venerdì 1 maggio 2020

ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE



Del desiderio ed affezione che dobbiamo avere alla virtù e alla perfezione 


Facilita la vita religiosa. 

Questa è la differenza che si vede, fra le cose che si muovono con moti violenti, e quelle che si muovono con moti naturali: ché quelle che si muovono con moti violenti, siccome ciò procede da una certa forza ed impulso esteriore, che loro viene impresso da altri, quanto più vanno innanzi, tanto più si vanno allentando e infiacchendo nel loro moto; come quando si getta un sasso in alto: ma quando le cose si muovono con moto intrinseco e naturale, come quando il sasso va verso il suo centro, avviene il contrario; perché quanto più vanno, tanto più facilmente e celermente si muovono. Or questa è anche la differenza che corre fra quelli che fanno le cose per timore della penitenza e della riprensione, o perché sono osservati, o per altri umani riguardi, e quelli che si muovono per amore e per puro desiderio di piacere a Dio e d'acquistar la virtù. Nei primi quella cosa non dura, se non fin tanto che dura la riprensione, e fino a che sta sopra la persona che opera; e poi subito va declinando. Come riferisce S. Gregorio di quella sua zia Gordiana, che riprendendola le altre due sorelle sue, Tarsilla ed Emiliana, della leggerezza dei suoi costumi e del non procedere colla gravità conveniente all'abito religioso che portava, ella, mentre durava la riprensione, mostrava gravità nel volto e di pigliar la cosa in buona parte; ma subito, passata l'ora della riprensione e del castigo, perdeva quella finta gravità e spendeva il tempo in parole leggiere e in divertirsi in compagnia delle zitelle secolari, che stavano nel monastero (S. GREG. Hom. 38 in Evang. n. 15). Era come l'arco teso con una corda forte, che, allentandosi questa, esso anche s'allenta e ritorna al suo primo essere. Siccome quella affettata gravità non le usciva dal cuore, ma era cosa violenta, così non poteva durare. 

ALFONSO RODRIGUEZ 

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