sabato 30 luglio 2022

SULLE ERESIE

 


82. Nell'autore citato ho trovato anche i GIOVINIANISTI, che io già  conoscevo. Questa eresia ha avuto origine nel nostro tempo,  allorché eravamo giovani, per opera di un certo Gioviniano monaco,  Costui, come i filosofi stoici, diceva che tutti i peccati sono uguali,  che l'uomo, dopo che ha ricevuto il lavacro della rigenerazione, non  può peccare, che né i digiuni, né l'astinenza da alcuni cibi avranno  qualche merito. Annullava la verginità di Maria, affermando la  perdita dell'integrità nel parto. Metteva, inoltre, la verginità delle  donne consacrate a Dio e la continenza maschile, professata dai  devoti che scelgono la vita del celibato, sullo stesso livello di meriti,  che ha il matrimonio vissuto castamente e fedelmente. Di qui è  accaduto, come è risaputo, che nella città di Roma, dove costui  insegnava, alcune vergini consacrate, già inoltrate negli anni, sono  passate a nozze, dopo averlo sentito parlare. Tuttavia, costui né  aveva moglie, né voleva averla, e si metteva a sostenere che  questa sua scelta non era fatta per avere un qualche maggior  merito davanti a Dio, valevole nel regno della vita eterna, ma a  causa dei condizionamenti imposti alla vita presente, cioè per non  sottostare alle molestie causate dal matrimonio. Codesta eresia è  stata, però, prontamente soffocata e distrutta, e non poté neppure  giungere ad ingannare alcun sacerdote. 

83. Quando con grande attenzione ho fatto le mie ricerche nella Storia di Eusebio, alla quale Rufino nella sua traduzione in latino ha  aggiunto due libri riguardanti anche il tempo successivo, non vi ho trovato alcuna eresia, che non avessi già letto nei sopra citati  autori, all'infuori di quella che Eusebio ricorda nel libro sesto,  riferendo che essa era nata in Arabia. Poiché non ne ha menzionato  alcun fondatore, possiamo quindi denominare codesti eretici come  gli Arabici. Costoro asseriscono che l'anima muore e si dissolve  unitamente al suo corpo, e che alla fine del mondo risorgono  ambedue. Eusebio però dice che essi furono molto presto ricondotti  alla retta fede dalla disputa di Origene, che si trovava lì e discuteva  con loro. 

È tempo ormai di menzionare le eresie, che non abbiamo trovato  presso i citati autori, ma che ci sono venute alla mente in qualsiasi  modo. 

84. Gli ELVIDIANI, i quali hanno avuto origine da Elvidio,  impugnano tanto la verginità di Maria, che giungono a sostenere  che ella, dopo Cristo, abbia partorito ancora altri figli, avuti da  Giuseppe, suo marito. Mi meraviglia però che Epifanio abbia  chiamati questi eretici Antidicomariti, tralasciando di menzionare  Elvidio. 

85. I PATERNIANI credono che le parti inferiori del corpo umano  non sono state fatte da Dio, ma dal diavolo; e poiché danno licenza  a commettere tutte le turpitudini che derivano da quelle parti,  vivono con somma libidine. Alcuni autori chiamano codesti eretici  anche Venustiani. 

86. I TERTULLIANISTI hanno origine da Tertulliano, del quale si  leggono molti libri, scritti con straordinaria eloquenza. Costoro  divennero a poco a poco fino al nostro tempo sempre meno  numerosi, e poterono sopravvivere nelle loro ultime rimanenze  nella città di Cartagine. Mentre io mi trovavo lì, alcuni anni fa,  avvenimento che, come penso, anche tu ricordi, [costoro] si sono  dissolti del tutto. Infatti quei pochissimi che erano rimasti, sono  passati alla Cattolica ed hanno consegnato alla Cattolica la loro  basilica, la quale è, tuttora, ben nota. Tertulliano, dunque, come lo  attestano i suoi scritti, dice senza dubbio che l'anima è immortale,  però sostiene che essa sia un corpo, e non solo lo sia essa, ma  anche Dio stesso. Tuttavia, è risaputo che egli non è stato  dichiarato eretico per questo suo modo di parlare. Si potrebbe,  infatti, opinare che egli chiami, in qualche modo, corpo la natura e  la sostanza divina per se stessa, senza ritenerla però un corpo fatto di parti, alcune maggiori, altre minori secondo una possibile o  necessaria valutazione, come lo sono tutte quelle sostanze che in  senso proprio chiamiamo corpi, nonostante che egli riguardo  all'anima abbia avuto una concezione del genere. Ma, come ho  detto, sarebbe stato possibile ritenere a suo riguardo che egli  asserisca la corporeità di Dio per poter affermare che Dio non è un  nulla, non una vacuità, non una qualità del corpo o dell'anima, ma  che Egli è dovunque per intero e non è frazionato da nessuno  spazio locale, e, tuttavia, perdura nella sua natura e sostanza senza  alcuna alterazione. Dunque non per questo suo modo di parlare  Tertulliano è diventato eretico, ma perché, quando passò ai  Catafrigi, che in un periodo precedente aveva completamente  confutato, incominciò a condannare anche le seconde nozze  dichiarandole uno stupro, in contrasto con l'insegnamento dato  dagli apostoli 18; e in seguito si separò anche da questi eretici e si  mise a diffondere le sue congreghe. Questo stesso personaggio dice  chiaramente che le anime degli uomini [che furono] molto malvagie  si trasformerebbero in dèmoni. 

87. Nelle nostre campagne, cioè nel territorio di Ippona c'è una  certa eresia [tra la gente] contadina, o, più esattamente, ci fu:  infatti, essa, venuta meno a poco a poco, era rimasta in una sola  piccola borgata, nella quale gli abitanti erano, senza dubbio, assai  pochi, ma tutti erano dell'idea detta. Tutti costoro adesso sono stati  ricondotti all'ortodossia e sono diventati cattolici, né vi è rimasto  alcuno di quella setta. Erano chiamati ABELOÎM, secondo la  riflessione del nome in lingua Punica. Alcuni dicono che codesti  eretici abbiano avuto la loro denominazione dal figlio di Adamo, il  cui nome era Abele; noi, pertanto, li potremmo chiamare ABELIANI  oppure ABELOÌTI. Non si univano alle loro mogli, però non era loro  permesso dalla dottrina della loro setta di vivere senza moglie.  Maschi e femmine quindi coabitavano, facendo la professione di  continenza, e adottavano un fanciullo e una fanciulla, i quali poi  sarebbero stati i loro successori nel seguire il medesimo patto di  convivenza matrimoniale. Alla morte dei singoli membri, se ne  sostituivano altri, solo badando che ai due morti di sesso differente  succedessero in quella convivenza familiare altre due. Quando poi  fosse morto uno degli adottanti, gli adottivi servivano a quell'unico  sopravvissuto fino alla sua morte. Però alla morte di codesto anche  essi adottavano allo stesso modo un fanciullo e una fanciulla. Né a  codesti eretici mancò mai l'ambiente, donde potessero prendere le  loro adozioni, poiché i loro vicini, in ogni parte, mettevano al mondo bambini e davano volentieri i loro figli poveri, per la speranza che  essi avessero l'eredità altrui. 

Sant'Agostino

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