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martedì 9 giugno 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



SAN GIUSEPPE E I MORIBONDI 

Dice la parola di Dio: Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli (Sal 116, 15). Beati d’ora in poi i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono (Ap 14, 13). 
La morte è una delle realtà più certe e più tragiche dell’esistenza umana. Tutti, tardi o presto, dobbiamo morire. Ma che differenza tra il morire disperati e il morire in pace con Dio! San Giuseppe ebbe la fortuna di morire tra le braccia di Gesù e di Maria. La sua morte fu un passaggio tranquillo all’eternità. Vediamo ciò che ci racconta al riguardo la beata Anna Caterina Emmerick: Quando Giuseppe morì, c’era Maria seduta alla testata del letto e lo teneva tra le braccia, mentre Gesù era vicino al suo petto. Vidi la stanza piena di splendore e di angeli. Giuseppe, con le mani giunte sul petto, venne avvolto in teli bianchi, collocato in una cassa stretta e deposto in una bella caverna sepolcrale, che un buon uomo gli aveva regalato. Oltre a Gesù e a Maria, poche persone accompagnarono il feretro, che vidi, invece, tra grandi splendori e angeli 33 . 
La venerabile María di Jesús da Agreda racconta: Gesù gli diede la benedizione e gli disse: Padre mio, riposa in pace nella grazia di mio Padre celeste e mia. Ai miei profeti e santi, che ti aspettano nel limbo, porta le liete notizie dell’arrivo imminente della loro redenzione. Tra le braccia di Gesù spirò il santo e felicissimo Giuseppe e Gesù gli chiuse gli occhi. E, nello stesso tempo, una moltitudine di angeli, che assistevano col loro Re e la loro Regina, intonarono dolci cantici di lode con voci celestiali e melodiose. 
Poi portarono la sua anima al limbo dei padri e dei profeti..., dove causò nuova gioia quella incalcolabile redenzione 34 . 
Il popolo cristiano, basandosi sul racconto che Giuseppe era morto fra le braccia di Gesù e di Maria, lo ha sempre considerato avvocato e protettore degli agonizzanti. E così lo ha confermato la Chiesa con la sua autorità. Papa Benedetto XV, il 25 luglio 1920, scrisse: Avendo la Sede apostolica approvato diversi modi di onorare il santo patriarca, si celebrino con tutta la solennità possibile i mercoledì e il mese a lui dedicato (marzo), in tutte ed in ciascuna delle diocesi a istanza dei vescovi. Ma, principalmente, poiché è singolare protettore dei moribondi, siccome alla sua morte erano presenti lo stesso Gesù e Maria, incoraggino i venerabili fratelli quelle pie associazioni che furono fondate per pregare san Giuseppe in favore dei moribondi come quella della “Buona morte” e quella del “Transito di san Giuseppe”, affinché egli aiuti con tutta la sua autorità gli agonizzanti. 
Papa Pio XI, nelle litanie di san Giuseppe approvate il 21 marzo del 1935 acclama: Patrono dei moribondi, prega per noi. Nel Catechismo della Chiesa cattolica ci viene consigliato: chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi “nell’ora della nostra morte” e affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte (Cat 1014). 
Vediamo un esempio: la venerabile Anna di Sant’Agostino(1555-1624), carmelitana scalza, era molto devota a san Giuseppe e quando arrivò l’ora della sua agonia, vennero a portarla in cielo Gesù, san Giuseppe e santa Teresa di Gesù.  
La moribonda vedendo la sua cella trasformata in un cielo, diede segni di gioia straordinaria. Ad un certo punto esclamò tre volte: I miei genitori! Riferendosi a san Giuseppe e santa Teresa... Una carmelitana di grandi virtù, che abitava in un convento diverso, mentre stava pregando per l’inferma, la vide salire in cielo tra san Giuseppe e santa Teresa di Gesù, seguita da un gran numero di angeli e di santi che componevano il corteo trionfale. Così san Giuseppe onora nell’ora della morte coloro che lo onorano in vita e gli chiedono la grazia di una buona morte 35 . 
San Vicenzo Ferrer (1350-1419 ), mentre predicava un giorno l’omelia della festa di Natale, raccontò quanto segue: un mercante di Valencia (Spagna) invitava a casa sua tutti gli anni nel giorno di Natale un povero anziano ed una donna col suo bambino piccolo, poiché gli raffiguravano la Vergine col bambino Gesù e Giuseppe. È noto che alla sua morte gli apparirono la Vergine con il bambino e san Giuseppe dicendogli: Per averci ricevuto nella tua casa, noi ti riceveremo nella nostra 36 . 

P. ÁNGEL PEÑA

mercoledì 20 maggio 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



ASSUNZIONE DI SAN GIUSEPPE 

Uno dei privilegi speciali concessi da Dio a san Giuseppe, secondo alcuni santi, è quello della sua Assunzione al cielo in anima e corpo. Lo affermano il famoso teologo spagnolo Suárez, san Pier Damiani e san Bernardino da Siena, san Francesco di Sales, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, la venerabile Madre Maria Jesus di Agreda, Bossuet, sant’Enrique de Ossó y Cervelló e altri ancora. 

Per quale motivo? Perché Cristo è, soprattutto, redentore dei suoi genitori, che amò di un amore totale e che santificò con una tale pienezza da renderli modello degli altri redenti. Inoltre perché Giuseppe ebbe una missione universale specialissima e perché sembra ragionevole che la Sacra Famiglia, predestinata ad iniziare una vita divina del lignaggio umano in anticipo su tutti gli uomini, abbia iniziato anche la vita gloriosa della risurrezione prima di essi.  

Gersone , il grande devoto di san Giuseppe, parlò della risurrezione e dell’Assunzione del nostro santo in cielo con anima e corpo nell’omelia pronunciata al Concilio di Costanza l’8 settembre del 1416. 

San Pier Damiani (1007-1072) parla dell’Assunzione di san Giuseppe nel Sermone su san Giovanni Battista. Il venerabile Bernardino Bustos riferisce che, mentre san Bernardino da Siena (= 1444) stava predicando nella città di Padova sull’Assunzione di Giuseppe in corpo ed anima al cielo, gli ascoltatori videro sul capo del santo predicatore una croce come di oro splendente, che emanava meravigliosi raggi di luce. Il santo stava dicendo: devotamente si deve credere, però non affermare come di fede, che il benignissimo Gesù, Figlio di Dio vivo, con ugual privilegio adornò suo padre adottivo e sua madre Santissima; e che così come quando morì la Vergine Purissima se la portò in cielo con corpo ed anima, allo stesso modo il giorno della Risurrezione Gesù si portò con sé il giustissimo patriarca san Giuseppe nella gloria della Risurrezione; affinché come quella santa famiglia, cioè Cristo, Maria e Giuseppe, visse unita sulla terra una vita laboriosa e in grazia, così nella gloria dell’amore viva in cielo in anima e corpo 26 . 

San Leonardo da Porto Maurizio afferma: Dite che san Giuseppe, quando morì, fu trasportato all’empireo in corpo ed anima per privilegio particolare citato nei Proverbi: “Tutti i suoi di casa hanno doppia veste” (Prov 31, 21), vale a dire, quelli della famiglia della donna forte, o della Vergine Maria, indossano doppia stola, che per gli interpreti di sacra scrittura si intende la glorificazione dell’anima e del corpo 27 . 

Il grande teologo spagnolo Francisco Suárez (1548-1617) afferma parlando di san Giuseppe: Non tralascerò di dire che secondo un’opinione abbastanza diffusa, il nostro santo regna con Cristo nella gloria in corpo ed anima; perché, siccome morì prima di Nostro Signore, è verosimile che fosse tra quelli che risuscitarono al momento della morte o della risurrezione del Salvatore, i quali risuscitarono a vita immortale di anima e corpo 28 . 

Madre Maria di Gesù da Agreda (1602-1665) dice: il giorno della risurrezione, con ogni bellezza e gloria, si alzò il nostro Salvatore dal sepolcro e, in presenza dei santi e dei patriarchi, promise al lignaggio umano la risurrezione universale come effetto della sua, nella stessa carne e corpo di ciascuno dei mortali e che in essa sarebbero stati glorificati i giusti. In pegno di questa promessa e come in ostaggio della risurrezione universale, dispose Sua Maestà che le anime di molti santi che si trovavano là, si riunissero ai loro corpi e risuscitassero a vita immortale. 

Immediatamente venne eseguito questo divino comando e risuscitarono i corpi di cui, anticipando il mistero, riferisce Matteo (Mt 27, 52). E tra di essi si trovavano sant’Anna, san Giuseppe, san Gioacchino ed altri antichi Padri e Patriarchi, che si erano distinti nella fede e nella speranza dell’Incarnazione e con maggior desiderio l’avevano anelata e chiesta al Signore. Così, a ricompensa di questi meriti, venne loro anticipata la risurrezione e la gloria dei corpi 29 . 

Dice san Francesco di Sales: Non dobbiamo in alcun modo dubitare che questo glorioso santo gode di molto credito in cielo presso Colui che l’ha favorito così tanto da elevarlo fin lassù in anima e corpo; il che spiegherebbe come mai sulla terra non ci sia rimasta alcuna reliquia; e a me pare che nessuno possa dubitare di questo perché come avrebbe potuto negare a san Giuseppe questa grazia Colui che gli fu obbediente per tutta la vita?... E, se è vero, cosa che dobbiamo credere, che in virtù del Santissimo Sacramento che riceviamo, i nostri corpi risusciteranno nel giorno del giudizio, come possiamo dubitare che Gesù abbia fatto salire in cielo in corpo ed anima il glorioso san Giuseppe che aveva avuto l’onore e aveva ricevuto la grazia di portarlo con tanta frequenza sulle sue braccia, tra le quali Nostro Signore tanto si compiaceva? è dunque innegabile che san Giuseppe sia in cielo in anima e corpo. Quanto saremmo felici se potessimo meritare le sue sante intercessioni! Poiché a lui nulla viene negato, né da parte di Nostra Signora, né dal suo glorioso sposo 30 .  

È interessante notare che papa Giovanni XXIII, nell’Omelia pronunciata nella festa dell’Ascensione, il 26 maggio 1960, per la canonizzazione di Gregorio Barbarigo, espresse la sua opinione personale che san Giuseppe si trova in cielo in corpo e anima; e la espose come opinione accettabile. Disse letteralmente: Così piamente noi possiamo credere 31 . 

Naturalmente l’Assunzione di san Giuseppe non è dogma di fede, ma speriamo che lo diventi in un futuro non molto lontano. Come direbbe il grande filosofo cattolico Jean Guitton: Ho l’impressione che non sia ancora arrivato il tempo di san Giuseppe. Non è ancora uscito dall’ombra, incomincia soltanto ora. Vedrete come il futuro ci riserva molte belle sorprese su di lui 32 . 

P. ÁNGEL PEÑA

domenica 3 maggio 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



PRIVILEGI DI SAN GIUSEPPE 

Alcuni teologi e santi credono che san Giovanni Battista e Geremia furono santificati nel ventre delle loro madri e che a maggior ragione la stessa cosa si debba dire di Giuseppe. Lo affermano, tra gli altri, i già citati Gersone e Isidoro di Isolano, ma anche Bernardino di Bustos, sant’Alfonso Maria de’ Liguori e la venerabile Maria di Gesù di Agreda, la quale dice: San Giuseppe fu santificato nel ventre di sua madre a sette mesi dal concepimento 24 . E la stessa continua: Alcuni privilegi ho inteso che, per la sua grande santità, gli concesse l’Altissimo per tutti coloro che l’avrebbero invocato come intercessore. Il primo è per raggiungere la virtù della castità e vincere i pericoli della sensualità carnale. Il secondo è per ottenere potenti aiuti per uscire dal peccato e tornare all’amicizia con Dio. Il terzo per raggiungere per mezzo di lui la grazia e la devozione di Maria Santissima. Il quarto, per conseguire la buona morte e, in quell’ora, la difesa contro il demonio. Il quinto è perché i demoni stessi temano e fuggano all’udire il nome di san Giuseppe. Il sesto, per ottenere la salute corporale e la soluzione di altri problemi. Il settimo per avere eredi, successione di figli nelle famiglie. Questi e molti altri favori concede Dio a coloro che, nei modi dovuti e come si conviene, lo pregano per intercessione di san Giuseppe; e io chiedo a tutti i fedeli figli della santa Chiesa, che siano molto devoti a lui e toccheranno con mano queste grazie, se si disporranno convenientemente a riceverle e a meritarle 25 . 

P. ÁNGEL PEÑA

lunedì 20 aprile 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



LA SACRA FAMIGLIA 

La Sacra Famiglia fu la famiglia perfetta, in cui regnava amore, unione, comprensione e dove Dio era presente nella persona di Gesù. è sempre stato detto che per formare un autentico matrimonio occorrono tre componenti: lo sposo, la sposa, e Dio. Se manca Dio, il matrimonio non potrà essere felice, poiché gli mancherà l’amore di Dio che è indispensabile per la felicità coniugale. Nella Sacra Famiglia Gesù era il centro della vita di Giuseppe e di Maria. Tutta la loro esistenza era dedicata a servirlo, amarlo, e a renderlo felice. Che bello, se tutti i genitori di famiglia facessero la stessa cosa! 

Ma oltre ad essere una famiglia unita e felice, la Sacra Famiglia era il centro della storia del mondo. Aveva una missione cosmica e universale. Da essa dipendeva il futuro dell’umanità. Perciò la figura di san Giuseppe è imprescindibile in questa visione a livello universale. La sua partecipazione al mistero dell’Incarnazione lo colloca, insieme a Maria, al centro della storia umana. Per questo, san Giuseppe non può essere un uomo qualsiasi o un santo qualsiasi, poiché per compiere bene la sua missione Dio gli concesse le grazie di cui aveva bisogno.  

Aveva bisogno di forze fisiche per prendersi cura della sua famiglia e procurare il sostentamento con il lavoro di ogni giorno. Alcuni santi come la beata Anna Caterina Emmerick, dicono che quando si sposò aveva 30 anni. La cosa certa è che possedeva in pienezza le forze umane e la maturità sufficiente per far fronte a tutte le sue responsabilità. 

Prima del matrimonio con Maria, Giuseppe era un uomo giusto, come dice il Vangelo (Mt 1, 19). Forse era un uomo santo, ma dopo il matrimonio con Maria, iniziò la sua corsa inarrestabile verso la santità. Il contatto quotidiano con Gesù e Maria lo fece giungere ad altezze mai da lui prefigurate e che solo Dio può dare a chi gli consegna totalmente la propria vita per servirlo. Mai uomo alcuno potrà raggiungere Giuseppe in santità, perché nessuno ha mai potuto amare quanto lui i suoi due grandi amori: Gesù e Maria. Per questo affermiamo con assoluta sicurezza che Giuseppe è il più santo dei santi.  

E' bello pensare a Maria e a Giuseppe verso l’imbrunire, dopo un giorno di lavoro o di sabato, giorno di riposo, uniti in preghiera, mano nella mano o parlando di Gesù, che era il fulcro delle loro vite. Immaginiamo Giuseppe mentre costruisce qualche giocattolo di legno per Gesù Bambino. Con quanto affetto lo avrà fatto! E suo figlio mentre manifesta tutto il suo amore con baci e abbracci a quei genitori felici. Sicuramente non mancarono giorni difficili, quando non c’era lavoro e il denaro non era sufficiente per comprare cibo. Quanto avranno sofferto Giuseppe e Maria per non poter dare a Gesù tutto ciò che desideravano! Ma avranno sofferto in silenzio e offerto tutto con amore ed entusiasmo poiché avevano Gesù con loro. 

Secondo la tradizione, san Giuseppe era falegname. Così racconta san Giustino, che proveniva dalla Palestina, ne Il dialogo con Trifone del II secolo. Dice: Quando Gesù arrivò al fiume Giordano, lo credevano figlio di Giuseppe il falegname e non appariva per ciò che era, poiché veniva considerato anch’egli un falegname. In effetti, durante la sua permanenza tra gli uomini, esercitò un mestiere, costruì carri e gioghi, dando così esempio di giustizia e laboriosità 20 . 

San Cirillo da Gerusalemme afferma che ai suoi tempi (IV secolo), ancora si mostrava ai visitatori della città un pezzo di legno a forma di tegola, lavorata da Giuseppe e da Gesù. 

Quando Gesù iniziò la sua vita pubblica, ormai non si parlava più di Giuseppe, che sembra fosse già deceduto, poiché non assistette alle nozze di Cana. Lo stesso evangelista Marco, quando parla di Gesù, lo nomina come figlio di Maria, in quanto lei sicuramente era già vedova; altrimenti l’avrebbero chiamato figlio di Giuseppe e di Maria. La gente di Nazaret, parlando di Gesù dice: Non è forse il falegname, il figlio di Maria? (Mc 6, 3). 

La Sacra Famiglia era talmente unita da essere tre in uno. Qualcuno li ha chiamati trinità in terra. I tre Cuori erano uno solo. Io me li immagino così: Un grande cuore, il Cuore divino di Gesù e all’interno di esso il Cuore immacolato di Maria; e dentro quest’ultimo il castissimo Cuore di Giuseppe. Tre cuori in UNO. Perché? Perché il migliore mezzo per arrivare a Maria è Giuseppe e il miglior mezzo per arrivare a Gesù è Maria. Il cammino più veloce per giungere a Gesù è attraverso Giuseppe e Maria: Giuseppe, Maria e Gesù.  

Dice san Giovanni Eudes: Dopo Dio, san Giuseppe occupa il primo posto nel Cuore di Maria, perché Essa è tutta di Giuseppe come la sposa è dello sposo, così il Cuore di Maria è di Giuseppe. D’altra parte è chiaro che Gesù forma un solo Cuore con Maria e siccome Maria è un solo Cuore con Giuseppe, risulta che Giuseppe possiede un solo Cuore con Gesù e con Maria 21 . 

San Leonardo da Porto Maurizio (= 1751) dice: La scala che conduce in cielo ha tre gradini, Gesù, Maria e Giuseppe. Le vostre preghiere vengono affidate in primo luogo a san Giuseppe, questi le consegna a Maria che le offre a Gesù. Scendendo, le risposte passano da Gesù a Maria e Maria le offre a Giuseppe. Gesù fa tutto per Maria, perché è suo figlio. E Giuseppe ottiene tutto perché è sposo di Maria e padre di Gesù 22 . 

Consacriamoci ai tre Cuori e viviamo dentro loro per essere ben protetti e difesi da ogni avversità. 

P. ÁNGEL PEÑA

giovedì 19 marzo 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



PATERNITÀ DI SAN GIUSEPPE 

Giuseppe fu veramente padre di Gesù, anche se non di sangue. Il suo titolo di padre gli viene riconosciuto dallo Spirito Santo mediante l’autorità della parola di Dio e Gesù lo riconosceva obbedendogli in tutto. Il Vangelo dice che stava loro sottomesso (Lc 2, 51), cioè che obbediva a Maria e a Giuseppe. 

Dice la Parola di Dio: I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza [...] il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero [...] Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso (Lc 2, 41-43. 51). Mentre i genitori portavano il bambino Gesù (Lc 2, 27). Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui (Lc 2, 33). 

Anche Maria riconosce Giuseppe come padre di Gesù. Quando lo trovano nel tempio dopo averlo cercato per tre giorni, Maria dice: Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo (Lc 2, 48). Qui Maria antepone perfino l’autorità di Giuseppe alla sua, dicendo: Tuo padre ed io. 

La gente lo considerava figlio di Giuseppe: Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe (Lc 3, 23). Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è il figlio di Giuseppe? (Lc 4, 22). Costui, non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre... (Gv 6, 42). 

E Giuseppe è cosciente della sua paternità come padre di Gesù e si assume la sua responsabilità riguardo alla venuta di Dio. Quando gli appare l’angelo, si rivolge a lui come a un capo famiglia per dargli degli ordini che egli esegue senza discutere. Gli dice l’angelo: Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù (Mt 1, 21). Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché io non ti avvertirò (Mt 2, 13-14). Alla morte di Erode, di nuovo gli appare l’angelo e gli dice: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d’Israele, perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele (Mt 2, 19-21).  

Il Figlio di Maria è anche figlio di Giuseppe in forza del vincolo matrimoniale che li unisce. A motivo di quel matrimonio fedele meritarono entrambi di essere chiamati genitori di Cristo (RC 7). D’altra parte, essendo la circoncisione del figlio il primo dovere religioso del padre, Giuseppe con questo rito (cfr. Lc 2, 21) esercita il suo diritto-dovere nei riguardi di Gesù (RC 11). In occasione della circoncisione, Giuseppe impone al bambino il nome di Gesù. Questo nome è il solo nel quale si trova la salvezza (cfr. At 4, 12); ed a Giuseppe ne era stato rivelato il significato al momento della sua «annunciazione»: «E tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai i suoi peccati» (Mt 1, 21). Imponendo il nome, Giuseppe dichiara la propria legale paternità su Gesù e, pronunciando il nome, proclama la di lui missione di salvatore (RC 12). Il riscatto del primogenito è un altro dovere del padre, che è adempiuto da Giuseppe (RC 13). 

La paternità di Giuseppe era indispensabile a Nazaret per onorare la maternità di Maria. Era indispensabile la circoncisione e l’imposizione del nome. Era indispensabile a Betlemme per iscrivere il neonato come figlio di Davide nei registri dell’impero romano. Era indispensabile a Gerusalemme per presentare il primogenito al tempio. Ed inoltre era indispensabile la presenza di Giuseppe per la crescita di Gesù in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2, 52). 

Gesù venne iscritto ufficialmente come figlio di Giuseppe, di Nazaret (Gv 1, 45) e così lo credevano tutti. Perciò san Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione ed è veramente «ministro della salvezza» (RC 8). 

San Giuseppe, obbedendo a Dio, custodendo Maria ed essendo padre di Gesù, prese parte attiva ai misteri dell’Incarnazione e Redenzione. 

Dice sant’Efrem (306-372), il grande teologo e dottore della Chiesa: Beato te, giusto Giuseppe, perché al tuo fianco è cresciuto colui che si è fatto bimbo piccolo per adeguarsi alla tua dimensione. Il Verbo abitò sotto il tuo tetto senza abbandonare per questo il seno del Padre... Colui che è figlio del Padre, si chiama figlio di Davide e figlio di Giuseppe 16 . 

San Bernardo (1090-1153) afferma: Colui che molti profeti desiderarono vedere e non videro, desiderarono udire e non udirono, fu dato a Giuseppe, non solo di vederlo e udirlo, ma anche portarlo in braccio, guidarne i passi, stringerselo al petto. Coprirlo di baci, nutrirlo e vegliarlo. Immagina che genere di uomo fu Giuseppe e quanto valeva. Immaginalo in accordo col titolo con cui Dio volle onorarlo, che fosse chiamato e preso per padre di Dio, titolo che veramente dipendeva dal piano di redenzione 17 .  

Diceva Papa Giovanni Paolo II: La paternità di san Giuseppe, come la maternità della santissima Vergine Maria, possiede un carattere cristologico di prim’ordine. Tutti i privilegi di Maria derivano dal fatto che è Madre di Cristo. Analogamente, tutti i privilegi di san Giuseppe provengono dal suo incarico di fare da padre a Cristo. 

Sappiamo che Cristo si rivolgeva a Dio con la parola abba, una parola affettuosa e familiare con la quale i figli del suo popolo si rivolgono ai loro genitori. Probabilmente, con la stessa parola usata dagli altri bambini egli si rivolgeva a san Giuseppe, è possibile dire di più del mistero della paternità umana?... La vita con Gesù fu per san Giuseppe una continua scoperta della propria vocazione di padre 18 . 

San Francesco di Sales fa un esempio. Dice così: Sono solito dire che se una colomba portasse nel suo becco un dattero e lo lasciasse cadere in un giardino, non si finisce poi per dire che la palma da esso spuntata appartiene al padrone del giardino? Ebbene, se è così, chi potrà dubitare che lo Spirito Santo, avendo lasciato cadere questo divino dattero come divina colomba, nel giardino chiuso della Santissima Vergine, giardino che appartiene a san Giuseppe come la donna sposa appartiene allo sposo, chi dubiterà, dico, che si possa affermare in tutta verità che quella divina palma (Gesù), che produce frutti di immortalità, appartiene totalmente a san Giuseppe? 19 .  

Sì, Gesù appartiene anche a Giuseppe e non solo a Maria. Dopo Maria, Giuseppe fu il primo a cui Gesù diede un bacio con la sua bocca divina, gli si appese al collo, asciugò il suo sudore con le sue mani benedette e fece altri innumerevoli regali che i bambini affettuosi fanno ai loro genitori: ognuno di questi regali sarebbe stato sufficiente per arricchire di beni spirituali l’anima più arida del mondo.  

P. ÁNGEL PEÑA

lunedì 2 marzo 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



MATRIMONIO DI GIUSEPPE E DI MARIA 

La prima cosa che dobbiamo sottolineare è che fu un vero matrimonio, nonostante non ci sia mai stato tra loro il rapporto carnale. Lo Spirito Santo riconosce nel Vangelo: Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo (Mt 1, 16). 

Giuseppe era vero sposo di Maria e tra loro vi era un vero matrimonio. Analizzando la natura del matrimonio, tanto sant’Agostino come san Tommaso d’Aquino, la pongono sempre nell’indivisibile unione spirituale, nell’unione dei cuori, nel consenso, elementi che in quel matrimonio si sono manifestati in modo esemplare. Nel momento culminante della storia della salvezza, quando Dio rivela il suo amore verso l’umanità mediante il dono del Verbo, è precisamente il matrimonio di Maria e Giuseppe ciò che realizza in piena libertà il dono sponsale del sì, nell’accogliere ed esprimere tale amore 11 . Dice sant’Agostino: Maria appartiene a Giuseppe e Giuseppe a Maria, perciò il loro fu un vero matrimonio in quanto si consegnarono l’uno all’altro. Ma in che senso si sono consegnati? Essi si sono consegnati mutuamente la loro verginità e il diritto di conservarla l’uno all’atro. Maria aveva il diritto di conservare la verginità di Giuseppe e Giuseppe aveva il diritto di custodire la verginità di Maria. Nessuno dei due può disporre dell’altro e tutta la fedeltà di questo matrimonio consiste nel conservare la verginità 12 . 

Sant’Agostino , considerando che Matteo scrive la genealogia degli antenati di Gesù a partire da Giuseppe, discendente di Davide, dice che Dio riconosce che fu un vero matrimonio; poiché altrimenti non sarebbe mai stato possibile chiamare Gesù, figlio di Giuseppe. E dice: Gesù venne considerato nella genealogia di Giuseppe affinché i fedeli non ritenessero così importante nel matrimonio l’unione dei corpi, a tal punto da non ritenersi sposi senza l’unione corporale... Con questo esempio viene magnificamente insegnato ai fedeli sposati che anche praticando la castità di comune accordo, il matrimonio può rimanere tale se si conserva l’affetto, anche se non c’è unione sessuale 13 . 

Papa Leone XIII disse nell’enciclica Quamquam pluries dell’agosto del 1889: Il matrimonio è la massima società e amicizia, alla quale per sua natura va unita la comunione dei beni. Dio ha dato Giuseppe a Maria, non soltanto come compagno di vita ma anche come testimone della sua verginità. [Come diceva Giovanni Paolo II: D’altra parte, è dal matrimonio con Maria che sono derivati a Giuseppe la sua singolare dignità e i suoi diritti su Gesù]. 

È certo che la dignità di Madre di Dio poggia sì alto, che nulla vi può essere di più sublime; ma perché tra la beatissima Vergine e Giuseppe fu stretto un nodo coniugale, non c’è dubbio che a quell’altissima dignità, per cui la Madre di Dio sovrasta di gran lunga tutte le creature, egli si avvicinò quanto mai nessun altro. Poiché il connubio è la massima società e amicizia, a cui di sua natura va unita la comunione dei beni, ne deriva che, se Dio ha dato come sposo Giuseppe alla Vergine, glielo ha dato non solo a compagno della vita, testimone della verginità e tutore dell’onestà, ma anche perché partecipasse, per mezzo del patto coniugale, all’eccelsa grandezza di lei 14 . (Leone XIII, «Quamquam Pluries», die 15 aug. 1889: «Leonis XIII P. M. Acta» IX [190] 177s). 

Dice Sheen Fulton: Giuseppe e Maria unirono i loro cuori come due stelle che non si congiungono mai, mentre i loro raggi luminosi si incrociano nello spazio. Fu un matrimonio simile a quello che avviene a primavera tra i fiori, che uniscono i loro profumi, o a due strumenti musicali che uniscono le loro melodie all’unisono, formandone una sola... 

Il loro matrimonio era necessario per preservare la Vergine da qualsiasi sospetto finché non fosse arrivato il momento di rivelare il mistero della nascita di Gesù... A mio parere, san Giuseppe doveva essere, quando si sposò con la Vergine, un uomo giovane, forte, virile, atletico, di bell’aspetto e casto; un prototipo dell’uomo, che oggi possiamo vedere in una prateria curando il bestiame o pilotando un aereo o lavorando in una falegnameria. E non un anziano impotente, ma un uomo che sprizza vigore giovanile; non un frutto secco, ma un fiore, sano e molto promettente; non al tramonto della vita, ma all’alba, traboccante di energia, forza e amore. 

Come si ingigantiscono le figure della Vergine e di san Giuseppe, quando soffermandoci ad esaminare la loro vita, scopriamo in essa la prima poesia d’amore! 

Il cuore umano non si commuove dinanzi all’amore di un vecchio per una giovane; ma come non rimanere profondamente ammirati dall’amore di due giovani uniti da un vincolo divino? Maria e Giuseppe portarono alle loro nozze non soltanto il loro voto di verginità, ma anche due cuori pieni di un grande amore, più grande di qualsiasi altro amore che cuore umano abbia mai potuto contenere. Nessuna coppia di coniugi si è mai amata così tanto... 15  

Come disse Papa Leone XIII: Il loro matrimonio fu consumato con Gesù. Maria e Giuseppe si unirono con Gesù; Maria e Giuseppe non pensarono ad altro che a Gesù. Amore più profondo non c’è mai stato né ci sarà mai più su questa terra. San Giuseppe rinunciò alla paternità del sangue, ma la ritrovò nello spirito, perché fu padre adottivo di Gesù. La Vergine rinunciò alla maternità e la ritrovò nella propria verginità. 

P. ÁNGEL PEÑA

martedì 25 febbraio 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



VERGINITÀ DI SAN GIUSEPPE

Secondo alcuni scritti apocrifi dei primi secoli, come il libro Storia di Giuseppe il falegname, il Protovangelo di Giacomo o il Vangelo di Tommaso, che risalgono al II secolo, o più tardi, san Giuseppe sarebbe stato sposato prima di conoscere Maria e avrebbe avuto almeno sei figli, che sarebbero, secondo alcuni, i cosiddetti fratelli di Gesù. Rimasto vedovo, compiuti ormai gli 89 anni, si sarebbe sposato con Maria, che avrebbe avuto 14 o 15 anni. Secondo questi testi apocrifi, egli sarebbe vissuto fino a 111 anni, passandone circa venti con Gesù. Questi libri diffusero la credenza che Giuseppe era molto anziano, che più che un marito era un padre per Maria e che l’avrebbe sposata per salvare le apparenze sociali. 

Niente di più falso. San Giuseppe dovette affrontare tutte le responsabilità di una famiglia, il che sarebbe risultato impossibile se fosse stato molto vecchio, bisognoso quindi di cure e di attenzioni. Come avrebbe potuto condurre la Sacra Famiglia attraverso il deserto con tutti i pericoli e con tutto lo sforzo che presupponevano venti giorni di cammino per arrivare in Egitto? Dio mise a fianco di Maria un compagno ed uno sposo forte e vigoroso per difenderla da tutti i pericoli e per aiutarla in tutte le sue necessità. Uno sposo, che dovette lavorare molto per mantenere una famiglia povera, specialmente durante la sua permanenza in Egitto, dove non avevano parenti. Descrivere Giuseppe come un vecchio malato è qualcosa che solo i libri apocrifi e fantasiosi potevano inventare. 

Il padre Tomás Morales, fondatore dei Cruzados de Santa María, afferma: Ecco san Giuseppe: larghe spalle per il lavoro, non perde un secondo, continua ad adorare e a lavorare, è sempre sollecito nel prendersi cura della Vergine e soprattutto del Bambino Gesù. Non ha un minuto libero, non pensa ad altro che ad amare, adorare e lavorare per loro. Ecco chi è san Giuseppe. È il responsabile dei rapporti esterni della Sacra Famiglia. È lui che deve preoccuparsi di tutto a Nazaret, nei quattro o cinque giorni di strada verso Betlemme, nella grotta, in Egitto più tardi e poi di nuovo a Nazaret, sempre mantenendo relazioni con tutti 6 .  

Per questo, fin dai primi secoli, diversi santi Padri dovettero parlare di un san Giuseppe giovane e non anziano e vedovo. San Girolamo difende la sua verginità in un suo scritto contro Elvidio: Tu dici che Maria non fu vergine; io rivendico per me ancor di più, ossia che anche lo stesso Giuseppe fu vergine per Maria, affinché dal consorzio verginale nascesse il Figlio vergine. Nel santo uomo non vi fu fornicazione e non è stato scritto che abbia avuto un’altra donna. Di Maria fu piuttosto custode che marito; ne consegue che sia rimasto vergine con Maria, colui che meritò d’esser chiamato padre del Signore 7 . 

San Pier Damiani (1007-1072) scrisse: Non pare che fosse sufficiente che soltanto la Madre fosse vergine; fa parte della fede della Chiesa che anche chi fece le veci di padre sia stato vergine. Il nostro Redentore ama tanto l’integrità del pudor fiorito, che non solo nacque da seno verginale, ma anche volle essere toccato da un padre vergine 8 . 

San Tommaso d’Aquino dice: Si deve credere che Giuseppe rimase vergine, perché non appare scritto che abbia avuto un’altra donna e l’infedeltà non possiamo attribuirla ad un personaggio così santo 9 . 

Dice san Francesco di Sales (1567-1622): Maria e Giuseppe avevano fatto voto di verginità per tutta la vita ed ecco che Dio ha voluto che si unissero attraverso il vincolo del santo matrimonio, non per sciogliere o pentirsi del loro voto, anzi, perché si confermassero sempre più e si incoraggiassero a vicenda uniti per tutta la vita 10 . 

Molti santi importanti sono convinti dell’esistenza di un voto di verginità di Giuseppe prima di sposarsi con Maria, ma ciò che è certo è che a partire dal matrimonio con Maria il voto ci sia stato per adempiere alla volontà di Dio. 

P. ÁNGEL PEÑA