(Vol. 3°, 2 Dicembre 1899)
“Fammi sentire la tua voce, che ricrea il mio udito, conversiamo un poco insieme.
Io ti ho parlato tante volte della Croce; oggi fammi sentire parlare te della Croce”.
Io mi sentivo tutta confusa, non sapevo che dire, ma mandandomi Lui un raggio di luce intellettuale, per contentarlo, ho incominciato a dire:
“Diletto mio, chi ti può dire che cosa è la Croce e che fa la Croce? Solo la tua bocca può degnamente parlare della sublimità della Croce, ma giacché vuoi che parli io pure, lo faccio.
La croce sofferta da Te mi liberò dalla schiavitù del demonio e mi sposò alla Divinità con nodo indissolubile; la croce è feconda e mi partorisce la grazia; la croce è luce, mi disinganna del temporale e mi svela l’eterno; la croce è fuoco e mette in cenere tutto ciò che non è di Dio, fino a svuotarmi il cuore di un minimo filo d’erba che possa starci. La croce è moneta d’inestimabile prezzo, e se io avrò, Sposo Santo, la fortuna di possederla, mi arricchirò di monete eterne, fino a rendermi la più ricca del Paradiso, perché la moneta che corre in cielo è la croce sofferta in terra.
La croce non solo mi fa conoscere me stessa, ma mi dà la conoscenza di Dio. La croce m’innesta tutte le virtù. La croce è la nobile cattedra dell’increata Sapienza, che m’insegna le dottrine più alte, sottili e sublimi; sicché, la sola croce mi svelerà i misteri più ascosi, le cose più recondite, la perfezione più perfetta nascosta ai più dotti e sapienti del mondo. La croce è qual acqua benefica che non solo mi purifica, ma mi somministra il nutrimento alle virtù, me le fa crescere, ed allora mi lascia quando mi riconduce all’eterna Vita. La croce è qual rugiada celeste che mi conserva e mi abbellisce il bel giglio della purità; la croce è l’alimento della speranza; la croce è fiaccola della fede operante; la croce è quel legno solido che conserva e fa mantenere sempre acceso il fuoco della carità; la croce è quel legno asciutto che fa svanire e mette in fuga tutti i fumi di superbia e di vana gloria e produce nell’anima l’umile viola dell’umiltà; la croce è l’arma più potente che offende i demoni e mi difende da tutti i loro artigli. Sicché, l’anima che possiede la croce, è d’invidia e d’ammirazione agli stessi angeli e santi; di rabbia e di sdegno ai demoni. La croce è il mio Paradiso in terra, di modo che se il Paradiso di là, dei beati, sono i godimenti, il Paradiso di qua sono i patimenti. La croce è la catena d’oro purissimo che mi congiunge a Te, mio sommo Bene, e forma l’unione più intima che dar si possa, fino a far scomparire l’essere mio, e mi trasmuta in Te, mio oggetto amato, tanto da sentirmi perduta in Te e vivere della tua stessa vita”.
Dopo che ho detto questo (non so se sono spropositi) l’amabile mio Gesù, nel sentirmi, tutto si è compiaciuto e, preso da entusiasmo d’amore, tutta mi ha baciata e mi ha detto: “Brava, brava la mia diletta, hai detto bene! L’amor mio è fuoco, ma non come il fuoco terreno, che dovunque penetra rende sterile e mette tutto in cenere. Il mio fuoco è fecondo e solo sterilisce tutto ciò che non è virtù, ma dà vita a tutto il resto e fa germogliare i bei fiori, fa produrre i più squisiti frutti e rende l’anima il più delizioso giardino celeste. La Croce è tanto potente e le ho comunicato tanta grazia, da renderla più efficace degli stessi sacramenti, e questo perché nel ricevere il sacramento del mio Corpo, ci vogliono le disposizioni e il libero concorso dell’anima per ricevere le mie grazie, che molte volte possono mancare, ma la croce ha virtù di disporre l’anima alla grazia.”
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