UN SOLO DIO, TRE RELIGIONI
Questa formula, detta da non pochi scrittori, vorrebbe forse soppiantare il dogma cattolico: "Un solo Dio in tre Persone"?
Sarebbe una bestemmia, oltre che una sciocchezza!
Lo vedremo subito, facendo alcune distinzioni.
1 - I Musulmani
Il problema va messo subito su due piani: uno, oggettivo;
l'altro, soggetivo.
Sul "piano oggettivo", i musulmani hanno lo stesso Dio, in quanto c'è un solo Dio, Creatore e Redentore, Giudice supremo dei vivi e dei morti, dei credenti e degli atei. Ammesso questo, però, sarebbe errore sostenere che, sul
piano soggettivo, i cristiani, in quanto tali, abbiano la mede sima Realtà Divina dei musulmani; e questo perché non si tratta più di parlare della sovranità di Dio su ogni creatura, ma solo del contatto umano a tale Suprema Sovranità.
Ora, qui, c'è una differenza abissale dal punto di vista del soggetto. Vale a dire che, tra la Realtà divina, vista nella sua essenza, quale ce lo disvela la luce della Fede, e la raffigura zione umana di Dio, quale ce lo presentano le false religioni, non c'è neppure la pietra di paragone. Pretendere, quindi, di poter negare questa differenza, o anche solo attenuarla, significherebbe negare la necessità della Divina Rivela zione. Il Cristianesimo, cioè, visto così, sarebbe frammischiato a quelle che Guènon chiama "le tradizioni".
Il Cristiano, perciò, nella sua "religione rivelata", non può avere che semplici approcci con altri uomini che, privi del lume della Fede soprannaturale, appunto perché la loro "religione naturale" è assolutamente incapace di arrivare a una unione intima con la Divinità, con l'essenza divina in quanto tale, poiché le loro religioni, forgiate dal cervello umano-come appunto nel caso dell'Islam-restano deforma te.
Infatti, il "dio" di Maometto, che forma l'oggetto della "fede islamica", è un "dio" fabbricato su dottrine e tradizioni ebraiche, che Maometto ha conosciute e fatte sue, per cui la sua "fede" ha nulla a che vedere con quel "Dio" che Gesù ci ha rivelato. "Nessuno conosce il Padre se non il Figlo e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo" (Mt. c. II, v.
27)
Perciò, quello che di "Dio" sanno i musulmani, attra verso il Corano, è totaliter diverso dalla Realtà divina, qual è di fatto, mentre il Corano parla di un Dio-monarca, lontano, solitario, padrone implacabile del destino umano, inconoscibile, e parla di un Dio che ricompensa i suoi adoratori con sensualità innominabili in un "paradiso-harem", di un Dio, quindi, che poteva esistere solo nella testa di Maometto. Perciò, l'idea religiosa mussulmana è inane e inadeguata all'idea rivelata di Dio. Cristo, invece, è categorico: "Nessu no viene al Padre se non per Me" (Jo. 14, 6). "Se mi conosceste, conoscereste anche il Padre mio" (Jo. 14, 7). "Chi rifiuta il Figlio non ha neppure il Padre" (I Giov. 2,
23) ...
Ora, questo dimostra come nessuna religione, così detta "naturale", può conoscere Dio com'è stato rivelato solo da Cristo, né Lo può adorare "in spirito e verità".
Benchè la religione musulmana la diano per ispirata, la dicono la "religione del Libro", è da sa persi che in questo Libro, il Corano, vi si insegna che è bestemmia riconosce re che Dio abbia un Figlio, per cui ogni mussulmano protesta energicamente se gli si dice che la religione islamica permette di adorare lo stesso Dio dei cristiani! Detto questo, dobbiamo anche dire, di conseguenza, che è pure erroneo affermare che il Cristianesimo, il Giudaismo e l'lslam sono tre religioni monoteiste.
Infatti, il monoteismo è la "credenza in un Dio unico", il che potrebbe sembrare il punto di partenza per un "ecumenismo", perché se i cristiani credono in un solo Dio (''Credo in unum Deum"), anche gli Ebrei e i mussulmani - si dice - credono in un unico Dio. Ma è una falsa concezione. La SS. Trinità, propria della fede cristiana, infatti, se intesa in quel senso, avverrebbe in una fase successiva all'unicità di Dio, per cui potrebbe essere una nozione comune su cui fondere le tre religioni. Ma anche qui, ci sarebbe un falso teologismo. Ecco come lo spiega il Padre Marananche S. J. 1:
«La Rivelazione corre il rischio di aggiungersi come un piano sovrapposto a questo piano-terra indispensabi le. La Trinità non influisce realmente sull'Unità, non porta a ripensarla da cima a fondo. Di qui la tendenza degli apologisti a svendere la differenza cristiana in nome di un ecumenismo di cortesia o ... d'impazienza». (p. 18). E ancora: «È impossibile, per la cristianità, pensare una divinità fuori del gioco della carità, attraverso la quale si comunica; essa non esiste senza il dono (d'amore) che fa di sè stessa e che è essa stessa. Ciò che in noi è separato, in Dio coincide» (p. 226).
Quindi: il "Dio naturale", che si vorrebbe comune alle "tre religioni monoteiste", è un essere che non ha alcun fondamento, perché altro non esiste che nella mente umana. Jean Zizoulias scrive; «Sarebbe impensabile parlare di un "Dio uno" prima di parlare del Dio che è "comunione", cioè della SS. Trinità. La SS. Trinità è un concetto ontologicamente primordiale, e non una nozione che si aggiunge alla sostanza divina» (p. 227).
Non tragga in inganno lo studio separato di "Dio, Uno e Trino", come si fa in teologia scolastica, perché questo è questione solo di metodo, per chiarezza di discorso. Il docente non deve dare l'impressione che la Trinità sia "un correttivo aggiunto in un secondo tempo all'unità divina". No! essa non è "un'aggiunta secondaria o facoltativa", ma la Trinità delle Persone è l'essenza stessa della divinità; è il modo unico, inimitabile che ha Dio di essere Uno. Quindi: "L'importante è respingere decisamente una teologia a due livelli: un piano-terra universale ed evidente; un piano facoltativo ed aggiunto che sarebbe il vero ostacolo all'unanimità" (p. 22). È un grave errore unire il monoteismo cristiano a quello giudaico e musulmano. È una falsa prospetti va, perciò, usare l'espressione "religioni monoteistiche", per ché il contenuto di queste tre religioni è essenzialmente e radicalmente diverso!
Dopo il sopradetto, viene spontanea la domanda: ma la riunione "ecumenica" di Assi,si del 27 ottobre 1986 aveva presente questa necessaria distinzione teologica? E Gio vanni Paolo II ha creduto, forse, di rassicurare gli animi cattolici dicendo che non si sarebbe trattato di "pregare insieme, ma di essere insieme a pregare"? .. E con questo ha creduto, forse, di allontanare ogni pericolo di sincretismo? .. Per cogliere meglio il suo pensiero, va letto il suo discorso ai Cardinali,z in cui Egli cerca di definire "lo spirito di Assisi", "l'evento di Assisi", il "ministero di Assisi", in funzione della "unità dell'unico Popolo di Dio", quale è descritto nel Decreto del Vaticano II sull'ecumenismo, "Unitatis Redintegratio".
Ebbene, il Papa parla come se questa "unità soprannaturale" della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, - che è il vero scopo dell'ecumenismo! -provenisse dal fatto che gli uomini sono capaci di pregare. Anche questo si è visto ad Assisi. Egli ha detto: «l'unità che proviene dal fatto che ogni uomo e donna sono capaci di pregare, cioè di sottometter si totalmente a Dio e di riconoscersi poveri davanti a Lui» (par. Il).
Ma è stata una affermazione grave, che ha generato una confusione drammatica. Infatti, il teologo si è posto subito la questione: non essendoci, nel discorso del Papa, alcuna distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale, è poi vero che "ogni uomo e donna sono capaci di pregare, cioè di sottomettersi totalmente a Dio?".
La risposta teologica è: sì, sul piano naturale, perché è inerente al sentimento religioso che Dio ha messo in ogni uomo e donna; ma questa preghiera non fonda l'unità del Corpo Mistico, che è di ordine assolutamente superiore. Quindi, la Chiesa, Sposa mistica di Cristo, non può avere questa capacità "naturale" di pregare; pensarlo e dirlo è certamente eretico!
Infatti, per costruire l'unità del Corpo Mistico- mistero soprannaturale! - occorrono il merito e una preghiera soprannaturale che solo la Fede e la Carità possono far nascere nell'anima. Negarlo, significa negare la necessità della Incarnazione e della Redenzione, e sarebbe abbassare a livello di realizzazioni umane tutta l'economia della salvezza, il che, allora, sarebbe un autentico naturalismo! Ne consegue, perciò, che la giornata di Assisi, che riunì, attorno al Papa, infedeli, pagani ed idolatri, fu costituita solo da un sentimento religioso naturale, e perciò estraneo alla vera Fede, e perciò impotente a salvare!
Il sentimento religioso, infatti, non è la Fede! Purtroppo, ormai, si è fatta una grande confusione tra Fede e senti mento religioso. Da qui, lo scacco continuo e principale dell'ecumenismo d'oggi. Padre Emmanuel, nel suo scritto: "Lettre a une mère sur la foi", al capitolo VI, intitolato: "Quale differenza c'è tra la fede e il sentimento religio so?", scrive: «
Ci sono dei popoli, presso i quali il sentimento religio so è profondissimo, e questo naturalmente, per esempio, tra gli Arabi. Un arabo non mancherà mai alla sua preghiera del mattino, del mezzogiorno e della sera. Sente
il "muezzin" gridare dall'alto del minareto la formula sacra: "La Allah ... " ecc., e tosto si mette a pregare, sia che si trovi in compagnia, sia in mezzo ad una piazza, sia che sia intento ad un qualunque lavoro; è l'ora, egli prega. Per questo stesso sentimento religioso, l'arabo riferisce tutto alla volontà di Dio; i casi della vita, la salute, la malattia, anche la morte; tutto riferisce a Dio e in tutte le circostanze ripete: "Dio è grande!". Ecco il sentimento religioso in tutta la sua potenza.
Ricordatevi, però, che la nostra natura è decaduta in Adamo; e da una natura decaduta non può che uscire un sentimento religioso anch'esso decaduto. La natura non può risollevarsi da sola, e il sentimento religioso, pura. mente naturale, non può assolutamente ricondurre l 'uo mo a Dio né trarlo dal peccato". Quindi: il sentimento religoso è in sè stesso buono, ma insufficiente, da solo, a salvare. E questo perché manca della Fede teologale, virtù infusa col Battesimo.
«La Fede- continua P. Emmanuel- non è nell'ordine naturale. La Fede è l'assenso del nostro spirito alla verità rivelata da Dio. È un bene che non scaturisce dalla nostra natura, ma che le è dato dall'alto per guarirla. La Fede è essenzialmente purificatrice: "Fide purificans corda" (Act. 15, 9) ... La Fede è essenzialmente fortificatrice: "Confortatus in fide", dice S. Paolo (Rom. 4, 20). E anco ra: "Tu autem fide stas": se stai in piedi, è per la Fede (Rom. 11, 20). La Fede vivifica. Il giusto vive di fede: essa lo rende presente, vivo nei nostri cuori:" "Christum habitare per fidem in cordibus vestris" (Ef. 3, 17). La Fede è il principio di un mondo nuovo, rigenerato in Gesù Cristo Nostro Signore. La Fede è la luce che precorre gli splendori dell'eternità, nella quale vedremo Dio. La Fede è la madre della santa speranza e della divina carità».
È chiaro, quindi, che la distinzione tra Fede e sentimento religioso ha la sua base fondamentale sull'altra distinzio ne: la distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale.
Tutte le questioni teologiche gravitano qui, e a questo bisogna rifarsi ogni volta che si parla di natura, di Grazia, di rapporti dell'anima con Dio, del mistero della Chiesa, della salvezza degli infedeli.
Quindi, anche a questa domanda: "abbiamo lo stesso Dio che i mussulmani?", si risponde con quella distinzione, senza la quale anche l'ecumenismo è malinteso, perché fuori strada!
sac. Luigi Villa
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