IL MILLENNIO
La libertà, la grazia salvifica, la gioia sono frutto dell’interdipendenza anima-Dio nel rapporto diretto con l’amore.
La concretezza spirituale è pace; la natura umana nella pace edifica se stessa ed elargisce bontà.
La santità non è che l’uniformarsi dell’umana creatura all’assoluta bontà che è in Dio.
La coesistenza pacifica tra le genti non è utopia, ma è la possibilità di dimostrare che solo la vera bontà amalgama i sentimenti più puri, liberando l’uomo dalla schiavitù del male.
La netta superiorità del bene è dimostrata dall’armonia interiore, nonostante la violenza degli attacchi del male.
Il bene è già in sé barriera al male, lo sconvolge, lo minimizza, lo dissolve.
Il male è un nero fumo che avvolge l’animo umano, lo avvelena, lo acceca, lo soffoca; la bontà è la folata di vento che lo dissolve liberando l’anima da ogni male.
Nell’aura soave lo Spirito Santo penetra, purifica e santifica la realtà profonda dell’essere creatura.
La santità è la testimonianza dell’azione purissima e feconda dello Spirito Santo; egli plasma e riconduce a Dio Padre ogni cuore umano che con buona volontà lascia che Gesù Cristo stesso asperga “col fango” gli occhi dell’anima, perché in essa scompaia la cecità e ciò valga a diffondere la luce.
L’uomo nutre la speranza e ne convalida l’immenso valore.
Nella speranza l’uomo concede a Dio lo spazio e il tempo che permette all’uomo di lasciarsi modificare, abbellire, santificare dall’azione dello Spirito Santo.
Nel presente divino tutto è possibile in un solo istante, perché l’uomo possa fissare in sé la continuità di quell’istante quale rinnovata grazia, atta a farlo procedere nella luce per l’eternità.
La risposta umana al progetto di Dio è ciò che conta.
Il progetto di Dio da sempre proclama ed esalta la santità, doverosa in ognuno per il bene di tutti.
Il ricircolo dell’Amore Divino è attivato dalla Potenza di Dio. Perché l’uomo non si sofferma a meditare, per poi agire con la potenza stessa dell’Amore?
La santità non è vertice, ma la base perché il millennio possa compiersi, rendendo amore e giustizia per tutta l’umanità.
Il ristabilimento dell’ordine naturale, morale, etico di ogni bene – stante l’imperare del male – non può non comportare sconvolgimento; l’uomo però ricordi che cadrà in rovina solo ciò che già rotola nell’irrecuperabile perché vi è ribellione al bene, cioè adesione al male, demonizzazione, morte.
La linearità divina non è una novità: è il male che attira in sé il castigo, ed è solo chi sceglie il male che castiga se stesso.
La grande fascia del bene conta molte vittime per amore; ma ciò non è altro che l’estensione di luce della Croce gloriosa della vittoria del bene sul male.
Amare significa anche morire, pur di salvare anime nel concorso amoroso della crocefissione di Gesù Cristo.
Il Signore non deroga dal piano di salvezza. Al male sarà posto termine perché sarà l’umanità compatta a volerlo, ponendo ogni fiducia in Dio e glorificando con ampia lode il suo Nome.
Porsi al riparo da ogni male è semplice, perché Gesù ha posto se stesso quale rimedio e guida amorosa.
Non sono le trovate pubblicitarie o l’ironia scandalistica a bloccare la vera possibilità di trovare Gesù, perché egli ama farsi trovare nel silenzio profondo di ogni coscienza.
La realtà del Regno di Dio tra gli uomini è già presente, è già in atto ed è commovente scoperta, costante rinnovamento per un mondo migliore.
Il ricorso alle strategie, alla violenza è corsa sfrenata verso la morte che è ingiuria a Dio e sfacelo di anime e di corpi.
Mettere in atto la violenza è sinonimo di cecità dissimulata ed imposta, quale guida di intere nazioni ferocemente costrette a subire ogni sorta di schiavitù.
Tutto l’insegnamento biblico pone in evidenza la lentezza con la quale l’uomo si trascina nella melma della propria debolezza.
25/1/1992
Scritti di Anna Maria Ossi
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