LIBRO DELLE LAMENTAZIONI
7 Gerusalemme ricorda i giorni della sua miseria e del suo vagare, tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico, quando il suo popolo cadeva per mano del nemico e nessuno le porgeva aiuto. I suoi nemici la guardavano e ridevano della sua rovina.
La devastazione è finita. Tutte le parole del Signore si sono compiute, realizzate. Nessuna di esse è andata a vuoto. La profezia è storia.
Il ricordo dei quei giorni non muore. È vivo nella memoria. Gerusalemme ricorda i giorni della sua miseria e del suo vagare. Erano giorni tristi, di morte.
Essa ricorda anche tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico, quando il suo popolo cadeva per mano del nemico e nessuno le porgeva aiuto.
Anticamente nessuno poteva toccare Israele. Il Signore aveva posto attorno ad esso una siepe invalicabile. Il popolo era irraggiungibile.
Geremia dice che Israele era sacro al Signore e nessuno riusciva semplicemente a sfiorarlo. Ma Israele si è dissacrato, sconsacrato da se stesso.
Poiché si è dissacrato, sconsacrato, profanato da sé, con la sua idolatria, tutti ora ne possono fare scempio. Possono percuoterlo a piacimento.
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Va’ e grida agli orecchi di Gerusalemme: Così dice il Signore: Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in terra non seminata. Israele era sacro al Signore, la primizia del suo raccolto; quanti osavano mangiarne, si rendevano colpevoli, la sventura si abbatteva su di loro. Oracolo del Signore (Ger 2,1-3).
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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