giovedì 13 gennaio 2022

SULLE ERESIE

 


41. I SABELLIANI si dice abbiano avuto origine da quel Noeto di cui  abbiamo parlato sopra. Alcuni autori, infatti, dicono che Sabellio fu  suo discepolo. Ma non so dire per quale motivo Epifanio computi  come due eresie le loro dottrine, poiché, come ci è evidente, può  essere avvenuto che codesto Sabellio sia stato più noto, e che,  quindi, da lui questa eresia abbia avuto la sua denominazione più  usuale. Infatti difficilmente essi sono conosciuti da qualcuno con il  nome di Noeziani; invece come Sabelliani sono sulla bocca di tutti.  Alcuni li chiamano Prasseani, da Prassea, ma avrebbero potuto  chiamarli anche Ermogeniani, da Ermogene: questi due, infatti,  Pràssea ed Ermògene, professano la stessa dottrina e si sa che  sono stati in Africa. Né, perciò, le loro dottrine formano più sette,  ma sono molteplici nomi di una sola setta, derivati dai sopraddetti personaggi, che furono i più conosciuti in quella eresia, come  Donatisti è sinonimo di Parmenianisti, e Pelagiani lo è di Celestiani.  Per qual ragione sia avvenuto che il sopraddetto vescovo Epifanio  abbia messo i Noeziani e i Sabelliani non come due nomi di una sola  eresia, ma come due eresie distinte, non mi è stato possibile  trovarne una chiara spiegazione: infatti le differenze che ci  potrebbero essere fra di esse, egli le ha rivelate così oscuramente,  nell'intento, forse, di essere breve, che io non riesco a capirle. Ed  invero precisamente su questo punto [del suo scritto], che  corrisponde a quello in cui noi ci troviamo adesso, il vescovo nel  trattare dei Sabelliani, posti a così grande distanza dai Noetiani,  dice: " I Sabelliani professano un credo simile a quello di Noeto,  fatta eccezione della tesi secondo cui non è stato il Padre a soffrire  nella passione ". Tale asserzione come può riferirsi ai Sabelliani, i  quali sono diventati noti proprio perché dicono che il Padre ha  patito, sì da essere denominati più frequentemente Patripassiani  che Sabelliani? Ma se era intenzione di Epifanio che si intendessero i Noezioni là dove dice " fatta eccezione della tesi secondo cui non è  stato il Padre a soffrire nella passione ", quale lettore potrebbe,  davanti ad una frase così ambigua, riconoscervi costoro? O come si  possono rilevare quelli che tra di essi affermano che il Padre non ha  patito, dal momento che dicono che la stessa persona è Padre, e  Figlio, e Spirito Santo? Filastrio, vescovo di Brescia, a sua volta, nel  suo voluminoso libro sulle eresie, nel quale si credette in dovere di  raccogliere centoventotto eresie, pone i Sabelliani subito dopo i  Noeziani, e dice: " Sabellio, discepolo di costui, seguì parimenti la  stessa dottrina del suo maestro. Perciò [i suoi seguaci] furono  anche chiamati Sabelliani, oltre che Patripassiani; ed ancora  Prasseani da Pràssea, ed Ermogeniani da Ermògene; questi due  eretici furono in Africa. Essi e i loro seguaci vennero espulsi dalla  Chiesa cattolica ". Senza dubbio questo autore ha detto che quegli  stessi eretici che professavano la dottrina di Noeto, vennero, in  seguito, chiamati Sabelliani, e ha ricordato anche gli altri nomi della  medesima setta. Ma, ciò nonostante, egli ha messo i Noeziani e i  Sabelliani sotto due numeri, come se fossero due eresie: per quale  motivo è lui a saperlo. 

42. Gli ORIGENIANI traggono il loro nome da un certo Origene,  che, però, non è quello noto quasi a tutti, ma non so da quale altro.  Epifanio parlando di lui e dei suoi seguaci dice: " Gli Origeniani  prendono nome da un certo Origene; dediti ad azioni turpi commettono atti nefandi e abbandonano i loro corpi alla corruzione  ".

43. Invece [il menzionato scrittore] riguardo agli altri ORIGENIANI,  che egli mette immediatamente appresso, dice: " Gli altri  Origeniani, sono i seguaci di Adamanzio, il trattatista. Costoro  respingono la resurrezione dei morti, inoltre professano che Cristo è  un ente creato e così pure lo Spirito Santo, e interpretano  allegoricamente il paradiso, i cieli e tutti gli altri testi biblici ". 

Questo è quanto dice Epifanio su Origene. Ma quanti lo difendono  sostengono che egli abbia insegnato che il Padre, il Figlio e lo  Spirito Santo siano di un'unica e medesima sostanza e che non  abbia mai contestato la risurrezione dei morti. Tuttavia coloro che  hanno letto molte sue opere si premurano di confutarlo anche  riguardo a tutti questi temi. Questo Origene ha anche altri dogmi  rigettati dalla Chiesa cattolica che, a questo proposito, non lo  accusa a sproposito, né i suoi difensori possono venire in suo aiuto.  Ciò soprattutto quanto alla dottrina della purificazione, della  liberazione e del ritornare, dopo un lungo intervallo, di tutte le  creature razionali alle medesime colpe. Ora, quale cristiano  cattolico, dotto o ignorante, non proverebbe orrore dinnanzi a ciò  che Origene chiama purificazione dai mali? Stando a lui anche  coloro che muoiono dopo una vita colma di scelleratezze, crimini e  sacrilegi e delle più grandi nefandezze nonché lo stesso satana con i  suoi angeli, sebbene dopo un lunghissimo periodo di tempo,  saranno restituiti redenti e liberi al Regno di Dio e della luce. Poi  però, dopo un lunghissimo lasso di tempo, tutti quelli che erano  stati liberati torneranno a cadere negli stessi peccati. E questo  alternarsi di beatitudine e perdizione della creatura razionale vi è  sempre stato e sempre vi sarà. Su questa dottrina empia, del tutto  infondata, ho disputato con grandissima cura nei Libri La città di  Dio, polemizzando contro quei filosofi, dai quali Origene apprese  codeste sue affermazioni. 

Sant'Agostino

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