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martedì 10 agosto 2021

La battaglia continua 4 - UN NUOVO CRISTIANESIMO?

 


UN NUOVO CRISTIANESIMO?


A occhio nudo, oggi, la Chiesa cattolica appare divisa, ed è per questo che è nata, all’interno della Chiesa, una opposizione di “cristiani critici”. La loro accusa principale è quella che comporta la sua infedeltà al Vangelo, perché non compie i precetti, chiari e precisi, del Maestro Gesù Cristo Redentore. La vera divisione tra i cattolici, oggi, è di natura teorica, teologica, dogmatica. Molti vedono nascere e svilupparsi un “cristianesimo nuovo” e diverso, che si distingue, sempre più in evidenza, dal “cristianesimo tradizionale” che mostra una “reinterpretazione” della Fede cristiana in chiave umanistica e secolaristica, per renderla più interessante per l’uomo moderno, al quale un cristianesimo tradizionale non direbbe più nulla. Domandiamoci, allora: ma quali sono i caratteri più significativi di questo “nuovo cristianesimo”? Il primo è, indubbiamente, l’antropocentrismo che mette in luce non più Dio, ma l’uomo-Dio; perciò, è solo in funzione dell’uomo, Dio non è amato se non al servizio dell’uomo. Quindi, il primo comandamento: “ama Dio con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze”, è ridotto al sottostante comandamento: “ama il tuo prossimo”, che è divenuto già l’unico comandamento. Quindi, l’amore al prossimo non è più il “segno” del vero amore di Dio, ma è il “tutto” del cristianesimo nuovo. La seconda caratteristica di questo “nuovo cristianesimo” è la “mondanità”. Mentre il cristianesimo tradizionale poneva l’accento sul mondo futuro, sulla vita eterna con Dio, il “nuovo cristianesimo” pone l’accento su “questo mondo”, volendo che il Regno di Dio si realizzi pienamente quaggiù, su questa terra, liberandosi dai mali che impediscono di divenire uomini pienamente liberi. Quindi, non si deve liberarsi dal “peccato personale”, ma dal “peccato sociale”, ossia dalle strutture sociali, politiche ed economiche che sono ingiuste, che permettono ad alcuni di sfruttare gli altri e conseguentemente si dovrebbe far vincere il socialismo, che vedono come coerente col Vangelo, che può dirsi fatto per i poveri. Il terzo carattere del nuovo cristianesimo è la sua nuova ecclesiologia, secondo la quale non c’è distinzione né separazione tra “Chiesa” e “Mondo”, per cui non deve esistere per sé stessa, ma per il Mondo, al suo servizio, e perciò non deve più cercare la sua affermazione creando “opere cattoliche”, ma deve mettersi a disposizione del mondo. Inoltre, la Chiesa deve essere essenzialmente una “comunione fraterna” di uguali, radunata dalla “Parola di Dio”, la quale è la norma suprema di giudizio e di azione per tutti; i quali, per il servizio della Parola e dell’Eucarestia, possono eleggere i “ministri”, per cui si potrà, poi, celebrare l’Eucarestia anche senza il “ministro”. Infine, la Chiesa universale deve essere la comunione fraterna delle Chiese locali, anche piccole “comunità di base”, per le quali, nel “nuovo cristianesimo”, è, sì, la fede in Cristo, ma non per il Cristo Figlio di Dio, fatto uomo, bensì per il Cristo-uomo, per il Cristo “uomo per gli altri”, per Cristo “amico e difensore dei poveri”, per il Cristo liberatore e persino sovvertitore! Esaminando quegli elementi che caratterizzano il “nuovo cristianesimo” si vede chiaramente come neghino i punti-base della fede cristiana. L’antropocentrismo, così, che spinge sulla carità a servizio dell’uomo, viene a eliminare Dio in contrasto col Vangelo che vuole il primato di Dio e dell’amore di Dio, sorgente e causa dell’amore per l’uomo. Con la “mondanità” si finisce col divinizzare il mondo, facendo dimenticare che la realizzazione del Regno di Dio è escatologica, perchè il destino dell’uomo non si compie in questo mondo, ma nella vita eterna, dove trionfa ogni virtù e il vero amore. Quanto all’ecclesiologia del “nuovo cristianesimo”, distrugge la Chiesa che è nel mondo, ma non è il mondo, anche se deve incarnarsi nella Storia, avente una propria forma “istituzionale”, visibile, per realizzare le proprie opere di apostolato e di carità. Concludendo, possiamo dire che questo non è altro che una nuova forma di modernismo che vuole “re-interpretare” le grandi realtà cristiane per “ridurle” a ben poca cosa. Ecco perchè, allora, questo “nuovo cristianesimo” è inconciliabile e in contrasto col “cristianesimo tradizionale”, di fede diversa, ossia di una vera alterazione del contenuto della fede cattolica, per cui rischia di porsi fuori della Chiesa e della fede cristiana autentica!

 sac. dott. Luigi Villa

giovedì 5 agosto 2021

La battaglia continua 4 - PSICANALISI E SESSUALITÀ

 


PSICANALISI E SESSUALITÀ


Oggi, con Mancuso, si dice che la Morale cristiana è invecchiata. Per questo è venuto di moda la “psicanalisi freudiana”. Si vuole, cioè, aiutare l’uomo a liberarsi dall’oscuro complesso di colpa, superare tutti i tabù, le inibizioni, le repressioni, gli scompensi. Il “sesso”, perciò, non deve più essere un atto vergognoso, bensì un valore positivo, un segno, addirittura, di autenticità, di liberazione. Di conseguenza, molti teologi (?) moralisti celebrano l’erotismo come una conquista del post-Concilio. P.Balducci scrisse addirittura che “appartiene alla Liturgia delle origini”, e che la Chiesa farebbe bene a rivedere la sua concezione - superatissima! - sulla sessualità1 non più sulla Parola di Dio, ma, come disse il teologo olandese Schillebeeckx (anch’egli condannato dal Tribunale civile per immoralità pubblica), ma sulla cultura greco-giudaica.

 Questo mi fa ricordare il “nullus atheus nisi impurus” di S. Agostino. La Morale di Cristo, di fatti, direbbe Newman, si fonda sulla dottrina che “l’impurità dispiace a Dio” (cfr. Gen. 6,3), e che la concupiscenza ne è la sorgente, mentre i nuovi Moralisti battezzano come un bene proprio la concupiscenza della natura umana nei suoi più bassi istinti. Una Morale individualistica, quindi, con ampia libertà di fare i propri comodi, sia pure in piena armonia con la propria coscienza e una “etica comportamentale” che il “peccato originale” per orgoglio della mente e lussuria della carne. Ma allora, che posto c’è ancora per la Redenzione e per la Grazia? La sana teologia cattolica ci insegna che l’uomo è privo di giustizia e che è assolutamente incapace di procurarsela con le proprie forze. Noi, infatti, siamo liberati solo attraverso l’azione redentrice di Cristo attraverso il suo intervento, gratuito, che si chiama “Grazia”. Se non fosse così, Cristo sarebbe solo un saggio Maestro - tipo Budda - che ci ha dato buoni esempi. Ma non è questo il “messaggio cristiano”. Il Vangelo ci ricorda la nostra grandezza perduta e la restaurazione meravigliosa operata da Gesù Cristo, come “Liberatore” del peccato. Perciò, contro questo pauroso dilagare di pornografia, autorizzata, permessa, della quale non si dovrebbe neppure far parola (cfr. Ef.5, 3-4), Noi ricordiamo ancora il preciso e immutabile Comandamento di Dio: “Non fornicare!”, e la consolante “beatitudine” promessa ai puri di cuore: “Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio!” (cfr. Mt. 5,8) che afferma che “i non puri di cuore” non vedranno Dio! Ma, purtroppo, oggi anche quel Comandamento è stato come annullato.

 Facciamo alcuni esempi: 

Nel N° 4501 del 2 marzo 1969, su “Le Pèlerin”, a pagina 11, c’era una lettera della Segreteria del Papa, in cui si manifestava al P. Guichardan, redattore-capo del Pèlerin, la “soddisfazione del Santo Padre e la sua gratitudine” per “l’attaccamento filiale e il pieno attaccamento alla Chiesa dei Redattori del Pèlerin”, che presentava favorevolmente - nello stesso numero - il primo di informazione sessuale, destinato al grande pubblico. Il Pèlerin trovava “giusto e preciso” il commento che sottolineava che “non bisogna contrariare questi giochi (dei piccoli), anche ciò che può sembrare anormale”. «Io penso (scrive chi riporta) a ciò che il linguaggio comune chiama le “cattive abitudini”, per non compromettere gravemente lo sviluppo normale della personalità». Potrei citare numerosi “questionari” che sono stati presentati in scuole, tenute da Religiosi, sul sesso, certamente contrari alla dottrina cattolica su l’educazione sessuale. Si legga Pio XI, nella sua enciclica su l’educazione della gioventù, dove dice:

«... assai diffuso è l’errore di coloro che... si fanno promotori di ciò che essi chiamano “educazione sessuale”. Essi credono fermamente di poter premunire la gioventù contro i pericoli dei sensi, solo attraverso mezzi naturali, come questa iniziazione temeraria e questa istruzione preventiva, data a tutti, indistintamente, e anche pubblicamente, ciò che è ancora peggio, questa maniera di esporre ai giovani per un certo tempo alle occasioni - dicono - di familiarizzarli con esse e di renderli preparati contro i loro danni».

 Il 18 settembre 1951, Pio XII, tornando sull’argomento, ebbe ad affermare che

 «coloro che propongono questa iniziazione, non sono altro che degli illusi dallo Spirito del male». «Noi parliamo, qui, di scritti, libri e articoli che trattano l’iniziazione sessuale, invadono il campo dei fanciulli, sommergono la generazione dei giovani, turbano i fidanzati e i giovani sposi».

Alla luce di questi insegnamenti pontifici, come si possono scusare le attuali Case Editrici Cattoliche? Le nostre Riviste cattoliche, l’educazione sessuale nei Seminari e nelle Case religiose? Come spiegarle se non con l’accordo, tacito o palese, di certo Episcopato? E come spiegare questo “nuovo modo” d’agire dell’Episcopato, al Magistero di sempre della Chiesa? Come spiegare la presentazione di quel film, sopradetto “Helga et Michael”, al clero e alle Religiose? Il P. Berthier, direttore della “Centrale Catholique” e Gran Patron del “Nouveau Cathechisme Francais”, presentando, in ante-prima, “la vie intime du couple”, a ben 900 preti e Suore, ebbe a dire: «di non chiudere gli occhi davanti a quello che verrà loro mostrato» (cfr. “Nouvel Observateur”, 17.2.1969). E come spiegare che “l’Office Catholique International du cinéma” abbia dato al film di Pasolini “Théorème”, il “Gian Prix”, pur essendo un film “volgarmente erotico” e “assolutamente scandaloso?” (Le Monde). 

Anche su questo ci sarebbe da fare un discorso ben triste per la sua tragica importanza. È un fatto sull’etica della situazione. Già il 2 febbraio 1956, il Santo Uffizio emise una sua Istruzione in cui dice che questa “etica della situazione” è in contrasto con la Morale tradizionale della Chiesa cattolica e le sue applicazioni. Esso si dichiara indipendente dai principii della Morale oggettiva (il cui fondamento ultimo é l’essere)... Tale etica sostiene che la “norma” decisiva non sta in una legge oggettiva, ma nell’ispirazione interiore e nel giudizio che ne consegue. Ora, molto di ciò - continua il Documento - contraddice alla verità oggettiva, alla sana ragione; contiene tracce di relativismo e di modernismo, ed è lontano parecchio dalla dottrina cattolica2.

Oggi, invece, si vorrebbe la dissociazione tra fecondità e manifestazioni multiple dell’amore. Questo fu insinuato anche nel Vaticano II, soprattutto per l’intervento del cardinale Suenens, che provocò una reazione violenta da parte di un cardinale. Il fine era la contraccezione con ogni mezzo, pur di salvaguardare l’amore coniugale. Si ricordi, qui, la reazione di mezzo episcopato quando uscì la “Humanae vitae”. Di questo “amore coniugale” se ne faceva persino un “dovere”, benché fosse contro la legge naturale, la Sacra Scrittura e il Magistero di sempre che, assieme al “buon senso” ci dicono, invece, “intrinsecamente disonesto”. A riguardo della “contraccezione”, la dottrina cattolica ci insegna: 

1°- che “il dovere primo degli sposi” e di ogni uomo, è di “amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, e di amare il prossimo come sé stesso” (Lc. X,27); 

2° - essa insegna che “l’amore sussiste nel vivere secondo i Comandamenti di Dio” (2 Jo. 6); insegna che ogni atto matrimoniale che sia privato con artificio dal suo potere naturale di procreare la vita, offende la legge di Dio e la legge naturale; e che chi commette questo, pecca gravemente! 

Ogni cristiano deve sapere che la Fede è una virtù soprannaturale che ci fa accettare la Rivelazione divina, la quale ci fa tenere per vero e per certo l’insegnamento di Cristo, il quale ci insegna qual è, per noi, la Volontà di Dio! 

martedì 3 agosto 2021

La battaglia continua 4 - UNA RIFLESSIONE SUL DOPO VATICANO II


UNA RIFLESSIONE SUL DOPO VATICANO II 

Il mio sentire interiore, oggi, è quello che la Chiesa cattolica, mia Madre, perseveri e continui, perchè non si può concepire la Chiesa cattolica senza una continuità, senza una Tradizione erede del suo passato. Purtroppo, però, dopo il Vaticano II, parecchio è cambiato nella Chiesa; un cambio, però, che non è venuto da Dio, bensì dagli uomini. E questo mi fa ricordare una lettera del cardinale Roncalli al vescovo di Bergamo, prima di partire per il Conclave. Scrisse: «Nella Chiesa dovrà esserci una nuova Pentecoste». Difatti, il Concilio, poi, sarà denominato: “Concilio dell’aggiornamento”. Anche il cardinale Frings, in una conferenza tenuta a Genova, nel 1961, disse che «ora bisognerà fare della Chiesa cattolica una Chiesa più universale, in un senso ancora piú vasto di quello che sia stato finora». Una Chiesa, quindi, che dovrà radunare, riunire, portare all’unità le persone che non sono in unità; una Chiesa aperta. Si cominciò, da allora, a parlare di “apertura” a tutti, movimenti, a tutte le ideologie, per cui - disse ancora il cardinale Frings - ci si può domandare se non permanga altrettanto urgente il dovere di rivolgere lo sguardo a nuove forme dell’annuncio cristiano. Ma questo voler cambiare con nuove forme l’annuncio cristiano è molto equivoco, perchè potrebbe essere interpretato come volere un cambio dello stesso Vangelo. Cambiare i termini, infatti, si viene a cambiare anche l’essenza. Vediamo in concreto un esempio: quello del cardinale Bea, presidente della Commissione per l’unità, e quello del cardinale Ottaviani, presidente della Commissione teologica. Ebbene, sul tema “libertà religiosa”, lo schema del cardinale Bea, portava il titolo: “De libertate religiosa”; quello del cardinale Ottaviani, invece, era: “De tolerantia religiosa”. Come si vede, sono due schemi ben diversi sullo stesso soggetto. Si vide, allora, l’immagine del Concilio: i cardinali per Bea erano i cardinali liberali, mentre quelli per Ottaviani, erano i cardinali conservatori, che volevano restare fedeli ai principii di sempre, alla tradizione; ma questi, specie dopo l’elezione di Paolo VI, non furono più ascoltati, né sostenuti dalle autorità, perchè il vento conciliare già soffiava in favore del Vescovi e dei Padri liberali. Dopo questa svolta del Concilio, il risultato più grave fu quello di cambiare la definizione della Chiesa; cioè la Chiesa non è più una società divina, visibile, gerarchica, fondata da N. S. Gesù Cristo per la salvezza delle anime, ma quella di “comunione”, ossia comunione con tutte le religioni, che la Chiesa coglierà nel suo seno; e questo non solo per le religioni cristiane, ma anche per quelle non cristiane e persino dei non credenti. Per questo, si fondò una Commissione per i non credenti, per gli atei. Questo è ben chiaro in uno scritto del Segretariato per i non cristiani, in data14 aprile 1972:

 «Lo scopo di questa sessione: le religioni tradizionali non cristiane, pur caratterizzandosi nel suo oggetto, rientra nelle finalità generali di questo Segretariato, che sono lo sviluppo, all’interno della Chiesa, dei punti di vista oggettivi del dialogo e incontro delle diverse religioni allo scopo della reciproca conoscenza e stima per lavorare insieme».

 Ma che significa “lavorare insieme”, per esempio, con gli atei?.. Ma dov’è, allora, la salvezza e la Grazia di N. S. Gesù Cristo?.. Il detto Segretariato aggiunge: 

«Queste religioni possono far parte del patrimonio dell’umanità, possono contribuire alla costruzione dell’uomo, all’unità tra gli uomini, in definitiva a un incontro totale col Cristo».

Ora, questa “comunione” con le religioni non cristiane, non cattoliche, coi non credenti, vuol dire che questa fantastica unione non sarà più, ora, centralizzata nella Chiesa cattolica, ma dovrà essere “satellizzata” dagli anglicani, dagli ortodossi, dai musulmani, dai buddisti e da tutte le altre presunte religioni! Ma questo è sempre stato completamente contrario alla Tradizione della Chiesa e alla sua Fede. E al “sacrificio” della Messa lo si sostituirà con la “cena” per avere la “comunione” e la “partecipazione” dei fedeli. Di fatto, la Gerarchia cattolica ha già marcato che la Messa è sopratutto un’assemblea e il sacerdote ne è il presidente. Ecco il perchè i protestanti, ora, accettano questa “nuova Messa”. Cito un documento dei protestanti dell’Alsazia. Dice:

 «Visto le forme attuali della celebrazione eucaristica nella Chiesa cattolica, viste le convergenze teologiche attuali, molti ostacoli che possono impedire a un protestante di partecipare alla celebrazione eucaristica cattolica stanno disparendo, sembra perciò che, oggi, possa essere possibile a un protestante di riconoscere nella celebrazione eucaristica cattolica la “cena” istituita dal Signore».

 Per questo, in Francia, al centro “Jean Part”, centro ufficiale della catechesi, si insegna: «La Messa non è forse la “cena” di N. Signore?». È con questo spirito che sono state fatte le riforme, come la “Comunione nella mano”; ma se la Messa è diventata una “cena”, si capisce benissimo il perchè della “Comunione nella mano”, perché il significato del Sacrificio della Messa è cambiato, pure la spiritualità cattolica sparisce, perchè essa è nel segno della Croce. Noi siamo peccatori e quindi bisognosi del sacrificio, bisognosi del Sangue di Gesù Redentore. Oggi, invece, tutti i Sacramenti sono stati modificati, non più come Co munione soprannaturale, bensì come “comunione umana”. Il Battesimo non è più la distruzione del peccato originale, per cui non si fanno più gli esorcismi per allontanarci da Satana, ma il Battesimo, oggi, è solo una iniziazione alla comunità religiosa. Anche l’ assoluzione è diventata collettiva e la penitenza collettiva e significano che il sacerdote non è più il sacrificatore segnato dal carattere sacerdotale. Si è arrivati, persino, a dare collettivamente l’estrema unzione, rendendo, così, invalido il Sacramento. «Si quis infirmatur - scrive san Giacomo - se qualcuno è malato venga dal sacerdote e gli amministri... », ma se non è ammalato, non è più il soggetto dell’estrema unzione. Tutto questo e altro, deriva dalla nuova concezione della Chiesa, che vuole arrivare alla comunione con tutte le religioni. Per questo si è cambiato il culto, perchè la nostra Liturgia di prima era troppo cattolica, manifestava troppo chiaramente la vittoria di Gesù Cristo sul peccato, sul mondo, sulla stessa morte. Oggi, le orazioni liturgiche sono state modificate. Non ci sono più né la Chiesa, né eretici, né nemici della Chiesa: e non c’è più il “peccato originale”, per cui non è più necessario lottare con lotte spirituali. Nella liturgia dei defunti si è soppressa persino la parola “anima”, come non si parla più neppure del Purgatorio. Non è più possibile dire che la nostra religione è cambiata e che la Chiesa cattolica non vuole più che si dica che la Chiesa cattolica la sola religione vera. Ma è da idioti credere nel pluralismo della verità, perchè non c’è che una sola Verità. Le altre religioni, quindi, sono solo delle sètte. Ma, intanto, con questo pluralismo si è distrutto lo spirito missionario. Perchè andare in missione se tutti gli uomini sono salvi e tutti vanno certamente in cielo?.. Ci sarebbe tanto da dire su questo tema grave sull’uguaglianza tra tutte le religioni e la soppressione di tutti gli Stati cattolici, voluta imperiosamente dalla Santa Sede! Ma è un falso e massonico ecumenismo, è l’anima del Liberismo! È quindi inverosimile quello che disse il cardinale Colombo, ex arcivescovo di Milano: «Nell’attuale sviluppo storico della società, uno Stato confessionale è inammissibile»! Questa inverosimile dichiarazione fu riportata anche su l’Osservatore Romano! Forse che il primo dovere dell’uomo non è più l’adorazione di Dio?.. Forse che il Decalogo non è più la legge base, fondamentale per ogni società?.. Se fosse così, cosa rimarrebbe del cattolicesimo? Pur astenendomi dal denunciare tante altre gravi posizioni della Chiesa cattolica, non posso, però, tacere che fu il Papa Paolo VI a parlare dell’auto-distruzione della Chiesa. Noi ci domandiamo: ma chi è che distrugge la Chiesa? E come è penetrato il “fumo di Satana”?.. Comunque è chiaro che ci sono tante persone che hanno avuto e tuttora hanno questo spirito di Satana! Io guardo ai “fatti” e questi sono chiari: si distrugge la Chiesa! C’è una apostasia generale. C’è un orientamento nuovo, radicale, che sta distruggendo la nostra religione. È un problema reale, doloroso, che deve porsi ogni fedele che vuole rimanere il cattolico di sempre.

Concludo ricordando quando fui portato al fonte battesimale, dove il sacerdote chiese al mio Padrino: «Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?». E il mio padrino rispose: «la Fede». Il sacerdote continuò: «E che cosa procura la Fede?». La risposta fu: «La vita eterna»! Ecco il fine della Chiesa di Cristo: portare i fedeli alla vita eterna!

 sac. dott. Luigi Villa

giovedì 29 luglio 2021

La battaglia continua 4 - MALEDETTA LA NUOVA “ARTE SACRA” MODERNA

 


 MALEDETTA LA NUOVA “ARTE SACRA” MODERNA 


Queste moderne “chiese scatola”, che assomigliano a supermercati, sono delle vere archistar atee, che denunciano l’assenza completa di Fede e negano il Mistero. Infatti, sono senza Croce e senza Icone questi “garage” che mettono in fuga anche Dio. Ma, ormai, è tutto un proliferare di “capannoni”, spacciati per edifici di culto sacro, ma che, invece, ostacolano l’incontro con Dio! Oggi, è di moda parlare più di architetti che di architettura, forse perchè, come funzione religiosa, giace gravemente ammalata in ospedale. Comunque, questo stato comatoso dell’architettura sacra deve finire; gli edifici religiosi devono ritrovare quel sentimento del sacro che l’architettura moderna ha quasi cancellato. Chiunque può constatare quanta superficialità, estranea al sentimento religioso, vi sia nelle nuove presunte “chiese”, che sembrano più dei capannoni industriali, case popolari, senza alcun rispetto alla simbologia religiosa, che era, invece, l’anima di ogni chiesa del passato, mentre i moderni edifici, anche quelli committenti delle Commissioni Ecclesiastiche, sono evidentemente suggestionati dalla moda delle archistar e dei loro mediocri esecutori…

Il Tempio a Padre Pio, in San Giovanni Rotondo, per esempio, tutto pregno di simboli massonici, è un Tempio fatto a spirale, mentre le Chiese di prima, erano basate sulla forma della Croce. Oggi, purtroppo, vediamo crescere edifici sacri che pullulano di immagini simboliche che non illustrano alcuna realtà religiosa, né favoriscono l’incontro vivificante con Dio. Sarebbe ora di piantarla di concedere la costruzione di chiese che assomigliano a dei cubi di cemento, contrari, quindi, al ruolo che gli edifici sacri devono svolgere, perchè il cattivo gusto che sprizzano è, ormai, un dato di fatto. Lo ha ammesso persino Mons. Ravasi, Presidente del “Pontificio Consiglio della Cultura” e della “Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa”. Come non vedere, allora, che le chiese costruite in questi tempi sono dei garages grigi e spogli, dove Dio viene parcheggiato e i fedeli sono allineati, mentre nel Medio Evo erano la prefigurazione del Paradiso, ricche di colori, vere opere d’arte? Rivedano gli architetti le chiese del Cinquecento, dove la meraviglia dell’architettura offriva la presenza di artisti veri, quali il Bernini, il Tiziano, il Veronese... E si vedano tutti quei mantelli di basiliche, di cattedrali e di chiese, che hanno coperto tutti quei paesi dei secoli di fede! Ma anche oggi le chiese hanno bisogno di quelle opere d’arte che i Maestri di una volta volevano: begli altari, belle statue venerabili, il tutto in offerta a Dio! Purtroppo, dopo il massonico capovolgimento fatto dal Vaticano II, gran parte del clero divenne iconoclasta, spezzando, rompendo, sopprimendo, vendendo le opere d’arte delle chiese che erano state create per il culto di Dio. I fedeli, però, non capirono che quegli sfasati di preti parlavano a loro di liturgia semplificata, di riti impoveriti, di pietre d’altare rovinate, di calici e pissidi in plexiglass, perchè volevano un’altra chiesa, quella “dei poveri”!.. Invece, era una chiara pazzia di preti mediocri, colpiti dalla isteria della povertà, per cui si sbarazzavano degli oggetti religiosi che infastidivano la loro fame di miserabilismo!.. Un esempio: un prete tol se dall’altare un artistico Tabernacolo grande per farne una cuccia per un cane (naturalmente, al posto delle Sacre Specie!). È uno scandalo all’ennesima potenza, come quella di tanti altri, incolti e arroganti, che hanno disprezzato ogni tradizione, in sultando ogni sentimento religioso dei fedeli! Qui, voglio pormi una domanda: ma cosa avevano insegnato ai giovani preti nei Seminari? Cosa si insegnò loro se, dopo gli studi seminaristi, furono subito pronti a rompere tutto, mandando tra i rottami gli al tari e postergali, le statue della Madonna, dei Santi, cacciando via i veri fedeli col pretesto che quella ricchezza artistica impediva ai “lontani” di entrare nella Chiesa?.. Che cosa s’insegnò loro se non la corsa verso il nulla? Per convincersene, basta aver visto i loro “fatti” e sentito le loro parole, sia pure con una profonda disperazione nel cuore! Il prete moderno, quindi, respinge il Mistero in un mondo profondamente laicizzato, dove non si può più gridare neppure al sacrilegio, mentre lo si può fare ancora di gridare al ladro, al fuoco. E così non si hanno più delle chiese, ma solo dei luoghi inter-confessionali in luoghi di culti profani, senza più il SS. Sacramento, ridotti a dei templi protestanti, o, se si aggiunge qualche tappeto, a delle moschee. Povere chiese moderne dai tabernacoli aperti, vuoti, senza più la “Presenza Reale” di Cristo, che si può solo scoprire in una stanza, dietro o sotto la chiesa, dissimulato dietro una tenda che divide in due la Cappella. Ecco a quale gradino di abbassamento spirituale siamo arrivati, anche per questo vergognoso disprezzo dell’arte sacra! Eppure, nella “Costi tuzione Conciliare sulla Liturgia”, avevamo letto:

«Le Eccellenze (i Vescovi) veglieranno con zelo perchè gli arredi sacri e le opere di pregio, in quanto ornamenti della casa di Dio, non siano né alienati, né distrutti».

 Dopo il Vaticano II, però, e nel post-concilio, i “nuovi 4 La Batt. continua ANNA:4 La Batt. continua 24/08/10 14:45 Pagina 27 28 preti” ci hanno dato il rovescio di quello che si legge nel libro dell’Esodo:

 «Ho designato Bezeleel, figlio di Uri, della tribù di Giuda, l’ho colmato dello spirito di Dio che gli ha conferito abilità, intelligenza e sapere per concepire progetti di opere e attuarle in oro, in argento, in bronzo e gemme».

Perciò, noi crediamo che la “povertà caricaturale” d’oggi, sia anch’essa una delle tante astuzie del perenne Avversario di Dio. E noi crediamo pure che anche a quel filo indistruttibile, segreto, che riallaccia l’Arte sacra al Mistero. Noi crediamo, ancora, anche a quella bellezza sensibile che, alla magnificenza esterna, corrisponde a una magnificenza interiore di cui ha bisogno il “popolo di Dio”!

sac. dott. Luigi Villa

lunedì 26 luglio 2021

La battaglia continua 4

 


DA MEDITARE: ALCUNI TEMI DEL VATICANO II 


1) Concezione “latitudinarista” ed ecumenica della Chiesa:

 La concezione della Chiesa come “popolo di Dio” si incontra ormai in numerosi documenti ufficiali: gli Atti del Concilio “Unitatis Redintegratio”, “Lumen Gentium”, il nuovo Diritto Canonico (C. 204), la lettera del Papa Giovanni Paolo II, “Catechesi tradendae” e l’allocuzione nella chiesa anglicana di Canterbury, il Direttorio ecumenico “ad totam Ecclesiam” del Segretariato per l’Unità dei Cristiani. Da detta concezione spira un significato latitudinarista e un falso ecumenismo. Alcuni “fatti” palesano tale concezione eterodossa: le autorizzazioni per la costruzione di sale destinate al pluralismo religioso, l’edizione di Bibbie ecumeniche, che non sono più conformi all’esegesi cattolica, le cerimonie ecumeniche, come quella di Canterbury. Nell’“Unitas Redintegratio” si insegna che la divisione dei cristiani «è per il mondo motivo di scandalo ed ostacola la predicazione del Vangelo a tutti gli uomini… che lo Spirito Santo non si rifiuta di servirsi delle altre religioni come strumenti di salvezza». Il medesimo errore è ripetuto nel documento “Catechesi tradendae” di Giovanni Paolo II. Nello stesso spirito, e con affermazioni contrarie alla Fede tradizionale, Giovanni Paolo II, nella cattedrale di Canterbury, il 25 maggio 1982, dichiara che: «la promessa del Cristo ci ispira fiducia che lo Spirito Santo sanerà le divisioni introdotte nella chiesa fino dai tempi dopo la Pentecoste», come se l’unità del CREDO non fosse mai esistita nella Chiesa. Il concetto di “Popolo di Dio” induce a credere che il Protestantesimo non è altro che una forma particolare della medesima religione cristiana. Il Concilio Vaticano II proclama «una vera unione nello Spirito» con le sètte eretiche (“Lumen Gentium”, 14), «una certa comunione, ancora imperfetta con esse» (“Unitatis Redintegratio”, 3). Questa unità ecumenica contraddice l’Enciclica “Satis Cognitum” di Leone XIII, il quale insegna che «Gesù non ha fondato una Chiesa che abbraccia più comunità che si rassomigliano genericamente, ma che sono distinte e non legate da un vincolo che formi una Chiesa unica». Ugualmente questa unità ecumenica è contraria all’enciclica “Humani Generis” di Pio XII che condanna l’idea di ridurre ad una qualsiasi formula la necessità di appartenere alla Chiesa Cattolica. È contraria anche all’Enciclica “Mystici Corporis” del medesimo Papa, che condanna la concezione di una Chiesa pneumatica, la quale costituirebbe il legame invisibile tra le comunità separate nella fede…». 

2) Governo collegiale-democratico della Chiesa: 

Dopo aver scosso l’unità della Fede, i modernisti contemporanei s’adoprano a scuotere l’unità di governo e la struttura gerarchica della Chiesa. La dottrina, già suggerita dal documento “Lumen Gentium” del Concilio Vaticano II, sarà ripresa esplicitamente dal nuovo Diritto Canonico (C. 336): dottrina, secondo la quale il collegio dei Vescovi unito al Papa gode allo stesso modo del potere supremo nella Chiesa e ciò in modo abituale e costante. Questa dottrina del doppio potere supremo è contraria all’insegnamento e alla pratica del Magistero Ecclesiastico, specialmente nel Concilio Vaticano I (Dz. 3055) e nell’Enciclica di Leone XIII “Satis Cognitum”. Solo il Papa ha tale potere supremo, ch’egli comunica, nella misura in cui lo ritiene opportuno e in circostanze straordinarie. A questo grave errore si collega l’orientamento democratico ecclesiale, risiedendo i poteri nel “Popolo di Dio” com’è sancito nel nuovo Diritto. Questo errore giansenista è condannato dalla Bolla “Auctorem Fidei” di Pio VI (Dz. 2602). La tendenza a far partecipare la “base” all’esercizio del potere si ravvisa nell’istituzione del Sinodo e delle Conferenze Episcopali, nei Concili presbiterali e pastorali, e nella moltiplicazione delle Commissioni Romane nazionali, così come in seno alle Congregazioni religiose (vedi ad hoc Concilio Vaticano I, Dz 3161- Nuovo Diritto Canonico, ca. 447). La degradazione della autorità della Chiesa è al fonte dell’anarchia e del disordine che oggi vi regnano dappertutto. 

3) I falsi diritti naturali dell’uomo: 

La dichiarazione “Dignitatis humanae” del Vaticano II afferma l’esistenza di un falso diritto naturale dell’uomo in materia religiosa, contrariamente agli insegnamenti pontifici che negano formalmente una simile bestemmia. Così Pio IX, nell’enciclica “Quanta cura” e nel “Sillabo”; Leone XIII, nelle encicliche “Libertas praestantissimum” e “Immortale Dei”; Pio XII, nella locuzione “Ci riesce” ai giudici cattolici italiani, negano che la ragione e la Rivelazione fondino un simile diritto. Il Vaticano II crede e professa, in maniera assoluta, che «la Verità non può che imporsi con la forza propria della Verità», il che si oppone formalmente agli insegnamenti di Pio VI contro i giansenisti del Concilio di Pistoia (Dz. 2604). Il Concilio arriva alla assurdità di affermare il diritto di non aderire alla Verità e di non seguirla; di obbligare i Governi civili a non fare più discriminazioni per motivi religiosi, stabilendo l’uguaglianza giuridica tra le false e la vera religione. Tali dottrine si fondano su un falso concetto della dignità umana, derivante dagli pseudo filosofi della Rivoluzione Francese, agnostici e materialisti, che sono già stati condannati dal San Pio X nel documento pontificio “Notre Charge Apostolique…”. 

4) Concezione protestante della Messa: 

La nuova concezione della Chiesa, secondo la definizione data dal Papa Giovanni Paolo II nella Costituzione preliminare al nuovo Diritto, comporta un cambiamento profondo nell’atto principale della Chiesa che è il Sacrificio della Messa. La definizione della nuova ecclesiologia dà esattamente la definizione della nuova Messa: vale a dire un servizio e una comunione collegiale ecumenica. Non si può meglio definire la nuova Messa, la quale, come la nuova Chiesa conciliare, è in rottura profonda con la Tradizione e il Magistero della Chiesa. È una concezione più protestantica che cattolica, la quale spiega tutto ciò che è stato indebitamente esaltato e tutto ciò che è stato sminuito. Contrariamente agli insegnamenti del Concilio di Trento nella XXII sessione, contrariamente all’Enciclica “Mediator Dei” di Pio XII, si è esagerato il ruolo dei fedeli nella partecipazione alla Messa e sminuito il ruolo del sacerdote, diventato un semplice “presidente”. Si è esagerato il ruolo della Liturgia della Parola e sminuito il ruolo del Sacrificio propiziatorio. Si è esaltata la “cena” comunitaria e la si è laicizzata, a spese del rispetto e della fede nella “Presenza Reale” della transustanziazione. Sopprimendo la lingua sacra, si è pluralizzati all’infinito i “riti”, profanandoli con apporti umani (creativismo) o pagani, e si sono diffuse false traduzioni, a spese della vera fede e della autentica pietà dei fedeli. Eppure, i Concili di Firenze e di Trento avevano pronunciato “anatemi” contro tutti questi cambiamenti e affermato che la nostra Messa risaliva, nel Canone, ai tempi apostolici. I Papi S. Pio V e Clemente VIII hanno insistito sulla necessità di evitare cambiamenti e mutamenti, conservando perpetuamente questo rito romano consacrato dalla Tradizione. La desacralizzazione della Messa, la sua laicizzazione comportano la laicizzazione del Sacerdozio alla maniera protestante. La Riforma liturgica di stile protestante, è uno dei più grandi errori della Chiesa conciliare ed è una delle più dannose per la Fede e la Morale. 

5) La libera diffusione degli errori e delle eresie: 

La situazione della Chiesa, messa in stato di ricerca, introduce, in pratica, il “libero esame” protestante, risultato della pluralità dei “credo” all’interno della Chiesa.

a - Le filosofie moderne, anti-scolastiche, esistenzialiste, anti-intellettualistiche, sono insegnate nelle università cattoliche e nei Seminari maggiori.

 b - L’umanesimo è favorito dal bisogno delle autorità ecclesiastiche di fare eco al mondo moderno, considerando l’uomo il fine di tutte le cose. 

c - Il naturalismo - l’esaltazione dell’uomo e dei valori umani - fa dimenticare i valori sopranaturali della Redenzione e della Grazia. 

d - Il modernismo evoluzionista causa il rigetto della Tradizione, della Rivelazione, del Magistero di 20 secoli. Non esiste più la Verità immutabile, né dogma.

e - Il socialismo e il comunismo - il rifiuto da parte del Concilio di condannare questi errori è stato scandaloso e ha fatto legittimamente credere che oggi il Vaticano sarebbe favorevole a un socialismo o ad un comunismo più o meno cristiano. 

L’atteggiamento della Santa Sede durante questi ultimi 15 anni, sia al di là che al di qua della cortina di ferro, conferma questo giudizio. Infine, gli accordi con la Massoneria, con il Consiglio ecumenico delle Chiese e con Mosca, riducono la Chiesa allo stato di prigioniera, la rendono del tutto incapace di compiere liberamente la propria missione. Sono dei veri tradimenti che gridano vendetta al cospetto di Dio, come gli elogi rivolti all’eresiarca più scandaloso e più nocivo alla Chiesa. È tempo che la Chiesa ricuperi la libertà di realizzare il Regno di Nostro Signore Gesù Cristo ed il Regno di Maria SS. senza preoccuparsi dei suoi nemici! 

sac. dott. Luigi Villa 

martedì 20 luglio 2021

La battaglia continua 4

 


FONTI DI UNO STRANO SVILUPPO


Inizio con due dichiarazioni di Paolo VI: 

1° - Riguarda la “collegialità”. È del 6 giugno 1965, pronunciata davanti a 300 Vescovi italiani. Eccola:

 «Per il Vescovo c’è una tentazione sottile, cioè di scaricare le sue responsabilità personali, in nome della collegialità, sulla Conferenza episcopale».

 Lo dice un “alibi”, e poi continua: 

«Ogni Vescovo rimane pienamente responsabile: ognuno deve, con l’aiuto dei suoi preti, adoperarsi a risolvere personalmente tutti i problemi concreti, perché ognuno sarà giudicato da Dio secondo il modo nel quale avrà adempiuto il proprio dovere».

2° - Nell’enciclica “Mysterium Fidei” di Paolo VI, del 3 settembre 1965, Egli insiste che non esiste alcuna evasione dalla rigorosa dottrina della “Transustanziazione”, ed esplicitamente respinge i vari concetti di “transignificazione”. Ma, detto questo, continua: 

«Nelle persone che mettono in circolazione tali idee, Noi riconosciamo il desiderio lodevole di approfondire un sì grande mistero, di penetrare nelle sue inesauribili ricchezze e di scoprire il suo significato per gli uomini del nostro tempo. Questo desiderio lo capiamo e lo stimiamo, ma non possiamo approvare le opinioni di tali ricercatori e siamo coscienti del nostro dovere di mettervi tutti in guardia contro questo pericolo serio per la Fede seria». 

Sono tutti “testi” tipici del “nuovo Magistero” con i propagatori di errori e di abusi. Papa e Vescovi mettono in guardia (!) contro questo e quello, genericamente, senza far nomi, ma nello stesso tempo lodano e stimano le loro intenzioni. Difatti, non è successo mai niente, tranne quella “condanna” spettacolare dell’arcivescovo Marcel Lefebvre, per la sua fedeltà alla dottrina di sempre. C’è allora da domandarsi: Cosa vuol dire tutto questo? Diciamo: all’inizio di questo strano sviluppo ci sono due fonti: la collegialità (l’instaurazione delle Conferenze Episcopali regionali) e la destabilizzazione del modernismo. Ora, questa abolizione del concetto “modernismo” ha rotto tutti gli argini che erano stati opposti all’esegesi cosiddetta “scientifica”. Le “Conferenze Episcopali nazionali” decidono autonomamente fino a che punto si deve ascoltare i desideri del Papa. Sottopongono le questioni ai loro “teologi” e poi decidono o lasciano cadere nel silenzio. Da quando esistono queste Conferenze nazionali, la Chiesa sta disgregandosi in Chiese autonome nazionali. E il Papa rispetta questa autonomia delle Conferenze Episcopali, e si guarda bene dal portarvi giudizi decisivi, anche se è di parere diverso. Abbiamo visto che anche Paolo VI aveva pareri diversi, eppure… si accontentava di lamentele! Perché anche il successore si accontenta della speranza che l’abbiano ad ascoltare nei suoi desideri, privi di minacce, di sanzioni?.. Questa domanda ci conduce alla seconda fonte: l’abolizione del concetto modernismo; l’abolizione della “scomunica” dei modernisti; l’abolizione sintomatica del “giuramento anti-modernista” da parte dei sacerdoti (abolizione decretata da Paolo VI nel 1977); quindi, la vittoria del Modernismo. 

Per sapere esattamente di cosa intendiamo per “modernismo”, cito alcune delle 65 frasi, o teoremi modernisti, condannati dal San Pio X. Sono “frasi erronee” che San Pio X ha tratto dagli scritti dei modernisti:

 Frase n. 2: «L’esegesi della Scrittura data dalla Chiesa non è da disprezzare, ma gli esegeti hanno l’ufficio del giudizio più esatto e della correzione». 

Frase n. 4: «Il Magistero non può stabilire il vero senso della Sacra Scrittura attraverso decisioni dogmatiche». 

Frase n. 22: «I dogmi che la Chiesa chiama “rivelati” non sono verità cadute dal cielo, ma una specie di spiegazione di fatti religiosi, alla quale lo spirito umano è arrivato con pene e sforzi». 

Frase n. 23: «L’esegeta critico può respingere come “falsi” certi fatti raccontati nella Scrittura e ritenuti come indubbiamente sicuri dalla Chiesa».

Frase n. 27: «La divinità di Gesù Cristo non è dimostrata nei Vangeli. In verità, la coscienza cristiana l’ha dedotta dall’idea di Messia».

 Frase n. 36: «La resurrezione di Cristo non è un fatto storico, ma un fatto dimostrato e non dimostrabile, di ordine soprannaturale, che la coscienza cristiana ha man mano dedotto da altri fatti».

 Frase n. 38: «La dottrina della morte propiziatoria non vien dai Vangeli, ma da San Paolo». 

Frase n. 49: «La cena cristiana si è sviluppata nel corso dei tempi in una azione liturgica, e così le persone che presiedevano la cena acquistavano il carattere sacerdotale».

 Frase n. 53: «La costituzione organica della Chiesa non è immutabile. Questa società, come ogni società umana, è sottoposta a uno sviluppo continuo». 

Frase n. 57: «La Chiesa è nemica del progresso delle scienze naturali e teologiche».

 Frase n. 58: «La verità non è più immutabile che l’uomo stesso, perchè essa si evolve con lui, in lui e attraverso lui». 

Frase n. 60: «La dottrina cristiana era, all’inizio, ebraica, poi paolina, poi giovannea e, infine, ellenistica e universale».

Frase n. 62: «Il Credo apostolico, all’inizio, non aveva lo stesso senso di oggi». 

Frase n. 64: «Il progresso scientifico costringe alla riforma della dottrina cristiana su Dio, la creazione, la Rivelazione, la persona del Verbo incarnato, la Redenzione». 

Frase n. 65: «Il cattolicesimo non è conciliabile con la scienza autentica se non si trasforma in un cristianesimo non dogmatico, (e il Papa aggiunge una spiegazione) cioè, in un “protestantesimo liberale”». 

Queste “sentenze” condannate, si trovano nella Costituzione apostolica “Lamentabili sane” del 3 luglio 1907. Il 18 novembre dello stesso 1907 seguì un “Motu proprio” dal titolo: “Praestantia Scripturae”, che decretò automaticamente “scomunicato” chiunque professasse o difendesse una di queste opinioni. 

sac. dott. Luigi Villa

lunedì 28 giugno 2021

La battaglia continua 3

 


CELIBATO 

– PER IL REGNO DI DIO –

Il “celibato” e la “verginità” sono nuovi valori evangelici, esistenti già nella Chiesa apostolica. È quindi una situazione esistenziale che si manifestò in alcune comunità, come a Cesarea, dove quattro figlie di Filippo prestano il loro servizio ecclesiale. Anche a Corinto, dove Paolo fondò la comunità cristiana, come “architetto ha gettato le fondamenta” (I Cor. 3.6.10) costruendo la sua teologia del celibato e della verginità in parallelismo con il matrimonio, sulla base dei carismi: «Ciascuno ha il proprio carisma da Dio, chi in un modo, chi, invece, in un altro» (I Cor. 7,7). Due modi di contrapposizione, quindi, tra matrimonio e stato celibatario e verginale. Difatti, a chi è sposato, Paolo comanda di non sciogliere il suo legame matrimoniale (ivi 7.1.27), a chi è celibe o vergine, Egli consiglia di non sposarsi (ivi 7,1.8.25.27), a questa libertà dello spirito, corrisponde una libertà di accettarlo (ivi 7,37). La catechesi apostolica farà, poi, dei progressi anche sul senso ecclesiale del celibato e della verginità, facendosi sponda alle parole del Signore a riguardo del celibato e della verginità, in vista del Regno dei Cieli, si manifesta la comprensione dei valori di ambedue i carismi e la ricchezza dell’inserimento a Cristo. Il Regno di Dio è spirituale e, quindi non esige più la generazione di figli nella carne1. Il celibato e la verginità pongono la persona umana in contatto immediato con Cristo. Perciò, tutto il pensiero di Paolo si aggancia ed è in linea con il Vangelo di Gesù. Comunque, le memorie e la predicazione degli Apostoli sulla realtà del celibato e della verginità sono scarne e ben pochi sono i testi messi in iscritto. Il più significativo è la risposta di Gesù ad una interrogazione dei discepoli, che Matteo, testimone lui pure di quel colloquio, ha narrato (Mat. 19,12), in cui Gesù riprende il concetto del celibato, conferendogli, però, un senso teologale in questi elementi fondamentali; e cioè: la comprensione del senso e del valore del celibato è una realtà non comprensibile da tutti. Infatti, Gesù disse: «Non tutti comprendono questa parola, ma quelli ai quali è donato. Vi sono, infatti, eunuchi, i quali dal grembo della madre sono stati generati così, e vi sono eunuchi, i quali sono stati resi eunuchi dagli uomini e vi sono eunuchi, i quali hanno reso eunuchi sé stessi a causa del Regno dei Cieli. Chi può comprendere, comprenda» (Mat. 19, 11-12). Il celibato, quindi, è duplice: coatto o volontario. Gesù, qui, richiama l’attenzione su quest’ultimo, che giustifica possibile quando è a causa del Regno dei Cieli, quindi è il Regno dei Cieli che illumina l’uso cristiano del celibato e della verginità. Di conseguenza, la verginità, il celibato, sono un “dono”, come lo ammette anche il Vaticano II: «la vita religiosa - scrive - è un dono che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la grazia sempre conserva» (“Lumen gentium”, 43). «La carità abbracciata per il Regno dei cieli, quale viene professata dai religiosi, deve essere apprezzata come insigne “dono” della Grazia» (“Perfectae caritatis”, 12). Quindi, ogni “dono” di Dio è un fatto positivo nella vita di una persona, perciò la vita religiosa, specie il celibato e la verginità, non si devono presentare come una rinuncia o una mortificazione, perché il celibato e la verginità potenziano uno sviluppo congeniale alla novità del regno, verso un amore universale, verso una fecondità che si realizza nello Spirito, per cui l’essere con Cristo nel celibato e nella verginità costituisce una rapporto indissolubile. Infatti, “Dio non si pente dei suoi doni e della sua chiamata” (Romani 11,29). Perciò, il “non è bene per l’uomo essere solo”, viene annullato dalla comunità religiosa in una donazione più ampia ed aperta. L’avvertimento di San Paolo, che la fornicazione, l’impudicizia, la lussuria escludono dal possesso del Regno di Dio, per cui mentre gli impudichi sono cacciati fuori dalla “città” di Dio (Apocalisse 22,15), coloro che si sono conservati puri, invece, seguono da vicino l’Agnello (Apocalisse, 14,4). Il fondamento, dunque, della vita religiosa - secondo le fonti bibliche neo-testamentari - sono il celibato e la verginità, vissuti in comunità. L’impegno dei Religiosi, perciò, è quello di salvare quei valori, affidati a ciascuno da Gesù Cristo, per dedicarsi, senza distrazioni, alle cose del Signore (1 Corinti 7,32.34.35).

 *** 

Oggi, si parla molto della “persona umana”, l’uomo visto non solo nella dimensione soprannaturale, ma anche di quella naturale, che completa la persona. Quindi, l’integrazione affettiva è un aspetto importante dell’integrazione della persona per renderla “matura”, sia fisica che psichica e spirituale, il cui fondamento è appunto la maturità affettiva, ossia l’amore, perché senza di esso non solo non c’è “maturità”, ma neppure “normalità”.

Allora si potrebbe concludere che lo stato di vita in cui la persona umana trova la sua piena maturità e integrazione è il matrimonio. Ora, se questo “dono” si realizza nel matrimonio, ci dobbiamo chiedere quale possibilità abbiano il religioso e la religiosa, che hanno rinunciato ad abbracciare tutti gli aspetti della persona, ossia l’anima e il corpo, ci possiamo chiedere quale possibilità resti alla loro maturità umana. Prima di tutto, va sottolineato che la persona umana è, innanzi tutto, un valore spirituale capace di conoscenza e di amore, e una sua completezza che trascendono la dimensione fisica, che è una componente della maturità umana, ma non una condizione. La vera maturità, quindi, è quella aperta al mondo dello spirito, senza il quale non c’è equilibrio affettivo. Quindi, la castità consacrata (o verginità) non è solo una rinuncia a determinati beni, bensì una donazione d’amore a Dio; un “dono” che vien fatto per amore a un Dio che è Amore, un amore che non è un qualcosa di astratto, di intellettualistico, ma è un “amore” che investe la persona e la conduce a un impegno totale di perfezione. È la Grazia che si innesta nella natura e agisce in essa. La Religiosa vive la sua consacrazione inserita in una comunità, in una ambiente sociale, che possono arricchire e sviluppare la sua personalità, impegnata nell’apostolato, nel quale può donare e rendere feconda la sua personalità umana e soprannaturale. Vita comunitaria e apostolato sono appunto gli elementi essenziali per l’integrazione psicologica e spirituale della sua vita religiosa. L’appoggio dell’amore fraterno è certamente un valido sostegno che aiuta a superare le crisi e i momenti difficili che ognuno può avere; la stanchezza, le frustrazioni, gli insuccessi, che possono oscurare l’anima e dare un senso di insicurezza, di solitudine, di smarrimento. Allora, la Religiosa sente il bisogno di una testimonianza umana che la attira. È questo il compito dell’amicizia, che è un dono di Dio per ricercarlo ed essere l’una all’altra un sostegno e uno stimolo. Inoltre, la totalità di donazione di sé stessa la si raggiunge sempre sul piano dell’amore di Dio, attraverso, però, una concretezza cristiana di amore del prossimo. L’apostolato (servizio sociale), quindi, è il campo in cui l’integrazione affettiva raggiunge il suo equilibrio. Ecco perché la Chiesa dà alla Religiosa il titolo di “Sposa di Cristo” e il popolo le dà il titolo di “Madre”. Ora, Dio ha posto nelle mani delle sue “spose” la salvezza di molti fratelli per i quali Cristo è morto. San Paolo esprime questo concetto nella lettera ai Corinti: «Io vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo» (I Cor. 4,15). La religiosa, quindi, è veramente “Madre”, non di individui, ma di persone; non di corpi, ma di anime. Il dono di sé nell’apostolato fa soddisfare la profonda esigenza - proprio della donna! - di amare impegnando in questa donazione materna, tutte le sue risorse personali, perché “si tratta di salvare la persona umana, si tratta di salvare l’umana società” (“Gaudium et spes”, n° 3). Certo, la Religiosa deve essere prudente, perché la sua persona è consacrata che ama Dio in sé stesso e nel prossimo; in essa la Grazia deve moderare e trasformare in espressione di carità ciò che potrebbe essere una manifestazione di affetto terreno. La vita religiosa ha i suoi rischi, ma per chi vive con piena disponibilità all’azione della Grazia, si avvera quello che Gesù ha promesso: «Non vi è nessuno che abbia abbandonato la casa, moglie, fratelli, genitori, figli, per il Regno di Dio, che non riceva molto di più in questo tempo e, nel mondo futuro, la vita eterna». (Lc. 18,29-30).

sac. dott. Luigi Villa

martedì 1 giugno 2021

La battaglia continua 3

 


LA CHIESA DI SEMPRE

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Dopo aver visto che la Chiesa adempie la sua missione di insegnare la verità e predicare e professare la Carità, non teme nessuna persecuzione fidando nelle promesse infallibili del suo Fondatore divino, non può temere nessuna persecuzione, sicura delle parole di Gesù: «Abbiate fede, perché Io ho vinto il mondo» (Giov. XVIII); «Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo e poi non possono fare altro» (Lc. XII); «Sarete traditi dai genitori, dai fratelli, dai parenti, dagli amici e sarete in odio a tutti per il nome mio, ma non perirà un capello dal vostro capo» (Lc. XX). Ed in realtà, la Chiesa ha veduto passare contro di sé, apostasie, perfidie, tradimenti, ma la Chiesa, ricordando con Davide che “Dio ride di loro” (Sal. II), e l’altro detto dal Signore: «Ho veduto l’empio elevato ed esaltato sopra i cedri del Libano; sono passato e non era più» (Sal. XXXVI). Anche per la Chiesa, con i giorni di calma e di pace, succedono, poi, giorni di lotta e di lutto, e ignominie di oggi vengono le glorie di domani e, quando Essa sembra abbattuta e vinta, arrivano, allora, le vendette di Dio sui suoi avversari. La Chiesa continua a svelare all’uomo la sua celeste origine: tu vieni da Dio. La Chiesa svela all’uomo il suo destino immortale: la tua patria è il Cielo. La Chiesa combatte il male, il peccato, e insegna tutto ciò che è bene; condanna tutti i vizi e insegna tutte le virtù. Tutto questo ha ispirato a Sant’Agostino la famosa apostrofe alla Chiesa: «Tu, o santa Chiesa cattolica, verissima madre dei cristiani, senza posa vivifichi tutti e ti fai piccola con i fanciulli, forte coi giovani, dolce con i vecchi. Tu, alla donna comandi casta e fedele all’obbedienza all’uomo e metti l’uomo a capo della donna, non perché si prenda gioco della debolezza del sesso, ma perché serbi verso di lei le leggi del santo amore coniugale. Tu tieni uniti i figlioli ai genitori per mezzo dell’obbedienza e a capo dei figli metti i genitori con pietoso dominio. Tu, unisci tra loro i fratelli. Col vincolo della religione più durevole di quello del sangue. Tu, insegni ai servi l’affetto verso i padroni e vuoi che i padroni, tenendo presente che Dio è il loro comune padrone, comandino ai servi senza alterigia, in forma di consiglio piuttosto che di impero. Tu, insegni ai regnanti di giovare ai popoli e ai popoli di essere soggetti ai regnanti. Tu, ricordando a tutti la comune origine, la discendenza dagli stessi progenitori, affratelli i cittadini, i popoli, le nazioni» (De moribus, Ecc. XXX-60). Ecco quello che vi si deve ispirare a non venire mai meno alla gioiosa speranza di sentirvi dire un giorno l’ineffabile invito a Gesù: «Siete voi che foste con Me nell’ora della prova, sedete alla mia mensa nel mio regno eterno!». Ma perchè questo avvenga, dobbiamo camminare dietro le orme dei veri soldati di Cristo, sorretti e confortati in ogni prova dalle divine parole dello Spirito Santo all’angelo della Chiesa di Smirne: «So che la tua tribolazione e la tua povertà… e che sei bestemmiato da quelli che si dicono giudei e non lo sono, ma sono la sinagoga di Satana. Non temere nulla di ciò che sei per patire. Ecco che il Diavolo caccerà in prigione alcuni di voi perché siete provati e sarete tribolati per dieci giorni; sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita» (Ap. 2). Concludendo questo scritto, vorrei ricordarvi di tenere sempre accesa la vostra lucerna, perché splenda di luce evangelica le virtù e vi abbia a guidare dalla notte di questo mondo ai fulgori della luce eterna!

giovedì 13 maggio 2021

La battaglia continua 3

 


LA CHIESA DI SEMPRE

È un fatto storico che la Chiesa di Cristo sia sempre stata oggetto di condanna e di persecuzioni, sì da far emettere il grido degli Apostoli: «Salvaci, o Signore, ché siamo perduti!». Questo grido lo udiamo anche oggigiorno su tutto il territorio che la Chiesa ricopre. Tuttavia, la Chiesa continua il suo terreno pellegrinaggio, come scrive Sant’Agostino, tra le persecuzioni degli uomini e le consolazioni di Dio, per far comprendere ai suoi fedeli che la Chiesa ha il pieno diritto di esigere da loro una assoluta coerenza tra la Fede e la vita. La Chiesa, perciò, è ovile che raduna, ripara e difende le pecore; è il campo dove si semina il frumento e il granaio dove lo si raccoglie dopo la mietitura. La Chiesa, inoltre, è il Corpo Mistico di Cristo, Lui ne è l’anima, noi, le membra. Quindi, chi non vuole far parte della Chiesa, non può avere la vita eterna. Essi fan parte del corpo della Chiesa, ma non dell’anima della Chiesa. Allora, che giova aver ricevuto il carattere di cristiano nel Battesimo, se poi non è cristiana la vita? Che giova esser soldati di Gesù Cristo con la Cresima, se poi si è abbandonato il Capo e disertato la sua bandiera? Che giova il Matrimonio se poi si trascurano i doveri e si violano le leggi?.. E che cristiani sono quelli che non accettano i doveri della Fede? È un’acqua che non scorre più, ma finisce in una palude, a causa dell’ignoranza religiosa, della passione impura, delle preoccupazioni eccessive delle cose umane. Tutti costoro devono ricordare il comandamento: «Adorerai il Signore tuo Dio e a Lui solo servirai» (Mt. 11). Di essi ha scritto il Profeta che rinunciando la vera sapienza, Cristo, «periscono per la loro insipienza» (Bar. 111). Ricordiamo, allora, il grave e sapiente monito di San Giovanni: «Chiunque recede e non sta fermo nella dottrina di Cristo, non ha Dio; se alcuno viene a voi e non porta questa dottrina, non lo riceverete in casa e non lo salutate» (11. Giov.1). Invece, «ha il Padre ed il Figliolo chi si attiene alla dottrina di Cristo» (1 Giov. 10). Quindi, si deve acquistare la conoscenza di quelle verità che formano il patrimonio della Fede. Ed ecco Gesù Cristo che ci ha insegnato tutte le verità e tutte le virtù e, quando abbandonava la terra per salire al cielo, ci lasciò la sua scuola gli Apostoli e tutta la Gerarchia che formano la Chiesa docente. «Come il padre ha mandato Me, Io mando voi; chi ascolta voi, ascolta Me». Ora, questo insegnamento la Chiesa lo impartisce a tutti i popoli: «Andate e ammaestrate tutte le genti; predicate il Vangelo ad ogni creatura». Difatti, il suo Vangelo e la sua dottrina sono per tutte le nazioni, per tutti continenti, per tutti i popoli. E la Chiesa entra nelle officine, nelle scuole, catechizza i bambini, siede accanto ai bambini, ai vecchi, agli ammalati, ai morenti, nei ricoveri, negli ospedali. “Dio si rivela agli umili”, ha detto Gesù, ed ecco che i Dottori e i Padri hanno condensato in libri immortali tutta la scienza cristiana; Sant’Agostino ha scritto come catechizzare gli ignoranti, San Carlo Borromeo ritiene che il Catechismo sia l’opera migliore; il Bellarmino, che combatteva le eresie di Lutero, compose un catechismo di dottrina cristiana. Questa è la storia della Chiesa. Ecco perché i Vescovi e i sacerdoti si consa crano alla istruzione del popolo, predicando la divina parola. Ecco perché i missionari lasciano la loro Patria, affrontano disagi, pericoli, difficoltà d’ogni genere per insegnare la dottrina di Cristo, e mentre gli infedeli, fuori della chiesa senza colpa, possono salvarsi, i cristiani, invece, nati da famiglia cristiana, battezzati, cresimati, consacrati da Cristo e dalle grazie dello Spirito Santo, se rimangono nell’ignoranza religiosa, non si salveranno, perché si verificherà la parola di Cristo: «Verrà gente dall’oriente e dall’occidente, dal settentrione e dal mezzodì, e la vedrete assisa a mensa nel regno di Dio, e voi ne sarete scacciati fuori, perché vi sono dei primi che saranno gli ultimi e degli ultimi che saranno i primi» (Lc. 13). Ma la Chiesa non porta solo la fiaccola della verità, ma anche la fiamma della carità, che Gesù l’ha chiamata “comandamento suo”, nuovo: «Io vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate come Io stesso vi ho amato; tutti conosceranno che siete miei discepoli se vi amerete scambievolmente» (Giov. XXIII). E Gesù volle lui stesso darne esempio: sfamò i famelici, guarì gli ammalati, mondò i lebbrosi, liberò gli ossessi, resuscitò i morti, perdonò ai nemici, diede la sua vita per noi, per aprirci le porte del cielo, e continuò, poi, l’opera della nostra salvezza per mezzo della sua Chiesa, dei suoi Sacramenti, specie per mezzo del’Eucarestia, per cui, ogni giorno, Gesù si immola e si dona a noi. E la Chiesa ha imitato il suo Fondatore divino predicando la carità, ma soprattutto praticandola con le opere. Appena iniziata la sua opera evangelica esercitò la carità verso gli infelici che avevano nessun diritto ma solo doveri; predicò il diritto ad una patria, ad una famiglia, alla vita, perché, davanti alla Croce di Cristo non vi sono né padroni né servi, né schiavi né liberi; combatté la schiavitù; e come ha noverato tra i suoi Santi i grandi maestri della verità, così ha consacrato i suoi altari e i suoi templi agli eroi della Carità, come, ad esempio, i Fatebenefratelli, medici e infermieri negli ospedali; come i seguaci di S. Camillo, per l’assistenza spirituale degli infermi, come i Somaschi, per gli orfanelli; come le Figlie della Carità di San Vincenzo, per tutte le miserie dell’umanità; come i Salesiani, per l’educazione cristiana dei figli del popolo; e cento e cento altre Congregazioni maschili e femminili, per beneficare ovunque ci sia bisogno; come i Pontefici con le loro encicliche immortali sulla questione sociale e in difesa dei lavoratori. Tutta la storia della Chiesa sta a testimoniare quanto Essa fece in venti secoli a sollievo dei poveri, a conforto dei sofferenti. Eppure, ancora oggi i suoi avversari, figli degeneri, che rinnegano non solo la sua dottrina, ma anche la sua Storia di Carità in favore delle classi umili, per i diseredati, per gli operai, per il popolo nelle strette della miseria, memore del suo dovere di esercitare gli insegnamenti di Gesù anche riguardo alla mercede dovuta all’operaio: «Quando qualcuno ha lavorato per te, pagalo tosto e la mercede dell’operaio non rimanga mai presso di te (Tob. 111)». «Ecco che la mercede degli operai che hanno mietuto i vostri campi e che voi avete loro fraudata, grida e il suo clamore è penetrato nelle orecchie del Dio degli eserciti» (Giac. V). Ora, la “giusta mercede” è quella che permette al lavoratore di provvedere ai propri bisogni individuali e a quelli della propria famiglia. Una concezione di salario diversa non è cristiana ed è riprovata dalla Chiesa. Leggete ora quello che ha scritto Sant’Agostino: «la sola carità distingue i figli di Dio dai figli di Satana. Fatevi pure innumerevoli volte il segno della Croce, affollate le chiese quanto volete e a tutte le preghiere del sacerdote rispondete entusiasticamente amen; anzi, costruite altari, cappelle e basiliche, non da questo si distinguono i figli di Dio; quanti hanno la carità, sono nati da Dio; non lo sono quanti ne vanno privi».

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sac. dott. Luigi Villa

mercoledì 5 maggio 2021

La battaglia continua 3

 


I FALSI E GLI ARBITRII IN LITURGIA

Diamo, qui, un breve accenno di questa “sovversione liturgica”. Il “Centro Nazionale di Pastorale Liturgica” di Francia ha ammesso il fallimento della “Riforma Liturgica”, nella diminuzione dei fedeli, nella perdita della fede, anche in molti preti, nei dogmi non più espressi con vigore e chiarezza, negli errori protestanti, che si sono diffusi rapidamente; nella noia che ormai provano i fedeli della “Nuova Liturgia”. Eppure, il Decreto Conciliare sulla Sacra Liturgia, “Sacrosanctum Concilium” non aveva, certo, intenzione di gettare in pattumiera tutto il glorioso passato liturgico, che aveva alimentato la fede di tante generazioni di cristiani. L’attuale sfacelo fu fatto dai liturgisti con le loro insensate innovazioni! Benché il Vaticano II abbia voluto il rispetto e la conservazione del latino, in breve tempo, invece, per disposizione del “Consilium” e delle “Conferenze Nazionali” (ritenu te, ormai, superiori allo stesso Concilio!) il latino fu eliminato, sepolto, definitivamente! Così, riforma chiamò riforma. Difatti, si fece la riforma del “Kalendarium”, poi, quella del “Proprium” della Messa, poi si ridusse al lumicino il “Sanctorale” (con grandi risate dei Protestanti!). Mentendo, si disse che si sarebbero solo “ridotte” le Messe in onore dei Santi, e invece furono abolite del tutto, volendo sempre e solo la “Messa de feria”. In seguito, si annunciò la riforma del “Breviario”, mentre per il “Rituale” s’era già fatto prima. Il tutto fu come una specie di “moto perpetuo” che nessuno scienziato sarebbe riuscito a realizzare! Eppure, il Vaticano II non aveva legittimato affatto la manomissione del patrimonio liturgico. Infatti, nei suoi documenti ufficiali, aveva dichiarato che «la Santa Madre-Chiesa intende conservare gelosamente detto patrimonio e conferirgli nuovo vigore»1. E allora, come mai tanti Vescovi hanno permesso, autorizzato, dato facoltà per introdurre nuovi riti, quando il Vaticano II stesso aveva dichiarato che “a nessuno, anche se sacerdote, è lecito aggiungere, togliere o mutare, a proprio beneplacito, alcunché nella Liturgia»?2 Si è persino stupidamente sostenuto che vi possono essere più Messe, e che ciascuno può scegliersi la sua. Questo è falso, perché la Santa Messa è una sola: una e cattolica. In essa, Sacerdote e Vittima, è solo Cristo. Non possono, perciò, esservi Messe diverse, celebrate con riti e formule diverse. Certo, ci sono sempre state “Messe particolari” (ad esempio, per i “Fanciulli cattolici”, Associazioni varie, ecc…) ma mai, però, fu permesso di mutare testi, riti, musiche, come si fa purtroppo, oggi, per le così dette “Messe dei giovani”, sostituendo le musiche classiche, sacre, con altre forme musica li (?) più moderne, nonostante che il Vaticano II avesse dichiarato che «la tradizionale musica della Chiesa universale costituisce un tesoro di inestimabile valore e che deve essere, perciò, conservato e incrementato con somma cura»3. Nessuno penserebbe di distruggere San Pietro, il duomo di Milano o di Orvieto, testimonianze di altissima civiltà, come anche il patrimonio artistico della musica. Oggi, invece, si son fusi i termini di “musica moderna” in quello di “musica leggera”. Sì, anche in passato ci fu un periodo di musica leggera (madrigali, canzonette popolari secentesche, can-can, valzer, fox-trott, ecc..), ma mai furono inseriti nella Liturgia. È da ignoranti, quindi, dire che ogni musica, inserita nella Liturgia, diventa “sacra”! La Chiesa, prima di ammettere una musica nella Liturgia, l’ha sempre vagliata, escludendo ogni profanità di forma e di strumenti, né volle mai la “qualità artistica” e la “universalità”4. Qualche Vescovo sempliciotto ha accettato il giudizio di chi ha detto che la “Messa dei giovani” fa correre più gente in chiesa; già! se poi la “Messa” si dovesse trasformare in un parco di divertimenti, l’afflusso sarebbe ancora maggiore! È pure falso, poi, dire che fu il Vaticano II a stabilire che i fedeli ricevano la “santa Comunione” in piedi, contro la Rivelazione che vuole venga ricevuta in ginocchio, perché è doverosa adorazione alla “Presenza Reale”. San Paolo (Filippesi 3,10) lo afferma: «Nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi, in cielo, in terra , negli abissi». L’istruzione “Memoriale Domini” (29 maggio 1969) dichiarò: «Il “modo tradizionale” di ricevere la Santa Comunione deve essere conservato, non solo perché si fonda su di una Tradizione plurisecolare, ma, soprattutto, perché esprime il rispetto dei fedeli verso l’Eucarestia (art. 5)». Certo, la “Riforma Liturgica” non è un fatto irreversibile. La storia della Chiesa ci mostra che furono reversibili anche le altre situazioni ben più gravi; ad esempio, l’eresia ariana, che vide la lotta, per più di un quarantennio, di quel gigante della ortodossia, quale fu Sant’Atanasio, fu reversibile. Anche l’eresia monotelita, favorita persino da un Papa, Onorio I, divenne pure reversibile, pur dopo 50 anni dal Concilio Costantinopolitano III, con la condanna di Papa S. Leone II. Persino il concubinato dei preti fu reversibile, perché lo Spirito Santo torna sempre a soccorrere, presto o tardi, la Chiesa! Quindi, sostenere la “Riforma Litutgica” è irreversibile, costituisce una sfida al “non praevalebunt” delle “portae Inferi”, che Cristo ha garantito alla sua Chiesa contro ogni forma di errore e di eresie. Lo stesso, quindi, avverrà anche per questa “Riforma Liturgica”, un acervo di contraddizioni e di frodi, sia nel testo conciliare della “Costituzione Liturgica”, sia nelle “Instructiones”, dovranno sparire dalla scena, come vergogna per tutti coloro che hanno fatto questo grave oltraggio alla Chiesa di Cristo!

sac. dott. Luigi Villa 

sabato 1 maggio 2021

La battaglia continua 3

 


Queste nostre righe, allora, vogliono essere ancora un contributo (Cfr. Can. K 2112/3) alla diagnosi di questa autodemolizione interna della Chiesa. La “Massoneria” e il “Marxismo” sono entrambi essenzialmente contro Cristo e la sua Chiesa. La Massoneria sa nascondere i suoi piani e le sue persecuzioni, dietro il “segreto”, ma essa viene smascherata dai suoi documenti segreti e da sue pubblicazioni particolari. Ecco un documento segreto: 

«La Massoneria è la Rivoluzione in azione e una cospirazione permanente contro il despotismo politico e religioso. L’uomo è, ad un tempo, Dio, Pontefice e Re di sé stesso (...) Né la Legge, né la Proprietà, né la Religione possono imporsi all’uomo, e siccome esse lo annientano, privandolo dei suoi diritti più preziosi, essi sono assassini di cui abbiamo giurato trarre terribile vendetta; son nemici ai quali abbiamo giurato una guerra ad oltranza e senza tregua, una guerra a morte. Di questi tre nemici infami è la Religione che deve essere il pensiero costante dei tuoi assalti, perché un popolo non ha mai sopravvissuto alla sua Religione, e perché uccidendo la Religione, noi avremo nelle nostre mani e la Legge e la Proprietà: perché, stabilendo sui cadaveri di questi assassini, la Religione massonica, la Legge massonica e la Proprietà massonica, avremo rigenerato la Società. (...) Tu sei a te stesso Dio, Pontefice e Re. La tua Ragione è la sola regola del Vero... I tuoi appetiti e i tuoi istinti sono l’unica regola del Bene, l’unica chiave del progresso e della felicità».

 Ed ecco una “Istruzione segreta” dei vertici massonici agli inizi del 1800:

«Il nostro scopo è quello di Voltaire e della rivoluzione francese: l’annichilimento totale della Chiesa cattolica e perfino dell’idea cristiana. La rivoluzione è il trionfo dell’Uomo su Dio. Per questo, oltre al controllo della finanza e dell’economia, con la stampa avremo in mano tutto. Impadroniamoci della stampa e in breve tempo governeremo e dirigeremo le sorti del mondo intero. Tertulliano diceva che il sangue dei martiri è seme dei cristiani. Non facciamo martiri, ma popolarizziamo il vizio nelle moltitudini. Alla gioventù bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani! Corrompere, corrompere! La Chiesa cade sotto la corruzione. È necessario che noi attiriamo la gioventù senza che se ne accorga… il cattolicesimo non teme la punta del nostro pugnale, ma può cadere per mezzo della corruzione. Non stanchiamoci, dunque, mai di corrompere; popolarizziamo il vizio nelle moltitudini; che lo respirino dai cinque sensi; che lo bevano, che se ne saturino… fate dei cuori viziosi e non avrete più cattolici… Noi abbiamo intrapreso la corruzione della dottrina e dell’etica cristiana. Corruzione del popolo per mezzo del clero, e del clero per mezzo nostro. Fate che il clero cammini sotto la nostra bandiera, credendo di camminare sotto  la bandiera delle Chiavi Apostoliche. La corruzione deve condurci al seppellimento della Chiesa».

 In un altro “piano massonico” del 1953, si legge:

«Abbiamo cominciato a realizzarlo alla perfezione col cinema, le pubblicazioni porno a basso prezzo, libri con storie di sesso e di violenza, ed ora con la televisione… essa ci riserva un auditorio immenso. Sarà anche il mezzo migliore per avvicinare i bambini, così graduando progressivamente l’immoralità, avremo il possesso di tutta la gioventù. I giovani dal loro risveglio al loro coricarsi la sera, avranno la testa piena di violenza, sesso, omicidi, magìa: tutto questo per allontanare dal loro animo immagini religiose. Così i bambini saranno disorientati; poi, introdurremo costumi sfrontati, scene licenziose, per distruggere il pudore. I cristiani si sciupino prima del matrimonio (sesso precoce); non giungano al matrimonio (disoccupazione giovanile programmata); se vi giungono lo frantumino (facilità del divorzio), non facciano figli (propaganda dei contraccettivi, aborto); se sono allevati, non siano educati cristianamente (guerra agli asili, scuole e Istituti religiosi, guerra alla religione nelle scuole e ai giornali e TV religiosi); e se qualcuno scappa, sia emarginato dalla vita sociale, divisione delle forze politiche dei cristiani e la loro espulsione dai posti di comando!»

Adesso, qui, è bene che ricordiamo anche l’invasione islamica dell’Europa da parte della massoneria. Il Consiglio islamico mondiale, l’OCI, riunita a Lahore (Pakistan), nel 1980 prese queste due risoluzioni: 1) «La regione medio-orientale deve essere tutta islamica entro il 2000. I gruppi popolari che non appartengono al credo islamico, devono essere distrutti, a partire dal Libano»2. 2) Per l’indebolimento religioso e culturale dell’Europa, è venuto il momento della sua islamizzazione. Stante la supremazia militare europea, è accettata la proposta dell’allora Presidente dell’Algeria, H. Boumedienne: «Inviamo i nostri figli in Europa come emigranti. Saranno i ventri delle nostre donne a darci l’Europa. Loro fanno un figlio a famiglia, noi cinque a famiglia; nel giro di quattro generazioni, noi islamici avremo la maggioranza in Europa». Anche all’Assemblea Generale dell’ONU, a New York, Boumedienne ebbe a dire: «Noi favoriamo l’emigrazione ed il radicamento islamico in Europa e Voi ci lasciate mettere le mani sulle zone petrolifere del Golfo Persico, dato che il petrolio è materia indispensabile». Ecco il vero volto dell’Islam a nostro riguardo; ossia il loro comune denominatore è sempre lo stesso: l’odio a Gesù Cristo e l’odio distruttivo alla sua Chiesa.

Purtroppo, Papa Giovanni XXIII col suo buonismo e ingenuità (?) si è illuso di poter fare pace e amicizia col comunismo, tanto da dire nel suo Discorso di apertura del Vaticano II (11/10/1962): 

«Sempre la Chiesa si è opposta agli errori. Ora, tuttavia, preferisce usare la medicina della misericordia». 

E così si dovrebbe usare misericordia anche a chi odia mortalmente Gesù Cristo e la sua Chiesa e la vuole distruggere, e anche a chi si infiltra nella Chiesa per distruggere le sue Verità e le sue difese della Fede, per poi cantare vittoria! Quel discorso-traditore della nostra fede, veniva a negare l’enciclica “Divini Redemptoris” di Pio XI, che diceva: «il comunismo è un flagello satanico… è intrinsecamente malvagio e nessuno che voglia salvare la civiltà cristiana deve collaborare con esso», come pure veniva a negare anche la scomunica ai responsabili e ai propagatori del marxismo di Pio XII. Giovanni XXIII, infatti, abolì la scomunica ai capi comunisti e ai propagandisti marxisti, e più ancora fece un “patto” col KGB di Mosca, al fine di non condannare il comunismo nel Vaticano II, e di neppure parlarne. Questo “Papa buono”, quindi, aprì tutte le porte all’eresia comunista e così non ci furono più argini agli errori marxisti, e l’infiltrazione del pensiero materialista marxista dilagò tra gli uomini della Chiesa, dove si diffuse l’ateismo e si diede credito al comunismo e si facilitò la sua ascesa al potere. I cavalli di Troia, quindi, sono ancora dentro le mura della Chiesa, Vaticano compreso!

Ma anche la Massoneria è entrata in pieno nel Vaticano e in tutta la Chiesa. Eppure la Chiesa, dalla Bolla di Papa Clemente XVI, nel 1738, a Pio XII, aveva sfornato circa 600 documenti del Magistero conto la Massoneria. Ne cito alcuni. Nell’enciclica “Humanum genus”, Leone XIII scrisse:

 «La Massoneria: ecco il nemico! La prima cosa da farsi è togliere alla sètta massonica le mentite sembianze e renderle sue. È scopo supremo dei framassoni perseguire, con odio implacabile, il Cristianesimo; essi non si daranno mai pace finché non vengano a terra tutte le istituzioni religiose. Loro scopo è distruggere dal fondamento tutto l’ordine religioso e sociale, e crearne uno nuovo fondato sul materialismo. Voler distruggere la religione e la Chiesa fondata da Dio stesso, è sfrontatissima follia. In questo pazzo e feroce proposito, pare potersi riconoscere quell’odio implacabile; quella rabbia di vendetta che, contro Gesù Cristo, arde nel cuore di satana».

Pio XI, nella sua enciclica “Quadragesimo anno”, del 1931, scrisse:

 «È chiaro che, ai nostri giorni, un immenso potere ed una dispotica dominazione stanno nelle mani di pochi… Questo potere diviene particolarmente irresistibile quando è esercitato da coloro i quali, detenendo e controllando il denaro, sono in grado di regolare il credito e determinare chi ne beneficia… sicché nessuno osa agire contro la loro volontà… Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il denaro, la fanno da padroni, onde sono, in qualche modo, i distributori del sangue stesso di cui vive l’organismo economico, ed hanno in pugno, per così dire, l’anima della economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe respirare».

E Pio XII ha scritto:

 «La massoneria è madre comune dell’ateismo, del materialismo, del razionalismo, dell’illusionismo, del laicismo».

 Per questo, il Diritto Canonico, dal 1938, comminò la “scomunica” agli aderenti alla massoneria. Purtroppo, il massone Papa Giovanni XXIII ha lanciato “benevolmente” tanti “ponti”, persino per chiedere i loro “desiderata”. Così, lo strapotere marxista e l’ideologia massonica hanno portato a conseguenze una volta impensabili. Oggi, questo fronte di diffusione delle due eresie, comunismo e massoneria, hanno svuotato il cristianesimo dall’interno. Che il Signore Gesù Cristo ci conservi nella Verità e nella Fede Divina, non accettando quel Principio pastorale di Giovanni XXIII che disse: «Cerchiamo piuttosto quello che ci unisce e tralasciamo quello che ci divide», perché quello che ci divide è proprio quel Gesù Cristo che si dichiarò Dio, fattosi uomo, Dio come Dio Padre, e che disse che è Lui a salvarci e che disse: «Io sono la Via, la Verità, la Vita». Ora, questa fondamentale verità deve essere eliminata se si vuol giungere “all’unità e alla pace”! ma così, Gesù-Dio viene degradato ad uno dei tanti ciarlatani religiosi, e la nostra Santa e unica Religione vera agglomerata a tutte le false religioni riunite sotto l’egida dell’ONU. Una vera apostasia, quindi! È ora di svegliarci e ponderare le tante decisioni pastorali che per la loro ambiguità, han dato frutti pessimi come il crollo della Fede, il crollo delle vocazioni consacrate, il disorientamento e l’apostasia, le cui cause sono dovute all’infiltrazione delle idee massoniche e marxiste, dalle quali la Chiesa fino al Vaticano II si era egregiamente difesa, mentre oggi, invece, queste compiono distruzioni immani. È ora che la Gerarchia cattolica si ricordi quello che Gesù aveva detto: «Chi crederà al mio Vangelo e sarà battezzato sarà salvo; chi non crederà sarà condannato» (Mc. 16-16). Quindi, o la Gerarchia cattolica oserà disfarsi dal “modernismo”, conservandosi nella Verità e nell’unica vera Fede divinamente rivelata, o sarà l’ira santa di Dio a permettere una persecuzione, che tra breve, si abbatterà sulle strade, sulle chiese, sui conventi, sugli episcopi, e seminerà cadaveri ovunque, come sta scritto nell’Apocalisse di San Giovanni evangelista!

sac. dott. Luigi Villa