Gabriele Amorth racconta...
Anche a Sant'Anna, a Foggia, l'avversario dette fondo al suo repertorio. Diverse dichiarazioni fatte in seguito dai religiosi che vivevano nel convento in quel periodo concordano su un fatto: gli assalti, rumorosi e violenti, avvenivano sempre all'ora di cena; e naturalmente creavano non poco sconcerto e curiosità. Alcuni confratelli andarono a lamentarsi con i superiori, e il Padre Provinciale, Benedetto da San Marco in Lamis, che era anche direttore spirituale di Padre Pio, gli espresse il desiderio che facesse cessare quei rumori. Non sappiamo perché, ma venne trascritto il breve dialogo che ci fu fra di loro.
«Dunque, mio caro figliolo, è necessario che questi rumori cessino una buona volta. Qui cè una comunità religiosa, dove non solo vi sono degli anziani che non sentono tanto timore per quello che avviene, ma c’è pure qualche frate giovane che si spaventa e vive in uno stato di grande nervosismo. Poi ci sono i frati che passano di qui, specialmente ora che la guerra imperversa, e tu capirai bene che non si fermerebbero volentieri pur essendovi costretti dalla dura necessità.»
«Ma, molto reverendo padre, vostra paternità sa benissimo che io non ho colpa e non c’entro affatto in quello che avviene! E la volontà del Signore che permette questo!»
«Capisco bene che tu non c’entri, però tu puoi, anzi devi, pregare il Signore che egli compia la sua volontà sopra di te come vuole, però devi dire al Signore che io, come superiore, per bene superiore di questa comunità, desidero essere accontentato almeno in questo, che i rumori non vi debbano più essere.»
«Farò la santa obbedienza, e speriamo che il Signore ascolti la mia povera preghiera.»
La preghiera fu esaudita, e il baccano che tanto scompiglio creava nei frati ebbe termine.
Non la curiosità; perché, gli assalti anche se silenziosi, e sempre all’ora di cena, continuavano. Non mancavano dei frati, fra i più anziani, che volevano verificare la realtà di quelle lotte, e si fermavano talvolta nella cella di Padre Pio, in sua compagnia. Padre Paolino da Casacalenda, allora guardiano del convento di San Giovanni Rotondo, in quel periodo compì una visita a Foggia e ne ha lasciato una testimonianza: «Mi recai nella stanza di Padre Pio e, facendo lo spiritoso, dissi al padre che giacché mi trovavo presso di lui sarei rimasto allora della cena nella sua stanza per vedere se il diavolo aveva il coraggio di venire in mia presenza. Padre Pio sorridendo mi sconsigliò dicendo che aveva molta speranza che il fatto non avvenisse quella sera. Io però tenni duro e rimasi. A un certo punto gli dissi: “Vedi?
Finora niente è avvenuto, ma non andrò a cena se prima i confratelli non escono dal refettorio”. E così fu. Mi avviai verso il refettorio, non l’avessi mai fatto! Non appena discesi il primo scalino udii immediatamente un tonfo formidabile che, essendo la prima volta per me, mi scosse da capo a piedi. Come un bolide raggiunsi la stanza del padre, pieno di rammarico perché non mi sarei aspettato un colpo così improvviso e rimasi veramente male nel trovarlo pallidissimo come sempre accadeva. Mi accorsi che il sudore era abbondantissimo e che tutto corrispondeva a quello che mi era stato detto. Satana era passato di lì».
Nessun commento:
Posta un commento