Il negare l'Inferno è braveria da insensato.
Si danno sciagurati, o per dir meglio insensati, i quali nel delirio di loro empietà osano beffarsi dell'Inferno dicendo, ma solo a fior di labbra, che la coscienza loro vi protesta contro con un'aperta mentita. Collot d'Herbois, famigerato per la sua empietà egualmente che per la sanguinaria ferocia, fu l'autor principale dei macelli di Lione nel 1795, ove perirono da mille e seicento vittime. Nel 1799 venne rilegato a Caienna e continuava esalando la rabbia sua infernale col bestemmiare ogni cosa più santa. Il minimo atto di religione, la minima apparenza di cristiana pietà, riusciva oggetto de' suoi scherni, ed avendo una volta veduto un soldato segnarsi, gli gridò: «Imbecille! ancora tu credi alla superstizione? Non sai che il buon Dio, la Vergine, il Paradiso, l’Inferno sono invenzione della maledetta razza dei preti?» Poco appresso ammalò; pativa violenti dolori, ed in un accesso di febbre trangugiò d'un tratto una bottiglia di liquore, onde il suo male aggravossi a segno, che egli si sentiva come bruciare le viscere da un fuoco divorante. Mandava urli spaventosi, invocava Dio, la Vergine, un sacerdote in suo aiuto. Come! domandò il soldato, voi un prete? Voi temere l'Inferno? Non imprecavate al prete? Non vi burlavate dell'Inferno? ahimè, diss'egli allora, la mia bocca mentiva al mio cuore! Così a non molto spirò, vomitando bava e sangue.
Il fallo seguente accadde nel 1857. Un sottotenente, entrato nella chiesa dell'Assunzione a Parigi, vide un sacerdote inginocchiato presso un confessionale; e com'egli avea per abito di fare oggetto de' suoi scherni ogni cosa di religione, pensò di prendersi sollazzo; fingendo di volersi confessare. Onde accostatosi al prete dimandò: Reverendo, vorreste voi confessarmi? Volentieri, rispose quegli, confessatevi pure liberamente. - Ma bisogna che prima vi dica esser io un peccator singolare. - Non importa; il sacramento di penitenza è istituito per ogni sorta di peccatori - Ma io non credo più che tanto alle cose di religione. - Vi credete più di quello che pensate. - Vi credo? Io? Me ne rido di tutto - Vedendo allora il sacerdote che si trattava di una beffa, rispose sorridendo: Vi ridete di tutto? Anche di me? - Il finto penitente sorrise anch'egli. Ascoltate dunque, ripigliò l'altro, poiché non fate davvero, lasciamo da parte la confessione, e se vi piace facciamo un po' di conversazione. Io amo assai i soldati, e poi voi mi avete l'aria di buon figliuolo. Ditemi, qual è il vostro grado? - Sottotenente - Fino a quando? - Per due, tre, forse anche quattro anni. - E poi? - Salirò a tenente, - E poi? Spero di riuscire capitano - E poi? - Tenente colonnello. - E poi? - Colonnello. Quanti anni avrete allora? - Dai quaranta ai quarantacinque. - E poi? - Sarò promosso generale di brigata. - E poi? - Se vado più su, potrò esser generale di divisione. - E poi? - E poi rimane solo il bastone da maresciallo; ma tanto non pretendo. - Sia, con bene. Ma e non pensate voi di collocarvi? Anzi, quando sarò ufficiale superiore. - Benissimo! Eccovi sposo, ufficiale superiore, generale, forse anche maresciallo di Francia, chi sa? E poi? - E poi? Per fermo, io non ne so altro. - Vedete cosa singolare? disse allora il prete in tono sempre più grave. Voi sapete ciò che avverrà fino a quel punto, ed ignorate ciò che verrà appresso. - Ebbene, lo so io, e ve lo dirò. Appresso, voi morrete, voi sarete giudicato, e se continuate a vivere così, andrete dannato a bruciare nell'Inferno Questo verrà appresso. - A questo termine, parendo che il giovane annoiato mirasse a bellamente svignarsela: Un momento, signor mio, disse il sacerdote. Voi sentite il punto d'onore, ed io pure: e poiché non potete negare di aver mancato con me, mi dovete una riparazione. Ve la domando ben semplice. Prima di coricarvi, direte per otto giorni: Un giorno io morrò, ma me ne rido; dopo morto sarò giudicato, ma me ne rido; dopo giudicato andrò perduto, ma me ne rido; dovrò abbruciare nell'Inferno eternamente, ma me ne rido! Ecco tutto; ma voi dovete darmi parola d'onore di non mancarvi. La date? L'ufficiale, per liberarsi da quella noia, promise. Venuta la sera, si mise alla prova: Io morrò, dicendo; sarò giudicato... ma non gli bastò l'animo di aggiungere: Me ne rido. Né gli otto di erano scorsi, che tornò alla chiesa stessa, si confessò seriamente, tornando dal sacro tribunale col volto bagnato di lagrime, col cuore innondato di gioia.
Una giovane, fattasi per colpa del brutto suo vivere incredula, non cessava di aguzzare la rea lingua contro la religione e di metterne in ridicolo le più terribili verità. Giulietta, le dissero un giorno, la vuoi finir male; Dio si stancherà delle vostre bestemmie, e ne sarete castigata. Ih, rispose colei procacemente, ben poco me ne do pensiero! Chi è tornato a dirci che avviene di là? Men di otto giorni appresso la fu trovata in camera senza verun segno di vita e già fredda, laonde giudicata per morta, fu messa nella bara e sotterrata. Il giorno dopo, venuto il becchino a scavare presso la fossa della infelice Giulietta, ode romore, come di chi ne percotesse la cassa. Appressa tosto al suolo l'orecchio, e di fatto sente una cupa voce gridare aiuto! aiuto! Le autorità vi sono chiamate, si apre per ordine loro la fossa, se ne ritrae e dischioda la cassa, cessa ogni dubbio, la donzella era stata sepolta viva. I suoi capegli erano scarmigliati, sconvolto il lenzuolo mortuario, il volto sanguinava. Mentre la disciolgono e pongono al cuore la mano per accertarsi se ancor palpitasse, ella manda un sospiro come persona da gran tempo priva di aria, poi apre gli occhi, fa uno sforzo per sollevarsi e dice: Dio mio vi ringrazio! E come ebbe ripreso bene i sensi e ricuperate con un poco di cibo le forze, aggiunse: Quando rinvenni entro la fossa, e riconobbi la spaventosa verità del mio sotterramento, e dopo mandate grida, cercato di sforzare la cassa, percossa la fronte contro le tavole, vidi che tutto era inutile, la morte mi si fece presente con tutti i suoi orrori: ma la morte temporale mi sgomentava meno assai della morte eterna; vedea chiaramente che andava dannata... Dio mio, troppo lo avea meritato! Allora pregai, gridai, aiuto, riperdetti i sensi, fino al momento che li riacquistai disseppellita. O bontà del mio Dio! diceva ella versando lagrime, io vi avea disprezzato; voi mi avete punita, ma nella vostra misericordia; non son più quella; credo, mi pento!Chi nega l'Inferno, sarà ben presto sforzato ad ammetterlo, ma ohimè, troppo tardi! Il padre Nieremberg, nel suo libro Differenza tra il tempo e l'eternità, parla di uno sventurato peccatore, che per effetto de' suoi disordini avea perduta la fede. La buona sua moglie esortavalo a tornare a Dio, rammentandogli l'Inferno; ma egli rispondeva ostinato: Non vi è Inferno. Un giorno ella lo trovò morto, e, cosa strana, con in mano una misteriosa carta, ove a grandi caratteri era scritta la terribile confessione: Ora so che vi è l'Inferno!
del R. P. SCHOUPPES S.J.
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