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domenica 17 maggio 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



PIO XII  HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 

***
Nel radio-messaggio natalizio del 23 dic. 1950, ebbe a dire: «Eppure - summa iniuria! - da parti ben note, Ci si muove l’accusa di volere la guerra e di collaborare a tal fine con potenze imperialiste... Che altro possiamo, Noi, rispondere, a così acerbo oltraggio, se non: scrutate gli agitati anni del Nostro Pontificato; indagate ogni parola sgor gata dalle Nostre labbra, ogni periodo uscito dalla Nostra penna; voi non vi troverete che incitamenti alla pace. Rammentate, specialmente, il fatale mese di agosto del 1939, quando, mentre più assillanti si facevano i timori di un sanguinoso conflitto mondiale... elevammo la Nostra voce, scongiurando, nel nome di Dio, Governanti e popoli, a risolvere i loro dissensi con comuni e leali intese. Nulla è perduto con la pace - esclamammo - tutto può essere perduto con la guerra!.. Provatevi a considerare tutto ciò con animo sereno e onesto, e dovrete riconoscere che, se vi è ancora, in questo mondo, straziato da contrastanti interessi, un porto sicuro, ove la colomba della pace possa posare, tranquillamente, il suo piede, esso è qui, in questo territorio consacrato dal Sangue dell’Apostolo e dei Martiri, ove il Vicario di Cristo non conosce dovere più santo né più santa missione che di essere instancabile propugnatore di Pace.
Così abbiamo fatto in passato. Così faremo in futuro, finché al Divin Redentore della Chiesa piacerà di lasciare sulle Nostre deboli spalle la dignità e il peso di supremo Pastore» 15.

E, in un discorso che tenne il 1° giugno 1943, a una “imponente rappresentanza dei lavoratori d’Italia”, disse: «Noi non ignoriamo... che una propaganda di spirito anti-religioso va spargendo in mezzo al popolo, e soprattutto nel ceto operaio, che il Papa ha voluto la guerra, che il Papa mantiene la guerra, e fornisce il denaro per continuarla; che il Papa non fa nulla per la pace. Mai, forse, fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa! Chi non sa, chi non vede, chi non può accertarsi che nessuno più di Noi si è insistentemente opposto, in tutti i modi acconsentiteci, allo scatenarsi, e, poi, al proseguire e al dilagare della guerra, che nessuno più di Noi ha continuamente invocato e ammonito: pace, pace, pace! che nessuno più di Noi ha cercato di mitigarne gli orrori? Le somme di denaro che la carità dei fedeli mette a Nostra disposizione, non sono destinate né vanno ad alimentare la guerra, ma ad asciugare le lacrime delle vedove e degli orfani; a consolare le famiglie in angosciosa ansietà, per i loro cari lontani o dispersi; a sovvenire i sof ferenti, i poveri e i bisognosi. Testimoni di tutto ciò sono il Nostro cuore e il Nostro labbro che non si contraddicono fra loro, perché Noi non neghiamo coi fatti quello che diciamo, e abbiamo la coscienza della falsità di quanto i nemici di Dio vanno, insidiosamente, spacciando, per turbare gli operai e il popolo, e, dalle pene della vita che essi sof frono, trarre ar gomento contro la fede e contro la religione, la quale, pure, è l’unico conforto e l’unica speranza che sostiene nel dolore e nella sventura l’uomo sulla terra... Dall’aperta realtà dei fatti e dell’Opera Nostra, ne andranno confusi quanti, con l’ingannevole loro parola, si studiano di rigettare sul Papato la responsabilità di tutto il sangue delle battaglie»16

Nel radio-messaggio natalizio del 24 dic. 1943, affermò:
«La Nostra posizione, tra i due campi opposti, è scevra di ogni preconcetto, di ogni preferenza verso l’uno o l’altro popolo, verso l’uno o l’altro blocco di Nazioni, come è aliena da qualsiasi considerazione di ordine temporale. Essere con Cristo o contro Cristo: è tutta la questione. Voi ben comprenderete, perciò, quanto Ci riesca doloroso il vedere una propaganda ostile snaturare i Nostri pensieri e le Nostre parole» 17.


E in un discorso del 27 dic. 1943, lamentava: «... del loro quasi incomprensibile odio e della loro inesplicabile avver-sione vi è una causa principale: il veleno della calunnia, versato, insidiosamente, nell’animo loro da uomini senza coscienza, i quali sistematicamente, accusano la Chiesa, travìano i discorsi del Papa, e interpretano, con animo malevolo, ogni suo gesto»18.
Naturalmente, questa malignità diabolica non chiuse, però, mai, la bocca a Pio XII. «La verità, come l’uomo, non ha che una faccia; e la verità è l’arma Nostra, come a Nostra difesa e potenza è la preghiera; come il Nostro adito ai cuori è la viva, aperta, disinteressata parola apostolica, mossa da sentimenti paterni»19.

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sac. Luigi Villa

giovedì 30 aprile 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



PIO XII  HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 


Nel radio-messaggio natalizio del 23 dic. 1950, ebbe a dire: «Eppure - summa iniuria! - da parti ben note, Ci si muove l’accusa di volere la guerra e di collaborare a tal fine con potenze imperialiste... Che altro possiamo, Noi, rispondere, a così acerbo oltraggio, se non: scrutate gli agitati anni del Nostro Pontificato; indagate ogni parola sgorgata dalle Nostre labbra, ogni periodo uscito dalla Nostra penna; voi non vi troverete che incitamenti alla pace. Rammentate, specialmente, il fatale mese di agosto del 1939, quando, mentre più assillanti si facevano i timori di un sanguinoso conflitto mondiale... elevammo la Nostra voce, scongiurando, nel nome di Dio, Governanti e popoli, a risolvere i loro dissensi con comuni e leali intese. Nulla è perduto con la pace - esclamammo - tutto può essere perduto con la guerra!.. Provatevi a considerare tutto ciò con animo sereno e onesto, e dovrete riconoscere che, se vi è ancora, in questo mondo, straziato da contrastanti interessi, un porto sicuro, ove la colomba della pace possa posare, tranquillamente, il suo piede, esso è qui, in questo territorio consacrato dal Sangue dell’Apostolo e dei Martiri, ove il Vicario di Cristo non conosce dovere più santo né più santa missione che di essere instancabile propugnatore di Pace.

Così abbiamo fatto in passato. Così faremo in futuro, finché al Divin Redentore della Chiesa piacerà di lasciare sulle Nostre deboli spalle la dignità e il peso di supremo Pastore» 15.

E, in un discorso che tenne il 1° giugno 1943, a una “imponente rappresentanza dei lavoratori d’Italia”, disse: «Noi non ignoriamo... che una propaganda di spirito anti-religioso va spargendo in mezzo al popolo, e soprattutto nel ceto operaio, che il Papa ha voluto la guerra, che il Papa mantiene la guerra, e fornisce il denaro per continuarla; che il Papa non fa nulla per la pace. Mai, forse, fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa! Chi non sa, chi non vede, chi non può accertarsi che nessuno più di Noi si è insistentemente opposto, in tutti i modi acconsentiteci, allo scatenarsi, e, poi, al proseguire e al dilagare della guerra, che nessuno più di Noi ha continuamente invocato e ammonito: pace, pace, pace! che nessuno più di Noi ha cercato di mitigarne gli orrori? Le somme di denaro che la carità dei fedeli mette a Nostra disposizione, non sono destinate né vanno ad alimentare la guerra, ma ad asciugare le lacrime delle vedove e degli orfani; a consolare le famiglie in angosciosa ansietà, per i loro cari lontani o dispersi; a sovvenire i sofferenti, i poveri e i bisognosi. Testimoni di tutto ciò sono il Nostro cuore e il Nostro labbro che non si contraddicono fra loro, perché Noi non neghiamo coi fatti quello che diciamo, e abbiamo la coscienza della falsità di quanto i nemici di Dio vanno, insidiosamente, spacciando, per turbare gli operai e il popolo, e, dalle pene della vita che essi soffrono, trarre argomento contro la fede e contro la religione, la quale, pure, è l’unico conforto e l’unica speranza che sostiene nel dolore e nella sventura l’uomo sulla terra... Dall’aperta realtà dei fatti e dell’Opera Nostra, ne andranno confusi quanti, con l’ingannevole loro parola, si studiano di rigettare sul Papato la responsabilità di tutto il sangue delle battaglie»16.

Nel radio-messaggio natalizio del 24 dic. 1943, affermò:
«La Nostra posizione, tra i due campi opposti, è scevra di ogni preconcetto, di ogni preferenza verso l’uno o l’altro popolo, verso l’uno o l’altro blocco di Nazioni, come è aliena da qualsiasi considerazione di ordine temporale. Essere con Cristo o contro Cristo: è tutta la questione. Voi ben comprenderete, perciò, quanto Ci riesca doloroso il vedere una propaganda ostile snaturare i Nostri pensieri e le Nostre parole» 17.

sac. Luigi Villa

martedì 21 aprile 2020

“IL VICARIO” “IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



PIO XII HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 

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Nel messaggio al mondo del Natale 1942, dice: «... voglia Dio che, mentre la nostra voce arriva al vostro orecchio, il vostro cuore sia profondamente scosso dalla serietà profonda, dall’ardente sollecitudine dalla scongiurante insistenza con cui Noi vi conculchiamo questi pensieri di pace, che vogliono essere un appello alla coscienza universale e un grido di raccolta per tutti quelli che sono pronti a ponderare e misurare la grandezza della loro missione e responsabilità dalla vastità della sciagura universale...». «Questo voto, l’umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragioni di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o a un progressivo deperimento».
Parlando ai Cardinali, il 2 giugno 1943, Pio XII affermava: «Ogni Parola da Noi rivolta... alle competenti autorità, e ogni Nostro pubblico accenno dovevano essere da Noi seriamente ponderati e misurati, nell’interesse dei sofferenti stessi, per non rendere più dura la loro situazione».
Nel Natale 1943 diceva: «Abbiamo dovuto, purtroppo, assistere a una serie di atti inconciliabili, sia con le prescrizioni del diritto internazionale positivo, sia coi princìpi del diritto naturale e con gli stessi più elementari sentimenti di umanità... la premeditata aggressione contro un piccolo laborioso e pacifico popolo (la Finlandia) col pretesto di una minaccia né esistente né voluta, e nemmeno possibile; le atrocità (da qualsiasi parte commesse), e l’uso illecito di mezzi di distruzione, anche contro non combattenti e fuggiaschi, contro vecchi, donne e fanciulli; il disprezzo della dignità, della libertà e della vita umana... la sempre più estesa e metodica propaganda anticristiana, e, persino, atea, massime tra la gioventù» 11. 
Queste parole di coraggiosa condanna erano rivolte - è chiaro! - anche contro Hitler che, nel marzo aveva invaso la Cecoslovacchia, e, nel settembre, assieme alla Russia, aveva assalito e devastato la Polonia. 
Pochi mesi dopo, Hitler invia a Pio XII lo spavaldo von Ribbentrop, sia per esplorare la mente del Pontefice, sia per intimorirlo, esaltando la potenza militare nazista. Ma Pio XII prese subito l’occasione per esprimere la Sua “protesta” contro tutti i soprusi che il nazismo compiva contro la Chiesa, gli ebrei e i popoli aggrediti12.
Ecco altre due folgoranti invettive di Pio XII. La prima è del settembre 1943, nel colmo della guerra: «... guai a coloro che, in questo tremendo momento, non assur gono alla piena coscienza della loro responsabilità per la sorte dei popoli, che alimentano odi e conflitti tra le genti, che edificano la loro potenza sulla ingiustizia, che opprimono e straziano gli inermi e gli innocenti...  ecco che l’ira di Dio verrà sopra di loro, sino alla fine!» 13. 
La seconda invettiva è del Natale 1956, due mesi dopo la tragedia dell’ Ungheria, rimessa sotto il tallone omicida di Mosca. Dice: «In nome della Religione, della Civiltà e del retto sentimento umano: basta con le illegali e brutali repressioni, coi propositi di guerra, con le egemonie tra Potenze; cose tutte che tramutano la vita terrena in un abisso di ansie e di terrori, mortificano gli spiriti, annullano i frutti del lavoro e del progresso»14.
Non sempre la Sua voce fu udita con buona volontà; anzi!, spesso, fu volutamente, travisata e male interpretata.
Pio XII si dolse, anche pubblicamente, di questo travisamento delle sue parole, e delle calunnie lanciate contro le sue intenzioni e le sue attività, specie a favore della pace. 
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sac. Luigi Villa

lunedì 6 aprile 2020

“IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



PIO XII HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI

L’accusa principale che Rolf Hochhuth fa a Pio XII è: «se avesse parlato»1. Ma è un altro falso di Hochhuth.
Pio XII non ha fatto silenzio! Tutto il Suo Pontificato (azioni, scritti e parole) fu un grido cocente contro le ingiustizie; fu una continua aperta condanna del male, da qualunque parte fosse compiuto, e una chiara indicazione per una sana, umana e cristiana riedificazione della società. 
Rolf Hochhuth, nel suo libello drammatico, ignora tutto, e, per di più, isola il “fatto giudaico” da un quadro generale di una situazione che è, invece, una conseguenza dolorosa di nefaste teorie che, come il razzismo e il comunismo, sono il frutto amaro della concezione atea e materialistica della vita e del mondo, di un allontanamento dell’umanità dalle leggi divine.
«Nessuno può rimproverare alla Chiesa di non aver denunciato a tempo il vero carattere del movimento nazional-socialista e il pericolo a cui esponeva la civiltà cristiana...» (Pio XII).2
Pio XII fu il “Pastore” fedele che richiamò, “oportune et importune”, agli eterni principi. Le sue condanne anche senza i titoli - sono chiare. 3

Il “New York Times”, del 27 dic. 1942, a commento del messaggio natalizio di Pio XII, contenente una “esplicita condanna del massacro degli ebrei”, affermava che la “condanna” del Papa era perentoria, come quella di un’Alta Corte di Giustizia; e che le dichiarazioni contro l’ingiustizia, erano, se non pari, superiori a quelle espresse dai maggiori esponenti della causa delle Nazioni Alleate.  Non c’è “silenzio”, dunque, ma tutta una somma di insegnamenti suoi contro l’aggressione, la violenza, la persecuzione, l’arbitrio dei potenti e dei tiranni. C’è tutta una lunga serie di “documenti”, scritti da Lui, prima, durante e dopo il conflitto.4

E tali “documenti” storici sono per la “pace” e la “giustizia”; sono per opere di salvezza preventiva: sono, per la limitazione, almeno, degli orrori della guerra; sono per l’assistenza verso le vittime. 
«Non vi fu sforzo che non facessimo, ne premura, che tralasciassimo perché le popolazioni non incorressero negli orrori della deportazione e dell’esilio; e quando la dura realtà venne a deludere le nostre più legittime attese, mettemmo tutto in azione per attenuarne almeno il rigore».
Parole chiare, irrefutabili, da ricordare a coloro che vorrebbero addebitare a Pio XII colpevoli silenzi! «Quando non essendo ancora scomparsa ogni speranza, nulla lasciammo di intentato... per impedire il ricorso alle armi e tener aperta la via ad una intesa, onorevole per ambedue le parti...».  «Considerammo Nostro dovere di mettere tutto in opera per risparmiare, all’umanità intera ed alla cristianità, gli orrori di una conflagrazione mondiale, anche se vi era pericolo che le Nostre intenzioni e i Nostri scopi fossero fraintesi». 
Nella medesima Rivista cattolica inglese “The Tablet”, vi si trova una lettera (giugno 1963) dell’allora, Cardinal Montini; lettera, certamente, valida perché, per ben 30 anni, Mons. Montini collaborò, intimamente con Pio XII, condividendone ansie e dolori, lavori e umiliazioni. 
In essa si legge: «... perché Pio XII non abbia assunto una posizione di violento conflitto contro Hitler, per risparmiare, così, dalla strage nazista milioni di ebrei, non è difficile comprendere, a chi non commetta l’errore dello Hochhuth, di giudicare le possibilità di una azione efficace e responsabile, durante quel tremendo periodo di guerra e di prepotenza nazista, alla stregua di ciò che si potrebbe fare in condizioni normali, ovvero nelle gratuite ed ipotetiche condizioni inventate dalla fantasia di un giovane commediografo. Un atteggiamento di condanna e di protesta, quale costui rimprovera al Papa di non avere adottato, sarebbe stato, oltre che inutile, dannoso. Questo è tutto. La tesi dello “Stellvertreter” indica una insufficiente penetrazione psicologica, politica e storica delle realtà, nella ricerca di vestirla di fascino rappresentativo» 5.

Mons. Giovannetti, della Segreteria di Stato, a proposito del “presunto silenzio” di Papa Pacelli, scrive: «Lo muovevano a questo atteggiamento di forzato riserbo, e necessaria prudenza, anche le implorazioni che Gli pervenivano dai territori occupati dai nazisti. Gli fu fatto presente, tra l’altro, che ad ogni trasmissione della radio vaticana facevano seguito feroci repressioni delle S.S. naziste. Per esempio, in Polonia, l’Arcivescovo di Cracovia, il futuro cardinale Sapicha, persona non certo accusabile di tiepido patriottismo, era uno dei presuli che si vedeva costretto, (e lo scrisse al Papa), per il bene dei suoi concittadini, a «non far leggere, in pubblico, alcuni documenti pontifici» 6.
Il “riserbo diplomatico” di Pio XII, comunque voluto dalla prudenza o da altre gravi ragioni, sia pure transitorie, non lo si può dire “silenzio”. 
Il reiterato tentativo di provocare dichiarazioni pubbliche, suscettibili di portare la Chiesa Cattolica a schierarsi con uno dei blocchi belligeranti contro l’altro, obbligava la Santa Sede a non compromettersi con alcuno 7. 

Chiaro che la neutralità politica non significava, affatto, neutralità morale, come lo dimostra, ampiamente, la presa di posizione - ancor prima dello scoppio della guerra - e di Pio XI e di Pio XII, in favore dei valori naturali contro coloro che li negavano e li opprimevano. « Le atrocità e l’uso illecito di mezzi di distruzione, anche contro non combattenti e fuggiaschi, contro vecchi, donne e fanciulli; il disprezzo della dignità, della libertà e della vita umana, portano ad atti che gridano vendetta al cospetto di Dio!» (Pio XII - Natale 1940). 
Sì, Pio XII ha parlato. 8
Come per la guerra del 1914-18, Benedetto XV aveva rivolto un “appello” ai “Capi dei popoli belligeranti”, in cui diceva: «... questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, appare inutile strage»; così Pio XII, non meno vigoroso, disse: «Nessun terremoto, nessuna carestia, nessuna epidemia, nessuna calamità, originata dalle forze della natura, può paragonarsi all’inimmaginabile cumulo di sof ferenze che l’uomo, chiuso all’amore e dominato dall’odio, porta ai suoi simili» 9.
E pochi giorni prima della guerra, nel 1939, nel Suo radio-messaggio di pace, ammoniva: «Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra»10.
L’Osservatore Romano e la Radio Vaticana, incessantemente, denunciarono le dottrine erronee del nazionalsociali smo, i numerosi casi di denegata giustizia, le violenze, le soppressioni di stampa, le infrazioni ai Patti concordatari, il vituperio delle cose sacre, gli arresti e le esecuzioni di Vescovi, di sacerdoti e di religiosi, le menzogne e gli inganni nella applicazione delle norme relative alla scuola; ecc. ecc. 
E la reazione del regime nazista è pur nota. Non si consegnò più nemmeno i numeri dell’ Osservatore agli abbandonati; e le trasmissioni della Radio Vaticana furono incluse tra le “trasmissioni straniere proibite”. Pio XII, però, continuò il suo ufficio di Pastore, senza paure. 
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sac. Luigi Villa

venerdì 13 marzo 2020

“IL VICARIO” “IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



L’accusa a Pio XII di filo-nazismo

Per la supposizione di Hochhuth che Pio XII avrebbe visto il nazionalsocialismo di Hitler come l’unica difesa contro il comunismo, basteranno poche riflessioni sui “fatti storici”.
Dei “discorsi”, pronunciati da Nunzio Apostolico, Eugenio Pacelli, in terra tedesca, una quarantina sono, apertamente, dei “testi anti-nazisti”. Quando uscì il famigerato libello di Hitler, il “Mein Kampf”, l’allora Nunzio Pacelli, lesse, per dovere di ufficio, tutto il libro.30
Per questo, a Johan Nauhaûsler, l’Autore della più ampia documentazione di fatti di quel pazzesco periodo, il Segretario di Stato, Pacelli, faceva questa amara confessione: «È vero, la Germania mi dà più lavoro che tutto il resto del mondo». 31
Letto il libro, il Nunzio Pacelli, iniziò, immediatamente, un’azione diplomatica intrepida e continua. 
I gerarchi nazisti, infatti, compresero subito con chi avevano a che fare, e passarono all’attacco, con quelle armi che sono solite in mano ai delinquenti: la calunnia, la sfrontatezza, il coltello alla schiena. Sui loro organi di partito, lo chiamarono: “un ebreo perfetto”. Lo definirono “comunista”; un ebreo-comunista, cioè, che entrava nella lista delle persone “da eliminare”.32
L’irremovibile resistenza del Cardinal Pacelli al Partito e al Governo nazista era dovuta al suo fine intuito politico, acuto e attento, non soggetto alle oscillazioni che possono essere provocate dagli interessi umani contingenti. 
Quando Hitler occupò la Renania, sull’ “Osservatore Romano” apparve subito un articolo, redatto dallo stesso Cardinale Pacelli. In esso asserisce che i rapporti dei popoli, come quelli degli individui, non possono fare a meno di una base, di una regola inviolabile. Afferma che, in diritto pubblico interno, codesta base è costituita dalla legge, e che la legge non può risiedere che nel patto, garantito dalla fede reciproca.  Nell’articolo, è chiara la “mens” del Cardinale di Stato di Pio XI, per il quale Hitler non avrebbe mai rispettato né la parola, né il patto sottoscritto.33
Un giorno, all’ Ambasciatore di Germania, disse: «Perché il vostro Governo agisce sempre unilateralmente?». E in una sua conversazione con l’Ambasciatore di Francia, sottolineava: «Per loro (i nazisti) non c’è che la forza che conti, e tutto ciò che la forza consente può essere intrapreso». 
Forse, è bene ricordare, di nuovo, che alla compilazione della Enciclica contro il nazionalismo, “Mit brennender Sorge”34 ci mise mano diretta l’allora Card. Pacelli, Segretario di Stato! 
I suoi sentimenti contrari al nazismo erano così chiari e conosciuti che, alla sua elezione a Pontefice, la “Morcenpost” di Berlino - come tutta la stampa tedesca uf ficiale - deplorò la sua elezione, perché il Cardinal Pacelli era stato «sempre avverso al nazismo, e, praticamente, responsabile della politica del suo predecessore (Pio XI)». 
Il giornale “Frankfurter Zeitung” (3-3-‘39, numero 114115), nel ricordare la Nunziatura in Germania dell’Eletto, scriveva che molti discorsi da lui tenuti in quel tempo «... hanno lasciato intendere che il Segretario di Stato non sempre capiva pienamente i motivi politici e ideologici che avevano iniziato la loro marcia vittoriosa nei Paesi autoritari d’Europa».  L’ufficioso “Voelkischer Beobachter” preferì tacere. L’organo delle SS. lo “Schwarze Korps” (9-3-‘39) scriveva: «... Non sappiamo se Pio XII sia per essere il “Gran Sacerdote”, giovane abbastanza per vedere il nuovo che, con forza naturale, si apre la via in Germania; saggio abbastanza, per sacrificare molte cose vecchie della sua istituzione. Il Nunzio e il Segretario di Stato Pacelli avevano, per noi, poca comprensione; in lui si ripongono poche speranze; non crediamo che Pio XII segua vie diverse». 
Si ricordi anche il suo discorso a Lourdes, il 28 aprile 1935 in cui stigmatizzò «la superstizione della razza e il culto del sangue». 
Il Cardinal Pacelli, dunque, col suo lucido intelletto, aveva compreso subito che combattere il comunismo, alleandosi al nazismo, sarebbe stato come un mettersi in marcia con Satana, per combattere un altro Belzebub.
Se nell’Enciclica “Divini Redemptoris”, Pio XI mise a nudo la perversità intrinseca e radicale del comunismo35, non si dimentichi, però, che 5 giorni prima di questa Enciclica, era uscita un’altra Enciclica, la “Mit brennender Sorge”, che condannava, expressis verbis, l’ideologia panteista, razzista, statolatra del nazismo. 36
Cadeva, così, apertamente l’arma dalle mani di Hitler.37 

Le due Encicliche, dunque, mostravano al mondo il demonio dalle due identiche facce: nazismo e comunismo.

sac. Luigi Villa

mercoledì 26 febbraio 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



LA “ACCUSE” DI HOCHHUTH E LE “RISPOSTE” DELLA STORIA


Le “Confidenze” di ambienti romani

Per le “confidenze” che Hochhuth ha ricevuto in alcuni ambienti romani, tutti sanno come i funghi velenosi fioriscono ai piedi dei personaggi giganti, le cui responsabilità vanno al di là dell’intelligenza e della conoscenza comune. 
Del resto, Hochhuth non ne ha fatto alcun vaglio critico; non le ha confortate con alcun documento serio, ma si è accontentato delle “chiacchiere da salotto”. 
Perché non ha interpellato, invece dei “due collaboratori anonimi” di Pio XII, anche un altro Suo noto collaboratore, l’allora Mons. Montini,10 ben più vicino e serio e consapevole dell’opera del Pontefice? 

La “denuncia della firma del Concordato con la Germania” di Pio XII

Per la “denuncia del Concordato”11 con la Germania, come pretenderebbe Hochhuth, farò alcune considerazioni, storiche e ovvie. Il Concordato (“Reichskonkordat”) fu fatto per iniziativa del Governo di Berlino. Il Cardinal Pacelli non lo sollecitò neppure; (ancora non appariva chiaro il futuro della Chiesa Cattolica in Germania!) anche perché esistevano già i Concordati con la Baviera, la Prussia e il Baden; e questi bastavano. 
Se fosse stata la Chiesa a proporre il Concordato, si sarebbe costituita debitrice col Reich. 
Invece, la Santa Sede pose delle “condizioni” e, nel testo del Concordato, volle affermati tutti i diritti e le libertà che i cattolici tedeschi avevano acquistato dalla fine del Kulturkampf; come pure volle fossero riconosciute le scuole cattoliche.
La Santa Sede non rinunciò a nulla, neppure ai Concordati bavarese, prussiano e badense, che volle inclusi, come parte integrante, nel Concordato del Reich. 12
Se il Concordato fu smantellato, poi, pezzo a pezzo, ciò avvenne per la prepotente tracotanza dello Stato nazista. La responsabilità, perciò, ricade sul partito tedesco, e non sulla volontà della Santa Sede. Anzi, Essa non arrivò mai alla rottura. Il Concordato, infatti, sopravvisse al regime nazista. 13 
C’è da meravigliarsi, perciò, che siano proprio i comunisti a formulare certe denuncie, di connivenza col nazismo, alla Chiesa14, la sola, invece, che sin dall’inizio delle manifestazioni razziste seppe prendere netta posizione contro tale eresia anti-umana, e anti-cristiana; 15 la sola che denunciò il “Terzo Reich”, nonostante le tante mosse di “pragmatismo” e di “realismo politico” di altri partiti, già inginocchiati davanti alla dittatura totalitaria; la sola che denunciò il regime nazionalsocialista come un partner sospetto e infido; la sola che con la voce e gli scritti di Pio XI (collaboratore dall’allora Cardinal Pacelli!), prese posizione netta per gli oppressi. 
È un “fatto storico”, incancellabile e indiscutibile, invece, che è stata l’URSS la diretta responsabile della seconda guerra mondiale, con tutti gli orrori da essa derivati, per lo“storico patto germano-sovietico” del 23 agosto 1939.  
Nazismo e comunismo, allora, e per oltre due anni, furono in pubblica complicità.16
Invece di storpiare la Storia, per distogliere l’attenzione sui loro crimini, (ben superiori a quelli nazisti) 17, passati e presenti, i dirigenti comunisti avrebbero potuto leggere, almeno, alcuni degli innumerevoli “testi” con cui è dimostrato che, in Italia, per esempio, furono solo i giornali cattolici a battersi contro il nazismo Hitleriano! 
Cito almeno una delle “accuse” dell’“Unità” (24-3-‘64) contro Pio XII perché se ne veda la fine malizia dell’articolista, falsificatore di testi e di avvenimenti. Scrive: «... non vi è dubbio che questi (Pacelli) nutrisse una propensione particolare per la Germania, senza eccessiva ripugnanza per il regime. Tutti gli storici (!) sono d’accordo nell’attribuire a Mons. Pacelli, allora Nunzio Apostolico a Berlino, una parte di primo piano, nel convincere i dirigenti del Partito cattolico tedesco a votare i pieni poteri a Hitler. Del pari suo è il merito nella conclusione del Concordato che diede a Hitler un primo autorevole riconoscimento. Con amarezza l’ex Cancelliere Brûning, cattolico, commentava: “All’origine dell’accordo con Hitler, non si trova Pio XI, ma il Vaticano e il suo augure Pacelli che sogna un’alleanza eterna tra lo Stato autoritario e una Chiesa autoritaria, diretta dalla burocrazia vaticana”. 
Quasi a confermare la fedeltà a simili princìpi, Mons. Pacelli, diventato Pio XII, nominò “Cameriere segreto”, dopo la guerra, il suo partner tedesco nella stesura del Concordato: il nazista cattolico Von Papen. Ancor più autorevolmente, il 6 marzo 1939, quattro giorni dopo essere stato eletto al Pontificato, Papa Pacelli indirizzava - come ricorda Ernesto Rossi, sull’“Astrolabio” - una af fettuosa lettera a Hitler, in cui gli assicurava di rimanere “legato da intima benevolenza al popolo tedesco affidato alle sue cure (sue di Hitler ... )”».  

Vediamo, in breve, quanto siano sconnesse e impudenti queste insinuazioni dell’articolista dell’ “Unità”. 
Brûning fu Cancelliere del Reich quando il nazionalsocialismo avanzava (e non, certo, per i cattolici, i quali rimasero, sempre, all’opposizione!).
Quando Hitler giunse al potere (e nel modo violento che la Storia conosce!) per la Chiesa si pose il problema della sopravvivenza. Mentre, sotto Bismark, l’azione parlamentare del Partito di centro valse a respingere l’assalto del Kulturkampf, allora, invece, abolite le libertà parlamentari, (come lo è, oggi, ancora, sotto il comunismo!), non c’era che cercare di far sopravvivere le libertà religiose, accettando un “Concordato”. Era anche l’unico mezzo per limitare il totalitarismo nazista.18
Il “Concordato”, infatti, per la Chiesa, costituisce la comune unità di misura, per poter valutare i suoi atti con quelli del contraente. Il Cardinal Pacelli, quindi, comprese, subito, la necessità di un “Concordato” con la nuova Germania. Era l’unico mezzo per salvare il salvabile, con un uomo così infi do, come Hitler.19
La benevolenza di Hitler, infatti, verso Pacelli e i Cattolici fu così fine che il dittatore considerò, subito, la Chiesa e il cattolicesimo come mali da estirpare con metodi drastici! 
In quanto, poi, alla “affettuosa lettera” scritta da Papa Pacelli a Hitler - come vuole Tedeschi, sull’“Unità” - non è altro che la “comunicazione”, ufficiale, dopo la Sua elezione al Pontificato; comunicazione che rimise anche a tutti gli altri Capi di Stato, coi quali la Santa Sede era in relazioni diplomatiche. Il tono di “affettuosa”, poi, voluto dall’articolista, è lo spirito cristiano e diplomatico con cui è scritta. Pio XII approfitta, cioè, di quella occasione per esprimere la speranza di un “ravvedimento”, augurando bene, non a Hitler , ma al popolo tedesco.20
Del resto, nel libro in cui l’autore dell’“Astrolabio” ha pescato questo documento protocollare, vi si trovano anche ben altri numerosi documenti, in cui appare evidentissimo come la Santa Sede, (e, quindi, Pio XII!) non sia venuta meno, mai, al Suo dovere. L’amarezza, poi, dell’ex Cancelliere Brûning, può essere incomprensibile, come cattolico, in quanto non ha saputo né vedere né valutare le ragioni e i motivi religiosi dell’opera pontificia. 
Ma la Chiesa è rimasta, saggiamente, al di sopra della mischia. Per questo, Pio XII rinuncerà, anche, di riconoscere l’Unione Sovietica, dopo l’aggressione di Hitler, nonostante le pressioni del Presidente americano, Roosevelt, in una sua lettera personale a Pio XII. 
Oltre la rottura del Concordato, Hochhuth avrebbe voluto che Pio XII avesse incitato tutti i cattolici alla ribellione contro il Partito nazista; avrebbe voluto che anche Lui fosse andato a morire in un campo di sterminio nazista, con la stella di David sul petto! 
Solo così - sempre secondo Hochhuth - Hitler avrebbe desistito dalla sua folle impresa criminale.
Come risulta chiaro, ormai, l’ar gomentare di Hochhuth non si inquadra più neppure nel contesto storico: oltre che su un falso ragionamento, (che è, poi, una semplice ipotesi: « se il Papa avesse protestato pubblicamente, Hitler avrebbe cessato dal massacro»), il suo ar gomentare fanciullesco è senza senso. Con i “se”, i “ma” e i “forse” non si fa la Storia!21 Se avesse letto, invece, i “diari” di Goebbels, avrebbe trovato scritto che Hitler voleva la liquidazione della Chiesa Cattolica; avrebbe compreso come quel pazzo scatenato avrebbe spezzato qualsiasi resistenza e domata la rivolta cattolica con un altro massacro peggiore. 22
Se avesse conosciuto il testo della Conferenza dell’ebreo dott. Kubowitzki, tenuta al Congresso mondiale, ad Atlantic City, nel novembre 1944, avrebbe letto anche questo: «Noi sappiamo che i tedeschi non si lasciarono distogliere dai loro progetti da questi avvertimenti; denunciare, quindi, il Concordato ed aizzare alla ribellione il popolo cattolico, non solo non sarebbe servito a nulla, ma, anzi, avrebbe aizzato ancor di più il furore criminale di Hitler».23
E Pio XII, da altissimo uomo politico e reggitore di popoli, non poteva avere una valutazione delle cose così illusoria, fantasiosa e puerile come quella presentata dal libellista tedesco.24
La conoscenza dei “documenti diplomatici” rivela chiaramente che se Pio XII avesse realizzato una simile rottura, avrebbe solo favorito il gioco di Hitler. 
Il Concordato, infatti, come dissi, è una formula giuridica che garantisce le condizioni di vita e le attività della Chiesa. Ora, la denuncia di esso, fatta proprio dalla Chiesa, avrebbe dato all’avversario un’arma efficacissima di propaganda, e un pretesto, apparentemente legittimato, per liquidare il cattolicesimo.
La denuncia del Concordato, cioè, avrebbe dato modo a Hitler, di associare la Chiesa a correità con gli Ebrei, nell’a ver voluto la guerra, avrebbe portato, di conseguenza, alla rottura delle relazioni diplomatiche, e al distacco da Roma; fatto di gravissime conseguenze e per la Gerarchia stessa e per i fedeli.25
Un tale intendimento, del resto, era già nell’animo di Hitler. Ne fa fede la lettera dell’Episcopato tedesco, scritta dopo una loro riunione a Fulda, a conclusione dei loro lavori, nel giugno 1942, mandata a Pio XII. È una accorata esposizione delle misure repressive, già in atto, nel Reich, e presaga di peggiori prossime misure. 
Queste sarebbero venute, e subito, se si fosse rotto ogni contatto con Roma papale. 26
Ma Pio XII era troppo intelligente per of frire a Hitler una tale arma! Anche se non si fidava della fede nazista, pure, mantenendo fede, Lui, al Concordato, poté inviare, dal 1933 al 1939, ben oltre 90 “note” di protesta. E questo lo poté fare, appunto, perché c’era un “Patto”, offerto e liberamente accettato e firmato. 27

Inoltre, possiamo aggiungere che il libellista tedesco (come l’articolista dell’“Unità!”) ignorò che la Chiesa non è una organizzazione politica, né un centro di rivoluzione o di resistenza armata. Come pure ignorò l’inef ficacia delle scomuniche su chi, ormai, ha già varcato le soglie dell’idiozia o del crimine!28
Tutto ciò il comunismo (fratello del nazismo!) cercò di farlo dimenticare, con parole vuote, con ar gomentazioni false e capziose. 

Ma farebbe meglio a ricordare che solo la Chiesa cattolica, in tutti i tempi, ha difeso l’uomo e le sue libertà; mentre il comunismo ateo è, tuttora, l’affossatore di ogni libertà naturale e cristiana! 29

sac. Luigi Villa

lunedì 10 febbraio 2020

“IL VICARIO” “ DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



LA “ACCUSE” DI HOCHHUTH E LE “RISPOSTE” DELLA STORIA


Il “carteggio Tittman-Dipartimento di Stato”

In questo “carteggio”, si trovano pressanti richieste da parte di Governi delle Nazioni Alleate (luglio-settembre 1942) per ottenere da Pio XII “una pubblica protesta contro le atrocità naziste”. Oltre quelle osservazioni che ho già fatto più sopra, va osservato che se il Papa si fosse associato a tali proteste, avrebbe dato un valore politico che sarebbe stato subito ampiamente sfruttato dalla propaganda nazista; sarebbe stato compromesso e messo in condizioni di non avere più possibilità né efficacia nel suo movimento di carità e di diplomazia.  Lo stesso C. Barlas, rappresentante dell’Agenzia ebraica per la Palestina, scriveva, il 20 gennaio 1943, da Istanbul, al Delegato Apostolico per l’Egitto e Palestina: «L’atteggiamento, altamente umanitario, di Sua Santità che ha espresso la sua indignazione contro le persecuzioni razziali, fu una sorgente di conforto notevole per i nostri fratelli. Potrei avventurarmi a suggerire di cercare un’occasione per dichiarare, con la radio o altro mezzo utile, che l’aiutare gli Ebrei perseguitati è considerato dalla Chiesa come opera buona? Certamente, questo rafforzerebbe i sentimenti di quei cattolici, i quali, come noi sappiamo e apprezziamo, aiutano gli ebrei destinati allo sterminio nei territori occupati d’Europa. Per questo, non sottovalutiamo le difficoltà più che evidenti».
Gli Ebrei stessi sapevano quanto fosse pericoloso, per loro, il ricorrere a pubbliche minacce e proteste, appunto perché causavano altre rappresaglie più violente e feroci. 
Nella conferenza straordinaria del Congresso ebraico mondiale, tenuta ad Atlantic City, il 26-30 novembre 1944, A. Leone Kubowitzki, parlando delle dichiarazioni di Roosevelt e di Churchill, dell’estate 1942, («che si sarebbe chiesto conto ai responsabili di tale crudeltà»), pur riconoscendone l’alto valore, soggiungeva: «Noi sappiamo, però, che i tedeschi non si lasciarono distogliere dai loro scopi. Convinti che la loro marcia verso il dominio del mondo non potrebbe essere fermata da alcuna potenza, essi accelerarono persino il ritmo dei loro massacri».
Lo stesso Rabbino-Capo di Gerusalemme, Herzoq, in un appello-radio lanciato a tutto il mondo, il 2 dicembre 1942, disse: «Ricordate, tuttavia, che proteste ed ammonimenti, per quanto possano essere importanti, non sono sufficienti. Con questi, occorre che giungano aiuti tempestivi ed efficaci. Create, finalmente, un corpo internazionale, incaricato di trovare vie e mezzi di pratico aiuto. Aprite le porte, anche quelle delle terre dei nostri padri, a tutti quelli che cercano rifugio dalla tirannia nazista». 
Gli stessi Ebrei di Roma, dopo la razzìa, in lettere inviate a Pio XII nell’ottobre-novembre 1943, non Gli chiesero gesti spettacolari, ma di far loro avere notizie dei razziati e deportati, e di far loro giungere dei soccorsi. 
Una intelligenza superiore, come quella di Pio XII pur provando il naturale desiderio di alzare, pubblicamente, voci di protesta, si rendeva, tuttavia, conto che il nazismo avrebbe risposto solo con più violenti forme di rappresaglia 7.
Contro la facile “accusa” di Hochhuth, dunque, va lodata invece la geniale illuminata saggezza di Pio XII e il suo sapiente tatto politico. 
In una lettera al Vescovo di Berlino, von Preysing, del 30 aprile 1943, Pio XII approvava tutte le iniziative (e furono molte e coraggiose!) che quel Vescovo aveva suscitato nella sua diocesi; e rendendo omaggio alla memoria di Mons. Lichtenberberg, vittima del suo zelo per i non-ariani, così si esprimeva: «Lasciamo ai competenti Pastori delle Diocesi valutare se, e fino a che punto, il periodo di rappresaglie e misure repressive... non facciano apparire più consigliabile, nonostante i motivi addotti, un prudente “riserbo” “ad maiora mala vitanda”. Sta qui uno dei motivi per cui Noi stessi, nelle nostre dichiarazioni, Ci imponiamo dei limiti; l’esperienza che nel 1942 abbiamo fatto, trattandosi di scritti pontifici, messi da noi a disposizione perché fossero trasmessi ai fedeli, per quanto Ci è dato di giudicare, legittima la nostra condotta». 
«Per i non-ariani cattolici, come pure per quelli di religione israelita, la Santa Sede ha fatto quanto era in Suo potere di opera caritativa, sia finanziaria che morale... Quanto a ciò che si compie al presente, in territorio tedesco, contro i non-ariani, abbiamo detto una parola nel Nostro radio-messaggio natalizio. Il cenno fu breve, ma è stato ben capito! Né Ci occorre assicurare i cattolici non-ariani o semi-ariani, tanto i figli della Chiesa che gli altri tutti, che nella rovina della loro esistenza esteriore e nelle loro necessità spirituali, il Nostro paterno affetto e interesse è cresciuto per essi di misura. Nella situazione attuale non possiamo far pervenire loro altro soccorso attivo che quello della preghiera. Ma siamo risoluti, non appena le circostanze lo richiederanno o permetteranno, di alzare nuovamente la voce a loro favore».
Risulta chiara, perciò, l’azione concreta e la linea politica di Pio XII così attento all’evolversi delle situazioni, e così consapevole delle Sue responsabilità, davanti a Dio e davanti alla Storia; più pronto ad aiutare i perseguitati che ad aizzare i persecutori. 
Sul piano diplomatico, l’azione della Santa Sede fu duplice: con le Nazioni con le quali era in relazioni diplomatiche, esercitò un’azione costante e forte. 8
Per tutto il periodo bellico, in Vaticano, fu un lavoro immane di pratiche d’ufficio, di dispacci, di rapporti, di note diplomatiche; fu tutto un cumulo di lavoro diuturno, di perseveranti fatiche, di lunghe notti insonni, per alleviare sofferenze, sollecitare aiuti, invocare comprensione e umanità, richiamare al proprio dovere chiunque, in qualsiasi modo, mostrasse di esorbitare o trascendere o calpestare i diritti umano-divini. 
Nessuno saprà mai quante vite abbia salvato Pio XII, nonostante che il Governo nazista fosse inaccessibile a qualsiasi intervento diretto, e ostinato a perseguire, con una politica pazza, i suoi infernali disegni di distruzione. 
Anche solo la presenza e il sovrano atteggiamento di Pio XII era un continuo monito e una scottante condanna a tutto quel mondo, così lordo di sangue e di crimini! 
Alla clamorosa denuncia, di momentaneo successo, di clamore giornalistico, Pio XII preferì l’umile silenziosa opera cristiana, fondando - come vedremo - tante preziose iniziative che partirono dal Suo cuore, buono e grande!
Questo, tutto il mondo lo sapeva, lo intuiva, ne era commosso. 
Il 2 gennaio 1940, la “United Jewsh Appeal for Refugees and Oversees Needs”, con sede a Chicago, offrì a Pio XII la somma di 125.000 dollari, per la sua opera di soccorso ai perseguitati, per religione e razza. 
Erano, quindi, gli stessi circoli responsabili ebraici che si fidavano dell’opera caritatevole e disinteressata del Pontefice di Roma!
Il 21 aprile 1944, l’Ufficio del Presidente degli Stati Uniti, domandava se il Santo Padre poteva trasmettere aiuti in danaro a ebrei polacchi, rifugiati in Roma e alla or ganizzazione di assistenza a bambini ebrei, in Roma. La Santa Sede, il 25 aprile, rispondeva che, come in passato, anche in avvenire, era suo dovere di continuare le opere di carità. 
A una lettera scrittaGli dal Vescovo di Berlino, il 30 aprile 1943, Pio XII rispondeva: «... quello che ancora più af fligge è tutto quel seguito di dolori e di colpe che accompagnano la guerra. La fredda ferocia della tecnica guerresca, che senza contrasto va crescendo, rende insopportabile il pensiero che la vicendevole strage abbia a durare a lungo ancora...». 
Se avesse fatto, dunque, un “atto solenne di protesta”,9 avrebbe provocato la chiusura dei conventi e degli Istituti religiosi, nei quali trovarono rifugio e scampo decine di migliaia di ebrei; sarebbe stato come un attrarre l’attenzione verso loro della furia pazzesca nazista; e Hitler avrebbe incluso certamente, nella feroce carneficina, anche tutti quei cristiani che erano diventati la salvezza degli ebrei.


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7 Ne era stato un caso la Polonia. Quando il Vescovo esiliato di Vladislavia, Mons. Radonski, presentò, come modello di intrepida resistenza all’oppressore, l’Arcivescovo di Cracovia, Mons. Sapieha, il Papa gli chiese se riteneva “opportuna” la pubblicazione di alcune Sue lettere. Mons. Radonski, il 23 marzo 1943, rispose di “no”, ma di scriverne un’altra, in latino, e solo sugli “Acta Apostolicae Sedis”; appunto perché, come Gli aveva scritto fin dal 28 agosto 1942, «già abbiamo vittime per i sospettati contatti con Roma». E questo avveniva dappertutto, dove era entrato il nazismo. In Olanda, per esempio, i Vescovi, assieme ai dirigenti di alcune Chiese riformate, il sabato 1 1 luglio 1942, avevano indirizzato un telegramma di protesta contro la minacciata deportazione degli ebrei, al Reichskommissar Seyss-Inquart. Il 20 luglio, inclusero il telegramma in una “Lettera Pastorale”, che doveva essere letta, ai fedeli, la domenica successiva, 26 luglio. La risposta nazista non si fece attendere. Il 2 agosto, la rappresaglia era già stata fatta, e il Generalkommissar Schimdt accusò i Vescovi per aver pubblicato il telegramma, contrariamente a quanto avevano promesso. L’accusa all’episcopato olandese naturalmente fu solo un pretesto e una evidente calunnia. I vescovi olandesi, infatti, non erano mai stati interpellati, né mai avevano dato una qualsiasi promessa!
8 Si leggano, al proposito, le ampie documentazioni sul lavoro di Pio XII, perseverante ed ef ficace, sui governi di Slovacchia e Romania. L ’effetto decisivo sul Reggente d’Ungheria, Horty , per salvare gli ebrei ungheresi, lo si deve solo a Pio XII. 
Lo stesso dicasi per gli ebrei rifugiatisi nel sud della Francia e sulla costa
e sulle isole della Dalmazia. Garanzia, per loro, era la presenza dell’esercito italiano; ma era Pio XII e il Cardinal Maglione che tenevano, di continuo, vivi i sentimenti umani; che ottenevano impegni; che ricordavano promesse, per impedire ingiustizie e delitti. Prova ne sono le innumerevoli pratiche, concluse dal Nunzio Apostolico, Mons. Bor goncini, e dal gesuita P. Tacchi Venturi. 
Il Cardinal Maglione, nel gennaio 1942, otteneva impegno da Buf farini Guidi che non ci sarebbero state altre repressioni contro gli ebrei, e che tutta la legislazione sarebbe stata riveduta. 
Il 22 gennaio 1943, ottenne preciso impegno che gli ebrei non sarebbero stati consegnati né alla polizia francese né a quella tedesca. 
Il 18 marzo 1943, avuto sentore di pericolo per gli ebrei, ordinò al Nunzio di “parlare alto e forte”. L ’indomani, il pericolo era scongiurato. 
A Zagabria, il Visitatore Apostolico Mons. Marcone, già nel 1941, aveva ricevuto espresso incarico da Pio XII perché si interessasse e aiutasse gli ebrei. 
9dotto Hitler a più miti consigli. Secondo Hochhuth una denuncia pubblica da parte di Pio XII avrebbe inMa è un ragionare da demagogo; e la “prova” che porta, citando il Vescosultato, quando si oppose, pubblicamente, all’eutanasia; e citando il re divo di Muenter, Mons. von Galen, poi Cardinale, che ottenne qualche rinon conosce, o vuole artefare la Storia. Infatti: il Danimarca, che protesse gli Ebrei nel suo Stato, dice solo che HochhuthVescovo di Muenter ave 

sac. Luigi Villa

giovedì 23 gennaio 2020

“IL VICARIO” DI HOCHHUTH E IL VERO PIO XII



LA “ACCUSE” DI HOCHHUTH E LE “RISPOSTE” DELLA STORIA

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C) LE QUESTIONI POLITICHE

1) Il “Rapporto Bérard” e 
2) i “due telegrammi” del Weizsâcker

Il 7 agosto 1941, il maresciallo Pétain incaricava il sig. Bérard di “informarsi sulle reazioni avvenute in Segreteria di Stato per la recente legislazione francese sulla condizione degli ebrei”. 
Bérard stese un lungo rapporto2 in cui afferma che lo Statuto francese «non sollevava né critica né disapprovazione, né avrebbe suscitato alcuna protesta» da parte del Vaticano. 
È bene che ricordiamo, subito, che lo “Statuto francese”fu “redatto” per volontà espressa del Governo di Berlino. Lo stesso Poliakov rileva che Bérard scrisse il suo “rapporto” in modo da non aver fastidi personali. 
La “Storia”, però, non finisce qui. Il 13 settembre 1941, il maresciallo Pétain, presenti gli Ambasciatori di Spagna e Brasile, chiese al Nunzio Apostolico, Mons. Valeri, il suo giudizio sullo Statuto. Questi, expressis verbis, lo disapprovò. Pétain reagì, affermando che i “suoi Superiori” (Pio XII e Segreteria di Stato) non la pensavano così. Ma il Nunzio continuò a disapprovare, rincarando, anzi, come lo Statuto era ispirato ai princìpi nazisti del razzismo, ripetutamente condannato dalla Chiesa. Il maresciallo, smascherato, promise di dargli, in visione, il “Rapporto Bérard”.
Il Nunzio, ipso facto, gli lasciò una “nota di protesta”, sui punti che riguardavano direttamente le prescrizioni ecclesiastiche. 
Riferì, poi, a Roma, l’episodio, e se ne ebbe un lar go elogio per il suo operato e l’assicurazione che i “due Prelati”, interpellati dal sig. Bérard, non avevano dato quella facil “assicurazione”, come, invece, Bérard aveva riferito nel suo “Rapporto”.
Poco tempo dopo, radio-Londra, e altre emittenti, trasmettevano la “notizia” che la Santa Sede aveva mandato una “protesta ufficiale” al Governo di Vichy! 
Anche qui, dunque, è evidente o l’ignoranza o la mala fede dell’Autore. 

2) Per i “due telegrammi” di Weizsâcker, del 17 e del 28 ottobre 1943, prima bisognerebbe rievocare quelle spasmodiche giornate di terrore, per le razzìe continue e la caccia all’uomo, fatte dai nazisti, a Roma, il 16 ottobre. 

La prima prodezza degli occupanti tedeschi fu di estorcere, dagli ebrei, residenti in Roma, 50 chili di oro, con un vero e proprio ricatto. «In caso diverso - sono parole testuali di Kappler - 200 tra voi verranno, presi e deportati in Germania, alla frontiera russa, o, altrimenti resi innocui»3. Pio XII, appreso il fatto, fece sapere, immediatamente, al Presidente della Comunità ebraica, che, se non fossero riusciti a raccogliere, entro le 36 ore stabilite, i 50 chili d’oro, avrebbe supplito la Santa Sede. 
Il Presidente, dott. Ugo Foà, scrisse: «... non si rese necessario di approfittare di questa generosa of ferta, ma il nobile gesto del Vaticano non resta, perciò, meno significativo; né minore fu il sollievo che durante la ansiosa giornata della rac colta ne derivò a tante migliaia di persone, sulle quali incombeva la minaccia di Kappler». 
Nell’opuscolo, intitolato: “Ottobre 1943”, sotto il titolo “Cronaca di una infamia”, si legge: «Non fu questo il solo atto col quale, schierandosi, anche in Italia, dalla parte degli Ebrei oppressi, la Santa Sede, apertamente, dimostrò di disapprovare la crudele ed aberrante persecuzione contro di essi, intrapresa dai tedeschi, in pieno secolo XX, facendo impallidire, al confronto, - tanti e tanti furono gli orrori da loro commessi!
- le più atroci cronache medioevali... Ogni qualvolta le circostanze lo permisero, l’azione moderatrice della Chiesa Cattolica, e quella personale del Sommo Pontefice Pio XII, si spiegarono, spesso, con efficacia, e sempre, con alta nobiltà d’intenti, a favore degli Israeliti italiani, perseguitati». 
Di più: il Santo Padre diede ordine immediato per una duplice azione: l’una, incaricando Mons. Hudal4 e Padre Pancrazio Pfeiffer5 perché agissero presso il comandante militare, il generale Stahel; l’altra, contemporanea, convocando, presso il Segretario di Stato, Card. Maglione, l’Ambasciatore di Germania, Weizsâcker.

Così, mentre Mons. Hudal faceva pressioni e domandava la cessazione, immediata, degli arresti, il Cardinal Maglione protestava, con parole forti, presso l’Ambasciatore tedesco, per quella iniquità, chiedendone la fine immediata. 6
Solo inquadrati così, i due telegrammi sono comprensibili.
Il primo, del 17 ottobre chiedeva la cessazione delle razzie, per evitare, soprattutto, le complicazioni che sarebbero sorte dopo una “probabile protesta” di Pio XII; il secondo, del 28 ottobre, voleva scongiurare una ripresa delle razzie, e, specialmente, quella più temuta: la “deportazione del Papa da Roma”, come era in animo di Hitler. 
Anche tutto questo fu “ignorato” da Hochhuth! 

***

1P. Leiber, gesuita, fu segretario di Pio XII durante tutto il Suo Pontificato.
2 Il “Rapporto” venne trovato, poi, tra le carte di Vichy, e pubblicato dalla “Documentation Juive”, nel 1945, e riportato, in seguito, dal Poliakov , nel suo volume: “Il nazismo e lo sterminio degli ebrei”.
3 A questa prima spoliazione ne seguirono altre. Il 29 settembre 1943 i tedeschi invasero gli Uffici della Comunità ebraica; ne asportarono tutti i registri, e portarono via 2 milioni di  lire che trovarono in cassa. Il 3 ottobre successivo, saccheggiarono la Biblioteca della Comunità, una delle più ricche d’Europa, e quella del Collegio Rabbinico Italiano. Il 16 ottobre prelevarono e deportarono, in massa, gli ebrei trovati in casa loro, senza riguardo né all’età, né al sesso, né alle condizioni di salute. I deportati furono 2.091 (1.077 uomini, 743 donne, 281 bambini). Quelli che ritornarono furono 101; 73 uomini e 28 donne.
4Mons. Hudal, tedesco, era rettore di Santa Maria dell’Anima.
5Nato a Brunner (Baviera) nel 1872, P. Pfeiffer fu per 30 anni consecutivi Generale dei Salvatoriani. All’occupazione di Roma, da parte dei tedeschi, conobbe il comandante Sthael, connazionale. Questi ammirò, subito, l’uomo colto, intelligente, illuminato, lo studioso profondo e di vasto impegno. Ma P. Pfeifer pensò, subito, invece, di giovarsi della simpatia suscitatasi nel suo connazionale a suo riguardo, per scopi di pura carità. Per questo Pio XII, saputa la cosa, gli lasciò mano libera di trattare; lo fece intermediario tra la Santa Sede e il Comando tedesco. Cominciò, così, l’opera del santo sacerdote, assidua, diuturna. E fu un frequente pellegrinare presso il Comando e presso la Santa Sede. 
Fu lui a smontare il mostruoso progetto di fare di Roma una piazzaforte del sistema difensivo tedesco, che avrebbe fatto dell’eterna Città un cumulo di macerie! Fu lui che operò tutti quei “salvataggi”, di ebrei, in città e fuori. Fu lui che trattò col generale Kesserling per ottenere la dichiarazione di “città ospedaliera” per Ascoli e di tutta la zona a sud e a ovest del Tronto. Fu lui che salvò Chieti, Ascoli Piceno, Aquila, Orvieto... Fu lui che ottenne, ancora all’ultimo istante prima della partenza dei tedeschi da Roma, un altro “regalo” dal comandante della piazza: la vita ed un uomo! 
Quante vite ha salvato? Nessuno saprà mai quanti ebrei, all’ordine del Papa, egli abbia salvato, nascosto, protetto. Prima di morire, distrusse molti documenti del suo archivio privato. 
P. Pancrazio Pfeifer aveva lavorato per Dio, non per la Storia! Ma il suo ardente spirito di carità era stimolato e sorretto dalla carità inesausta di  Pio XII! Quanta fiducia avesse Pio XII in lui, lo si può vedere, anche, in questo altro episodio; uno dei tanti! Quando l’arcivescovo di Chieti S.E. mons. Giuseppe Venturini, si rivolse a Pio XII per implorare un Suo intervento, il Papa gli consigliò di rivolgersi a P. Pfeiffer. Ecco il testo originale della lettera del 28 maggio l945, da cui stralcio il brano a “testimonianza”: «... quando la mia città di Chieti doveva assolutamente sfollare ed essere saccheggiata e distrutta, io ricorsi al Santo Padre; e più con le lagrime che con le parole Lo supplicai di venirmi in aiuto. E Pio XII, dopo avermi confortato, «Vada - mi disse - dal Padre Pancrazio Pfeiffer che può tutto, e farà tutto!». E così fu. Per opera di questo buon Padre noi fummo salvi».
6E questa “fine” sarebbe avvenuta, forse, se le razzie non fossero dipese dalla polizia segreta, nazista, che riceveva gli “ordini” solo dal servizio di sicurezza della Cancelleria del partito.
Da richiamare, ancora, il principio di Pio XII, in questi frangenti politici:
«salvare, per primo, la vita!»... «senza lasciarci andare a pericolose prese di posizioni che potessero esasperare i nazisti, e finire di scatenare la loro bestialità» (P. Leiber).

sac. Luigi Villa