venerdì 6 gennaio 2023

La Missione Sacerdotale di Conchita



APPLICAZIONE 

 

A) IL PASTORE E LA COMUNITÀ 

Dopo aver compiuto questo percorso teologico e averci collocato in un'ecclesiologia di comunione, passiamo ora alle applicazioni concrete del lavoro svolto. 

 Vogliamo vedere il sacerdote ministro come un "fratello tra fratelli" e tutti riferiti allo stesso Padre; ma allo stesso tempo vogliamo renderci conto che, per volontà di Dio, il "ministero sacerdotale" è voluto dal Signore per il bene del suo popolo; Suppone, quindi, per questo servizio ecclesiale una "grande responsabilità d'amore" e richiede anche una grazia "proporzionata" per la sua delicata missione (che è condivisa), poiché è nella Chiesa ed è cristiano, ma anche davanti alla Chiesa ed è Sposo e Pastore (PDV); da qui nasce la comune responsabilità del pastore nei confronti del popolo e del Popolo di Dio affinché il suo pastore viva pienamente la sua vocazione di servizio nella Chiesa e per il popolo. 

 Evitando gli errori di cui sopra, il sacerdote non è un supercristiano, ma il contrario: il pastore vive servendo il popolo sacerdotale in una comunione in cui siamo tutti uguali e ciò che ci unisce è il sacerdozio battesimale.  Il sacerdote è un ministro, un servo, ed è chiamato alla santificazione, e in questo senso come imperativo, proprio perché è costituito come servo come Cristo. Essendo il "sacramento della mediazione di Cristo", è il suo rappresentante: rende presente e attualizza la preghiera, il perdono, il sacrificio di Cristo, in una parola, presiede all'unico sacerdozio di Cristo, all'unica mediazione, all'unica missione sacerdotale. 

Ciò che riceve nell'ordine sacramentale deve viverlo nell'ordine spirituale, cioè vive il suo sacerdozio ministeriale a partire dall'esperienza del suo sacerdozio battesimale, nella donazione esistenziale di sé per il bene del popolo di Dio.  Il sacerdote sa bene che la sua responsabilità ecclesiale lo porta ad assomigliare a Gesù Buon Pastore, a vivere come Lui ha vissuto, fino a dare la vita per i suoi fratelli e sorelle. 


B) PRESBITERATO E POPOLO SACERDOTALE 

Questa vocazione è vissuta in comune sia con i suoi fratelli nel presbiterato, compreso il vescovo, sia con il popolo sacerdotale.  Da qui nasce la responsabilità dei sacerdoti tra loro e del popolo sacerdotale nei confronti dei propri pastori, e questo è il nostro caso, di imparare a condividere con il popolo di Dio quelle che potremmo chiamare le quattro tavole: l'altare, la tavola della parola, la tavola del lavoro di gruppo e la tavola dell'amicizia.  Con occhi nuovi dobbiamo accettare che noi sacerdoti non siamo migliori degli altri, ma che siamo "anime nucleari" che, per realizzare il progetto che il Padre ha per noi, per guardarci nell'unico Sacerdote della Nuova Alleanza, cioè suo Figlio Gesù, richiedono l'interesse, la preghiera, l'affetto e la collaborazione dei nostri fratelli battezzati. 

 

C) IL PASTORE E IL POPOLO SACERDOTALE 

Come il Padre guarda a Gesù nei suoi sacerdoti, guarda con lo stesso amore alla sua Chiesa, al suo popolo sacerdotale, e lo Spirito Santo opera in tutti l'agognata trasformazione in Cristo che nei ministri è la conformazione a "Cristo Sacerdote e Vittima, Buon Pastore che dà la vita per i fratelli". Ma le grazie che passano attraverso lo strumento "vivo" che è il sacerdote, raggiungono il popolo sacerdotale e sono grazie che giovano sia al popolo che al "mediatore" e che sono amore di Dio.  Questo amore di predilezione di Gesù per i suoi apostoli continua nell'amore di Gesù per i suoi sacerdoti, che è amore per il suo popolo sacerdotale. 

Ci sono molti testi nelle nostre fonti in cui vediamo questa dimensione "missionaria" orientata verso il regno, cioè verso la salvezza. 


D) IL POPOLO SACERDOTALE SI APRE AL MONDO 

Nel presente lavoro il nostro quadro di riferimento è stato il mondo sacerdotale - il sacerdozio comune e ministeriale - (contemplato nell'esperienza di Concepción Cabrera de Armida), e quindi l'attenzione e la riflessione sono state ecclesiali, ma ricordiamo che la Chiesa (comunità di credenti) è orientata al bene salvifico dell'umanità o, in altre parole, alla diffusione e alla costruzione del Regno di Dio nel mondo.  Il progetto di Gesù: essere Figlio, essere Fratello ed essere Signore della creazione si estende a tutti gli uomini.  In questa prospettiva, ci colleghiamo al grido sacerdotale della signora Armida "Gesù, Salvatore degli uomini, salvali", un grido di intercessione che ci indirizza alla costruzione del Regno di Dio che Cristo ci ha portato e che nella sua lingua si traduce come "il regno dello Spirito Santo", che non è diverso dal regno di Cristo, perché è il regno dello Spirito di Cristo, un regno con i valori che Gesù ci ha proposto: libertà, verità, giustizia, grazia, santità, fraternità, pace e amore che non possono essere vissuti senza la grazia dello Spirito Santo. 


D) CONCLUSIONE  

Abbiamo potuto constatare che nel sacerdote c'è sempre "il noi ecclesiale". Lo studio dell'esperienza particolare di Maria della Concezione ci ha portato a questo particolare orizzonte, e abbiamo potuto cogliere che le grazie che il Signore dona ai sacerdoti hanno sempre una "intenzione e un destino ecclesiale". Questo ci invita permanentemente a incoraggiare i sacerdoti e religiose a "vivere la nostra dedizione di carità nel servizio alla maniera di Cristo Buon Pastore per infondere nella Chiesa, e da essa nel mondo, lo Spirito d'Amore e così costruire il Regno". 

 Accogliamo con gratitudine le grazie della maternità spirituale di Concepción Cabrera de Armida e le rafforziamo generosamente. 

 Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa e, allo stesso modo, dei sacerdoti, ci raggiunga con questa nuova consapevolezza che faccia nascere un nuovo impegno nella Famiglia della Croce, impregnato della spiritualità sacerdotale di Cristo Sacerdote e Vittima, e offra così alla nuova evangelizzazione il profumo del nostro carisma nella Chiesa. 

 Manuel Rubín de Celis, M.Sp.S


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