirituali che, per grazia divina, aveva tante volte ricevuto in passato e in così grande abbondanza da riuscire a non rivelarli solo con grande sforzo.
Così, venne il tempo in cui le pene dello spirito generarono i mali del corpo e cominciò a soffrire di tanto sfinimento da non potere pregare, né compiere i suoi doveri senza grandissima tensione; fu una ragione in più di penosa tristezza e si sommò al timore che tutto ciò avvenisse per vizio di sensualità. Il timore veniva dal nemico, che le insinuava questa idea per tormentarla dopo averle detto di abbandonare la sensualità; e non solo il maligno la insinuò in lei, ma anche nelle persone vicine e, così, dovette sopportare anche dei rimproveri e situazioni di disagio. E questo era il conforto che riceveva in tanti guai.
Nel crescere continuo delle sue pene spirituali e corporali, quasi si sentì mancare l'intelletto e, perciò, decise di non continuare a vegliare la notte, ma di prendersi, piuttosto, quanto più riposo fosse possibile; ma la orazione le era tanto consueta che, anche dormendo, si ritrovava seduta con le braccia aperte a modo di croce; e non pensò che a questo la inducesse il nemico, affinché per il troppo pregare la facesse impazzire. Le avvenne, invece, di essere nella condizione del glorioso Giobbe, cioè quasi privata della ricchezza mentale e della forza corporale, e di non essere più in grado di esercitare le virtù con il fervore e la sollecitudine di prima; credette di essere rimasta con la sola virtù della pazienza, ma evidentemente in misura assai scarsa, perché bastava una piccola parola a metterla in grande amarezza.
Ecco quanto le capitò per la sua povertà di spirito, dopo i primi due inganni.
Santa Caterina da Bologna
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