domenica 10 maggio 2020

LA PRESENZA REALE



IL DIO DEL CUORE
Pensate bene del Signore.
Sapienza, I, 1.

I. - Al rispetto istintivo, all'ossequio esteriore deve andar unito un rispetto di amore. Quello onora la maestà di Nostro Signore, questo la sua bontà; quello è il rispetto del servo, questo del figlio.
Ora è questo secondo che più importa a Nostro Signore; limitarsi al rispetto d'onore esterno sarebbe come restarsene sulla porta: Nostro Signore vuole soprattutto essere onorato nella sua bontà. Nella legge antica era altrimenti: Iddio aveva scritto sulla fronte del suo tempio: Tremate approssimandovi al mio Santuario.
Bisognava incutere spavento a quel popolo e condurlo col timore. Ma ora che il suo divin Figlio si è incarnato, egli vuole che lo serviamo con l'amore; Gesù ha scritto sul suo Tabernacolo: Venite tutti a me, io vi conforterò; venite, io sono dolce ed umile di cuore.
Durante la sua vita mortale, Nostro Signore si mostrò divinamente buono, e i discepoli, gli stessi suoi nemici lo chiamavano buon Maestro. Ma ora più che mai, nell'Eucaristia, Nostro Signore vuol godere di questo titolo; ben lungi dall'aver mutato a questo riguardo, ha accresciuta la sua familiarità con noi e vuole che pensiamo alla sua tenerezza, che dilatiamo il nostro cuore; vuole che ci guidi ai suoi piedi la brama di vederlo.
E' questa la ragione del velo sacramentale. Si accorre al grande più che al buono; se Nostro Signore mostrasse la sua gloria, noi ci fermeremmo a questa, senza andare fino al suo Cuore. Saremmo come il popolo ebreo, mentre invece Gesù ci vuole figli. Perciò Nostro Signore vuole il nostro rispetto esterno solo come un primo atto che ci conduca al suo Cuore, che ci componga in pace al suo cospetto.
Se vedessimo Nostro Signore nella sua maestà, noi ne tremeremmo, ci getteremmo in terra, non mai faremmo un atto d'amore. Eh, non siamo ancora in Cielo!
Vi sono libri i quali non parlano che della maestà di Dio. A tempo e luogo sta bene; ma sempre, ma farne tutto il soggetto della preghiera, non va, stanca l'anima.
Invece alla presenza di Nostro Signore così buono si prega un'ora, due, senza tensione di spirito. Se vengono le distrazioni, se ne domanda perdono e tante volte quante si rinnovano: non ci stanchiamo, perché sappiamo che saremo sempre perdonati. Altrimenti, dopo alcune distrazioni, scoraggiati affatto, lasceremmo la preghiera.

II. - La considerazione della bontà di Nostro Signore l'onora e lo fa agire; poiché la sua bontà non può effondersi che più in basso di lui; tenendomi ben terra terra, facendomi ben piccino, mi faccio inondare dalle sue grazie, dalle effusioni della sua dolcezza. Così mi metto insieme coi poveri, coi piccoli, che Nostro Signore amava tanto, e dico a Nostro Signore: Sei tanto buono: ebbene eccoti dove espandere la tua bontà.
E gli parlo! Altrimenti si fa come alla presenza del re, si trema e si resta là senza saper che dire. L'Eucaristia con la sua dolcezza rende eloquenti i fanciulli, e noi siamo tutti fanciulli.
La bontà di Gesù nell'Eucaristia rende le nostre preghiere più facili e più soavi. Noi siamo portati a farci belli delle grazie ricevute, a tenercene come padroni: ma questo non piace a Nostro Signore, il quale ce le impresta soltanto, affinché le facciamo fruttare per Lui, e allora, per umiliarci, ci lascia in preda alle distrazioni. Vorremmo pure pregare senza distrazioni e siccome non riusciamo, diciamo: Lascerò dunque la preghiera in cui non faccio che peccare. Falso! Mettetevi nella bontà di Nostro Signore e queste vostre colpe non vi sgomenteranno più: ve le perdonerà quella misericordia che vi sta davanti in persona.

III. - Questo culto d'amore deve farci venire con grande confidenza alla presenza di Nostro Signore.
Applichiamo a noi personalmente il suo amore; diciamogli: Ecco, o Signore, colui che hai tanto amato e aspettato, tendendogli le braccia. Questo pensiero vi allargherà il cuore.
Dite e ripetete a voi medesimi che Nostro Signore vi ama personalmente: non si può rimanere insensibili innanzi a tanta bontà.
Qui del resto sta il segreto del raccoglimento vero e senza sforzo. Per tenervi raccolto in Nostro Signore e insieme lavorare e adempiere i doveri del vostro stato, mettetevi nella sua bontà; il vostro cuore lavorerà in lui: questo è il raccoglimento. In pari tempo il vostro spirito sarà libero, lo potrete applicare a quel che vorrete: il cuore muove l'intelligenza comunicandole le sante influenze di cui è ripieno.
In tal modo la presenza di Dio può associarsi a tutto. Al contrario se il vostro spirito vuole essere di continuo sotto la impressione della maestà e della grandezza, sarà assorbito o si stancherà, perderà di vista o Dio stesso ovvero i vostri doveri. Il vero raccoglimento è quello del cuore. Iddio ha posto in noi una piccola misura d'intelligenza, che presto si esaurisce, ma cuore ce ne ha dato assai.
Il cuore può sempre amare di più e la presenza cordiale di Dio si lega bene con ogni cosa, ci fa coraggio; per essa sappiamo che Dio è buono e misericordioso, viviamo nella sua bontà.
Il servo che si paga, corre, vola al cenno del padrone; ma per lui non si parla di riconoscenza: egli lavora ad onore del salario. Ma l'ubbidienza filiale ha un profumo tutto suo, che non può surrogarsi, sempre gradevole; è tutta affetto, senza ombra di vanità. Tale ubbidienza vuole da noi Nostro Signore; ne lascia un piccolo rigagnolo per i nostri genitori, ma il fiume lo vuole per sé.
Diamogli dunque una buona volta tutto il nostro cuore! Pertanto, venendo alla sua presenza, offriamo l'omaggio del più profondo rispetto per la sua maestà; ma da questa passiamo alla sua bontà per trattenercisi.
Manete in dilectione mea: perseverate nel mio amore.

di San Pietro Giuliano Eymard

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