LA LOTTA FRA LUCE E TENEBRA
1. UN PO' DI HUMOUR ANCHE COL DIAVOLO
Chi scrive queste righe è un esorcista. Sì, un esorcista, proprio così. So che questa strana parola evoca subito singolari suggestioni: corna, code, fumo, puzze di zolfo, oscurità improvvisamente squarciate da bagliori di luci, e poi sortilegi, alchimie, streghe, messe nere, scene sconvolgenti viste nei film e altro.
Desidero scaricarvi subito da simili tensioni, raccontandovi la più simpatica storia sugli esorcismi che io conosca. Torniamo indietro nel tempo, pressappoco agli inizi del secolo: un parroco aveva l'incarico di esorcista; erano quelli i tempi in cui i sagrestani contavano molto e il sagrestano dell'esorcista si consumava dal desiderio di essere vicino al parroco durante un esorcismo, almeno per una volta.
Il parroco dopo lunghe resistenze cedette, ma con precise istruzioni: «Con queste cose non si scherza: ti porterò, però attento bene, tu ti devi muovere e parlare esattamente come faccio io, altrimenti sono guai». Venne il giorno dell'esorcismo: il sagrestano, con l'acqua santa in mano, e il sacerdote partirono insieme.
Ebbe inizio l'incontro o meglio lo scontro: satana cercò subito di tentare il sacerdote sulla superbia. In quei tempi si pensava che chi aveva tale incarico dovesse essere un sacerdote santo, con la esse maiuscola. Forse oggi i preti santi non si trovano più, oggi esistono solo preti affaticati e stanchi e allora i Vescovi fanno come il mio: per fare l'esorcista ne prendono uno qualunque.
Dunque satana gli disse: «Ti credi di essere un santo che vieni a scacciare me?». Rispose il sacerdote: «Io un santo non sono, ma mi sforzerò e, con l'aiuto di Dio, spero di diventarci quanto prima». Allora lo spirito del male si rivolse al sagrestano: «E tu, pezzo di imbecille, con l'acqua santa in mano, che sei venuto a fare?». «Io - rispose il sacrestano - non sono un pezzo di imbecille, ma mi sforzerò e con l'aiuto di Dio spero di diventarci quanto prima». Si dice che dinnanzi alla grande umiltà del parroco e a quella ancor più grande del sagrestano, satana scappò via senz'altre procedure.
Dunque via ogni paura, basta un pizzico di umiltà e di fiducia in Dio.
Ora che vi ho presentato me stesso e il diavolo in forma un po' addomesticata, entriamo nel problema. L'argomento è diventato di particolare interesse, se ne fa un gran parlare sul serio, per curiosità, per scherzo e con ironia.
Ci si pongono tante domande alle quali anch'io cercherò di dare una risposta. Veniamo alla prima che mi viene rivolta da un gruppo di collaboratori.
DOMANDA: Oggi sta andando sempre più di moda parlare del diavolo e del mondo dell'occulto in generale: anche sui mezzi di comunicazione si fanno grandi discussioni. È la Chiesa che ha interesse a stimolare questi discorsi perché ci sia un ritorno alle realtà spirituali e invisibili, oppure è più viva la presenza del diavolo nella società contemporanea?
R. - No, proprio no! Non è la Chiesa! Anzi, queste pagine riveleranno quanto personalmente sono irritato con i pastori della Chiesa, perché non vedono questa realtà. Sono convinto che in effetti satana stia irrompendo con eccezionale violenza nel contesto della nostra vita. Credo che la mia esperienza, ormai lunga e abbastanza impegnata, possa essere comunicata alla comunità ecclesiale perché non si vergogni più di prenderne atto e passi al doveroso contrattacco contro le forze del male.
Giustifico il mio pensiero, con un approfondimento biblico sullo scontro tra la luce e le tenebre.
Flash - LE BEATITUDINI DELL'IGNORANZA
Ero giovane prete, vivevo con altri sacerdoti nella parrocchia. Un giorno nell'ufficio del parroco c'eravamo inceppati sul come risolvere un delicato problema ed eravamo rimasti per qualche istante in silenzio a riflettere per trovare una via di sbocco. Si trovò a passare la governante della casa, con un mucchio di biancheria appena stirata sotto braccio; entrò, comprese subito lo smarrimento e chiese: «Ma che vi succede, ditelo a me!». Subito nessuno rispose, ma lei insisteva. Allora il parroco spiegò. Prima che finisse di parlare, la donna trovò la soluzione, secondo lei naturalmente.
Sono le beatitudini dell'ignoranza: crolla un ponte, cade un gruppo di appartamenti l'uno sopra l'altro? La spiegazione immediata, prima dei tecnici e degli ingegneri la dà l'uomo della strada. Nonostante le cure, muore inaspettatamente una persona. È chi non sa niente di medicina che spiega dove e come ha sbagliato il medico. È come una compensazione provvidenziale, meno la gente conosce e più vive tranquillamente delle sue certezze.
Le false sicurezze sull'argomento di cui sto per parlare, si nascondono dietro tre scudi: «È roba da medioevo», «Ma che sono queste cretinate?», «A queste cose io non ci ho mai creduto».
L'esposizione che fa il libro è chiara, documentata e preparata a lungo. Può succedere che sia in grado di far crollare i tre scudi di protezione e che qualcuno perda la beatitudine dell'ignoranza vissuta fino a oggi su questa materia.
Poiché la mia vita è una missione di amore, penso sia bene avvertire il lettore. Potrebbe perdere la beatitudine di una falsa sicurezza. Uomo avvisato...
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