sabato 9 novembre 2019

Trattato di Demonologia



L’ANTICRISTO

La figura dell’anticristo nasce nella chiesa negli ultimi anni neotestamentari e deriva in parte dalla tradizione apocalittica del tardo giudaismo, i cui inizi tuttavia risalgono ancora agli anni prima dell’esilio babilonese. Nella figura dell’anticristo prende corpo l’aspetto che negli ultimi tempi prenderà satana stesso125.
L’anticristo, propriamente parlando, non è satana, ma è «l’uomo del peccato», un collaboratore stretto di satana, specialmente negli ultimi tempi del mondo e dell’umanità, tanto da essere spesse volte confuso e identificato con lui. In uno studio di demonologia non può mancare un accenno anche ampio a questo misterioso e sinistro personaggio. La sua apparizione in un futuro non ancora venuto non può essere messa in dubbio. Le testimonianze scritturali del Vecchio e del Nuovo Testamento sono molto esplicite al riguardo tanto che la realtà di lui entra nel bagaglio della verità che il credente deve accettare. Che sia uomo o spirito non ha per il momento importanza. Si sa con certezza che egli è «anti», cioè «contro» qualcuno e qualche cosa, cioè contro Cristo e il suo vangelo. Quando verrà? Non lo sappiamo, ma sappiamo come si presenterà, quali saranno le sue caratteristiche, il suo programma, i suoi metodi, e quali saranno gli effetti della sua venuta. L’atto finale del dramma sarà la conclusione della lotta tra le due città, la Gerusalemme della santità e la Babilonia del peccato, che si concluderà con la vittoria definitiva della prima e la distruzione definitiva della seconda.
Nella Sacra Scrittura troviamo diversi accenni di questo personaggio. Sarà bene richiamarli alla memoria per vedere meglio il fondamento teologico di questa realtà.
Il primo cenno si ha in Daniele, il quale evidentemente non parla ancora di un «anticristo» — non essendoci ancora Cristo — ma ne anticipa il prototipo. Una visione gli fa vedere quattro grosse bestie, un leone, un orso, un leopardo e una quarta bestia «spaventosa, terribile, di una forza eccezionale, con denti di ferro, era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna» (Dn 7,7). Su questo strano animale si fissa l’attenzione del profeta per meglio capirne l’origine e le mosse. Ecco egli vede «spuntare in mezzo a quelle dieci corna un altro corno più piccolo che aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia» (Dn, 8).
La visione, di per se stessa abbastanza insolita, diventa ancora più terribile e paurosa. Il piccolo corno che diventa parola «per muovere guerra ai santi e per vincerli», attira in modo particolare la sua curiosità e ne domanda la spiegazione a un vecchio lì presente. Il quale dice: «La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la stritolerà e la calpesterà» (Dn, 23).
Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno, e dopo di loro ne seguirà un altro diverso dai precedenti: «abbatterà tre re e proferirà insulti contro l’Altissimo e distruggerà i santi dell’Altissimo, penserà di mutare i tempi e la legge; i santi gli saranno dati in mano per un tempo e la metà di un tempo. Si terrà poi il giudizio e gli rà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. Allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dci santi dell’Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno» (Dn, 25-27).
In questo piccolo corno sia i padri antichi, Ireneo, Teocloreto, Lattanzio, sia i teologi posteriori, Maldonato, Cornelio a Lapide, Calmet, hanno voluto intravedere la figura dell’anticristo. Il corno, arma offensiva e difensiva in diversi animali, è stato interpretato sempre come simbolo di potere e di forza. L’iconografia delle divinità caldee e babilonesi — cioè dell’ambiente in cui viveva e scriveva il profeta Daniele — le rappresenta sempre ornate da corna che spuntano dalla loro tiara proprio per indicare la loro forza. La forza distruttrice dell’anticristo si manifesterà specialmente nella fase escatologica della storia umana, negli ultimi tempi.
Al quadro fosco e pauroso di Daniele fa riscontro la pagina dell’Apocalisse che presenta la visione di una bestia poco dissimile da quella di Daniele e che evidentemente adombra satana: «Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia che io vidi era simile a una pantera con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. Allora la terra intera, presa d’ammirazione, andò dietro alle bestie e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: Chi è similealla bestia e chi può combattere con essa? Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio col potere di agire per 42 mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora contro tutti quelli che abitano nel cielo. Le fu permesso di far guerra ai santi e di vincerli, le fu dato il potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell’Agnello immolato» (Ap 13,1-8).
Che la «bestia» sia la figura dell’anticristo è stata l’opinione comune di tutti i commentatori cattolici della sacra Scrittura sia antichi sia più recenti. L’espressione «bestia» vuole indicare il carattere bestiale che al posto di un carattere umano e sensibile è predominante nell’anticristo. 
L’aspetto di pantera, le zampe di orso e la bocca di leone stanno a indicare, secondo i commentatori,il connubio di ferocia e di forza come mezzi di lotta.
La figura dell’anticristo appare più evidente, cioè spogliata del simbolismo che caratterizza i testi diDaniele e dell’Apocalisse, nella seconda lettera di san Paolo ai tessalonicesi — l’attuale Salonicco in Macedonia. Nella comunità cristiana di Tessalonica si era sparsa l’idea dell’imminente fine del mondo, la così detta «parusìa», con conseguente animazione e paura tra i cristiani, e san Paolo li rianima dicendo che la parusìa deve essere necessariamente preceduta da due fatti, l’apostasia e l’anticristo: «Ora vi preghiamo, fratelli — scrive l’apostolo — riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo. Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà essere rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio» (2 Ts, 2,1-4).
Continuando il discorso san Paolo determina meglio 1uando e come si presenterà «l’uomo iniquo, ilfiglio della perdizione»:«Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. 
Solo allora sarà rivelato l’empio, e il Signore Gesù lo distruggerà col soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina, perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità» (2 Ts 2,6-11).
Abbiamo voluto abbondare nella citazione dei testi scritturali per meglio accentuare la certezza, fondata sulla rivelazione divina, dell’esistenza futura dell’anticristo, che non deriva certamente né da fantasia né da leggenda. Da queste tre testimonianze bibliche, Daniele, Apocalisse, san Paolo, è facile per noi dedurre ciò che del futuro anticristo si può ritenere certo, ciò che è probabile e ciò cheè da escludersi come insicuro e non vero. Cominciamo da quest’ultimo punto per poi risalire ai due primi.
Non è possibile determinare né la nazionalità, nè il nome, né il quartier generale e il tempo nel qualesi manifesterà l’anticristo. Tutti questi punti sono stati oggetto di esame, di ipotesi, di affermazioni che, non avendo nessun fondamento nella Sacra Scrittura, sono necessariamente rimasti al livello di ipotesi.
L’anticristo, secondo alcuni, sarebbe di nazionalità giudaica, della tribù di Dan, anzi, a un certo momento sarebbe accettato dagli ebrei come il vero Messia.
Come si chiamerà l’anticristo? San Giovanni nell’Apocalisse lo indica in un modo molto misterioso— e per noi incomprensibile — nel numero 666: «Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioèil nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia; essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei» (Ap 13,16-18).
Presso gli antichi, ebrei, fenici, greci, e altri popoli non esclusi i romani — la numerazione romana, come si sa, è basata sull’alfabeto — ogni lettera dell’alfabeto, secondo la sua posizione, aveva un valore numerico. La numerazione distinta dall’alfabeto è di origine araba. Il numero di un nome è il totale delle sue lettere. Il 666 dell’Apocalisse è stato interpretato, in base all’alfabeto ebraico, col nome di Cesare-Dio, e in base all’alfabeto greco Cesare-Nerone. Più tardi nel 666 si è voluto vedereMaometto e altri persecutori della chiesa. Recentemente il numero è stato applicato a Hitler, a Staline ad altri, però convincendo solo quelli che volevano essere convinti126.
Quando verrà? Tutti i testi citati si riferiscono a un futuro talvolta prossimo talvolta remoto. Stando a san Paolo pare che si tratti di un tempo piuttosto vicino: «Il mistero dell’iniquità è già in atto ma bisogna che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene» (2 Ts, 2,6). Quale sia l’ostacolo che impedisceall’anticristo di agire non si sa. Gli interpreti sono ricorsi a molte ipotesi, ma non avendo un’adeguata spiegazione in san Paolo, il quale parlava ai tessalonicesi probabilmente già al correntedi questo ostacolo, tutte queste ipotesi hanno poca probabilità di verità.
Anche san Giovanni, che nelle sue lettere usa per primo il nome di «anticristo», pensava che fosse già venuto nel mondo: «Questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fattoora molti anticristi sono apparsi» (1 Gv 2,18).
«Molti falsi profeti sono apparsi nel mondo: questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito,viene, anzi è venuto nel mondo» (1 Gv, 4,3).
Quale il suo quartiere generale? Secondo il maggior numero di interpreti tra i quali Ippolito, Sulpizio Severo, Rabano Mauro, Bellarmino, Lessie, Cornelio a Lapide, sarà Gerusalemme, e precisamente il suo tempio. Altri però, con lo stesso fondamento dei primi, pensano che la sede sarà Roma.
Ciò che maggiormente interessa, però, sono le cose certe che si possono affermare e ritenere sulla personalità e attività dell’anticristo.
L’anticristo sarà un uomo, una persona umana, non un mito creato dalla fantasia come ha voluto dire l’apostata Renan, né tanto meno una setta, o un movimento, o un partito ateo, o un periodo di persecuzione. Sarà una persona umana che si manifesterà in tempi eccezionalmente critici della storia. Non sarà satana in persona, ma una persona distinta, anche se molto legata a satana e da lui guidata.
L’anticristo sarà dotato di un grande potere di seduzione, aggiunto a un complesso di altre qualità personali superiori al comune: «La sua venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni, di prodigi menzogneri» (2 Ts, 2,9). Molti saranno ingannati dalle sue parole e dai suoi prodigi, il suo influsso si estenderà a tutto il mondo interessando tutti i popoli e in breve tempo il suo impero diventerà gigantesco. Questo impero avrà come primo e unico obiettivo la distruzione del regno di Dio e della
chiesa cattolica. La strategia di questa lotta contro Dio è già stata adottata, in parte, da tutti i persecutori che sono passati nella storia e si presenterà ancora una volta immutato: proscrizione dell’insegnamento cristiano e obbligo d’insegnare l’errore in tutte le scuole. L’istruzione è il presupposto della fede —Jìdes ex auditu, dice san Paolo, la fede viene dalla predicazione —. Senza fede non c’è morale, senza fede e senza morale non c’è religione. L’opera e lo scopo dell’anticristo non sarà un ritorno al paganesimo antico, che pure era una religione — errata finché si vuole, ma,tuttavia religione — ma sarà la distruzione e il soffocamento di qualunque forma religiosa, l’appiattimento completo della fede e della morale. Una scuola senza Dio diventa facilmente, anzi conseguentemente, una scuola contro Dio.
L’anticristo pretenderà di farsi passare per dio, esigerà, ed otterrà, l’adorazione. A questo tendono i miracoli e i prodigi che accompagneranno le sue parole, capaci di ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti: «Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti» (Mc 13,22).
Quanto durerà il dominio dell’anticristo? Non molto tempo. Dio interverrà e lo distruggerà per sempre:«Il Signore Gesù lo distruggerà col soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta» (2 Ts, 2,8).
«Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta che aveva operato quei portenti... Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. Tutti gli altri furono uccisi dalla spada e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni» (Ap 19,20-21).
Accanto a queste affermazioni certe comunemente accettate dall’insegnamento della chiesa, ce ne sono altre che si presentano probabili, ma non completamente sicure.
La prima riguarda l’accettazione da parte degli ebrei dell’anticristo come vero messia, al quale essi presterebbero un valido aiuto per l’instaurazione del suo regno nel mondo. L’affermazione si basa sulle parole che Gesù disse agli ebrei del suo tempo:«Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome lo ricevereste» (Gv 5,43).
La maggioranza dei Padri della Chiesa dà a queste parole il senso sopra indicato. San Tommaso d’Aquino osserva che molti ciarlatani che nel passato si sono presentati come messia sono stati sempre bene accolti dagli ebrei e che le parole di Gesù si possono applicare ai falsi profeti di tutti i tempi, ma anche con tutta probabilità all’anticristo in accordo coi padri e teologi che l’hanno inteso in questo senso. Ora, «tenuto conto dell’enorme potere finanziario degli ebrei che aumenta giorno per giorno — scrive il padre Denis Fahey — dei loro intrighi, dei tentativi riusciti di occupare i posti di comando nei governi di tutto il mondo, della loro mutua collaborazione da un capo all’altro del mondo, non si ha difficoltà a pensare che essi sarebbero in grado di contribuire a fondare e a rassodare il formidabile impero dell’anticristo»127.
Alcuni fatti storici lo confermano. Simon Mago si era presentato come messia e molti ebrei ci credettero (At 7). Altri fatti del genere sono citati da Giuseppe Flavio128. I due fratelli Léman, francesi, convertiti dall’ebraismo e diventati sacerdoti nella Congregazione di Nostra Signora di Sion, in un’opera sull’anticristo, ricordano 25 falsi messia apparsi nella storia che furono accolti confavore dalla nazione giudaica, e concludono: «Non una volta, non molte volte, ma ben venticinque volte i nostri avi hanno sbagliato nei loro calcoli: avevano rifiutato di riconoscere il vero messia, sono stati spinti a vederlo dove egli non era»129.
E in questo senso che si ritiene poter essere gli ebrei al presente e in futuro i più efficaci e convinti sostenitori e difensori dell’anticristo, come lo sono stati in passato per tutti i movimenti eversivi precedenti. Naturalmente non tutti gli ebrei accetterebbero l’anticristo come messia. Per molti di essi, come afferma Baruch Levy scrivendo a Carlo Marx, «il popolo eletto, considerato nel suo insieme, sarà esso stesso il suo proprio messia»130, e piuttosto — come è stato detto da diverse parti — il messia atteso è già arrivato e precisamente il 28 febbraio 1790, anno della rivoluzione francese, quando fu promulgata la dichiarazione dei diritti dell’uomo che dava loro i diritti civili nei paesi cristianità 131.
Un’altra opinione puramente probabile riguarda la durata dell’impero dell’anticristo, che secondo Daniele è limitato: «I santi gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo» (Dan 7,25), dove la parola «tempo» corrisponde a «anno». Secondo l’Apocalisse invece è limitato a «quarantadue mesi» (Ap 13,5), quindi a tre anni e mezzo. Che il potere dell’anticristo sia temporaneo è cosa certa, ma che sia limitato a così breve tempo è soltanto probabile. Francesco Suarez mette in dubbio che l’anticristo possa mettere in atto tutto il male che gli è attribuito in soli tre anni e mezzo, anche tenendo conto degli anni della preparazione e del rassodamento del suo potere. I tre anni e mezzo, probabilmente, si riferiscono soltanto al suo insediamento sul trono132.
La venuta dell’anticristo è, come si è detto, strettamente collegata con la fine del mondo, un tema che interessa tutti, di cui molto si parla e di cui ogni tanto falsi profeti anche recentemente — si pensi ai così detti testimoni di Geova — non sempre ritenuti falsi, preannunciano l’imminenza. La chiesa ha sempre usato la massima prudenza nel parlare della fine del mondo, specialmente per ciò che riguarda il tempo, e quindi anche del tempo della venuta dell’anticristo.
Concludiamo il nostro lungo discorso con le parole del decreto del concilio Lateranense V radunato a Roma nel 1516 dal papa Leone X: «Comandiamo a tutti coloro che esercitano il ministero della predicazione che non osino mai, né nelle prediche nè in altra maniera, fissare la data dei futuri mali o dell’anticristo o del giudizio universale ma che si attengano a quanto dice la Verità divina: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riserbato alla sua scelta” (At 1,7). Pertanto coloro che avessero avuto l’audacia di fare nel passato simili affermazioni, hanno mentito, danneggiando così anche la predicazione di coloro che hanno predicato con saggezza affermando la verità».

Parte seconda -  FATTI

I principi dottrinali che in base alla Sacra Scrittura, agli insegnamenti del magistero ecclesiastico e alle conclusioni dei teologi e degli studiosi che si sono interessati di demonologia, abbiamo tentato di esporre in forma succinta nei capitoli precedenti, vengono ora riproposti, diciamo così, di riflesso, sotto un’altra forma, quella dei fatti che hanno dato origine e in certo senso ragione e motivazione ai principi stessi. In questa seconda parte abbiamo così la continuazione, non l’interruzione, dello stesso tema, lo sviluppo dello stesso studio, la comprova concreta delle conclusioni alle quali eravamo arrivati nella prima parte del libro.
Nella prima parte il tema fondamentale era il diavolo, la sua esistenza, la sua persona, la sua opera, il suo programma. In questa seconda parte è ancora il diavolo al centro del nostro studio. A prima vista può sembrare che l’interesse principale verta sui personaggi che sono al centro dei fatti qui narrati. No. Il protagonista dei fatti è sempre il diavolo. Noi lo dobbiamo tenere sempre presente senza perderlo di vista.
Sotto un certo aspetto questa seconda parte è la più attraente e la più interessante per il lettore. La narrazione di un fatto, soprattutto se storicamente accertato, dice più della sua spiegazione teorica e scientifica. L’uomo, che in fondo rimane sempre un po’ bambino con la curiosità del bambino, ama più vedere coi suoi occhi e toccare con mano quello che avviene intorno a lui che concentrarsi e sforzarsi a capire perché quel tale fenomeno esiste, e come quel fenomeno può essere inteso e interpretato. Anche l’interpretazione del fatto evidentemente è necessaria e poco servirebbe elencareepisodi e fatti che non avessero, o dei quali non si potesse evidenziare con chiarezza il significato.
Per questo pensiamo che le due parti, la prima che tratta dei principi dottrinali, e la seconda che tratta dell’applicazione, o se vogliamo della comprova dei principi, si completano e si integrano a vicenda, tanto che l’una non potrebbe fare a meno dell’altra.
Vorremmo dire di più: nel nostro tempo caratterizzato dal materialismo e dalla secolarizzazione, dalla strana allergia per tutto ciò che è sacro o in qualche modo collegato col sacro e col divino, la lettura di queste scene di diabolica malizia è più che mai adatta a risvegliare la fede nell’esistenza e nel terribile influsso di questi spiriti di perdizione che vagano nel mondo e a infondere una salutare paura del peccato e del tentatore che fa ogni sforzo per indurre l’uomo al peccato.
L’autore si rende pienamente conto della delicatezza e dell’importanza del tema che sta trattando. I fatti qui citati devono essere riferiti su una linea di perfetta serietà e obiettività, senza aggiunte arbitrarie che ne alterino o ne modifichino la sostanza, e senza mutilazioni che inducano il lettore a conclusioni contrarie alla vera realtà dei fatti.
Per questo sarà sua cura corredare ogni episodio di tutte quelle testimonianze storiche, cronologiche e geografiche, coi nomi precisi e possibilmente con riferimenti biografici dei diversi protagonisti, in modo che il lettore sia il più possibile convinto di procedere su un terreno sicuro, di avere davanti a sè fatti concreti realmente avvenuti e non episodi creati dalla fantasia dell’autore. Toccherà poi a lui, al lettore, dare degli stessi fatti una spiegazione e un’interpretazione plausibile, anche se eventualmente diversa e indipendente da quella dell’autore.
Gli episodi qui riferiti presentano, è chiaro, molti aspetti identici o per lo meno affini fra loro, il che renderebbe inutile la ripetizione, ma nello stesso tempo anche altri aspetti differenti che si ritrovano in alcuni e non in tutti e che servono a completare il ritratto che dobbiamo tener presente del protagonista, il demonio. Pensiamo perciò che tutti e cinque questi episodi meritino di essere fatti conoscere, con tutte le garanzie umane di credibilità e veridicità, perché il lettore meglio possa conoscere il tema che stiamo trattando.
Un’ultima osservazione importante: l’autore, attenendosi scrupolosamente al decreto di Urbano VIII e del papa Leone XIII Officiorum, dichiara di voler dare ai fatti qui narrati un valore puramente storico e una fede puramente umana, non dogmatica, e di lasciare al magistero della chiesa il giudizio definitivo sulle rivelazioni e sugli altri fenomeni che fossero in essi contenuti.
Abbiamo sotto mano una diecina di episodi di possessione diabolica, tutti storicamente e criticamente certi, tutti avvenuti in questi ultimi cent’anni, che sarebbe bene far conoscere al pubblico. Per brevità tuttavia ci limitiamo a soli cinque che ci sembrano i più significativi sotto l’aspetto scientifico, disposti in ordine cronologico: i bambini di Illfurt, Alsazia, 1864-69; Germana Cele, NatalSudafrica, 1906-1907; l’indemoniata di Phot-Diem, Viet Narn, 1924; l’indemoniata di Chumatien, Cina, 1926; Magda N.N., Germania 1940-45.
L’autore si accontenta di presentare questi fatti così come sono allo stesso modo che il chef di un ristorante presenta i suoi piatti al cliente. Tocca al cliente scegliere i piatti che vuole. Vorrei dire anch’io con papa Dante: Or ti riman, lettor, sopra il tuo banco dietro pensando a ciò che si preliba, s’esser vuoi lieto assai prima che stanco: messo t’ho innanzi, ornai per te ti ciba. Par. 10,22-25.

Paolo Calliari

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