sabato 12 febbraio 2022

Ciò che è la linfa nell’albero, lo è l’anima nel corpo ed essa sviluppa le sue forze spirituali come l’albero sviluppa i rami e le foglie.

 


ILDEGARDA  DI  BINGEN

La dottrina dell’incarnazione della seconda persona della Santissima Trinità aveva delle conseguenze nella considerazione medioevale del rapporto tra il corpo e l’anima. L’incarnazione è per Ildegarda la causa esemplare di tutto l’universo e l’interpretazione di essa è strettamente collegata, soprattutto nella terza opera di contenuto cosmico, a quella del corpo umano. Il commento al Prologo del Vangelo di San Giovanni, nella quarta parte di quest’opera, tratta della struttura del corpo umano. In vista dell’incarnazione di Cristo, sono considerate le due prospettive alte e grandi, due punti di vista: l’opera della creazione in sei giorni e l’apocalisse, la “fine” del mondo, secondo San Giovanni. Il Verbo di Dio è sin dal principio all’opera, com’è provata dalla struttura del corpo umano e dal corso della storia. La storia, per Ildegarda è storia sacra.

Anche l’unione del corpo con l’anima trova nell’incarnazione del Verbo la sua analogia nella fede, come Deus et homo unus Christus (= Dio e l’uomo sono un solo Cristo), così pure l’anima razionale e la carne mortale formano un’unica persona. L’uomo è l’opus Dei (= opera di Dio) e nello stesso tempo un opus operans (= un’opera che agisce), è il socio di Dio, che nella sua attività, nella natura, ha il compito di una seconda creazione. Abbiamo già detto più volte che la creazione è affidata all’uomo, perché egli l’aiuti a vivere, a moltiplicarsi e a migliorare. Per comprendere la visione che Ildegarda ha dell’uomo, sono determinanti le tre finalità della destinazione dell’uomo: il comportamento dell’uomo nel mondo, come egli opera con le creature, il rapporto dell’anima con il corpo, come egli opera con se stesso, la cooperazione tra l’uomo e la donna, come egli opera con la compagna, oppure la donna, con il compagno.

Il corpo è il luogo in cui si definiscono i rapporti con il Creatore e le creature. La dottrina dell’uomo, come microcosmo, è data da Ildegarda nel linguaggio della fede. L’uomo, nella storia della salvezza, è unito al mondo. La costruzione del mondo è strettamente connessa in maniera misteriosa nella sua fine con la nostra storia. Questa fine, quest’esito del corso del mondo l’uomo sperimenta in se stesso. Non può sottrarsi dalla responsabilità verso il mondo in cui vive, come di fronte al Creatore. L’ordine della creazione abbraccia il mondo degli angeli e la natura terrena, il mondo delle piante, degli animali e dell’uomo. Un mondo che è uno e comprende quanto alla vita sensibile, vita dell’anima e vita della grazia. Nel rendere gloria al Creatore l’uomo deve trovarsi in accordo con la natura e con la grazia, con la materia e con lo spirito, con il corpo - materia - e con l’anima, con il mondo e con la Chiesa. La nostra personale armonia, che non è soltanto un’armonia di noi stessi in noi stessi, la dobbiamo trovare lì, dove viviamo, con il mondo in cui viviamo, quello non animato e quello animato, e con le persone umane. Il luogo in cui l’uomo rende gloria al Creatore è il corpo, perché il corpo ha un compito importante in tutta l’esistenza dell’uomo, non soltanto lo spirito e l’anima. Corpo e anima formano un solo uomo.

Ildegarda non disprezza il corpo; lo ammira e lo rispetta come strumento dell’anima, perché tutto quello che conosciamo, lo conosciamo per mezzo dei sensi, vale a dire, tutto viene a noi attraverso il corpo. Il corpo da solo non basta, ci vuole anche l’anima, ci vogliono tutti e due, ma il corpo è stimabilissimo e spettabilissimo e va rispettato. Il simbolo fondamentale d’Ildegarda per l’unità del corpo con l’anima è la crescita e la figura dell’albero. Ciò che è la linfa nell’albero, lo è l’anima nel corpo ed essa sviluppa le sue forze spirituali come l’albero sviluppa i rami e le foglie. L’intelletto è come il verde dei rami e delle foglie, la volontà, come i suoi fiori, l’animo, come i frutti appena formati, la ragione, come quelli pienamente maturi, i sensi si possono assomigliare al suo estendersi in altezza e larghezza.

Sr. ANGELA CARLEVARIS osb

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