A motivo della sua razionalità, l’uomo ha un posto speciale nel mondo, ne è al centro. Egli è “omnis creatura”, ogni creatura, il microcosmo, il piccolo mondo che ha in sé tutti gli elementi che compongono l’universo. Anche per Ildegarda, come per Giovanni Eriugena, nella sua opera Della divisione della natura, l’uomo è il punto di mezzo e di raccolta. Dice Ildegarda, la terra è un globo luminoso e sta al centro dell’universo e al suo centro sta l’uomo, “…racematio et adunatio, perché egli ha in sé gli elementi. Posto tra il cielo e la terra, in mezzo, egli può operare il bene e il male ed è l’unico che può farlo. Con il capo, con le mani e con i piedi, tocca il firmamento. Ha in mano gli elementi e li muove, come chi tiene in mano una rete…” (così nell’opera Cause e cure) “…Egli stesso fa parte di questa rete e delle vicissitudini che lo circondano, in quanto è dotato di razionalità e responsabile di sé e dell’universo”. È come se l’uomo avesse in mano una rete e con questa rete muove ssegli elementi, cioè, muovesse il mondo.
Ildegarda fa un attento studio dell’uomo, analizzando le facoltà dell’anima come di quelle del corpo e mettendole in rapporto con i componenti dell’universo e dell’analogia che vi si riscontra lei da un’esatta descrizione, soprattutto nella terza grande opera, bella, stupenda, ma difficilissima da leggere e da interpretare. L’uomo è al centro, ma non è il centro dell’universo. Egli è creatura, come tutte le altre e tra tutte le altre. Come d’ogni oggetto si vede l’ombra, così dell’uomo, ma in un altro modo: egli è un’ombra, l’ombra di Dio. L’ombra dimostra la realtà dell’oggetto che la proietta, così l’uomo è la dimostrazione vivente dell’esistenza di Dio onnipotente. Ma è, appunto, un’ombra, vale a dire, ha un inizio, mentre Dio non ha né inizio, né fine.
L’armonia celeste è l’aspetto della Divinità e l’uomo è lo specchio di tutte le opere mirabili di Dio. Secondo Ildegarda, l’uomo è l’opera di Dio per eccellenza. Cielo e terra e l’uomo, al centro tra cielo e terra, al posto datogli da Dio, perché egli, l’uomo, vi eserciti il suo dominio. Signore della Creazione non è un padrone dispotico, la regge e la difende. Ne ha bisogno per vivere e con il contributo che le dà per la conservazione della Creazione mostra la sua somiglianza con Dio, esercitando l’opera che da Dio gli è stata affidata. Egli stesso, poi, è opus splendidum, l’opera più grande, più perfetta di Dio.
La visione che Ildegarda ha del cosmo pone sì l’uomo al centro, postovi da Dio; l’uomo dipende da Dio e dalle creature, entrambi. Ma il vero centro dell’universo è Dio, cui l’uomo tende e cui l’uomo deve tutto. Medioevo, il XII secolo: il secolo in cui l’uomo scopre se stesso nel rapporto con Dio. Come risposta ad una domanda sul senso che Ildegarda attribuisce al nulla
Ildegarda interpreta l’inizio del Prologo del Vangelo di san Giovanni, “…e nulla è stato fatto senza di lui…” in un modo diverso da quanto facciamo noi; l’interpreta come “il nulla è stato fatto senza Dio”. Il male non esiste, in quanto non è una realtà, la sua realtà è proprio di distruggere l’esistenza, l’integrità di una cosa. Ildegarda ritorna a questo pensiero e anche Agostino accenna alcune volte a quel versetto del Vangelo di San Giovanni, che nulla esiste che non è stato fatto da Dio, il nulla esiste senza Dio, è per questo che è nulla. Non ha nulla di positivo, non ha nulla da dare.
Sr. ANGELA CARLEVARIS osb
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