mercoledì 5 giugno 2019

GESU’ OSTIA



Dall'Ultima Cena alla Messa: un unico altare

Nel rito della Pasqua ebraica, Gesù introduce un elemento nuovo: non più l'agnello, ma se stesso. Nel pane e nel vino indica il suo corpo e il suo sangue, e compie il miracolo.
Il pane-corpo e il vino-sangue, separati, sono i simboli del sacrificio: non c'è infatti, come si è già visto, vero sacrificio senza spargimento di sangue.
Così facendo, Gesù, sacerdote e vittima, preannuncia ai presenti ciò che avverrà a meno di un giorno: il suo corpo che sarà immolato sulla croce, e il suo sangue che sarà versato nell'Orto del Getsemani, durante la flagellazione e l'incoronazione di spine, sulla strada del Calvario, dalle mani e dai piedi e dal costato trafitti nella crocifissione.
È questo corpo e questo sangue che il Cristo-Agnello presenta nell'Ultima Cena, sotto i segni del pane e del vino; ed ordina ai suoi apostoli, ai primi sacerdoti: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19; 1 Cor 11,25).
Gesù, infatti, non pensa solo ai presenti e agli uomini del suo tempo, ma anche a quelli che seguiranno e a noi. Conosce bene le dimensioni del peccato e la fragilità umana; ed è per tale motivo che trova il modo di farsi offerta quotidiana sull'altare davanti a Dio Padre, per ottenere da lui misericordia e poter riparare i nostri peccati, per ringraziarlo della sua infinita bontà, e per rendergli gloria insieme a noi.
L'Ultima Cena, la Croce, la Messa sono un unico ed identico sacrificio, perché la vittima è la stessa. Si compie solo in modo diverso: sull'altare non c'è più spargimento di sangue.
Il sacrificio dell'altare, compiuto in modo incruento, è un sacrificio sacramentale, cioè espresso con i segni visibili del pane e del vino consacrati, ma non per questo meno reale, perché reale è l'offerta della vittima, reale è la presenza di Gesù. È una presenza che sfugge ai nostri ragionamenti. Com'è un mistero la presenza di Gesù nell'Eucaristia, è pure un mistero la sua passione e morte sull'altare.
La celebrazione della Messa non fa morire Gesù, perché Gesù risorto non muore più, ma 'rende presente' la morte di Gesù, come 'rende presente' la sua persona mediante l'Eucaristia.
Il sacrificio dell'altare, in quanto sacrificio sacramentale, è sempre attuale, perché rimane fuori dal tempo, in una dimensione eterna. Le parole di Gesù: "Fate questo in memoria di me" trovano così, piena applicazione.
'Memoria', in questo caso, non vuol dire semplicemente: ricordo di un avvenimento passato; ma più propriamente indica un avvenimento del passato che viene reso presente e che. diventa reale.
Per questo motivo, la Messa - come insegnano le parole della liturgia - è detta: «Memoriale della morte e risurrezione» di Gesù Cristo.
Celebrare l'Eucaristia o celebrare la Messa è dire la stessa cosa, perché sull'altare si fa presente e reale Cristo e il suo sacrificio. Attraverso le labbra e le mani dei suoi successori, per l'efficacia delle sue parole e per la potenza dello Spirito Santo, il sacrificio di Cristo diventa 'contemporaneo' agli uomini del passato, del presente e del futuro.
È come se avessimo tra le mani un ricordo di famiglia prezioso e indistruttibile, giunto a noi da padre in figlio, e che un giorno sarà di nostro figlio, poi di suo figlio, e così via. Il ricordo di famiglia è sempre lo stesso, cambiano solo i possessori.
Pensiamo all'Eucaristia come a questo ricordo di famiglia, e ai membri della Chiesa come ai possessori delle diverse generazioni; e il mistero della presenza di Cristo sull'altare, come nell'Ultima Cena e sulla croce, non sarà così difficile da comprendere.
Sull'altare, come nell'Ultima Cena e sulla croce, si compie tutto il mistero pasquale, tutta la storia della salvezza:
a) l'Agnello che muore, e la Chiesa che nasce;
b) l'Agnello che risorge e ascende in Cielo, e la Chiesa che vive la speranza eterna;
c) lo Spirito Santo che discende dal Cielo, e la Chiesa che inizia il suo cammino.
Cristo e la Chiesa sono accomunati da un unico destino, da un unico sacrificio.
Con la Santa Messa il Cristo celebra il sacrificio di se stesso, e continua a celebrarlo anche quando entra in chi s'accosta al banchetto eucaristico. È in questo modo che l'anima, unita a Cristo, diventa per mezzo di lui, vittima e offerta a Dio Padre, come Cristo. Tutto ciò è possibile perché, mediante il SS. Sacramento, il Cristo non solo ci dà se stesso, ma permette a ciascuno di noi di donarci a lui. Non ha, infatti, detto: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Cv 6,56)?
L'anima e il suo Signore, perfettamente uniti, diventano un'unica cosa, un'unica vittima, un'unica offerta, perché insieme compiono un unico sacrificio su un unico altare.
Ce lo ricorda il celebrante, che si rivolge all'assemblea eucaristica con queste parole: "Pregate, fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente".
Sul Calvario Gesù è solo ad offrirsi al Padre, sull'altare non più. Da qui chiama, ad immolarsi con lui, i cuori che lo amano: è il sacrificio di comunione, la parte più intima della Messa. Con questo tipo di comunione, l'uomo, trasformato dallo Spirito Santo, non solo si unisce a Cristo, non solo si unisce a tutte le membra del Corpo Mistico, ma 'diventa corpo di Cristo.
Si diventa ciò che si riceve: è questo il concetto che fa dipingere, a qualche artista, i volti degli apostoli comunicati con lo stesso volto di Cristo.
Col sacrificio dell'altare avviene la morte e la risurrezione di Cristo; col sacrificio di comunione avviene la morte e la risurrezione dell'anima in Cristo, perché muore al peccato e risorge a nuova vita. E l'altare diventa una mensa accogliente, il sacrificio un banchetto di delizie, la Messa una festa esaltante. È l'anticipazione di ciò che avverrà in Cielo: "Io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno" (Lc 22,29-30), dice il Signore.
La Messa è la cena della Pasqua compiuta, della Pasqua continuata, della Pasqua attesa. Ci fa vivere il passato, il presente e il futuro. Ci parla del Cristo venuto, che viene e che verrà. Ci collega al Cristo Agnello dell'Ultima Cena, al Cristo Risorto del cenacolo, al Cristo Glorioso del banchetto celeste promesso.
La Messa, dunque, non parla solo di morte ma anche di vita, non solo di sofferenza ma anche di gioia.
A tutto questo dobbiamo pensare quando la si definisce: il sacrificio di Cristo e della Chiesa.
Se riuscissimo a penetrare la ricchezza profonda dei contenuti che la Messa porta, la nostra partecipazione non sarebbe la risposta a un ordine imposto, il risultato di una pratica da osservare, la parentesi per chiudere in modo diverso la settimana, ma una realtà indispensabile per soddisfare la nostra fame e sete del divino nel nostro vivere quotidiano, un momento di ricarica di quelle energie necessarie a ogni credente. È, infatti, il ritrovo del Risorto con la sua Chiesa.
Il suo significato di fonte e centro di vita è ben compreso dai primi cristiani, i quali, noncuranti delle feroci persecuzioni, vogliono ugualmente ritrovarsi insieme per spezzare il Pane e bere il Vino, al contrario di noi, uomini d'oggi, pronti a cercare mille scuse per non farlo!

Il Sacro Cuore



L’insegnamento dei Padri e dei Dottori della Chiesa

Se la devozione al Sacro Cuore venne appena prefigurata nell’ Antico Testamento e solo accennata nel Nuovo, essa si sviluppò fin dai primi secoli della Chiesa.
Papa sant’Alessandro I affermò che la Chiesa nacque dalla Passione di Cristo e particolarmente dal momento in cui la piaga del Costato, aperta dalla lancia, versò sugli uomini le ultime gocce del Sangue redentore 8. San Ireneo di Lione, vescovo martirizzato nel 208, scrisse: «La Chiesa è quella fonte di acqua viva scaturita per noi dal Cuore di Cristo». Similmente si espresse san Giustino, martirizzato nel 165: «Noi cristiani siamo il vero Israele uscito da Cristo, scaturito dal Cuore di Cristo come l’acqua dalla roccia»
9. Papa san Gregorio Magno così esortava il fedele: «Intuisci nelle parole di Dio il suo Cuore, affinché tu possa avere una più ardente attrattiva per i beni eterni» 10.
Altri che celebrarono il Sacro Cuore furono san Beda il Venerabile, sant’ Anselmo di Aosta, il beato Guerrico d’Igny, Gilberto di Holland e Riccardo di San Vittore. Una menzione speciale meritano san Bernardo di Chiaravalle, che scrisse: «Il segreto del Cuore ci venne scoperto mediante la ferita nel Costato, rivelandoci questo gran sacramento di bontà: le viscere misericordiose del nostro Dio» 11; e il suo discepolo Guglielmo di Saint-Thierry, che definì il Sacro Cuore come «Santo dei Santi, Arca dell’ Alleanza, scrigno aureo, urna della nostra umanità contenente la manna della divinità» 12.
In quell’ epoca, il culto della Chiesa era rivolto soprattutto alla piaga del Costato del Redentore. Ma «quanto venne scritto sul Costato di Cristo, deve similmente attribuirsi al suo Cuore, trafitto dal colpo di lancia» 13. Fu nel Medioevo che questa devozione prese la forma del culto al Cuore divino: la piaga del Costato venne concepita come porta d’ingresso per arrivare ai mistici penetrali del Sacro Cuore, anch’esso trafitto dalla lancia. 
Fino ad allora, questa devozione era limitata ad un culto privato, praticato da anime elette, solitamente monaci, ma non riceveva ancora un culto pubblico, per cui non aveva un’autorizzazione ufficiale né una diffusione popolare. A gloria del sesso femminile, bisogna dire che furono alcune grandi mistiche medioevali a rilanciare la devozione diffondendola aldifuori dei chiostri.
Nel secolo XII, il suo centro fu il monastero benedettino di Helfta, nella Sassonia (Germania). In esso si formò quasi una scuola sul Sacro Cuore, promossa da una famiglia spirituale di pie religiose: santa Lutgarda (+1246), santa Matilde di Magdeburgo (+1282), la badessa Gertrude di Hackeborn (1232- 1292) e le sorelle santa Matilde di Helfta (+1299) e santa Gertrude la Grande (1256-1302). Alcune di loro furono favorite da visioni del Sacro Cuore e illuminate sulla devozione che dovevano diffondere nella Chiesa.
Nel secolo XIII, questa devozione ebbe una maturazione teologica, soprattutto per merito degli Ordini mendicanti. Francescani e domenicani, con la loro ardente predicazione e il loro sapienziale insegnamento, cominciarono a diffondere nel popolo quella spiritualità radicale che fino ad allora era rimasta privilegio di poche anime separate dal mondo. San Francesco di Assisi, san Domenico, sant’Antonio da Padova, sant’Alberto Magno, san Bonaventura, san Tommaso d’Aquino e più tardi il beato Enrico Suso, santa Caterina da Siena, santa Brigida di Svezia e santa Lutgarda di Awières si fecero banditori della spiritualità del Cuore trafitto. San Tommaso d’Aquino, principe della Scolastica, insegnò ad esempio: «Cristo versò il suo Sangue dalla piaga del Costato e da quella del Cuore, allo scopo di fortificare la vacillante fede dei suoi discepoli e di eccitare la pietà di molti altri che sono ingannati dalla tranquillità di una vita piacevole, riavvivando le anime fredde e indebolite» 14.

Guido Vignelli

Il Mio Amore è come una Fontana, un Pozzo d’Acqua Viva, allora vieni ad attingere a questa Fontana e tu vivrai; non essere come il mondo, perché il mondo non riesce ad apprezzare il Mio grande Amore;



la pace sia con voi; Io, il Signore Gesù, vi amo; figli carissimi, imparate che Io sono la Verità Eterna; Io sono la Via che vi conduce alla Vita Eterna;

Io sono il Crocifisso dalle Cinque Piaghe, che oggi vi parla, Io sono la Vittima dell’Amore che cerca il vostro cuore; vieni, avvicinati, tu che il Mio Cuore ama; avvicinati, tu che ancora esiti, vieni a Me e penetra nella Piaga del Mio Cuore perché possa attirarti e farti capire che nelle sue profondità troverai la Pace e la Gioia;

vieni più vicino a Me, anima, e permettiMi di alitare su di te il Mio dolce profumo per farti rivivere; abbandonati a Me e avvolgerò la tua anima nel Mio Sacro Cuore; chiamaMi e ti risponderò, cercaMi con fervore e Mi troverai; abbandona le tue vie del male e metti i tuoi piedi sulla Mia Strada e Io ti eleverò e ravviverò la tua anima per dilettare la Mia Anima;

il Mio Amore è come una Fontana, un Pozzo d’Acqua Viva, allora vieni ad attingere a questa Fontana e tu vivrai; non essere come il mondo, perché il mondo non riesce ad apprezzare il Mio grande Amore;

figlio Mio, hai pienamente capito la Mia Passione? Io sono Colui che ti ha liberato dalla Morte; perseguitato, Io lo sono stato per te; sfigurato dai colpi, bersaglio degli sputi, disprezzato, burlato e schernito, Io lo sono stato per la tua liberazione; sono stato flagellato senza pietà per il Mio grande amore per te; ho portato i tuoi peccati sulle Mie Spalle senza emettere un lamento “come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori mai apre la sua bocca;”1 e per liberarti, Mio diletto, Mi sono lasciato trafiggere da quegli stessi che avevo creato; sì, essi hanno trafitto le Mani che li avevano creati, e con le Mie Piaghe Io ti ho guarito... per amor tuo ho sopportato ore di sofferenza per sollevare la tua anima dall’abisso; Io sono il tuo Santo, per questo ti ho permesso di stenderMi sulla Croce fino a slogare tutte le Mie Ossa; senti oggi la Mia agonia, senti la Mia sete per mancanza d’amore, un amore che nessun diluvio potrà mai estinguere, nessun torrente potrà mai smorzare;

ti vedrò mai, tu che erri ancora in questo deserto? ritorna a Me, riconciliati con Me e vivi santamente abbandonando le tue vie; nel dolore e nelle lacrime ho guardato questa generazione profana allontanarsi, seguendo il Vizio in luogo della Virtù, la Morte invece della Vita, perché questa generazione ha dato fiducia alla menzogna che ha concepito il razionalismo che ha generato l’ateismo; per quanto tempo ancora devo rimanere abbandonato e solitario dentro ogni Tabernacolo? mentre Lacrime di Sangue scendono lungo le Mie Guance, lacerando ogni fibra del Mio Cuore? le Mie agonie del Getsemani si ripetono nella Mia Anima ogni ora; entra nelle Mie Piaghe e comprenderai le Mie agonie;

ho previsto fin dal principio, malgrado il Mio Sacrificio, che gruppi ostili si sarebbero levati contro di Me e avrebbero diviso il Mio Corpo, dando origine a molte nuove dottrine, e una volta che il loro senso del giusto e del falso si fosse assopito, nel loro disaccordo, avrebbero perduto anche il senso della fratellanza; e da allora il gemito dei Miei agnelli ha colpito i Miei Orecchi ... ed ora, come un’eco, il Mio Grido viene dalla Croce e si estende su diverse nazioni per richiamarvi tutti ad essere tutt’uno; così, se qualcuno Mi domanda: “perché queste Lacrime di Sangue scorrono in rivoli sulle Tue Guance?” Io risponderò: vengono versate per te, figlio Mio, sono le Lacrime causate dai peccati e dalle impurità; e se tu Mi domandi: “e che sono quei segni sul Tuo Corpo? perché le Tue Piaghe sono così aperte?” Io risponderò: queste, figlio Mio, Mi sono state inferte ogni giorno senza pietà da coloro che Io maggiormente amo e ora si sono rivoltati contro di Me lasciando le Mie Piaghe molto aperte, pertanto sono quegli stessi che una volta hanno detto: “noi vorremmo imparare le Tue Vie e seguirTi”; intellettualmente essi sono nell’oscurità e fino a che non moriranno a sé stessi, non saranno capaci di vedere la Luce;

ancora oggi, in questi giorni di Quaresima, Io vengo a te, Mio figlio, peccatore, giusto o ingiusto, ripudiato dall’umanità o sballottato in un modo o nell’altro in questo mondo, Io vengo a chiedere a te la tua riconciliazione; va’ a riconciliarti con tuo fratello, poiché riconciliandoti con lui, tu ti riconcili con Me, tuo Dio; offriMi la tua pace come Io ti offro la Mia Pace, imitaMi e sii santo; sacrificati e digiuna perché tu possa crescere nel Mio Spirito che è: Amore, Santità e Verità;

ciò di cui ho bisogno da te è la santità; non essere come gli sciacalli che vivono la notte! perché le tue intenzioni Io le conoscevo già prima che tu nascessi; in questi giorni, Io effondo il Mio Spirito sulle vostre nazioni affinché cresciate come l’erba là dove c’è pienezza d’acqua; Io discendo in questo modo per riempire le vostre riserve con le Mie provviste, vengo per svegliarvi dal vostro letargo e per distogliervi dalle vie malvagie;

e ora, faccio un appello particolare a tutti quelli che sono sotto il Mio Nome e che lavorano per l’Unità e la Pace; io vi domando di venire a Me come bambini, di guardarMi in faccia rispondendo a queste domande: fratelli, avete fatto ogni cosa possibile per preservare l’unità del Mio Corpo? diteMi fratelli, dov’è la Pace che vi ho lasciato, il Dono che vi ho dato? perché continuate ad estraniarvi in Me? cercate sinceramente di unirvi di nuovo nella vostra fede e nelle vostre opere? Io vi dico solennemente di rinnovare il vostro spirito con una rivoluzione spirituale, una rivoluzione d’amore; dimenticate i rancori che avete gli uni verso gli altri e venite a Me, rinnovati, venite a Me puri; svegliatevi dal vostro sonno! Io sono proprio alla vostra porta e busso; non siate come il sale che ha perduto il suo sapore, siate come un albero dal quale escono graziosi germogli e porta i frutti della santità, adempite la Mia Legge unendovi ed aiutandovi gli uni con gli altri;

come ieri, Io levo gli Occhi verso il Padre e Lo prego:

“Padre Santo,
custodisci nel Tuo Nome 
coloro che Mi hai dato,
perché siano una cosa sola, come Noi;2
tutti siano una cosa sola;3
Padre Giusto,
ricorda loro la Mia docilità,
la Mia umiltà, la Mia sincerità 
ed il Mio grande amore,
affinché essi possano placare 
la Mia Agonia,
questa Agonia che è causa
dello spargimento di tanto Sangue 
nel Mio Corpo;
fa’ che riconoscano i loro errori
e si riconcilino,
così, quando vengono a riceverMi,
bevendoMi e mangiandoMi,
essi vengano degnamente;
Padre, chiama i pastori
ed insegna loro ad essere arrendevoli e docili gli uni verso gli altri, 
modesti e umili,
possano comprendere la Mia Espiazione
in questo tempo di Quaresima
e cerchino in Me la vera Sapienza;
amen”

beato l’uomo che Mi ascolta, beato colui che segue le Mie Vie, beato l’uomo che si umilia, beati i poveri in spirito, poiché di essi è il regno dei Cieli;

Io, il vostro Signore, benedico voi e le vostre famiglie, lasciando il Mio Sospiro d’Amore sulla vostra fronte e la Mia Pace nei vostri piccoli cuori, e non dimenticate mai che l’Amore è sempre con voi;

siate uno;

10 Marzo, 1990

“FIGLIO, NON DIMENTICARE LE LACRIME DI TUA MADRE!” (Siracide 7, 27)



IL  GRANDE  SIGNIFICATO  DELLE  LACRIME  DI  MARIA 

Dio ha voluto fare un dono d’amore al Figlio suo, dandogli una meravigliosa e Santissima Umanità, così piccola, ma così grande. Essa è l’Opera delle opere, degna di Dio, espressione perfetta della sua Onnipotenza, Sapienza e Amore: è l’Incarnazione. Ed insieme ad essa ha voluto aggiungere un ricchissimo corredo, un dono regale alla SS. Umanità del Verbo: l’opera della Creazione...  
Il Verbo Incarnato è il motivo, è il divino Ingegnere, è il Modello, è l’Erede di tutta la Creazione (Col. 1,15-19). Egli è il Principio e la Fine, il Primo e l’Ultimo, la Causa e lo Scopo. 
Gesù Cristo è IL PRIMOGENITO di tutte le creature e IL RE dell’Universo. Ma a questi due titoli ha dovuto aggiungere, mettendolo nel mezzo, quello di REDENTORE e SALVATORE dell’Opera di suo Padre. In questo modo l’opera della Creazione, fatta e data al Figlio dall’iniziativa del Padre, è rimasta giustificata e messa in salvo con la sua accettazione.  
Allo stesso modo Dio ha voluto fare dono del Figlio suo alle  creature (Gv. 3,16), dando loro appunto il Verbo Incarnato. Ma a nome di tutte le creature, una, la più bella, la più santa, doveva accoglierlo, anzi, doveva ottenerlo: ecco Maria!  
Non era tuttavia sufficiente una buona accoglienza passiva; era  necessaria una accoglienza  attiva, poiché lei non era un semplice  recipiente  né “un campo di atterraggio”, e il  Dono di Dio non era una cosa qualunque, ma una questione di Amore e di Vita, di Vita divina!  
Il Figlio doveva trovare in Maria esattamente lo stesso che trovava nel Padre. La Madre era chiamata a ricopiare sulla terra il Padre del Cielo come la sua perfetta imitatrice, oltrechè a rappresentare e comprendere in sé tutte le creature. Madre per puro Amore, Madre per opera del Divino Amore, Madre d’Amore. Quindi Madre libera...  
E se Maria non avesse detto di sì? E se Maria non avesse detto il suo onnipotente e divino “FIAT”?  Poiché è vero che la Grazia, di cui Maria possedeva la pienezza, la preveniva, la moveva a corrispondere, ma lei era assolutamente libera e sulla terra doveva vivere, non di luminose evidenze, ma di Fede, che a sua volta è quella che dà la Luce. Quindi Dio bussava alla porta della sua fede; Maria era libera e c’era la possibilità, fino a quando durasse la prova della vita, di rispondere di no.  Un sì o un no a Dio non s’improvvisa, certo.   
Fin dal suo Concepimento Maria si era abituata, si era “allenata” a dire di sì a Dio, con un Sì addirittura divino. A questo punto della sua vita, al momento del suo sposalizio con Dio nell’Annunciazione, il Sì di Maria doveva essere cresciuto fino al punto di essere simile, identico al “FIAT” di Dio, per fare contatto con Esso e dare passo all’Incarnazione... E con tutto ciò, Dio si giocava tutto! Quale fiducia la sua verso Maria!  Che amore a Maria!  
Non cambia niente dire che Dio, però, da sempre già sapeva quale sarebbe stata la risposta di Maria e che tutto il suo Progetto sarebbe andato in porto. PER MARIA e GRAZIE A MARIA il Progetto divino è andato in porto; ma per quanti di noi questo disegno in parte almeno non va!  E anche in questo caso, Dio sa tutto da sempre.   

I SETTE VIZI CAPITALI



EGO TE ABSOLVO

 L'Avarizia. 

L'AVARIZIA è l'amore disordinato dei beni della terra. 

I beni della terra ci sono dati da Dio per provvedere ai bisogni temporali dell'anima e del corpo per conservare la vita a noi e ai nostri familiari, per procurare i mezzi di coltivar l'intelligenza e le altre facoltà e per aiutare i nostri fratelli bisognosi. E' un dovere stabilito da Dio soccorrere i poveri con il superfluo di: « Chi dà ai poveri presta a Dio ». 

L'avarizia è un peccato grave: è diffidenza verso la Divina Provvidenza, ed una eccessiva confidenza in se. E' idolatria desiderare le ricchezze per se come fine. L'avaro fa ingiuria a Dio, diffidando di Lui: «Ecco l'uomo che non prese Dio a suo protettore: ma sperò nell'abbondanza delle sue ricchezze» (S. Matt. VI. 24.) «Non potete servire Dio e Mammona». 

Pecca chi cerca i beni della terra avidamente, con ogni sorte di mezzi, a scapito dei diritti altrui, con danno della salute propria, e quella dei dipendenti ed operai, e con speculazioni rischiose. Pecca chi non dà nulla, o dà solo a malincuore, ai poveri. 
L'avarizia è peccato grave quando fa ledere doveri gravi di giustizia con mezzi fraudolenti di cui uno si serve per acquistare e ritenere la ricchezza: quando uno si lascia talmente sopraffare dagli affari da lasciar da parte i doveri religiosi. 

L'avarizia è peccato veniale solo quando contravviene in materia leggera ad alcuna delle grandi virtù cristiane, «Non accumulate tesori sulla terra, ove la ruggine e il tarlo li consumano e dove i ladri li disotterrano e li rubano: accumulate invece tesori nel cielo, ove né la ruggine, nè il tarlo li consumano e dove i ladri non li disotterrano nè li rubano. poiché dov'è il tuo tesoro là v'è anche il tuo cuore ». 

G. Crux 

LE MESSE NERE



La pratica più comune, anzi il centro del culto satanico, è la così detta «messa nera», una contraffazione blasfema della messa eucaristica, massima espressione della liturgia e della preghierapubblica nella chiesa cattolica.

Questa pratica diabolica era chiamata anticamente Sabbat o Sinagoga, — la terminologia ebraica si riferiva all’origine di questi riti — e solo alla fine del secolo scorso ha preso il nome ormai diventato comune di «messa nera». L’aggettivo «nero» è stato adottato e accettato sia per la tenebrosità del rito celebrato sempre di nascosto, sia per le candele di colore nero, le ostie tinte di nero e le fette di rapa (sic!) parimenti tinte di nero, usate per la cerimonia. Tanto nel Sabbat come nella messa nera si tratta di un incontro diretto col diavolo che talvolta si presenta visibilmente e talvolta si fa rappresentare da altra persona.

Per la celebrazione di questo rito satanico è richiesta, se possibile, la presenza di un sacerdote cattolico legittimamente ordinato — naturalmente apostata dal suo sacerdozio — e sempre immancabilmente una o più ostie consacrate. Le ostie non consacrate non sono accettate, il che vuoidire una cosa molto semplice: la fede nella presenza reale di Gesù nell’eucarestia, talvolta negata o messa in dubbio dai cattolici, è creduta fermissimamente dai cultori di satana.

Non ci fermeremo certo a descrivere i riti nefandi, le enormità, le oscenità, le bestemmie, le profanazioni e gli eccessi a cui si abbandonano gli adoratori di satana in questi convegni tenebrosi. 
Una vaga idea è data da Huysmans nel romanzo Là bas (Laggiù) nelle pagine sature di crudo verismo che formano il capitolo 19 dell’opera. L’autore, come si sa, si convertì negli ultimi anni di vita e ripudiò quello scritto blasfemo.

Per la celebrazione delle messe nere è stata organizzata in passato, e continua a operare ancora oggi,l’incetta di ostie consacrate. Ecco alcuni fatti caratteristici.

Nel 1855 un’associazione satanica di Parigi si incaricava di provvedere le ostie consacrate. Le donne iscritte all’associazione si comunicavano più volte al giorno in chiese diverse e, a pagamento, consegnavano le ostie a coloro che le avrebbero profanate. Lo stesso si ha nel 1874. Queste donne giravano per le chiese di Parigi e fingevano di comunicarsi. Ogni ostia consacrata era pagata a alto prezzo. Una rivista del 1843, La voix de la Septaine, riferisce che a Agen, Francia, un’associazione satanica, diversa da quella di Parigi, aveva celebrato ininterrottamente per 25 anni messe nere, nelle quali erano state incise e profanate 3.320 ostie36.

Dalla Francia passiamo all’Italia.

Il foglio diocesano di Milano del 1946 riportava la lettera pastorale del cardinale Ildefonso Schuster in cui si diceva che «vi sono gruppi organizzati che si incaricano di venire in possesso di ostie consacrate per poi usarle a fini innominabili nelle loro adunanze». In una seconda lettera pastorale ilcardinale aggiungeva:

«Una setta, che continua la parte di Giuda il traditore, è all’opera — e ciò che più addolora, anche bambini innocenti vi sono coinvolti —. Abbiamo accertato che le ostie consacrate sono rubate e usate per la celebrazione di messe nere » 37.

Recentemente (1986) il cardinale Anastasio Ballestrero, arcivescovo di Torino, ha denunciato gli stessi eccessi e messo in guardia il suo clero e i suoi fedeli contro il furto di ostie consacrate:

«In questa città — scrive il cardinale — la profanazione delle specie eucaristiche è sin troppo frequente: il furto delle “specie”, e solo di quelle, si ripete ed è di una tristezza infinita... Questi furtiorribili non scaturiscono dal povero squilibrio di qualcuno; all’origine del sacrilego stillicidio c’è 
l’ostinata avversione e ribellione di satana che spinge a profanare l’eucarestia proprio nei suoi segnisacramentali. E la profanazione avviene il più delle volte anche in maniera oscena, perché in questa città i riti satanici si ripetono; perché — orrendo a dirsi — c’è chi fa delle specie eucaristiche profanate la testimonianza resa a degli scellerati di aver tradito Cristo e di essersi consegnati a satana».

I culti satanici, o messe nere, avvengono sempre, naturalmente, di nascosto e non è facile al cronista seguirne tutte le fasi, ma nonostante il segreto che le circonda, qualche volta episodi di culto satanico, per un motivo o per l‘altro, arrivano alla conoscenza del pubblico. Così abbiamo notizia di messe nere e di orge miste a profanazioni eucaristiche avvenute recentemente nell’istituto ortopedico di Genova, a Monte Berico (Vicenza), a Forno di Coazze (Torino), a Candiana (Padova),a Corigliano (Vicenza), a Pordenone, a Montefalco (Perugia), a Bologna e altrove.

Tra gli adoratori di satana troviamo tutte le categorie di persone, uomini e donne, professionisti e operai, persone adulte e giovani. Sui giovani il culto satanico, specialmente nel clima di contestazione oggi largamente diffuso, esercita un fascino particolare specialmente attraverso la musica rock. Molti complessi musicali, specialmente stranieri, si sono messi al servizio di satana, edè forse per questo — anche — che trovano tanto seguito nella gioventù d’oggi. I complessi Rolling Stones, Black Sabbath, Beatles, KISS — che significa Kids, o Kings in search of satan: bambini — o re — in cerca — o servizio — di satana38 —, e soprattutto il Rock and Roil, che significa movimenti erotici, diffondono messaggi ai giovani per invitarli all’uso della droga, al libero amore, alla ribellione, alla licenza sfrenata nel campo sessuale. Molti di questi gruppi fanno parte della setta satanica Gola’en Dawn (aurora dorata).

Nei dischi di musica rock sono incise delle invitazioni sataniche quali «satana ti adoriamo», «satana è il mio re», «tutto per te caro satana».

I frutti di questo satanismo, che prende sempre più piede al di là o al di qua dell’Atlantico, arrivano di tanto in tanto alla ribalta della cronaca per gettare lo sgomento nell’opinione pubblica: l’assassinio dell’attrice Sharon Tate, moglie del regista Polanski, il 9 agosto 1969, e di quattro suoi ospiti, a opera di alcuni seguaci di Charles Manson, il «satana moralista», che pretendeva di assassinare tutti i borghesi per purificare il mondo. La tragedia era avvenuta subito dopo una messa nera in cui, tra orge e bestemmie infernali, si era deciso di uccidere tutti i pigs, i porci della società.

Ci dobbiamo forzatamente limitare alla citazione di pochi fatti, troppo pochi in confronto a quelli riportati a ritmo continuo dalla cronaca quotidiana39 ma che possono bastare a farci avvertiti di un fenomeno che esiste realmente molto vicino a noi, si può dire uscio a uscio delle nostre case, e che può mettere seriamente a repentaglio la nostra civiltà e la nostra pace. Per questo ogni cittadino preoccupato della propria e dell’altrui salute deve intervenire per eliminare, o almeno attenuare, i mali frutti del satanismo moderno.

Concludiamo il capitolo col tentare di rispondere ad una domanda sconcertante che spesse volte si è presentata a noi e che siamo sicuri si sarà fatta anche il lettore: come ha potuto svilupparsi e prendere piede nel mondo cristiano questa incomprensibile aberrazione mentale e psicologica che arriva fino a tributare venerazione, culto e adorazione dovuti a Dio solo al suo avversario, il demonio?

Una prima risposta e spiegazione si trova nella tendenza innata nell’uomo verso la ricerca e la conoscenza dell’occulto, o piuttosto del proibito. Ciò che è tenuto nascosto, che è circondato di mistero, soprattutto se oggetto di un divieto formale, esercita sempre sull’animo dell’uomo un fascino particolare che non sempre e non tutti sono in grado di vincere. Lo diceva già per sua esperienza il pagano Ovidio Nitimur in vetitum semper cupimusque negata,

«ci sentiamo attratti dal proibito e sempre desideriamo avere ciò che ci è negato».

Eva nel paradiso terrestre sente l’attrattiva del frutto proibito. Non ne aveva bisogno perché poteva mettere la mano su moltissimi altri frutti che si trovavano abbondantemente nel giardino. Ma quello era proibito. Se non fosse stato proibito, forse, non avrebbe suscitato in lei lo stesso interesse.

Il culto satanico, il massimo a cui possono arrivare i riti esoterici, contiene tutti gli aspetti del mistero, del vietato, del diverso, del nuovo, e l’uomo non sa sfuggire al fascino che tutto ciò esercitasu di lui.

Una seconda spiegazione si trova nella tendenza parimenti innata nell’uomo alla ribellione e alla ripulsa di qualunque legge, specialmente alla legge divina che vuole entrare anche nell’ambito della coscienza e non ammette — come ammette la legge umana — facili evasioni. Il senso di ribellione porta all’ambizione di fare da sé, di fare il contrario di quanto è prescritto e di quanto tutti gli altri accettano di fare e fanno, e con ciò alla gloria di imboccare vie nuove, non ancora percorse o percorse da pochi. Ogni uomo è fondamentalmente un ribelle, per questo accetta e segue con simpatia il grande Ribelle, il Ribelle fin da principio, satana, e gli presta quel culto e quell’adorazione che è rubata al vero Dio.

Una terza spiegazione si trova nell’ateismo, ossia nella negazione teorica e pratica del vero Dio. Il satanismo vive, cresce e prospera dove manca la fede. Se l’adorazione non è prestata a Colui che solo la merita, al vero Dio, è inevitabile che l’uomo debba prostrarsi davanti alla sua contraffazione,all’anti-Dio. «Nell’uomo — scrive Winston Graham — ciò che fin dal suo primo apparire sulla terra lo fa ancora una creatura tutta diversa dalle altre, è che è un animale adoratore che sente il bisogno di adorare». «Un animale adoratore», commenta sarcasticamente Gustave Thibon, e purtroppo tanto spesso adoratore in quanto animale». Quando l’uomo ha rinunciato a adorare è crollato. L’ateo che rifiuta Dio, odia Dio e abbraccia tutto ciò che è contro Dio. Non sono mancati nella storia e non mancano oggi gli odiatori di Dio. «L’idea di Dio è il solo torto che non posso perdonare agli uomini», ha scritto il marchese de Sade, massone rivoluzionario, esponente massimo del pansessualismo. Dio è un intruso ingiustificato, illegittimo, violento e totalitario nella vita privata e pubblica dell’uomo, e impedisce all’uomo la sua indipendenza e libertà di movimento. Quindi lo si 
abbandona, lo si combatte e si passa sotto la bandiera del suo avversario.

E infine un’ultima spiegazione: il desiderio e l’ambizione del demonio di farsi adorare. Il diavolo è la «scimmia di Dio», come lo chiama Shakespeare che ama trasfigurarsi in angelo di luce» (2 Cor 11,14), vuole essere adorato e cerca adoratori. Egli l’aveva cercato, ma invano, una prima volta col Salvatore stesso: «Se prostrato mi adorerai ti darò tutto questo» (Mt 4,10). Ora egli tenta ancora, cerca adoratori, molti adoratori, non tanto i singoli quanto le masse. Una massa immensa era prostrata in adorazione davanti alla bestia, leggiamo nell’Apocalisse (17,8). Il demonio odia e disprezza l’uomo e perché lo odia ama vederlo ai suoi piedi e ricevere da lui quegli omaggi e ossequi che non potrebbe avere da nessun’altra creatura.

È questo uno degli aspetti più impressionanti e sconvolgenti della demonologia.

Paolo Calliari

NON DIMENTICHIAMOLI



Per un’anima in particolare

Onnipotente Eterno Padre, nella tua bontà pater-
na, abbi compassione del tuo servo ...(nome)...
Tu che l’hai chiamato a Te da questo mondo,
purificalo dai suoi peccati, portalo nel regno della
luce e della pace, nell’assemblea dei Santi e dona-
gli la sua parte di gaudio eterno. 
Padre Nostro, Ave Maria, Eterno Riposo

Dio, creatore e salvatore di tutti i fedeli, perdo-
na i peccati delle anime dei tuoi servi. Che essi
possano ricevere, per mezzo delle nostre buone
preghiere, quel perdono che tanto desiderano.

Verrò nel momento in cui meno ve lo aspettate



Mia amatissima figlia, desidero che tutti voi, Miei preziosi discepoli, abbiate fiducia in tutto ciò che vi ho insegnato e in tutto ciò che vi dico ora, poiché tutti i Miei Piani avvengono secondo la Volontà del Mio Eterno Padre. Non dovete mai temere il futuro poiché ogni cosa è nelle Sue Sante Mani. 

Abbiate fiducia e troverete la pace. Il Mio Piano sarà finalmente realizzato, ogni sofferenza sarà debellata ed ogni male eliminato. È giunto il momento che accettiate la Verità, per quanto essa possa essere spaventosa. Se riporrete tutta la vostra fiducia in Me, Io alleggerirò il vostro carico e le Mie Grazie vi ricolmeranno del Mio Amore, il quale vi porterà grande conforto in questi tempi strazianti. 

Verrò nel momento in cui meno ve lo aspettate, ma fino ad allora dovete pregare, pregare, pregare sia per coloro che non Mi conoscono, sia per quelli che invece lo sanno, ma che si rifiutano di riconoscere Chi Sono Io. 

Io continuo ad effondere su di voi il Dono del Paràclito per assicurare che non vi allontaniate da Me. A coloro che Mi amano con cuore umile e contrito, sarà elargito ogni Dono. Tuttavia, il Mio Amore non potrà raggiungere coloro che hanno scelto di onorarMi unicamente sulla base delle proprie errate condizioni, né tanto meno potrà toccare il cuore di quelle anime ostinate che credono di conoscerMi, ma il cui orgoglio rende cieche alla Verità, che fu comunicata loro fin dalle origini. 

La Verità viene da Dio. La Verità continuerà a vivere fino alla fine dei tempi. La Verità sarà rivelata nella sua interezza molto presto e quindi, spezzerà i cuori di coloro che hanno rifiutato l‟intervento della Mia Mano. In quel momento, il Mio Esercito salirà come un sol uomo nella Gloria di Dio per proclamare la Sua Vera Parola fino all‟ultimo giorno. Esso porterà con sé le anime dei pagani i quali si saranno finalmente resi conto che esiste un solo Dio; ma non saranno i pagani a non accettarMi, al contrario, saranno le anime dei Cristiani che a suo tempo ricevettero la Verità, ma che purtroppo cadranno in un grave errore. È per queste anime cristiane che Io Mi struggo maggiormente ed è per loro che vi chiedo di pregare ad ogni ora del giorno. 

Il vostro Amato Gesù 

2 Novembre 2014


martedì 4 giugno 2019


DEL MODO DI SERVIRE E DI LAVORARE

1 Tutti i frati, in qualunque luogo si trovino presso altri per servire o per lavorare, non facciano né gli amministratori né i cancellieri, né presiedano nelle case in cui prestano  servizio; né accettino alcun ufficio che generi scandalo o che porti danno alla loro anima; ma siano minori e sottomessi a tutti coloro che sono in quella stessa casa.

3 E i frati che sanno lavorare, lavorino ed esercitino quel mestiere che già conoscono, se non sarà contrario alla salute dell’anima e può essere esercitato onestamente. 
4 Infatti dice il profeta: «Mangerai il frutto del tuo lavoro; beato sei e t’andrà bene»; 5 e l’Apostolo: «Chi non vuol lavorare, non mangi»; 6 e: «Ciascuno rimanga in quel mestiere e in quella professione cui fu chiamato». 7 E per il lavoro prestato possano ricevere tutto il necessario, eccetto il denaro.
 8 E quando sarà necessario, vadano per l’elemosina come gli altri poveri.

 9 E possano avere gli arnesi e gli strumenti adatti ai loro mestieri.
10 Tutti i frati cerchino di applicarsi alle opere buone; poiché sta scritto: Fa’ sempre qualche cosa di buono affinché il diavolo ti trovi occupato, 11 e ancora: L’ozio è il nemico dell’anima. 12 Perciò i servi di Dio devono sempre dedicarsi alla preghiera o a qualche opera buona.

13 Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.
 14 E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà. 15 E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione.

16 E si guardino i frati dal mostrarsi tristi all’esterno e oscuri in faccia come gli ipocriti, ma si mostrino lieti nel Signore e giocondi e garbatamente amabili.

Francesco d’Assisi

Il Sacro Cuore



San Giovanni, primo apostolo del Sacro Cuore

L’apostolo prediletto, san Giovanni Evangelista, è considerato il primo devoto del Sacro Cuore e quindi patrono di questa devozione. Infatti, avendo avuto la santa audacia di reclinare la testa sul petto del Redentore, durante l’ultima cena, egli fu il primo che poté ascoltare i palpiti del Cuore divino (Gv.,13,23). Nel gesto di reclinarsi sul petto di Gesù sono espressi l’illimitata fiducia, l’abbandono filiale e la familiarità che l’Apostolo vergine aveva verso di Lui. Così si avvicinava a Lui per consolarlo, manifestandogli la sua adesione e il suo amore.
Con quel gesto, san Giovanni ricevette un torrente di grazie che gli permise di diventare l’ «aquila» del collegio apostolico, che volò più alto di tutti, trasmettendoci le verità più elevate sul Verbo Incarnato. Inoltre, ebbe il privilegio di rappresentare la Chiesa nascente ai piedi della Croce e di ricevere da Gesù stesso il ruolo di protettore della Madonna (Gv.,19,26-27). 
Santa Gertrude ebbe una visione in cui rivolse a san Giovanni alcune domande al riguardo, chiedendogli perché, nel suo Vangelo e nelle sue Lettere, aveva fatto solo intravedere quei misteri amorosi che aveva ricevuto dal Sacro Cuore.
San Giovanni le rispose: «Il mio ministero doveva limitarsi a rivelare, sul Verbo increato, eterno Figlio del Padre, alcune parole feconde, sulle quali l’intelligenza degli uomini meditasse continuamente, senza poter mai esaurirne le ricchezze. Ma agli ultimi tempi è riservata la grazia di udire l’eloquente voce delle pulsazioni del Cuore di Gesù. Nell’udire questa voce, l’invecchiato mondo ringiovanirà, si risveglierà dal suo torpore e il calore del divino amore lo infiammerà un’ultima volta» 7.

Guido Vignelli

Tu alleanza con me



Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, 
che è versato per voi (Lc 22,16).


Ti prego, Signore,
sostieni la mia paura
di arrivare fino a sera
e di ricominciare domani.
Ogni minuto posso vivere 
non ignorando la tua complicità,
la tua alleanza con me
che hai reso speciale 
solo per il tuo amore, 
per la tua follia di farti nutrimento
e per la sete e la fame 
che in me hai lasciato. 
Amen.

"...molti matrimoni senza sacramenti. Questo è triste per Me".




"Figlia Mia, scrivi ciò che ti dico.
Faccio appello a questa umanità con tutto il Mio amore.
Il Mio cuore è trafitto da peccati mortali e bestemmie di ogni genere!
Il mondo si è alleato a Satana.
Voglio che questi peccati vengano riparati con preghiere e penitenza!
Il mondo si sta autodistruggendo!
L'Italia verrà storpiata dagli assassini.
Roma si sta preparando ad essere distrutta dal crescere di una coscienza atea; la corruzione ha raggiunto il limite!...sono ritenuti responsabili dei molti matrimoni senza sacramenti perché hanno concesso questa liberà.
Questo è triste per Me.
Sono stati accesi ovunque piccoli fuochi, come una malattia contagiosa che inonda le anime e le asserve a tutto.
I Romani stessi tradiranno Roma e tutta l'Italia.
Molte spie e traditori, rinnegheranno la  loro  madre patria.
I Miei consacrati stessi Mi insultano e Mi sputano addosso.
Vengo rinnegato e profanato!
Non credono nel Mio corpo mistico e non hanno nemmeno la volontà di credere.
Che dolore!
Figlia Mia!
Prega molto; le Mie chiese verranno devastate e saccheggiate, il Mio corpo Sacro verrà calpestato sotto i piedi.
Si rifiutano di servire il Padre Eterno e non sono nella grazia".
"Ti benedico".

25 ottobre 1987  suor Anna Alì

La Parola di Dio illumina il tuo cammino



Salmo 69 (68)

Dio mio, salvami, perché l'acqua mi arriva fino al collo e sto sprofondando in un abisso di fango dove non toccano i miei piedi. Sono entrato nelle profondità dell'acqua, mi trascina la corrente. Sono esausto perché ho gridato tanto, ho la voce rauca a furia di chiedere aiuto, e nessuno mi soccorre. Dio mio, Tu conosci la mia vita, sai che sono innocente e che tutti mi attaccano ingiustamente. Signore, fa che non mi trascini via la corrente, che non mi inghiotta il turbine, che non si chiuda il cerchio della persecuzione intorno a me. 
Quelli che mi odiano senza motivo sono più numerosi dei capelli nel mio capo. I miei familiari mi guardano come un estraneo. E tutto questo è successo perché lo zelo della tua gloria mi brucia dentro. Quando in tuo onore pratico il digiuno, un sorriso di scherno spunta sul loro volto e, quando mi vedono pregare, si siedono alla mia porta per dedicarmi stornelli volgari, mentre non smettono di bere e di ubriacarsi.
Rispondimi, Signore, con la bontà della tua grazia; per la tua grande misericordia volgi il tuo sguardo verso di me. E non nascondermi il tuo volto. Sono in pericolo, rispondimi subito. Avvicinati a me e riscattami, liberami dalle mie angosce e dalle tentazioni che mi torturano ininterrottamente. Cerco amici che mi consolino e non li trovo. Ma io confido in Te. Tu sei la mia speranza.

P. ÁNGEL PEÑA O. A. R.

Lui e io



Il diario spirituale di Gabrielle Bossis 


28 giugno 1937 – 
«Rispetta la devozione degli altri. Ognuno ha il suo modo di venire a me».

«Ti ho pregata di addormentarti nello Spirito Santo perché il vostro ultimo sospiro dev’essere nell’Amore».

29 giugno 1937 – Mentre mettevo in ordine, gli dicevo: “Signore, voi non mi parlate!”. Lui mi ha risposto  dolcemente: 

«Quando sei occupata, ho come paura di disturbarti».

«Ci sono molti modi di parlarmi: tu, serviti del tuo cuore».

30 giugno 1937 – 
«Tu puoi sentirmi di più o di meno. Ma Io non cambio».

Durante la messa. 
«Offrimi tutti i giorni la tua morte, come tutti i giorni Io offro la mia a mio Padre».

«Io, ti do forse delle margherite sciupate o delle rose appassite? 
Tu, fa’ che le tue azioni siano fresche di entusiasmo, di amore; e offrimele».

«Vedi, quest’impiegato ti ha detto che una volta tu gli regalasti un bel lapis; non te lo ricordavi. Quante piccole cose tu mi hai offerto, di cui non ti ricordi! Ti dico questo per incoraggiarti». 

Io: “Saprò morire? Insegnami a morire!”. Lui mi ha risposto come sorridendo: 
«Fa’ spesso le prove generali».

In tram. Gli dicevo: “Per favore, infiamma d’amore tutti quelli che sono in questo tram”. Mi ha risposto tristemente:
«Non vogliono».

«Che pregare non sia una fatica. Perché ti affanni tanto? Che tutto sia semplice, facile, una conversazione in famiglia».