Cammino di perfezione
Badate che tale raccomandazione è molto importante, perché la vanità in un confessore è cosa assai pericolosa, un inferno e una rovina per tutta la comunità. E, ripeto, non si deve aspettare che il male sia già grande, ma arrestarlo al principio, con tutti i mezzi possibili. Lo potete fare con assoluta buona coscienza. Ma io spero che il Signore non permetterà che persone le quali devono sempre occuparsi dell’orazione possano nutrire affetto se non per chi è gran servo di Dio. Su ciò non v’è dubbio, altrimenti è ugualmente certo che non sono anime dedite all’orazione o non mirano alla perfezione, come qui si esige. Se infatti vedono che il confessore non comprende il loro linguaggio, e non è portato a parlare di Dio, non potranno amarlo, perché non somiglia loro. Se invece somiglia, date le pochissime occasioni di male che qui vi saranno, egli, a meno di essere troppo semplice, non si turberà né vorrà turbare le serve di Dio.
Poiché ho cominciato a parlare di questo male che, come ho detto, è uno dei più gravi che il demonio possa fare e di cui ci si accorge molto tardi, aggiungo che per esso si può man mano disorientarsi nella via della perfezione, senza conoscerne la causa. Se infatti il confessore vuol suscitare vanità per il fatto che egli vi si abbandona, tiene in poco conto anche le altre mancanze. Dio ci liberi, per la sua maestà, da simili cose! Basterebbe questo a turbare tutte le monache, perché la propria coscienza dice loro il contrario di quel che suggerisce il confessore, e se sono costrette ad averne uno solo, non sanno che fare né come riacquistare la pace. Chi, infatti, doveva tranquillizzarle e soccorrerle è quello che fa loro danno. Grandi afflizioni di questo genere devono esserci in alcuni luoghi; io ne ho una grande compassione, pertanto non meravigliatevi se insisto molto a parlarvi di questo pericolo.
S. Teresa d’Avila
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