venerdì 1 maggio 2020

TRATTATO DI DEMONOLOGIA



I DUE FRATELLI TEOBALDO E JOSEF BURNER
Illfurt, Alsazia, 1864-1869


La liberazione di Teobaldo: 3 ottobre 1869

Benché tenuto continuamente al corrente delle vicissitudini delle due povere vittime, il vescovo  Raess era rimasto sempre scettico, ma alla fine si vide costretto a cedere alle numerose istanze che  gli venivano fatte, specialmente dal canonico Lemaire, decano di Altkirch. 1113 aprile 1869 nominò una commissione di tre ecclesiastici, il canonico Strumpf, rettore del seminario di Strasburgo,  Apollinare Freyberger, decano di Ensisheim, Nicolò Sester, parroco di Mùhlhausen, che subito si  recarono a Illfurt per un primo esame. Esaminata con cura e scrupolosità ogni cosa, interrogate le  persone interessate e in primo luogo i due ragazzi, restarono pienamente convinti della presenza  diabolica in quei fatti preternaturali e ne rìferirono al vescovo che finalmente diede il permesso per  gli esorcismi.

Per compiere gli esorcismi in un clima di minore pubblicità e di maggiore raccoglimento fu deciso  di allontanare i due ragazzi dal paese e si cominciò col più grande, Teobaldo. In settembre egli  veniva portato nell'orfanotrofio o San Carlo a Schiltingheim, dai padri marianisti, di cui era  superiore il padre Spitz. Lo accompagnò anche la mamma.

L’esorcismo fu tenuto la domenica 3 ottobre 1869, alle due del pomeriggio, nella cappella  dell’istituto dal padre gesuita Souquart autorizzato dal vescovo di Strasburgo.

Pensiamo che il lettore desideri conoscere come si vo1ge un esorcismo, cosa a cui non tutti hanno la possibilità di assistere. Per questo vogliamo dilungarci alquanto, una volta per sempre, anche sui  particolari di questa importante cerimonia.

Teobaldo, che da quando si trovava nell’istituto San Carlo aveva conservato una relativa calma,  quando fu portato nella cappella cominciò a agitarsi furiosamente, tenuto a bada dai padri  Schrantzer e Hausser e dal giardiniere André. Il suo viso, rivolto verso il tabernacolo, era e  congestionato come quello di un febbricitante. Una schiuma densa usciva dalle sue labbra e colava  fino a terra mentre egli si dibatteva come fosse steso su una graticola ardente, cercando invano di  trovare la porta di uscita. Ogni volta che il padre gli toccava il petto col crocifisso, il petto si  sollevava e si gonfiava. Appena si presentò l’esorcista padre Souquart, il demonio gridò:

— Via di qui, via di qui, sporcaccione!

Furono cominciate le litanie dei santi. All’invocazione «Santa Maria prega per noi» il demonio  ricominciò a agitarsi e a gridare forsennatamente:

- Fuori da questo trogolo, puzzoni. Non voglio star qui!

All’invocazione «Dalle insidie di satana liberaci o Signore» l’ossesso si mise a tremare come una  foglia e a divincolarsi con tanta violenza che tre uomini stentavano a tenerlo fermo.

Le stesse reazioni violente e paurose intercalate dalle solite parolacce e titoli offensivi si ripeterono  alla recita delle preghiere del rituale, alla lettura del vangelo di san Giovanni, alla recita del Gloria  Patri e tutte le volte che l’esorcista tracciava su di lui il segno della croce, come è prescritto dal  rituale, sulle labbra e sul petto del paziente. Teobaldo si mise a guaire come un cane bastonato e  cercò anche di mordere la mano del padre.

L’esorcista, lasciato il rituale, disse in tedesco al demonio:

— Spirito delle tenebre, serpe che fosti schiacciato, io, sacerdote del Signore, te lo comando, dimmi chi sei e come ti chiami.

— E che cosa importa a te, puzzone? Lo dico a chi mi pare e quando mi pare.

— Ecco il tuo spirito di orgoglio — replicò il padre — quell’orgoglio che hai avuto con Dio e che ti ha rovinato per sempre scacciandoti dal paradiso. Ma io te lo ordino:

satana, esci di qui, tu non hai nulla a che fare nella casa di Dio. La tua casa è l’inferno, l devi  tornare e restare!

— No no, non lo voglio — gridò il demonio — la mia ora non è ancora venuta.

L’esorcismo era durato tre ore. Il padre Souquart, stanco e madido di sudore, si ritirò per riposarsi  prima di tornare a Strasburgo, rimandando all’indomani la ripresa dell’esorcismo. Teobaldo, subito  calmato, uscì dalla cappella.

Nella serata il piccolo disse al padre Schrantzer:

— Ehi! Hai fatto bene a dargli la placca di latta (medaglia).

— A chi l’ho data?

— Al cocchiere.

Era vero. Il padre aveva regalato al cocchiere una medaglia di san Benedetto, particolarmente  efficace contro le infestazioni diaboliche, quando era andato a Strasburgo a prendere l’esorcista. Ma Teobaldo, che si trovava in quel momento al di là del fabbricato che divideva il cortile, non aveva  potuto vederlo.

— E come lo sai? - domandò il padre —. E che cosa sarebbe capitato se non gliel’avessi data?

— Avrei fatto ribaltare la carrozza, cavalli e viaggiatori. lo galoppavo al fianco.

— Intanto oggi ti abbiamo dato il fatto tuo. Conosci l’esorcista?

— Certo, è stato lui a scacciare uno dei nostri capi.

E difatti il padre Souquart aveva qualche anno prima fatto un esorcismo e scacciato il demonio da  una famiglia. Ma questo Teobaldo non lo poteva sapere.

Il giorno dopo, lunedì, il padre Souquart, accompagnato dai membri della commissione, tornò a  Illfurt e riprese l’esorcismo. Teobaldo fu fissato in un busto di ferro e legato strettamente a un  pesante seggiolone di velluto rosso e custodito da tre uomini per prevenire e impedire qualunque  sorpresa, ma anche questa misura servì a poco.

Il demonio si dimenò più che mai, sollevò in aria il seggiolone col fanciullo che vi era legato,  scaraventò a destra e a sinistra i tre uomini di guardia urlando sguiatamente e con abbondante  schiuma che gli usciva dalla bocca.

Le preghiere liturgiche durarono due ore, le quali finite cominciò il solito confronto diretto.  

L’esorcista disse:

— Adesso, spirito immondo, la tua ora è suonata. Ti ordino in nome della chiesa cattolica, in nome  di Dio e in nome mio come sacerdote di Dio, di dirmi quanti siete.

— Non te ne importa un cavolo, puzzone!

— Queste sono le parole che si adattano bene a un tuo pari, riprese il padre, che usi e che senti usare nell'inferno. Il tuo posto è là, nel fondo dell’abisso, non alla luce del sole. 

Tornatene là, all’inferno,  satana!

— Nemmeno per sogno, voglio andare dove voglio.

— Intanto ti ordino di dirmi quanti siete.

— Solamente due.

— Qualè il tuo nome?

— Oribas.

— E l’altro?

- Ypes.

— Orbene, spiriti immondi, vi ordino di uscire dalla casa di Dio. Qui non avete nulla da fhre, spiriti di perdizione, ve lo comando in nome del Santissimo Sacramento, andatevene via di qua!

- Te lo ripeto, puzzone, tu non puoi nulla contro di me, il tempo della mia partenza non è ancora  arrivato.

Il padre Souquart tremava ed era coperto di sudore ed era profondamente sconvolto per l’emozione.  Gli astanti lo erano non meno di lui. Tuttavia il sacerdote non si scoraggiò, riprese la lotta contro  l’avversario deciso questa volta a portarla fino in fondo. Preso il suo crocifisso lo mise davanti alla  faccia dell'indemoniato dicendo:

— Miserabile demonio che non osi contemplare la croce in faccia e allontani lo sguardo da essa,  credi di poter sfidare il sacerdote? Partirai di qui perché te lo comando io e tornerai all’inferno dove  il tuo posto è sempre pronto a riceverti.

— Ma ti ripeto che non voglio — gridò il demonio — non si sta bene laggiù.

— Dovevi obbedire a Dio — riprese il padre — ma hai ascoltato il tuo orgoglio e ti ha perduto.  Ormai sei lo spirito delle tenebre, allontanati dalla luce e ritorna nelle tenebre.

— No no no, voglio star qui. La mia ora non è ancora venuta. Non voglio andarmene.
Allora l’esorcista prese una candela benedetta dal papa, il così detto Agnus Dei, e la posò sul capo  dell’ossesso.

— Superbo demonio, ti metto questa candela benedetta sul capo perché ti illumini la strada che ti  conduce all’inferno. Questa luce è quella della chiesa cattolica e tu sei lo spirito dell’oscurità. Torna all’oscurità dell’inferno insieme coi tuoi compagni che ti aspettano.

— Io resto qui — rispose il demonio — qui sto bene, nell’inferno si sta male.

Il padre Souquart rimase un momento assorto in preghiera, poi si risolse di ricorrere all’ultimo  definitivo rimedio che si è sempre dimostrato efficacissimo contro il demonio quando fallivano gli  altri, l’invocazione della Madonna. Prese nelle mani una statuetta della santissima Vergine e  ricominciò:

— La vedi questa immagine della santissima Vergine Maria? Sarà lei a schiacciarti ancora una volta il capo. Essa deve imprimere nuovamente su di te il suo sigillo e scrivere sul tuo petto i nomi di  Gesù e di Maria perché tu ne sia eternamente bruciato. Non vuoi partire? Non vuoi andartene di qui  dopo che te l’ho ordinato in nome di Gesù, in nome della chiesa cattolica, del papa, del Santissimo  Sacramento? Non vuoi obbedire alla voce del sacerdote di Dio? Ebbene, satana, adesso è la santa  Madre di Dio che per mezzo mio ti ordina di partire. Vattene, spirito immondo, allontanati dallo  sguardo della Vergine Immacolata. Obbedisci! Essa te lo comanda, va via per sempre!

Gli astanti pregavano sotto voce. Il demonio con una voce da basso profondo da far venire i brividi  al sentirla gettò un grido disperato:

— Adesso, si, sono costretto a cedere.

Immediatamente il fanciullo si contorse come una serpe cui fosse stato messo un piede sulla testa,  un leggero scricchiolio percorse le sue membra, allungò il corpo e cadde a terra come morto.

Il demonio era fuggito e l’ossesso era finalmente liberato.

Paolo Calliari

Apocalisse di S. Giovanni



LA QUARTA COPPA DELL’IRA DI DIO

«Il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il suo fuoco. E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di ravvedersi per rendergli omaggio» (Apoc. 16; 8). 

Ezechiele anche in questo è esplicito:

«Manderò un fuoco su Magog (la Russia) e sopra quelli che abitano tranquilli le isole; sapranno che io sono il Signore. Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele e non permetterò che il mio santo nome sia profanato; e le genti sapranno che io sono il Signore, Santo in Israele. Ecco, questo avviene e si compie, parola del Signore Dio: È questo il giorno di cui ho parlato (nelle profezie)» (Ezech. 39; 6-8).

Dalla spaventosa rappresaglia su Israele, da parte della Russia e dei suoi alleati, dalla fine delle sue armate e dal fuoco su Magog (Russia) avrà inizio il periodo della conversione degli Ebrei, perché essi vedranno la mano di Dio che dirige questi eventi e crederanno nel vero Messia, Gesù Cristo.

 Zaccaria predice che un terzo di Ebrei, viventi in quel periodo, si convertiranno a Cristo e proclameranno il Signore come loro Dio! 

«E in tutto il Paese avverrà – dice l’Eterno – che i due terzi saranno sterminati e periranno, ma l’altro terzo sarà lasciato. E metterò quel terzo nel fuoco e lo affinerò come si affina l’argento; lo proverò come si prova l’oro. Essi invocheranno il mio nome e io li esaudirò. Io dirò: È il mio popolo! Ed esso dirà: Il Signore è il mio Dio!» (Zaccaria 13; 8-9). 

Sarà allora il culmine spaventoso d’Armagheddon, quando Gesù ritornerà per salvare l’uomo dall’auto-distruzione.

a cura del dott. Franco Adessa

SE MI APRI LA PORTA...



Pazienza con te stessa

Segui le mie divine impronte, momento per momento, senza affannarti, con tutta calma, e sopporta intanto con grande umiltà le tue continue cadute.
Anche un artista, prima di riuscire in un grande capolavoro, fa e disfa molte volte. Solo se continua, senza perdersi d'animo, vi riesce pienamente. La santificazione dell'anima vostra segue a molte cadute: è frutto di grandi fatiche.
La via del Paradiso è lastricata di cadute: ogni pietra è segnata dall'umiltà e dal dolore di ogni caduta. La tua norma sia di non scoraggiarti alla vista delle innumerevoli tue miserie, di aver pazienza con te stessa. Cerca sempre di fare e di camminare nello stesso modo, senza mai fermarti in riflessioni inutili su quel tuo miserabile io.

Riconosci i miei strattagemmi nel farti toccar con mano a che punto ti trovi e la necessità della confidenza che devi mettere in Me, attendendo tutto da Me.
Sono estremamente compassionevole per le anime vostre.
Mi curo anche del vostro corpo; ma, trattandosi qui di problemi e sofferenze materiali e passeggere, le mie preferenze sono rivolte al vostro spirito. Non temere di confidare in Me.
Un ricco signore che va in cerca di rifugio in una stalla, non può attendersi da quei contadini che povertà estrema: ma egli vi si adatta perché sa che non hanno altro di meglio. Così faccio lo con te, perché ti so poverissima di tutto. Accetto nondimeno le tue offerte e il tuo amore pur così misero e fiacco.

Il vostro Gesù, purché l'amiate sinceramente, chiude gli occhi su tutto il resto. Avete da fare con un Padre tenerissimo e amorosissimo.
Sono il buon Samaritano e ho vino e olio per tutte le ferite. No, non sono un tiranno: sono un Padre pietoso che comprende le vostre fragilità.
La miseria che cosa può possedere? Ma la miseria con l'umiltà e la confidenza può, presso l'infinita mia bontà e ricchezza, essere abbondantemente soccorsa. Io sono la Via, la Verità e la Vita; perciò le anime che mi sanno seguire, vedere e amare non tardo tanto a illuminarle e a dar loro la vita interiore.

DON RENZO DEL FANTE

TANTO VI STRINGERÒ AL MIO PETTO E TANTO VI BACERÒ.



Amata mia, diletta del mio Sacro Cuore, la mia Parola oggi è per il mio amato popolo, quello che condivide con Me la storia della salvezza.
Amati figli, Io il vostro Dio Amore vi benedico e vengo a consolarvi, vengo a prendervi in Me; custoditemi nel vostro cuore e amatemi come Io vi amo. La rinascita è vicina, il tempo delle meraviglie per voi è giunto, sarete felici e godrete per sempre del mio Tutto per voi.
Crescerete nella mia Dimensione e condividerete tutto con i vostri nuovi fratelli, la vostra vita sarà nelle bellezze della vera vita in Me, sarete sapienti delle Cose di Dio e godrete del Suo Bene infinito.
Nel mio Giardino sarete i miei gigli più belli, quelli da Me preferiti perché profumerete del mio stesso amore.
Voi, che nella vostra vita terrena avete sofferto con Me per amore dei vostri fratelli, sarà data la ricompensa più grande, quella del mio stesso Profumo: amore e carità. Inneggerete canti nuovi, vi aprirete al mio passaggio per osannarmi e rendermi grazia per questo immenso dono d’amore del quale siete stati investiti.
Che gaudio sarà in voi, figli miei benedetti, e quanta gioia sarà in Me nel vedere la vostra felicità. Tanto vi stringerò al mio Petto e tanto vi bacerò, … tanto vi bacerò, e bagnerò il vostro volto con le mie lacrime di gioia immensa.

Figli miei, voi siete stati per Me Balsamo d’amore, Mi avete dato forza nei momenti di desolazione, il vostro conforto mai sarà dimenticato, vi amerò infinitamente per sempre.
Camminerete con Me, avrete di Me, godrete di Me. Ah, quale grande dono vi attende figli miei! Voi ancora non potete né capire né percepire neppure in piccolo perché in questa vostra condizione umana non potreste reggerne il peso.
Figli miei, dichiaratevi nel mio Santo Nome,
difendete la vera Dottrina della Chiesa, il vero Magistero della Chiesa.
Non guardate né a destra né a sinistra, non voltatevi mai indietro ma dirigetevi con potenza verso Colui che vi chiama amici, che vi riconosce figli!
Che bello avere l’amicizia dei propri fratelli!
Che bello poter confidare negli amici!

Purtroppo sulla Terra questo non c’è, tutto è tenebroso, il male impera e, chi si dichiara amico potrebbe essere il più acerrimo nemico!
Attenti figli miei, non condividete con chi non condivide con Me. Potrebbero mostrarsi sinceri ma la volpe perde il pelo ma non il vizio. Attenti ai lupi!
Voi, segnati nella Via Celeste, non potete stare assieme a chi cammina verso la Geenna. Nulla si può condividere con chi non Mi appartiene, non mostratevi caritatevoli con il Diavolo! I vostri fratelli devono parlare la vostra stessa Lingua che è quella di Dio, devono rispettare i suoi Comandamenti e si devono prostrare solo a Lui.
Avanzate quindi con cautela, studiate chi si avvicina a voi prima di donargli fiducia, siete in un momento pericoloso, Satana sta studiando bene come farvi cadere, questo è il momento di essere prudenti: siate astuti come i serpenti, furbi come le volpi e candidi come le colombe.
Andate e seminate la Parola di Dio, e lungo la via benedite nel mio Santo Nome.
Dio con voi!
Carbonia 29.04.2020

AMMONIZIONE AI FRATI


REGOLE ED ESORTAZIONI


O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: «Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano», 2 poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. 3 Sono, dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, 4 e li dobbiamo amare molto poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna.

S. Francesco d’Assisi

Tu sei l'acqua viva e disseti gli assetati!



Ti ringrazio, ti benedico, ti glorifico, mio Dio, per questo altro giorno del mio umano vivere! Tu sei la vita e doni la vita, mio Signore e mio Dio, Tu sei la pace e doni la pace, Tu sei l'acqua viva e disseti gli assetati, Tu sei l'Amore e alimenti nei cuori disponibili l'amore!

Madre mia santissima, implora sempre per me la pace, la vita dello spirito, la quiete della mente e rinnova sempre con me la lode e il ringraziamento a Dio Uno e Trino nel mio cuore; fammi vivere, o Madre, sempre abbandonata a Dio, obbediente e sottomessa alla sua santa volontà! Amen!


Irlmaier parlava del nostro tempo?



Cercare di risalire alle vere previsioni di alois Irlmaier (1894-1959), il contadino che visse a Freisslassing in Baviera, è difficile. Bisogna (soprattutto non sapendo il tedesco) affidarsi a traduzioni e resoconti su discutibili pubblicazioni e siti che non si sa come definire (“profetistici”?) dove alcune frasi del contadino bavarese sono messe a confortare quartine di Nostradamus, profezie della Madonna di Anguera, visioni di Hezra e di Rasputin, che temo siano “entità” evocate in sedute spiritiche; difficile, in quei guazzabugli, sceverare le sue frasi reali.

Oltre che fare il contadino, Alois aiutava i compaesani come rabdomante e, dopo la seconda guerra mondiale, molti chiesero le sue doti di chiaroveggenza per ritrovare familiari che la tragedia aveva disperso.
Nel 1947, fu denunciato per esercizio abusivo della ciarlataneria; egli disse al giudice distrettuale di Salzachper alcuni particolari della sua vita che solo il giudice poteva sapere, e non solo fu assolto, ma ebbe un attestato giudiziario delle sue capacità.
Era una persona semplice, cattolico praticante. Previde la data della propria morte, nel 1959: «Sono lieto di andarmene adesso – disse – perché non dovrò provare quello che ho visto».

Ciò che vide, era la terza guerra mondiale, con eserciti corazzati russi che filano verso roma, ed occupano la Germania fino al reno, e l’uso di armi orribili e potentissime, che faranno stragi inenarrabili. Il collasso dell’URSS pareva aver tolto ogni credibilità a queste previsioni. Ma ora la Russia ha la guerra nella “sua” Ucraina, è provocata in tutti i modi dai sistemi missilistici americani, la NATO – alleanza militare – avanza sotto i suoi confini storici; dovunque, l’impero americano abusa della sua condizione di unica superpotenza rimasta.

Irlmaier fu colpito dalla rapidità con cui, nella sua visione, si passerà dalla pace alla guerra: «Tutti invocano pace, Shalom! E allora avverrà – una nuova guerra in Medio Oriente divampa improvvisa, grosse forze navali fronteggiano ostilità nel Mediterraneo; la situazione è tesa».

Ma la scintilla vera scoppierà nei Balcani: «vedo “uno grosso” cadere, un pugnale insanguinato giace dietro di lui». È un attentato ad un leader politico: «Due uomini ammazzano un terzo di alto rango. Sono pagati da altri. Uno degli assassini è un piccolo uomo nero, l’altro un po’ più alto coi capelli colorati».
Apparentemente, sono tre gli assassini politici, che avvengono o nello stesso luogo o in rapida successione.
«Dopo l’omicidio del terzo comincia, immediatamente. vedo abbastanza chiaramente tre numeri: due otto e un nove. Ma non so cosa significano, e non posso dire una data.
La guerra comincia all’alba (o all’Oriente?) e avanza molto rapidamente. I bavaresi siedono a giocare a carte al Wirthaus, e i soldati stranieri occhieggeranno dalle finestre e dalle porte. Una nerissima colonna viene da Est. Tutto molto rapido.

«Dalla Città d’Oro muove fuori (l’ovvia deduzione, da Praga). Unità ammassate marciano da Belgrado e avanzano verso l’Italia. Poi, tre cunei blindati avanzano immediatamente con la velocità del lampo nel Nord del Danubio sopra la Germania occidentale verso il reno – senza preallarme. Sarà così inatteso che la popolazione fuggirà nel panico ad occidente. Troppe auto bloccano le strade – magari fossero rimasti a casa o non avessero preso le vie principali. Tutto ciò che è d’ostacolo ai carri armati sulle autostrade verrà schiacciato… Non vedo più ponti sul Danubio sopra Regensburg. La grande città di Francoforte, non rimane quasi niente. La valle del Reno sarà devastata, per lo più dal cielo.
«… i russi non si fermano da nessuna parte mentre corrono in questi tre cunei. Corrono giorno e notte per raggiungere il distretto della Ruhr, dove sono molte fornaci e fuochi. Giorno e notte corrono i russi.
«Immediatamente, la vendetta viene dal di là della grande acqua. Anche se il drago giallo invade Alaska e Canada allo stesso tempo. Ma non va lontano.
E poi piove polvere gialla in una linea. Quando la città d’oro è distrutta, comincia. Come una linea gialla va su alla città nella baia. Sarà una notte chiara, quando cominciano a gettarla. I carri armati stanno ancora avanzando, ma quelli che siedono in quei carri diventano come neri. Dove cade, tutto diventa morto; nessun albero, nessun cespuglio, niente erba, tutto appassisce e annerisce. Le case esistono ancora. Io non so cos’è. Chi passa sopra questa linea, muore. tutto nelle tre punte avanzanti si scompone. Nessuno tornerà più a casa».
Dal cielo: «I piloti lanciano le piccole scatole nere. Esplodono prima di toccare il suolo e spargono un fumo giallo o nero. Ciò che viene in contatto con questo diventa morto, sia umano, animale o pianta. Per un anno, a nessun organismo è consentito entrare nella zona, altrimenti si esporrà al più grande pericolo mortale. Queste scatole sono sataniche… gli umani diventano neri e la carne si stacca dalle ossa. Nessuno di queste tre armate tornerà più a casa».
Qualcosa avviene a una “Isola superba”, in cui si vuol riconoscere l’Inghilterra.
«Vedo qualcuno che vola, venendo dell’Est, che lancia qualcosa nella grande acqua, così che avviene qualcosa di strano. L’acqua si alza da sé come una torre e ricade, allora tutto è inondato. C’è un terremoto e metà della grande isola affonderà (…) I paesi vicino al mare sono in grave pericolo, il mare è molto inquieto, le onde diventano alte come una casa; spumeggia come se fosse bollito dal sottosuolo. Le isole scompaiono e il clima cambia».
«Vedo una mezza luna che vuole divorare tutto». Una rivoluzione scoppia in Francia?
«La grande città con l’alta torre di ferro è in fiamme, ma questo è stato fatto dalla propria gente, non da quelli che sono venuti dall’est. Posso vedere esattamente che la città è rasa al suolo e anche in Italia sta andando selvaggiamente».

Ma anche “In den USA kommt es zu Aufständen” (negli USA si arriva alle rivolte).

Cattolico praticante, Irlmaier vede un Pontefice in fuga da Roma: «Nel “paese a stivale” scoppia una rivoluzione in cui uccidono il clero, vedo dei preti dai capelli bianchi giacere morti a terra. Dietro il Papa c’è un pugnale insanguinato, ma penso che scampa vestito in una cappa di pellegrino».
La gente sarà mossa da odio per la Chiesa e il clero.
La guerra “Non durerà molto”.
Ma prima, avverranno tre giorni di buio.

Vari veggenti, credibili o meno, hanno previsto lo stesso misterioso evento. È interpretabile come una metafora: i “tre giorni di buio” possono evocare una interruzione del sacramento eucaristico. Ma Irlmaier è molto concreto: «Durante la guerra verrà il grande buio, che durerà 72 ore. Diverrà buio di giorno… un colpo grandinante, consistente in lampo e tuono, e un sisma fa’ vibrare la terra. vi prego di non uscire di casa in quel tempo. Le luci non si accendono, solo luce di candela, non c’è corrente. (…) Ogni fonte di acqua esposta sarà avvelenata ed anche tutto il cibo esposto che non è sigillato. Anche cibi che sono in vasi di vetro saranno contaminati. Fuori la morte invade le strade, molte creature umane moriranno. «Chi respira la polvere, ha un crampo e muore. Non aprite le finestre, copritele completamente di carta nera. Fuori la morte da polvere va’ in giro, non guardate fuori dalle finestre e tenete accese le candele. E pregate. Da un giorno all’altro, moriranno più uomini che nelle due guerre mondiali di prima».
La guerra volge alla fine (“Non durerà molto”). In russia accade qualcosa come una guerra civile: «I grandi fra i capi del partito si suicidano e nel sangue la grande colpa è lavata via. Vedo una massa rossa, mescolata con facce gialle, c’è una rivolta generale e un’uccisione orribile».

La Rinascita Religiosa

L’immane sciagura induce ad una rinascita religiosa.
«La croce viene di nuovo onorata». I russi «cantano la canzone di Pasqua e bruciano candele davanti a immagini sacre. Per le preghiere della cristianità il mostro dell’inferno muore; anche i giovani credono di nuovo nell’intercessione della Madre di Dio.
Ci sarà “un modo diverso” di credere: «La gente è timorata di Dio in modo diverso. Le leggi, che portano morte ai bambini, vengono invalidate».
Si instaura un ordine politico nuovo – e molto antico.
«Un imperatore sarà incoronato dal Papa fuggitivo». Il Papa infatti «che non era fuggito attraverso l’acqua per lungo tempo, tornerà. Quando i fiori cominceranno a fiorire nei campi, il Papa tornerà e farà lutto per i fratelli assassinati». «Un buon tempo. Vedo tre corone lampeggiare, un vecchio scarno sarà il nostro re. Anche l’antichissima corona del Sud sarà di nuovo in onore». Dopo questi eventi, «viene un lungo tempo felice. quelli che saranno sopravvissuti si rallegreranno e stimeranno fortunati. Ma devono cominciare laddove han cominciato i loro nonni».


Farà molto caldo, le arance matureranno in Baviera. I contadini bavaresi potranno mietere in marzo.
uno dei segni premonitori di questa guerra sarà, infatti, il gran caldo. La montagna Watzmann (presso Berchtesgaden, che Irlmaier aveva davanti agli occhi tutti i giorni) era ai suoi tempi innevata anche d’estate: quando non ci sarà più neve sul Walzman comincerà. «A gennaio le zanzare balleranno» (!). I fiumi avranno così poca acqua che si potranno guadare camminando.





Quando visse Irlmaier, il pericolo veniva dall’Unione Sovietica. Apparentemente, le sue visioni hanno qualcosa di una guerra dell’epoca, e qualcosa di fantascientifico, come se due periodi si sovrapponessero. Il veggente disse che la dichiarazione, da parte di Pio XII, del dogma dell’assunzione di Maria al cielo, nel novembre 1950, aveva riman dato la terza guerra mondiale. Poco prima che morisse, gli fu chiesto se non era il caso di correggere le sue profezie. Rispose che no, non era cambiato niente.


Che dire? Fra le molte altre profezie attribuite al contadino bavarese, ce ne sono di pittoresche: «La gente parlerà avvicinandosi alla scatola Zuban, per giocarci». La Zuban era una fabbrica di sigarette di Monaco; un pacchetto di sigarette dentro cui parlare... e giocare, somiglia un pochino allo smartphone. Un vicino gli chiese il parere sul D-mark, che entrò in vigore nel 1948. Andremo bene con questa moneta? questa va bene, rispose Irlmaier; è con quella che verrà dopo che dovrete stare attenti.

In sunto, ecco quelli che Irlmaier avvertiva come segni premonitori, con speciale riguardo alla Germania:

1. In primo luogo, una prosperità mai vista.
2. Poi, un’apostasia come mai vista prima.
3. Poi una corruzione morale come non mai (“Quasi tutti i governi saranno governati da Satana”).
4. Poi arriva un gran numero di stranieri nel paese.
5. C’è una grande inflazione. Il denaro perderà sempre più valore.

Come abbiamo visto, tra i segni che secondo Irlmaier indicavano la guerra vicina, registrò il cambiamento del clima, il grande caldo in baviera.

***
E adesso prendetevi pure gioco, come fate voi troll; lanciatevi nei vostri scherni e insulti; ecco, adesso Blondet crede ai veggenti… Pazienza, è il vostro (nostro) destino.
Una umanità così completamente atea, una civiltà così chiusa nell’aldiquà, una generazione tanto sorda ad ogni inquietudine religiosa, è una anomalia assoluta, è una patologia inaudita nella storia dell’umanità, e merita la sparizione. Ma siete (siamo) stati avvertiti.


Chiesa viva APRILE 2020

ALLA SCUOLA DELL'AMORE



LA MATERNITÀ DI MARIA E LA NOSTRA MATERNITÀ

(Omelia nella Messa in onore di Nostra Signora della Guardia Prima Lettura: Sir 24,1 - 2.5 - 7.12 - 16; Vangelo: Le 1,39 - 47)

Ci piace stamane meditare la prima lettura. Perché questa lettura è stata assegnata a una festa della Vergine? Il Siracide non parla forse della sapienza di Dio? Non è applicabile letteralmente il testo soprattutto al Verbo di Dio? Certo, ma il Verbo di Dio in quanto si incarna getta le sue radici in un terreno propizio, in una città che egli sceglie. Ora nella officiatura della Madonna noi vediamo che la Santa Chiesa sempre applica a Maria i salmi della santa città di Gerusalemme, della terra di Israele.
Essa è la terra da cui Dio ha tratto il nuovo Adamo, Gesù; essa è la santa città in cui dimorano i figli di Dio, secondo il salmo sulle fondamenta di Sion. Dunque giustamente la liturgia della Chiesa applica il testo anche alla Vergine, oltre che al Verbo Incarnato, perché il Verbo si incarna in lei, perché la Sapienza divina in lei prende carne e sangue per farsi presente nel mondo.
Dunque possiamo dire che la prima lettura praticamente ci parla della maternità di Maria, di quella maternità per la quale il Verbo di Dio, come si è detto, trasse da lei la carne e il sangue, dimorò nel suo seno, pose le radici e nell'anima sua germinò.

Ci sarà un grande naufragio nella fede e il dolore sarà grande per i Miei poveri figli.




Cari figli, piegate le vostre ginocchia in preghiera, perché molte anime cammineranno nelle tenebre delle false dottrine. Ci sarà un grande naufragio nella fede e il dolore sarà grande per i Miei poveri figli. Rimanete con Gesù. Difendete il Suo Vangelo e rimanete fedeli al vero Magistero della Sua Chiesa. Coloro che rimarranno fedeli fino alla fine saranno proclamati Benedetti del Padre. DateMi le vostre mani e Io vi condurrò a Colui che è il vostro Unico e Vero Salvatore. State attenti. In tutto, Dio al primo posto. Avanti nella difesa della verità. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.


ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE



Del desiderio ed affezione che dobbiamo avere alla virtù e alla perfezione 


Facilita la vita religiosa. 

Questa è la differenza che si vede, fra le cose che si muovono con moti violenti, e quelle che si muovono con moti naturali: ché quelle che si muovono con moti violenti, siccome ciò procede da una certa forza ed impulso esteriore, che loro viene impresso da altri, quanto più vanno innanzi, tanto più si vanno allentando e infiacchendo nel loro moto; come quando si getta un sasso in alto: ma quando le cose si muovono con moto intrinseco e naturale, come quando il sasso va verso il suo centro, avviene il contrario; perché quanto più vanno, tanto più facilmente e celermente si muovono. Or questa è anche la differenza che corre fra quelli che fanno le cose per timore della penitenza e della riprensione, o perché sono osservati, o per altri umani riguardi, e quelli che si muovono per amore e per puro desiderio di piacere a Dio e d'acquistar la virtù. Nei primi quella cosa non dura, se non fin tanto che dura la riprensione, e fino a che sta sopra la persona che opera; e poi subito va declinando. Come riferisce S. Gregorio di quella sua zia Gordiana, che riprendendola le altre due sorelle sue, Tarsilla ed Emiliana, della leggerezza dei suoi costumi e del non procedere colla gravità conveniente all'abito religioso che portava, ella, mentre durava la riprensione, mostrava gravità nel volto e di pigliar la cosa in buona parte; ma subito, passata l'ora della riprensione e del castigo, perdeva quella finta gravità e spendeva il tempo in parole leggiere e in divertirsi in compagnia delle zitelle secolari, che stavano nel monastero (S. GREG. Hom. 38 in Evang. n. 15). Era come l'arco teso con una corda forte, che, allentandosi questa, esso anche s'allenta e ritorna al suo primo essere. Siccome quella affettata gravità non le usciva dal cuore, ma era cosa violenta, così non poteva durare. 

ALFONSO RODRIGUEZ 

EPISTOLARIO



Magistero.
Col maturarsi della personalità ed il crescere della esperienza  nelle vie dello spirito, i ricorsi dei direttori al diretto diventano sempre più  frequenti, e la funzione o missione direttiva di padre Pio si fa sempre più  impegnativa e responsabile. Il nuovo, delicato ed imbarazzante incarico inizia  quasi contemporaneamente, verso il 1915, rispetto ai due direttori. Nei primi  quattro anni successivi appare più nutrita la direzione al padre Agostino,  mentre in seguito prende il sopravvento quella di padre Benedetto. 
Nei due casi si riscontrano quasi gli stessi motivi di fondo, e spesso con  identiche sfumature: rapporti d'affetto filiale nell'illuminare e nel  correggere; consapevolezza di trasmettere norme e dottrina attinte non da  esperienza umana o da dialettica fredda e astratta, ma da mozioni divine; quindi  decisioni precise, sicure e categoriche; indovinata applicazione dei principi ai  singoli casi personali; chiarezza, sincerità, franchezza sia nel riprendere che  nel consigliare e incoraggiare; viva e cordiale partecipazione agli affanni,  alle pene, alle croci e difficoltà, ma anche alle gioie, alle personali  conquiste nel bene, alle soddisfazioni. 
"Sforzatevi di vincere e reprimere in voi questo soverchio timore, altrimenti,  padre, Gesù non vi sorriderà. Posso io promettercelo a Gesù a nome vostro? Io  già gli ho detto di sì. Voi ratificate ciò che il vostro figliuolo ha fatto in  nome vostro. Se ho fatto male, correggetemi. Del resto, voi mi appartenete ed ho  tutto il diritto di patteggiare con Gesù, anche all'insaputa vostra. A lui mi  sono offerto per voi in qualità di vittima, e perciò il mio agire non può non  essere giustificato. A che dunque sacrificare, quando verrebbe frustrato il fine  del sacrificio?" (27 9 1916; cfr. 13 3 1917; 4 5 1917).  
"Solo valgo a dire che il mio cuore ama l'anima vostra veramente ed  incomparabilmente come se stessa e che per lei desidera tutta quella perfezione  cristiana, a cui anela ardentemente ella stessa: ogni sacrificio che quest'anima  va sostenendo ed ogni bene che va praticando, è tutto diretto a Dio per la  comune santificazione" (2 4 1917).  
"Ricevo la vostra lettera e mi sento da una parte oltremodo afflitto, da  un'altra parte mi sento riempito di gaudio estraordinario. Afflitto perché vi  veggo in tante amarezze; ma godo poi nell'ammirare la bontà del Signore che  tanto vi predilige" (30 1 1921; cf. anche 16 6 1921; 1 10 1921; 3 2 1922). 

PADRE PIO DA PIETRELCINA 

Assicuratevi di scegliere saggiamente per la vostra salvezza - 29 aprile 2020 -



Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:

“La quarantena che il mondo sta vivendo adesso toglie molta indipendenza alla vita di tutti i giorni. Eppure, le anime hanno ancora il diritto di scegliere la propria salvezza. Questo diritto non può essere abdicato. Molte persone non riconoscono questo diritto o lo apprezzano. Non scelgono di esercitare questo diritto e perciò, sono aperti ad ogni tipo di errore.
“Mentre le leggi civili rimangono aperte al dibattito, i Miei Comandamenti non lo sono. Quando le persone compromettono i Miei Comandamenti, esse non scelgono il loro diritto di salvare la propria anima. Questo diritto non può mai essere cambiato per qualsiasi motivo. Può, tuttavia, essere arreso in favore del peccato. Assicuratevi di scegliere saggiamente per la vostra salvezza, anche in mezzo a questi tempi travagliati.”
Leggi 1 Giovanni 4:6
Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore.
(Holy Love)

Geremia



La risposta del Signore

26Allora il Signore mi rispose: 27'Io sono il Signore, il Dio di tutti gli uomini. Niente è troppo difficile per me. 28Perciò ti assicuro che farò cadere questa città in mano a Nabucodonosor re di Babilonia e al suo esercito che la occuperà. 29I Babilonesi che ora assediano la città, vi entreranno e le daranno fuoco. La incendieranno insieme alle case dove la gente mi esasperava con i suoi sacrifici a Baal e agli dèi stranieri: essi bruciavano incenso sulle terrazze e versavano il vino come offerta. 30Infatti, - continuò il Signore, - il popolo d'Israele e di Giuda fin dall'inizio della sua storia si è sempre comportato in un modo che io giudico malvagio. Essi non hanno fatto altro che provocarmi con le loro azioni. 31Questa città mi ha dato solo motivo di indignazione e di collera da quando l'hanno costruita fino ad oggi e perciò ho deciso di distruggerla. 32Ormai gli uomini d'Israele e di Giuda con i loro re, i capi, i sacerdoti e i profeti, e soprattutto gli abitanti di Gerusalemme, mi hanno esasperato con il loro comportamento malvagio. 33Invece di volgersi a me, mi hanno voltato le spalle. Io ho continuato ad istruirli con cura, ma nessuno ha voluto imparare, anzi non mi stavano nemmeno a sentire. 34Sono arrivati al punto da sistemare i loro idoli vergognosi nel tempio consacrato a me e lo hanno profanato. 35Nella valle di Ben-Innom hanno costruito altari a Baal per bruciare i loro figli e le loro figlie come sacrificio in onore del dio Moloc. Ma io non ho mai comandato a loro niente di simile, non ho mai pensato di far commettere un'azione così orribile per spingere il popolo di Giuda al peccato. 36'Voi dite che la guerra, la carestia e la peste faranno cadere questa città in mano al re di Babilonia. Ebbene, ascoltate quel che vi dico io, il Signore, Dio d'Israele. 37Ero fortemente indignato e in collera contro gli abitanti di questa città e perciò li ho dispersi in tutte le nazioni. Ma un giorno li radunerò di nuovo, li ricondurrò qui e li farò vivere tranquilli. 38Essi saranno di nuovo il mio popolo e io sarò il loro Dio. 39Li renderò capaci di pensare e di agire tutti d'accordo per essere sempre fedeli a me. Così saranno felici, essi e i loro discendenti. 40Concluderò con loro un'alleanza eterna. Sulla base di questa alleanza, io sarò sempre vicino a loro per fare loro del bene e li convincerò ad essermi sempre fedeli con tutto il cuore e così non si allontaneranno più da me. 41Sarò veramente felice di poterli riempire di ogni bene e farò di tutto perché si stabiliscano definitivamente in questa terra.
42'Sono stato io, il Signore, a colpire il popolo di Giuda con una grande sciagura; e sarò ancora io a procurargli tutto il bene che ho promesso. 43Voi dite che questa terra è stata ridotta a un deserto, senza uomini e senza animali, abbandonata nelle mani dei Babilonesi. Invece proprio in questa terra la gente ricomincerà a comperare i campi. 44Nel territorio di Beniamino, nei dintorni di Gerusalemme, nelle città di Giuda, nelle città della montagna, in quelle della regione della Sefela e in quelle del Negheb, dovunque la gente potrà acquistare campi. Avranno denaro per comprarli, faranno contratti regolari, sigillati davanti a testimoni, perché io cambierò la loro sorte. Lo prometto io, il Signore'.

Farò risplendere sulla Mia Vigna regale il Mio Sole di Giustizia, che farà maturare perfino l’ultimo grappolo, perfino l’ultimo chicco. I Tempi sono compiuti.


La Mia Santa Vigna

Gesù: “Il Dono di Dio consiste nel donare tutto e nel donare Sé Stesso poiché, se tu non hai donato tutto, non hai donato nulla. Io ho formato degli Apostoli che portassero la Buona Novella del Regno di Dio fra gli Uomini. Ho dato doni a chiunque desiderava servirMi. La Mia Vigna si riempie ogni giorno di nuovi Operai che hanno ognuno una differente responsabilità. Tuttavia siete legati gli uni agli altri dalla Mia Vita che é in voi. Figlioli, rallegratevi: il Padrone della Vigna é tra voi e oggi guida i vostri passi verso il lavoro più urgente, più importante da portare a termine.

Io non posso servirMi di coloro che sono ancora lontani, ed ho bisogno di tutte le vostre mani, di tutta la vostra intelligenza per donare, sempre di più, frutti alla Mia Vigna santa. Desidero ottenere un raccolto abbondante. Sapete già che gli Operai dell’ultima ora saranno pagati come voi: gioite per loro. Bisogna dir loro che ognuno é amato dal Padrone con uguale Amore e che il Padrone vuole unirvi tutti nella Sua immensa Vigna, dove il lavoro abbonda.

 Bisogna preparare il terreno, smuoverlo da cima a fondo per arieggiare tutte le radici; ben presto, con incredibile rapidità, tutto germoglierà, subito si riempirà di frutti. Io anticiperò la stagione. Farò risplendere sulla Mia Vigna regale il Mio Sole di Giustizia, che farà maturare perfino l’ultimo grappolo, perfino l’ultimo chicco. I Tempi sono compiuti.

Il Padrone della Vigna é tra voi. Egli ha preparato il falcetto e la cesta é appesa al Suo Cuore divino. Egli raccoglierà i grappoli e li getterà nel torchio: il vino nuovo sarà abbondante e avrà il profumo della Nuova Terra. GESÙ é già in questo Tempo Nuovo. Egli guarda con Amore gli Operai, con le mani piene di frutti, che presto si siederanno al Banchetto dell’Agnello. Venite, benedetti del Padre Mio! Io vi ho riservato il posto migliore. Vi nutrirò con la Mia Carne e berremo il Vino Nuovo nella medesima coppa.

“J.N.S.R.”  2 aprile 1995


1962 Rivoluzione nella Chiesa



cronaca dell’occupazione neomodernista della Chiesa Cattolica


L’INIZIO DELLA CRISI


L’intervento di San Pio X
Non occorreva, dunque, molta fantasia per immaginare le conseguenze della penetrazione di queste idee tra il clero e il laicato. Mosso da profonda preoccupazione, il Sommo Pontefice San Pio X, nella sua Allocuzione al Concistoro dei Cardinali del 15 aprile 1907, denunciava così, senza mezzi termini, il pericolo mortale che la Chiesa stava correndo:

“Non temeva la Chiesa quando gli editti dei Cesari intimavano ai primi cristiani di abbandonare il culto a Gesù Cristo o di morire.
Ma la guerra tremenda, che le trae dagli occhi amarissime lacrime è quella che deriva dall’aberrazione delle menti, per le quali si disconoscono le sue dottrine e si ripete nel mondo il grido di rivolta, per cui furono cacciati i ribelli dal Cielo.
E ribelli, purtroppo, sono quelli che professano e diffondono sot-to forme subdole gli errori mostruosi sull’evoluzione del dogma, sul ritorno al Vangelo puro, vale a dire sfrondato, come essi dicono, dalle spiegazioni della Teologia, delle definizioni dei Concili, delle massime dell’ascetica; sulla emancipazione dalla Chiesa , però in modo nuovo, senza ribellarsi, per non essere tagliati fuori, ma nemmeno assoggettarsi per non mancare alle proprie convinzioni; e, finalmente, sull’adattamento ai tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere, nel predicare una carità senza fede, tenera assai per i miscredenti, la quale apre a tutti, purtroppo, la via dell’eterna rovina.
Voi vedete bene, se Noi che dobbiamo difendere con tutte le forze il deposito che ci venne af fidato, non abbiamo ragione di essere in angustie di fronte a questo attacco, che non è un’eresia, ma il compendio e il veleno di tutte le eresie, che tende a scalzare i fondamenti della fede e ad annientare il Cristianesimo.
Sì! Annientare il Cristianesimo, perché la Sacra Scrittura per questi eretici moderni non è più la fonte sicura di tutte le verità che appartengono alla fede, ma un libro comune; l’ispirazione dei Libri Santi per loro si riduce alle dottrine dogmatiche, intese però a loro modo, e per poco non si dif ferenzia dall’ispirazione poetica di Eschilo e di Omero.
Legittima interprete della Bibbia è la Chiesa, però soggetta alle regole della cosiddetta scienza critica che si impone alla Teologia e la rende schiava. Per la Tradizione della Chiesa, finalmente, tutto è relativo e soggetto a mutazioni, e quindi ridotta a niente l’autorità dei Santi Padri.

E tutto questo, e mille altri errori, li propagano in opuscoli, in riviste, in libri ascetici e perfino in romanzi, e li involgono in certi termini ambigui, in certe forme nebulose, onde avere sempre aperto uno scampo alla difesa per non incorrere in una aperta condanna e prendere però gli incauti nei loro lacci”.

sac. Andrea Mancinella