Contro lo scandalo Gesù ha detto le parole più terribili che abbia mai pronunziato.
«Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in Me, sarebbe meglio per lui che gli si fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse sommerso nel profondo del mare.
Guai al mondo per gli scandali! È necessario che succedano scandali; ma guai a colui per colpa del quale avviene lo scandalo» (Mt 18,6-7).
Perché questo linguaggio così terribile di Gesù?
La risposta è semplice: perché lo scandalo è peggiore dell'omicidio. Infatti, con lo scandalo non si colpisce il corpo, ma l'anima dell'uomo, uccidendola. È un vero omicidio spirituale, è «l'assassinio delle anime - come diceva san Giovanni Crisostomo - mille volte più da temere di quello dei corpi».
Questo è l'elemento più terribile e caratteristico dello scandalo: la rovina degli innocenti, dei semplici, degli ignari del male.
Lo scandalo è scuola di corruzione, insegnamento del peccato, provocazione al male. È il peccato di uno solo che ne trascina dietro molti altri. È simile a un sasso che rotola dal monte trascinando dietro di sé tutto ciò che incontra. È come lievito di corruzione che fermenta tutta la pasta. In ogni campo: spirituale, morale, educativo. In ogni ambiente: famiglia, scuola, fabbriche, uffici. A ogni livello: individuale, sociale, culturale, economico.
«Guai al mondo!» il mondo è la fucina degli scandali. «Tutto ciò che è nel mondo - dice san Giovanni - è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi, superbia della vita» (1Gv 2,16). E difatti, basta muoversi un po' per il mondo, e si incontrano scandali in ogni luogo ed ogni sorta.
Si esce per le strade: ecco lo scandalo dei manifesti sconci e della pubblicità indecente.
Si entra in un cinema: ecco lo scandalo di spettacoli immondi e degradanti, da lupanare.
Si va da un rivenditore di giornali: ecco lo scandalo dei rotocalchi con illustrazioni vergognose, da stomacare; ecco i giornali, così spesso zeppi solo di chiacchiere, falsità e cronache nere o nefande.
Si entra in una casa, in un bar, in un ritrovo: ecco lo scandalo degli spettacoli della televisione, delle canzoni e canzonacce triviali, delle volgarità e litigi frequenti.
Si entra in una scuola o in una libreria: ecco lo scandalo di insegnamenti falsi, con teorie aberranti, o di libri e romanzi gonfi di errori e sozzure innominabili.
Si entra in un ufficio, in un negozio, si sale su un treno, si va allo stadio o al mercato; ecco lo scandalo del turpiloquio, delle imprecazioni, delle bestemmie. Si incontrano donne per le strade, nei luoghi pubblici, persino nelle chiese: ecco lo scandalo della moda indecente a base di minigonne, di abiti provocanti e di nudità procaci.
Che dire, poi, degli scandali così clamorosi nell'amministrazione della finanza pubblica, della giustizia, della lotta alla criminalità?
«Guai al mondo, per gli scandali!».
San Pio da Pietrelcina diceva, a proposito dei films scandalosi, che al giudizio di Dio pagheranno tutti: dal regista, agli attori ... agli attacchini dei manifesti e dei cartelloni pubblicitari. Lo stesso diceva per chi porta avanti gli scandali della moda indecente, della pornografia, degli errori contro la fede e la morale.
E così sarà per chiunque coopera a qualsiasi scandalo. Gesù ha fatto ben capire che la giustizia di Dio sarà «fiammeggiante d'ira» (Sal.69,25) contro gli scandali.
Guai a chi scandalizza
Un peccatore scandaloso viveva indisturbato operando un gran male tra i fedeli, senza che nessuno ardisse richiamarlo.
Lo venne a sapere sant' Alfonso de' Liguori e lo fece chiamare, preparando gli un piccolo trabocchetto.
All'entrare nella camera di sant' Alfonso, il peccatore trovò a terra, sulla soglia, un grande Crocifisso che impediva il passaggio. Il peccatore restò perplesso; ma sant' Alfonso lo incoraggiò: «Passate, passate pure sul corpo di Gesù; non è mica la prima volta che lo calpestate! L'avete fatto tanto spesso con i vostri scandali!». Quel signore rimase vivamente colpito dalle parole del Santo. Si raccolse in silenzio, pianse, e cambiò vita. Chi scandalizza calpesta le membra di Gesù. Lo scandaloso è un pericolo pubblico. Bisogna salvarlo o bisogna fuggirlo. San Paolo ammoniva il Vescovo Timoteo: «Riprendi pubblicamente quei che commettono colpe in pubblico» (1Tm 5,20).
Non bisogna aver paura. È solo un'opera buona che si compie. E se si adopera l'energia unita alla discrezione, nulla andrà perduto dinanzi a Dio dello sforzo di bene tentato.
San Roberto Bellarmino, una volta, durante la visita a un principe romano, vide nella sala d'aspetto alcuni quadri con figure di persone quasi nude. Durante il colloquio con il principe non accennò per nulla a tale cosa. Ma nel salutarlo gli disse con tutta amabilità: «Vorrei ancora raccomandare a Vostra Altezza alcuni poveretti che non hanno vesti per coprire la loro nudità».
Il principe si disse subito disposto ad aiutare; e san Roberto additandogli i quadri appesi alle pareti disse: «Ecco i poveretti ignudi, che stanno soffrendo molto freddo ...».
Il principe comprese e diede subito ordine di togliere quei quadri indecenti.
Difesa dagli scandali
Dobbiamo difenderci dagli scandali. «Sappi che cammini in mezzo ai pericoli» (Sir 9,20), ammonisce lo Spirito Santo. E quindi bisogna usare ogni cautela per non incapparci.
Le cose più necessarie sono quelle raccomandate dalla Madonna a Fatima: la preghiera e la mortificazione.
La preghiera ci ottiene le grazie necessarie per evitare i pericoli, per tenerci elevati e uniti a Dio nostra forza e alla Madonna nostro rifugio.
La mortificazione fa dominare i sensi e frenare gli appetiti della nostra concupiscenza che il mondo cerca continuamente di aizzare con i suoi scandali. Dobbiamo essere generosi con la mortificazione. Gesù non è affatto tenero a riguardo! Ascoltiamolo: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo" strappalo e gettalo via da te: è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te; perché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo vada nella Geenna» (Mt 5,29-30).
Facciamo come facevano i Santi. San Francesco d'Assisi che camminava per le strade con gli occhi bassi, non solo evitava i pericoli, ma faceva la «predica del buon esempio», come diceva lui.
San Giuseppe Cafasso raccomandava ai suoi figli spirituali di camminare per la strada con grande modestia, perché «la strada del mondo è tracciata lungo un precipizio». Che direbbe delle strade di oggi?
Contro la tentazione di guardare gli «scandali» dei rotocalchi, dei romanzacci, degli spettacoli della televisione, ricordiamo quest'altro esempio.
L'angelico san Domenico Savio, passando per una piazza dove c'erano le giostre, camminava sempre modesto e raccolto. Un compagno gli disse: «Domenico, perché non guardi anche tu i giochi del circo e delle giostre?».
Domenico rispose: «Voglio conservare puri i miei occhi per contemplare meglio la Madonna in Paradiso».
Che risposta!
Padre Stefano Manelli
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