CONCUPISCENZA, TENTAZIONE E PECCATO
Trattando del peccato non si può non parlare anche della concupiscenza e della tentazione.
Peccato, concupiscenza e tentazione non sono la stessa cosa, ma sono strettamente imparentati tra loro.
A causa del peccato originale, è rimasta nell'uomo la concupiscenza, una situazione stabile di debolezza e di più o meno marcata inclinazione al male, che è come la parte sommersa di un iceberg: non si vede, ma c'è e rappresenta per tutti un serio pericolo.
La tentazione, invece, è la spinta a cedere al male, che si avverte in un certo momento, in una precisa situazione.
Il peccato è il vero e proprio cedimento.
La concupiscenza è in noi, ma non viene da noi (è una triste eredità lasciataci da nostro padre Adamo e da nostra madre Eva); possiamo però accrescerne il peso e l'influenza sulla nostra vita nella misura in cui diamo spazio al peccato, passando da singoli atti peccaminosi al vizio, che è un atteggiamento abituale di ribellione e di lontananza da Dio. Scrive Cicerone: "L'abitudine è quasi una seconda natura". La tentazione non abita stabilmente in noi, affiora ogni tanto e può venire da noi stessi, ma anche dal diavolo e da altre persone.
Ci sono alcuni, gli scrupolosi, che per il solo fatto di sentire una tentazione, credono di aver peccato. No, senza il consenso non c'è peccato!
Sull'altra sponda, altri, faciloni e presuntuosi, visto che la tentazione non è peccato, ci sguazzano dentro allegramente e irresponsabilmente, senza rendersi conto dei rischi che corrono.
Il peccato, invece, può entrare nella nostra vita solo e nella misura in cui noi gli spalanchiamo le porte.
Premesso questo, ne deriva che dalla concupiscenza non potremo mai liberarci del tutto; dalla tentazione possiamo in buona parte liberarci preventivamente, se evitiamo certe situazioni e coltiviamo intensamente la vita spirituale, ma dal peccato (almeno dal peccato mortale) possiamo e dobbiamo sempre restare immuni: dipende solo da noi. Non è facile, ma è possibile.
Già nel 1944, diceva Pio XII: "Per respirare nell'aria corrotta delle grandi città moderne e vivere in esse cristianamente senza assorbirne il veleno, occorre un profondo spirito di fede e la forza di resistenza propria dei martiri".
Dunque, difficile ma possibile. Vale anche per te e per me ciò che il Signore ha detto a San Paolo: "Ti basta la mia grazia" (2Cor 12, 9).
"Pochi accetterebbero di vivere con un cadavere nella sala da pranzo o da letto. Eppure, troppi tengono in se stessi un'anima morta. " (Rodolphe Plus)
Don Enzo Boninsegna
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