giovedì 2 settembre 2021

La terra è avvolta da nubi minacciose perché troppi cuori sono pieni di odio. Questo veleno sta riversandosi ovunque

 


Maria Santissima 11-12-2001

Gesù, oggi, Mi ha detto: “Madre Santissima, la terra è avvolta da nubi minacciose perché troppi cuori sono pieni di odio.   Questo veleno sta riversandosi ovunque, aiuta i figli a comprendere, Dolce Madre, aiutali come si fa con i bimbi che si rialzano e poi si tengono stretti per mano perché non inciampino ancora.   Madre Santissima, queste nubi devono tutte scomparire, verrà il sereno, tornerà a splendere la Luce ma guai a chi diffonde tenebre, guai a chi riversa il suo veleno sui fratelli. Madre, la Mia Giustizia non può più attendere.   Chi non si è riparato sotto le Ali della Mia Misericordia cadrà nella Mia Perfetta Giustizia.


Gesù 12-12-2001

….ancora per poco vi lascio sulla terra;  quando la morsa diverrà troppo stretta e vi farà gemere, senza che serva al mondo più il vostro dolore, verrò a prendervi tutti per entrare nel Mio Regno d’Amore.      Il mondo colga subito l’importanza della Mia Lettera d’Amore: si stringono i tempi ed ognuno capisca ciò che deve fare per la sua personale salvezza.


Maria Santissima 15-12-2001

Amati, molto vi ho rivelato in questi anni per farvi felici e prepararvi ad un destino sublime ma sapete, perché l’ho ripetuto, che vi sono cose che ancora non ho detto: quelle che non è ancora il momento di conoscere.

Amati, è vero, tra queste vi sono segreti bellissimi che fanno esultare il cuore ma anche fatti dolorosi che il mondo, con la sua disobbedienza si prepara.


PENSIERI SULL’AMORE DI DIO

 


Oh, Signore! Perché non pensiamo che il premio è immenso e senza fine, e che ce lo date fin da quaggiù, una volta giunte a questa grande amicizia? Quanti potrebbero arrivare alla vetta, e invece rimangono alle falde!... 

 Ve l'ho già detto varie volte in alcuni avvisi che vi ho dato 5 e ora ve lo torno a ripetere e a raccomandare. I vostri pensieri siano sempre generosi, ed otterrete da Dio che tali si facciano pure le opere. Questo – persuadetevi – è assai importante. 

 Alcune persone riacquistano l'amicizia con Dio confessando i loro peccati e pentendosene; ma non passano due giorni che sono come prima. – Non è questa l'amicizia che la sposa domanda. 

 Figliuole mie, procurate di non andar dal confessore sempre con la stessa mancanza! 

SANTA TERESA DI GESÙ

LE IMPOSSIBILITÀ

 


CHE LA DIVINA RIVELAZIONE SI SIA CONCLUSA NEL VECCHIO TESTAMENTO


1. Un popolo senza speranze ultraterrene

Con la parola « Vecchio Testamento » noi cristiani indichiamo il Testamento, (o Patto, o Alleanza) fatto da Dio col popolo ebreo, prima per mezzo di Abramo, poi rinnovato con Mosè. Con tale patto Dio, dopo aver dato a Mosè i dieci comandamenti e tutte le altre sue leggi, promise agli ebrei che, se li avessero osservati, egli avrebbe loro dato buone annate, pace, potenza ed ogni altro bene: furono tutte promesse che riguardavano soltanto questa vita.

Gli ebrei credevano alla sopravvivenza dell'anima: ma tale sopravvivenza non è altro che l'abitazione, dopo morte del corpo, dell'anima nella « Casa dei morti », nello sheol, ossia nel regno del silenzio e delle ombre, senza alcuna speranza, né alcuna gioia, neanche quella di poter lodare Dio.

D'altronde Dio non poteva promettere il paradiso che soltanto Gesú avrebbe aperto e potuto aprire; per cui gli ebrei, dovendosi chiudere la loro esistenza nello sheol, non concepivano il dovere di lodare e ringraziare Dio in esso.

« Non i morti lodano il Signore, né quanti scendono nella tomba. Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore, ora e per sempre» (Ps 115,17).

« Compi forse prodigi per i morti? O sorgono le ombre a darti lode? Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi? Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi, la tua giustizia nel paese dell'oblio?» (Ps 88,12-13).

Quando Saul volle consultare Samuele sull'esito della prossima battaglia, si travesti e andò a Endor a fare evocare da una pitonessa la sua anima. La pitonessa la evocò. Saul allora le chiese cosa vedesse. La donna disse a Saul: « Vedo un essere divino che sale dalla terra ». Saul le domandò: « Che aspetto ha? ». Essa rispose: « È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello ». Saul comprese che era veramente Samuele e si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Allora Samuele disse a Saul: « Perché mi hai disturbato e costretto a salire? » (i Sam 28,13-15).

Per tale prospettiva di andare a finire nel regno sotterraneo delle ombre, l'ebreo aveva sommo orrore della morte e l'unica sua speranza era di poter continuare a vivere e, se ammalato, di guarire.

Ne è un esempio la preghiera del re Ezechia quando cadde ammalato: « Signore, in te spera il mio cuore; ravviva il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia infermità è cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. Poiché non gli inferi ti lodano, né la morte ti canta inni; quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente ti rende grazie, come io faccio oggi » (Is 38,16-19).

Per l'ebreo nessuna speranza: «Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira, finiamo i nostri anni come un soffio. Gli anni della nostra vita sono settanta, per i piú robusti ottanta, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo » (Ps 9o,9-u).

Per questo Giobbe non fa altro che maledire la sua nascita: « Perisca il giorno in cui nacqui, e la notte in cui si disse: "è stato concepito un uomo" ... La maledicano quelli che imprecano al giorno ... Poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei? E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo? ... Si, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace... Perché laggiú i malvagi cessano d'agitarsi; laggiú riposano gli sfiniti di forze. I prigionieri hanno pace insieme, non sentono piú la voce dell'aguzzino. Laggiú è il piccolo e il grande, lo schiavo è libero dal padrone » (Gb 3).

Ma allora valeva la pena di vivere? E se Dio è buono e misericordioso perché ha creato l'uomo intelligente se non aveva altro da potergli dare? La risposta è una sola: il Vecchio Testamento è la preparazione al Nuovo Testamento, ossia alla Nuova Alleanza. Dio ha creato gli uomini destinandoli a raggiungerlo, a contemplarlo faccia a faccia e raggiungere cosí la felicità piena; ma, per poterlo raggiungere occorreva un ponte tra la terra e il cielo, un ponte che nessun uomo avrebbe potuto costruire. Per questo Dio mandò il suo Figlio nel mondo e, occorrendo per tale beatitudine di tutti gli uomini, che sono sempre peccatori, un prezzo infinito per riparare la moltitudine infinita dei loro peccati, fece consegnare il suo Figlio ai suoi nemici perché lo crocifiggessero.

Un tale amore è inconcepibile; è infinito, ed è stato reso possibile perché Dio è amore. Questa è la grande rivelazione del Nuovo Testamento (1 Gv 4,16). Dio volle preparare gli ebrei ad accogliere la rivelazione del suo Figlio e ispirò, nel 165 circa, a Daniele la dottrina della resurrezione finale: « Ora in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stata dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si sveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e all'infamia eterna. I saggi splenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre (Dan 12,1A

E trent'anni prima della nascita di Gesú, Dio parla chiaramente del giudizio finale dei cattivi e del premio eterno dei giusti: « I giusti, al contrario, vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e l'Altissimo ha cura di loro. Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalla mano del Signore » (Sap 5,15).


 La Nuova Alleanza

Nell'ultima cena Gesú, preso un pane, lo spezzò e disse: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo ». Poi prese il calice col vino e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: « Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti per la remissione dei peccati » (Mt 26,26); e promette di risuscitare nell'ultimo giorno quanti fanno la comunione (Gv 6,54).

Pagando il prezzo del nostro riscatto, Gesú dice al Padre: « Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato, poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo » (Gv 17,24).

Essendo Gesú una cosa sola col Padre, ossia un solo Dio, contemplare la sua gloria, significa contemplare Dio: questa è la felicità alla quale Dio ci ha destinati e per la quale ci ha creati. Dice s. Giovanni: « Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo cosí come egli è » (1 Gv 3,2).

La felicità della visione di Dio è tale, che fa dire a s. Paolo, che ebbe la fortuna di essere rapito ancora vivente in cielo, queste parole: « Quelle cose che occhio non vide, né orecchio sentí, né mai entrarono in cuore nell'uomo, Dio le ha preparate per quelli che lo amano » (1 Cor 2,9).

« Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria che dovrà essere rivelata in noi» (Rom 8,18).

« Desidero morire per essere eternamente con Cristo » (Fil 1,23).

Tale felicità, che già è immensa fin dal momento in cui l'anima giunge a contemplare Dio, sarà completa con la resurrezione dei morti, perché l'uomo è composto di anima e corpo e la sua felicità per essere completa deve essere spirituale e fisica.

Stando cosí le cose, si comprende il Vecchio Testamento nella sua sola funzione di preparazione al Nuovo Testamento; si comprende l'alleanza di Dio col popolo ebreo, perché, dovendo il suo Figlio farsi uomo, doveva nascere da un popolo, e quel popolo Dio preparò per accoglierlo e per fargli svolgere tutta la sua missione; nascita, vita pubblica ed evangelizzazione, passione e morte, fondazione della Chiesa; si comprende la creazione dell'uomo: siamo destinati non « alla casa dei morti, lo sheol », ma alla felicità infinita della visione di Dio e alla resurrezione alla fine del mondo, dopo la quale saremo sempre col Signore e con tutti i nostri cari.

Non potremo mai ringraziare Dio di averci creati e di avere dovuto farsi uomo e morire sulla croce per darci la felicità eterna del paradiso.

ILDEBRANDO A. SANTANGELO


FUGGITA DA SATANA

 


MICHELA


La mia lotta per scappare dall'Inferno


Il rapporto con il caprone

Le sue parole avevano sempre la capacità di rassicurarmi e mi confermavano che ero importante per lei, che ero divenuta una persona che lei aveva il compito di custodire e di proteggere. In conclusione, quello che pensavo era: «Va bene, se lei è contenta per quello che ho fatto vuoi dire che tutto ciò è bello e buono». L'unico suo rimprovero fu: «Devi crescere nella sopportazione del dolore, devi imparare a trasformare il dolore - nel momento in cui lo senti sul tuo corpo - nel piacere dell'altro, perché attraverso il tuo dolore provochi godimento. E questo in seguito ti verrà ricambiato». Al pomeriggio mi accompagnò da un ginecologo, che certamente era un membro della setta, il quale mi medicò con una pomata. Poi mi accompagnò sotto casa mia e ripresi la vita di sempre.

Prima di lasciarmi mi consegnò un Teledrin. Forse i più giovani non lo conoscono, ma molti ricorderanno quell' aggeggino nero, dalla forma simile a un telecomando, con una finestrella sulla quale appariva il numero di telefono di chi ti stava cercando. La Dottoressa mi spiegò che, essendo ormai un membro della setta, la convocazione per i riti l'avrei ricevuta in questo modo: nella serata del sabato e delle altre feste mi sarebbe comparso un numero, che avrei dovuto richiamare entro cinque minuti. Se non avessi fatto a tempo, poco dopo mi sarebbe stato inoltrato un nuovo numero. Dall'altra parte mi avrebbero comunicato il luogo dell'appuntamento e l'orario d'inizio della cerimonia.

La voce che ascoltavo era indifferentemente maschile o femminile e io dovevo limitarmi ad ascoltare quello che diceva, senza fare domande: nella maggior parte dei casi avevo la netta sensazione che si trattasse di un messaggio registrato. Col senno di poi, mi è venuto da pensare che avessero la capacità tecnica di inserirsi sulle utenze telefoniche private, oppure sulla rete dei telefoni pubblici stradali, in modo da non poter essere intercettati.

Per alcuni sabati il rito si svolse secondo uno schema pressoché identico: il crescendo di litanie corali, la celebrazione della messa nera, il sacrilegio delle ostie consacrate e l'orgia conclusiva.

Nella vigilia dell' 8 settembre, festa della natività di Maria, la cerimonia andò avanti come al solito, fino al momento in cui il Sacerdote disse a una delle donne presenti di stendersi nuda sul marmo dell'altare. Il Sacerdote ebbe subito un rapporto con lei e successivamente questa persona venne messa nella posizione ginecologica. La Dottoressa era seduta accanto a lei, le accarezzava i seni e le suggeriva gli esercizi di controllo dei muscoli pubici. Le ripeteva costantemente alcune parole: «Fiducia, volontà, potere, gloria...».

Quindi il Sacerdote prese un caprone nero e lo avvicinò, mentre la donna stesa sull'altare ebbe un moto di reazione. Il Sacerdote si voltò verso la Dottoressa e lei la fulminò con lo sguardo, dandogli poi nuovamente il "via libera". Ebbe inizio un rapporto con l'animale (scelto appositamente per quel rito) che avvenne in più riprese. Due adepti lo mantenevano per le zampe, mentre il Sacerdote gli teneva ferma la testa. Al termine il caprone venne legato e posto sull'altare, mentre questa persona si era inginocchiata e voltata per un rapporto anale con un altro confratello.

Quando si rialzò in piedi, il Sacerdote le porse il coltello, invitandola a uccidere il caprone, che intanto era stato offerto in sacrificio a Satana. Lo sgozzò e gli squartò il petto, prelevandone il cuore, che mostrò a tutti. Quindi trafisse il cuore con il coltello, facendo gocciolare il sangue all'interno del calice. Le ostie consacrate che consumammo quella sera vennero intinte in questo sangue, al quale il Sacerdote aveva aggiunto il proprio sperma.

Al termine di quella messa nera mi fu assegnato il primo incarico: trafugare le ostie consacrate per i prossimi riti. Ero ormai un membro del gruppo e dovevo cominciare ad agire come soldato dell'oscurità.


LETTERE D'UN EREMITA

 


ROMA E L'ITALIA. 

Qualunque sia il vostro parere intorno al confronto che io ho creduto di poter fare tra il popolo ebreo ed il popolo italiano, confronto da cui ho cominciata la serie di queste lettere, egli è certo, o signore, che Roma è al centro d'Italia, e che il nuovo regno italiano rinserra da ogni banda quella porzione dello stato della Chiesa che resta tuttavia al Papa. Questo semplice fatto dà molta importanza allo studio delle relazioni ora esistenti tra il Vaticano ed il nuovo regno per chi voglia giudicare del tempo più o meno lungo che ancora ci separa dall'ultima persecuzione della Chiesa. Roma al tempo dei pagani aveva una missione provvidenziale, e nell'era cristiana ne ha una anche più grande. Roma pagana, che non potè mai essere conquistata, preparava la gloria di Roma cristiana; era suo destino di conquistare il mondo colla spada per offrirlo ai successori di Pietro, i quali dovevano divenirne padroni per mezzo della croce. Al dileguarsi del mondo pagano, i barbari piombano sull'Italia da tutti i punti della terra; sognano di piantare sulle rovine dell'antico un nuovo impero universale, ma niuno può reggersi; i successori di Pietro soltanto si mantengono nella Città Eterna. Roma appartiene alla croce. È la croce che fa risorgere l'antica città imperiale dalle rovine; è in grazia sua, e per suo vantaggio che ivi si edifica una nuova città degna di quella che era quasi scomparsa. I capi dei barbari, gl'imperatori, i conquistatori, i condottieri possono bensì spingersi fin dentro Roma, non già stabilirvisi; quelli che durano a mantenervisi costante mente sono una serie di vecchi inermi. In mezzo al turbine degli sconvolgimenti, per seguitati, martirizzati bene spesso, esiliati qualche volta, essi sono sempre romani e, si trovino dentro o fuori delle mura di quella città, stanno sempre a capo della cittadinanza romana. Non ci sono altri monarchi romani all'infuori di loro. Dalle invasioni dei barbari fino a Napoleone I, Roma vide assai conquistatori nelle sue mura, ma il padrone di Roma è sempre stato uno di cotesti vecchi che sono i successori degli apostoli. La gloria umana non può più dar nulla a Roma; passate sono per lei le apoteosi guerriere; ella non deve più essere che o la città dei morti o la città dei santi. I successori degli apostoli la resero la città dei santi: è sua missione d'irradiare su tutto il mondo lo spettacolo della santità, e di conservare, finchè sarà la sede del vicario di Cristo, il sacro deposito delle verità che il Creatore ha voluto rivelare agli UIOIm1ml. Vediamo ora, se il popolo italiano non abbia punto da menar legittimo vanto di questo bel privilegio che ha di possedere sul suo territorio la città santa dei veri credenti. Dio, il quale mostrava una così tenera cura per il popolo eletto dell'antico testa mento, non ha dunque fatto nulla per la nazione in mezzo a cui pose il capo visi bile della sua Chiesa? I paesi d'Europa vengono desolati da scismi, perturbati dal l'eresia, scompigliati dalla rivoluzione; in tutti si manifestano di codesti sconvolgi menti dell'ordine morale, tranne l'Italia, cui Dio accorda il tempo necessario per misurarne le orribili conseguenze, e meditarle. Nessuno di quei mali mette radice nella Penisola. Se non che, essendo la rivoluzione il peggiore dei disordini morali, perchè con tiene tutti gli altri, la Provvidenza permise che quella del 93, passate le Alpi, vi facesse una breve apparizione, il che probabilissimamente avvenne acciò che la parte del popolo più ignorante, quella che non tanto facilmente si sarebbe potuta fare un concetto delle orgie sanguinose della Francia in quel tempo, potesse anch'essa sentire la differenza tra il giogo di Dio, rappresentato dalla sua Chiesa, e il giogo del demonio rappresentato dalla rivoluzione. Ma niuna cura, per quanto attenta, della Provvidenza può impedire l'abuso del libero arbitrio, e questo deve aprire la strada al figliuolo della perdizione. Le lezioni della storia, la ricordanza stessa d'un tempo appena trascorso non hanno portato alcun frutto. v - - Quando Isaia con amare parole prediceva agli Ebrei la loro ostinazione a non riconoscere la venuta del Messia, chi sa che non vedesse ancora traverso ai secoli un altro popolo che doveva ostinarsi a non riconoscere i segni precorritori della venuta del l'Anticristo. Già sapete che io sono inclinato a crederlo, sia per il confronto che vi ho fatto tra i due popoli eletti, sia perchè è noto che gli esempi di queste doppie visioni, di queste profezie miste, riferentisi in uno ad avvenimenti dell'antico e del nuovo Testamento, s'incontrano spesso nelle sacre pagine. - Sentiamo Isaia: « Ed egli disse: va, e dirai a questo popolo: Ascoltate, e non vogliate capire; e vedete, e non vogliate in tenderla. Accieca il cuore di questo popolo, e istupidisci le sue orecchie, e chiudi a lui gli occhi; affinchè non avvenga che co' suoi occhi egli vegga, e oda co' suoi orecchi, e col cuore comprenda, e convertasi, ed io lo sani. E dissi: Fino a quando, o Signore? Ed egli disse: Fino a tanto che desolate rimangano le città, senza di chi le abiti, e le case senza uomo, e la terra sarà lasciata deserta. E il Signore manderà lontano gli uomini, e moltiplicheranno gli abbandonati sopra la terra. Ed ancora ella (la nazione eletta come dimostra S. Gerolamo) sarà de cimata, e di nuovo sarà mostrata a dito come un terebinto, od una quercia che spandeva i suoi rami: seme santo sarà quello che di lei resterà in piedi. » Il profeta dice in sostanza agli abitanti della Giudea: Non ostante tutti i segni che io vi predico, non ostante tutto quello che vi ho annunziato e vi annunzio ad alta voce, voi non riconoscerete il tempo in cui il Salvatore verrà, epperciò la vostra nazione sarà dispersa. Ed a me pare che ei voglia anche dire agl'Italiani: Non ostante i segni che avrete innanzi agli occhi, non ostante gli avvertimenti di Dio e della sua Chiesa, l'apostasia vi chiuderà gli occhi e le orecchie; voi v inchinerete dinanzi al falso Messia e la vostra nazione sarà dispersa.

Qui prevedo una obbiezione, cui voglio tosto rispondere: Che ci parlate di apostasia? Il popolo italiano, mi si dirà, è il primo a gemere per il giogo che gli pesa sopra, a detestare, a maledire l'opera della rivoluzione; egli non s'inchina punto agli idoli di Baal, e non si appresta per nulla ad erigere altari all'Anticristo. Lo si vede per contro offrire incensi al vero Dio, ricevere colla più profonda venerazione la parola del Vicario di Cristo, e dare al mede simo le più splendide prove d'una divozione sincera. È verissimo, ma importa assai aver bene - in mente che, di quanti parlano del figliuolo del peccato, niuno dice che ei debba regnare per l'affezione del popolo; che anzi ce lo dipingono come uno dei tiranni più esecrabili, destinato ad esercitare contro i buoni una persecuzione sì fiera, che sorpasserà ogni altra che siasi mai veduta. Il numero dei martiri che ei deve fare in po chi anni sarà superiore a quello che diedero al cielo diciotto secoli di persecuzioni d'ogni maniera. Vedete di qui, signore, se al tempo di cui parlo, non vi debbano più es sere, e in Italia e fuori, degli avanzi di quel seme santo! Alla fine del mondo questo seme non si troverà soltanto in copia, ma sarà purgato e fortificato per resistere alla seduzione e col martirio trionfare della persecuzione. Or bene, noi vediamo, tanto in Italia quanto presso le altre nazioni cattoliche, i tepidi, gli uomini di fede malferma farsi di giorno in giorno più rari; essi o passano al nemico, o si fanno saldi nella fede; ed anche questo mi pare che provi qualcosa in favore della mia tesi. Ma ciò che forma un popolo sono le sue istituzioni sociali ed il suo governo; per questo egli è una nazione. E la nazione, qualunque sia il carattere del popolo che la costituisce, viene rappresentata da suoi capi, da suoi ministri, da suoi amministra tori, da tutti quelli che formano il potere e che possono condurla verso il bene o verso il male a loro talento. Ora, ed abbenchè il numero dei fedeli sia ancora ai di nostri assai grande in Italia, v'ha forse alcuno che abbia il coraggio di affermare che Dio è colla nazione italiana? Oh! che resta di cristiano a questo regno infelice? Non la sua origine, certamente. Questa grande agglomerazione si fece ad onta della giustizia e del diritto, nonostante i trattati, in onta degli anatemi della Chiesa. Non le sue istituzioni fondamentali; chè i principii su cui elle riposano sono condannati dall'Enciclica Quanta cura, e nella loro applicazione si trovò modo di renderle an che peggiori a danni della Chiesa. Veramente è proprio l'Italia dei nostri giorni quel popolo, al quale Iddio potrebbe ripetere per bocca d'Osea: « Voi non siete più mio popolo, ed io pure non sono più il vostro Dio » (Cap. I, vers. 9). Noi sappiamo che il carattere distintivo dell'epoca anticristiana dev'essere l'apostasia. Il Governo italiano, probabilmente senza pure avvedersene, eseguisce puntualmente i disegni della Provvidenza. Il partito, che dalla fondazione del nuovo regno tenne costantemente il potere in mano, ha sempre combattuto Pio IX sotto il pretesto di tutelare gl'interessi della religione. Al disopra del partito garibaldino, che colla violenza vuole farla finita coi vampiri di Roma, colla lebbra sacerdotale, colla peste abbominevole dei preti (sono questi i titoli che ei danno agli avversari dell'apostasia) vi hanno i ministri, le camere, la Rivoluzione sedicente moderata, che segue un'altra via: essa manda al Vaticano le sue minacce ed i suoi ultimatum in nome del progresso e dello spirito del secolo. Tutti sono d'accordo per pigliare Roma ai papi: e il partito d'azione e il governo non hanno su questo punto che un solo volere; ma quest'ultimo lo guida con mag gior prudenza, e pretende che il Papa si spogli da se stesso del potere temporale, benedica quelli che la Rivoluzione chiama nuovi principii, presti omaggio allo spirito del tempo e abbandoni le antiche supersti zioni. Neppur uno di questi uomini di stato del partito governativo rammenta il Catechismo; la loro condotta lo dice chiaro. Ma non pare che essi credano gran che necessario il co noscerlo per affibbiarsi il nome di cattolici; infatti essi diconsi cattolici in ogni occa sione, ed ogni volta che si rivolgono al Santo Padre, il fanno sempre in nome dei sacri interessi della religione.

Uno di costoro, il Vacca, ministro di Grazia e Giustizia, presentando al Parla mento una delle tante leggi che si fecero per la spogliazione del clero, esprimeva nella sua relazione il vivo desiderio « di vedere il Papa e il clero tornare alla morale pu rissima dei Fondatori della religione catto lica. » Costui ignora che il cristianesimo è stato fondato dal Figlio di Dio, e non ha altri fondatori che lui; ma ciò non gl'im pedisce di trovare la morale cristiana assai degenerata e corrotta, e di ricordare al Sommo Pontefice che la sola âncora di sa lute rimasta alla Chiesa è di lasciare che il governo italiano s'impadronisca di tutti i suoi beni, e di pensare a ricondursi ad una morale più pura. Il generale La Marmora, uno dei capi del partito moderato, parlando alla Camera nella seduta del 24 febbraio 1866, nel qual tempo egli era presidente del Consiglio, si esprimeva in questi termini sopra la que stione di Roma: «Il Governo imperiale è d'opinione che il potere temporale del Papa sia necessario per l'indipendenza della Chiesa, per il manteni mento della religione cattolica. Il Governo im periale è persuaso, almeno si lusinga, ha speranza che una volta abbandonato a sè stesso, il Governo pontificio faccia suo pro dei suggerimenti che gli vengono d'ogni parte; introduca grandi riforme, cambi sistema di governo, addivenga ad una riconciliazione co'suoi sudditi e col regno d'Italia...... Noi italiani crediamo invece che nell'interesse della religione, nell'interesse del cattolici smo, dell' autorità del Pontefice, gli con venga di sbarazzarsi il più possibile del tem porale. Io vado anche più in là, io credo che questo non sia il solo passo che, nell'in teresse della religione, si debba fare dal Pontefice. Io penso che, se il Pontefice vuole acquistare il prestigio che tutti gli augu riamo, la vera indipendenza, bisogna che respinga quella setta retrogada, quella setta furibonda, quella setta che non ha altro di sacro che il nome, che non ha senti menti di patria, che non rispetta quanto vi è di più generoso, che porta perfin la discordia nelle famiglie, che falsa una re ligione tutta d'amore, di carità e di tolle ranza, e non parla che di vendette e di minaccie. Queste cose, o signori, io le dico nell'interesse della religione, perchè io so che l'Italia è cattolica e vuole stare cattolica... » Le opinioni del La Marmora sono iden tiche a quelle di tutti i presidenti del Com siglio che lo hanno preceduto, o che ven nero dopo di lui, dacchè si parla del regno d'Italia; imperocchè questo regno è giunto a ridurre la questione di Roma in termini semplicissimi: Che il Papa cominci a levarsi dai piedi quell'imbarazzo del potere tem porale, e poi s'occupi egli di restituire alla religione cattolica il lustro di cui ha bi sogno, di spogliarla di tutte le supersti zioni che la macchiano, e di ricercare la fonte della morale purissima dei fondatori di questa religione, che da tanti secoli si è perduta di vista. Io ho dinanzi agli occhi i rendiconti delle Camere e le note diplomatiche. Tutti parlano lo stesso linguaggio: sono sempre le stesse querele, le stesse recriminazioni, gli stessi gemiti, gli stessi consigli. A tutta questa buona e brava gente scoppia il cuore dav vero in vedere Pio IX sì poco sollecito degl'interessi della religione cattolica.

Il catalogo compiuto delle superstizioni che il S. Padre dovrebbe tor via non è ancora fatto; si aspetta a compilarlo in Campidoglio, quando si sia padroni di Roma. Ma, se si guarda alla condotta del Governo italiano, si fa presto a formarsi un'idea di ciò che cotesti nuovi apostoli ammettono o condannano. Per esempio, essi non possono ammet tere che i comandamenti di Dio siano su periori alla volontà del popolo, nè che i concilii abbiano diritto di decretare scomu niche. Tutte superstizioni! Superstizioso chi riconosce nei Papi i vicarii di Gesù Cristo! Gesù Cristo, in primo luogo, non è stato che uno dei fondatori della religione, e poi i Papi hanno sì spesso obbliata la morale purissima, che non sanno più ove la sia. Superstizioso chi crede che gli ecclesiastici debbano ubbidienza al proprio ordinario! I sacerdoti sospesi dai loro vescovi ottengono impieghi dal governo, massimamente nella pubblica istruzione. E qui fo punto, perchè m'avveggo che ad un compiuto catalogo delle superstizioni condannate dagli uomini di stato d'Italia non basterebbe un grosso volume. Temo forte che il dogma, la morale e la disci plina, siano tutt'insieme una grande super stizione agli occhi loro. Ma queste non sono cose nuove, signore. L'ingiurioso epiteto di superstiziose dato alle credenze cristiane lo troviamo in ogni secolo sulle labbra dei nemici della Chiesa. Egli è sotto colore di combattere le super stizioni che si fecero le prime persecuzioni; niuna maraviglia che collo stesso pretesto abbia luogo anche l'ultima. Sappiamo da Svetonio (Ner. 16) e da Tacito (annal. XI, 15; XIII, 32; XIV, 44) che i cristiani erano sotto Nerone chiamati genus hominum super stitionis novae et maleficae. Si ringraziava Nerone, l'idolo del popolo, di aver purgato l'impero dalla superstizione cristiana; come ne fa fede una iscrizione in onore di lui, che si è scoperta in Ispagna: - - - - - Ob provinciam latronibus et his qui no vam generi humano superstitionem inculcabant purgatam. I ladri ed i cristiani erano posti sulla stessa linea nei primi secoli della Chiesa; negli ultimi tempi, i violatori della proprietà saranno (e già lo sono) trattati assai meglio di coloro che vorranno man tenere gli uomini nelle credenze supersti ziose e malefiche, cioè nella fede cattolica. Ma v'è una cosa, cui Nerone non ha pensato, e che altri medita in questo se colo: ed è d'attirare i successori di Pietro all'apostasia. Orrendo a dirsi, e segno gravissimo dei nostri tempi! Non si vuole lasciare in pace la Chiesa. e non le si vuole dare la palma del martirio. Si osa sperare che essa ri nunzi spontaneamente alla missione che Cristo le affidò l Si ha il coraggio di dire al suo vicario che la fede ha bisogno di una trasformazione, che essa deve addat tarsi all'Era novella, ringiovanirsi con isti tuzioni più conformi allo spirito del nostro secolo ! Si spinge l'audacia fino a voler far cre dere che Pio IX sia circondato da una setta che lo fa agire a suo talento, e non si ha ros sore di dipingerci questa setta. Essa pone le verità rivelate dall'Uomo-Dio al disopra dei principii del nuovo diritto, tiene l' occhio alla patria celeste, promessa a tutti i fedeli, pur conservando per quella terrestre un'af fezione che non ha nulla di pagano, ubbidi sce in una parola ai precetti d'una religione destinata a trionfare dei secoli, anzichè alle sfuggevoli e mutabilissime esigenze dell'opi nione pubblica. È di questa setta che bisogna sbarrazzarsi! Donde tanta arroganza? Ch'ispira una tale perversità, una tale malizia? Chi so stiene tanta gente in questa lotta impossibile? Chi infonde in costoro una ostinazione così inaudita, che, battuti e ribattuti, tornano sempre all'assalto, a pretendere che il cu stode e dispensatore d'ogni verità religiosa e sociale si faccia stromento di menzogna? Raccoglietevi per un momento in voi stesso, o signore, e non tarderete guari a saper che cosa rispondere.

MOSTRACI LA TUA VIA

 


O Dio, tu ci illumini: col lume tuo

m 'hai fatto conoscere la tua verità:  

Tu sei quel lume sopra ogni lume,  

che dai lume soprannaturale  

all'occhio dell'intelletto  

in tanta abbondanza e perfezione  

che tu chiarifichi il lume della fede:

nella quale fede vedo  

che l'anima mia ha vita...  

Nel lume della fede acquisto  

la sapienza nella sapienza del Verbo...  

Questo lume m'insegna la via

e senza questo lume andrei nelle tenebre. . .  

Veramente questo lume è un mare, 

perché nutre l'anima in te,  

mare pacifico, Trinità eterna... 

In questo lume conosco

e mi rappresenti il tuo volto,

sommo ed infinito bene: 

bene sopra ogni bene,

bene felice, bene incomprensibile...

bellezza sopra ogni bellezza,

sapienza sopra ogni sapienza.


S. Caterina da Siena, Dialogo, 167

"Non si può vivere senza la speranza di Dio"

 


Avola, domenica 30 Aprile 2006 - Messaggio della Madonna


"Cari figli, Gesù è risorto, ma voi non volete risorgere dai vostri peccati perché i vostri cuori sono di pietra e non di carne.
Generazione, apri gli occhi, la vera felicità la trovi solo nell’amore del tuo Dio.
Gesù verrà per darti la mano e condurti nella Nuova Gerusalemme in cui i Cieli e la Terra si uniranno per dare agli uomini il Suo Regno atteso da tutti i popoli nel profondo del loro cuore.
E’ la speranza che continua a vivere, perché non si può vivere senza la speranza di Dio.
E’la speranza che vi conduce all’Amore vero, all’Amore puro, tesoro inestimabile per l’uomo di oggi che è alla ricerca senza potere avere un nome.

Non è una utopia del vostro tempo, ma è vicino a voi, là si trova la felicità e la gioia.
Tu uomo questa speranza la ricerchi da 2000 anni, ora ti dico: Svegliati dallo stupore della morte, perché lo Spirito Santo non è sceso solo per gli Apostoli di Cristo, ma anche per tutto il popolo di Dio che è Verità ed è venuto ad abitare in mezzo a voi.
O Gerusalemme tutto puoi ottenere con mezzi giusti, se tu rispetti l’amore del tuo prossimo che molti di voi dite di amare e rispettare, ma solo lo fate come uso ed abuso del vostro volere. Generazione, oggi ti invito a rivederti!
Lascia la tua vita mondana e sappi che un giorno sarai davanti al Giudice Divino.
In verità vi dico: Per quel Giudice non c’è moneta, ne forza e nessuna astuzia potrà aprire la porta per entrare nel Suo Regno.
Preparati quindi alla Sua legge che è Amore, Umiltà, Carità, Speranza, Giustizia.
Grazie che siete venuti vi parlerò ancora l’ultima domenica di Maggio. Benedicendovi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".


La battaglia continua 5 - LUTERO FLASH

 


LUTERO FLASH 


La sua lotta contro la Chiesa “tradizionale” 

1. È vero, all’inizio della Riforma, Lutero voleva ancora rimanere nella Chiesa tradizionale, anche quando, alla conferenza di Lipsia, negò decisamente l’infallibilità dei Concilii ecumenici, rifiutandosi di riconoscere l’autorità di definire i dogmi, sia al Papa che ai Concilii. Furono affermazioni veramente eretiche che lo separavano già dalla Chiesa e non le “Tesi sulle Indulgenze”. Quindi, Lutero, anche prima della scomunica, non era già più cattolico! 

2. Il suo “matrimonio” 

Fu certo una “unione sacrilega”, a causa degli impegni sacerdotali e dei voti religiosi dei due e Lutero stesso se ne rese conto, perché ne sentì coinvolto l’animo, rendendosi anche conto di essersi reso “ridicolo e spregevole”. Anche il suo grande amico Melantone, a un suo confidente scrisse, in greco, per avvolgerlo di segreto: «Spero che lei (la moglie) lo faccia diventare più serio, e che gli faccia pas sare la voglia di quelle buffonate che così spesso gli abbiamo rimpro - verato»! Ma Lutero rimase quello che era. Egli era persuaso che la sessualità fosse un fatto fisiologico ineluttabile, come la defecazione, la minzio ne, tutto sommato marginale. A completare il “quadro-uomo di Lutero” non va sottaciuta la sua inarrestabile e pittoresca coprolalia. In una sola predica, per esem pio, egli paragona più volte le “Bolle” del Papa alle scoreggie della sua sina. È una anormalità, questa, che stomacava anche i suoi più fidi se guaci, un segno indubbio di squilibrio interiore!

3. Fu una contraddizione vivente

 Lo manifestava ovunque e sempre. Un esempio: vedendo addensarsi la bu fera su di lui, consigliato dal suo superiore, confessore, amico e confi dente, Staupitz , Lutero inviò al Papa le sue “Tesi sulle Indulgenze” e le “Risoluzioni esplicative sulle medesime”. In una di queste, afferma: «Quello che piace o non piace al papa, non mi fa alcuna impressione. È solo un uomo come tutti gli altri». Eppure, nella lettera accompagnatoria al Papa, aveva scritto: «Perciò, prostrato ai tuoi piedi, offro me stesso e tutto quello che sono e ho; vivifica, uccidi, chiama, revoca, approva, riprova come ti piacerà. Io riconoscerò la tua vo ce come la voce di Cristo, che regna e parla in te. Se ho meritato la morte, non ricuso di morire». Strano! Un minimo di criterio, di buon senso, di coerenza, di equilibrio, non poteva fare tali affermazioni, per ragioni dottrinali, a “un uomo come tutti gli altri”!.. Ma è la contraddizione tipica di questo Riformatore che arrivò fino al grottesco quando, scomunicato dal Papa, nel 1520, con incre dibile arroganza, scomunica, a sua volta, il Papa e i suoi colla - boratori: «Come essi mi scomunicano per il sacrilegio di eresia, così io li scomunico nel nome della sacrosanta verità di Dio».

4. Nemico dell’ascesi spirituale 

Dopo l’apostasia non tollerò più neppure l’ascesi cattolica. Un giorno, a pranzo, sghinazzando su un tale che si era autocastrato per osser vare la castità, Lutero espresse il desiderio di avere non due soli testicoli, ma quattro. Ascetismo e rinunce, ormai, erano in lui annullate, dimenticate. «Mangiava molto e in modo sregolato ed eccessivo». Ma non solo nel mangiare era incontrollato, bensì anche nel denigrare, nell’offendere, nel gonfiare storielle contro la Chiesa, nell’insultare i suoi nemici, nei desideri di vendetta e via dicendo. Un Autore scrive: «Sotto un certo punto di vista potrebbe dirsi che ciò che più propriamente caratterizza questo Riforma tore è la potenza dell’odio. Nessuno, per questo riguardo, fu più anticristiano di lui; nessuno così naturalmente in antitesi con l’ideale evangelico della rassegnazione e del perdono»1. Un diplomatico polacco, che una sera cenò con Lutero, scrisse: «Nel parlare, Lutero si riscalda, abbonda nello scherno e nelle punzecchiature. Porta un abito che non lo fa distinguere da un dignitario di corte. In tutto il tempo che rimanemmo in sua compagnia, non si parlò soltanto; l’umore era ottimo, si bevve birra e vino assieme, come usa da quelle parti. Lutero dà proprio l’impressione di un “allegro compagnone”, come si dice. Quanto a quella santità di vita che molti gli attribuiscono non è per niente diverso da noi; si vede subito che è piuttosto arrogante e avido di gloria. E quanto a ingiurie, scherni e maldicenza, sembra privo di inibizioni»!

5. Il “coraggio” di Lutero

 Dire che Lutero “non mancò mai di coraggio” è dire un falso! Quando suo padre si ammalò gravemente, lo mandò a chiamare; ma Lutero si rifiutò di andare perché – disse – i nemici lo avrebbero potuto uccidere durante il viaggio. Il suo avversario Muentzer, in un opuscolo contro Lutero, dove, tra l’al tro, lo accusa di prendere dalla Bibbia solo quei brani che fanno comodo a lui, piegandolo, inoltre, forzatamente al suo pensiero, aggiunge: «... c’è proprio da addormentarsi davanti alla tua insensata follia! Se sei stato a Worms dinanzi alla Dieta, devi ringraziare la nobiltà te desca a cui hai così bene unto il muso e dato miele. Essa non desiderava altro che tu, con la tua predicazione, facessi “regali boemi”: conventi e mo nasteri che tu ora prometti ai prìncipi. Lo sa chiunque che se tu avessi tentennato a Worms, saresti stato soppresso piuttosto che liberato dalla nobiltà... Anche lì hai fatto uso della tua violenta malvagità e della tua scaltrezza con i tuoi. Su tuo consiglio, ti sei fatto prendere prigio niero e poi ti mostri risentito! Chi non conoscesse la tua scaltrezza, giurerebbe certamente sui Santi che sei un pio Martino. Dormi, molle, dolce carne! Ti adoro più volentieri arrostito nella tua tracotanza (mediante l’ira di Dio nel vasellame o nella caldaia bollente (Geremia I:13) che cotto nel tuo stesso sugo. Che il diavolo ti mangi (Ezechiele 24:3-13)! Sei carne d’asino e ti cuoceresti lentamente, saresti una coriacea pietanza per i tuoi lattanti (p.212)». (Per regali boemi si intende la secolariz zazione dei beni ecclesiastici, secondo l’esempio hussita). Da sapere anche che Lutero, in quel tempo, diede l’autorizzazione al principe Filippo d’Assia, di contrarre segretamente un altro matrimonio, pur perdurando il primo, per paura che costui gli ritirasse il suo valido appoggio alla Riforma. È una nera incancellabile ombra sulla presunta autentica genuinità del suo cristianesimo! E questo succedeva nel medesimo periodo in cui il Papa rifiutava di ammettere il divorzio a Enrico VIII, anche a costo di perdere tutta l’Inghilterra! Ma va detto, per completare la figura umana dell’eresiarca Lutero! Il suo atteggiamento, insomma, fu sempre rigurgitante di contraddizioni, come il suo atteggiamento con gli ebrei, dapprima conciliante, poi ingiurioso ai loro riguardi e deciso alla loro emarginazione; come pure verso gli eretici, dapprima contrario ad ucciderli, poi, invece, deciso alla con danna a morte dei bestemmiatori, e via dicendo!

Lutero distrusse non solo la ideologia medievale, ma attaccò anche la Tradizione della Chiesa e spaccò non solo l’unità della Chiesa ma anche l’unità dell’Europa. Né si possono ignorare e tacere le sue demoniache ingiurie al papato, il suo sacrilego matrimonio, il suo crudele accanimento contro i contadini che fece uccidere a migliaia, la sua autorizzazione alla bigamia, il suo odio feroce e implacabile contro i suoi nemici, il suo linguaggio più che scurrile, la sua etica sessuale più che permissiva, la sua negazione radicale di tanti dogmi di fede, la sua soppressione dell’ascetica cristiana, la sua spocchiosa comminazione della scomunica al papa... come si poteva arrivare, oggi, da parte del cardi nale Willebrands a definire l’eresiarca Lutero “il nostro comune maestro”? Egli ha visto Dio solo come un tiranno che fa tutto lui: il bene e il male, per cui l’uomo, già “predestinato”, non deve far altro che ras segnarsi. Per Lutero resta valida solo la Fede. Le “opere buone” servono a niente, perché è solo la “Grazia” che ci salva. Da qui quel suo motto: “pecca fortiter et crede firmiter”, che vuol dire, in parola povere: fa quello che vuoi, fa tutti i tuoi comodi perché tanto ti salva la fede! Anche lui fu fedele a questa massima; la sua vita disordinatissima, sia sul piano morale che in quello dogmatico, fatto di sue teorie aberranti, che poi sviluppò, non sono altro che l’interpretazione fedele a quel suo con cetto da squilibrato!

 Per Lutero non c’è alcuna distinzione tra laici ed ecclesiastici; diceva: «è questa una finissima e ipocrita tradizione». Così pure diceva del Diritto Canonico: «è mera presunzione della ciurmeria romana». Bisogna invece, dare «salde fondamenta al Diritto civile e alla spada... la quale ebbe vigore fin dalle origini del mondo»... «se il tuo nemico è un tuo par, un tuo inferiore o uno straniero, allora... violenza contro violenza». Ma si spinge anche più oltre: «Contro i nemici della Patria è opera cristiana, anzi dell’amore, uccidere a sangue freddo, predare, bruciare, e fare tutto quello che arreca danno purché si vinca... risparmiando, però, le donne e le vergini». Se la prese, poi, e in modo feroce, contro i contadini, per la loro fede e per il loro attaccamento alla terra. L’Autorità, quindi, deve colpire “per stangare i malvagi”, “ad vindictam malefactorum”. E aggiunge, in un misto di pietà e di terrore: «Cari signori, liberate, salvate, aiutate, e abbiate misericordia della povera gente; ma ferisca, scanni, strangoli chi lo può; e se ciò facendo troverai la morte, te felice! Morte più beata non potrai mai incontrare, perché muori obbedendo alla parola e al volere di Dio»! Con queste sue teorie da fanatico, arriverà a giustificare anche l’assolutismo di Stato, quale fu sintetizzato nell’espressione: “cuius regio eius et religio”, e cioè: la religione deve essere quella dello Stato, sia grande che piccolo, come lo erano ai tempi di Lutero. Così si arrivò a sostenere che il Principe doveva essere anche Capo e della Nazione e della Chiesa, come lo fu ed è ancora oggi in Inghilterra, dove la Regina è anche la “papessa” del Protestantesimo anglicano!2 La sua protestantizzazione delle masse, in fondo, non fu che una riusci ta compromissione con i poteri politici. Lo hanno riconosciuto anche i luterani del suo tempo, come, ad esempio, Soren Kierkegaard3, che scrisse nel suo “Diario”: «Il frutto della Riforma sfumò tutto in politica e sviluppo politico» (Diario n. 1468); e ancora: «... chiamò in aiuto i Principi e divenne in fondo, un politicante» (Diario n. 2458). Ecco l’opinione che Lutero aveva dei magistrati: «Amo il magistrato anche se pecca, perché pecca per necessità; quanto più, infatti, la funzio ne è importante, tanto più e più gravemente si pecca. I privati curano interessi privati, mentre il magistrato cura il corpo pubblico e si tro va, perciò, nel rischio più grande» (N. 50, p. 10). Nella organizzazione civile, i protestanti, sugli esempi del fondatore, arriveranno a rendere i Re o i Principi arbitri anche delle scelte religiose dei loro sudditi, stabilendo che “cuius regio, illius et religio”! 

sac. dott. Luigi Villa



Crimini governativi e menzogne della stampa

 


Il Mistero dell’Iniquità


Case #12: il Pakistan

Il governo degli Stati Uniti, sotto la presidenza di Barack Obama, è  attualmente impegnato in una guerra a bassa intensità contro il Pakistan,  in modo da destabilizzarlo, frammentarlo e infine conquistarlo, proprio  come ha fatto con l’Iraq e sta facendo con l’Afghanistan. I pachistani  sono furiosi per questo tradimento degli Stati Uniti, loro ex alleati,  e per la collusione delle proprie forze armate con quelle americane,  al fine di frammentare, dividere e ottenere il controllo della nazione,  installandovi un regime fantoccio. Proprio quel che è accaduto in  Afghanistan, come ricordato da Pieczenik: Gli Stati Uniti, usando il falso  pretesto d’essere stati attaccati da forze presenti in Afghanistan, hanno  deciso di invaderlo e di conquistarlo, installandovi un uomo della CIA  come presidente – l’ex proprietario di ristoranti a Silver Springs, nel  Maryland, Hamid Karzai. Il generale Gul – che tra l’altro ha affermato che gli attacchi dell’11 settembre sono stati “un auto-attentato”, cioè  un’operazione sotto false insegne condotta dal governo degli Stati Uniti  – ha dichiarato, sempre in quell’intervista a Russia Today del 1 giugno,  che l’11 settembre “non era una scusa valida per lanciare una guerra.”  La guerra in Afghanistan è comunque persa, perché gli Stati Uniti non  possono vincerla a meno di non sterminare l’intero popolo afgano,  visto che i Talebani si sono trasformati nella resistenza nazionale  contro l’invasore straniero. Il generale Gul ha sottolineato questo fatto  ai microfoni di Russia Today, affermando che i Talebani “sono ormai  diventati un movimento nazionalista.” L’unica opzione rimasta agli  Stati Uniti, se vogliono evitare di causare la Terza Guerra Mondiale, è  quella di ritirarsi dall’Afghanistan e di cessare le proprie ostilità contro il Pakistan. 

L’unica persona politicamente in grado di impedire la  destabilizzazione del Pakistan da parte dei terroristi assoldati dalla CIA,  era l’ex Primo Ministro Benazir Bhutto, che si rifiutò di incontrarsi col  funzionario del Dipartimento di Stato Americano John Negroponte, e  che una volta tornata in Pakistan per le elezioni venne assassinata (a  quanto pare proprio da sicari al soldo dei servizi segreti occidentali).  ’assurdo e fantomatico “assassinio” di Osama bin Laden, già  morto da tempo (una cosa risaputa nell’ambiente internazionale dei  servizi segreti, vista anche la prognosi infausta causata dalla sindrome  di Marfan diagnosticata a bin Laden già alla fine degli anni 90 da un  dottore della CIA, Dooley, come rivelato dal dottor Pieczenik), viene  attualmente usato dall’amministrazione americana come pretesto  per accusare le forze militari pachistane di avere aiutato e protetto il  presunto arci-nemico dell’America (in realtà un uomo al soldo della  CIA) e per giustificare l’escalation della propria campagna aggressiva  contro il Pakistan. 

Questo comportamento apertamente provocatorio e aggressivo  potrebbe portare ad una ritorsione di proporzioni gigantesche da parte  del mondo Islamico, sia contro gli Stati Uniti sia contro i suoi alleati  europei, fino a provocare una Terza Guerra Mondiale. Durante la sua  intervista a Russia Today, il generale Gul ha affermato che le nazioni  islamiche “da Mindanao al Marocco”, sono più che disposte a schierarsi  contro gli Stati Uniti d’America. Il Pakistan sta cercando nella Cina un  alleato contro l’aggressione americana, ed il governo cinese ha risposto  con una nota, inviata all’amministrazione degli Stati Uniti, secondo  la quale qualsiasi attacco al Pakistan verrebbe considerato un attacco  alla Cina. Il Pakistan ha un esercito di grandi dimensioni e molto ben  addestrato, e possiede inoltre ordigni nucleari. Sempre il generale  Gul, questa volta in un suo intervento del 18 maggio 2011 all’Alex  Jones Show, cioè in diretta radio in tutti gli Stati Uniti, ha detto che  l’aggressione americana contro il Pakistan “potrebbe scatenare la Terza  Guerra Mondiale,” e ha concluso dicendo: “Non riesco a capire i motivi  per cui stanno giocando in questo modo col fuoco.”

Anche il governo afgano di Karzai ha mangiato la foglia e sta  cercando di allearsi con la Cina, proprio come il Pakistan. “Il Presidente  Afgano Hamid Karzai,” ha riportato la Agence France Presse, il 29 maggio  2011, “ha chiesto all’esercito degli Stati Uniti di evitare operazioni che  comportino l’uccisione di civili, affermando che si tratta ‘dell’ultimo  avvertimento’ a Washington, dopo che 14 persone sono state uccise  durante un attacco aereo.” Molto presto, l’intero mondo islamico si  unirà contro gli Stati Uniti ed i suoi alleati, grazie al sostegno della  Cina, la quale gode della protezione della Russia, alla luce del trattato  bilaterale d’amicizia siglato tra le due nazioni nel luglio 2002. Quelle  del generale Gul, pertanto, non sono parole vuote, perché è ormai un  dato di fatto che le nazioni dei due blocchi si stiano preparando alla  Terza Guerra Mondiale. 

Padre Paul Kramer

 


Io vi guido fino alla fine di questi giorni!

 


28 novembre 2014

Figlia Mia. Mia cara figlia. Siediti e ascolta quello che Io, la tua amorevole Mamma Celeste, oggi ho da dire ai figli della terra:

Staccatevi, Figli Miei, da tutta l’apparenza del vostro mondo perché essa è l’apparenza del diavolo: egli vi priva della Verità, vi acceca con “bellezza”, con “glamour”, con scintillii e finzione!

Egli v’imbroglia e vi “sequestra” perché vi allontana dalla via divina- la vostra via per l’eternità al fianco del Padre- per rapinarvi, rapirvi e condurvi nel suo inferno, nel quale egli vi torturerà per tutta l’eternità, senza che voi possiate mai più vedere la luce del Padre!

Figli Miei. Allontanatevi! Voltatevi cioè cambiate vita!! Non seguite l’apparenza e l’inganno, infatti: questo mondo è ingannatore e il diavolo vi tenta nelle vostre debolezze e siccome vi piacciono tanto la bellezza, ”la purezza”, “l’integrità” egli le usa per i suoi scopi cioè : per sedurvi, per rubarvi e per catturarvi; vi porge tutto questo e voi non vi accorgete quanto vi allontanino dalla vera bellezza, la vera purezza e la reale integrità!

Figli, state attenti, non dovete prendere tutte queste cose ma dovete ESSERLE !

Figli Miei. Preparatevi per presentarvi al Padre, allora comprenderete cos’è la vera bellezza, la vera purezza, la vera integrità! Non le troverete all’esterno, né le potrete comprare: esse sono in voi, sono dentro di voi ed esse risplenderanno verso l’esterno!

Allontanatevi dunque da tutte le tentazioni del diavolo e non mettete le mani addosso a quelli che incarnano tutto questo! Vi accanite contro gli innocenti e li rovinate nel modo più brutale!

Figli Miei. Sprigionate la bellezza che Dio vi ha donato e purificate il vostro spirito, il vostro cuore, la vostra anima! Non continuate a insudiciarvi con il peccato diabolico e abbandonate la vostra ricerca di beni terreni!

Si provvede a tutti i figli di Dio, qui come nel Nuovo Regno, ma siccome il diavolo domina la maggioranza di voi, sulla vostra terra esistono così tanta sofferenza e discordia.

Lasciate che il Padre provveda a voi e vivete così come LUI l’aveva previsto! Attenetevi alla SUA Sacra Parola e vivete secondo i SUOI Comandamenti e secondo gli insegnamenti di Gesù.

Io vi amo, Mia amata schiera di figli, Io vi guido fino alla fine di questi giorni.

Vi ricopro con il Mio mantello protettivo e vi benedico.

Con profondo amore,

La vostra Mamma Celeste.

Madre di tutti i figli di Dio e Madre della Salvezza. Amen.