GERUSALEMME
“Nulla impediva Dio di fare nascere il suo Figlio in Gerusalemme, capitale della Palestina, centro della fede e del potere. A mente umana potrebbe parere che fosse la città più adatta alla nascita del Re dei Giudei, ma le viste di Dio differiscono da quelle degli uomini. Gerusalemme non era più santa! Portava il nome di “Città santa”, ma la corruzione regnava in tutti gli strati della società, dal Tempio alla reggia, dalle milizie ai cittadini.
Gerusalemme aveva già tutto di quanto aveva voluto: tutti i beni, meno l’unico necessario, quello del possesso di Dio da essa respinto: “Ricordati che hai avuto tutti i beni!” come disse Abramo all’epulone. Superbia e arroganza, sapere e durezza, ricchezza e avarizia, lusso e lussuria, tutto era in essa. Il suo ventre si cibava di questi cibi terrestri, lasciando morire il suo spirito che, pieno di piaghe come il povero Lazzaro, bramava cibarsi di Dio, ma non trovava che le pesanti pietre delle pratiche farisaiche al posto del miele di Dio.
L’Altissimo si ritira da dove vi è tutto ciò che non è Lui, e dove nessuno cerca di mettervelo.
Bisogna fare di tutto, base del trono del Signore cui l’intero Creato va sottoposto. Fate invece delle cose terrene il culmine del vostro pensiero e cuore, sovrapponendole a Dio.
Attenti che non vi capiti ciò che è capitato a Gerusalemme! Trascurato da voi, Dio si ritira, lasciandovi in quel vostro possesso fragile, malvagio, a contare le vostre ricchezze false e maledette. Una sola moneta ha valore: l’umiltà che non possedete”.
“A Betlemme, la decaduta, a Nazaret, la spregiata, secondo il superbo parere dei Giudei, doveva apparire il Figlio di Dio. Dio va agli umili. Questo vi spiega come i chiamati ad essere annunziatori di una grazia, conoscitori di una apparizione, i portatori di un messaggio divino e diffusori della Parola di Dio, sono generalmente dei poveri agli occhi del mondo, sui quali si posa lo Spirito di Dio.
Posso atterrare un gigante dell’ateismo, del razionalismo con un semplice tocco o soffio.
Sono della stirpe di quel Davide che ha atterrato Golia con un sassolino” (Quad. ‘43, p. 587).
“Nessun posto di onore, sia a Gerusalemme, sia altrove, è adatto a fare calare l’orgoglio. E’ doloroso dirlo, ma non è certo il Tempio (la classe sacerdotale) il posto dove l’orgoglio ereditario possa diminuire” (Poema 8°, p. 272).
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