martedì 20 luglio 2021

Le nuove crisi preparate dal maligno per fermare l'Avvertimento che Dio darà

 


Paura di cambiare la civiltà cristiana.

Nella crisi sanitaria che stiamo attraversando, il maligno e i suoi scagnozzi hanno dimostrato di poter dominare la popolazione mondiale con la paura di fare ciò che vogliono.

Ma la scusa dell'agente patogeno sta finendo.

E devono lanciare un'altra crisi per far avanzare il loro progetto di controllo degli abitanti del pianeta, prima che si abbia l'intervento del cielo che è già all'orizzonte.

Qui parleremo di quali alternative stanno gestendo per la nuova crisi.

In tutte le apparizioni presenti la Madonna e suo figlio, come San Michele Arcangelo, dicono che siamo sotto un attacco straordinariamente forte da parte del maligno.

E quale arma usi? La menzogna, perché si sa che è il padre della menzogna.

E sta usando potenti esseri umani che lavorano per lui, per organizzare campagne per terrorizzare le persone, offuscare le loro menti, confinarle e indirizzarle dove vogliono.

E perché è la nostra generazione che sta subendo questi attacchi mai visti prima nell'umanità?

Perché l'intervento di Dio per purificare il mondo è dietro l'angolo.

Perché il peccato ha invaso così tanto il mondo, e semplici appelli all'emendamento sono così sterili, che l'unica forma è l'azione divina come non c'è mai stata prima sulla terra.

Ma non sappiamo se l'intervento del cielo sarà tra pochi mesi o anni.

E il diavolo vuole mettere bastoni nella ruota a questa purificazione, che sappiamo sarà inutile, ma lo farà comunque perché non ha altra scelta.

Quindi la gestione della crisi sanitaria del 2020 e del 2021 è stato l'inizio delle terrificanti campagne che vedremo andare avanti.

Non stiamo dicendo che non c'è stato un agente patogeno, che ha infettato la popolazione mondiale, ma la sua letalità è molto bassa.

Tutte le morti sono una tragedia, ma sapete quante persone sono morte a cui è stato diagnosticato l'agente patogeno in 20 mesi? 3,9 milioni su un pianeta da 7 miliardi.

Sono 2,3 milioni all'anno, mentre 17 milioni muoiono ogni anno nel mondo per problemi cardiaci, 9 milioni di fame all'anno e così possiamo andare avanti.

Questo non è opinione, sono statistiche.

Pertanto, la letalità di questo agente patogeno non giustifica il fatto che l'intero pianeta sia stato confinato nelle loro case per mesi, che le economie dei paesisiano state distrutte, che milioni di persone abbiano perso il lavoro, che abbiano trascurato di curare altre malattie, l'aumento dei suicidi e dei problemi psicologici e altre cose che sappiamo essere accadute.

E abbiamo visto tutti che i media hanno scatenato una campagna di paura e di gigantesca disinformazione, come non c'è mai stata.

E dove puntano il maligno e i suoi scagnozzi con campagne come queste?

L'obiettivo è cambiare il mondo in modo che possano dominare meglio la popolazione e che l'intervento del cielo abbia effetti meno devastanti sul controllo che hanno sul pianeta.

Un professore di economia all'University College di Londra, in una pubblicazione finanziata da Project Syndicate, che è un'organizzazione finanziata attraverso sovvenzioni della Open Society di Soros, della Bill & Melinda Gates Foundation e di altri, è molto chiara sull'intento di queste campagne, dice.

"Per evitare un tale scenario [quello dei presunti disastri], dobbiamo rivedere le nostre strutture economiche e rendere il capitalismo diverso.

Richiede un riorientamento della governance, delle imprese, della finanza, della politica e dei sistemi energetici".

In buona storia d'amore l'obiettivo è un governo mondiale unico, che genera un sistema più di controllo.

Questo è ciò a cui si riducono il Nuovo Ordine Mondiale e l'attuale proposta del World Economic Forum per il Grande Riavvio.

lo trasmette anche in modo minaccioso quando dice:

"Proteggere il futuro della civiltà richiederà interventi drammatici.

In un modo o nell'altro, il cambiamento radicale è inevitabile; il nostro compitoè assicurarci di ottenere il cambiamento che vogliamo , pur avendo la possibilità di scegliere".

Stiamo entrando in una fase in cui i blocchi e le chiusure da parte dell'agente patogeno si stanno allontanando, e le narrazioni dell'inizio stanno facendo il bagno della realtà.

Perché, ad esempio, era censurato per qualcuno per dire un'ipotesi diversa dall'ipotesi ufficiale dell'OMS sull'origine dell'agente patogeno, ma ora permettono ad altri.

Ma ciò che non hanno fatto è stato scusarsi con la popolazione per non aver permesso che le informazioni circolasse liberamente, il che è un brutto segno.

Dobbiamo quindi essere vigili su ciò che questi poteri stanno progettando di sfruttare la nostra ignoranza e la nostra paura.

Perché si sono resi conto di quanto sia relativamente facile impiantare una narrazione e far sì che la maggior parte delle persone la accetti e faccia quello che gli viene detto.

Questa gestione dei media e dei governi è ciò di cui si è discusso all'evento 201,che si è tenuto 2 mesi prima che l'agente patogeno apparisse sulla scena ed è stato organizzato da Bill Gates e dal World Economic Forum.

Per la persona media, i blocchi sono stati devastanti, mentre per gli agenti del Nuovo Ordine Mondiale, hanno funzionato molto bene. Allora perché non usarli con una scusa diversa?

Queste persone hanno bisogno di problemi o crisi che scioccano le persone, portandole da uno stato d'animo normale, razionale ed equilibrato, verso uno stato d'animo di debolezza e paura per far avanzare i loro obiettivi.

Dobbiamo quindi essere vigili sui nuovi blocchi che cercheranno di produrre, perché d'ora in poi non torneremo alla nuova normalità, la battaglia spirituale è passata a una fase più alta di confronto.

Come il Cardinale Wojtyla, allora Giovanni Paolo II, aveva già annunciato nel 1976, "Ci troviamo ora di fronte al più grande confronto storico che secoli abbiano mai conosciuto. Siamo di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e l'anti-Chiesa; vangelo e l'anti-Vangelo.

E quali sono le crisi che potrebbero verificarsi nel prossimo futuro?

Una crisi potrebbe essere quella prevista da Bill Gates, una "Pandemia II" in cui presumibilmente appare un altro agente patogeno più virulento.

Forse lo lamenteranno sparire, e poi, un anno o due dopo, lanceranno una nuova campagna seguendo uno script simile, ma ora con più esperienza nella manipolazione.

Ma sembrerebbe che la prossima crisi che potrebbero produrre sia quella del cambiamento climatico.

Perché per decenni i globalisti hanno definito il cambiamento climatico come una narrazione molto efficace, per costruire un nuovo ordine sulla base di un'economia verde.

E dare la colpa al numero di esseri umani sulla terra come responsabili del deterioramento dell'ambiente.

Ma Nostro Signore ha detto alla veggente Valentina Papagna che "la natura sta soffrendo a causa dei peccati dell'umanità", e la Madonna lo ha detto anche in altre apparizioni.

L'agenda del cambiamento climatico o del riscaldamento globale prodotto dall'uomo è una bufala massiccia, sulla quale c'è molta polemica tra gli scienziati, ma che è guidata dai media e dalle Nazioni Unite.

La caratteristica principale dell'agenda sul cambiamento climatico è convincerci che l'anidride carbonica (CO2), prodotta dall'umanità, sta rovinando il pianeta, su cui gli scienziati che non ricevono stampa non sono d'accordo.

Già l'economista che abbiamo citato prima ha annunciato che questo piano è all'orizzonte del nuovo ordine quando ha detto:

"Nel prossimo futuro, il mondo potrebbe dover ricorrere di nuovo ai blocchi, questa volta per affrontare un'emergenza climatica."

Questo ci dice che sarebbero necessarie ed efficaci "chiusure climatiche", cosa che non è mai stata stabilita.

E cosa significa per lei un blocco climatico?

Dice

"Con un "blocco climatico", i governi limiterebbero l'uso di veicoli privati, vieterebbe il consumo di carne rossa e imporrebbe misure estreme di risparmio energetico, mentre le società di combustibili fossili dovrebbero smettere di trivellare"

Il fatto che le compagnie petrolifere debbano smettere di produrre petrolio è un'assurdità di questi illuminati, che ignorano che il petrolio viene utilizzato per molte altre cose come l'acciaio, i lubrificanti e persino la plastica e altre sostanze chimiche utilizzate per produrre turbine eoliche e pannelli solari di presunta energia verde.

Ma ci sono anche altre vie di possibile intervento che stanno lanciando e dobbiamo essere vigili.

Uno è un attacco informatico sulla rete elettrica mondiale.

Su cui il World Economic Forum terrà una conferenza chiamata Cyber Polygon e di cui il suo presidente ha detto,

"La crisi, dicono gli agenti patogeni, sarebbe vista come una piccola interruzione rispetto a un grande attacco informatico."

Ma ce ne sono altri che menzionano questi agenti per generare paura, come un'insolita attività al sole che genera razzi solari dannosi per la terra, un asteroide o un'invasione aliena.

Bene, questo per quello che volevamo dirvi su dove provengono i nuovi interventi che i globalisti avrebbero avuto nella cartella, per confinare di nuovo il mondo e avanzare nel nuovo ordine che stanno cercando.

Ma sono tutte risorse umane che saranno impotenti davanti alla Comunicazione o all'Illuminismo della coscienza che Dio farà per convertire l'umanità.

Stiamo attenti a ciò che il nemico intende fare per non illuderci e rimettere la nostra fiducia in Dio.

TRISTEZZA E DEPRESSIONE

 


Gesù, ti presento tutte le tristezze, le angosce, gli affanni, il senso di solitudine, di  isolamento, di fallimento; tutti gli stati di depressione, disperazione, sfiducia,  abbattimento, avvilimento... in cui tanto spesso mi trovo.  

Con le mie forze non riesco a uscire da questi stati d'animo di tristezza e di  depressione.  

Intervieni Tu. Come sei apparso a due ai discepoli di Emmaus lungo la strada e hai  rimesso speranza nei loro cuori e sorriso sui loro volti, così vieni accanto a me.  

Liberami da questi stati d'animo. Riempi il vuoto del mio cuore e della mia vita,  fammi emergere da ogni tristezza e abbattimento.  

Infondi in me lo Spirito Santo, Spirito di conforto e di gioia, di speranza e di forza.  

Cuore di Gesù, confido e spero in te.  

Oggi sono venuta per parlare a voi genitori, rispondetemi. Perché i rami sono malati? La radice è malata, il tronco è malato e la vera causa del male siete voi.

 


Messaggio pubblico della Madonna del Pino
Avola, domenica 25 agosto 2002, ore 12


"Cari figli,
oggi sono venuta per parlare a voi genitori, rispondetemi.
Perché i rami sono malati? La radice è malata, il tronco è malato e la vera causa del male siete voi.
Molti hanno rincorso falsi dèi, costruendo falso idoli, li amano e li adorano come se fossero Dio. 
Cosa avete fatto dei vostri figli? Degli idoli!
E non vi siete accorti che avete fatto dei corpi senza anima?
Li avete cresciuti a vostra immagine, scordandovi del Vangelo e dei Comandamenti.
Ecco, ora quali sono i vostri risultati.
Guardateli, gioite se siete capaci, essi sono diventati ciò che avete voluto.
Genitori, poco tempo è rimasto ancora!
Vi prego, dedicatelo ai vostri figli, insegnando loro che, per vivere la vita, bisogna tornare al Vangelo e ai Comandamenti. 
A voi giovani vi dico che se ascoltate e metterete in pratica l'accorato appello della vostra Madre del Cielo, Io prometto 
che a molti di voi darò il vessillo della vittoria.
Vi prego, bambini Miei, venite a Me, tenetevi per mano, riunitevi formando gruppi di preghiera.
Rientrate all'ovile dove il Mio divin Figlio vi aspetta per fare di voi un giardino profumato.
Oggi voi vivete in un mondo pieno di fetore, che vi sta uccidendo.
Salvatevi bambini Miei, venite, correteMi incontro e Io vi coprirò con il Mio Manto.
Vi stringerò al Mio Cuore Immacolato ove satana nulla potrà su di voi. 
La terra è la valle degli innocenti e se voi vi terrete per mano e pregherete di cuore per questo mondo decaduto, verrà un 
mondo nuovo, pieno di pace e di gioia e la nuova era.
Andiamo bambini, prendiamoci per mano, camminiamo insieme, Io vi condurrò sulla via che vi porta nel
Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 

L'UOMO E LE SUE TRE ETA’

 


SVILUPPO SINCRONO

Offrendoci a Dio o unendoci a Gesù comincia, per mezzo della grazia, la nostra vita soprannaturale.

Tale vita, in terra, è ordinata al nostro sviluppo soprannaturale, in cielo alla nostra felicità.

Il nostro sviluppo soprannaturale per essere perfetto deve essere sincrono in tutte le virtù, come lo è quello del corpo in tutte le sue parti.

Ma come nel corpo alle volte un organo, una facoltà o un sistema si sviluppa più celermente degli altri o più celermente invecchia, costituendo nel primo caso un'anormalità, nel secondo una malattia, così nella vita soprannaturale spesso capita che una persona si sviluppi maggiormente in una virtù (per es. nella penitenza, nello zelo, nella beneficenza, nella preghiera) trascurando le altre; o che cada in una restando ferma nelle altre.

Nel primo caso abbiamo una perfezione monca; nulla di quanto è buono e virtuoso va perduto; tutto il bene sarà minutamente ricompensato.

Tuttavia se ci fosse stato l'accompagnamento delle altre virtù (divenute più facili in chi avanza in una) quella persona si sarebbe santificata.

Nel secondo caso abbiamo le malattie spirituali, cioè i difetti: impazienza, vanità, attacchi disordinati, ecc.

Se quei difetti fossero stati eliminati avremmo avuto un santo; invece abbiamo un povero rachitico o ammalato spirituale, che intristisce nell'abbondanza della sua vita cristiana con tante possibilità di santificazione.

Lo sviluppo soprannaturale passa per tre età principali.


PRIMA ETA


Caratteristiche

L'amore di Dio c'è realmente nell'anima. Tuttavia si ama Dio più per noi che per sé stesso. In questo stato si bada più alla felicità che alla gloria di Dio. Si prega, si osservano i comandamenti di Dio, si fa il bene per venire ricompensati col paradiso.

È senza dubbio molto meglio ed anche più meritorio amare e servire Dio per puro amore, ed allora si ha il più nobile dei fini; tuttavia non c'è nessun peccato ad intendere nell'amore e nel servizio di Dio principalmente la propria felicità. Tale intento è indice di essere ancora sul primo stadio della vita spirituale.

 

1. Preghiera

La preghiera è piuttosto ristretta ed egoista. Si prega sì e no la mattina e la sera; si dice spesso il rosario, si va a Messa la domenica e, alle volte, anche durante la settimana. Qualche volta si diventa fervorosi, si comincia a pregare moltissimo e ad accostarsi anche giornalmente per qualche periodo alla comunione; ma non è l'amore che spinge sebbene il bisogno, cioè qualche grazia da ottenere.

Si cercano molto volentieri i divertimenti ed i piaceri, ma si bada ad evitare quelli gravemente disonesti, anzi li si condanna.

Si bada ad evitare il peccato mortale, perché si può morire e precipitare all'inferno. Non si mette troppa cura ad impiegare bene tutto il tempo; molto se ne perde con facilità, quasi tutto lo si impiega per fini umani: il guadagno, la carriera, le convenienze, ecc.

Nella preghiera si compie il dovere di adorare Dio, di ringraziarlo per i suoi benefici e di amarlo, ma prevalentemente si pensa a chiedere grazie e quasi sempre si domandano grazie temporali.

 

2. Obbedienza

In questa prima età si osservano i dieci comandamenti, i cinque precetti della Chiesa, i doveri del proprio stato e si diviene così buoni cristiani, figli di Dio ed eredi del Paradiso.

Il buon cristiano ha timore del peccato mortale, perché non vuol offendere Dio e perché teme i castighi eterni. Il timore è l'inizio della sapienza, è quello che fa dirigere i nostri passi nella retta via, anche quando infuriano le passioni, che rendono più fumigante il piccolo lucignolo dell'amore verso Dio.

La legge di Dio impone. dei doveri verso Dio stesso, verso noi e verso il prossimo.

I doveri verso Dio costituiscono la religione, cioè il legame con Dio. Essi sono espressi dal 1° comandamento, che impone la fede in Dio e nella sua rivelazione e la preghiera, dal 2° comandamento, che impone il rispetto del nome di Dio e dei suoi santi; dal 3° comandamento, che impone l'obbligo del riposo e della Messa nelle domeniche e nelle feste, della confessione e del precetto pasquale, come più dettagliatamente determinano i 5 precetti generali della Chiesa.

I doveri verso il prossimo costituiscono la carità e lo zelo e sono espressi dal 5° comandamento, che vieta l'omicidio, le risse, l'odio, lo scandalo, dal 7°, che vieta di danneggiare il prossimo nella roba e nell'onore, dal 9° e dal 10° che vietano di desiderare la persona o la roba di altri.

I doveri verso noi stessi costituiscono la pazienza e la purezza. Essi sono espressi dal 5° comandamento, che vieta il suicidio e la disperazione, dal 6°, che vieta gli atti impuri, e dal 9° che vieta i cattivi pensieri.

a) Pazienza. Il buon cristiano non si dispera contro Dio; qualunque cosa Egli disponga (morte di persone care, cattive annate, malattie, ecc.); non si irrita contro Dio, ma china sempre il capo, si rassegna a tutto e ripete: « Sia fatta, o mio Dio, la tua volontà! »; non si dispera contro se stesso per gli sbagli che commette, le magre figure che fa, i fallimenti e gli stessi peccati, ma si umilia e subito si solleva; non si irrita contro il prossimo per le male parti, gli oltraggi e le ingiustizie da esso ricevuti, ma si rassegna e a tutti perdona come Gesù.

b) Purezza. La purezza è la virtù morale regolatrice dell'istinto sessuale.

È virtù, cioè forza. È la più bella e la più difficile virtù. È come una forza che tiene sospeso in aria un masso. Il nostro corpo tende al piacere ed al peccato più fortemente di quanto una pietra in aria tenda alla terra. Per mantenere il nostro corpo puro, si richiede una forza grandissima, quale le nostre risorse umane non hanno. Tale forza è di Dio, e Dio la dà a chi non lo tenta cercando i pericoli e a chi ricorre a lui con la preghiera e coi sacramenti.

È virtù morale in quanto non risiede nell'intelligenza, come anche le altre virtù, ma nella volontà illuminata dall'intelligenza.

La purezza è una virtù acquisita col continuo controllo e dominio di sé.

Il controllo si esercita colla vigilanza sulla fantasia, perché non si occupi di immagini sensuali, e sugli occhi perché non si posino su persone, immagini, spettacoli o libri cattivi o provocanti.

Il dominio si esercita colla mortificazione, che ci priva anche dei piaceri leciti per tenere a bada i sensi quando chiedono quelli illeciti; colla preghiera che ci dà la forza di Dio quando le nostre forze vanno cedendo.

La purezza è una virtù possibile, anzi è la virtù propriamente ed esclusivamente umana. Non ce l'hanno gli angeli perché non hanno corpo, non ce l'hanno gli animali perché sono senza ragione.

Si dice dell'uomo puro che è puro come un angelo o come una colomba o come un giglio. L'uomo puro splende più degli angeli ai quali fa invidia ed incanta più di tutti gli animali e di tutti i fiori dei quali è immensamente più bello. L’uomo puro attira Dio; diventa il misterioso e meraviglioso tempio di Dio. La purezza non esiste senza il corpo e neppure senza l'intelligenza. La purezza non sta nell'ignoranza. Si dice che i bambini siano puri: i bambini non sono puri, sono ignoranti ed innocenti. Si è puri quando si conoscono i misteri della vita e si regolano tutti gli appetiti della carne.

Regolatrice dell'istinto sessuale. Questo istinto è il più forte dopo quello della fame. Entrambi gli istinti sono stati messi sapientemente da Dio nell'uomo: l'istinto della fame per la conservazione dell'individuo; quello sessuale per la conservazione della specie. La conservazione dell'individuo e quella della specie importano una somma tanto grande di sacrifici, che senza questi due potentissimi istinti si sarebbero subito estinti gli uomini e l'intera specie umana.

La purezza è la virtù di tutti gli uomini, e a tutti, secondo la propria condizione, impone l'obbligo di rispettare il proprio corpo come tempio di Dio e luogo dove egli abita colla sua presenza e colla sua grazia.

La purezza impone a quelli che non sono sposati di non procurarsi piaceri carnali e di non pensarli neppure; impone ai coniugati la reciproca fedeltà ed il rispetto delle leggi sante del matrimonio.

 

3. Carità

Il buon cristiano ama il prossimo perché sa bene che « chi non ama resta nella morte » (I Jo. 3,14); non porta odio a nessuno perché sa che a colui il quale non perdona non sarà perdonato; si commuove vedendo il prossimo soffrire, specialmente quando gli capita qualche caso pietoso, e viene incontro. Chi si trova nella prima età spirituale, e quindi ancora nel primo stadio del suo sviluppo, fa della carità ma non troppa; non pensa a curare i poveri e non sempre li crede; spesso li rimanda, specialmente se gli vengono in orario inopportuno, e non pensa che mentre, per es., egli mangia il povero che chiede non ha cosa mangiare.

La sua carità è incipiente; più che carità è elemosina. Non comprende il povero e non gli dà il suo cuore. Solo quando si dà il proprio cuore al povero l'elemosina diventa carità. Ora Dio comanda la carità.

Il buon cristiano:

a) È generoso: colla parrocchia, colle missioni, coi poveri, con le opere di beneficenza, ecc. Egli dà secondo le sue possibilità, anche con sacrificio, perché Gesù impone di dare ai poveri il superfluo (Lc. 11,14).

Per i mediocri superfluo è quello che si getta. Gesù non parlava di questo; ma di quanto avanza a ciò che conviene al proprio stato. Non al lusso. Superfluo al lusso non resta nulla.

La carità deve arrivare a tanto da costare qualche sacrificio. Non è carità l'elemosina di poche lire che sogliono fare moltissimi ricchi: è il mezzo di togliersi davanti il povero importuno o il sacrista in chiesa, ma non per salvarsi. La carità del povero poi consiste nel voler bene al ricco.

 

b) È benevolo. Possiamo giudicare come siamo noi da come pensiamo degli altri.

Ciascuno vede con i suoi occhi e misura col suo palmo.

Ogni vizio dà il suo particolare veleno al cuore, la sua particolare deviazione all'intelligenza, la sua particolare panna all'occhio.

Ogni vizio fa vedere il mondo con la sua lente speciale.

La lussuria fa vedere le creature sotto l'aspetto del sesso e del piacere;

l'avarizia sotto l'aspetto del lucro;

la gola sotto l'aspetto del ventre;

la bontà le fa vedere sotto la luce di Dio, cioè nella verità.

Conseguentemente il lussurioso pensa che tutti siano lussuriosi;

l'avaro pensa che tutti operino per tornaconto e per avarizia;

il goloso pensa che tutta la storia si riduca alle lotte per lo stomaco.

Chi è buono invece pensa che tutti siano buoni;

mentre chi è cattivo pensa che tutti siano cattivi.

Il buono interpreta sempre in bene le azioni del prossimo;

il cattivo le interpreta sempre in male.

Il buono scusa anche quello che è evidentemente male;

il cattivo maligna anche su quello che è evidentemente bene.

Il buon cristiano tratta tutti bene per amor di Dio o per amor loro.

Il cattivo cristiano tratta tutti male per mancanza assoluta di carità, o tratta bene solo per tornaconto.

I peggiori non sanno trovare niente di buono nel mondo;

i migliori sanno trovare qualcosa di buono anche nei cattivi.

 

4. Zelo

« A ciascuno Dio ha dato cura del suo prossimo » (Eccli. 17,18). Il buon cristiano deve considerare che ogni creatura dia gloria a Dio, lo ami, lo serva e si salvi; non deve desiderare a nessuno l'inferno o il purgatorio, ma per tutti deve desiderare il Paradiso. Perché questo desiderio sia efficace il buon cristiano deve pregare, sacrificarsi, agire.

1) Preghiera. La preghiera va fatta per tutti, nessuno escluso.

Chi positivamente esclude qualche nemico dalle proprie preghiere non ha la carità, perché la carità è universale.

Il buon cristiano prega per i vicini e per i lontani, per i cattolici e per gl'infedeli;

prega anche per i nemici secondo l'ordine di Cristo (Mt. 5,44).

Dio allora farà sentire loro la sua voce; se essi l'ascolteranno si convertiranno e ripareranno i torti fatti; se si ostineranno nel male dovranno dar conto a Dio anche di quelle ispirazioni rigettate, ed il loro inferno sarà più tormentoso.

Per questo S. Paolo dice: « Radunate carboni ardenti sul loro capo » (Rom. 12,20).

2) Sacrificio. Il buon cristiano pensa poco alle rinunzie e alle sofferenze volontarie; tuttavia sa bene che non conclude nulla ribellandosi alle sofferenze da Dio mandate, perde una bella occasione di far del bene a sé e agli altri e si mette in pericolo di dannarsi.

Perciò si rassegna alla volontà di Dio ed offre le sue sofferenze per la conversione dei peccatori e per penitenza dei suoi peccati.

A tal fine fa pure i digiuni prescritti e, quando si ricorda, qualche mortificazione.

3) Azione. Il cristiano ha il dovere di agire per la difesa e la diffusione della fede:

a) Con l'esempio. - La sua vita deve essere lo specchio della sua fede; dal suo comportamento gli altri arguiscono se egli crede a quanto dice.

Le sue parole hanno efficacia fino al punto in cui egli le pratica per primo; quelle dette in soprappiù sono tempo perso o, peggio, svalutazione della sua fede.

« Se vuoi che io pianga, diceva Orazio, bisogna che per prima pianga tu ».

Il motivo per cui la maggior parte delle prediche e dei buoni consigli restano inutili è che chi le fa o li dà ne è poco convinto o le pratica poco.

« Perché, diceva un prete ad un attore, la gente corre ai vostri spettacoli, si commuove e vi applaude, mentre dite delle cose inventate, mentre fugge da noi, non sente o non segue quello che noi loro predichiamo, pur dicendo loro delle verità eterne? »

« Perché, rispose l'attore, noi facciamo la nostra parte e diciamo le cose nostre come se fossero vere; mentre voi fate la vostra parte e dite le cose vostre come se fossero false ».

Quando si crede fermamente non si può più vivere mediocremente, né tranquillamente, né silenziosamente, ma si opera, si freme, si parla.

b) Coll'azione diretta. - Il buon cristiano aiuta le opere parrocchiali, le missioni; diffonde i buoni libri, la pratica dei nove venerdì, la devozione delle tre Ave Maria, si trascina amici, parenti, conoscenti alla messa festiva, al precetto pasquale, alle prediche, ecc.

In questa prima età lo zelo è ancora imperfetto; ci si occupa un po' della gloria di Dio e della salvezza delle anime, ma non ce ne si preoccupa. Il tempo maggiore si impiega nella ricerca degli affari, del denaro, dei divertimenti e dei piaceri leciti.

 

5. Scandalo

Ciascuno porta con sé la responsabilità di tutte le sue azioni. Tutto ciò che viene provocato dai nostri atti viene a noi imputato. Così Gesù ha il merito e la gloria di tutti gli eletti, perché tutti gli eletti sono salvi per lui; ogni apostolo partecipa dei meriti dei suoi discepoli e di quanti per suo mezzo si salveranno.

Ugualmente ogni scandaloso porterà la pena di tutte le persone che avrà scandalizzato e di quanti quelli, a loro volta, avranno scandalizzato.

È inconcepibile il castigo di quanti fanno delle eresie o le propagano, di quanti producono o diffondono libri, films, e spettacoli immorali, di quanti scandalizzano un innocente.

È terribile per lo scandaloso cadere nelle mani del Dio vivente. Il furore della leonessa contro chi le strappa i piccoli è un pallido simbolo del furore di Dio contro chi gli strappa i suoi figli.

« È necessario che avvengano gli scandali, ha detto Gesù, ma guai a colui per cui questi avvengono; sarebbe stato meglio per lui se si fosse appeso al collo una macina da mulino e si fosse gettato a mare » (Mt. 18,7; Mc. 9,41).

I peccati dello scandalizzato vengono imputati allo scandaloso ed i tormenti dello scandalizzato saranno dati in soprappiù allo scandaloso.

Non c'è peggior peccato dello scandalo. Lo scandaloso si oppone direttamente alla missione di Cristo. Gesù si sacrifica per salvare l'uomo, lo scandaloso si coopera per perderlo. Lo scandaloso è un sabotatore dell'opera di Dio, un demolitore del piano universale salvifico di Dio; egli toglie all'uomo non semplicemente la vita, ma la vita eterna, cioè la più meravigliosa fortuna: la bellezza, la sapienza, l'amore, la felicità eterna, e lo condanna per sempre alla fame, alla sete, alle tenebre, al fuoco, ai tormenti, all'odio, alla disperazione. Guai allo scandaloso! Meglio sarebbe stato se non fosse mai nato.

 

TENTAZIONE

Cosa è la tentazione.

La tentazione è la proposizione fatta all'uomo di un bene creato quale suo fine.

 

a) È la proposizione fatta all'uomo. - Questa proposta può venirci fatta:

O dall'interno; quando sorge dalla nostra natura, cioè dalla fantasia o dall'intelligenza o dai sensi. Questo genere di tentazione è una grave minorazione della nostra natura ed è conseguenza del peccato originale. Da queste tentazioni furono esenti Gesù e Maria.

O dall'esterno; quando proviene dal demonio o dalle persone e dalle cose che ci circondano. Tale fu la tentazione di Gesù nel deserto.

Poter cadere nella tentazione ed anche solo poter venire tentato dalla stessa propria natura è un grave difetto costituzionale, una grave minorazione della propria persona come per un matematico o per un violinista lo è essere capace di sbagliare. Gesù e Maria non furono soggetti a questa minorazione, né ad alcun tentennamento nel perseguire e raggiungere il lor fine; né per questo i loro passi e le loro azioni non furono meritori, perché il merito non sta nel poter o meno perdere il proprio fine, ma nel volerlo liberamente raggiungere.

b) Di un bene creato. - Tentazione è qualunque cosa illecita: un libro cattivo, un'amicizia, un piacere, uno spettacolo proibito, ecc. Tentazione può essere qualunque cosa lecita: un bene di fortuna, una persona, un ufficio, la scienza, il lavoro, il denaro, ecc.

Tutto è tentazione nelle mani di Satana; di tutto egli si serve per farci perdere Dio o almeno per farci perdere la quantità di grazia e di gloria a noi riservata.

c) Quale nostro fine. - Tutte le altre cose o ci debbono servire da mezzi per raggiungerlo (e per questo furono create), o dobbiamo scartarle: in tanto dobbiamo usarle in quanto ci aiutano a raggiungere il nostro fine; in tanto dobbiamo scartarle in quanto ce lo impediscono.

Tutto è tentazione quello che ci distoglie da Dio, quello che ci distrae dalla perfezione, quello che ci fa essere meno santi: i libri, gli amici, gli affari, le occupazioni, i viaggi, le feste, i divertimenti, i denari, gli studi e perfino gl'ideali ed i buoni propositi.

Quante volte, per es., Satana si serve di begli ideali per farci distrarre nelle preghiere!

Tutto è male quello che tende a farci perdere Dio o anche solo a non farci completare la nostra missione e la nostra perfezione. Quando S. Pietro voleva distogliere Gesù dal compiere il suo sacrificio Gesù gli disse: « Va' indietro, Satana, tu mi sei di scandalo! »

Ogni peccato che ci fa commettere, ogni opera buona che ci fa omettere, ogni merito, ogni virtù, ogni anima che non ci fa conquistare è per Satana una grande vittoria su di noi. Egli tutte le arti e tutte le tentazioni usa in ogni tempo con noi; tuttavia nella 1a età tenta principalmente a farci cadere o ricadere nel peccato mortale; nella 2a età tenta principalmente a farci commettere il peccato veniale e a farci perdere il fervore e l'entusiasmo della conversione; nella 3a età tenta principalmente a farci commettere dei difetti e a non farci raggiungere la santità.

 

La prima tentazione

Ciascun essere va naturalmente verso il suo bene e ciò che stima essere il suo bene. Gli animali per non sbagliarsi in tale ricerca hanno da Dio l'istinto, gli uomini l'intelligenza.

Ma l'intelligenza umana è stata offuscata dal peccato originale ed è diventata miope: non distingue più la felicità eterna.

Ad aggravare la situazione interviene la tentazione.

La tentazione è la proposizione di un bene minore in sostituzione di uno maggiore. Solo l'ignorante abbocca alla tentazione, come ad es. i primitivi indù che davano agli avventurieri lingotti d'oro in cambio di aghi e ninnoli, o come l'ingenuo passante col ciarlatano.

Nella tentazione religiosa non c'è alcuna proporzione tra il piacere proposto ed il suo prezzo, l'inferno: l'uno è fugace e misero, l'altro è eterno e terribile. Non si accondiscende che per ignoranza.

Qualcuno ha interesse ad ingannarci: Satana. Egli vuole rovinare a Dio, per vendetta, il suo Disegno nascosto, e far perdere agli uomini, per invidia, la felicità da Dio loro preparata.

A questo fine Satana dispone:

a) di un'intelligenza e di una potenza formidabile.

b) di alleati potenti nel nostro spirito, nella nostra carne e nel mondo che ci circonda.

Satana, come ogni buon generale, non ha un piano unico per tutte le battaglie: tenta ciascun uomo per il suo verso.

Sette sono le armi di Satana, ossia i vizi capitali:

1) Superbia. Per essa l'uomo cerca la propria eccellenza dinanzi agli altri; ovunque può la mette in evidenza: o nella bellezza, o nel lusso, o nel denaro, o nell'intelligenza, o nella potenza, ecc., fin'anche dove non dovrebbe pensare, cioè nella pietà e nelle opere buone. La superbia è come un vento di fuoco che distrugge tutto quello che tocca.

La superbia porta l'uomo a sottovalutare le doti degli altri e a sopravvalutare le proprie, a vantare sé stesso e a disprezzare gli altri, ad attribuire a sé quello che è opera di Dio, a voler infine comprendere il mistero o distruggerlo. L'ultimo frutto tosco della superbia è il razionalismo e l'incredulità.

2) Avarizia. Per essa l'uomo tende ai beni materiali per i propri capricci o per sé stessi. Vuol conquistarli a qualunque costo, si irrigidisce nel loro possesso, che non vuole mollare per nessuna cosa.

L’avarizia è fonte di perdizione: « Quelli che vogliono diventare ricchi cadono nelle tentazioni del diavolo » (1 Tim. 6,9).

3) Lussuria. È il vizio più attraente e più comune nell'umana natura. A causa del peccato originale l'uomo tende irresistibilmente ai piaceri carnali: cerca gli illeciti, abusa di quelli leciti e li disordina.

La carne trascina lo spirito. « O infelice uomo che sono, esclama S. Paolo, chi mi libererà da questo corpo di morte? » (Rom. 7,24). La lussuria è il vizio che ha scosso l'umanità nelle sue fondamenta: ha guastato i gusti; la rettitudine, la mentalità, la laboriosità; ha disgregata e profanata la famiglia, ha scatenate le masse, le ha rese incontentabili, pretenziose, viziose, indolenti. È il vizio che ha rovinato la società e popolato l'inferno. La Madonna ha rivelato a Fatima: « La maggior parte di quanti si dannano, si dannano per i peccati di lussuria ». Quasi nessuno si danna senza di essa.

4) Ira. Per essa l'uomo s'indispone contro gli altri uomini e spesso anche contro Dio. Il più delle voltesi tratta di mancanze leggere; ma quando la tentazione si fa grave, per gravi offese ricevute o disgrazie, si esplode contro il prossimo o contro Dio. La maggior parte degli uomini s'è poi presa l'abitudine di bestemmiare per cose da nulla.

La tentazione rivela la religione di un uomo; chi ama Dio lo rispetta quand'anche dovesse subire maggiori disastri di Giobbe; chi non lo ama, perduti i beni perde anche la religione.

L'ira è il vizio che provoca i malumori, le discordie, le liti e le guerre.

5) Gola. È il vizio che rende l'uomo un animale il quale altro pensiero non ha all'infuori di mangiare; lo rende anche peggiore dell'animale perché l'animale quando è sazio non vuole più nulla, mentre l'uomo ancora vuole: fa orgie, si ubriaca. Alla gola appartiene il vizio del fumo, della cocaina, ecc. La gola è il vizio che accorcia la vita degli uomini e la riempie di malanni: la natura si vendica.

6) Invidia. È il vizio dei gretti, degli impotenti, degli inetti, degli inferiori che non si sanno rassegnare alla loro condizione, da Dio d'altronde permessa per la loro salvezza.

L’invidia è il vizio che ha portato sempre discordie, colpi alla schiena, tradimenti, rivoluzioni con tutto il loro seguito di sangue, di sopraffazioni, di rancori, di fame.

7) Accidia. Per essa l'uomo rifugge dalla fatica, dal lavoro, dal sacrificio; s'annoia d'ogni tensione, d'ogni preoccupazione, d'ogni mortificazione. L'accidia nelle forme leggere è madre della tiepidezza, nelle forme gravi è madre dell'indifferenza. Per essa si rallenta e quindi si abbandona l'esercizio delle virtù e la vita spirituale; per essa si dannano molti.

Satana fa leva ora su una nostra cattiva inclinazione, ora sull'altra, ora su molte. Il piano di Satana è graduale: prima tenta di farci cadere in peccati veniali, quindi in peccati mortali, infine di farci vivere in stato di peccato mortale; allora ha tutte le probabilità di farci dannare.

Quando non può riuscire a far dannare un uomo, cerca almeno di sminuirgli la gloria eterna: sarà sempre per lui una vittoria.

Tenta gli uomini di qualsiasi condizione ed età, specie i religiosi ed i giovani; ho visto tentati un immenso numero di persone perfette ed anche di vecchi.

Se la tentazione fosse stata un male assoluto, Dio non l'avrebbe permessa.

La tentazione è necessaria; senza di essa non si vede né vizio, né virtù; non si vede chi è santo, chi è peccatore, chi è paziente, chi impaziente, chi è ladro, chi è onesto, chi è puro, chi è impuro, ecc.

Senza nulla da poter preferire a Dio non si vede se vogliamo maggiormente bene a Dio, a noi o alle creature. Gesù si è incarnato precisamente per manifestare i consigli e i sentimenti dei cuori degli uomini e poter dar loro il premio o il castigo (Lc. 2,35).

Le grandi tentazioni manifestano le grandi virtù.

Quanti sarebbero gli onesti se potessero impunemente frodare dei milioni?

Quanti i puri se fossero belli, giovani, ricchi, corteggiati e inosservati?

Quanti i fedeli in una persecuzione stile Decio, Diocleziano, l'annamita o la giapponese? Quanti resisterebbero alle prove di Giobbe? Dio nella sua infinita misericordia risparmia tali tentazioni alla maggior parte degli uomini per non farli dannare; le permette ad altri per formare di essi i suoi santi o per far risaltare l'amore e la gloria dei suoi santi.

Negli ultimi tempi saranno accresciute le tentazioni e le persecuzioni per il sollecito completamento del numero dei santi, per la purificazione di tutti i fedeli, per supplire al Purgatorio che verrà meno col giudizio universale.

Tra le molte tentazioni le più violente sono quelle d'impurità. Satana suscita nella fantasia mille immagini libidinose, fino a congestionare il sangue in testa. Il piacere ha tale forza d'attrazione per l'uomo che tutto gli fa sacrificare e tutto dimenticare: denaro, salute, paradiso, inferno. La tentazione giunge a portare l'orgasmo nel corpo ed il martirio nel cuore. Per questo, dice Tertulliano, è più grande vivere colla castità che morire per la castità.

E poiché il merito è in proporzione a ciò che si sacrifica, ben poche altre cose nella vita e ben poche altre circostanze ci fanno acquistare tanti meriti quanti la tentazione vinta.

Se tutto noi facessimo o sacrificassimo per un piacere, vincendo una tentazione abbiamo il merito di quanto avremmo sacrificato o più ancora.

La vittoria di una tentazione è un vero atto d'eroismo. Il seguito di simili atti eroici forma le stelle più belle del Corpo Mistico.

Se vedessimo i meriti acquistati colla vittoria delle più violente tentazioni vorremmo essere sempre così tentati.

D'altro lato non è neppur prudente voler ciò, per il pericolo di cadere nelle tentazioni e di perderci. Nelle tentazioni è come nelle prime linee di combattimento: o si diventa eroi o si cede; si oscilla tra l'ignominia e la gloria. La caduta è come un uragano che lascia nei campi distruzione e morte: rovina tutto quanto pazientemente si era piantato e costruito per anni.

« Nostra virtù che dì legger s'adombra, non spermentar con l'antico avversaro, ma libera da lui che sì la sprona » (Dante Alighieri).

a) Caduta. - Si cade nella tentazione quando c'è piena avvertenza e deliberato consenso. La piena avvertenza manca nel dormiveglia e nelle distrazioni; il consenso manca quando la volontà non si compiace e non approva.

Ad es.: se assisto ad un delitto, non pecco vedendo l'atto dell'uccisione, ma solo se la mia volontà ne prova piacere o approva o vorrebbe pigliar parte.

Per peccare non basta neppure il piacere o risentimento che può provare il corpo, ma si richiede il compiacimento esplicito e l'approvazione della volontà. Nessuno può peccare in stato di incoscienza o di distrazione o senza accorgersi. Per peccare bisogna farlo apposta. Quindi il dispiacere che si prova in fondo alla coscienza durante le tentazioni, il rifiuto di passare all'atto peccaminoso quando facilmente lo si potrebbe fare, il ricorso sia pure momentaneo a Dio o alla Madonna durante la tentazione sono argomenti comprovanti la resistenza alla tentazione stessa.

b) Mezzi per vincere le tentazioni. - La grazia è un tesoro inestimabile che ci viene continuamente e tenacemente insidiato. Siamo come un viandante che va con un grosso diamante per una zona infestata da briganti; o come un vaso di vetro è costretto a viaggiare tra vasi di ferro. Umanamente sembra impossibile giungere alla meta incolumi; ma ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. Gesù ci dà i mezzi per non cadere mai nelle tentazioni: « Vigilate e pregate ».

 

l. Vigilanza

« Fratelli, siate sobrii e vigilate perché il vostro avversario, il diavolo come un leone ruggente gira intorno cercando chi divorare » (1 Petr. 5,8). Per non farlo entrare dobbiamo vigilare sulle aperture della nostra anima:

Sugli occhi, evitando sguardi impuri o immodesti sugli altri e su noi stessi; evitando di fissare persone d'altro sesso, fotografie, spettacoli, stampe immorali. Molte cose non fanno impressione subito, ma s'imprimono nel subcosciente e immancabilmente la faranno in seguito. Coloro che non badano a questo, perché si sentono superiori e sicuri di sé, infallibilmente, prima o dopo, cadranno.

Sulle orecchie, evitando sempre di ascoltare cattivi discorsi. Sull'odorato evitando gli odori provocanti all'impurità.

Sulla gola, evitando quelle qualità o quantità di cibi o, di bevande che dispongono alla libidine.

Sul tatto, evitando di accarezzare il corpo nostro o degli altri, sia pure di bambini, particolarmente quando sorgono nel nostro corpo delle commozioni; evitando a letto delle posizioni sensuali; curando la pulizia della persona. Il mezzo prossimo di tutte le impurità è il tatto e niente quanto il tatto deve essere vigilato. Bada che le tue mani siano sempre pure ed elevate a Dio nel senso più stretto della parola, quando sei più tentato.

Sui pensieri. Appena ti accorgi di un cattivo pensiero, scaccialo; pensa un'altra cosa più onesta. Per distrarsi è bene cambiare di posizione: se hai gli occhi chiusi, aprili; se aperti, chiudili o guarda altro; se sei a letto, alzati; se alla finestra, rientra; se seduto, passeggia; pensa a cose d'interesse o da ridere o da piangere; dici qualche preghiera; soprattutto canta che ti passa. Niente quanto il canto serve a sbaragliare le fantasie importune.

Sugli affetti. Niente come l'amore salva; niente come l'amore perde. Quando un amore naturale sorge nel nostro cuore ed esso è ricambiato da persona d'altro sesso comincia in noi una lotta cruenta, che infallibilmente si concluderà colla nostra caduta. Sarà un miracolo poterlo stroncare in tempo. L'amore è un fuoco che brucia qualunque tempra di uomo o di donna. Quando uno sguardo ci ferisce bisogna fuggire lontano, pregare e dimenticare. Ripetendosi quegli sguardi si ripetono le ferite finché si cede all'amore e si cade. C'è un amore più forte ancora dell'amore umano, un amore che non fa male, che anzi fa del bene a tutti: è l'amore soprannaturale. Ma esso, quando è con persone di sesso diverso, è un liquore troppo forte che ai piccoli fa sempre male e molto spesso anche ai grandi. I giovani non debbono coltivare amicizie spirituali con persone d'altro sesso, perché non possono controllare o dirigere la formidabile potenza dell'amore.

 

2. Preghiera

Gli accorgimenti suddetti valgono molto, ma non sono sufficienti per vincere sempre. La stessa volontà e forza di usare tali accorgimenti non viene da noi, ma da Dio. Per vincere sempre bisogna sempre pregare. Si prega:

a) Colla frequenza ai sacramenti. È impossibile vincere sempre le tentazioni senza la confessione e comunione frequente. La confessione è un freno, la comunione una forza. È necessaria la comunione almeno settimanale.

b) Col ricorso a Dio e alla Vergine SS. nelle preghiere giornaliere, particolarmente nella tentazione stessa. Basta allora un pensiero a Dio, una giaculatoria, un'Ave Maria.

Nessuno ricorrendo alla SS. Vergine nella tentazione è caduto. La Vergine SS. è la nemica naturale del diavolo.

c) Coltivare i più alti ideali per la gloria di Dio. La vita spirituale di molti cristiani si riduce ad una continua difesa dalle tentazioni.

Niente è più gravoso od antipatico. Il cristianesimo non è una semplice grigia lotta contro il nostro diavolo, ma contro tutti i diavoli dell'inferno scatenati per abbattere la Chiesa e dannare le anime; è soprattutto l'edificazione del Corpo Mistico di Cristo, cioè della suprema bellezza creata e creabile; è la formazione, mediante l'amore e le virtù cristiane, della nostra più grande fortuna.

 

3. Le lagrime di Dio

« Aveva una vigna in un poggio pingue; la cinse e la rimondò dalle pietre; e la piantò di scelte viti. Fabbricò, in mezzo, la torre e costruì il torchio. E aspettò che facesse uva e fece spine » (Is. 5,2). Così il profeta Isaia grida piangendo con Dio e per Dio.

Aveva preparata una sorte tanto bella per gli uomini Dio nel Paradiso terrestre: luci di primavera, fiori e frutti meravigliosi, gioventù eterna.

Ha preparato il Disegno di un meraviglioso edificio vivente le cui pietre fortunate debbono essere gli uomini: il Corpo Mistico.

Ha preparato per ciascun uomo una sorte nel Paradiso infinitamente più bella di quella del Paradiso terrestre.

Con infinite cure ha circondato l'umanità intera e ciascun uomo in particolare perché nascesse, si sviluppasse e fruttificasse per raggiungere il suo fine; la innaffiò finanche col suo sangue, e aspettò che questa vigna facesse uva, ma essa fece spine.

Una voce va ripetendo all'uomo come Satana nel Paradiso terrestre:

« Mangiate di questo frutto; vi si apriranno gli occhi. Sarete come Dio; conoscerete il bene od il male » (Gen. 3,4).

E l'uomo ascoltando questa voce si fabbrica i suoi dommi sull'irrazionale e sull'assurdo: crede che gl'interessi di Dio siano diversi da quelli suoi; pensa che Dio sia contro di lui e cerca il suo bene fuori di Dio e contro Dio.

Tutta la storia umana si riduce alla tenacia di Dio nel rincorrere l'umanità per salvarla e alla pertinacia dell'umanità nel correre verso la perdizione; alla cura diuturna di Dio per rimettere sempre l'umanità in sesto offrendole sempre nuove possibilità di salvezza; e all'assiduità dell'umanità nel mandarle tutte a monte; alla tenacia di Dio nel voler guidare l'uomo con infinite cure alla salvezza e al suo massimo bene; e alla pertinacia dell'uomo nel rifiutare tutte le ancore di salvezza e tutte le possibilità di bene; alla tenacia di Dio nel voler riuscire al suo Disegno nascosto e alla pertinacia dell'umanità nel volerlo distruggere.

Infine Dio è più forte e vince dopo aver mille volte ripigliato il suo piano: il suo edificio di volta in volta riesce più meraviglioso, ma innumerevoli uomini ne restano schiacciati e innumerevoli altri per sempre minorati: sono i dannati e i santi falliti. Su di loro piange Gesù.

Piange su quest'umanità ebbra di errori e di piaceri; come un giorno pianse su Gerusalemme prevedendone la prossima e orribile rovina.

« Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati. Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, come la gallina i suoi pulcini sotto le ali e tu non hai voluto » (Lc. 13,34).

L’uomo può vantarsi di esser riuscito a far piangere Dio, l'Infinito. Tanto è stato amato da lui.

Le lagrime di Dio sono per quanti ridono beffardamente del suo amore, dei suoi sforzi e del suo sacrificio per loro; per quanti, disprezzando il suo sangue e la sua grazia, vanno a precipitare all'estrema rovina; e sono ogni anno milioni e milioni; per quanti, trascurando i suoi richiami e i suoi doni, realizzano solo un decimo, un centesimo, un millesimo o meno della gloria che egli aveva preparato per loro: o predicano, celebrano, si comunicano senza frutto; o lavorano, si affaticano, si distruggono senza amore; o soffrono, piangono, muoiono senza grazia.

Noi siamo la delusione di Dio.

Egli ci voleva grandi, noi vogliamo restare mediocri; egli ci voleva vicini al suo cuore, noi vogliamo restare lontano, dietro la porta del Paradiso, preoccupati solo di arrivare a varcarla; egli, come un buon padre di famiglia, ci voleva riusciti, fortunati, principi del cielo; noi, come i figli scioperati, vogliamo restare in mezzo alla strada, nella miseria e forse anche nel vizio.

Gesù ripete a noi il monito dato alla Samaritana: « Se conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti parla! » (10. 4,10).

Se conoscessi il dono che ti sta facendo chiamandoti alla santità. Quanti ideali, ispirazioni, dolori, occasioni di mortificazioni, di carità, di apostolato, ecc. Noi tutto frustriamo ostinatamente, per non scomodarci. Quando morendo ci presenteremo dinanzi a Dio, vedremo la gloria e la felicità che ora è stata preparata per noi; vedremo quanto era facile raggiungerla e come Dio aveva predisposto accuratamente tutto per darcene amplissima possibilità e piangeremo di rammarico. Ma sarà troppo tardi.

Oggi però ancora non è troppo tardi.

ILDEBRANDO A. SAN-ANGELO