LO STUDENTE DI TEOLOGIA
Nel Novembre del 1854 Giuseppe Sarto incominciava lo studio della Teologia: lo studio classico sacerdotale, sogno e meta di ogni aspirante al Santuario di Dio.
Con quanta ansia aveva atteso questo giorno!
Tutto il tempo dedito agli studi letterari e filosofici che cosa, era stato per lui se non una preparazione a quella scienza divina che il sacerdote è chiamato a spiegare e diffondere tra gli uomini?
Tuttavia, assai più che per questo motivo, il quale avrebbe potuto forse dare luogo a qualche piccolo sentimento di vanità, il chierico Sarto si diede con tutta la passione della sua anima allo studio della Sacra Teologia per il desiderio che lo bruciava di conoscere ed amare sempre più Iddio, di cui nel profondo dell'anima pura ne sentiva le arcane voci che lo urgevano a protendersi sempre più verso le cose che gli stavano davanti, alla palma della sua vocazione in Cristo Gesù (47).
Di qui in lui un fervore tutto nuovo nello studio e nella pietà notato dai Superiori, i quali ne seguivano con viva compiacenza ogni passo ed in prova della stima che gli portavano, come anche per assecondare il suo desiderio di raccoglimento e di preghiera, sul principio del terzo corso teologico (18561857) gli assegnarono una cameretta a parte, permettendogli di uscire a passeggio insieme con un compagno a lui carissimo: il chierico Pietro Zamburlini, futuro Arcivescovo di Udine.
Ecco come di questa bontà dei Superiori con espressioni di viva riconoscenza, dava comunicazione al suo Don Pietro Jacuzzi:
“Qui in Seminario ho passati sei anni e sempre bene. Però questo spero di passarlo meglio degli altri. I buoni Superiori, aderendo alle mie istanze, dopo quattro anni che io facevo il Prefetto, mi hanno messo in quiete, ma pede libero. Mi hanno assegnato una cameretta, dove non si sente che la campanella e l'orologio. Quid melius? Al passeggio non andrò più con quelle lunghe file che fanno melanconia a chi le vede e più ancora a chi ne fa parte, ma con un buon compagno di scuola, mio amico. Insomma non saprei che desiderarmi di meglio. In tutta quiete attendo alle mie incombenze e così a poco a poco comincio a prepararmi per quando sarò Cappellano.... Qui i Superiori mi chiamano il giubilato ed hanno tutte le ragioni e se anche mi daranno qualche piccola incombenza l'accetterò volentieri per corrispondere a tanta bontà” (48).
E la “piccola incombenza” non si fece attendere, perché i Superiori, ben conoscendo la sua passione per la musica, nell'ultimo anno teologico gli affidarono la direzione del canto sacro degli alunni del Seminario (49).
Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.
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