mercoledì 2 giugno 2021

GLI EFFETTI DEL PECCATO IMPURO SULL’ANIMA

 


Secondo Pio XII, «il più grande peccato di oggi è che gli uomini hanno perduto il senso del peccato». Perduto o laicizzato: essi possono avere ancora il senso della colpa, un complesso di colpevolezza, ma non più il vero senso del peccato. Perciò bisogna ritrovare il vero senso di Dio e dell'uomo, della creatura davanti al suo Creatore; il peccato non è una semplice mancanza, una contravvenzione, un mancamento: è una ribellione a Dio stesso, è porre i beni transitori prima o al posto del Bene ultimo, che è Dio; anche la contrizione è ben altra dal semplice dispetto di aver compiuto qualcosa di irregolare. Bisogna tornare a concepire il peccato nel suo senso teologico di offesa a Dio, il che suppone una retta conoscenza della psicologia del peccatore e della sua vera responsabilità.

 

Effetti del peccato impuro sull'anima, prima che sopraggiunga la morte

Colui che pecca con piena consapevolezza e deliberato consenso contro la purezza, assecondando lo spirito di lussuria compie un atto gravemente disordinato di disaffezione nei confronti di Dio. Trattandosi di peccato mortale, l’anima subisce una netta separazione da Dio. L’affezione al peccato anestetizza, ammutolisce la voce della coscienza, la “voce di Dio” che costantemente richiama l’uomo sulla retta via e pertanto conduce verso un progressivo abbrutimento dell’anima, che si manifesta con la comparsa di comportamenti istintuali e peccaminosi. “Il peccato genera peccato”(cf Mc 4,25).

A proposito di questa "anestesia della coscienza" si legga quanto afferma S. Alfonso Maria de Liguori:

CONSIDERAZIONE XXII - DEL MAL'ABITO

Uno de' maggiori danni, che a noi cagionò il peccato di Adamo, fu la mala inclinazione al peccare. Ciò facea piangere l'Apostolo, in vedersi spinto dalla concupiscenza verso quegli stessi mali, ch'egli abborriva: «Video aliam legem in membris meis... captivantem me in lege peccati» (Rom. 7. 23). E quindi riesce a noi, infettati da questa concupiscenza, e con tanti nemici che ci spingono al male, sì difficile il giungere senza colpa alla patria beata. Or posta una tal fragilità che abbiamo, io dimando: Che direste voi d'un viandante, che dovesse passare il mare in una gran tempesta, con una barca mezza rotta, ed egli poi volesse caricarla di tal peso, che senza tempesta, e quantunque la barca fosse forte, anche basterebbe ad affondare? Che prognostico fareste della vita di costui? Or dite lo stesso d'un mal abituato che dovendo passare il mare di questa vita (mare in tempesta, dove tanti si perdono) con una barca debole e ruinata, qual'è la nostra carne, a cui stiamo uniti, questi volesse poi aggravarla di peccati abituati. Costui è molto difficile che si salvi, perché il mal'abito accieca la mente, indurisce il cuore, e con ciò facilmente lo rende ostinato sino alla morte.

Per prima il mal'abito «accieca». E perché mai i santi sempre cercano lume a Dio, e tremano di diventare i peggiori peccatori del mondo? perché sanno che se in un punto perdon la luce, possono commettere qualunque scelleragine. Come mai tanti cristiani ostinatamente han voluto vivere in peccato, sino che finalmente si son dannati? «Excaecavit eos malitia eorum» (Sap. 2. 21). Il peccato ha tolto loro la vista, e così si son perduti. Ogni peccato porta seco la cecità; accrescendosi i peccati, si accresce l'accecazione. Dio è la nostra luce; quanto più dunque l'anima si allontana da Dio, tanto resta più cieca. «Ossa eius implebuntur vitiis» (Iob. 20. 11). Siccome in un vaso, ch'è pieno di terra, non può entrarvi la luce del sole, così in un cuore pieno di vizi non può entrarvi la luce divina.

E perciò si vede poi che certi peccatori rilasciati perdono il lume, e vanno di peccato in peccato, e neppure pensano più ad emendarsi. «In circuitu impii ambulant» (Psal. 11.9). Caduti i miseri in quella fossa oscura, non sanno far altro che peccati, non parlano che di peccati, non pensano se non a peccare, e quasi non conoscono più che sia male il peccato. «Ipsa consuetudo mali (dice S. Agostino) non sinit peccatores videre malum, quod faciunt». Sicché vivono come non credessero più esservi Dio, paradiso, inferno, eternità.

Ed ecco, che quel peccato che prima faceva orrore, col mal'abito non fa più orrore. «Pone illos, ut rotam et sicut stipulam ante faciem venti» (Psal. 82. 14). Vedete, dice S. Gregorio, con che facilità una pagliuccia è mossa da ogni vento anche leggiero; così vedrete ancora taluno che prima (avanti che cadesse) resisteva almeno per qualche tempo, e combatteva colla tentazione; fatto poi il mal'abito, subito cade ad ogni tentazione, ad ogni occasione che gli vien di peccare. E perché? perché il mal'abito gli ha tolta la luce. Dice S. Anselmo9 che 'l demonio fa con certi peccatori, come fa taluno che tiene qualche uccello ligato col filo, lo lascia volare, ma quando vuole torna a farlo cadere a terra; tali sono (come dice il santo) i mal abituati: «Pravo usu irretiti ab hoste tenentur, volantes in eadem vitia deiiciuntur» (Ap. Edinor. in Vita lib. 2). Taluni, aggiunge S. Bernardino da Siena (tom. 4. Serm. 15), seguiranno a peccare anche senz'occasione. Dice il santo che i mal abituati si fan simili a' molini a vento, i quali «rotantur omni vento», girano ad ogni aura di vento; e di più voltano, ancorché non vi stesse grano da macinare, e benché il padrone non volesse che voltino. Vedrai un abituato che senz'occasione va facendo mali pensieri, senza gusto, e quasi non volendo, tirato a forza dal mal'abito. S. Gio. Grisostomo: «Dura res est consuetudo, quae nonnunquam nolentes committere cogit illicita». Sì, perché (come dice S. Agostino) il mal'abito diventa poi una certa necessità: «Dum consuetudini non resistitur, facta est necessitas». E come aggiunge S. Bernardino, «usus vertitur in naturam»; ond'è che siccome all'uomo è necessario il respirare, così a' mal abituati, fatti schiavi del peccato, par che si renda necessario il peccare. Ho detto «schiavi»; vi sono i servi, che servono a forza colla paga; gli schiavi poi servono a forza senza paga; a questo giungono alcuni miserabili, giungono a peccare senza gusto.

«Impius, cum in profundum venerit, contemnit» (Prov. 18. 3). Ciò lo spiega il Grisostomo appunto del mal abituato, il quale posto in quella fossa di tenebre, disprezza correzioni, prediche, censure, inferno, Dio, disprezza tutto, diventa il misero quale avoltoio, che per non lasciare il cadavere, su di quello più presto si contenta di farsi uccidere da' cacciatori. Narra il P. Recupito che un condannato a morte mentre andava alla forca, alzò gli occhi, vide una giovane, ed acconsentì ad un mal pensiero. Narra ancora il P. Gisolfo che un bestemmiatore, anche condannato a morte, mentre fu buttato dalla scala proruppe in una bestemmia. Giunge a dire S. Bernardo che per li mal'abituati non serve più a pregare, ma bisogna piangerli per dannati. Ma come vogliono uscire dal loro precipizio, se non ci vedono più? ci vuole un miracolo della grazia. Apriranno gli occhi i miserabili nell'inferno, quando non servirà più l'aprirli, se non per piangere più amaramente la loro pazzia.

 

In oltre il mal'abito indurisce. «Cor durum efficit consuetudo peccandi», Cornelio a Lapide. E Dio giustamente il permette in pena delle resistenze fatte alle sue chiamate. Dice l'Apostolo che 'l Signore «cuius vult miseretur, et quem vult indurat» (Rom. 9. 18). Spiega S. Agostino: «Obduratio Dei est nolle misereri». Non è già che Iddio indurisce il mal abituato, ma gli sottrae la grazia, in pena dell'ingratitudine usata alle sue grazie; e così il di lui cuore resta duro e fatto come di pietra. «Cor eius indurabitur tanquam lapis, et stringetur quasi malleatoris incus» (Iob. 41. 15). Quindi avverrà che dove gli altri s'inteneriscono e piangono in sentir predicar il rigore del divino giudizio, le pene de' dannati, la passione di Gesu-Cristo, il mal abituato niente ne resterà commosso; ne parlerà e sentirà parlare con indifferenza, come fossero cose che a lui non appartenessero; e a tali colpi egli diventerà più duro. «Et stringetur quasi malleatoris incus».

Anche le morti improvvise, i tremuoti, i tuoni, i fulmini più non lo spaventeranno: prima che svegliarlo e farlo ravvedere, più presto gli concilieranno quel sonno di morte, in cui dorme perduto. «Ab increpatione tua, Deus Iacob, dormitaverunt» (Ps. 75. 7). Il mal'abito a poco a poco fa perdere anche il rimorso della coscienza. Al mal abituato i peccati più enormi gli sembrano niente. S. Agostino: «Peccata quanvis horrenda, cum in consuetudinem veniunt, parva, aut nulla esse videntur». Il far male porta seco naturalmente un certo rossore, ma dice S. Girolamo che i mal abituati perdono anche il rossore peccando: «Qui ne pudorem quidem habent in delictis». S. Pietro paragona il mal abituato al porco, che si rivolta nel letame: «Sus lota in volutabro luti» (2. Petr. 2. 22). Siccome il porco, rivoltandosi nel loto, non ne sente egli il fetore; così accade al mal abituato: quel fetore che si fa sentire da tutti gli altri, egli solo non lo sente. E posto che il loto gli ha tolta anche la vista, che meraviglia, è, dice S. Bernardino, che non si ravveda, neppure mentre Dio lo flagella? «Populus immergit se in peccatis, sicut sus in volutabro luti; quid mirum si Dei flagellantis futura iudicia non cognoscit?» (S. Bern. Sen. p. 2. pag. 182). Onde avviene che in vece di rattristarsi de' suoi peccati, se ne rallegra, se ne ride e se ne vanta. «Laetantur, cum malefecerint» (Prov. 2. 14). «Quasi per risum stultus operatur scelus» (Prov. 10. 23). Che segni sono questi di tal diabolica durezza? Dice S. Tommaso di Villanova, sono segni tutti di dannazione: «Induratio, damnationis indicium». Fratello mio, trema che non ti avvenga lo stesso. Se mai hai qualche mal'abito, procura d'uscirne presto, ora che Dio ti chiama. E mentre ti morde la coscienza, sta allegramente perché è segno che Dio non t'ha abbandonato ancora. Ma emendati, ed esci presto; perché se no, la piaga si farà cancrena, e sarai perduto.

Perduta che sarà la luce, e indurito che sarà il cuore, moralmente ne nascerà che 'l peccatore faccia mal fine, e muoia ostinato nel suo peccato. «Cor durum habebit male in novissimo» (Eccli. 3. 27). I giusti sieguono a camminare per la via dritta. «Rectus callis iusti ad ambulandum» (Is. 26. 7). All'incontro i mal abituati van sempre in giro. «In circuitu impii ambulant» (Ps. 11. 9). Lasciano il peccato per un poco, e poi vi tornano. A costoro S. Bernardo annunzia la dannazione: «Vae homini qui sequitur hunc circuitum» (Serm. 12. Sup. Psal. 90). Ma dirà quel tale: Io voglio emendarmi prima della morte. Ma qui sta la diffìcoltà, che un mal abituato si emendi, ancorché giunga alla vecchiaia; dice lo Spirito Santo: «Adolescens iuxta viam suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea» (Prov. 22. 6). La ragione si è, come ci dice S. Tommaso da Villanova (Conc. 4. Dom. Quadr. 4), perché la nostra forza è molto debole. «Et erit fortitudo nostra ut favilla stupae» (Is. 1. 31). Dal che ne nasce, secondo dice il santo che l'anima priva della grazia non può stare senza nuovi peccati: «Quo fit, ut anima a gratia destituta diu evadere ulteriora peccata non possit». Ma oltre ciò, che pazzia sarebbe di taluno, se volesse giuocare e perdere volontariamente tutto il suo, sperando di rifarsi all'ultima partita? Questa è la pazzia di chi siegue a vivere tra' peccati, e spera poi nell'ultimo giorno della vita di rimediare al tutto. Può l'Etiope, o il pardo mutare il color della sua pelle? e come potrà far buona vita, chi ha fatto un lungo abito al male? «Si mutare potest Aethiops pellem suam, aut pardus varietates suas, et vos poteritis benefacere, cum didiceritis malum» (Ier. 13. 23). Quindi avviene che il male abituato in fine si abbandona alla disperazione, e così finisce la vita. «Qui vero mentis est durae, corruet in malum» (Prov. 28. 14).

S. Gregorio su quel passo di Giobbe: «Concidit me vulnere super vulnus, irruit in me quasi gigas» (Iob. 16. 15): dice il santo così: Se taluno è assalito dal nemico, alla prima ferita che riceve resta forse anche abile a difendersi; ma quante più ferite riceve, tanto più perde le forze, sino che finalmente resta ucciso. Così fa il peccato; alla prima, alla seconda volta resta qualche forza al peccatore (s'intende sempre per mezzo della grazia che gli assiste), ma se poi egli seguita a peccare, il peccato si fa gigante, «irruit quasi gigas». All'incontro il peccatore, trovandosi più debole e con tante ferite, come potrà evitare la morte? Il peccato, al dire di Geremia, è come una gran pietra, che opprime l'anima: «Et posuerunt lapidem super me» (Thren. 3. 53). Or dice S. Bernardo esser sì difficile il risorgere ad un mal abituato, quando è difficile ad uno che sia caduto sotto un gran sasso, e che non ha forza di rimuoverlo per liberarsene: «Difficile surgit, quem moles malae consuetudinis premit».

Dunque, dirà quel mal abituato, io son disperato? No, non sei disperato, se vuoi rimediare. Ma ben dice un autore che ne' mali gravissimi vi bisognano gravissimi rimedi: «Praestat in magnis morbis a magnis auxiliis initium medendi sumere» (Cardin. Meth. cap. 16). Se ad un infermo che sta in pericolo di morte e non vuol prender rimedi, perché non sa la gravezza del suo male, gli dicesse il medico: Amico, sei morto, se non prendi la tal medicina. Che risponderebbe l'infermo? Eccomi, direbbe, pronto a prender tutto; si tratta di vita. Cristiano mio, lo stesso dico a te, se sei abituato in qualche peccato: stai male, e sei di quell'infermi, che «raro sanantur» (come dice S. Tommaso da Villanova); stai vicino a dannarti. Se non però vuoi guarirti, vi è il rimedio; ma non hai d'aspettare un miracolo della grazia; hai da farti forza dal canto tuo a toglier le occasioni, a fuggire i mali compagni, a resistere con raccomandarti a Dio, quando sei tentato; hai da prendere i mezzi, con confessarti spesso, leggere ogni giorno un libretto spirituale, prendere la divozione a Maria SS., pregandola continuamente che t'impetri forza di non ricadere. Hai da farti forza, altrimenti ti coglierà la minaccia del Signore contro gli ostinati: «In peccato vestro moriemini» (Io. 8. 21). E se non rimedi, or che Dio ti dà questa luce, difficilmente potrai rimediare appresso. Senti Dio che ti chiama: «Lazare, exi foras». Povero peccatore già morto, esci da questa oscura fossa della tua mala vita. Presto rispondi; e datti a Dio; e trema che questa non sia l'ultima chiamata per te.

GLI EFFETTI DEL PECCATO IMPURO SULL’ANIMA

Come dice San Tommaso d’Aquino della Summa Theologica “ Niente impedisce che l'effetto di un peccato sia causa di un altro. Infatti dal momento che l'anima viene disordinata da un peccato, più facilmente è inclinata a peccare”.

Quando un’anima commette un peccato si dice che questa viene macchiata. Cos’è questa macchia?

Dice San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica, Questione 86:

[…]In senso proprio si parla di macchia per le cose materiali, quando un corpo nitido, p. es., l'oro, l'argento, o una veste, perde la sua lucentezza a contatto con altri corpi. Perciò nelle cose spirituali se ne deve parlare per analogia a codesta macchia. Ora, l'anima umana può avere due tipi di lucentezza: l'una dovuta allo splendore della luce naturale della ragione, che la dirige nei suoi atti; l'altra dovuta allo splendore della luce divina, cioè della sapienza e della grazia, che porta l'uomo a compiere il bene dovuto. Ma quando l'anima aderisce con l'amore a una cosa, si ha come un contatto di essa. E quando pecca aderisce a qualche cosa che è contraria alla luce della ragione e della legge divina, com'è evidente da quanto sopra abbiamo detto. Ebbene, codesta perdita di luminosità metaforicamente è chiamata macchia dell'anima.


SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:

1. L'anima non viene macchiata dalle cose inferiori per la virtù di esse, come se queste agissero su di essa: al contrario è l'anima che col suo agire si sporca, aderendo ad esse disordinatamente, contro la luce della ragione e della legge divina.
2. L'atto intellettivo si compie con la presenza delle cose intelligibili nell'intelletto; perciò l'intelletto non può esserne macchiato, ma piuttosto ne riceve un perfezionamento. Invece l'atto della volontà consiste in un moto verso le cose, cosicché l'amore unisce l'anima alla cosa amata. Per questo l'anima si macchia quando vi aderisce disordinatamente, secondo il detto di Osea: "Diventarono abominevoli come le cose che amarono".
3. La macchia non è qualche cosa di positivo nell'anima, e non indica una semplice privazione: indica invece una privazione della lucentezza dell'anima in rapporto alla sua causa, cioè al peccato. Perciò peccati diversi arrecano macchie diverse. Avviene qualche cosa di simile con l'ombra, privazione della luce dovuta all'interposizione di un corpo: secondo la diversità dei corpi le ombre cambiano. […]

la macchia rimane nell’anima anche dopo l’attaccamento

[…] RISPONDO: La macchia del peccato resta nell'anima anche dopo l'atto peccaminoso. E la ragione si è che la macchia importa, come si è visto, un difetto di luminosità dovuto a un rifiuto di fronte alla luce della ragione, o della legge divina. Perciò finché uno rimane estraneo a codesta luce, resta in lui la macchia del peccato: questa scompare soltanto col ritorno della luce di Dio e della ragione, mediante la grazia. Infatti, pur cessando l'atto del peccato, col quale si era allontanato dalla luce della ragione e della legge divina, l'uomo non torna immediatamente al punto in cui era; ma si richiede un moto della volontà contrario al precedente. Se uno, p. es., si allontana da una persona con una camminata, non si ritrova subito vicino a lei appena smette di camminare, ma deve riavvicinarsi tornando con un moto contrario.[...]

Il peccato è una terribile forza disgregatrice, che provoca lentamente ed inesorabilmente la rovina dell'anima. E' più che evidente la differenza tra una persona che ha costruito la propria anima, attraverso decisioni e azioni, nella propria libertà, seguendo un percorso tracciato nel bene, e un'altra persona che con decisioni e azioni malvage, si è costruita nel male, acconsentendo al male, piuttosto che combatterlo. In sintesi: tra bontà e perversione la differenza è abissale! Il potere del peccato abbrutisce l'umanità, degradandola attraverso una via discendente, che ci avvicina all'animalità, privando per gradi dell'autentica dignità originaria: lo spirito si asservisce alla carne, che prende il sopravvento senza alcun controllo. La via discendente, la via del piacere, la via della carne, è quella che conduce a Satana. Questo è il percorso nel quale la coscienza individuale perde la sua sensibilità, dove è sempre più difficile distinguere tra il bene e il male: progressivamente l'anima muore, nel senso che cade totalmente immersa nelle tenebre del nulla; si vive solo per soddisfare l'istinto e l'egoismo. In questo processo, ha la sua genesi il peccato mortale: totale separazione da Dio, anticipazione della sofferenza eterna.

Se non interviene la Grazia di Dio, se l’anima non ritorna a Dio, convertendo il proprio cuore cambiando radicalmente strada, da un cammino discendente verso un cammino ascendente, l’anima in stato di peccato mortale continuerà a vivere nella separazione da Dio per tutta l’eternità!


Effetti del peccato impuro sull'anima, in seguito alla morte

Come abbiamo precedentemente accennato, l’anima che fino alla fine della propria vita terrena rimane tenacemente legata alla propria situazione di peccato mortale, morendo impenitente sarà necessariamente destinata all’inferno.

Qualcuno, evidentemente poco addentrato nella s. teologia potrà ritenere eccessive queste parole sui castighi che Dio infligge.
Per queste persone aggiungo il seguente testo di Paolo VI , Papa, tratto dalla “Indulgentiarum doctrina”al n. 2

“ È dottrina divinamente rivelata che i peccati comportino pene inflitte dalla santità e giustizia di Dio, da scontarsi sia in questa terra, con i dolori, le miserie e le calamità di questa vita e soprattutto con la morte, sia nell’aldilà anche con il fuoco e i tormenti o con le pene purificatrici. Perciò i fedeli furono sempre persuasi che la via del male offre a chi la intraprende molti ostacoli, amarezze e danni. Le quali pene sono imposte secondo giustizia e misericordia da Dio per la purificazione delle anime, per la difesa della santità dell’ordine morale e per ristabilire la gloria di Dio nella sua piena maestà. Ogni peccato, infatti, causa una perturbazione nell’ordine universale, che Dio ha disposto nella sua ineffabile sapienza ed infinita carità, e la distruzione di beni immensi sia nei confronti dello stesso peccatore che nei confronti della comunità umana. Il peccato, poi, è apparso sempre alla coscienza di ogni cristiano non soltanto come trasgressione della legge divina, ma anche, sebbene non sempre in maniera diretta ed aperta, come disprezzo e misconoscenza dell’amicizia personale tra Dio e l’uomo. Così come è pure apparso vera ed inestimabile offesa di Dio, anzi ingrata ripulsa dell’amore di Dio offerto agli uomini in Cristo, che ha chiamato amici e non servi i suoi discepoli.”

Come dice la Scrittura: non c'è pace per gli empi!! Chi pecca non avrà mai la vera pace, perché la pace viene dalla carità, è dono di Dio e non si potrà mai trovare in chi è contro Dio!

Dunque siamo nell’alveo della vera teologia cattolica si noti la distinzione che il Papa fa tra le pene del fuoco e i tormenti che dicono la pena, e dunque la punizione, che è propria dell’inferno, ed è eterna, e le pene purificatrici, che sono proprie del Purgatorio, e che sono limitate nel tempo.
Questa falsa cultura di cui dicevo tende precisamente a nascondere la reale gravità morale della lussuria e la pena terribile che ad essa segue, presentando il peccato che è un grave male come un grande bene. Di questi tali, paladini dell’inganno e del male, Dio, per bocca del profeta Isaia, afferma “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.” (Isaia 5:20)


Circa il merito di una pena eterna per chi muore in condizione di peccato mortale, afferma San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica, Questione 87:

[…]un peccato merita una punizione in quanto sconvolge un dato ordine. E finché rimane la causa, rimane anche l'effetto. Quindi finché dura il sovvertimento dell'ordine, deve rimanere l'obbligazione alla pena. Ora, uno può sconvolgere l'ordine in modo riparabile, o in modo irreparabile. Ebbene, irreparabile è la mancanza che ne elimina il principio stesso: invece se ne salva il principio, in virtù di esso le deficenze si possono riparare. Se si corrompe, p. es., il principio visivo, la vista non è più ricuperabile, se non per virtù divina: se invece la vista soffre delle difficoltà, ma ne è salvo il principio, è ancora riparabile per la natura o per l'arte. Ma ogni ordine ha un principio in rapporto al quale le altre cose ne divengono partecipi. Se quindi il peccato distrugge il principio dell'ordine, col quale la volontà umana è sottomessa a Dio, si avrà un disordine di per sé irreparabile, sebbene possa essere riparato dalla virtù di Dio. Ora, il principio di quest'ordine è il fine ultimo, al quale l'uomo aderisce con la carità. Perciò tutti i peccati che ci distaccano da Dio, col distruggere la carità, di per sé importano un'obbligazione alla pena eterna.
[…]
come insegna S. Gregorio, è giusto che sia punito nell'eternità di Dio, chi osò peccare contro Dio nell'eternità del proprio essere. E si dice che uno ha peccato nell'eternità del proprio essere, non solo per la continuità dell'atto peccaminoso durante tutta la sua vita: ma perché costituendo il proprio fine nel peccato, mostra la volontà di voler peccare eternamente. Perciò S. Gregorio afferma, che "gli iniqui avrebbero voluto vivere senza fine, per poter rimanere senza fine nel peccato".


Molti moriranno

 


1 giugno 2021

   Figli miei, la morte verrà in molti modi nel tempo in cui state entrando ora.

   Molti moriranno per le piaghe che inizieranno, mentre una dopo l'altra devasteranno la terra. Molti moriranno per l'inizio delle guerre, e molti di più quando le guerre continueranno. L'umanità si stancherà delle guerre, ma non smetterà di combattere. Alla fine verrà una guerra che porrà fine a tutte le altre guerre. Allora non ci sarà nessun vincitore. Ma il Mio popolo non vedrà l'ultima grande guerra, perché sarete tutti qui con Me.

   Molti moriranno nella carestia che coprirà il mondo, ma il Mio popolo che Mi conosce veramente non morirà di carestia, perché Io lo nutrirò dalla Mia stessa mano.

   Nel tempo in cui stai entrando, molti periranno per mano loro, poiché la disperazione li sorprenderà. Il dolore sarà troppo grande da sopportare per molti, quando coloro che hanno a cuore saranno presi, e quando saranno testimoni di orrori e distruzioni che non avrebbero mai pensato di vedere.

   Tenetevi stretti alla vostra fede, figlioli, perché il tempo in cui state entrando vi sembrerà davvero senza speranza, ma non vi affliggete come coloro che non hanno speranza, perché state tornando a casa da Me.

Glynda

PIANIFICAZIONE FAMILIARE NATURALE, L'ATTO SESSUALE CONIUGALE E LA PROCREAZIONE

 


LA LEGGE NATURALE E I PAPI E I PADRI DELLA CHIESA CONDANNANO INFALLIBILMENTE E UNANIMEMENTE TUTTI I CONIUGI CHE NON GIUSTIFICANO I LORO ATTI SESSUALI CON IL MOTIVO DELLA PROCREAZIONE, O CHE PRATICANO IL CONTROLLO DELLE NASCITE, O CHE NON INTENDONO GENERARE FIGLI QUANDO SI SPOSANO E DESIDERANO AVERE RAPPORTI SESSUALI

Ci sono tre ragioni principali per cui la PFN, così come tutti gli altri atti contraccettivi, sia nei fatti che nel pensiero, sono mortalmente peccaminosi secondo l'insegnamento della Legge Naturale, la Sacra Bibbia, la Tradizione Apostolica, così come tutti i Papi, Padri e Santi della Chiesa. Il primo è che i coniugi devono sempre scusare l'atto sessuale con il motivo dei figli. La seconda ragione è che i Santi Padri, i Papi e i Santi della Chiesa Cattolica condannano unanimemente tutte le forme di controllo delle nascite e di contraccezione (sia nei fatti che nel pensiero) come intrinsecamente cattive e mortalmente peccaminose. In terzo luogo, dobbiamo anche conoscere la verità che le persone che scelgono di sposarsi (e che desiderano avere rapporti sessuali) devono anche desiderare di generare ed educare figli per la gloria e l'onore di Dio.

Poiché i Padri della Chiesa insegnano all'unanimità queste tre dottrine (come vedremo) riguardanti il matrimonio e l'atto coniugale, ciò significa che queste dottrine sono infallibili secondo i concili di Trento e Vaticano I. Una dottrina di fede o morale che è insegnata dal "consenso unanime dei Padri" fa parte del Magistero solenne della Chiesa. La Chiesa cattolica insegna infallibilmente che tutte le dottrine bibliche che sono state tenute dal consenso unanime dei Padri della Chiesa sono vere e quindi vincola tutti i cattolici a crederle anche.

Papa Pio IX, Concilio Vaticano I, Sessione 2, 6 gennaio 1870, ex cathedra: "Io, Pio, vescovo della Chiesa Cattolica, con ferma fede... accetto la Sacra Scrittura secondo quel senso che la Santa madre Chiesa ha tenuto e tiene, poiché è suo diritto giudicare del vero senso e interpretazione delle Sacre Scritture; né mai le riceverò e interpreterò se non secondo il consenso unanime dei Padri."

Il Concilio di Trento nel XVI secolo fu il primo a definire infallibilmente che un consenso può effettivamente rendere una dottrina parte del Magistero Solenne della Chiesa. E fu il primo a definire infallibilmente che l'unico tipo di consenso che può farlo è il consenso unanime dei Padri della Chiesa.

Papa Paolo III, Concilio di Trento, Sessione 4, AD 1546, ex cathedra: "Inoltre, al fine di frenare gli spiriti petulanti, esso decreta che nessuno, confidando nella propria abilità, in materia di fede e di morale per l'edificazione della dottrina cristiana, strappando la sacra Scrittura ai propri sensi, presuma di interpretare la detta sacra Scrittura contrariamente a quel senso che la santa madre Chiesa, cui spetta di giudicare il vero senso e l'interpretazione delle sacre Scritture, ha ritenuto e ritiene; o anche contro il consenso unanime dei Padri, anche se tali interpretazioni non sono mai state pubblicate. I contravventori [cioè coloro che si oppongono o contraddicono ciò] saranno resi noti dai loro Ordinari, e saranno puniti con le pene stabilite dalla legge".

Come vedremo, il consenso unanime dei Padri, e quindi del Magistero solenne, condanna l'intento contraccettivo e quindi qualsiasi metodo usato per attuare tale intento (il che include i nuovi metodi che la scienza moderna ha inventato, come la PFN, le schiume e le pillole anticoncezionali).

Tutti i padri e i santi insegnano che il peccato di contraccezione è commesso nel pensiero (intenzione) così come nei fatti. Sant'Agostino lo riassume bene: "Suppongo, quindi, che anche se non stai mentendo [con tua moglie] per il bene di procreare la prole, non stai per la lussuria ostacolando la loro procreazione con una preghiera cattiva o un'azione cattiva ..." (Sant'Agostino, Sul matrimonio e la concupiscenza 1:15:17, A.D. 419)

L'intenzione, il piano, l'azione, il desiderio o la preghiera (pensiero o desiderio) che il concepimento non avvenga durante le relazioni coniugali è quando e dove si commette per la prima volta il peccato mortale di contraccezione, anche se non si usa alcun metodo contraccettivo, perché "i pensieri malvagi sono un abominio per il Signore." (Proverbi 15:26) I coniugi che hanno rapporti coniugali devono sempre desiderare di generare figli (e non possono essere contrari nella loro volontà, pensieri o azioni), anche se per qualche motivo è umanamente impossibile generare figli. Questo è l'insegnamento unanime dei Padri e dei Santi.

LA PIA PRATICA DELLA GRANDE PROMESSA TUTTI IN PARADISO

 


IL CULTO DEL SACRO CUORE DI GESÙ 

Il culto del Sacro Cuore di Gesù è antico quanto la Chiesa, anzi quanto l'umanità. Fin dal giorno nel quale Dio nel paradiso terrestre promise all'uomo caduto redenzione per opera di un gran, Nato di Donna, di un Emmanuele, ossia Dio umanato, di un uomo di dolori, che avrebbe preso sulle proprie spalle innocenti tutti i nostri peccati e avrebbe soddisfatto per tutti col suo Sangue, l'umanità credente adorò il Cuore del Verbo umanato, simbolo ed istrumento nobilissimo del suo amore.  

[10] La prima a sentire i palpiti di questo Cuore adorabile fu la Vergine Madre nella nuda e squallida grotta di Betlemme, quando adorò Colui al quale ella aveva dato la vita secondo la carne; e li sentirono questi palpiti Giuseppe, i pastori ed i magi, Simeone ed Anna nel tempio e molti di coloro, che ebbero la bella sorte di conoscere Gesù nella sua vita mortale; li sentì in modo speciale San Giovanni Evangelista, che posò il capo sul petto adorabile del Verbo Incarnato.  

San Giovanni fu il primo a scrivere divinamente del Sacro Cuore di Gesù, che egli vide attraverso la ferita del Sacratissimo Costato. I suoi scritti tendono a farci conoscere sempre meglio il Cuore di Gesù, nel quale è la sintesi di tutti i misteri del cristianesimo; misteri di carità, che procedono dal cuore 1 .  

I Padri della Chiesa e gli scrittori sacri facevano a gara per parlare dell'amore di Gesù e dei tesori di grazie che a noi sgorgano dal suo Cuore trafitto. Sant'Agostino, commentando la narrazione di San Giovanni del soldato che trafisse il costato del Crocifisso, scrive: «Intenzionalmente e ben a [11] proposito l'evangelista ha usato quest'espressione e non ha detto: il costato fu colpito, ovvero fu ferito, ma fu aperto, per farci comprendere, che allora si aprì questa porta da cui si diffusero nel mondo le grazie dei sacramenti, senza dei quali non si giunge a quella vita che è la vera vita. Il sangue che versa la ferita del Salvatore è quello che ci ottiene la remissione dei nostri peccati; l'acqua che vi si mischia è la bevanda salutare che rinfresca le anime. Qui è, in una parola, la sorgente che ci purifica e ci disseta» 2 .  

La dottrina di Sant'Agostino è, che dalla ferita del Cuore di Gesù è nata la Chiesa, promanano i sacramenti, vengono alle anime tutti i conforti e tutte le grazie, e che il Cuore di Gesù deve essere l'asilo e il conforto di quanti hanno bisogno di consolazione, di forza e di perdono.  

Belle le pagine di S. Anselmo, S. Bernardo, S. Bonaventura, S. Tommaso d'Aquino, e di altri grandi teologi e mistici del Medioevo, che parlano dell'amore di Gesù e cantano le glorie del suo Cuore divino. Celebre una rivelazione fatta da San Giovanni Evangelista alla più grande mistica del Medioevo, [12] Santa Geltrude la Grande, monaca cistercense del Monastero di Helfta presso Eisleben (1256-1302), illustre per santità di vita ed abbondanza di grazie spirituali e di visioni celesti.  

La Santa si lamentò un giorno con San Giovanni perché egli non aveva parlato a nostro ammonimento dei palpiti amorosi del Cuore di Gesù. Cui l'apostolo dell'amore: «La mia missione era di dire alla Chiesa nascente, parlando del Verbo increato di Dio Padre, una sola parola, che fosse bastata fino alla fine del mondo a nutrire l'intelletto di tutta l'umanità, benché nessuno possa arrivare mai a comprenderla a pieno. Ciò che di dolcezza e di soavità celano queste pulsazioni (del Cuore adorabile di Gesù) la Provvidenza si è riservata di manifestarlo nei tempi moderni, per rianimare la fiamma della carità, ridotta ben poco nel mondo invecchiato e languente» 3 .  

Il giansenismo - la più perniciosa tra le eresie perché voleva spegnere la fiamma dell'amore di Dio - menava stragi in Francia e nell'Europa, allontanava molte anime da Dio, da Gesù, dal Tabernacolo, e dalla Comunione, e insegnava, sotto il manto di una falsa, untuosa pietà, l'indifferenza religiosa, [13] quando il Signore volle mantenere la promessa fatta dal suo discepolo prediletto alla grande Geltrude, è venne ad accendere nel mondo la fiamma della carità, manifestando le indicibili ricchezze del suo Cuore, fornace ardentissima di divino amore.  

Il Signore si serve generalmente nelle sue maggiori manifestazioni di istrumenti non idonei secondo il mondo e la carne, per dimostrare che l'opera grande che Egli vuol compiere e gli effetti sorprendenti che vuole ottenere sono suoi e non dovuti all'istrumento. Da questi strumenti egli non chiede nessuna di quelle doti che il mondo chiede per fare opere grandi; non potenza, non ricchezza, non scienza e neppure una cospicua posizione sociale, ma li sceglie tra l'umiltà è di una vita poco appariscente, nascosta e magari disprezzata dal mondo; scelse, per la diffusione del Vangelo, dodici poveri galilei, nella maggior parte pescatori; per la fondazione del Papato, l'istituzione più meravigliosa di tutti i tempi, il pescatore Pietro, così povero di doti esteriori; per salvare la società nel Medioevo il poverello d'Assisi, e per la diffusione del culto del suo Cuore adorabile, per incendiare il mondo di amore, una povera, piccola suora visitandina, Santa Margherita Maria Alacoque.  

***

 


Vi chiedo di seguire Dio che è amore, l’unico vero e infinito amore, siate voi uniti nel Suo amore, solo cosi tutto potrà essere slegato dalle trappole infernali.

 


Trevignano Romano 1 giugno 2021

Cari figli amati dal cielo, grazie per essere qui nella preghiera e grazie per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Figli miei, vi chiedo di seguire Dio che è amore, l’unico vero e infinito amore, siate voi uniti nel Suo amore, solo cosi tutto potrà essere slegato dalle trappole infernali. Figli miei, abbiate un cuore puro e potrete entrare nel regno dei cieli, infatti Io fui affidata a Giovanni, un ragazzo dal cuore di bambino, solo lui avrebbe potuto proteggere la grazia. Figli, abbiate fede in Dio e seguite i suoi comandamenti, non lasciatevi distrarre dalle cose del mondo, ma abbiate sempre lo sguardo rivolto al cielo. Ora vi benedico nel nome della Santissima Trinità, amen.

 


CHIESA



Io sono la Chiesa. La Chiesa è stata fondata da Me e non può mai morire.


Mia amatissima figlia, lo scisma nella Chiesa Cattolica, di cui ho parlato, è iniziato. 

I Miei insegnamenti, che non sono mai cambiati dalle Mie Sacre Scritture e che si conclusero con il Libro delle Rivelazioni, sono ora messe in discussione. 

Nel corso dei secoli, ci sono state una serie di sfide, di opinioni e di valutazioni teologiche della Mia Parola Santa. 

Molti uomini eccellenti misero in discussione le indicazioni e gli insegnamenti che impartii all‟umanità. 

Alcuni dei Miei insegnamenti furono smontati, analizzati, cercate nuove interpretazioni e quindi accettati. 

Eppure tutto questo era inutile. Poiché la verità è stata data all’uomo per mezzo dei profeti che sono venuti prima di Me e poi da Me durante il Mio tempo sulla terra. 

La verità non è mai cambiata. La verità è semplice. 

Altre informazioni, non contenute nella Sacra Scrittura, sono state date come un dono al mondo attraverso anime elette, per una sola ragione. Per aiutarvi a contemplare il Mio sacrificio per l‟umanità e per mostrare e ricordare l‟amore che ho nel Mio cuore per tutti i figli di Dio. 

Tutte le divine rivelazioni date al mondo di oggi sono date per aiutarvi a prepararvi per la Vita Eterna. 

I Miei insegnamenti, onorati dalla Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, sono ormai sotto attacco nella prima delle molte sfide che si tradurrà nella divisione della Chiesa. 

Saranno introdotte nuove leggi per soddisfare le moderne opinioni in modo che si confacciano comodamente con coloro che, con orgoglio nelle loro anime, sentono la necessità di pacificare l‟umanità piuttosto che mostrare obbedienza agli insegnamenti della Chiesa. 

Io sono la Chiesa. La Chiesa è stata fondata da Me e non può mai morire. 

Molti, compresi quelli all‟interno così come all‟esterno della Chiesa, tenteranno di abbattere la sua struttura. 

Pregate affinché il Mio Santo Vicario Papa Benedetto XVI rimanga forte in mezzo all’opposizione che deve affrontare ormai. 

Questo è un tentativo deliberato da parte di quelli connessi con il Falso Profeta per creare una nuova chiesa. 

Queste abili persone vi faranno credere che sarà la stessa Chiesa, ma non potrà esserlo. 

Come può la Mia Chiesa rappresentarMi con nuove leggi e versioni distorte della verità che ho dato al mondo? 

Non può. Questa è la ragione per cui Mio Padre dirigerà la Sua Chiesa, i veri credenti fedeli, dal Cielo. 

Egli terrà le chiavi fino alla Seconda Venuta, quando la Nuova Gerusalemme, l’unica vera Chiesa Cattolica, sorgerà dalle ceneri, ricostituita da tutti i figli di Dio, da tutte le religioni e tutti i credi come una sola. 

Questo è il modo in cui è stata concepita, in unione completa e definitiva nella nuova Era di Pace sulla terra. 

Il vostro amato Gesù Cristo. 

7 Aprile 2012

martedì 1 giugno 2021

Messaggio della Madonna sulla Sfera della Redenzione

 


Avola, domenica 24 settembre 2000, ore 23:30


Madonna:
"Figlio, è giunto il momento, ti spiego il motivo delle foto miracolose che il Cielo vi permette vengono scattate durante le Mie apparizioni.
Questo è un mezzo per comunicare con una generazione accecata dal dubbio.
Molti riceveranno una seconda vista per vedere al di là del velo, mentre infuria lucifero in una battaglia spietata.
I giorni sulla vostra terra sono contati, perché la sfera della purificazione continua il suo cammino.
Per tutti coloro che resteranno vicini a Mio figlio non vi sarà nulla da temere, mentre quelli che attraverso questo crogiolo di sofferenza cadranno nell'oscurità, vi cadranno per propria colpa".

Auricchia:
"A questo punto ha avuto la visione della grossa sfera di fuoco.
L'ho vista girare molto velocemente, mentre si ingrandiva nell' avvicinarsi e gettava a distanza faville multicolori simili a fuochi d'artificio.
Mentre la sfera si avvicinava si sentiva molto, molto caldo, blocchi di roccia si sgretolavano distaccandosi dalla sfera e, cadendo in mare, io vedevo le acque innalzarsi molto in alto, le onde si gettavano sugli scogli, le acque si allargavano sulla riva coprendo una grande città, gli edifici cadevano,i relitti galleggiavano alla deriva.
Poi ho visto apparire nel cielo una parola scritta di giallo, sopra, scritta di nero la parola Africa, mentre l'indice di una grande mano scriveva:
NIENTE PACE SENZA DIO!"

Madonna:
"Io ho trascorso molti anni su questo luogo per prepararvi a questa importante tappa!
Che questo non sia un tempo di paura ma una preparazione a quel giorno glorioso nel quale Mio Figlio costruirà la Sua Casa e la rinnoverà.
Voi passerete tutti attraverso una penosa crocifissione, solo in questo modo potrete seguire Mio Figlio nel Regno prima del Suo arrivo.
Ascoltami, figlio, solamente alcuni saranno salvati dal castigo che sta per venire!
Molti saranno ritirati dal mondo prima che arrivi questo crogiolo di sofferenza.
Molti saranno scelti dal Padre per restare come martiri attendendo la venuta di Mio Figlio.
Coloro che si sono dati animo e corpo a lucifero sono accecati su ciò che li aspetta.
Si mangerà, si berrà, si celebreranno nozze, ma quando all' improvviso apparirà la sfera del fuoco la pelle si seccherà e scomparirà intorno alle ossa, come se non fosse mai esistita.
Tutti coloro che hanno disonorato il loro corpo, tempio dello Spirito Santo, lo vedranno bruciare.
Fareste meglio a nascondere agli agenti dell' inferno la vostra nudità.
Fareste meglio a dare l'esempio ai vostri figli!
Ogni genitore sarà ritenuto responsabile della distruzione dell'anima dei suoi figli. Satana ha piazzato molti agenti nella Casa di Dio, nel campo dei divertimenti, della cultura e del governo.
Essi lavorano ora per satana, quanti figli vengono nella Casa di Dio, fanno la Comunione, mentre i loro cuori sono fuori dalla legge di Dio, è un sacrilegio! E aumenta di più la Sua ira!
Un grande Avvertimento sarà inviato sul mondo; se passerà senza che l'uomo opporrà la sua revisione completa della sua condotta, che offende gravemente il Padre, il mondo sarà avvolto da una oscurità.
Molti moriranno nella grande fiamma della sfera della Redenzione, guarda il cielo com'è rosso molto brillante".

Auricchia:
"Infatti ho visto questa enorme sfera che nel centro ha un colore grigiastro, mentre il cerchio esterno è di colore rosso infuocato.
La sfera gira vorticosamente cambiando colore e quando nella sua traiettoria si avvicina al sole avviene una grande esplosione.
Tutto sembra immobile, vedo le persone sedute nelle loro case, quando tutto comincia a tremare, una fitta nebbia si diffonde nel cielo come una grande nuvola, mentre una pioggia di schegge di rocce infuocate si abbatte sulla terra.
Anche il sole sembra bruciare particelle e la sfera riappare dopo essere passata dietro il sole.
Non bisogna uscire in questa oscurità, la luna è completamente coperta, non manda luce".

Madonna:
"Figlio Mio, lo spettacolo che vedi non è di quelli che l'umanità potrà facilmente dimenticare, perché mai, dopo i giorni di Noè, una distruzione simile avrà colpito gli uomini.
Non mi stancherò mai di ripetervi che sono venuta a rivelarvi queste cose, non per riempirvi di paura, ma per farvi vedere ciò che il Padre ha preparato per il vostro castigo.
L'Avvertimento che si abbatterà sull'uomo deve essere efficace e per la Misericordia del Padre un grande spettacolo si svolgerà poi nel cielo perché tutti lo vedano!
Gli agenti dell'inferno si sforzeranno di negare la necessità di questo miracolo.
Ti dico, l'uomo di scienza ha raggiunto il vertice della conoscenza, ma non raggiungerà mai la verità!
Non rifiutate mai le parole dei numerosi figli prescelti, essi hanno ricevuto dal Padre la conoscenza per prepararvi ai giorni di combattimento e di dolore, che sono ora iniziati, i giorni di tenebre fino alla venuta di Mio Figlio.
Grazie che Mi hai ascoltato, prega, coraggio per i giorni che passi per colpa di satana, che si è impadronito dei cuori deboli di fede e di quelli che sono attaccati ai beni materiali di questo mondo. Ti benedico!"

Anche Salomone sa che ogni sapienza discende dal Signore. E per questo non solo la chiede per sé, rivela la sorgente perché tutti vi possano accedere.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 

Anch’io sono un uomo mortale uguale a tutti, discendente del primo uomo plasmato con la terra. La mia carne fu modellata nel grembo di mia madre, nello spazio di dieci mesi ho preso consistenza nel sangue, dal seme d’un uomo e dal piacere compagno del sonno. Anch’io alla nascita ho respirato l’aria comune e sono caduto sulla terra dove tutti soffrono allo stesso modo; come per tutti, il pianto fu la mia prima voce. Fui allevato in fasce e circondato di cure; nessun re ebbe un inizio di vita diverso. Una sola è l’entrata di tutti nella vita e uguale ne è l’uscita. 

Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. 

Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile. Ho gioito di tutto ciò, perché lo reca la sapienza, ma ignoravo che ella è madre di tutto questo. Ciò che senza astuzia ho imparato, senza invidia lo comunico, non nascondo le sue ricchezze. 

Ella è infatti un tesoro inesauribile per gli uomini; chi lo possiede ottiene l’amicizia con Dio, è a lui raccomandato dai frutti della sua educazione. Mi conceda Dio di parlare con intelligenza e di riflettere in modo degno dei doni ricevuti, perché egli stesso è la guida della sapienza  e dirige i sapienti. Nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa.  

Egli stesso mi ha concesso la conoscenza autentica delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza dei suoi elementi, il principio, la fine e il mezzo dei tempi, l’alternarsi dei solstizi e il susseguirsi delle stagioni, i cicli dell’anno e la posizione degli astri, la natura degli animali e l’istinto delle bestie selvatiche, la forza dei venti e i ragionamenti degli uomini, la varietà delle piante e le proprietà delle radici. Ho conosciuto tutte le cose nascoste e quelle manifeste, perché mi ha istruito la sapienza, artefice di tutte le cose. 

In lei c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, agile, penetrante, senza macchia, schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, tranquillo, che può tutto e tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri, anche i più sottili. 

La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. È effluvio della potenza di Dio, emanazione genuina della gloria dell’Onnipotente; per questo nulla di contaminato penetra in essa. È riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e immagine della sua bontà. 

Sebbene unica, può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso i secoli, passando nelle anime sante, prepara amici di Dio e profeti. Dio infatti non ama se non chi vive con la sapienza. Ella in realtà è più radiosa del sole e supera ogni costellazione, paragonata alla luce risulta più luminosa; a questa, infatti, succede la notte, ma la malvagità non prevale sulla sapienza (Sap 7,1-30).  

La sapienza si estende vigorosa da un’estremità all’altra e governa a meraviglia l’universo. È lei che ho amato e corteggiato fin dalla mia giovinezza, ho bramato di farla mia sposa, mi sono innamorato della sua bellezza. Ella manifesta la sua nobile origine vivendo in comunione con Dio, poiché il Signore dell’universo l’ha amata; infatti è iniziata alla scienza di Dio e discerne le sue opere. 

Se la ricchezza è un bene desiderabile in vita, che cosa c’è di più ricco della sapienza, che opera tutto? Se è la prudenza ad agire, chi più di lei è artefice di quanto esiste? Se uno ama la giustizia,  le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Ella infatti insegna la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza, delle quali nulla è più utile agli uomini durante la vita. 

Se uno desidera anche un’esperienza molteplice, ella conosce le cose passate e intravede quelle future, conosce le sottigliezze dei discorsi e le soluzioni degli enigmi, comprende in anticipo segni e prodigi e anche le vicende dei tempi e delle epoche. 

Ho dunque deciso di dividere con lei la mia vita, certo che mi sarebbe stata consigliera di buone azioni e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore. Per lei avrò gloria tra le folle e, anche se giovane, onore presso gli anziani. Sarò trovato perspicace nel giudicare, sarò ammirato di fronte ai potenti. Se tacerò, resteranno in attesa, se parlerò, mi presteranno attenzione, e se mi dilungo nel parlare, si tapperanno la bocca. 

Grazie a lei avrò l’immortalità e lascerò un ricordo eterno a quelli che verranno dopo di me. Governerò popoli, e nazioni mi saranno soggette. Sentendo parlare di me, crudeli tiranni si spaventeranno; mi mostrerò buono con il popolo e coraggioso in guerra. Ritornato a casa, riposerò vicino a lei, perché la sua compagnia non dà amarezza, né dolore il vivere con lei, ma contentezza e gioia. 

Riflettendo su queste cose dentro di me e pensando in cuor mio che nella parentela con la sapienza c’è l’immortalità e grande godimento vi è nella sua amicizia e nel lavoro delle sue mani sta una ricchezza inesauribile e nell’assidua compagnia di lei c’è la prudenza e fama nel conversare con lei, andavo cercando il modo di prenderla con me. 

Ero un ragazzo di nobile indole, ebbi in sorte un’anima buona o piuttosto, essendo buono, ero entrato in un corpo senza macchia. Sapendo che non avrei ottenuto la sapienza in altro modo, se Dio non me l’avesse concessa – ed è già segno di saggezza sapere da chi viene tale dono – mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il mio cuore: (Sap 8,1-21).  

«Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, e con la tua sapienza hai formato l’uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla. 

Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie; mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora, immagine della tenda santa che ti eri preparata fin da principio. 

Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 

Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria. Così le mie opere ti saranno gradite; io giudicherò con giustizia il tuo popolo e sarò degno del trono di mio padre. 

Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? 

Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? 

Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza» (Sap 9.1-18). 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

La testimone viene nascosta e messa a tacere

 


La Battaglia  Finale del Diavolo

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Quasi quarant’anni dopo la nuova “primavera” iniziata col Vaticano  II, la Consacrazione della Russia – non il mondo, non i “giovani in cerca  di un significato”, non i “disoccupati”, ma la Russia – rimane incompiuta.  Il mondo è sconvolto da guerre regionali, dal terrorismo islamico e dalla  piaga dell’aborto, mentre diventa sempre più evidente il fatto che ci  stiamo avvicinando sempre di più verso una vera e propria apocalisse.  I fondamentalisti islamici, che i diplomatici Vaticani ora definiscono  “i nostri fratelli Musulmani”, ci odiano e desiderano soggiogarci od  ucciderci, in accordo con i dettami del loro Corano. Dopo quarant’anni  di “dialogo ecumenico” del tutto inutile, le sette Protestanti sono  ancora più decrepite di prima e gli Ortodossi sono sempre più fermi  nel rifiutare la sottomissione al Vicario di Cristo in terra. La Chiesa  è gravemente ferita dalle eresie e dagli scandali che emergono nelle  diocesi di tutto il mondo e ha perso tutta la sua credibilità per colpa  della corruzione del suo elemento umano. Il nuovo orientamento del  Vaticano II è una debacle totale, un fallimento disastroso. Tuttavia, in  mezzo a tutte queste morti, a questo caos, alle eresie, agli scandali ed  all’apostasia, tutte cose in procinto di raggiungere il proprio culmine,  il Vaticano aveva ritenuto fondamentale – proprio adesso! – mettere  in guardia il mondo contro la “minaccia” costituita da Padre Nicholas  Gruner. 

Pertanto, il giorno dopo l’11 settembre 2001, Padre Gruner – che  non ha mai commesso alcuna offesa contro la fede o la morale, che ha  mantenuto i voti per tutti i suoi 25 anni di sacerdozio, che non ha mai  molestato alcuna donna o alcun chierichetto, che non ha mai rubato o  predicato alcuna eresia – venne condannato pubblicamente di fronte a  tutta la Chiesa, con una Dichiarazione che non forniva neanche i motivi  per la sua condanna e che citava come “mandato” quello di un‘anonima  “più alta autorità”, che tra l’altro non aveva neppure il coraggio di  firmarsi. A memoria d’uomo, nella Chiesa non si era mai visto un  simile trattamento nei confronti di un suo fedele sacerdote. L’ossessione  distruttiva del Segretario di Stato nei confronti di Padre Gruner –  simbolo della resistenza alla Linea del Partito – aveva raggiunto livelli  che rasentavano l’oscenità!

Perché tutto questo? Può essere giustificato solamente dalla più  profonda e totale avversione al Messaggio di Fatima e a tutto ciò che  implica per il nuovo orientamento della Chiesa, che il Cardinale Sodano  (amico di Gorbacev) e i suoi collaboratori hanno incessantemente  implementato per anni e anni. Sembra che Fatima li metta in allarme  molto più delle attuali condizioni in cui versano la Chiesa e il mondo.  Ma queste condizioni cambierebbero nettamente, e per il meglio, se solo i persecutori di Padre Gruner facessero ciò che la Madonna aveva  chiesto loro a Fatima: “Se le Mie richieste verranno esaudite, molte  anime verranno salvate e vi sarà la pace”.

Tuttavia, il Cardinale Sodano aveva fatto male i suoi conti, perché  rilasciare una simile condanna contro il “Sacerdote di Fatima”, del tutto  infondata e a poche ore di distanza dal crollo delle Torri Gemelle, fu un  atto così improvvido e meschino da far riflettere sull’inadeguatezza di un  simile gesto persino coloro che avrebbero normalmente accettato quella  “Dichiarazione” senza fiatare. In una Chiesa minata alle sue fondamenta  e gettata in disgrazia da sacerdoti traditori in ogni paese, perché mai  l’apparato Vaticano si era preso la briga di condannare quest’unico prete,  che non era nemmeno accusato di una specifica trasgressione? 

Ma usare Padre Gruner come vittima sacrificale si sarebbe rivelato  un insuccesso, proprio come gli altri stratagemmi impiegati contro  Fatima. Contrariamente alle speranze di alcuni prelati vaticani, infatti,  la controversia su Fatima non poteva ridursi allo status di un singolo  sacerdote. Nelle settimane successive alla “Dichiarazione” su Padre  Gruner, altre importanti personalità Cattoliche avrebbero cominciato  ad esporre i propri dubbi sulla Linea del Partito di Sodano sul Terzo  Segreto. Madre Angelica non sarebbe stata più sola nel credere che  “non ci sia stato detto tutto”.

Il 26 ottobre 2001 la notizia “rimbalzò”, come si dice in gergo  mediatico, allorché l’agenzia stampa Inside the Vatican (insieme ad altri  giornali italiani) pubblicò un articolo intitolato “Il Segreto di Fatima: c’è  dell’altro?”. Ecco cosa riferiva l’articolo: “Sono giunte notizie che Suor  Lucia dos Santos, ultima sopravvissuta dei veggenti di Fatima, qualche  settimana fa abbia inviato al Papa una lettera, con la quale lo avvertiva  chiaramente che la sua vita era in pericolo. Secondo fonti vaticane, la  lettera afferma che gli eventi descritti nel ‘Terzo Segreto’ di Fatima  non si sarebbero ancora verificati, ed è stata consegnata poco tempo  dopo l’11 settembre a Giovanni Paolo II dal vescovo emerito di Fatima,  Alberto Cosme do Amaral”.

Quando gli vennero chieste notizie in merito a quella lettera,  l’attuale Vescovo di Fatima Serafim de Sousa Ferreira e Silva “non ha  negato che Suor Lucia abbia inviato una lettera al Papa, ma ha detto (in  una distinzione tipica dei Gesuiti) che ‘non vi sono lettere da parte della  veggente che esprimano il pericolo per la vita del Papa’”. L’Inside the  Vatican riportò inoltre che “alcune fonti hanno suggerito che la lettera  di Suor Lucia abbia incoraggiato il Papa a rivelare integralmente il Terzo  Segreto”, e che quella lettera di Suor Lucia al Papa “sembra contenere  il seguente avvertimento: ‘presto vi saranno grandi sconvolgimenti e  castighi’”.

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Padre Paul Kramer

Quando il momento sarà troppo difficile, allora, allora, vi concederò l’oblio…

 



Gesù 30-08-2001

Amata sposa, proprio per amore delle anime pie e dei cuori ardenti ho atteso e sto ancora attendendo, ma i tempi urgono, sono fissati dal Padre: entro questi tutto deve accadere.     Il Progetto deve compiersi e realizzarsi a pieno.
Non tema il tuo cuore, conosco la vostra resistenza, nessuno sarà provato al di sopra delle sue forze,  quando il momento sarà troppo difficile, allora, allora, vi concederò l’oblio.


Gesù 05-09-2001

Non gemere, piccola Mia, ma gioisci perché presto ogni tenebra diverrà Luce, ogni nuvola minacciosa si dissolverà per coloro che Mi hanno servito con zelo ed umiltà. Vedi come scorre il tempo? Gioisci ed esulta perché è vicina la tua liberazione e quella delle anime belle, taglierò ogni laccio, spezzerò tutte le catene, vi libererò da ogni schiavitù e sarete solo Mie per sempre.
Mi dici: “Adorato Gesù, che sarà delle persone tanto care al nostro cuore?”
Anche per loro ci sarà quello che hanno voluto, avranno la sorte che si sono scelti liberamente.  

Non temere, nel Mio Regno non è presente il dolore, concederò l’oblio che con il suo velo spesso cancellerà tutto ciò che va cancellato.

Vivi gioiosa in Me, considera che è immenso il Mio Amore per ogni anima, concedo a tutte ciò che serve per la loro salvezza, dipende poi da ciascuna cogliere il Dono o rifiutare il Dono.


Gesù 20-07-2001

Amata, i Miei fedeli amici Mi servono con merito e grande sarà il premio che avranno per essere stati Miei in un mondo deviato e ribelle; i Miei nemici contribuiscono senza volerlo alla realizzazione del Mio Piano, essi non hanno merito alcuno, anzi molto demerito perché nelle decisioni, Mi hanno estromesso dalla mente e dal cuore ed in essi opera indefessamente il Mio nemico che cerca di accaparrarsi le più grandi vittorie.
Amata sposa, quando crederà di avere la grande vittoria in pugno, ecco la più dura sconfitta.

Non temere nulla, fedele sposa, resta nel Mio Cuore Ardentissimo che

ti farà vedere solo ciò che il tuo cuore può sopportare  e stenderà un velo su ciò che sarebbe troppo duro per te.

Ti farò vedere quello che puoi sostenere e ti nasconderò quello che l’anima tua non potrebbe sopportare; alla fine, quando ci sarà la conclusione di tutto, avrai l’oblio che ti nasconderà quello che è troppo doloroso.


La battaglia continua 3

 


LA CHIESA DI SEMPRE

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Dopo aver visto che la Chiesa adempie la sua missione di insegnare la verità e predicare e professare la Carità, non teme nessuna persecuzione fidando nelle promesse infallibili del suo Fondatore divino, non può temere nessuna persecuzione, sicura delle parole di Gesù: «Abbiate fede, perché Io ho vinto il mondo» (Giov. XVIII); «Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo e poi non possono fare altro» (Lc. XII); «Sarete traditi dai genitori, dai fratelli, dai parenti, dagli amici e sarete in odio a tutti per il nome mio, ma non perirà un capello dal vostro capo» (Lc. XX). Ed in realtà, la Chiesa ha veduto passare contro di sé, apostasie, perfidie, tradimenti, ma la Chiesa, ricordando con Davide che “Dio ride di loro” (Sal. II), e l’altro detto dal Signore: «Ho veduto l’empio elevato ed esaltato sopra i cedri del Libano; sono passato e non era più» (Sal. XXXVI). Anche per la Chiesa, con i giorni di calma e di pace, succedono, poi, giorni di lotta e di lutto, e ignominie di oggi vengono le glorie di domani e, quando Essa sembra abbattuta e vinta, arrivano, allora, le vendette di Dio sui suoi avversari. La Chiesa continua a svelare all’uomo la sua celeste origine: tu vieni da Dio. La Chiesa svela all’uomo il suo destino immortale: la tua patria è il Cielo. La Chiesa combatte il male, il peccato, e insegna tutto ciò che è bene; condanna tutti i vizi e insegna tutte le virtù. Tutto questo ha ispirato a Sant’Agostino la famosa apostrofe alla Chiesa: «Tu, o santa Chiesa cattolica, verissima madre dei cristiani, senza posa vivifichi tutti e ti fai piccola con i fanciulli, forte coi giovani, dolce con i vecchi. Tu, alla donna comandi casta e fedele all’obbedienza all’uomo e metti l’uomo a capo della donna, non perché si prenda gioco della debolezza del sesso, ma perché serbi verso di lei le leggi del santo amore coniugale. Tu tieni uniti i figlioli ai genitori per mezzo dell’obbedienza e a capo dei figli metti i genitori con pietoso dominio. Tu, unisci tra loro i fratelli. Col vincolo della religione più durevole di quello del sangue. Tu, insegni ai servi l’affetto verso i padroni e vuoi che i padroni, tenendo presente che Dio è il loro comune padrone, comandino ai servi senza alterigia, in forma di consiglio piuttosto che di impero. Tu, insegni ai regnanti di giovare ai popoli e ai popoli di essere soggetti ai regnanti. Tu, ricordando a tutti la comune origine, la discendenza dagli stessi progenitori, affratelli i cittadini, i popoli, le nazioni» (De moribus, Ecc. XXX-60). Ecco quello che vi si deve ispirare a non venire mai meno alla gioiosa speranza di sentirvi dire un giorno l’ineffabile invito a Gesù: «Siete voi che foste con Me nell’ora della prova, sedete alla mia mensa nel mio regno eterno!». Ma perchè questo avvenga, dobbiamo camminare dietro le orme dei veri soldati di Cristo, sorretti e confortati in ogni prova dalle divine parole dello Spirito Santo all’angelo della Chiesa di Smirne: «So che la tua tribolazione e la tua povertà… e che sei bestemmiato da quelli che si dicono giudei e non lo sono, ma sono la sinagoga di Satana. Non temere nulla di ciò che sei per patire. Ecco che il Diavolo caccerà in prigione alcuni di voi perché siete provati e sarete tribolati per dieci giorni; sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita» (Ap. 2). Concludendo questo scritto, vorrei ricordarvi di tenere sempre accesa la vostra lucerna, perché splenda di luce evangelica le virtù e vi abbia a guidare dalla notte di questo mondo ai fulgori della luce eterna!

CARLO MARIA VIGANO', 30 MAGGIO 2021

 


PREGHIERA MIRACOLOSA PER SENTIRE LA PRESENZA DI GESU'

 


I tempi tremendi si avvicinano perché voi non li avete fermati né li avete diminuiti con la vostra donazione, con la vostra preghiera, con la vostra sofferenza offerta.

 


Messaggio della Beata Vergine Maria a JV


15 aprile 2021

Coroncina alla Divina Misericordia - Messaggio UNICO.


La Beata Vergine Maria parla.

Sì, miei piccoli, c'è molto male intorno a voi, c'è sempre stato. L'oscuramento delle Verità che Mio Padre vi ha lasciato, dopo il Peccato Originale, ha portato l'umanità ad una tremenda letargia spirituale che è finita quando Mio Figlio è venuto sulla Terra.

(Lingue...) La Luce, la Luce venne al mondo, tutto fu illuminato. Una grande Luce venne sulla Terra. L'Amore di un Dio infinito si è fatto piccolo per essere tra gli uomini. Un Dio immenso, nella Sua infinita bontà e umiltà, si è fatto piccolo ed è entrato nel mio grembo. Una gioia immensa mi ha invaso e ho potuto vivere quella gioia Divina come nessuno l'ha mai vissuta né mai la vivrà più.

Sono stata scelta per essere il ponte tra il Cielo e la Terra, affinché la Luce arrivasse al mondo, affinché potessi assistere il Mio Signore. Il mio Signore, il mio Dio che vive in me. Ho conosciuto Misteri che l'uomo non conosce e non sa, ho conosciuto l'Amore Infinito di Dio perché l'ho avuto in me, ho conversato con il mio Signore e ho imparato immensamente della Sua Divinità, della Sua Santità, della Sua Saggezza, del Suo Amore, e per questo ho continuato ad ascoltare e in silenzio. Perché ascoltare il mondo, l'esterno, se ero estatico dentro di me, vivendo e condividendo con il mio Dio, con il mio Dio creatore, con il mio Figlio redentore, con il mio Sposo, lo Spirito Santo, che mi ha incaricato di vivere per servirlo?

La Luce venne nel mondo, le tenebre si dissiparono, i demoni se ne andarono, non sopportavano quella Luce, non sapevano di cosa si trattasse, si chiedevano a vicenda cosa stesse succedendo. Era una Luce che non era mai esistita prima nel mondo. Tutto è cambiato per il bene dell'umanità, per la sua natura decaduta, era mio Figlio, il mio Dio, il mio Signore, che servivo, che già si manifestava tra gli uomini.

Quanto Amore da un Dio intero! Un Amore che l'uomo non capisce e, poiché non lo capisce e non cerca di capirlo, lo rifiuta, lo disprezza. Quanto ha perso l'uomo che, avendo Dio a portata di mano, non ha approfittato di Lui, non lo ha apprezzato, non lo ha amato!

Prima che il mio Signore e il mio Dio venissero, i profeti lo proclamavano, ed erano molto pochi quelli che capivano ciò che i profeti annunciavano. Venne il tempo della Sua apparizione sulla terra, visse con gli uomini e gli uomini Lo uccisero, ma lasciò la Sua Luce, e voi non siete più nelle tenebre, solo coloro che non apprezzano la Presenza di Mio Figlio tra di voi sono nelle tenebre. Vi ha lasciato la Sua Presenza nell'Eucaristia, avete Mio Figlio in mezzo a voi, potete prenderlo e goderlo, come io l'ho goduto quei nove mesi dentro di me, ma l'uomo disprezza questo dono divino.

Non lo si cerca più, non gli si dà il posto che merita, sia nel vostro essere che nel mondo intero. È venuto a salvarvi, è venuto a insegnarvi, è venuto a cercarvi per sollevarvi dal peccato, dal male, dall'errore, dalla menzogna dove Satana vi aveva portato, e cosa avete fatto con tutta quella conoscenza divina, con tutto quell'aiuto divino? L'avete disprezzato.

Chiedete e chiedete aiuto. State attraversando momenti difficili e chiedete che Mio Figlio vi aiuti, ma con quale faccia lo chiedete, miei piccoli, se non credete in Lui e se non lo cercate? Vi rivolgete a Lui come se vi rivolgeste a qualcun altro intorno a voi, come quelli che hanno fatto un patto con satana. Voi non rispettate Mio Figlio come Dio, lo avete come un amuleto, come qualcuno a cui chiedete di aiutarvi, ma quando vi aiuta, non lo ringraziate nemmeno. Quanto male c'è nel vostro essere, dentro di voi, intorno a voi!

Come vuoi vivere questi tempi di tribolazione in cui la tua anima dovrebbe già essere preparata per la grande lotta spirituale contro Satana? Non potete combattere il male con il male, riferendosi al fatto che dentro di voi non c'è bontà, non c'è amore, non prendete il Cibo Divino, non pregate, non crescete in tutto ciò che Mio Figlio vi ha chiesto. Per questo vi dico e vi ripeto: non potete combattere il male con il male, perché non c'è praticamente nessun bene dentro di voi per combattere il male che appare intorno a voi e che cresce sempre di più, e voi non fate nulla per combattere questo male che vi soffoca, che vi distrugge e vi allontana ancora di più da Mio Figlio e dalle Verità che dovete vivere.

Satana vi distrae con il terrore in cui vivete ora. Ha creato una menzogna che vi ha portato al terrore e vi state allontanando ancora di più dalla vita spirituale che dovreste condurre per combattere tutto quel male che anche voi stessi avete aumentato. Satana ha creato un male e tu l'hai portato al terrore, perché non c'è Speranza, non c'è Amore, non c'è Santo Discernimento in te. Cosa ti aspetti allora dal tuo futuro, se credi che ci sia un futuro intorno a te?

Quanta tristezza causate al Cielo, al Mio Dio e Signore, che ha fatto tanto per la vostra salvezza e che vi ha dato tanto perché possiate crescere spiritualmente, e quanto poco vi siete preoccupati di aiutare la vostra anima a vincere i mali di Satana. Quanto errore c'è in voi, miei piccoli!

Vi ho chiesto in tutte le mie apparizioni di pregare, di fare penitenza, di darvi in sacrificio, come mio Figlio si è dato per voi. Vi ho dato l'arma più potente per questo tempo, il Santo Rosario, e voi deridete coloro che pregano, deridete coloro che hanno capito le Verità che vi sono state lasciate. Purtroppo, tardi, molto tardi ti renderai conto dell'errore in cui hai vissuto, che non hai saputo discernere, perché la tua anima cercava cose senza valore.

I tempi terribili si avvicinano perché voi non li avete fermati né li avete diminuiti con la vostra donazione, con la vostra preghiera, con la vostra sofferenza offerta. Satana non ha pietà, vuole distruggere tutto ciò che è stato creato e soprattutto le vostre anime. Molto vi è stato dato e molto avete sprecato.

Io continuerò ad aiutarvi, se verrete da noi, in cielo, a chiedere aiuto, ma voi dovrete fare la vostra parte. Dovete umiliarvi, dovete mettere da parte l'arroganza in cui vivete, dovete mettere da parte la stoltezza in cui credete, che è voler vivere secondo la vostra volontà.

Non vi rendete conto della vostra piccolezza, della vostra nullità. Un Dio intero, Mio Figlio, vi ha lasciato il Cibo Divino, gli Insegnamenti del Cielo e voi, che non siete niente, se non vivete tutti questi Insegnamenti e non prendete il Cibo Divino, pensate di essere in grado di sconfiggere colui che vi sta distruggendo da così tanto tempo? Siete molto sciocchi, miei piccoli.

Io sono vostra madre e una madre rimprovera i suoi figli con il grande desiderio che capiscano il loro errore. Che tu possa capire prima che sia troppo tardi, prima che la tua anima debba soffrire in eterno.

Grazie, miei piccoli.