venerdì 29 luglio 2022

IL CUORE DEL PADRE

 


Il dono dell'unità in Cristo

Il dono iniziale, mediante il quale il Padre ha voluto fare di noi i suoi figli, può essere definito il dono di Cristo, poiché é in Cristo che abbiamo avuto accesso alla filiazione divina. Dandoci Cristo, il Padre ci ha dunque dato tutto il valore del nostro destino.

In realtà il dono di Cristo era, per il Padre, il dono - del suo cuore paterno. Egli voleva comunicare alle sue creature il proprio Figlio, il suo eterno possesso, il suo, diremo in linguaggio troppo umano, bene più prezioso. Ciò che in questo modo egli conferiva agli uomini era la loro qualità di figli, il loro titolo ad essere amati definitivamente di un amore paterno, ed era nello stesso tempo il vincolo della loro unità.

Abbiamo insistito sul fatto che il Padre ha amato e prescelto ciascuno di noi personalmente, secondo la sua individualità e i tratti che lo caratterizzano; ma, pure amandoci nelle particolarità del nostro essere personale, egli non ci ha amati separatamente. Contemplandoci per la prima volta, prima ancora della creazione del mondo, il suo sguardo si é arrestato su ogni individuo in maniera particolare, ma li ha egualmente abbracciati tutti nella loro diversità come formanti una sola comunità, la comunità dei suoi figli. Fin dall'origine egli non ha voluto essere soltanto il Padre di ciascuno, « mio Padre », ma il Padre di tutti, « nostro Padre ».

Come innalzava al più alto grado la nostra filiazione stabilendola in Cristo, così esaltava al supremo livello la nostra unione fondandola ancora su Cristo. Egli ci vedeva dunque riuniti in suo Figlio: quel Figlio che, unico, avrebbe dato luogo all'unità di tutti i figli. E in quest'unità il grandioso disegno del Padre ci ha costituiti sin dal momento in cui fu concepito. Quando vediamo l'umanità attuale acquistare coscienza sempre più viva della sua unità e andare alla ricerca dei mezzi per rinforzare i legami internazionali al fine di assicurarla più concretamente e più efficacemente, noi riconosciamo in ciò una conseguenza di quell'unità primordiale nella quale il Padre ci ha concepiti. Tutti gli sforzi umani verso l'unità, quegli sforzi che devono superare tanti motivi di divisione e di dispersione, sono come l'eco terrena della volontà iniziale del Padre. Nella Chiesa, dove l'unità é realizzata in modo visibile e valido, é evidente l'impronta marcata di questa volontà paterna, e in essa si attua quell'unione degli uomini in Cristo, Figlio unico, che il Padre aveva posto alla base del suo disegno di creazione.

San Paolo non mancava mai di riferire al Padre l'unità che coglieva nel cristianesimo sotto molteplici aspetti: i cristiani formano un solo corpo, animato da un solo Spirito; essi sono chiamati a uno stesso destino, in cui vi é un'unica speranza per tutti, e confessano « un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo »; la ragione ultima di questa unità é che vi é « un solo Dio e Padre di tutti ». Per il suo unico amore il Padre é la sorgente prima dell'unità dei cristiani, unità che si é stabilita nel Figlio suo, il solo Signore.

Questa visione prospettica di san Paolo dev'essere tenuta presente. L'unità umana si realizza in Cristo, e con essa l'unità dell'universo, al punto che « tutte le cose hanno in lui la loro coesione ». E questa unità viene dal Padre, dal solo Padre di tutti. Il grande ideale di fraternità universale che risveglia sempre maggiori aspirazioni nel cuore degli uomini non é               semplicemente, come potrebbe suggerire una veduta superficiale delle cose, un effetto della comunità di natura, una reazione di esseri che si rendono conto nella loro fondamentale rassomiglianza. Quest'ideale é stato suscitato da Dio stesso e da Dio comunicato agli uomini col regime della grazia nel quale egli li fa vivere. E la forza con cui agisce sugli spiriti umani é dovuta al fatto che esso é l'espressione della sapienza divina, con tutta la sua potenza di persuasione, con tutta la sua chiarezza fatta d'evidenza. È, insomma, l'ideale del cuore del Padre. In questo cuore divino la fraternità tra gli uomini ha avuto in un progetto definitivo, la sua remota origine. Eleggendoci a figli suoi prima ancora della creazione, il Padre ci sceglieva per ciò stesso come fratelli gli uni agli altri. In questa prima immagine dell'umanità siamo stati considerati uniti da vincoli fraterni; e qest'universale fraternità il Padre la contemplava prima ancora che esistessimo. Essa non é, dunque, che un aspetto della nostra filiazione rispetto a lui e, come questa, una legge primordiale che impone la sua direzione alla nostra esistenza.

Nel fatto che siamo stati concepiti in quella fraternità fin dall'inizio si manifesta pure la generosità senza limiti dell'amore del Padre. Siamo tutti fratelli perché il Padre stesso ha voluto darsi a noi in qualità di Padre comune e darci il suo unico Figlio di cui condividiamo la vita filiale; e inoltre perché ci ha dato gli uni agli altri. Nel pensiero primitivo del Padre ogni uomo è dato a tutta l'umanità in un dono fraterno e ciascuno riceve in dono tutti gli altri come tanti fratelli. Nessuno appartiene più a se stesso e tutti appartengono a ciascuno, essendo la comunità umana fondata ad immagine della comunità delle Persone divine, cioè come un dono reciproco assoluto. Non può esservi dunque tra gli uomini altro legame che quello dell'amore e del dono di sé.

Non si pensa forse abbastanza al fatto che ogni testimonianza di vero amore tra gli uomini è un'eco e una realizzazione di questa prima intenzione paterna. Gli atti di dedizione e di servizio del prossimo, quelli che favoriscono l'avvicinamento e la buona intesa, i tentativi di operare la riconciliazione e la pace, i sacrifici che nascondono il loro eroismo per meglio favorire gli altri, e il perdono generoso nel silenzio della coscienza, tutto ciò discende dal cuore del Padre ed è ispirato da lui; tutto ciò appartiene al suo grandioso piano primitivo e si attua grazie alla sua invisibile volontà. Ogni volta che un uomo ama il proprio fratello, è l'amore iniziale del Padre che viene diffuso.

L'ideale di una universale fraternità è certamente ancora lontano dal diventare la guida di tutte le vite umane, dall'essere pienamente accettato da tutti gli uomini con le sue conseguenze pratiche. Molti sono ancora gli attentati che pubblicamente e quotidiana mente subisce questo sogno di unione. Troppi egoismi, avidità e passioni si manifestano con un fervore brutale; troppi calcoli interessati distolgono gli uomini dal dono di sé. Si e’ presi da un senso di sgomento davanti alla gravità degli ostacoli che impediscono agli esseri umani di comportarsi secondo la volontà manifestata dal Padre fin dal principio e cioè come esseri, donati gli uni agli altri, e vien fatto di chiedersi se il piano dell'amor divino non sia destinato a subire un certo scacco e di dubitare che l'ideale possa divenire realtà.

Ma é un fatto che con Cristo l'ideale è divenuto realtà. Cristo è colui che si è dato interamente agli uomini, suoi fratelli, senza porre alcuna restrizione al suo dono. Con la vita dei cristiani in Cristo, con le mozioni della grazia concesse ad ogni uomo é miranti a introdurre in lui la vita di Cristo, la fraternità umana è una realtà, ancora imperfetta, ma sicura e chiamata a uno sviluppo sempre più profondo. Facendo di Cristo il centro dell'umanità, il Padre ci ha dato , la sicurezza concreta che il suo piano si realizzerà; e la fraternità umana, innestata, consapevolmente o inconsapevolmente, in questo centro, esiste in modo sicuro e indistruttibile e non cesserà di manifestarsi e dilatarsi. Grazie a Cristo il Padre è veramente « colui che compie ogni cosa secondo la decisione della sua volontà ». Portando progressivamente ad esecuzione sulla terra il supremo disegno del suo cuore paterno, il Padre si riserva tuttavia di colmare un giorno tutte le lacune e le imperfezioni della fraternità terrena: nella consumazione dei tempi egli concluderà con un sol tratto l'opera incominciata quaggiù e darà alla fraternità universale uno splendore che cancellerà tutte le tracce delle deficienze umane. Per quanto poveri e stentati siano ancora gli sforzi degli uomini per vivere la loro unità, essi riceveranno nell'al di là una gloriosa consacrazione. Il Padre perfezionerà l'unanimità dei cuori e delle volontà, realizzerà integralmente la sua aspirazione più cara, che é divenuta la nostra, prolungando così nella vita celeste sino all'estremo l'amore reciproco che con la presenza di Cristo aveva comunicato all'umanità sulla terra.

Il disegno grandioso del Padre é dunque destinato al successo, un successo che si delinea già, che san Paolo constatava nelle prime comunità cristiane e per il quale era preso da un grande slancio di riconoscenza. Il momento finale dell'umanità, la sua apoteosi, risponderà al momento iniziale, quando la moltitudine d'uomini, che il Padre aveva prescelto come :figli e che aveva contemplato nell'unità del Figlio suo, sarà realmente unificata sotto i suoi occhi in un solo cuore filiale. L'umanità, la cui immagine completa si era formata nel cuore del Padre, con la sua chiamata e con lo svolgimento futuro della sua storia, abiterà allora definitivamente in questo cuore paterno.

Di Jean Galot s. j.


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