La salvezza dipende da noi
Pertanto, se tutto quello che fin qui ho avuto l'ardire di esporre, verrà dall'umanità chiaramente compreso e messo in esecuzione, allora sì, che il mondo potrà respirare a pieni polmoni, e si godrà, alla perfine, la tanta sospirata pace, perché, cessata la causa, cesserà l'effetto; tolto all'ammalato il cancro che aveva nello stomaco e lo divorava, egli resterà perfettamente guarito.
Al contrario, se si lasciano andare le cose come sono andate sinora, vuol dire, che, secondo me, l'umano intelletto — nei confronti, almeno, del problema ebraico — è, oggidì, del tutto refrattario; significa, che gli occhi degli uomini non sono soltanto chiusi ma cuciti, e che, proprio «non licet» parlare di musica ai sordi. Bene, dunque, avrebbe avuto ragione il già nominato ebreo Marcus Eli Ravage, quando aggiungeva, nel citato «Century Magazìne»: «E’ con sollievo che noi riconosciamo che il ''goi " non saprà mai scoprire la vera gravità della nostra colpa».
In questo caso è giocoforza dedurre, come decisamente i Giudei siano diventati qualcosa di simile a demoni incarnati, per essere il flagello del mondo, forse la personificazione dell’anticristo, gli emuli in terra della ribellione satanica ne' cieli. L'azione atroce che essi compiono, la compiono ognora, coprendola con un diluvio di parole ingannatrici e con la sirena delle più fallaci promesse. Applicano il loro principio: «Facciamo tutto noi; ma in modo che sembriamo non avere fatto niente».
Ma poveri noi, che confondiamo i nostri pensieri sulle foglie dell'albero, sui fiori e sui frutti, e non badiamo alle radici! Che, mentre il fuoco divampa travolgente e distruttore, attendiamo solo a cose contingenti ed accessorie, anziché pensare a salvarci!
Se il «primum vivere, deindc philosophari» dei Romani, è ancora oggi verità incontestata, perché mai più non si agisce in conseguenza? Perché mai — se pure, a volte, cerchiamo difenderci — ce la prendiamo con gli effetti piuttosto che con le cause, comportandoci, un po', a somiglianza del cane, il quale, allorché viene colpito da un sasso, sfoga la sua ira nel mordere il sasso, in luogo di mordere la mano di colui che glie lo scaglia?
Quando il fiume, rotto l'argine, straripa, è inutile togliere l'acqua che inonda la cantina; bisogna adoperarsi per otturare la falla.
Ma è dunque possibile che dobbiamo essere tutti menati pel naso, così indegnamente, e diventare — senza che alcuno se ne avveda — le vittime di sì colossale truffa, ordita contro di noi da un popolo di dementati, il quale ci ricompensa dell'ospitalità accordatagli, col calpestarci e sbranarci?
Non basta ancora l'immenso cumulo di danni che questi ministri di Satana, fin qui, ci hanno arrecato? o dovremmo aspettarne degli altri, lasciandoci completamente polverizzare, come tanti mammalucchi uno meglio dell'altro?
Perché dunque più non si reagisce, quando il leone — imbaldanzito per avere distrutti gli ostacoli e addormentata la gente — mai con più furia di adesso c'è saltato addosso e, in modo orrendo, ci sta tutti con ferocia sbranando? Si badi a non accorgerci della nostra stupidità — che chissà quanto ci farà compatire dai posteri — quando non sia per avventura troppo tardi, vale a dire, quando saremo diventati inebetiti, senza più forza di reazione, governati con una verga di ferro. Temo però assai, che il pretendere l'accortezza e la reazione ai nostri giorni, sia cosa affatto impossibile, essendo già forse, realmente, non più in tempo. E ciò, a causa della degradazione morale a cui siamo arrivati, che ha fatto precipitare il livello dell'umano intelletto, a tale grado di bassezza che ci ha disteso a terra, da essere ben maturi e più che meritevoli di cadere sotto il giogo della più terribile schiavitù.
Da sì fatta tenebra come uscirne? Altro non resterebbe che alzare di nuovo il livello della moralità e dell'intelligenza, ma, da simile cosa, ahi quanto ci troviamo ancora distanti! Quante difficoltà ad esse si frappongono! Dio ci aiuti!
Se Lui non ci mette la Sua mano, il mondo moderno, con tutte le sue istituzioni senza alcuna eccettuarne, cadrà sotto il giogo del prepotere giudaico.
Ricordiamoci, che 40 secoli di storia, pressoché universale, stanno lì, con la loro condotta antisemita, a rendere solenne testimonianza, fino a che punto sia ragionevole e fondato, quanto in questo scritto mi sono sforzato di esporre per il bene dell'umanità.
Si badi, che a migliaia si contano gli scrittori d'ogni paese, che hanno segnalato la realtà della minaccia ebraica1. Come si vede, sto in buona compagnia.
Possibile che costoro abbiano tutti sbagliato? o non può darsi che invece siamo noi che, inghiottendo di continuo inganni e falsità, o, altrimenti, assorbiti in sciocchezze e impegnati in litigi, siamo restati sì lavati al cervello, da non essere più idonei ad udire cose serie, bensì solo minchionerie? In tale caso, ahimè, ci sarebbe proprio da disperare. Solo una forza sovrumana ci potrebbe ancora aprire gli occhi.
A coloro, poi, che — a prescindere dal mio dire — già in precedenza conoscevano la questione di cui trattasi, e, tuttavia, mantengono in merito un silenzio sepolcrale, vorrei dire: Perché tacete? Non vedete in che modo le forze occulte si avanzano? Non vedete a quali estremi siamo giunti? O noi gridiamo oggi a gran voce, o la nostra bocca resterà chiusa per sempre.
Ma, se, contrariamente alla tesi illustrata, fosse volontà o permissione Divina che, veramente, Israele — popolo eletto, misterioso e deicida — sia destinato a dominare la Terra, tutto quanto fin qui si è detto cadrebbe di colpo, perché, oltre che la volontà Divina va sempre rispettata, contro di lei nulla si può fare. E che il dominio dei Giudei, sia effettivamente volontà Divina, pure è cosa che realmente potrebbe essere, di fronte al fatto della persistente loro vittoria attraverso tanti secoli.
In questo caso si avrebbe: da una parte la Sinagoga, ossia un regno materiale, universale o antiCristo, e dall'altra la Cattolica Chiesa, vale a dire il regno dello spirito o di Gesù Cristo, che, pur subendo dalla Sinagoga le persecuzioni più spietate, avrà alla perfine il trionfo finale.
Trattasi, però in effetti, non di altro che del figlio morto e del figlio vivo del Salomonico giudizio; dell'urto fra due opposte concezioni messianiche: quella della Sinagoga, fondata sul «tibi dabo» di Satana (regno materiale: beni di questo mondo - Matt. 4, 9) e quella della Chiesa, fondata sul «tibi dabo» di Cristo (regno spirituale: beni celesti - Matt. 16, 19).
A tale punto, però, giudico doveroso porre in evidenza un'ipotesi, la quale — se consistente — potrebbe avere una importanza decisiva nella valutazione del problema in esame.
Ma, non si potrebbe legittimamente opinare, che i Giudei — interpretando erratamente i testi biblici — ritengano in buona fede, come opera di religione, e conseguentemente quale uno divino mandato, d'impadronirsi dei beni del mondo nonché di soggiogarlo, di «amare il prossimo ed odiare il nemico» (cioè volersi bene fra loro ed odiare i non giudei), di praticare la vendetta, secondo la parola «occhio per occhio, dente per dente»?
Ipotesi questa maggiormente avvalorata se si vorrà un po' riflettere su l'essenza del «credo» giudaico. «Credo», peraltro, bene chiarito dal noto scrittore Werner Sombart, nella sua opera «Les juifs et la vie cconomique»:
«La principale caratteristica — così scrive — della religione ebrea è quella di essere una religione che nulla ha a che vedere con l’al di là; una religione, tanto per spiegarsi bene, unica nel suo genere ed essenzialmente terrestre. L'uomo non può sperimentare il bene o il male che in questo mondo. Se Dio vuole castigarlo non può farlo che nel corso della sua vita. Quindi è quaggiù, sulla terra, che il giusto deve prosperare e l'empio soffrire».
Sic stantibus rebus, la prassi ebraica equivarrebbe a un'osservanza religiosa, che ben si potrebbe definire: ebraismo imbastardito. Ma Dio ci liberi dagli uomini che praticano un tale genere di religione! Qui siamo davanti ad una corruzione della vera religione giudaica. Ecco perché Mosè, preso da sdegno, infranse le Tavole della Legge, e i Profeti e il Cristo li condannarono.
Specie oggidì, l'insegnamento talmudico dei Rabbi e Dottori ha affogato completamente la Legge e i Profeti dell'Antico Testamento.
Sisto da Siena, giudeo convertito nel XVI secolo, nella sua opera «Bibliotheca sancta»2, ci attesta come, nell'edizione del «Talmud» di cui egli si serviva, si leggeva, fra gli altri, il seguente precetto: «Dio ha ordinato ai Giudei di appropriarsi i beni dei Cristiani, sempre che il potranno, sia con la frode, sia con la violenza; ovvero con la usura o col furto».
E' mai possibile pensare, che Dio abbia potuto ordinare ai Giudei di essere dei ladri e degli assassini?
E' mai possibile un accecamento spinto a tal punto?
Da ciò argomenti il lettore, quanto sia irragionevole mantenere fra noi gente che opera con siffatti principi, e quanto appaiano ignoranti o in malafede, coloro i quali — tacciando di razzismo chi cerca solo difendersi — si vogliono erigere ad avvocati d'ufficio della Sinagoga di Satana, che è quanto dire: dei nemici più spietati di Cristo e dell'umanità.
(1) Cfr. «Bibliografia ebraica e giudaica» di C. Barduzzi, Roma 1938.
(2) Cfr. Rohrbacher, nella sua «Storia Universale», v. 8, p. 696, Torino 1865.
“Vermijon”
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