venerdì 10 settembre 2021

Il fascino del peccato della carne - Gesù parla

 



Nostro Signore Gesù Cristo parla,

Su: Il fascino del peccato della carne.


 Figlioli, oggi voglio parlarvi del fascino del peccato della carne.

  L'essere umano è stato creato per condividere la Vita Divina del Padre mio, del suo Creatore. L'uomo doveva mantenere la sua vita umana unita alla sua vita spirituale e in questo modo la sua anima non avrebbe subito alcun cambiamento, tutto si sarebbe sviluppato nel regno del Divino, in modo tale che la vita sulla terra sarebbe stata molto simile alla vita in cielo, la differenza sarebbe stata data solo dal corpo usato per essere sulla terra.

  Come vi ho già spiegato, l'anima, coperta o meno da un corpo, deve sempre rimanere unita alla Vita del suo Dio. La natura dell'anima è divina, siete stati creati a immagine e somiglianza del vostro Dio!

  Le Sacre Scritture vi spiegano la caduta dei vostri Primi Genitori. Il diavolo, sotto forma di serpente, inganna la donna promettendo che saranno come dei se lo ascoltano e, cadendo, affascina i sensi della donna, che a sua volta, affascina i sensi dell'uomo.

Cos'è che ha generato questo fascino nell'umanità?

  Il dono della vita, il dono della procreazione, la Grazia più preziosa che mio Padre ha concesso all'uomo, il fascino del peccato commesso lo ha trasformato nel vizio più basso e deplorevole della Creazione. Siete stati creati dall'Amore e vi è stato dato un compito d'amore, la procreazione, un dono Divino, che se usato nel senso giusto sublimerebbe, perché sarebbe dare al vostro Dio il dono più prezioso: nuove vite, nuovi esseri che lo amerebbero eternamente. Il fascino del peccato accettato dai vostri Primi Genitori attirò, per i loro discendenti, la morte alla Grazia Perpetua e la tremenda lotta che da allora in poi l'intera razza umana avrebbe dovuto subire.

  Figlioli, questo fascino del peccato nella carne è così forte che praticamente nessuno è stato in grado di salvarsi dal caderci dentro. In tutte le epoche, tra tutti i popoli della terra, tra entrambi i sessi, a tutti i livelli culturali, religiosi e secolari di tutte le denominazioni, tutti, in un momento o nell'altro, hanno sofferto del fascino del peccato della carne, sia nel desiderio che nell'azione.

  Ora, nei tempi in cui vivete, questo vizio, questo veleno per l'anima, vi attacca continuamente e, purtroppo, reclama molte, molte anime, perché l'uomo, essendosi separato dal suo Dio, non trova altrove la forza per proteggersi dal suo grande attacco.

I giovani, attaccati da altri giovani o da adulti, creano una catena che rompe i legami più sacri. L'adulterio è diventato la cosa più naturale e normale in questi tempi. Il sesso prematrimoniale è parlato e praticato come la cosa più normale, accettata e raccomandata per "conoscersi" prima del matrimonio. Si danno lezioni di sesso, sostenendo che in questo modo non si arriva al matrimonio con gli occhi bendati. Progettare dei figli" è consigliato per rendere la coppia più felice. Vi vengono dette così tante aberrazioni, figli miei, che non sapete più se ciò che vi viene detto è buono o no. Il fascino del sesso continua a mietere vittime giorno dopo giorno e tutto perché l'uomo non ha seguito ciò che sono venuto a insegnarvi.

  È triste, molto triste, vedere come i giovani matrimoni non durano sposati. I loro ideali matrimoniali, per la maggior parte, si sono ridotti solo al godimento sessuale e all'accumulo di beni materiali, i figli..., possono aspettare. Ma è ancora più triste vedere matrimoni di molti, molti anni insieme distrutti perché cadono nel fascino della carne.

 Perché vi è successo tutto questo, miei piccoli? La risposta è semplice:

 AVETE DIMENTICATO IL VOSTRO DIO.

  Il diavolo vi ha portato a divinizzare il vostro corpo e i suoi sensi. Il godimento del sesso che mio Padre vi ha dato, per la procreazione:

- Ovviamente non è malvagio e diventa santo quando è portato all'interno del matrimonio e della procreazione.

- Diventa un vizio e un peccato grave quando viene portato fuori dal matrimonio, a causa dell'egoismo di una o entrambe le parti, poiché non serve allo scopo per cui è stato creato.

  L'anima, sostenuta dalle virtù dello spirito, deve saper dominare l'eccessivo godimento che la porta a diventare vizio e quindi a voltare le spalle alla vostra natura divina, perché siete stati creati a immagine e somiglianza di Dio, il che significa che è la virtù, la potenza dello Spirito nell'anima, che deve prevalere. Se il diavolo vi insegna ad affascinare il vostro istinto carnale, il mio Spirito Santo vi insegna a dominarlo, per mantenere la vostra natura divina.

  Vi ho detto molte volte che la vostra anima è il tesoro più prezioso che possedete e dove la dirigete dipenderà dalla vostra spiritualità.

  Quando l'uomo, nel corso della sua storia, si è lasciato vincere dalla carne, le persone hanno sofferto molto. Guerre, calamità, purificazioni, uomini e popoli hanno sofferto per aver divinizzato il corpo e dimenticato il loro Dio. Il fascino della carne ti porta di vizio in vizio, e così il diavolo ti porta giù fino a cadere in questo vortice senza via d'uscita.

  Quando la spiritualità è debole o inesistente, l'essere umano si dispera o si abbandona totalmente al peccato, in altre parole, molti, non trovando via d'uscita al loro male, o si suicidano o diventano depravati, e questo accade in entrambi i sessi.

Quando hanno avuto un sostegno spirituale nella loro prima educazione, a casa, possono rialzarsi anche quando cadono, perché sanno valutare il bene e il male. L'anima che sceglie il bene, nonostante sia caduta, diventa trionfante e difficilmente cadrà di nuovo nella stessa cosa. Per questo ho insistito tanto sulla vita spirituale in famiglia, dandola ai piccoli fin dai primi mesi di vita. Non potete immaginare quanto questo aiuti le anime contro gli attacchi di una vita. Perché pensate che il diavolo attacchi così tanto le famiglie?

  Questo è il grande potere che avete e che lo vince facilmente: la preghiera e la vita di virtù in famiglia, che diventano armi molto potenti per chi le pratica. Quando i Miei Insegnamenti non sono stati vissuti in casa, sarà difficile per quelle anime difendersi dal fascino del peccato, che presto attaccherà la loro vita.

  Molti di coloro che non hanno avuto questo contatto con i Miei Insegnamenti, o che non hanno voluto accettarli, sono diventati ora grandi strumenti di Satana. Alcuni di loro, usando i media, offrono il fascino della carne come qualcosa di divertente e necessario per ogni essere umano.

  Figli miei, miei piccoli, il diavolo è sempre stato il grande ingannatore e ha saputo ingannare anche i più saggi della terra. Solo con la Mia Grazia, con il Mio Aiuto, con il Mio Soffio di Vita, potrete affrontarlo e vincere. Un soldato non può andare al fronte di battaglia senza armi e armature, altrimenti soccomberebbe rapidamente.

  Vi do tutto ciò che è necessario per vincere. L'anima che confida in Me e si lascia guidare da Me, avrà molte più possibilità di vincere questa battaglia terrena di quella che è lontana da Me.

  Il male è già troppo e non può continuare così. Pregate intensamente affinché io possa intercedere presso il Padre mio per tutti voi e anche per tutti coloro che sono caduti fortemente nel fascino del male.

Vi benedico nel Nome del Padre mio, nel Mio Santo Nome e nel Nome dell'Amore del Mio Santo Spirito.


Gesù


Nota da parte nostra:

  Siamo bombardati dalla pornografia ovunque, specialmente su Internet. Immagini provocatorie appaiono su pagine di ogni tipo. Pubblicità, film, musica, riviste, ovunque. Poiché questo è impossibile da evitare, come ci dice Gesù, l'unico modo per non soccombere è avvicinarsi a Lui. Dobbiamo confessarci, ricevere la Santa Comunione e avere già l'abitudine di pregare ogni giorno. Solo allora saremo corazzati. Le immagini ci raggiungeranno ancora e sentiremo i dardi, ma non produrranno alcun effetto pernicioso su di noi. L'Amore di Dio ci sigilla.

  I peccati della carne sono pericolosi perché possono condurci a depravazioni molto gravi, dalle quali è difficile uscire. E la morte può sorprenderci in quello stato, allora la nostra anima sarà in grave pericolo.

 Come abbiamo detto prima, Dio non è un Dio repressivo, l'atto sessuale è benedetto da Lui quando è compiuto all'interno del matrimonio, ma Gesù ci dice chiaramente sopra che il sesso diventa un vizio e un peccato grave quando è compiuto al di fuori dell'unione coniugale benedetta da Dio.

Infine, è interessante come Gesù ci spiega il fascino dei sensi, la causa del peccato originale di Adamo ed Eva.

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY

 


Il Vicariato d'Ecully (1815-1818).  

Nella cappella del Seminario maggiore di Grenoble, ove il 13 agosto era stato ordinato sacerdote, il giorno seguente, lunedì, vigilia dell'Assunzione, l'abate Vianney celebrò la sua prima Messa, intanto che due cappellani militari dell'armata austriaca celebravano a due altari vicini 1. Si deve ritenere che non sia partito immediatamente per Ecully, ma che sia invece rimasto a Grenoble per la solennità dell’Assunzione, perché la sua delicatezza di coscienza e la sua tenera divozione alla Santa Vergine non gli potevano permettere di intraprendere il viaggio in un giorno a Lei sacro. Pensiamo quindi sia partito il giorno sedici, cioè dopo di avere celebrato tre volte la Santa Messa al Seminario 2.  

Lo aspettavano al ritorno le medesime molestie che lo avevano fatto soffrire nel primo viaggio, ed egli le superò colla sua calma prudente, e poté giungere ad Ecully ove il suo buon maestro lo attendeva con impazienza. Là trovava anche una felice sorpresa: dopo di avere ricevuto la sua prima benedizione in ginocchio, l'abate Balley gli faceva conoscere che le sue istanze all'Arcivescovado per avere un coadiutore, erano state esaudite e che i Vicari Generali avevano destinato a questo posto il sacerdote novello Vianney: così il figlio rimarrebbe vicino al padre, sollevandolo nelle sue molteplici fatiche e sarebbe al suo lato per chiudergli gli occhi, quando la sua giornata fosse stata compiuta.  

Gioia profonda ci fu pure nella sua casa di Dardilly, che dimenticò tutto un passato di angoscia, quando Giovanni Maria si presentò consacrato sacerdote. Ah, se ci fosse stata ancora la madre! Ma ormai ella aveva già la sua tomba e su quella tomba il figlio sacerdote pregò a lungo...  

Anche Noés doveva essere avvertita di questo avvenimento, e difatti una lettera portava anche là la notizia dell'ordinazione sacerdotale di Gerolamo Vincent. Già l'anno prima, dopo il suddiaconato, l'abate Vianney aveva scritto al parroco di Noés, il venerando abate Jacquet, per dirgli la sua felicità e per offrirsi, se le disposizioni non erano contrarie, quale suo vicario, accontentandosi per stipendio di quanto gli era strettamente necessario per vivere. Era così grande l'amore che portava agili abitanti di Noés, che ne avrebbe sempre mantenuto il ricordo 3. E quale fortuna per la madre Fayot di sapere suo figlio adottivo giunto alla meta tanto sospirata. Resterebbe prima ad Ecully, ma non sarebbe sempre vicario. Ed allora, chissà!... Alla cascina dei Robins si decise di andare il più presto al presbiterio dell'abate Balley a salutare il vicario di Ecully.  

 I parrocchiani di Ecully condivisero la letizia del loro pastore, ripetendo: «L'abate Vianney ci ha edificato quando studiava in mezzo a noi: che ne sarà ora che è prete?». E presto i loro cuori si aprirono alla più tenera confidenza in lui 4.  

Dapprima non poterono però valersi dei suoi consigli se non fuori del tribunale di penitenza, perché l'abate Vianney non avrebbe ricevuto la facoltà di assolvere se non molti mesi dopo la sua nomina a vicario, secondo la decisione del Vicario generale Courbon. Quando venne approvato per le confessioni il primo penitente che fu felice di inginocchiarsi ai suoi piedi fu il suo antico confessore, l'abate Balley. L'austero e saggio Curato di Ecully, in cerca di un nuovo direttore, non seppe trovare nulla di meglio che il suo antico penitente, nel quale così meravigliosamente aveva constatato il lavoro fecondo della grazia: questo antico pastore, per molto tempo stimato incapace di confessare, fu il solo che venne creduto adatto a ricevere le confidenze della sua anima di asceta austero. Riferì quindi a Mons. Courbon che era tempo di «sciogliere i poteri» al giovane Vicario ed ottenne immediatamente il pieno consenso ad una così giusta richiesta 5.  

 Il primo atto del ministero dell'abate Vianney fu un battesimo che amministrò il 27 agosto 1815; e dal momento che si conobbe che era stato approvato per le confessioni, il suo confessionale fu assediato e dai malati non si domandò quasi nessun altro che lui 6. Questo lavoro gli assorbiva molto tempo, ed in alcuni giorni a stento gli permetteva di combinare i suoi pasti, legittimando così in lui quella negligenza che diventerebbe presto un'abitudine ... 7. Le sue prediche erano ben lontano dall'essere senza frutto o senza consolazione, perché la maggior parte di coloro che, fino a quel momento, non erano stati l'edificazione della parrocchia, mutarono condotta dal giorno in cui si rivolsero al Vicario per gli affari della loro coscienza8. Preparava e spiegava con cura le 

lezioni del catechismo, sapendo farsi piccolo coi piccoli; i meno aperti d'intelligenza li prendeva nella sua camera e li istruiva separatamente con pazienza instancabile, forse ricordando quello che un giorno era stato fatto con lui durante la rivoluzione 9.  

Ad Ecully, in pulpito era chiaro, come lo fu sempre, e,  contrariamente a quello che sarà quando diventerà parroco di Ars, era anche molto breve 10, forse perché allora non era che agli inizi di questo ministero, che gli sarebbe costato molto e gli avrebbe assicurato meravigliosi successi. Sua sorella Margherita, che veniva da Dardilly per ascoltarlo, ci dice che, secondo il suo giudizio, allora non predicava ancora bene, ma che, quando era il suo turno, tutti correvano alla chiesa. Non temeva tuttavia di dire delle verità scottanti e di flagellare il vizio, tanto più che Ecully non era allora precisamente un'oasi di perfezione. La rivoluzione aveva lasciato le sue miserie e la vicinanza colla città non contribuiva punto alla sua salvaguardia morale e religiosa: si amava il piacere e si ballava ad ogni occasione. «Nel paese ove io fui vicario - diceva un giorno nei suoi catechismi di Ars - un giovane che doveva fare da padrino e che per questo aveva invitato un violinista per potere ballare il giorno seguente, fu schiacciato da una trave, senza che gli sia rimasto un momento per riflettere sulla sua condizione. Il musicista venne, ma, quando egli arrivò, le campane annunciavano il funerale di questo giovane infelice» 11.  

Predicava l'onestà dei costumi e la perfezione della vita cristiana, dandone dapprima l'esempio. Questo prete di trent'anni si distinse subito per un ammirabile riserbo, che lo rendeva semplice e cordiale con tutti, ma lontano da ogni familiarità 12. Già allora possedeva questo dono particolare dei Santi di cui ha parlato San Francesco di Sales, che consiste nel vedere tutti senza guardare nessuno 13. Sentendosi fragile come tutti gli altri, aveva imposto tale norma ai suoi occhi; in più, pregava e si mortificava per vincere la carne, perché anch'egli sentiva nella parte meno nobile della sua natura le inclinazioni al male.  

Il 3 ottobre 1839 - dice l'abate Tailhades di Montpellier - l'abate Vianney mi fece una confidenza molto importante. O ai chiedergli in qual modo avesse ottenuto da Dio la liberazione dalle tentazioni contro la purità, e fini per confessarmi che tale grazia era l'effetto di un voto fatto ventitré anni prima - quando era vicario ad Ecully - di recitare una volta al giorno la Regina Coeli, e per sei volte la preghiera: Sia benedetta in eterno la Santa ed Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio. Così sia 14.  

 L'abate Balley non era ricco e sarebbe stato un impegno troppo oneroso per lui il mantenere un vicario alla canonica. I parrocchiani di Ecully lo compresero e fornirono gratuitamente o lo stipendio intero o la metà, soddisfacendo ad un bisogno e ad un piacere nel medesimo tempo 15. Quanto all'abate Vianney, non conservava nulla per sé, ma tutto distribuiva ai poveri, anche le sue vesti.  

 Un giorno d'inverno, - racconta Margherita - l'abate Balley - disse a mio fratello: «Oggi andate a trovare la Signora X di Lione ed è quindi necessario che vi disponiate bene e che mettiate i pantaloni che vi sono stati regalati». Quando ritornò alla sera, aveva un paio di pantaloni in pessimo stato, ed alle insistenze del Curato confessò che, avendo trovato un povero rattrappito dal freddo, ne aveva avuto pietà ed aveva cambiato i suoi pantaloni nuovi con i pantaloni vecchi del povero 16.  

 Qualche volta Andrea Provin, antico compagno dell'abate Vianney, chiedeva al suo maestro: Cosa fa Giovanni Maria?  

- È sempre lo stesso: dà tutto quello che ha! - rispondeva il parroco di Ecully 17  

Canonico FRANCESCO TROCHU

LA VITA DELLA MADONNA

 


Secondo le contemplazioni 

della pia Suora STIGMATIZZATA 

Anna Caterina Emmerick 


La Vergine istruisce i figli dell'oste - Il viaggio continua 


              Sabato 17 novembre. 

Oggi ho visto la Santa Coppia trattenersi il giorno intero in questa locanda. Vidi la  Vergine che aiutava i tre figli dei proprietari a leggere. Vicino a Lei c'erano anche  alcune donne: la madre dei bambini e la moglie dell'oste che li aveva scacciati.  Quest'ultima si era recata di nuovo in visita perché attratta dal carisma della Santa  Vergine. Maria, aureolata d'amore, faceva leggere i fanciulli su piccoli rotoli di  pergamena, istruendoli in un modo così gentile che i piccoli sembravano  profondamente affascinati dalle sue parole. Era commovente vedere quella scena,  ancor più toccante per lo spirito era sentir parlare Maria. Intanto San Giuseppe  passeggiava con l'oste nei dintorni e, ammirando i prati e i giardini, discuteva di  argomenti edificanti. Tale è l'uso delle pie persone in occasione della festa ebraica del  sabato. La Sacra Famiglia si trattenne in questo luogo anche la notte successiva. 

           Visioni del 18 novembre, domenica. 

La famiglia di quest'oste era veramente buona, si era affezionata tanto alla Santa  Vergine da offrirLe ospitalità per il parto. Affabilmente i padroni della locanda le  mostrarono una stanza comodissima che le sarebbe stata assegnata per il tempo del  parto. La padrona offrì in modo molto cordiale ogni servizio. Ma essi rifiutarono,  perché consci della missione che dovevano compiere. Il mattino seguente, quindi, si  rimisero in viaggio seguendo la direzione sud-est ed allontanandosi sempre più dalla  Samaria. Discendendo dal colle, scorsero il tempio sul monte Garizim che si vede  anche in grande lontananza. Leoni e un'infinità di figure di animali, statue dai  molteplici aspetti esposte ai raggi del sole, adornavano le terrazze superiori del monte.  Sembravano custodi dell'eternità. Giuseppe e Maria viaggiarono per altre sei ore, poi  presero alloggio in una ragguardevole dimora di contadini, dove furono accolti  cortesemente. Questa casa era situata circa ad un'ora da Sichem nella direzione sud-est.  il padrone era sovrintendente dei giardini della città che appartenevano ad alcune  famiglie agiate. La dimora era posta sopra un lieve pendio. Da questo luogo a  Betlemme si stendeva una catena di lunghe vallate dove vi erano disseminate  numerose case di pastori. Anche qui, tempo dopo, si fermerà a predicare Gesù. Ho  visto molti fanciulli che Giuseppe benedisse prima di ripartire. 

         Visioni di lunedì 19 novembre. 

Vidi Giuseppe e Maria mentre percorrevano un paesaggio montuoso; spesso la Santa  Vergine scendeva per camminare a piedi. Per la Madre di Dio, a causa dell'avanzata  gravidanza, il viaggio era divenuto quasi impossibile. Infatti Maria si stancava presto e  ogni qualvolta si presentava un luogo adatto si fermavano a riposare ed a ristorarsi.  Vidi che si ristoravano spesso con quella bevanda assai rinfrescante a base di balsamo  e mangiavano piccole forme di pane. Inoltre durante le numerose soste la santa Coppia  si nutriva e si dissetava con la buona frutta degli alberi. Vedevo Maria sedere sulla  sella senza cavalcare l'asino, ma appoggiando i piedi da un solo lato. Il movimento  dell'animale era docile; in questo modo Lei poteva viaggiare nonostante fosse gravida.  Spesso i santi Viandanti si bagnavano i piedi per ristorarli dalla calura e dal peso del  cammino. Nell'oscurità della notte vidi Giuseppe chiedere ospitalità ad un oste. Questi,  senza tenere in alcun conto le condizioni di Maria, lo trattò bruscamente mandandolo  via. Furono costretti a continuare il cammino finché l'asinella si arrestò davanti ad un  tugurio in cui c erano paglia e avena. Giuseppe accese la lampada e preparò un  giaciglio a Maria, aiutato da lei stessa. Poi condusse dentro l'asino. La santa Coppia,  dopo aver mangiato, pregò e dormi per alcune ore. Erano a ventisei ore di cammino da  Nazareth e a dieci da Gerusalemme. Finora mai avevano battuto alcuna strada maestra,  ma sempre seguito da vicino le carovaniere che conducevano dal Giordano alla  Samaria. Le vie laterali e le scorciatoie che Maria e Giuseppe attraversarono tra i  monti erano assai strette e anguste; gli asini però potevano percorrerle con destrezza.

L'amore compie tutto, quindi agite, miei piccoli, con più amore, con più dedizione e con un grande desiderio di salvare le anime per piacere a Me, il vostro Dio Salvatore.

 


Messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo a J. V.


26 agosto 2021

Rosario della sera - Messaggio unico.


Primo mistero. Nostro Signore Gesù Cristo parla.

Figlioli, chiedete molto per quelli dei vostri fratelli, affinché al momento della Grande Illuminazione delle coscienze, riconoscano che hanno bisogno di Me, il vostro Dio.

Vi ho detto e spiegato molte volte che ci sono anime che sono così prese dal male che non rispondono alle mie chiamate, che durante la loro esistenza ho dato loro molte opportunità di tornare a Me, ma satana le ha fortemente convinte che non hanno bisogno di Me. Quel momento sarà così forte, che tutta l'umanità avrà, perché vi renderete conto chi siete, cosa state facendo, per cosa siete venuti, e che con la vostra preghiera, potrete aiutare questi vostri fratelli a rispondere alla mia chiamata.

Quelli di voi che sono con Me godranno certamente di quel momento, ma vi vergognerete anche del vostro passato peccaminoso, ma non preoccupatevi, miei piccoli, questa è una Grazia, sapersi riconoscere peccatori, ma soprattutto chiedere perdono per i propri peccati; e dico una Grazia molto speciale, perché non tutti risponderanno in questo modo.

Preghiera, sacrificio, penitenza, vita sacramentale, tutto quello che potete offrire per i vostri fratelli che sono nel mondo, che sono con satana, offritelo a Me, affinché Io, in qualche modo, possa muovere queste anime verso la realtà Divina. Come vi ho detto, satana li ha totalmente presi, ma vi ho anche detto che satana non ha la forza che ho io di muovere le anime e portarle al pentimento, anche se sono prese e hanno fatto il male per anni.

Tu conosci esempi di grandi peccatori che sono ritornati a Me, e questa è un'Opera di Misericordia che Io concedo alle anime, ma perché c'è l'intercessione da parte tua. Ecco perché insisto sulla vostra preghiera, sulla vostra accorata intercessione, affinché io possa riportare queste anime sulla via del Bene.

Non perdete il vostro tempo, approfittate di tutto quello che fate, dei problemi che avete, dei dolori, della vostra croce quotidiana, per offrirMi tutto ciò, affinché Io possa toccare quelle anime che hanno bisogno di Me, anche se esse stesse non se ne rendono conto; ma voi siete già state toccate dal mio Amore, e in quella fratellanza alla quale siete state chiamate, il vostro cuore deve essere mosso all'Amore, come Io stesso sono stato mosso e mi sono dato totalmente per la vostra salvezza.

Ecco perché vi ho detto che sarete altri Cristi in questo tempo, perché vivrete nel mio Amore, vi darete per i vostri fratelli e mi ringrazierete, come Io ho ringraziato il Padre mio, per essere stati mandati per la vostra salvezza.

L'amore compie tutto, quindi agite, miei piccoli, con più amore, con più dedizione e con un grande desiderio di salvare le anime per piacere a Me, il vostro Dio Salvatore.

Grazie, miei piccoli.

RABBUNI’ GESU’ IL MAESTRO INTERIORE

 


LA NOSTRA VITA SPIRITUALE E IL NOSTRO MAESTRO INTERIORE

Se per la nostra vita razionale noi siamo simili alle nature angeliche, per la nostra vita spirituale - per la quale noi viviamo dei doni divini della Grazia e delle virtù soprannaturali - noi siamo addirittura simili a Dio, poiché, come dice San Pietro, noi siamo "partecipi della natura divina" (2Pt 1, 4).

In realtà, questa vita spirituale soprannaturale, noi l'abbiamo già vissuta lungo tutto il cammino fatto sinora; tuttavia, mentre per il passato essa veniva considerata solo indirettamente, cioè in rapporto ai danni causati dal peccato originale nei diversi settori della nostra vita naturale, qui, invece, viene considerata direttamente in se stessa, in ordine al danno causato in essa dal peccato originale: danno che potremmo considerare alquanto simile a quello che causò a satana il suo peccato, poiché in quel suo stesso peccato di "diventare come Dio" egli aveva tentato di trascinarci.

Anche la grazia del Battesimo ci ha liberato da quel peccato, tuttavia le sue conseguenze restano in noi, e non sono se non quei sette vizi capitali che noi abbiamo già considerato, ma che qui ritroviamo in edizione nuova, in quanto, dopo che ci hanno condizionato nella nostra vita sensitiva, ora condizionano la vita stessa del nostro spirito, così che ora si chiamano: superbia spirituale, avarizia spirituale, etc.

Entrando, dunque, in questo argomento della nostra vita spirituale soprannaturale, rileviamo anzitutto che essa ha una sua vita interiore, là dove essa vive della Grazia e delle virtù teologali; ma dispone pure di una vita esteriore, cioè della vita di orazione, là dove essa manifesta anche al di fuori lo stesso mistero che vive interiormente.

Perciò, dal comportamento di questa vita di orazione noi potremo cogliere anche i preziosi insegnamenti del nostro Maestro interiore: insegnamenti che saranno sempre fedeli alla nota tattica: guarire le ferite dell'anima, utilizzando le stesse ferite inferte dal nemico.

L'anima che ha seguito fin qui il cammino che abbiamo fatto attraverso le diverse sezioni della nostra vita, e che quindi ha accolto i tanti insegnamenti del Maestro interiore, insieme avrà pure fatto qualche progresso nella fede, così che noi ora possiamo coglierla in uno stato di vita soprannaturale e di orazione alquanto avanzato.

Cominciando dunque a seguirla in questo suo cammino, non faremo certo un trattato circa l'orazione, non essendo questo lo scopo di queste pagine, ma andremo mettendo in risalto solo quei momenti importanti della sua orazione che saranno segnati dagli insegnamenti del Maestro interiore, insegnamenti che potremo riconoscere, come sempre, per mezzo delle manifestazioni naturali spontanee della stessa anima.

Possiamo dir subito che, essendo quel cammino il medesimo, ma in senso opposto, di quello che l'anima. ha fatto sotto l'istigazione di satana, nella pretesa di diventare `come Dio'; ecco che quei momenti e i corrispondenti insegnamenti del Maestro interiore, non saranno che dei passaggi, in quel cammino di ritorno, dalla schiavitù del peccato verso la libertà dell'incontro con Dio.

In quel suo cammino di ritorno a Dio, quest'anima potrà aver già fatto alcuni buoni passaggi preparatori a quelli più importanti che verranno poi; fra tutti memorabile quello della scoperta dell'orazione, quello, cioè, in cui l'orazione è divenuta un fatto personale: fatto, questo, che può avvenire abbastanza presto, perché l'incontro con la propria personalità può avvenire con la stessa adolescenza. Tuttavia, può darsi che si tratti di un semplice inizio, di un primo risveglio della fede in un'anima che tuttora vive sotto l'influsso delle sue passioni; bisognerà, dunque, che perseveri nell'accendere e riaccendere quell'inizio, quel risveglio, così da liberarsi a poco a poco delle sue debolezze, fino ad avvertire dentro di sé la Divina Presenza, e stabilirsi quindi in una vita di orazione piuttosto continua e sicura.

Allora potrà maturare il momento per uno dei passaggi più importanti. Infatti, dopo che essa avrà lasciato dietro di sé tutto il peso dei suoi vizi capitali sul piano sensibile con i relativi peccati, avverrà che gli stessi vizi le peseranno sul piano dello spirito; cioè: la sua orazione sarà sì sicura e continua, ma si troverà come ripiegata su se stessa, sui propri gusti spirituali, e solo per questi verrà ricercata e bramata.

Si realizzerà, dunque, un'orazione, ma fatta di gola spirituale, di superbia spirituale, magari anche di lussuria spirituale, etc ...; un'orazione che non contrasterà l'egoismo ma, anche se inavvertitamente, lo andrà nutrendo.

Il Maestro interiore vede che è l'ora di intervenire, e interviene: dispone quindi che quell'orazione, che è di tanto gradimento per quell'anima, a poco a poco, o magari improvvisamente, le si trasformi in una realtà del tutto insipida e disgustosa.

Un cambiamento di clima così improvviso e imprevisto non potrà non provocare nell'anima un profondo disorientamento, specialmente se si tratta di un'anima che è del tutto ignara della presenza in lei del dolce Maestro interiore: la poverina non farà che ritornare alla preghiera nella speranza di ritrovarla come una volta, ma tutto sarà inutile.

Allora si volterà a destra e a sinistra, in cerca di chi la possa orientare, e speriamo che lo possa trovare.

Se invece si tratta di un'anima che sa della presenza dentro di sé del Maestro interiore, e sa che è proprio Lui che dispone di tutto ciò che le succede, e che lo dispone proprio per il suo bene, allora quel disorientamento, ben presto, comincerà ad illuminarsi: infatti, se è l'amore che dispone, l'adattarsi all'amore non può essere che invitante e dolce; in quel dolce adattarsi si potrà poi scoprire anche l'inganno di quella orazione che, alla stregua degli amori vani, era intenta ad amare se stessa piuttosto che l'Amore al quale parlava.

Il tutto, alla fine, potrà favorire un proposito non solo di eliminare dall'orazione ogni sorta e ogni ricerca di gusti, ma di preferire addirittura il contrario.

L'anima, dunque, esce assai bene da questa prova, pronta per un cammino di orazione libero ormai dall'inganno dei gusti sensibili, e quindi consegnato solamente alla luce calda e semplice della Parola di Dio.

Tuttavia, ecco che, dopo un certo periodo, potrà avvenire che quella Parola, accostata da lei con una mente capace sì di intenderla, ma divenuta poi, col tempo, desiderosa di indagarla, di svilupparla, di interpretarla, etc., all'atto concreto di venir consegnata alla vita, quella Parola, svigorita così fra le tante altre in cui era stata diluita, mancherà della sua forza di coinvolgimento e di influenza, come il grano che non ha potuto entrare sottoterra...

Siamo dunque davanti ad un altro momento o passaggio importante che esige l'intervento del Maestro interiore. Questo intervento si chiamerà: aridità! Un'aridità tale che sappia estirpare le occulte radici delle diverse forme di superbia spirituale e riduca quindi lo spirito alla condizione di non poter far che... niente!

Una parola, questa, che, come possiamo immaginare, ridurrà lo spirito in uno stato se non di morte, di qualcosa di simile. San Giovanni della Croce si premurerà di confortare queste anime dicendo loro che `faranno molto se persevereranno nell’orazione senza far niente': Infatti, questo far niente potrà condurle ad una scoperta, cioè che Dio e solo Dio è Tutto! Perciò perdersi nel dolce Maestro interiore sarà un trovare tutto, trovarsi nel Tutto.

Penso che solo una fede sicura in questa verità di un Dio presente in noi, potrà guidare l'anima a simili scoperte! Difatti, una volta superata anche questa prova, l'orazione di quest'anima potrà volare al di sopra di ogni compromesso con il senso e con le stesse facoltà naturali, nel cielo tranquillo delle virtù teologali.

Ma questo cielo non è ancora quello empireo.

La nostra fede, speranza e carità sono sì realtà divine, ma dentro vasi fragili: quel cielo empireo verso cui esse ci portano, noi spesso ce lo raffiguriamo anche attraverso una fede che è ancora troppo umana, attraverso una speranza che è ancora troppo confusa tra le nostre speranze. Scatterà dunque anche qui un altro momento importante in questo viaggio della vita di orazione, e sarà sempre il Maestro interiore ad inaugurarlo quando succederà che l'anima, più o meno improvvisamente, si scoprirà senza fede, cioè senza più alcun segno di quel gran conforto che le veniva prima dai diversi articoli del credo, e ancor più dalla speranza nella vita eterna: quel conforto, ora, se cercato e ricercato dall'anima, può addirittura tramutarsi in ulteriore sconforto.

La situazione, qui, più che mai potrà apparire tragica e senza sbocco; invece, per un'anima che sa, tramite sempre quella presenza interiore, che la fede è un dono del Suo Amore, dono totalmente gratuito che si esercita non per via del sentimento, ma compiendo semplicemente le opere della fede, cioè la volontà di Dio, ecco che quella situazione può redimersi, illuminarsi e trasformarsi in una vera occasione di portare alla sua perfezione una vita, un'orazione di vera fede e vera speranza teologale.

Santa Teresa di Gesù Bambino, che ha vissuto questa prova così da diventare una maestra in proposito, ha anche affermato di non aver mai fatto tanti atti di fede come durante tutto il suo lungo perdurare. In una delle strofe del suo cantico alla Vergine, ha voluto dare questo incarico a Lei:

"Digli (a Gesù che mai per me si senta nel disagio accetto di aspettarlo fino al tramonto estremo che spegnerà mia fede. ".

Purificata così la fede, e per essa anche la speranza, un altro momento e passaggio importante in questo viaggio dell'orazione verso la sua perfezione nella vita eterna, non potrà non riguardare l'altra virtù teologale, cioè la carità.

La carità "è il vincolo della perfezione" (Col. 3, 14), perciò tutti i momenti o passaggi già osservati, se direttamente erano orientai verso altri punti della vita di orazione, indirettamente riguardavano anche la carità; ora, invece, che il momento e passaggio riguardano la carità in maniera diretta, indirettamente riguardano anche tutti gli altri.

Avviene dunque che l'anima, che ha fatto questo cammino di orazione superando tutti i diversi momenti, quelli visti e quelli non visti, sempre desiderosa di giungere a quella meta dell'incontro con il suo Maestro interiore, proprio nel momento in cui più che mai sembra che quel desiderio stia per aprirsi a quel divino abbraccio, ecco che il maestro interiore ha in serbo un'estrema esigenza per purificare, sublimare ancor più quel desiderio: come il Padre aveva fatto anche con Lui quando, sulla croce, stava per finire il suo sacrificio, così vuol fare anche Lui con quell'anima, perché gli diventi sempre più simile: la abbandona dunque a se stessa, come se Lui non ci fosse più per lei, anzi la respinge da sé come fosse degna di dannazione. E l'anima - commenta San Giovanni della Croce - si sente tanto impura e miserabile, da sembrarle che Dio le sia contro, e che lei sia divenuta contraria a Lui"

Tanto è importante che noi sappiamo morire ad ogni stimolo di presunzione e che scopriamo il nostro niente, dal momento che l'amore stesso con cui vorremmo amare il nostro Dio non può essere il nostro ma un altro, scaturito, nutrito e maturato dal suo.

Questi sono alcuni dei passaggi che l'anima, sotto la guida del Maestro interiore, dovrà affrontare lungo il viaggio di ritorno all'abbraccio del suo Sposo Divino, quello che essa aveva abbandonato, fuggendo lontano da Lui dopo che lo aveva tradito, consegnandosi in braccio al peccato, cioè al suo nemico. Tuttavia, notiamo che questi passaggi o momenti importanti del cammino dell'orazione non appartengono geometricamente o meccanicamente solo alla parte estrema di questo cammino, ma - fatte le debite proporzioni - un po' a tutto il cammino dell'orazione.

Bisognerà, però, che l'anima non cada mai nell'errore purtroppo tanto diffuso di attribuire al caso, e tanto meno all'intervento del nemico, quei cambiamenti di tono o di clima in cui potrà imbattersi, ma - sicura nella sua bella fede che le parla tanto chiaramente della presenza in lei della SS. Trinità e quindi del suo Maestro interiore - sappia sempre tutto riferire a Lui e risolvere con Lui, il quale è sempre e sempre Amore, qualsiasi avvenimento o novità le succeda dentro o, spontaneamente, dall'esterno, così che - come appunto insegna Santa Teresa - si trattasse pure di suggestioni diaboliche, prendendo tutto da Lui e dal suo Amore, non solo non potrebbero nuocere, ma piuttosto servire.

PADRE VIRGINIO CARLO BODEI C. D.


Nuovi sviluppi su Fatima: le rivelazioni clamorose del 2006-2007

 


La Battaglia  Finale del Diavolo


L’occultamento viene smascherato

Avendo compreso che il suo libro non era riuscito a controllare i  danni provocati alla “versione ufficiale” dal libro di Socci, la mossa  successiva di Bertone sarebbe stata un’apparizione televisiva, del tutto  straordinaria, proprio per colpire il libro del giornalista. Il 31 maggio  2007 Bertone apparve infatti come ospite della trasmissione Porta  a Porta, nel segmento di quella puntata intitolato “Il quarto segreto  di Fatima non esiste”. Malgrado il titolo della trasmissione facesse  direttamente riferimento al libro di Socci Il Quarto Segreto di Fatima,  quest’ultimo non fu invitato a partecipare, evidentemente perché il  Cardinale non voleva che qualcuno potesse incalzarlo con domande  imbarazzanti. 

Bertone apparve come un ospite qualsiasi in diretta dal suo ufficio in  Vaticano; in quel momento non aveva alcuna missione ufficiale da parte  della Santa Sede (che non si è mai pronunciata ufficialmente in merito  al libro di Socci, se si eccettua la lettera personale di riconoscimento  che il Papa aveva inviato al giornalista). La sua presenza era attesa,  perché il Cardinale avrebbe mostrato alle telecamere i documenti del  Terzo Segreto che avrebbero dovuto chiudere, una volta per tutte, la  controversia su Fatima. Quel che mostrò Bertone alle telecamere, e le  sue stesse affermazioni, sarebbero state effettivamente sensazionali,  ma non nel senso voluto dal Cardinale, perché si sarebbero rivelate  del tutto devastanti per la sua “versione” dei fatti. La descrizione  integrale di quella trasmissione va oltre gli scopi di questo libro.421 Ci  concentreremo sulle quattro rivelazioni più importanti emerse quella  sera, più che sufficienti a dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, che  un testo del Segreto rimane tuttora, per usare le parole di Socci, “Ben  nascosto” 422 in Vaticano: 

La prima rivelazione del Cardinale Bertone a Porta a Porta è che  esistono due buste sigillate che Suor Lucia aveva preparato per il Terzo  Segreto. Ciascuna busta aveva tre grandi sigilli in ceralacca sul proprio  retro, oltre ad essere chiusi normalmente con la colla. Bertone mostrò  entrambe queste buste, fronte e retro, alle telecamere (vedi foto a pag.  XIV nella sezione fotografica).

La seconda rivelazione è che ciascuna di queste due buste  mostrate durante la trasmissione contiene lo stesso ordine, scritto di  pugno da Suor Lucia, con le stesse parole: “Per ordine espresso della  Madonna, questa busta può essere aperta nel 1960 [solo] dal Cardinale  Patriarca di Lisbona o dal Vescovo di Leiria.” Le due buste possono  essere riconosciute l’una dall’altra dal fatto che la prima riporta le  parole “Nossa Senhora” (Nostra Signora) sulla stessa riga, mentre  nell’altra busta “Nossa” e “Senhora” sono scritte su due righe diverse  (per la riproduzione fotografica di queste due buste vedi pag. XIV della  sezione fotografica). 

Queste prime due rivelazioni sono state sufficienti a far crollare  la “Versione ufficiale”. Per prima cosa, va notato che nei sette anni  precedenti alla trasmissione del 31 maggio 2007 - a partire dalla  pubblicazione del MDF il 26 giugno 2000 - Bertone aveva sempre  detto pubblicamente che Lucia gli aveva “confessato” di non aver mai ricevuto un ordine espresso dalla Vergine, in merito alla pubblicazione  del Segreto nel 1960. Bertone lo aveva ripetuto sia nel MDF che nel suo  libro L’ultima veggente.423 Affermare che Lucia gli aveva “confessato” di  essersi semplicemente inventata il legame tra il 1960 ed il Segreto -  cosa che avrebbe reso la veggente una bugiarda - era chiaramente un  modo per ottenere 3 obiettivi con un colpo solo: 1) togliere qualsiasi  collegamento tra il Segreto ed il 1960, anno in cui il Concilio Vaticano  Secondo era stato indetto da pochissimo, 2) fornire sostegno alla  “interpretazione” della visione fornita da Bertone, secondo la quale  “il vescovo vestito di bianco” non è altri che Giovanni Paolo II mentre  subisce l’attentato a Piazza San Pietro nel 1981 e 3) sviare l’attenzione  dal fatto saliente, e cioè che la visione non aveva alcun collegamento  diretto col 1960, cosa che avrebbe fatto mettere in dubbio che la visione  fosse l’unico testo del Terzo Segreto. 

Ma ecco ora il Cardinal Bertone, davanti alle telecamere del talk  show più famoso d’Italia, che contraddice le sue stesse parole in merito a  Lucia che - secondo lui - non aveva mai ricevuto l’ordine dalla Madonna  in merito al 1960. Come se nulla fosse, Bertone mostra alle telecamere  ben due buste che contengono precisamente un ordine espresso della  Madre di Dio a Lucia! Le cose sono due: o è stato Bertone a mentire  sull’ordine della Madonna, oppure è stata Lucia. Chi aveva più interesse  a mentire sull’“ordine 1960” - Lucia, che non aveva alcun motivo di  mentire sul preciso collegamento del Terzo Segreto fatto dalla Madonna  con quell’anno, o Bertone, che aveva invece forti motivi per negare una  simile connessione? La risposta è ovvia. Ma allora, chi potrà mai più  credere ad una sola parola di Bertone, in merito al Terzo Segreto di  Fatima? La sua credibilità sull’argomento è ormai nulla. 

Oltre alla rivelazione dell’esistenza di due buste sigillate riguardanti  il Segreto, sappiamo che Suor Lucia, nella sua lettera al Vescovo da  Silva del 9 gennaio 1944, aveva fatto riferimento ad una singola busta sigillata (“Ho scritto ciò che mi avete chiesto... è sigillato in una  busta...”). Eppure, Bertone ha rivelato all’improvviso e per la prima volta  che esistevano due buste sigillate, ciascuna recante il proprio “ordine  1960”. Non vi può essere conferma più ovvia di questa: le due buste  distinte erano state approntate per contenere le due parti distinte dello  stesso Segreto: la visione, e le parole della Vergine a sua spiegazione  (spiegazione simile a quella che la Madonna aveva dato ai tre pastorelli  in merito alla visione dell’inferno, contenuta nel Secondo Segreto:  “Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori…”)

Il Cardinale ha mostrato le due buste alle telecamere, come se Lucia  le avesse poste una dentro l’altra, malgrado né il Cardinale né Lucia  stessa avessero mai menzionato una cosa così curiosamente ridondante  come quella di usare una doppia busta sigillata (e con ben 3 sigilli in  ceralacca ciascuna). Non c’era alcun motivo perché venissero approntate  due buste chiuse, entrambe triplicemente sigillate con la ceralacca e  recanti lo stesso ordine sul loro esterno, per poi usare queste due buste  “top secret” per contenere un unico testo “top secret”. 

Scrivere su una busta esterna “non deve essere aperta prima del  1960” per poi riscrivere la stessa cosa sulla busta interna sarebbe stata  un’assurdità, e se Lucia lo avesse fatto Bertone ne avrebbe sicuramente  parlato e le avrebbe chiesto di autenticare entrambe le buste sigillate,  durante l’incontro dell’aprile 2000 riportato nell’introduzione del MDF,  piuttosto che creare inutili sospetti su questa seconda busta rivelata  improvvisamente e per la prima volta a Porta a Porta.

È importante notare che se Suor Lucia avesse in effetti usato due  buste, entrambe sigillate, per lo stesso testo, allora né lei né altri  avrebbero fatto riferimento in maniera così costante nel corso degli  anni, ad una singola busta sigillata. Prendiamo, ad esempio, le seguenti  affermazioni: 

 “È sigillato in una busta” (Lucia, 1944).

“È stato scritto e posto in una busta sigillata.” (Cardinale Cerejeira, 1946).

“Nella busta più grande del vescovo, egli [il Vescovo Venancio] fu  in grado di vedere una busta più piccola, quella di Lucia, e dentro a questa busta, un normale foglio di carta...” (Vescovo Venancio a Frère  Michel).424

Ancor più sorprendente è il fatto che nel suo libro L’ultima veggente,  pubblicato con l’unico scopo di respingere le accuse di Socci secondo  il quale il Vaticano stava nascondendo un testo del Segreto, lo stesso  Bertone cita Suor Lucia mentre quest’ultima fa riferimento ad una  busta sigillata da lei preparata per il testo che gli era stato chiesto di  autenticare, durante l’incontro col Cardinale dell’aprile 2000. Suor  Lucia, come riporta il libro del Cardinale Bertone, avrebbe affermato:  “Questa è la mia busta, questa è la mia scrittura, questo è il mio testo.”425  Come afferma Bertone nel suo stesso libro, il testo “autenticato” era  contenuto in un’unica busta sigillata di Lucia: “Una esterna con la  nota ‘Terza Parte del Segreto,’ ed una interna di Suor Lucia con la data  ‘1960’.”426

Queste ammissioni non lasciano alcuna possibilità di replica: Il  Cardinale Bertone ed il Vescovo Venanzio hanno entrambi confermato  l’esistenza di un insieme di documenti, consistenti in un plico esterno  che non era quello di Suor Lucia, all’interno del quale vi era un’unica busta, sigillata, di Suor Lucia. Solo basandoci su questo fatto possiamo  tranquillamente rifiutare la congettura che vede Lucia usare per qualche  strano motivo una seconda busta, del tutto ridondante e recante anch’essa  lo stesso “ordine 1960”, al fine di contenere quel testo pubblicato dal  Vaticano il 26 giugno 2000. 

In risposta all’obiezione che il Cardinale non avrebbe mai rivelato  la seconda busta se avesse avuto qualcosa da nascondere in merito,  possiamo solo rispondere che questa sua rivelazione è probabilmente un  suo passo falso, o forse un tentativo deliberato di inserire nel quadro  della vicenda questa seconda busta, come se fosse sempre esistita. In  molti infatti avevano sospettato l’esistenza di quella famosa seconda  busta, ma adesso, dopo la pubblicazione di Socci della testimonianza  dell’Arcivescovo Capovilla e del suo “plico Capovilla” contenuto  nell’appartamento del Papa, questa non poteva più essere nascosta.  Ad ogni modo il problema non è nostro, ma di chi ci sta ripetutamente  mentendo da anni in merito alla questione. 

Dato che abbiamo finalmente appreso, e proprio dal Cardinal  Bertone in persona, che esistono due buste sigillate di Suor Lucia,  ciascuna recante il proprio ordine riguardante l’anno 1960, e dato che sia  Bertone che Venancio hanno attestato di aver visto solo una singola busta  sigillata, allora abbiamo a che fare ovviamente con due buste differenti  che contengono due documenti differenti, uno solo dei quali (il testo della  visione) è stato rivelato. 

Ma quando venne creata questa seconda busta contenente il secondo  documento? Come abbiamo esaminato nel Capitolo 4, può essere  avvenuto unicamente tra il 9 gennaio 1944, data in cui Lucia scrisse  al Vescovo da Silva per informarlo dell’esistenza di una busta sigillata  e di “quaderni” che dovevano essere consegnati insieme ad essa, ed il  17 giugno 1944, data in cui Suor Lucia consegnò l’intero Segreto al  Vescovo da Silva. C’è solo una conclusione possibile: qualcosa che era  contenuto nei quaderni di Lucia finì in una delle due buste. 

Questo ci porta alla terza rivelazione avvenuta durante la  trasmissione. Come mostrato alle telecamere da Bertone, quello che il  Vaticano aveva pubblicato nel 2000 era proprio un foglio di quaderno,  piegato in modo tale da farne 4 facciate, su cui erano contenute 62 righe  di testo, e non certo quattro pagine separate come sembrava apparire  dalla riproduzione in fotocopia pubblicata dall’MDF. Questo vuol dire che  l’altra busta sigillata era stata creata affinché contenesse il documento  composto da un foglio unico e da quelle famose 25 righe di testo, che  non abbiamo ancora visto, di cui avevano parlato sia il Vescovo Venanzio  che il Cardinale Ottaviani, come abbiamo osservato nel Capitolo 4.  Quel documento scritto su di un’unica pagina è probabilmente lo stesso  trovato all’interno del “plico Capovilla” nell’appartamento del Papa –  dentro la scrivania detta “Barbarigo”. Come vedremo nella prossima  sezione, durante una presentazione televisiva da lui stesso organizzata  il 21 settembre 2007, il Cardinale Bertone avrebbe ammesso al pubblico l’esistenza del plico Capovilla. Fino ad oggi, tuttavia, il Cardinale non ha  ancora mostrato quella busta a nessuno. 

In quella che è la quarta rivelazione principale della trasmissione  andata in onda il 31 maggio 2007, il Cardinale Bertone – costretto in  un angolo – ha indirettamente confermato la verità della testimonianza  decisiva del Cardinale Ottaviani. Durante quel Porta a Porta, infatti, il  Vaticanista Marco Politi aveva chiesto a Bertone una spiegazione sulla  discrepanza tra la rivelazione del Cardinale Ottaviani, secondo il quale il  Terzo Segreto era scritto su 25 righe di testo e contenuto su di un unico  foglio, e quella del Vaticano secondo cui il Segreto era scritto su 62 righe  di testo e contenuto su 4 pagine che descrivevano la visione del “Vescovo  vestito di bianco.” Messo di fronte a questa discrepanza, Bertone non solo  non negò che Ottaviani avesse rilasciato una simile testimonianza, ma  rispose con queste parole: “A me stupisce un po’ che il Cardinal Ottaviani  abbia detto categoricamente ‘un foglio di 25 righe’ …”.

Nei momenti concitati della trasmissione, Bertone riuscì ad offrire  la più assurda delle spiegazioni sul perché il Cardinale Ottaviani avesse  affermato una simile cosa. Dopo un’interruzione pubblicitaria durata  quattro minuti, durante i quali aveva avuto tutto il tempo per riflettere  sui problemi che la rivelazione di Ottaviani poneva alla “versione  ufficiale”, Bertone propose alle telecamere un “tentativo di spiegazione”  (per usare le sue parole) della testimonianza di Ottaviani: forse il  Cardinale aveva contato la prima e la quarta pagina della visione scritta  su 4 pagine, come se questa fosse un’unica pagina di 25 righe, mentre  aveva completamente ignorato la seconda e la terza! A parte l’assurdità  di una simile affermazione, secondo la quale proprio il Cardinale a cui  era stata affidata la lettura del Terzo Segreto avrebbe potuto ignorare  metà dei suoi contenuti mentre li descriveva ad altre persone, il fatto  è che la prima e la quarta pagina del testo della visione contengono in  tutto 32 righe e non 25, oppure al massimo 30 anche ignorando la riga  riportante la dicitura “J.M.J” in prima pagina e quella contenente la data  sulla quarta pagina. La versione data dai “Fatimiti” sulla testimonianza  fondamentale di Ottaviani era stata quindi definitivamente ammessa  dallo stesso Bertone!

Il Cardinale Bertone aveva avuto tutto il tempo per contare le righe  in questione, durante la pubblicità. Pertanto scelse deliberatamente di  mentire sul numero di righe, oppure forse non si prese neanche la briga  di contarle e si avventurò in un’avventata e sciagurata supposizione. In  entrambi i casi, Bertone ha dimostrato l’intenzione di “sviare” i fatti al fine  di proteggere la “versione ufficiale”. Ma se questa era l’unica spiegazione  che Bertone era in grado di fornire, in merito alla “categorica affermazione”  del Cardinale Ottaviani che smonta completamente la “versione ufficiale”,  allora Bertone non possiede né può fornire alcuna seria spiegazione. Il  “tentativo di spiegazione” fornito da Bertone, quindi, non fa altro che  confermare (anche se indirettamente) l’esistenza di un testo del Segreto  composto da 25 righe scritte su di un unico foglio. 

Dopo quel che abbiamo analizzato, appare evidente che l’intervento  del Cardinal Bertone a Porta a Porta si sia rivelato per lui un disastro  assoluto, ma al tempo stesso un trionfo per la verità. Come scrisse Socci in  merito alla trasmissione, Bertone non solo non è riuscito a “dare neanche  una risposta” al libro del giornalista, ma “anzi, fa di più: offre la prova che  ho ragione io.” Non solo Bertone fallisce di segnare a porta vuota contro  la squadra di Socci, egli: 

Ha fatto il più clamoroso degli autogol: ha dimostrato  (involontariamente) che in effetti la parte esplosiva del “terzo  segreto di Fatima” esiste seppure ben nascosta … di tale servizio  alla verità (sia pure indiretto) bisogna ringraziare il cardinale. E  incoraggiarlo ora a dire tutto, perché – come spiega il Vangelo – “la  verità vi farà liberi”.427

Padre Paul Kramer

MOSTRATI SIGNORE

 


Mostrati, Signore;

 a tutti i pellegrini dell'assoluto,

 vieni incontro, Signore;

 con quanti si mettono in cammino

 e non sanno dove andare

 cammina, Signore;

 affiancati e cammina con tutti i disperati

 sulle strade di Emmaus;

 e non offenderti se essi non sanno

 che sei tu ad andare con loro,

 tu che li rendi inquieti

 e incendi i loro cuori;

 non sanno che ti portano dentro:

 con loro fermati poiché si fa sera

 e la notte è buia e lunga, Signore.

  

David Maria Turoldo

Tutto il mondo è macchiato da questo veleno invisibile, ma con la grazia di Dio tutto passerà.

 


Messaggio di Nostra Signora Madre della Divina Consolazione (La Protettrice degli Afflitti)

04 settembre 2021

"Cari bambini,

Ecco la serva del Signore!

Figli miei, oggi voglio solo ringraziarvi per essere qui, su questa terra santa. Qui vi benedico e vi mostro la via del cielo. Mi rattrista spesso vedere tutta la sofferenza dell'umanità. Tutto il mondo è macchiato da questo veleno invisibile, ma con la grazia di Dio tutto passerà. Sono qui per aiutarvi e la mia presenza rafforzerà la vostra fede e la vostra unità. Vi chiedo: corrispondete a questo tempo straordinario di grazia che Gesù ha preparato per ognuno di voi attraverso la mia presenza qui in questo luogo. Ascoltatemi! Io sono tua madre! L'umanità persiste nel rimanere sorda alle mie chiamate. I segni e la mia Presenza sulla Terra non sono compresi né accettati. Io sono la Madre della Consolazione! In questo momento inondo le vostre vite con una pioggia di grazie! Grazie per essere qui! Il mio cuore gioisce della tua presenza!

Che Dio vi benedica e vi dia la Sua pace!

Ti amo! Rimanete tutti nel nome della Santissima Trinità".

Che cos'è la verità? - È Gesù la verità del Padre ed anche la sua suprema testimonianza.

 


SAN GIOVANNI APOSTOLO APOCALISSE

La suprema testimonianza al Padre e alla Verità del Padre, Gesù la rese dinanzi a Ponzio Pilato. La sua è stata testimonianza ufficiale, formale, in un tribunale, durante un interrogatorio, al prezzo della sua stessa vita.

Vangelo secondo Giovanni - cap. 18,28-40: “Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: Che accusa portate contro quest'uomo?

Gli risposero: Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato. Allora Pilato disse loro: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge! Gli risposero i Giudei: A noi non è consentito mettere a morte nessuno. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: Tu sei il re dei Giudei? Gesù rispose: Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto? Pilato rispose: Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù.

Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.

Gli dice Pilato: Che cos'è la verità? E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei? Allora essi gridarono di nuovo: Non costui, ma Barabba! Barabba era un brigante”.

È Gesù la verità del Padre ed anche la sua suprema testimonianza.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


Lo stato tristissimo di degrado in cui giace la Chiesa finirà in una terribile purificazione nel sangue; dopo spunterà il suo più grande trionfo e la pace

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA


Lo stato tristissimo di degrado in cui giace la Chiesa finirà in una terribile  purificazione nel sangue; dopo spunterà il suo più grande trionfo e la pace: 

Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa, dentro di una  chiesa dove c’era un sacerdote che celebrava il divin Sacrificio, e mentre ciò faceva  piangeva amaramente e diceva:  “La colonna della mia Chiesa non ha dove poggiarsi!”  

Nell’atto che ciò diceva ho visto una colonna, la cui cima toccava il cielo, e al disotto  di questa colonna stavano sacerdoti, vescovi, cardinali e tutte le altre dignità che  sostenevano la detta colonna; ma, con mia sorpresa, ho fatto per guardare e ho visto che  di queste persone, chi era molto debole, chi mezzo marcito, chi infermo, chi pieno di  fango; scarsissimo era il numero di quelli che si trovavano in stato di sostenerla, sicché  questa povera colonna, per le tante scosse che riceveva al disotto, tentennava senza  potere stare ferma. Al disopra di detta colonna c’era il Santo Padre, che con catene  d’oro e coi raggi che mandava da tutta la sua persona, faceva quanto più poteva per  sostenerla, per incatenare ed illuminare le persone che dimoravano al disotto, benché  qualcuna sfuggisse per avere più agio a marcire e ad infangarsi, e non solo, ma per  legare ed illuminare tutto il mondo.  

Mentre ciò vedevo, quel sacerdote che celebrava la Messa (sto in dubbio se fosse un  sacerdote oppure Nostro Signore, ma dal parlare era Gesù;  non so dire di certo), mi ha  chiamata vicino a sé e mi ha detto: “Figlia mia, vedi in che stato lacrimevole si trova la  mia Chiesa: quelle stesse persone che dovevano sostenerla, vengono meno e con le  loro opere l’abbattono, la percuotono e giungono a denigrarla. L’unico rimedio è che  faccia versare tanto sangue, da formare un bagno per poter lavare quel marcioso  fango e sanare le loro piaghe profonde, affinché sanate, rafforzate, abbellite in quel  sangue, possano essere strumenti abili a mantenerla stabile e ferma”.  

Poi ha soggiunto: “Io ti ho chiamato per dirti: vuoi tu essere vittima e così essere  come un puntello per sostenere questa colonna in tempi così incorreggibili?”  

Io in principio mi son sentita correre un brivido per timore di non avere la forza, ma  poi subito mi sono offerta ed ho pronunziato il “Fiat”. (…) 

Dopo ciò, ho visto la sanguinosa strage che si faceva di quelle persone che stavano al  disotto della colonna. Che orribile catastrofe! Scarsissimo era il numero che non  rimaneva vittima! Giungevano a tale ardimento, che tentavano d’uccidere il Santo Padre. Ma poi pareva che quel sangue sparso, quelle sanguinose vittime straziate erano  mezzi per rendere forti quelli che rimanevano, in modo da sostenere la colonna, senza  farla più tentennare. Oh, che felici giorni!  Dopo ciò spuntavano giorni di trionfo e di  pace;  la faccia della terra pareva rinnovata,  la detta colonna acquistava il suo primitivo  lustro e splendore. O giorni felici, da lungi io vi saluto, che tanta gloria darete alla mia  Chiesa e tanto onore a quel Dio che ne è il Capo!  (Vol. 3°, 01.11.1899) 1 

PARLATEMI, O UOMINI. DITEMI IL VOSTRO AMORE. CELEBRATEMI NEL VOSTRO CUORE.

 


Rinnoviamo la preghiera del messaggio ricevuto in data 4 marzo 2013 (volume 4°).

Carbonia 04 marzo 2013

Parlatemi, o uomini. Ditemi il vostro amore.
Celebratemi nel vostro cuore.

Santo, Santo, Santo è il Signore Dio dell’Universo, Re d’Israele! Le sue gesta nell’ Amore sono all’Universo conosciute! Parlatemi, o uomini. Ditemi il vostro amore. Inneggiate canti di gloria al mio Santo Nome e celebratemi nel vostro cuore. Grida Israele la sua rovina, gridano i suoi figli la loro disperazione: “Dov’è il nostro Dio?”.

Dove sei Tu o Dio d’Israele? Tu che ci hai salvati?
Torna, o Dio, a liberarci da questa situazione infernale!
Noi ti attendiamo Signore Gesù, non tardare!
La nebbia già si fa fitta e il nostro cuore entra nella debolezza,
l’inganno è di fronte al tuo popolo;
o Dio, non tardare a dare giustizia ai tuoi figli!

Mostraci o Dio, il tuo Amore, intervieni presto, o Re delle genti!
Mandaci dal tuo Cielo un raggio della tua Luce,
perché noi possiamo attingere forza.
Mandaci, o Dio, nostro Padre, il tuo Unigenito,
a rischiarare la tenebra che già avvinghia tutta la Terra.
Facci sperare nella tua misericordia, o Padre,
e dacci un segno del tuo Amore infinito
per noi che siamo nell’angoscia.

Illuminaci, o Signore Iddio, la via, perché anche noi, i tuoi figli,
non ci perdiamo nell’attesa che tutto si compia,
e il nuovo giorno venga a risplendere su questo mondo oscuro di peccato.
Benedici il tuo popolo, o Dio! Benedici i tuoi figli fedeli,
e dona loro la forza di giungere alla fine di questa missione terrena,
fermi nella fede in Te!

Gradisci, o Signore, le nostre piccole offerte,
che nella nostra miseria umana ci sforziamo di donarti.
Amaci, o Signore, amaci sempre. Non stancarti mai di donarci di Te!
La nostra anima anela a Te.
Sì, Signore, come la cerva anela ai corsi d’acqua,
così la nostra anima anela a Te, o Dio! Brama Te, unico e vero Bene.
Sì, abbiamo sete di Te o Dio dell’Amore, della pace, della gioia, della vita:
vieni a dissetarci di Te! Amaci, o Dio, amaci sempre!

Grazie per la tua Bontà, grazie per la tua pazienza,
grazie o Dio, grazie di Te!
Vieni, o Signore, vieni, il tempo è ormai maturo,
non farci attendere ancora!
Il nostro cuore ansima la tua Bellezza, e le nostre membra parlano di Te,
bramano Te Sommo Bene, solo Te eterno Amore!
Volgi, o Signore, il tuo sguardo benigno sui tuoi figli,
e liberali dalle catene oscure del nemico infernale!
Sia per noi oggi la tua Benedizione e la tua Grazia! Amen

Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

VITA DI CRISTO

 


La prima tentazione  

Sapendo che Nostro Signore aveva fame, Satana indicò alcune piccole pietre nere che somigliavano rotonde forme di pane, e disse:  «Se tu sei il Figlio di Dio, comanda a queste pietre di trasformarsi in pane. (Mt. 4: 3)  

La prima tentazione del Nostro Signor Benedetto fu quella di divenire una specie di riformatore sociale, e dar pane alle moltitudini che nel deserto non avrebbero potuto trovare che pietre. La visione di un miglioramento sociale non accompagnato da una rigenerazione spirituale ha costituito una tentazione alla quale, durante tutto il corso della storia, molti uomini importanti hanno ceduto; ma questo, per Lui, non avrebbe significato servire debitamente il Padre: nell'uomo ci sono esigenze più profonde che non il grano macinato, e gioie più grandi che non la pancia piena.  

Disse lo spirito del male: «Afferma il principio del predominio dell'economia! Lascia stare il peccato!» E tuttora, con parole diverse, dice: «Il mio Commissario va nelle aule scolastiche a sollecitare i fanciulli a pregar Dio perché ottenga loro il pane; e quando alle loro preghiere non vien data risposta, ci pensa il mio Commissario a nutrirli. Il Dittatore dà il pane; Dio no, perché Dio non esiste, perché non esiste l'anima; solo il corpo esiste, e il piacere, e il sesso, e l'animale; e quando moriamo, tutto questo finisce». Satana si sforzò d'ispirare a Nostro Signore il sentimento del terrificante contrasto tra la grandezza divina, da Lui asserita, e l'attuale Sua miseria, e Lo tentò a rifiutare le ignominie della natura umana, le sofferenze e la fame, e ad usare il potere divino, se effettivamente lo possedeva, per salvare la Propria natura umana, nonché per guadagnarsi il favor delle folle. Invitò quindi Nostro Signore a cessare di agire come un uomo, e in nome dell'uomo, e ad usare i Suoi poteri soprannaturali per dare alla Sua natura umana benessere, agi e immunità dal dolore. L'aver fame non era forse, per Iddio, quanto di più stolto si potesse immaginare, dal momento che altra volta, per Mosè e il suo popolo, aveva dispiegato nel deserto una tavola miracolosa? Giovanni aveva detto che Dio avrebbe potuto suscitar figli ad Abramo dalle pietre medesime; perché, allora, Egli non le trasformava in pani per Sé? Il bisogno era una realtà di fatto; e una realtà di fatto era anche il potere, se Egli era davvero Dio; perché, allora, sottoponeva la Sua natura umana a tutti i mali e a tutte le sofferenze che sono il retaggio dell'umanità? Perché Dio accettava una simile umiliazione al solo scopo di redimere le Sue creature? «Se tu sei il Figlio di Dio, come affermi di essere, e sei qui per annullare la distruzione operata dal peccato, allora salva te stesso». Era, in tutto, il medesimo genere di tentazione che gli uomini Gli avrebbero lanciato nell'ora della Crocifissione:  

«Se tu sei il Figlio di Dio, scendi giù dalla Croce!» (Matt: 27: 40)  

La risposta del Nostro Signor Benedetto fu che, pur avendo accettato la natura umana con tutte le sue debolezze e tentazioni e rinunzie, Egli non era senza l'aiuto di Dio.  

«Sta scritto: 'Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".» (Matt. 4: 4)  

Tali parole erano tolte dall'Antico Testamento là dove esso fa menzione del modo miracoloso come gli Ebrei si erano nutriti nel deserto allorché la manna gli era caduta dal cielo. Egli dunque si rifiutò di appagare l'ardente curiosità di Satana bramoso di sapere se Egli fosse, o non fosse, il Figlio di Dio, ma asserì che Dio può nutrire con qualcosa di ben più grande che non il pane. Nostro Signore non ricorse a poteri miracolosi per provvedere cibo a Se stesso, come più tardi non avrebbe fatto ricorso a poteri miracolosi per scender giù dalla Croce: in tutti i tempi gli uomini avrebbero avuto fame, ed Egli non si sarebbe disgiunto dai Suoi fratelli affamati. Si era fatto uomo e voleva assoggettarsi a tutti i mali dell'uomo, fino all'avvento finale della Sua gloria.  

Nostro Signore non disse che gli uomini non debbano essere nutriti, o che non si debba predicare la giustizia sociale, ma negò la priorità di tali cose. A Satana, in effetti, disse: «Tu mi tenti a una religione che allevierebbe il bisogno; tu vorresti che io fossi un fornaio, invece che un Salvatore; un riformatore sociale, invece che un Redentore. Tu mi tenti ad allontanarmi dalla mia Croce, proponendomi d'essere un capopopolo da dozzina, di quelli che nutrono i ventri invece delle anime. Tu vorresti ch'io cominciassi con la sicurezza, invece di finire con essa; e recassi l'abbondanza esteriore, invece della santità interiore. Tu e i tuoi seguaci materialisti dite: 'L'uomo vive di solo pane', ma io ti dico: 'Non di solo pane'. Il pane, sì, dev'esserci, ma ricordati che perfino il pane prende da me tutto il potere ch'esso ha di nutrire il genere umano. Senza di me, il pane può nuocere all'uomo; e non c'è vera sicurezza fuori della Parola di Dio. Se io dessi solo pane, l'uomo non sarebbe più che un animale, e i cani potrebbero ben venir primi al mio banchetto. Coloro che credono in me devono star saldi in questa fede, pur se affamati e infermi, pur se imprigionati e flagellati.  

«So bene che cos'è la fame umana! Ché senza cibo ho trascorso quaranta giorni. Ma mi rifiuto di diventare un semplice riformatore sociale che provveda soltanto ai ventri. Non puoi dire che sia insensibile alla giustizia sociale, perché in questo momento io provo la fame del mondo. Io sono una cosa sola con ciascun povero membro affamato della stirpe umana. Ecco perché ho digiunato: affinché essi non possano mai dire che Dio non sa che cos'è la fame. Vattene, o Satana! Io non sono propriamente un agitatore sociale che non abbia mai avuto fame, ma Colui che dice: 'Respingo ogni disegno che prometta di far gli uomini più ricchi senza farli più santi'. Ricordati: io che dico: 'Non di solo pane', non ho assaggiato il pane per quaranta giorni!»  

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN