venerdì 29 luglio 2022

I Dieci Comandamenti

 


Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta

L’ottavo Comandamento: “Non dire falsa Testimonianza”.


Ed ecco ora la descrizione del loro incontro e la splendida catechesi di Gesù per la cura delle anime affidate ai Suoi ministri: 

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19 agosto 1946. 

L'aspro nodo di Jiftael domina a nord precludendo l'orizzonte. Ma là dove le coste dirute di questo gruppo montano hanno inizio, e si mostrano quasi a picco sulla via carovaniera che da Tolemaide va verso Sefori e Nazareth, sono molte caverne fra blocchi rocciosi sporgenti dal monte, sospesi sugli abissi, messi a far da tetto e da base a questi antri.


Come sempre presso le strade più importanti, isolati ma nello stesso tempo prossimi tanto da essere visti e soccorsi dai viandanti, stanno dei lebbrosi. Una piccola colonia di lebbrosi, i quali gettano il loro grido di avviso e quello di invocazione, vedendo passare Gesù con Giovanni e Abele. E Abele alza il viso verso di loro dicendo: «Questo è Colui del quale vi ho parlato. Lo conduco dai due che sapete. Non avete nulla da chiedere al Figliol di Davide?».  
«Ciò che a tutti chiediamo: pane, acqua, a satollarci mentre i pellegrini passano. Dopo, nell'inverno, è fame...».  
«Non ho cibo, oggi. Ma ho con me la Salute...».  
Ma il suggestionante invito a ricorrere alla Salute non viene accolto. I lebbrosi si ritirano dal balzo, volgendo le spalle e girando lo sperone del monte per vedere se altri pellegrini vengono dall'altra via.  
«Credo siano dei marinai gentili o idolatri affatto. Sono venuti da poco, cacciati da Tolemaide. Venivano dall'Africa. Non so come si siano ammalati. So che, partiti sani dai loro paesi e dopo lungo giro intorno alle coste africane per prendere avorio, e credo anche perle per venderle ai mercanti latini, sono arrivati qui malati. E i magistrati del porto li hanno isolati e hanno bruciato persino la nave. Chi è andato verso le vie della Siro-Fenicia e chi qui. I più malati questi, perché quasi non camminano più. Ma hanno l'anima più malata ancora. Ho cercato di dare un poco di fede... Non chiedono che cibo...».  
«Nelle conversioni bisogna avere costanza. Ciò che non riesce in un anno riesce in due o più. Insistere a parlare di Dio, anche se paiono come le rocce che li ricoverano».  
«Faccio male allora a pensare al loro cibo?... Mi ero messo a portare prima del sabato sempre del cibo, perché di sabato gli ebrei non viaggiano e nessuno pensa a loro...».  
«Hai fatto bene. Tu lo hai detto. Sono pagani. Perciò più premurosi della carne e del sangue che dell'anima. L'amorosa premura che tu hai per la loro fame risveglia la loro affezione verso lo sconosciuto che pensa a loro. E quando ti ameranno ti ascolteranno anche se parli di altro che non sia cibo. L'amore prelude sempre ad un seguire colui che si è imparato ad amare. Essi ti seguiranno un giorno nelle vie dello spirito.  
Le opere di misericordia corporale spianano la via a quelle spirituali, le quali la fanno tanto libera e piana che l'entrata di Dio in un uomo, preparato in tal modo al divino incontro, avviene ad insaputa dello stesso individuo. Egli si trova in sé Dio e non sa da dove è entrato. Da dove! Talora dietro un sorriso, dietro una parola di pietà, dietro un pane, si è iniziata l'apertura della porta di un cuore chiuso alla Grazia e si è iniziato il cammino di Dio per entrare in quel cuore. Le anime! Esse sono la cosa più varia che ci sia. Nessuna materia, e sono tante le materie che sono sulla Terra, è così variata nei suoi aspetti quanto lo sono le anime nelle loro tendenze e reazioni.  
Vedete questo potente terebinto? È in mezzo a tutto un bosco di terebinti, simili ad esso nella specie. Quanti sono? Cento e cento, mille forse, forse più. Coprono questo aspro fianco di monte, soverchiando col loro profumo aspro e salutare di resine ogni altro odore della valle e del monte. Ma guardate. Mille e più, e non uno in grossezza, altezza, potenza, pendenza, disposizione, che sia uguale all'altro, se si osserva bene. Chi dritto come una lama, chi volto a settentrione o mezzogiorno, a oriente od occidente. Chi nato in piena terra, chi là su uno scrimolo che non si sa come possa reggerlo e come possa esso sostenersi così proteso nel vuoto, quasi a far ponte con l'altro versante, alto sopra quel torrente, ora asciutto ma così turbinoso nelle epoche di pioggia. Chi contorto come se un crudele lo avesse oppresso mentre era tenera pianta, chi senza difetti. 


Chi chiomato sino quasi alla base, chi schiomato e avente appena un ciuffetto sulla cima. Quello con rami solo a destra. L'altro là fronzuto in basso e arso nella vetta bruciata da un fulmine. Questo morto che sopravvive in un ostinato ramo, unico, che è sorto quasi alla radice, raccogliendo la superstite linfa che era morta nell'alto. E questo che vi ho indicato per primo, bello come più non potrebbe, ha forse un ramo, un rametto, una foglia - che dico dicendo una foglia sulle migliaia che porta? - che sia simile all'altra? Sembra che lo siano. Ma non lo sono. Guardate questo ramo, il più basso. Osservate in esso la cima, solo la cima del ramo. Quante foglie saranno su quella cima? Forse duecento aghetti verdi e sottili. Eppure, guardate! Ve ne è una simile all'altra in colore, robustezza, freschezza, flessibilità, portamento, età? Non vi è.  
Così le anime. Tante quante sono, tante le loro diversità di tendenze e reazioni. E non è buon maestro e medico di anime chi non le sa conoscere e lavorare a seconda delle diverse loro tendenze e reazioni. Non è un lavoro facile, amici miei. Ci vuole studio continuo, abitudine alla meditazione che illumina più di ogni lunga lettura su testi fissi. Il libro che deve studiare un maestro e medico di anime sono le anime stesse. Tanti fogli quante anime, e in ogni foglio molti sentimenti e passioni passate, presenti e in embrione. Perciò studio continuo, attento, meditativo, pazienza costante, sopportazione, fortezza nel saper medicare le piaghe più putride per risanarle senza mostrare schifo, che avvilisce il piagato, e senza una falsa pietà che, per non mortificare collo scoprire il marciume e non nettare per tema di far soffrire la parte marcia, lascia incancrenire il male corrompendo tutto l'essere; prudenza, nel contempo, per non esacerbare con modi troppo rudi le ferite dei cuori e per non infettarsi al loro contatto, volendo fare i sicuri che non temono di infettarsi trattando coi peccatori.  
E tutte queste virtù, necessarie al maestro e medico di anime, dove trovano la loro luce per vedere e capire, la loro pazienza, talora eroica, per perseverare ricevendo freddezze, qualche volta offese, la loro fortezza per medicare saggiamente, la loro prudenza per non nuocere al malato e a se stessi? Nell'amore. Sempre nell'amore. Esso dà luce a tutto, dà saggezza, dà fortezza e prudenza. Preserva dalle curiosità, che sono via ad assumere le colpe che si sono curate. Quando uno è tutto amore, non può entrare in lui altro desiderio e altra scienza che non quella d'amore. Vedete? I medici dicono che, quando uno fu morente per una malattia, difficilmente di essa si ammala mai più, perché ormai il suo sangue l'ha ricevuta e l'ha vinta. Il concetto non è perfetto, ma non è neppure in tutto errato. Ma l'amore, che è salute invece che malattia, fa ciò che dicono i medici e per tutte le passioni non buone. Chi ama fortemente Dio e i fratelli non fa cosa che possa dare dolore a Dio e ai fratelli; perciò, anche avvicinando i malati dello spirito e venendo a conoscenza di cose che l'amore aveva sino allora velate, non se ne corrompe, perché resta fedele all'amore e il peccato non entra. Che volete che sia il senso per uno che ha vinto il senso con la carità? Che le ricchezze per chi nell'amore di Dio e delle anime trova ogni tesoro? Che la gola, che l'avarizia, che l'incredulità, che l'accidia, che la superbia per chi non appetisce che a Dio, per chi dà se stesso, anche se stesso per servire Dio, per chi nella sua Fede trova ogni suo bene, per chi è pungolato dalla fiamma instancabile della carità e opera instancabilmente per dare gioia a Dio, per chi conosce Dio -amarlo è conoscerlo- e non può più insuperbire perché si vede quale è rispetto a Dio?  
Un giorno voi sarete sacerdoti della mia Chiesa. Sarete perciò i medici e maestri di spiriti.  
Ricordate queste mie parole.  
Non sarà il nome che porterete, né la veste, né le funzioni che eserciterete che vi faranno sacerdoti, ossia ministri di Cristo, maestri e medici di anime, ma sarà l'amore che possederete che vi farà tali. 
Esso vi darà tutto quanto occorre per esserlo, e le anime, tutte diverse fra loro, giungeranno ad un'unica somiglianza: quella del Padre, se voi le saprete lavorare con l'amore».  
«Oh! che bella lezione, Maestro!», dice Giovanni.  
«Ma ci riusciremo mai noi ad essere così?», aggiunge Abele.  
Gesù guarda l'uno e l'altro, e poi passa un braccio sul collo di entrambi e se li attira a Sé, l'uno a destra, l'altro a sinistra, e li bacia sui capelli dicendo: «Voi ci riuscirete perché avete compreso l'amore».  
Camminano ancora per qualche tempo, sempre più difficilmente per l'asperità del sentiero inciso quasi sul ciglio del monte. Sotto, lontana, è una via, e si vede la gente in cammino su essa.  
«Fermiamoci, Maestro. Là, vedi, da quella piattaforma di roccia, i due calano con una fune un cesto ai passanti, e oltre quella piattaforma è la loro grotta. Ora li chiamo».  
E getta un grido facendosi avanti, mentre Gesù e Giovanni restano indietro, nascosti da arbusti folti.  
Pochi istanti e poi un volto... chiamiamolo volto perché è messo al sommo di un corpo, ma potrebbe chiamarsi anche muso, mostro, incubo... si affaccia da sopra un macchione di more.  
«Tu? Ma non eri partito per i Tabernacoli?».  
«Ho trovato il Maestro e sono tornato indietro. Egli è qui!».  
Se Abele avesse detto: «Jeové si libra sul vostro capo», io credo che sarebbe stato meno subitaneo e reverente il grido, l'atto, lo slancio dei due lebbrosi -perché mentre Abele parlava si era affacciato anche l'altro- nel gettarsi fuori, sulla piattaforma, in pieno sole, e nel prostrarsi viso a terra gridando: «Signore, noi abbiamo peccato. Ma la tua misericordia è più grande del nostro peccato!».  
Lo gridano senza neppure assicurarsi se Gesù è veramente lì, o se è ancora lontano, in cammino verso di loro. La loro fede è tale che fa vedere anche ciò che gli occhi, per le piaghe delle palpebre e la rapidità del gettarsi a terra, non hanno certo visto.  
Gesù avanza mentre essi ripetono: «Signore, il nostro peccato non merita perdono, ma Tu sei la Misericordia! Signore Gesù, per il tuo Nome salvaci. Tu sei l'Amore che può vincere la Giustizia».  
« Io sono l'Amore. È vero. Ma su Me è il Padre. Ed Egli è la Giustizia», dice severo Gesù facendosi con Giovanni in avanti sul sentiero. 
I due alzano gli sfigurati volti e lo guardano fra le lacrime che scorrono unite a sostanze marciose.  
Orribili a vedersi quei volti! Vecchi? Giovani? Chi il servo? Chi Aser? Impossibile dirlo. La malattia li ha uguagliati, facendone due forme di orrore e nausea. Come deve loro apparire Gesù, ritto in mezzo al sentiero, col sole che lo fascia di raggi e ne accende il biondo dei capelli, non so. So che lo guardano e poi si coprono il volto gemendo: «Jeové! La Luce!». Ma poi gridano ancora: «Il Padre ti ha mandato per salvare. Egli ti chiama la sua dilezione. Egli in Te si compiace. Egli non ti negherà di darci il perdono».  
«Il perdono o la salute?».  
«Il perdono», grida uno. E l'altro: «.. e poi la salute. Mia madre muore di dolore per me».  
«Se Io vi perdono resta sempre la giustizia degli uomini, per te soprattutto. Che vale allora il mio perdono per fare felice tua madre?», tenta Gesù per fare dire le parole che attende per operare il miracolo.  
«Vale. Ella è una vera israelita. Vuole per me il seno d'Abramo. E per me non vi è quel luogo in attesa del Cielo, perché io ho peccato troppo».  
«Troppo. Lo hai detto».  
«Troppo!... È vero... Ma Tu... Oh! quel giorno c'era tua Madre... Dove è tua Madre ora? Ella aveva pietà della madre di Abele. L'ho visto. E se ora sentisse avrebbe pietà della mia. Gesù, Figlio di Dio, pietà in nome di tua Madre!...»  
«E che fareste dopo?».  
«Dopo?». Si guardano sgomenti. Il «dopo» è la condanna degli uomini, è lo sprezzo, o la fuga, l'esilio. Davanti alla prospettiva della guarigione essi tremano come della perdita di una salvezza.  
Come ci tiene l'uomo alla vita! I due, presi nel dilemma di guarire ed essere condannati dalla legge degli uomini, o vivere lebbrosi, quasi preferiscono vivere lebbrosi. Lo dicono, lo confessano con queste parole: «Il supplizio è orrendo!». Lo dice soprattutto quello che capisco essere Aser, uno dei due omicidi...  
«È orrendo. Ma almeno è giustizia. Voi lo davate a questo innocente, per loschi fini tu, per un pugno di monete tu».  
«È vero! O Dio mio! Ma egli ci ha perdonato. Perdona Tu pure. Vuol dire che moriremo. Ma l'anima sarà salva».  
«La donna di Gioele fu lapidata perché adultera. I quattro figli stentano la vita con la madre di lei, perché i fratelli di Gioele li hanno scacciati come bastardi impadronendosi dei beni del fratello. Lo sapete?».  
«Ce lo disse Abele...»  
«E chi ripara alla loro sventura?».  
La voce di Gesù è un tuono, veramente è voce di Dio Giudice e fa paura. Solo nel sole, dritto e rigido, è figura di spavento.  
I due lo guardano con paura. Benché il sole debba inviperire le loro piaghe, non si muovono, come non si muove Gesù che ne è tutto avvolto. Gli elementi perdono valore in queste ore di anime...  
Aser dice dopo qualche tempo: «Se Abele vuole amarmi sino in fondo, vada da mia madre e le dica che Dio mi ha perdonato e...».  
«Io non ti ho perdonato ancora».  
«Ma lo farai perché vedi il mio cuore... E le dirà che tutto quanto è mio vada ai figli di Gioele per mio volere. Sia che io muoia, sia che io viva, rinuncio alla ricchezza che mi ha fatto vizioso».  
Gesù sorride.  
Si trasfigura nel sorriso passando dal volto severo al volto pietoso, e con voce mutata dice: «Vedo il vostro cuore. Alzatevi. E alzate il vostro spirito a Dio benedicendolo. Recisi come siete dal mondo, potete andarvene senza che il mondo sappia di voi. E il mondo vi attende per darvi modo di soffrire e di espiare».  
«Ci salvi, Signore?! Ci perdoni?! Ci guarisci?!». 


«Sì. Vi lascio la vita, perché la vita è sofferenza specie per chi ha dei ricordi come i vostri. Ma ora non potete uscire di qui. Abele deve venire con Me, deve andare come tutti gli ebrei a Gerusalemme. Attendete il suo ritorno. Esso coinciderà con la vostra guarigione. Egli penserà a portarvi al sacerdote e ad avvisare tua madre. Io dirò ad Abele ciò che deve e come deve fare. Potete credere alle mie parole, anche se me ne vado senza guarirvi?».  
«Sì. Signore. Però ripetici che perdoni allo spirito nostro. Questo sì. Poi tutto verrà quando vorrai».  
« Io vi perdono. Rinascete con uno spirito nuovo e non vogliate più peccare. Ricordate che, oltre all'astenervi dal peccare, dovete compiere atti di giustizia volti ad annullare completamente il vostro debito agli occhi di Dio, e che perciò la vostra penitenza deve essere continua perché grande è il debito vostro, ben grande! Il tuo in specie coinvolge tutti i comandamenti del Signore. Pensaci e vedrai che non uno ne è escluso. Ti sei dimenticato di Dio, hai messo il senso a tuo idolo, hai fatto delle feste giorni di deliri oziosi, hai offeso e disonorato tua madre, hai contribuito a uccidere e a voler uccidere, hai rubato l'esistenza e volevi rubare un figlio a una madre e hai privato di padre e madre quattro fanciulli, sei stato lussurioso, hai detto falsa testimonianza, desideravi impudicamente la donna che era fedele allo sposo defunto, hai desiderato ciò che era di Abele tanto da voler sopprimere Abele per impadronirti del suo».  
Aser geme ad ogni proposizione: «È vero, è vero!».  
«Come vedi, Dio avrebbe potuto incenerirti senza ricorrere ai castighi degli uomini. Ti ha risparmiato perché Io potessi salvare uno di più. Ma l'occhio di Dio ti sorveglia e la sua intelligenza ricorda. Andate», e si volge tornando nel folto presso Abele e Giovanni, che si erano messi al riparo sotto le piante della costa. E i due, ancor sfigurati, forse sorridenti -ma chi può dire quando sorride un lebbroso?- con la voce caratteristica dei lebbrosi, stridula, metallica, mancante di continuità, con brusche disuguaglianze, intonano, mentre Egli scende il monte per il sentiero pauroso, il salmo 140... 161  
«Essi sono felici!», dice Giovanni.  

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161 Cfr. Salmo 140 
1 Salmo. Di Davide. Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; ascolta la mia voce quando t'invoco.
2 Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera. 
3 Poni, Signore, una custodia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra. 
4 Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male e compia azioni inique con i peccatori: che io non gusti i loro cibi deliziosi. 
5 Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri, ma l'olio dell'empio non profumi il mio capo; tra le loro malvagità continui la mia preghiera. 
6 Dalla rupe furono gettati i loro capi, che da me avevano udito dolci parole. 
7 Come si fende e si apre la terra, le loro ossa furono disperse alla bocca degli inferi. 
8 A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi; in te mi rifugio, proteggi la mia vita. 
9 Preservami dal laccio che mi tendono, dagli agguati dei malfattori. 
10 Gli empi cadono insieme nelle loro reti, ma io passerò oltre incolume. 

«Io pure», dice Abele.  
«Credevo che li guarissi subito», dice ancora Giovanni.  
«Io pure, come sempre fai».  
«Sono stati grandi peccatori. Questa attesa è giusta per chi ha tanto peccato. Ora ascolta, Anania...»  
«Mi chiamo Abele, Signore», dice stupito il giovane e guarda Gesù come per chiedersi: «Perché si sbaglia?».  
Gesù sorride: «Per Me sei Anania, perché veramente sembri nato dalla bontà del Signore. Siilo sempre più. E ascolta. Al ritorno dai Tabernacoli andrai nella tua città dicendo alla madre di Aser di fare ciò che il figlio vuole e che col più sollecito dei modi sia eseguito, dando tutto in riparazione meno un decimo. E ciò per pietà della vecchia madre, la quale insieme a te lasci Betlemme di Galilea e vada a Tolemaide, ad attendere il figlio che con te la raggiungerà col compagno.  
Tu, sistemata la donna presso qualche discepolo della città, andrai a prendere quanto occorre per la purificazione dei lebbrosi e non li lascerai altro che quando sarà tutto fatto. Il sacerdote non sia di quelli che sanno del passato, ma uno di altri luoghi».  
«E dopo?».  
«Dopo tu torni alla tua casa o ti riunisci ai discepoli. Ed essi, i guariti, prenderanno le vie dell'espiazione. Io dico l'indispensabile. E lascio l'uomo libero di agire in seguito...». 
E scendono, scendono, instancabili, nonostante le asperità della via e del calore del sole... Instancabili, ma silenziosi per molto tempo.  
Poi Abele rompe il silenzio dicendo: «Signore, ti posso chiedere una grazia?».  
«Quale?».  
«Di lasciarmi andare nella mia città. Mi spiace di lasciarti. Ma quella madre...».  
«Vai. Ma non ti attardare. Farai appena in tempo a raggiungere Gerusalemme».  
«Grazie, Signore! Non troverò che lei, povera vecchia, vergognosa di tutto da quando Aser peccò. Ma ora sorriderà ancora. Che le devo dire in tuo nome?».  
«Che le sue lacrime e le sue preghiere hanno ottenuto grazia e che Dio la conforta a sperare sempre più e la benedice. Ma prima di lasciarci sostiamo per un'ora. Non di più. Non è tempo di sostare. E poi tu andrai per la tua parte, Io e Giovanni per la mia, e per scorciatoie. E tu, Giovanni, andrai avanti. Da mia Madre. Le porterai questa sacca con le vesti di lino e verrai con quelle di lana. Andrai a dirle che la voglio vedere e che l'attendo nel bosco di Matatia, quello della moglie. Lo sai. Parla con Lei sola e vieni presto».  
«Lo so dove è il bosco. E Tu? Solo? Resti solo?».  
«Resto col Padre mio. Non temere», dice Gesù alzando la mano e posandola sulla testa del discepolo prediletto, seduto sull'erba al suo fianco. E gli sorride dicendo: «Ma dovremmo esserci a sera...».  
«Maestro, quando ti devo far contento non sento stanchezza, lo sai. E andare dalla Madre!... È come se gli angeli portassero. Non è poi molto lontano».  
«Non è mai lontano ciò che si fa con gioia... Ma tu sosterai la notte a Nazaret».  
«E Tu?».  
«E Io... Starò col Padre mio dopo esser stato con mia Madre un poco. E poi mi incamminerò all'alba, prendendo la strada del Tabor senza entrare a Nazaret. Lo sai che devo essere a Jezrael all'aurora di dopodomani».  
«Ti stancherai molto, Maestro. Lo sei già».  
«Avremo tempo di riposarci nell'inverno. Non temere. E non sperare di poter andare, con pace come qui, sempre evangelizzando. Conosceremo molte soste...».  
Gesù china il capo pensoso, sbocconcellando il suo pane più per fare compagnia ai due che, giovani e lieti di essere col Maestro, mangiano di gusto, che per voglia di cibo. Tanto che smette di farlo e si assorbe in uno dei suoi silenzi, che i due rispettano tacendo, riposando al rezzo del monte, i piedi scalzi a cercar frescura sull'erba nata ai piedi dei tronchi potenti. E sonnecchierebbero anche, ma Gesù alza il capo e dice: «Andiamo. Al bivio ci lasceremo».  
E, riallacciati i sandali, si mettono in cammino. L'ombra del bosco e il vento che viene da settentrione li aiuta a sopportare la pesantezza dell'ora ancora calda, sebbene non più torrida come nei mesi di piena estate.  
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a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini  

Non guardate il mondo, perché il male si diffonderà dappertutto...

 


25 giugno 2022:

 "... Germania, Germania, cosa mi hai fatto? (il giorno prima il Bundestag aveva deciso che l'aborto può essere legalmente pubblicizzato)... Per grazia dell'Eterno Padre vengo a voi. Sono il Figlio di Dio, Gesù Cristo. Mi mostro come bambino perché voi private i figli dei loro diritti. Ma su di voi ho steso il mio mantello protettivo... vi guiderò in questo tempo di tribolazione e laverò il vostro cuore nel nel mio Sacro Cuore... Pentitevi, anime care, perché desidero togliere da voi il giogo che sta arrivando. Pregate, pentitevi, sacrificatevi! Vivete in ​​me che vengo a voi nei Sacramenti della mia santa Chiesa... Vi mostro la mia misericordia; poiché io sono re di misericordia ed è così che vorrei essere chiamato da voi. Non guardate il mondo, perché il male si diffonderà dappertutto...
Guardate me e rallegratevi, perché l'eterno Padre ha pietà di voi. Il mio venire e parlarvi è un atto della mia misericordia..."


(Sievernich)

IL CUORE DEL PADRE

 


Il dono dell'unità in Cristo

Il dono iniziale, mediante il quale il Padre ha voluto fare di noi i suoi figli, può essere definito il dono di Cristo, poiché é in Cristo che abbiamo avuto accesso alla filiazione divina. Dandoci Cristo, il Padre ci ha dunque dato tutto il valore del nostro destino.

In realtà il dono di Cristo era, per il Padre, il dono - del suo cuore paterno. Egli voleva comunicare alle sue creature il proprio Figlio, il suo eterno possesso, il suo, diremo in linguaggio troppo umano, bene più prezioso. Ciò che in questo modo egli conferiva agli uomini era la loro qualità di figli, il loro titolo ad essere amati definitivamente di un amore paterno, ed era nello stesso tempo il vincolo della loro unità.

Abbiamo insistito sul fatto che il Padre ha amato e prescelto ciascuno di noi personalmente, secondo la sua individualità e i tratti che lo caratterizzano; ma, pure amandoci nelle particolarità del nostro essere personale, egli non ci ha amati separatamente. Contemplandoci per la prima volta, prima ancora della creazione del mondo, il suo sguardo si é arrestato su ogni individuo in maniera particolare, ma li ha egualmente abbracciati tutti nella loro diversità come formanti una sola comunità, la comunità dei suoi figli. Fin dall'origine egli non ha voluto essere soltanto il Padre di ciascuno, « mio Padre », ma il Padre di tutti, « nostro Padre ».

Come innalzava al più alto grado la nostra filiazione stabilendola in Cristo, così esaltava al supremo livello la nostra unione fondandola ancora su Cristo. Egli ci vedeva dunque riuniti in suo Figlio: quel Figlio che, unico, avrebbe dato luogo all'unità di tutti i figli. E in quest'unità il grandioso disegno del Padre ci ha costituiti sin dal momento in cui fu concepito. Quando vediamo l'umanità attuale acquistare coscienza sempre più viva della sua unità e andare alla ricerca dei mezzi per rinforzare i legami internazionali al fine di assicurarla più concretamente e più efficacemente, noi riconosciamo in ciò una conseguenza di quell'unità primordiale nella quale il Padre ci ha concepiti. Tutti gli sforzi umani verso l'unità, quegli sforzi che devono superare tanti motivi di divisione e di dispersione, sono come l'eco terrena della volontà iniziale del Padre. Nella Chiesa, dove l'unità é realizzata in modo visibile e valido, é evidente l'impronta marcata di questa volontà paterna, e in essa si attua quell'unione degli uomini in Cristo, Figlio unico, che il Padre aveva posto alla base del suo disegno di creazione.

San Paolo non mancava mai di riferire al Padre l'unità che coglieva nel cristianesimo sotto molteplici aspetti: i cristiani formano un solo corpo, animato da un solo Spirito; essi sono chiamati a uno stesso destino, in cui vi é un'unica speranza per tutti, e confessano « un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo »; la ragione ultima di questa unità é che vi é « un solo Dio e Padre di tutti ». Per il suo unico amore il Padre é la sorgente prima dell'unità dei cristiani, unità che si é stabilita nel Figlio suo, il solo Signore.

Questa visione prospettica di san Paolo dev'essere tenuta presente. L'unità umana si realizza in Cristo, e con essa l'unità dell'universo, al punto che « tutte le cose hanno in lui la loro coesione ». E questa unità viene dal Padre, dal solo Padre di tutti. Il grande ideale di fraternità universale che risveglia sempre maggiori aspirazioni nel cuore degli uomini non é               semplicemente, come potrebbe suggerire una veduta superficiale delle cose, un effetto della comunità di natura, una reazione di esseri che si rendono conto nella loro fondamentale rassomiglianza. Quest'ideale é stato suscitato da Dio stesso e da Dio comunicato agli uomini col regime della grazia nel quale egli li fa vivere. E la forza con cui agisce sugli spiriti umani é dovuta al fatto che esso é l'espressione della sapienza divina, con tutta la sua potenza di persuasione, con tutta la sua chiarezza fatta d'evidenza. È, insomma, l'ideale del cuore del Padre. In questo cuore divino la fraternità tra gli uomini ha avuto in un progetto definitivo, la sua remota origine. Eleggendoci a figli suoi prima ancora della creazione, il Padre ci sceglieva per ciò stesso come fratelli gli uni agli altri. In questa prima immagine dell'umanità siamo stati considerati uniti da vincoli fraterni; e qest'universale fraternità il Padre la contemplava prima ancora che esistessimo. Essa non é, dunque, che un aspetto della nostra filiazione rispetto a lui e, come questa, una legge primordiale che impone la sua direzione alla nostra esistenza.

Nel fatto che siamo stati concepiti in quella fraternità fin dall'inizio si manifesta pure la generosità senza limiti dell'amore del Padre. Siamo tutti fratelli perché il Padre stesso ha voluto darsi a noi in qualità di Padre comune e darci il suo unico Figlio di cui condividiamo la vita filiale; e inoltre perché ci ha dato gli uni agli altri. Nel pensiero primitivo del Padre ogni uomo è dato a tutta l'umanità in un dono fraterno e ciascuno riceve in dono tutti gli altri come tanti fratelli. Nessuno appartiene più a se stesso e tutti appartengono a ciascuno, essendo la comunità umana fondata ad immagine della comunità delle Persone divine, cioè come un dono reciproco assoluto. Non può esservi dunque tra gli uomini altro legame che quello dell'amore e del dono di sé.

Non si pensa forse abbastanza al fatto che ogni testimonianza di vero amore tra gli uomini è un'eco e una realizzazione di questa prima intenzione paterna. Gli atti di dedizione e di servizio del prossimo, quelli che favoriscono l'avvicinamento e la buona intesa, i tentativi di operare la riconciliazione e la pace, i sacrifici che nascondono il loro eroismo per meglio favorire gli altri, e il perdono generoso nel silenzio della coscienza, tutto ciò discende dal cuore del Padre ed è ispirato da lui; tutto ciò appartiene al suo grandioso piano primitivo e si attua grazie alla sua invisibile volontà. Ogni volta che un uomo ama il proprio fratello, è l'amore iniziale del Padre che viene diffuso.

L'ideale di una universale fraternità è certamente ancora lontano dal diventare la guida di tutte le vite umane, dall'essere pienamente accettato da tutti gli uomini con le sue conseguenze pratiche. Molti sono ancora gli attentati che pubblicamente e quotidiana mente subisce questo sogno di unione. Troppi egoismi, avidità e passioni si manifestano con un fervore brutale; troppi calcoli interessati distolgono gli uomini dal dono di sé. Si e’ presi da un senso di sgomento davanti alla gravità degli ostacoli che impediscono agli esseri umani di comportarsi secondo la volontà manifestata dal Padre fin dal principio e cioè come esseri, donati gli uni agli altri, e vien fatto di chiedersi se il piano dell'amor divino non sia destinato a subire un certo scacco e di dubitare che l'ideale possa divenire realtà.

Ma é un fatto che con Cristo l'ideale è divenuto realtà. Cristo è colui che si è dato interamente agli uomini, suoi fratelli, senza porre alcuna restrizione al suo dono. Con la vita dei cristiani in Cristo, con le mozioni della grazia concesse ad ogni uomo é miranti a introdurre in lui la vita di Cristo, la fraternità umana è una realtà, ancora imperfetta, ma sicura e chiamata a uno sviluppo sempre più profondo. Facendo di Cristo il centro dell'umanità, il Padre ci ha dato , la sicurezza concreta che il suo piano si realizzerà; e la fraternità umana, innestata, consapevolmente o inconsapevolmente, in questo centro, esiste in modo sicuro e indistruttibile e non cesserà di manifestarsi e dilatarsi. Grazie a Cristo il Padre è veramente « colui che compie ogni cosa secondo la decisione della sua volontà ». Portando progressivamente ad esecuzione sulla terra il supremo disegno del suo cuore paterno, il Padre si riserva tuttavia di colmare un giorno tutte le lacune e le imperfezioni della fraternità terrena: nella consumazione dei tempi egli concluderà con un sol tratto l'opera incominciata quaggiù e darà alla fraternità universale uno splendore che cancellerà tutte le tracce delle deficienze umane. Per quanto poveri e stentati siano ancora gli sforzi degli uomini per vivere la loro unità, essi riceveranno nell'al di là una gloriosa consacrazione. Il Padre perfezionerà l'unanimità dei cuori e delle volontà, realizzerà integralmente la sua aspirazione più cara, che é divenuta la nostra, prolungando così nella vita celeste sino all'estremo l'amore reciproco che con la presenza di Cristo aveva comunicato all'umanità sulla terra.

Il disegno grandioso del Padre é dunque destinato al successo, un successo che si delinea già, che san Paolo constatava nelle prime comunità cristiane e per il quale era preso da un grande slancio di riconoscenza. Il momento finale dell'umanità, la sua apoteosi, risponderà al momento iniziale, quando la moltitudine d'uomini, che il Padre aveva prescelto come :figli e che aveva contemplato nell'unità del Figlio suo, sarà realmente unificata sotto i suoi occhi in un solo cuore filiale. L'umanità, la cui immagine completa si era formata nel cuore del Padre, con la sua chiamata e con lo svolgimento futuro della sua storia, abiterà allora definitivamente in questo cuore paterno.

Di Jean Galot s. j.


Verranno giorni, presto, dove non potrete godere della libertà di cui godete ora.

 


Maria Madre e Regina


27 luglio 2022

Figlioli miei tanto amati, pregate, pregate molto e spesso, rendetevi conto che i vostri tempi si vanno accorciando mentre le vostre preghiere vanno diminuendo a dismisura.
Io voglio raccomandarvi di mettere la preghiera al primo posto altrimenti vi pentirete di non poterlo fare più e di chiudere le vostre giornate nel terrore di non disporre più del prezioso tempo di cui godete in questo momento.
Io vi sprono, raccomandatevi di più e più spesso al Padre vostro adesso che le vostre giornate sono serene. Verranno giorni, presto, dove non potrete godere della libertà di cui godete ora.
Io vi sprono sempre più alla preghiera quotidiana, soltanto così potrete accorciare i tempi negativi che state vivendo.
Mio Figlio non occupa più il primo posto nei vostri cuori e il Padre presto prenderà altri provvedimenti per far tornare Gesù al primo posto nei vostri cuori.
Figli miei, Io prego per voi e soprattutto per i miei figli non credenti che non sapranno affrontare i tempi bui che verranno.
Soltanto la preghiera al Figlio di Dio, potrà riempire i vostri cuori della gioia che vi preparerà all’incontro con Dio.
Figlioli, Io sono con voi, affidatemi i vostri fratelli non credenti ed Io riempirò i loro cuori dell’amore di mio Figlio.
Vi amo figli miei, ascoltate e fate vostre le mie parole, Io non vi lascerò soli.
Vi amo, vi benedico e vi proteggo.

Valeria Copponi

Un Mondo secondo il Cuore di Dio

 


LO SPIRITO DEL MONDO 

Come affrontare a fondo una vera purificazione dallo spirito del mondo per restituire la libertà alle anime? È certo che quei generosi tentativi di perfezione per tagliare alla radice i contatti con lo spirito del mondo, anche se provengo- no da una volontà decisa ad unirsi allo spirito di Dio, hanno in sé la vanità di vedersi liberi da certi difetti che si riconosco- no tali proprio per una grazia. Ma questa grazia non è penetra- ta tanto da far scomparire non solo i difetti, ma anche la vanità di essere migliori. 

Esiste una via più umile e più pratica: creare nella nostra anima, con la preghiera e la fiducia in Dio, un atteggiamento di disponibilità. Riconoscere i lacci che ci legano ancora allo spirito del mondo, e chiedere a Dio che venga a tagliarli. Tutto ciò comporta una serietà nella vita: questa serietà la dà la speranza che Egli un giorno arriverà alle nostre anime per spezzare quei lacci, creando in noi una attitudine completa- mente opposta: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete»: è la vera purificazione che solo Lui può realizzare. Rompendo in noi i lacci dello spirito del mondo, Egli crea in noi un’incapacità a gustare le cose del mondo. Questa trasformazione è un vero “dono di Dio”. Ciò è qualcosa di incomprensibile per chi ancora continua ad essere legato allo spirito del mondo in un qualsiasi modo. Quel “dono” Dio lo concede a chi glielo chiede e si dispone sinceramente a riceverlo. Quel “dono di Dio”, all’inizio, non richiede santità - questa è conseguenza di esso - ma umiltà. Umiltà nel ricono- scimento della nostra impotenza a portare ad effetto tale purificazione, e poi essere fedeli alle continue ispirazioni della grazia. 

Esiste un aspetto doloroso in questa purificazione: l’anima che abbia ricevuto questo “dono di Dio”, sentirà attorno a sé la solitudine, perché gli esseri che le stanno attorno continua- no ad essere legati allo spirito del mondo; non vivono di quella “fonte segreta” che la grazia, il “dono di Dio”, ha fatto sgorgare nella sua anima. Una solitudine simile a quella di Gesù in mezzo agli uomini. Questi si muovevano, compresi gli Apostoli, attorno a Gesù, con mire meschine, mentre Egli era assorto nella Volontà del Padre. La solitudine di Gesù nell’umano fu infinita. Così l’anima nella quale Gesù abbia “aperto” la fonte di “acqua viva” sentirà le conseguenze: la gioia di aver trovato il suo centro e, nel contempo, la solitudi- ne, perché gli esseri che le stanno attorno non comprendono la ragione della sua vita. Pertanto non possono comprendere neppure le sue espressioni e rischia sempre di essere male interpretata. In lei il “dono di Dio” ha creato un’incapacità di godere di altre gioie, o di altra “acqua”, che non sia quella che sgorga dalla fonte segreta che Lui ha aperto nel suo cuore; guarda tutto a partire da Lui e con destinazione Lui. 

È questa l’autentica purificazione dallo spirito del mondo, che ci restituisce la perfetta libertà, e che noi non otterremo se non ci disporremo a ricevere il “dono di Dio” che ci trasfor- merà in creature nuove. 

«Se tu conoscessi il dono di Dio!». 

JOSÉ BARRIUSO

Sette effusioni di Sangue, sette propositi

 


IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO

Segno il mio povero corpo con sette croci: per esse il Sangue di Gesù entri nella mente, si posi sugli occhi, sulle labbra, sulle mani, sul petto: entri in tutti i sensi, scorra in ogni fibra, purifichi ogni respiro, elevi ogni pensiero, santifichi ogni azione.

Per queste sette croci lo Spirito Santo effonda i suoi sette doni, chiedendo alla piccola anima, in armonia con le sette effusioni di Sangue di Gesù e di quelle dell'amore, sette propositi:

1 ° La purezza nel più alto grado.

2° La riparazione offerta a Dio mediante le preghiere, le azioni, gli atti della vita, consacrando a Lui ogni istante.

3° La mortificazione del corpo, del cuore e dello spirito.

4° L'uniformità perfetta alla divina volontà.

5° L'abbandono ai disegni della Provvidenza.

6° L'unione perenne della Passione di Gesù mediante i patimenti e le tribolazioni della vita.

7° La vita intima ispirata al Mistero del Sangue prezioso di Gesù.

Sono di Cristo, sposa di Cristo, Sangue di Cristo, e lo Spirito Santo sigilla l'unione consumando la vita umana nella mistica fiamma dell'amore. E nell'anima non c'è che lo slancio per salire e la fervida brama della immolazione.

O Signore Gesù, aiutami, salvami, rendimi strumento della tua misericordia, compi in me stessa la più grande misericordia, seppellendomi, consumandomi nel tuo Sangue prezioso. Amen! q. 20 : s. ritiro, giugno, s.g.

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


… ORE DOLOROSE IN ARRIVO!

 


Carbonia 28.07.2022 – Ore 12.19 – (*008 ap. 28-07-22)

… ore dolorose in arrivo!

Io sono il Re della gloria!

Amati figli, svegliatevi! … è giunto il tempo di aprire i vostri occhi alla realtà dei fatti: Satana sta muovendo le sue pedine, a breve sarete travolti dalla guerra, subirete la grande carestia e sarete sottoposti a schiavitù.

Figli miei, Io sono il vostro Dio Creatore, vi amo infinitamente e attendo il vostro risveglio, “…sappiate che non c’è più tempo da perdere”, le cose del mondo sono finite, salvate la vostra anima.

Sacerdoti di Dio, venite allo scoperto, siate Immagine e Somiglianza di Me, Io diedi tutto Me stesso per la salvezza delle anime, ora tocca a voi, i miei consacrati: … date la vostra vita.

Il mio Progetto è di liberazione, voglio salvare tutti i miei figli, li voglio condurre dove latte e miele scorrono. Amati miei, siete alla fine dei tempi, Maria è già sulla Terra per riunire a Sé il suo esercito, fedele a Me, suo Figlio Gesù.

Preparatevi, figli miei, allo scontro finale, il vostro cuore sia custodito nella fede a Me.

Il grande diluvio di fuoco è in arrivo, … sarete sorpresi nel sonno, … non dormite figli miei, svegliatevi! Svegliatevi! Mettete in voi la corazza, unitevi al vostro Dio Amore e con il santo Rosario e la croce in mano combattete il Demonio.

Pregate, figli miei, questo è tempo di pregare intensamente, di offrire il tempo che ancora vi resta a disposizione, alla preghiera.
Digiunate dalle cose del mondo, fate penitenza, rianimatevi in Me.

I soldati di Cristo sono già pronti, schierati al fianco di Maria per lo scontro finale contro Satana. Mantenetevi vigili o uomini, non permettete al Maligno di schiacciarvi: … ore dolorose in arrivo! Provvedete a mettervi al sicuro in Me. Invocate la mia Misericordia, chiedete il mio anticipato ritorno.

Avanti figli miei, Maria è con voi, permettetele di forgiarvi in Me.

Dio salva!

 


giovedì 28 luglio 2022

CONFIDENZE DI GESÙ AD UN’ ANIMA BAMBINA PER QUESTO NOSTRO TEMPO - Guardo le anime e ne vedo troppe staccarsi da Me e cadere nell’abisso della perdizione.

 



(22 gennaio 2020) 
Ieri, parlando con Gesù: “O Gesù, sono vari giorni che ti vedo triste e molto silenzioso, come se ogni parola ti pesasse molto...” 

“Figlioletta mia, guardo le anime e ne vedo troppe staccarsi da Me e cadere nell’abisso della perdizione. Io riparai, nella mia breve vita terrena, per ogni vita e per ogni peccato delle creature. La mia Divinità mi ha fatto morire d’amore per i peccati di ogni anima di tutte le generazioni, non solo passate e presenti, ma anche per quelle che esisteranno fino alla fine del tempo, poi mi faceva rivivere per ripetere questo stesso sacrificio d’amore divino, continuamente. Nessuna creatura umana avrebbe potuto riparare per i suoi peccati, solo attraverso la mia vita, sofferenza e morte. Questo è stato possibile perché la mia Divina Volontà è eterna e può estendersi ovunque ed in ogni tempo. 
Sono stanco di avere misericordia con chi volontariamente vuole ingannarmi, negoziando il proprio peccato, a seconda delle proprie astuzie, non c’è purezza di intenzioni né verità... 
Cosa fece Saul? Tentò di convincersi e mostrare davanti a Me che il suo peccato non era tale, ciò che aveva fatto disobbedendo alla mia Volontà, tentò di mostrarlo come cosa buona e degna di Me, dimenticando che Io posso vedere e conoscere le più recondite intenzioni del cuore umano! 
Questo è il tentativo di ingannarmi con una disobbedienza meschina. La superbia, madre della disobbedienza, regna in troppi cuori e li rende duri, impenetrabili, inflessibili, privi di luce di carità... 
Questi cuori sono inaccessibili a Me, e il vostro nemico, sapendo questo, li chiude in gabbie dorate dove ogni desiderio del vostro ego è soddisfatto e così li distrae dal cammino della mia vera vita, quella che solo Io posso offrire. 
Ho sofferto e soffro tanto per questo; quanto mi costano le anime! Molti non comprendono che anche il bene fatto con intenzioni meschine e ipocrite, non solo non serve alla loro salvezza e non dona alcun merito, ma indurisce i loro stessi cuori, sicché diventano vittime del loro stesso operato che presentano come buono e santo, quando non ha nulla di tutto questo. Come s’ingannano! 
Se un figlio obbedisce al proprio padre solo per evitare un castigo o con un atteggiamento di astuzia e scaltrezza a proprio torna- conto, pecca enormemente perché non ama, e qualsiasi azione apparentemente buona in sé stessa, fatta e vissuta senza amore vero, diventa tenebra che rende i cuori di pietra. 
Già ti ho detto che desidero tanto che tu stia con Me, pensando in Me, parlando con Me e ascoltandomi. Sento molto amore e grande richiamo per l’anima che vive una dimensione di continua preghiera, desiderando stare con Me e dirigendo i suoi pensieri e palpiti sempre verso di Me: questa è l’intimità che tanto desidero. 
Fonditi in Me continuamente, chiamami in te, invoca il mio santo nome, e piano piano tutto di Me sostituirà ciò che è tuo. Desidera ardentemente rimanere con Me ed Io ti inonderò di luce, perché quando trovo nell’anima ciò che è solo mio mi distendo su   di essa, inondandola d’amore. 
Parla ai tuoi fratelli, insegna loro a fondersi in Me, chiamandomi in ogni pezzetto del loro corpo, della loro anima e    del loro cuore, nei desideri, nei gusti, nei sentimenti, emozioni e ricordi, perché tutto sia luce, perché in tutto Io sia presente.  Dovete  nascondervi in Me, riposando nelle mie piaghe. 
Il vostro nemico rimane oppresso e terribilmente frustrato dalla luce delle anime che così mi appartengono e non può avvicinarsi   né nuocere ad esse. 
Il primo pensiero deve essere per Me, in Me, e così l’ultimo e tutte le azioni e i pensieri devono richiamarmi nell’anima con il suo desiderio profondo della mia presenza. 
A te Io ho dato un dono particolare, ti ho già detto che desidero che tu ti immerga continuamente nel meditare e ancora meditare    la mia Passione e morte, tanto da giungere ad averle vive in te.   
Vedi, figlioletta, per parlare con te e stare con te, e non solo, ma con tutti i miei figli a cui ho concesso questo dono, Io mi restringo tanto, ma così tanto che la mia luce divina ti inonda senza nuocerti. Nessuno, neanche l’anima più pura e santa in terra, potrebbe sopportare la mia piena Divinità, per cui la mia Umanità si avvicina a te e ti lascia lo spazio per vivere in essa.” 

Come Dio si manifesta a coloro che hanno esperienze di pre-morte

 


Cosa succede nelle NDE che le persone diventano diverse e disposte agli altri.

Quando una persona ha un'esperienza di pre-morte significa che è morto fisicamente per un po ', che in quel periodo la sua anima è uscita dal suo corpo e che ha avuto una sorta di esperienza con Dio.

È comune per loro manifestare che hanno visto un tunnel e una luce molto intensa alla fine, che ci vanno e che quando arrivano accade loro una grande trasformazione spirituale, che manterranno per il resto della loro vita, quando torneranno sulla Terra.

Queste esperienze di pre-morte accadono in tutte le culture e in tutti i tempi, accade alle persone di fede e agli atei.

Ma sia tra le persone di fede che tra gli atei si innesca un grande processo di conversione.

Qui parleremo di come la luce abbagliante con cui Dio illumina le anime di queste persone le cambia per sempre, rendendo più ferventi coloro che già avevano fede e generando in alcuni un impegno come la vocazione sacerdotale.

Si stima che 1 su 10 delle persone che muoiono e vengono poi rianimate, ricordano di aver avuto quella che viene chiamata un'esperienza di pre-morte, cioè sono stati coscienti durante la loro morte fisica.

Molti di loro si sono staccati dai loro corpi e visto ciò che stava accadendo intorno a loro, sono presi dalla pace totale e circondati da una luce che trafigge tutto.

Perdono la paura della morte, sentono una pace che non è di questo mondo, capiscono cose che prima non capivano, e tornano alla vita cambiati, più spirituali e convinti di avere una missione.

La maggior parte ha un contatto diretto o indiretto con Dio.

Sentono che Dio è amore e desiderano infondere loro il Suo amore.

Che non si può entrare in Cielo finché non si è trasformati dall'amore.

E comprendono la centralità dell'insegnamento di Gesù sull'amore e la sua richiesta di donarlo agli altri.

I suoi occhi si aprono sul fatto che siamo uno spirito eterno, ora incarnato, e che l'elemento più essenziale di ciò che siamo è lo spirito eterno.

E che se il proprio spirito eterno è guarito, allora la propria vita sulla Terra può essere trasformata, anche se si compiono le cose più abiette.

Scoprono che dopo la morte passeremo attraverso una revisione della vita, durante la quale ci troveremo di fronte alla piena verità sulle nostre vite, incluso il danno che abbiamo causato direttamente o indirettamente ad altre persone, e vedono come quelle persone sono state influenzate a seguito delle azioni che hanno fatto.

Una persona vede anche quale fosse il piano originale di Dio per la sua vita, le opportunità che ha perso, e lì è investito di una missione per quando tornerà sulla Terra.

Tornano tutti trasformati, anche se alcuni credevano di aver seguito Dio prima della loro esperienza.

Gloria Polo, per esempio, era una cattolica in completa ribellione contro gli insegnamenti della Chiesa sulla sessualità e la cura della vita.

Dopo essere stata colpita da un fulmine sperimentò una luce che la abbracciava, le fu mostrato come aveva infranto i Dieci Comandamenti e si ritrovò alle porte dell'inferno.

Ed è tornato alla vita completamente trasformato, con la missione di andare in giro per il mondo e comunicare ciò che ha visto.

Qualcosa di simile è successo a Marino Restrepo, che è stato dipendente dal sesso, dalla droga e dal bere per decenni.

E in un'esperienza di pre-morte si trovò alle porte dell'inferno.

Gli è stata mostrata tutta la verità sul danno che aveva causato nella vita, è stato abbracciato dall'amore di Dio, liberato dalle dipendenze, e oggi la sua missione è viaggiare per il mondo con la sua testimonianza.

Ma queste cose accadono anche ai sacerdoti.

Ad esempio, padre Steven Scheier era un prete cattolico uscente, ma non aveva vita di preghiera e non osservava i comandamenti.

Dopo un incidente d'auto, in cui ha subito gravi lesioni alla testa e alla colonna vertebrale, ha avuto un'esperienza di pre-morte, durante la quale ha visto la verità sulla sua vita.

Gli fu detto che in base alla sua vita meritava l'inferno, ma la Beata Vergine intercedette con suo figlio per dargli una seconda possibilità.

E tornò sulla Terra per guadagnare quella seconda possibilità.

E ci sono altri che hanno scoperto la loro vocazione sacerdotale dopo un'esperienza di pre-morte.

C'è, ad esempio, il caso dello psichiatra e neuropatologo russo George Rodonaia, un ateo dichiarato, morto da tre giorni in un obitorio, un caso eccezionale.

Ha avuto problemi con il KGB nel 1976, ma non ha potuto lasciare la Russia perché era uno scienziato importante, lavorando su ricerche che avevano a che fare con la trasmissione dei neuroni nel nostro cervello.

Poi un agente del KGB lo ha deliberatamente investito e quando è arrivato in ospedale, alcuni amici e familiari lo hanno dichiarato morto e lo hanno messo all'obitorio, nel congelatore.

In quei 3 giorni in cui era fuori dal suo corpo ha visto tutto ciò che accadeva intorno a lui.

Capì che non aveva un corpo perché non lo sentiva.

Poi vide una luce e attraversò un piccolo buco in quella luce.

Era così potente, così ardente che non poteva essere paragonato a nulla, trafisse la carne.

La luce irradiava a lui un senso di pace e gioia, era molto felice di essere nella luce.

Ha attraversato il processo di revisione della vita, ha visto la sua vita dall'inizio alla fine, ma tutto in una volta, senza alcun senso del passato, del presente o del futuro.

Non era come se avesse iniziato con la nascita e corso per tutta la vita, tutto appariva in una volta.

Vide che poteva essere ovunque all'istante.

Cercò di comunicare con le persone che vedeva e alcuni sentirono la sua presenza, ma nessuno fece nulla al riguardo.

Sentiva che era necessario conoscere la Bibbia.

Poi dice che viveva nella mente di Gesù e dei suoi discepoli, ascoltava le loro conversazioni, sperimentava il cibo, il vino, gli odori, i sapori, ma non aveva corpo, era pura coscienza.

E se non capivo cosa stava succedendo, arrivava una spiegazione.

Ha esplorato l'Impero Romano, Babilonia, i tempi di Noè e Abramo, è andato in innumerevoli luoghi nel tempo.

E tra le molte cose che poteva fare era entrare nella mente di tutti i suoi amici e di tutta la moglie, e sapere cosa pensavano, cosa che fu poi confermata nelle conversazioni con ciascuno.

Sentì una profonda connessione con Dio e capì che c'è solo un'opera veramente importante da fare nella vita, e cioè l'amore, l'amore per la natura, l'amore per le persone, l'amore per gli animali, l'amore per la creazione stessa.

Servire la creazione di Dio con una mano calda e amorevole di generosità e compassione: questa è l'unica esistenza significativa.

E entro 3 giorni da quelle esperienze, quando il suo stomaco è stato tagliato per un'autopsia, ha aperto gli occhi e i medici si sono resi conto che era vivo.

A poco a poco, per molti mesi, riacquistò la sua salute, ma non sarebbe mai più stato lo stesso, perché tutto ciò che voleva fare per il resto della sua vita era studiare la saggezza.

Ha conseguito il mio secondo dottorato in psicologia della religione e poi è diventato sacerdote della Chiesa ortodossa orientale, ed è emigrato in Texas dove è morto nel 2004.

Un altro caso è quello di Vincent Lafargue, vallesano, svizzero, il cui cuore si è fermato in ospedale dopo uno scontro frontale nel 2000 e lo ha portato alla sua vocazione sacerdotale.

Vincent era un credente poco praticante, anche se era solito leggere a Messa, e il 14 novembre 2000, si schiantò frontalmente con la sua moto contro un'auto ad alta velocità.

Dopo lo schianto ha visto una scena che poteva vedere dall'alto, una persona ferita su un letto, la gente ronzava intorno a lui, e poi ha sentito un segnale acustico che indicava che un cuore si stava fermando.

Era preoccupato per questa persona senza capire che era se stesso, mentre la sua anima rimaneva in uno stato di benessere totale.

Aveva visto la famosa immensa luce, di cui non aveva mai sentito parlare prima.

Molto più potente della luce solare, ma senza abbagliare, lo attraeva e fluttuava verso la luce per alcuni istanti.

Questa luce era abitata, non da una persona visibile, ma da una presenza evidente, che era amore, amore incondizionato.

E poi scoprì che quell'amore era una persona, Dio.

Dopo di che non ebbe più paura della morte, sviluppò la volontà di cambiare vita, di essere al servizio degli altri e passò dall'avere tre lavori alla vocazione sacerdotale.

Quando fu ricoverato in ospedale fu visitato da un cappellano che buttò senza mezzi termini, ma lo visitò insistentemente ogni settimana.

E le spiegò che Dio non fa mai il male e che non voleva il male che soffriva, ma lo stava usando per toccare il suo cuore.

Nel 2022 padre Vincent Lafargue si prepara a prendere il posto del cappellano che lo ha visitato durante il suo ricovero, su sua richiesta, perché sta per andare in pensione.

Ebbene fin qui quello che volevamo parlare di come l'illuminazione con la luce dell'amore di Dio, nelle esperienze di pre-morte, converte i cristiani tiepidi e genera addirittura vocazioni sacerdotali.

Ti ho mostrato la strada, ti ho mostrato l'abbandono

 


7 marzo 1994, ore 4:00.

Gesù parla: Voi siete la città posta sulla collina. Brillerete con l'amore intimo di Gesù. Io sono il Figlio di Dio. Io sono Colui al quale non siete degni di legare i legacci.

Io sono Gesù e ho amato i miei piccoli fino alla morte. Sapete anche solo un po' cosa significa dare la vita per qualcuno? Pensate a voi stessi e riflettete sul fatto di essere così altruisti? La gente non può nemmeno prendersi un'ora per sedersi con Me. Il mondo vi ha resi tutti ciechi. Fate esattamente come volete. Meditate sulla mia dolorosa Passione. Leggete le mie meditazioni sul rosario. Questa è stata la mia vita, data per voi, miei piccoli cari. Ho dato la mia vita per voi e voi volete di più? Volete più prove e segni, eppure non riuscite nemmeno a pregare qualche istante dopo la Comunione!

Io sono il Maestro. Vi ho insegnato l'altruismo e l'abbandono. Guardate la mia posizione sulla croce. Eppure vi trattenete. Volete la vostra comodità. Volete fare del mondo il vostro fine! Oh, voi date un po'. Mi date quello che distribuite, un po' qui, un po' là, e dite: "Ok, Signore, sono a posto. Prego le preghiere. Trascorro la mia vita facendo cose sante, ma ho il controllo di cosa e quanto ti do. Ho il controllo, Signore. Non sei soddisfatto?".

Sono soddisfatto solo quando vi abbandonate a Me! Mi date dei pezzettini e vi date una pacca sulla spalla e guardate il mondo malato e dite: "Beh, sono abbastanza santo". Non è questo il punto. Voi giudicate, decidete, fate la vostra volontà! Questo sei tu, che giochi a gestire la tua vita! Dai qui, tieni là. Io voglio il tuo tutto. Voglio che passiate del tempo da soli con Me davanti al tabernacolo. Voglio che tu abbia un'ardente relazione d'amore con Me. Quando si ama, si dà. Si dice al proprio amante: "Oh, tutto quello che chiedi te lo darò". Se mi chiedi la camicia, ti darò anche il mantello perché ti amo così tanto!".

Voi non conoscete l'amore. Voi controllate le vostre relazioni con Me. Allora ciò che fa male al mio cuore dolorante è il modo in cui parlate dell'amore di Dio. Non c'è amore nelle vostre azioni. Se siete venuti e avete trascorso la vostra vita con Me, se avete dato liberamente sacrifici per Me, questo è amore!

Guardate al mondo e giudicate voi stessi come se aveste fatto tanto. Guardate a Me, appeso alla croce, e giudicate voi stessi secondo i miei criteri. Vi chiamo a una relazione d'amore ardente con Me. Vi invito all'amore, all'amore per Dio e all'amore reciproco.

Non avete amore gli uni per gli altri perché non amate prima Dio. L'amore dà tutto se stesso. L'amore non cerca se stesso. L'amore si dona gratuitamente!

Sono morto sulla croce per insegnarvi ad amare. Io sono il Maestro. Se guardate al mondo e giudicate voi stessi, non state imparando nessuna lezione da Me. Dovete guardare a Me per imparare da Me.

Guardatemi sulla croce, con le braccia aperte, appeso alla croce. Ho dato tutto me stesso! Ho dato me stesso per amore vostro. Non mi sono trattenuto neanche un po'. Non mi sono trattenuto e io, Dio, avrei potuto fermare tutto, ma vi ho dato liberamente dal profondo del mio cuore con il più grande amore per voi!

Questo, Miei dolci, è amore. Vi ho mostrato la strada. Vi ho mostrato la resa. Io sono Gesù Cristo e vi scrivo. Mi ascoltate? Oh, voi, nelle vostre vite indaffarate, non vi arrendete a Me nemmeno ora.

Cosa faccio per scuotere i miei amati? Siete tutti ciechi e ottusi. Guardate come siete veramente attaccati. Non vi arrendete. Fate la vostra volontà, fate le vostre cose. Vi dico continuamente di venire a pregare con me per lunghi periodi. Vi dico di pregare dopo la Comunione. Scrivo di pregare davanti al tabernacolo, ma voi fate la vostra volontà. Andate nel mondo. Lì fate le vostre domande. Cercate le risposte gli uni dagli altri. Non cedete nemmeno un'ora del vostro tempo.

Io vengo e voi ricevete Me, il Figlio di Dio, nella Santa Comunione! Restate a sedervi con Me o fate quello che volete? Sono morto per voi, eppure non riuscite a lasciar andare nemmeno le piccole cose.

Io sono Gesù, Figlio di Dio. Se voi che professate di amarmi non riuscite a dare la vostra vita a Me, come pretendete che gli altri imparino da voi? Voi insegnate come siete. Insegnate nelle vostre azioni. Le vostre azioni sono egoistiche e centrate su di sé. Vi invito al rinnegamento di voi stessi e all'amore per Dio.

Una persona fissata alla vera vita di Cristo può spostare una montagna. Voi seguite il mondo e cercate di farlo da soli.

Io predico di venire a Me e di sedersi con Me. Io, Dio, ho tutte le risposte. Nessuno ascolta. Cosa faccio per scuotere i Miei fedeli nel loro benessere?

Io sono Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente. Voglio dimorare in voi e operare con la potenza di Dio. Vi invito al Mio altare. Io mi siedo e aspetto con tutte le risposte e voi, nel vostro orgoglio, mi dite: "Sono troppo occupato".

Datevi da fare, perché il vostro giorno è vicino e conoscerete la mia potenza! Scuoterò la terra e voi ascolterete. Allora ascolterete, ma dov'eravate quando vi ho avvisato? State aspettando il grande boom. Ora vi invito ad ascoltarmi qui.

Fate il vostro gioco sicuro. Perdete tempo. Io sono Dio e vi sto parlando. Voi fate a modo vostro. Io mi siedo con le risposte. Ogni risposta è data qui. Voglio che i miei cari leggano queste lettere. Mi sono stancato della vostra stoltezza. Io sono Dio e voi siete occupati. Muori a te stessa, figlia. Ti ho mostrato la strada. Io ti guido. Devi seguirmi!

Io sono il tuo Dio. Non avrai altri dei davanti a Me! Mi pregate in silenzio? Volete che le risposte vi vengano date. Volete che il mio amore sia dato all'istante, come chiedete. Sto aspettando di avere una relazione d'amore con voi. Il fuoco dell'amore è acceso. L'amore è tempo trascorso insieme. Gli amanti siedono insieme per lunghe ore e imparano a conoscersi. Daresti così poco di te stesso per sviluppare una relazione d'amore con me? Mi siedo, aspetto. Sono presente in ogni momento in tutti i tabernacoli di questo mondo, e voi siete occupati!

Il tempo è così breve. Un attimo e va in fumo.

Rimangono solo le cose di Dio. Siete qui per conoscere, amare e servire Me. Sto inviando un appello urgente per pubblicare tutti questi messaggi... ora.

Queste lettere trasformeranno i cuori freddi in amore. Non pensate che io abbia tutto il potere? Voi indugiate, deliberate. Io mi stanco. Io sono Dio e nessuno mi ascolta. Voi mi volete a modo vostro. Volete che Io venga a modo vostro.

Io vi dico dolcemente, nelle mie lettere d'amore, che vengo, Gesù, il Figlio di Dio, dolcemente nella Comunione. Siete insensibili e ciechi. Volete che Io suoni i tamburi e squilli le trombe, ma Io vengo nei momenti di quiete. Non rullano i tamburi e non squillano le trombe. Vengo e voi non sentite i miei richiami!

Cosa faccio per scuotervi? Io, con tutta la mia forza, posso scuotervi. Cerco di prepararvi, ma siete troppo occupati. Aggrappatevi all'ultimo pezzo di polvere e guardate come vi si alza in faccia!

Io sono Gesù Cristo, Figlio di Dio, e vi scrivo e chi vi ascolta? Questo dovrebbe dirvi del vostro attaccamento alle cose del mondo. Volete delle prove. Voi guardate dall'altra parte. Io sono Dio e voi contenete la potente medicina per questo mondo malato. Io sono Gesù, il Figlio di Dio. Mi ascoltate? Guardate Me, che muoio sulla croce. Ho dato tutto me stesso per voi. Non pensate che oggi manderei una medicina potente per voi? Siete così ciechi. Non ascoltate.

Io, Dio, parlo qui con voi proprio oggi.